Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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  • Pagina 3 di 65

Il discorso dell'on. Degasperi a Milano

387755
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Degasperi a Milano

Il congresso degli studenti cattolici a Lavis

387867
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Il congresso degli studenti cattolici a Lavis

Il contraddittorio D.r Degasperi-Todeschini a Merano

388027
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Il contraddittorio D.r Degasperi-Todeschini a Merano

Congresso degli Universitari catt. a Mezolombardo

388042
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Congresso degli Universitari catt. a Mezolombardo

Per la difesa nazionale a S. Sebastiano e Carbonare

388054
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Per la difesa nazionale a S. Sebastiano e Carbonare

L'evoluzione della cultura e la stampa quotidiana

388066
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Ciascuno di voi si sarà per naturale effetto del nostro egoismo che fa del nostro io il centro del tempo e dello spazio che ci circondano — si sarà disegnato un proprio orizzonte al di là del quale è un passato che si propende più a compatire che a studiare, entro il quale è un presente che si adula volentieri e confina con un avvenire, a cui non si pensa. Ma proviamoci un po’ a rompere questo orizzonte: figuratevi che risorgano i nostri padri antichi e camminino per le contrade d’oggi dì. Li meraviglierà anzitutto il progresso meccanico, la macchina a vapore, la macchina elettrica, il telegrafo, il telefono, il fonografo. Ma fino che osservino più addentro la vita sociale. Troveranno anzitutto mutata essenzialmente la nostra vita economica.

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

389635
Toniolo, Giuseppe 7 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
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Nel primo caso (processo deduttivo),posti alcuni principi o verità generali per sé evidenti o ricondotti a rigorosa dimostrazione, si ricavano per discorso logico i veri particolari in quelli contenuti ed a quelli subordinati.

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Tutto questo concorre a spiegare, come tale dottrina filosofico-panteista riuscisse a «reincarnarsi» in più successive metamorfosi, anche nel rispetto del metodo pur sempre evoluzionistico. Donde due primi indirizzi metodici negli studi sociali:

Pagina 1.133

Ciò premesso per l'economista: utilità è l'attitudine delle cose materiali a servire ai fini umani e quindi a soddisfare ai bisogni corrispondenti.Si dice inutile ciò che non arreca alcun appagamento all'uomo, e utile l'inverso.

Pagina 1.339

a)Il primo pane offre 10 di piacere, meno 2 di pena: donde valore uguale ad 8; cioè 8 di utilità netta ossia di soddisfazione che supera e compensa il sacrifizio di 2. — b) Secondo pane: per questo, se dal primo, che vale 8, si sottragga 1 di piacere (per lo scemare della fame) e si aggiunga 1 di pena (per crescere dell'affaticamento), il valore scende a 6. — c) Terzo pane:rispetto al secondo che vale 6, il valore di esso, meno 1 di piacere, più 1 di pena, torna uguale a 4. — d) Quarto pane:rispetto al terzo che vale 4, meno 1 di piacere, più 1 di pena, valore uguale a 2. — e) Quinto pane:rispetto al quarto che vale 2, meno 1 di piacere, più 1 di pena, valore uguale a 0 (zero).

Pagina 1.361

Le discipline sociali si limitano a ricercare rapporti bensì generali ma puramente contingenti (altri dice empirici)intorno a ciò che fu e ciò che è in date circostanze, pur sempre varie e mutevoli, nella società. Ciò posto:

Pagina 1.79

Più palese è il fenomeno dove grandeggiano le monarchie, come nell'Asia centrale e in Egitto, in cui le città massime, le capitali, sorgono per atto imperativo di sovrani e conquistatori, col doppio intento di costituirvi un centro di dominazione interna e di resistenza strategica esterna; ciò che si ripete dovunque, collocando, trasferendo, atterrando, ricostruendo le città in quei luoghi e modi che a queste esigenze supreme rispondano. Così Babilonia e Tebe colle loro mura e torri gigantesche; così il trasferirsi della capitale fra i persiani da Ninive a Persepoli e poi a Susa. Ma altrettanto fra antiche popolazioni od oligarchiche o democratiche: gli etruschi sedentari (forse orientali) rizzano le loro città federate colle loro mura ciclopiche sulla vetta dei monti, e fra popolazioni guerriere il loro stanziamento è segnato dalla fondazione della città, che ha forma primitiva di accampamento con vallo (castrum)come Roma quadrata;specie fra i germani, più lenti a ridursi a vita stabile e civica (non prima del medio evo), le prime città sorgono dai quaranta castra già presidi del dominio latino; e nell'Europa feudale è all'ombra del castello che spunta il borgo (distinto dalla villa). Anzi la moltiplicazione di città sembra ognora privilegio di principi e popoli, che hanno il genio dell'imperium.Così Filippo ed Alessandro disseminarono le città dalla Macedonia alla Grecia e fino all'Indo. Così Costantino, per difesa contro le minacce orientali trasferisce la capitale a Bisanzio, e Teodosio a Milano contro le invasioni barbariche. E altrettanto Carlo Magno fa sorgere Aquisgrana, a cavaliere del suo dominio di Gallia e Germania; Barbarossa ad affermazione di sua potenza rade al suolo Milano, e a rivendicazione dei suoi diritti la lega lombarda vi erige di contro Alessandria; fino a Filippo II, che a raffermare l'accentramento della Spagna e della sua monarchia, fonda Madrid.

Pagina 2.131

Quest'azione politica indiretta del clero cattolico, la quale proviene dalla natura della Chiesa, che è società gerarchica,distinta in dirigente e discente, perfetta,fornita di tutte le facoltà anche giuridiche proporzionate alla sua missione ed universale,estesa a tutti gli uomini e che era destinata a crescere d' efficacia mercé la cultura e la ricchezza, — venne a dispiegare storicamente, comunque in via transitoria, funzioni politiche anco dirette in tre momenti caratteristici.

Pagina 2.151

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

395476
Toniolo, Giuseppe 5 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
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. — E sotto i Valois, finita la guerra dei cento anni, nel proposito positivo di ricostituire la unità della nazione, da Carlo VII (1442-1461) che sottopose alla approvazione regia gli statuti corporativi, a Luigi XI (m. 1483), a Carlo VIII (m. 1498) e a Francesco I (m. I547), si moltiplicarono con lettere patenti («lettres de maîtrise») i mestieri giurati dipendenti dai re, le riforme di varie corporazioni, l'assoggettamento fiscale di esse; e nella seconda metà del sec. XVI si introdusse colle grandi ordinanze di Carlo IX (1567) e di Enrico III (1581) un ordinamento uniforme di tutte le corporazioni francesi. ― Ma, fra arbitri ed abusi, le tradizioni del paese ne contennero fra limiti ragionevoli gli effetti, prevalendo così i benefici. Di tali provvidenze altre valsero a togliere alle corporazioni il carattere feudale; altre a metter freno a pretese egoistiche e a conflitti fra le industrie e ad assicurare il diritto ai cittadini di esercitare l'arte in ogni punto del regno; e le ultime, divenendo universali, a rendere le corporazioni più accessibili e meno restrittive (C. Jannet).

Pagina 152

Questi correttivi e freni alleveranno gli inconvenienti del progresso meccanico, senza illudersi Però che abbiano a scomparire appieno giammai. Rimarrà di essi sempre un minimo irriducibile,a rammentare all'umanità laboriosa la condanna divina «di procurarsi il pane col sudore della fronte» (C. Périn).

Pagina 196

Dinanzi a simili quotidiani pericoli, non vi ha che l'enorme fascio dei capitali sociali associati che valga a fronteggiare la natura ed il mercato, ripartendo quelli in un numero sconfinato di azionisti o di sodalizi confederati, «trusts», per diminuire nella mina il danno dei singoli. E frattanto l'arma di difesa contro il rischio diviene spesso occasione e spinta a rischi artificiali e ad offese più flagranti.

Pagina 268

Del resto, in pro della colonizzazione agricolo-fondiaria non solo si conservano e trasformano certe forme collettive di proprietà e di esercizio, ma si ricostituiscono.Simile soluzione attende l'istituto contestato degli usi civici, cioè di servitù collettive a pro di date popolazioni non solo su beni patrimoniali ma spesso privati (fra noi ademprivi, vagantivi, tratturi)per pascolo, legnatico, caccia, pesca, strame, ecc. —Tali intromissioni di terzi su beni altrui, che spesso impediscono o devastano la regolare coltivazione, tuttavia compongono in generale dei diritti sacri, utili e cari a popolazioni che li acquistarono in periodi di passaggio dalla proprietà collettiva a quella esclusiva individuale delle terre, quasi comproprietà sullo stesso bene. La Gran Bretagna trapassò da tale sistema dei campi aperti, («openfields system») a quello dei poderi chiusi («inclosures») con ben 4000 Atti dal sec. XVII al XIX, a tutto profitto della proprietà individuale; e così dovunque, anco in Italia, fra le proteste e resistenze (sfruttate da agitatori) della coscienza popolare offesa. Oggi pertanto si inclina a scindere questa duplice proprietà («dual ownership») non in altro modo che obbligando i proprietari dei fondi gravati a cederne una porzione agli utenti, quelli acquistando la pienezza della proprietà rurale, questi ricostituendo un bene collettivo ridotto a bosco ceduo, prato, canneto, ove esercitarvi, quasi novelle universitates rurales,i consuetudinari diritti. Ma v'ha di più. Sull'esempio recente inglese si autorizzano comuni urbani e rurali o province (nuova forma di municipalizzazione) a comperare all'ignaro terreni per destinarli ad usi collettivi, o per cederli in frazionate proprietà coltivatrici (anche a famiglie di operai industriali) o più spesso in piccoli fitti a condizione di favore. E si propugna che ogni ente morale (opere pie, istituti ecclesiastici, di pubblica utilità) o unioni professionali (di classe) o società cooperative, se già non possiedano, acquistino un patrimonio fondiario e lo destinino a nuove e più sociali forme di aziende agrarie per elevare il proletariato agricolo e per favorire la coltura intensiva; come in passato le corporazioni benedettine colle domuscultae ed oggi i cattolici d'Italia coi fitti collettivi. Insomma si delinea la futura ricomposizione del «demanio popolano» distrutto dalla rivoluzione (L. Luzzatti).

Pagina 431

la scelta in genere di condizioni naturali più o meno propizie.In seno a terreni ed a climi ingrati porge scarsi effetti utili quel capitale stesso, che in condizioni di suolo e di temperie più favorevoli appresta doppio e triplo risultato. Di qui una certa tendenza dei capitali destinati alla agricoltura di discendere dalle zone di terreni più elevati e sterili, a quelle più feconde del piano e delle pingui vallate;

Pagina 73

Per il 1° anniversario della sezione operai S. Giuseppe e per l’inaugurazione della compagnia del ven. n. Suplrizio in Caltagirone.

398220
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1896
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 17-29.
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« a Dio spiacenti ed ai nemici suoi ».

Pagina 21

Costituzione, finalità e funzionamento del Partito Popolare Italiano

398519
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1919
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 74-87.
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A completare il nostro lavoro, segnato a rapidi tocchi in questa relazione e a rispondere alla necessità della formazione politica delle nostre masse abbiamo fatto appello alla stampa, e in diverse riunioni tenute con i direttori dei giornali quotidiani aderenti al partito si è visto quale forza da utilizzare abbiamo con noi. Però era necessario non solo sviluppare la propaganda con opuscoli e stampe già diffuse a migliaia, ma avere un organo di partito. Ed è già venuto alla luce il primo numero del Popolo Nuovo,accolto da generale favore come una voce continua e forte che indirizzi e guidi nell'aspra e difficile lotta.

Pagina 85

Dobbiamo infine salutare con entusiasmo la scuola dei propagandisti sorta a Roma e il fascio universitario del partito sorto a Bologna, indice delle nuove vivaci forze giovanili intellettuali, che portano insieme il sacro fuoco della gioventù e la più elevata elaborazione di cultura.

Pagina 85

Note sommarie per le organizzazioni professionali nell'interno della Sicilia

398980
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1901
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 197-204.
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Essi lavorano a cottimo o a giornata. I capi-maestri assumono i lavori (spesso ad appalto) e rimunerano essi i lavoranti, o li fanno rimunerare, dietro patto, dai privati committenti.

Pagina 200

Turacciolai - Essi lavorano o a cottimo o a giornata nelle fabbriche (grandi o piccole). Il lavoro è mediocremente rimunerato e non da per tutto, perché l'offerta della mano d'opera supera la domanda. Il peggio si è che il lavoro non è stabile e per lo meno cessa quattro o sei mesi l'anno a interruzioni e a sbalzi, perché spesso o cessano le richieste di turaccioli, o vengono meno i capitali, o la scorza di sughero è incettata ed esportata, facendo venir meno il genere nelle piazze di lavoro.

Pagina 201

Note sommarie sui contratti agrari e le cooperative agricole di lavoro in Sicilia

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Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1901
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 205-216.
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D) A conto proprio — Il gabellotto spesso sceglie la miglior parte del latifondo e lo coltiva a conto proprio, cioé con personale salariato. Il raccolto è perciò tutto del gabellotto. Non di rado il personale salariato sono gli stessi mezzadri, a cui è stato concesso il resto del latifondo; i quali vengono obbligati a coltivare quella parte di terra con salari fissi, più o meno inferiori ai prezzi di piazza; spesso pagati in natura al raccolto o compensati con gli anticipi accordati per le loro spese colturali. Lo stesso proprietario, quando è dedito alle aziende agricole e

Pagina 209

Onde il subaffittuario è costretto o a ricorrere al prestito, o a vendere le derrate al prezzo corrente, che al raccolto, per l'aumentata offerta, suole notevolmente abbassarsi.

Pagina 211

La società fissa i salarii degli agricoltori a giornata, secondo le stagioni, e li rende obbligatorii per la società e per i socii. La qual cosa influirà a mantenere equi anche i salarii di piazza;

Pagina 215

Quando la società lo potrà — da poco a molto — inizierà la cultura del latifondo a conto proprio,pagando i socii lavoratori, e distribuendo loro gli utili; per poter così godere i vantaggi della grande coltivazione estensiva.

Pagina 215

Crisi economica e crisi politica

399271
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
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Non valsero avvisi ai governanti del periodo della guerra, per preparare una soluzione adeguata al problema: ricordo i voti del congresso dei sindaci siciliani tenuto a Girgenti nel gennaio 1917, del congresso degli interessi del mezzogiorno tenuto a Napoli nel giugno 1917, di quelli degli agricoltori tenuti a Roma nel gennaio 1918 e a Palermo nel settembre 1918, oltre ai congressi di partiti quali il socialista e il nostro, che sicuramente affrontavano il problema da diversi punti di vista, ma con una visione chiara della urgenza e della imponenza del fenomeno agrario del dopo guerra.

Pagina 138

Come in tutti i momenti critici della vita collettiva si assommano i problemi vissuti e non risolti attraverso lunghi anni di maturazione; così oggi in Italia si sono acutizzati tutti i nostri problemi, da quello agrario a quello industriale, a quello doganale, a quello emigratorio, con una forma di imponenza e di urgenza che non ammette dilazione.

Pagina 142

La regione

399609
Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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«invita la direzione del partito a promuovere pubblicazioni atte a creare attorno al problema del decentramento e dell'autonomia amministrativa una coscienza popolare, necessaria perché le soluzioni invocate siano assistite dal consenso e dal favore generale».

Pagina 202

Ma ben altre funzioni dovrebbero essere demandate all'ente provincia, rispondenti a necessità organiche della vita locale. In primo luogo, l'organizzazione e la rappresentanza (diretta o indiretta) di quanto nel campo della cooperazione, delle assicurazioni sociali, della previdenza, della beneficenza, del lavoro, dell'agricoltura viene creato come organo tecnico o arbitramentale o di propulsione o di propaganda attualmente presso le prefetture e le intendenze di finanza o come organi autonomi di enti centrali, da passarsi, come abbiamo detto, alle regioni, dovrebbero trovare nelle provincie un mezzo di decentramento locale adatto a funzioni amministrative permanenti e a dare naturale sviluppo a quanto corrisponde agli interessi collettivi, senza le preoccupazioni politiche o burocratiche, di prefetture o di intendenze. E anche quando, nei vari corpi tecnici e consultivi da creare, occorra la rappresentanza del governo o di enti statali o semistatali, l'ente provincia è molto più adatto della prefettura a dare a tale corpo carattere amministrativo non politico.

Pagina 221

istituzione di contributi di miglioria obbligatori a favore dei comuni e delle provincie per devolvere a loro vantaggio il plus valore di beni stabili dipendenti dalla esecuzione di opere pubbliche e abolizione dell'imposta comunale sulle aree edificabili;

Pagina 224

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400096
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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E l'egoismo stesso, io vi diceva, che è nell'uomo lo stimolo acuto all'affermazione del proprio dritto ed alla tolleranza di quelle restrizioni collettive senza le quali la vita individuale apparisce storicamente impossibile, diviene, ravvicinato alla sua norma etica, la misura del dovere, vale a dire del dritto degli altri; poiché il Vangelo ha stabilito: non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te. Se esso avesse detto: non fare agli altri quello che le leggi vietano, un'immenso numero di rapporti umani si sarebbe sottratto a quella nuova legge, la qua le invece mirava a raggiungere il principio stesso dell'azione umana, a creare, prima che l'atto giusto, la volontà buona e fraterna; se avesse ancora detto: non fare agli altri quello che sai essere ingiusto, avrebbe lasciato aperto il campo alle innumerevoli illusioni che un'interesse prevalente, dirigendo e deviando l'attività del pensiero, tende a introdurre nei nostri giudizi pratici; esso dice quindi: non fare agli altri quello che non vorresti fatto a te applica cioè agli altri, come a fratelli tuoi, uguali a te nel dovere e nei dritti, quel senso acuto e vigile di giustizia che tu sei solito applicare alla tua persona ed alle tue cose: tratta gli altri come questo stesso desiderio del tuo benessere personale ti dice che gli altri dovrebbero trattare te: riconosciti, insomma, uguale agli altri e soggetto ad una stessa legge di giustizia e di solidarietà fraterna.

Pagina 60

La nostra politica

401089
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1907
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 315-321.
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richiamato il pensiero di molti, sotto diverse vedute, a discuterci; e il bisogno in noi a discutere la nostra politica. Porterò a tale discussione il mio contributo personale, non in nome di un partito, di una frazione, di una tendenza, ma puramente personale, fatto di lotte e di esperienze, se non lunghe e complete, certo dense e non prive di interesse e di significato.

Pagina 315

I problemi del dopoguerra

401630
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1918
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 32-58.
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Si sono dovute abolire formule e alleggerire regolamenti, nel campo della vita comunale, e si sono chiamate le organizzazioni operaie a nuove rappresentanze e a partecipare a organismi di interesse statale nel campo del lavoro.

Pagina 51

Sedici mesi di amministrazione

401749
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1907
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 306-314.
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A) Istruzione. Problema - lode agli insegnanti.

Pagina 312

Crisi e rinnovamento dello Stato

401898
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 232-263.
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Se non vogliamo il sistema dei decreti-legge, a fianco del parlamento politico, occorrono i consigli superiori, eletti dalle rappresentanze organiche del paese, non più come corpi consultivi a tipo burocratico o burocratizzato, ma a tipo rappresentativo; questi consigli debbono poter dare leggi particolari e speciali, le leggi di esecuzione, i regolamenti, con potere delegato e controllabile dal parlamento. Questi consigli superiori dovrebbero presiedere l'amministrazione civile, la sanità e la beneficenza, l'istruzione, i lavori pubblici, l'economia, il lavoro e la finanza. Oggi vi sono molti consigli superiori, e si tende a crearne altri; ma sono organi burocratici centrali, paravento delle responsabilità esecutive, ai quali si demandano i pareri su atti amministrativi; a ciò deve bastare il consiglio di stato dal punto di vista giuridico e i dirigenti tecnici amministrativi dei vari ministeri, per il giudizio pratico della convenienza e della opportunità.

Pagina 251

La stampa quotidiana e la cultura generale

402052
Averri, Paolo 2 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Il giornale di domani noi dobbiamo concepirlo libero da queste pastoie: esso dovrà attingere a una vita intellettuale più serena e più normalmente diffusa, a una vita morale più sana e più feconda di bontà e di giustizia sociale.

Pagina 63

E per questo il giornalismo richiama ogni giorno più l'attenzione dei sociologi e degli uomini pubblici: e mentre esso era abbandonato sinora liberamente all'esercizio di chiunque volesse improvvisarsi giornalista, oggi s'incomincia a riconoscere ed a predicare che questa importantissima funzione pubblica richiede attitudini e studi preparatori determinati: sicché, per esempio, proprio di questi giorni a Parigi si è decisa la fondazione di una facoltà universitaria speciale per i giornalisti.

Pagina 8

Gesù contemporaneo

402652
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 179-211.
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«Soltanto i fatti e la personale esperienza dì essi possono obbligare a credere. Le Chiese, per acquistare aderenti ai loro sistemi confessionali, molto giustamente si adoperano a persuadere altri affinché credano». Ma questi sistemi confessionali sono parecchi e diversi; e ciascuno di essi implica una diversa versione dei fatti. Noi dovremmo dunque trovarci dinanzi a parecchie mistificazioni, se ci fossero davvero dei fatti immobili nella loro realtà storica e facilmente constatabili. Ma la verità è che i puri fatti non esistono; esistono invece le innumerevoli coscienze ciascuna delle quali rifà, cioè rivive e valuta i fatti a suo modo. E, salvo per alcuni dati storici elementari e di per sé stessi assai poco significanti, negli stessi Vangeli noi ci troviamo dinanzi non a dei fatti, ma a testimonianze di una fede, ad una transvalutazione religiosa, e talora anche ad una invenzione, sulla base di «profezie», oppure di esigenze didattiche, dei fatti. L'esperienza personale é creazione personale di esperienza.

Pagina 205

Di un partito e un programma radicali in Italia

402719
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 192-206.
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L'uno è posto bensì nel titolo del libro, senza però che ad esso alcuna pagina di questo risponda: l'accenno a una «nuova democrazia industriale». Dove si nasconde, come si costituisce, che cosa pensa di dove ci verrà, questa nuova democrazia industriale? Certo, se essa vi fosse, e se acquistasse una più diretta efficacia sulla nostra vita pubblica ed un più grande valore politico, se una democrazia industriale potesse formarsi a democrazia di governo, essa sarebbe atta a volere un programma di politica di lavoro, di iniziativa, di risveglio delle energie nazionali, un programma radicale assai simile a quello tracciato dal Nitti; e l'energia spiegata prima nel creare sé stessa, impiegare vigorosamente a promuoverne 1'attuazione. Ma questa democrazia radicale non c'è, o non si occupa di politica, o non è concorde: essa è assenteista o clericale a Bergamo, moderata a Milano, affarista in Liguria, camorrista nel mezzogiorno; in molta parte maneggia denaro non italiano ed è non italiana di origine; ed è, anche essa, poco colta e poco battagliera. La classe nuova, che crei nel nostro mondo una situazione politica nuova, crediamo si debba ancora attenderla per un pezzo; il cavalierato del lavoro non l'ha rivelata.

Pagina 202

Il modernismo che non muore

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 37-59.
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Primo suo ufficio era di restituire in qualche modo la coscienza religiosa a sé medesima, ridirle la formidabile parola: di fronte a ogni cosa concreta, finita, esteriore, di fronte ad ogni tua creazione o manifestazione passata, tu hai il tuo Dio in te, sei, in qualche modo, quando mortifichi e annulli la tua effimera individualità nella coscienza dei valori assoluti ed eterni, il tuo Dio a te, e non puoi abdicare a questa tua sovranità nelle mani di altri, e non puoi schermirti dall'essere te stessa e dal farti volontà buona, con nessuna lettera di precetti e di regole: ed a questo momento e compito è legato in modo indissolubile il nome di Giorgio Tyrrell Si leggano, nel numero di febbraio 1918 della Riforma italiana, alcune pagine inedite di Tyrrell mirabilmente perspicue..

Pagina 56

Un grido di dolore

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 155-166.
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E allora molti di questi sacerdoti sottratti, nei più fervidi anni della loro giovinezza, alla manutenzione ecclesiastica, passati attraverso la vita militare, abituatisi a sorridere alla giovane figlia della vivandiera od a passare a drappelli ed a coppie per le vie della città tentatrice, nelle prime ore notturne; e quelli che continuando, pure fra gli ospedali e nel campo, una vita austera e raccolta, hanno tuttavia veduto se stessi e la società e la ditta ecclesiastica con occhio nuovo, e impa¬rato a sorridere un poco, dentro di sé, dei loro superiori celibatarii, non avrebbero che una via innanzi a sé; rivolgersi ai loro superiori, alla loro Chiesa, e dire apertamente ad essa: liberateci da questo peso che é troppo grave per noi, da questo tormento interiore nel quale la nostra giovinezza rischia di esaurirsi. Voi sapete in quali circostanze, con quali mezzi, ci avete indotto a giurare la castità perpetua. E noi sappiamo che essa non fu chiesta da Cristo ai suo apostoli, non fu chiesta, per secoli, ai sacerdoti cattolici, non è chiesta, oggi stesso, nella stessa Chiesa cattolica, a sacerdoti di altro rito. Liberatecene, e l'esser buoni mariti ci salverà dallo strazio o dall'ipocrisia, non c'impedirà d'esser buoni parroci, ci permetterà forse anzi di esser migliori parroci.

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E allora a questi sacerdoti ex militari, a quelli di essi che non vogliono, come parecchi loro colleghi vanno facendo, uscire tacitamente dal sacerdozio e dalla Chiesa e che non vogliono nemmeno «arrangiarsi» segretamente e continuare come senulla fosse, a quelli che cercano non la femmina, ma la donna, non rimane che una via, anzi un viottolo angusto e per il quale non giungeranno a nulla: chiedere all'opinione pubblica di interessarsi di essi, perché si possa indurre l'autorità ecclesia¬stica o il legislatore civile ad esaminare il loro caso.

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I cattolici e la questione politica in Italia

403202
Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1897
  • Averri, I cattolici e la questione politica in Italia, Torino-Roma, Giacinto Marietti, 1897, 4-31.
  • Politica
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Di questo problema politico che è in fondo a tutto il resto, e che soprattutto importa studiare agitare e cercar di risolvere, molti si ostinano a non parlarne in termini espressi. Si parli, domandano questi antichi buoni, di questione religiosa, di questione morale. Come se a molti, specialmente alla folla, importasse proprio assai di questioni religiose e morali; come se bastasse mutare il nome per far mutare indole alla cosa; come se per prepararsi a fare della buona politica il miglior modo fosse allontanarsi quanto è possibile dalla scuola vera della discussione e dell'esperienza. Oh, timidi interpreti di una santa parola!

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Il Partito Popolare Italiano

403341
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
  • Politica
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«Per dare a questo movimento democratico-cristiano, a questo partito nascente un organo popolare nazionale, noi fondiamo oggi, con l'ap¬provazione e l'appoggio di numerosi amici di tutta Italia, il Domani! settimanale ora, quotidiano, speriamo, più tardi.

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I primi cattolici in Parlamento

403704
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
  • Politica
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Per le ragioni dette sopra, il nuovo gruppo sarà facilmente favorevole a una politica agraria e protezionista; ed esso temerà rimaneggiamenti di imposte che possono gravare sulla proprietà terriera ed accrescerne il disagio, a vantaggio del proletariato delle città e dell'industria.

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La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

404039
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
  • Politica
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E può darsi che in realtà, verificandosi certe condizioni, le cose sarebbero andate a questo modo, e una pacifica giurisprudenza, favorevole a Roma, si sarebbe stabilita; può darsi, diciamo; giacché osservazioni diverse ed opposte non mancano anche esse di verità.

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Prefazione

404820
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 7-14.
  • Politica
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La pubblicazione di queste pagine può anzi essere riguardata, da parte sua, come un atto di sincerità; poiché, a proposito del suo pensiero politico, delle accuse gli sono state mosse da varie parti, le quali tuttavia non giunsero mai a prendere forma precisa così che a lui fosse possibile tenerne conto; ed egli offre ora modo, raccogliendo questi scritti, di un esame più sistematico e, spera, più concludente.

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Introduzione alla sezione "Dall'idea al fatto (1919)"

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1955
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 3-9.
  • Politica
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Era naturale che, appena firmato l'armistizio, mi recassi in un centro come Milano a pronunziarvi il discorso (17 novembre 1918) che, collegandosi a quello del 20 dicembre 1905, segnava la prefazione alla costituzione di «un partito fra cattolici».

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