Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitudini

Numero di risultati: 51 in 2 pagine

  • Pagina 1 di 2

Per il 1° anniversario della sezione operai S. Giuseppe e per l’inaugurazione della compagnia del ven. n. Suplrizio in Caltagirone.

398213
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1896
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 17-29.
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La stampa, le conferenze, l'esempio, i frutti che potrà dare l'azione cattolica, tra noi così incipiente, poco o nulla varranno a destare quell'apatia, che la stampa cattiva, pasto quotidiano dei nostri cattolici, che le abitudini inveterate, che le agiatezze di famiglia, che il vivere riposato, han già da lunga pezza nel loro animo prodotto.

Pagina 20

Giornalismo ed educazione nei seminari

398351
Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1902
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 217-233.
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L'educazione pertanto, arrivando a formare un abito mentale e volitivo, che è un prodotto insieme di principii naturali e soprannaturali, di inclinazioni personali e di abitudini sociali, di fatti biologici e tradizionali, individuali ed ambientali, di passioni, di convinzioni e di profonde modificazioni del proprio io (che ha una decisiva importanza per tutta la vita), non si può restringere al solo concetto caratteristico essenziale del sacerdozio, ma pervade tutte le facoltà dell'uomo e le modalità di ogni attività anche la più eccelsa e divina.

Pagina 220

Tutti questi mezzi vengono completati, regolati nella loro origine e nel loro sviluppo, elevati a una finalità soprannaturale, per la viva direzione dello spirito, che penetra sino al profondo delle coscienze giovanili, ne studia le inclinazioni, i bisogni, le aspirazioni, le abitudini interne, ne disciplina l'esplicazione, per poter meglio edificare tutto l'edificio spirituale.

Pagina 221

Il giovane così intravede il suo campo di lavoro e di azione, pregusta il piacere della fatica e del sacrifizio, modifica le abitudini dell'animo, si spoglia delle piccole meschinità del collegiale chiuso e ristretto, e sveste l'abito di quella forma societatis,che per dieci o dodici anni di vita comune necessariamente gli si deve imprimere nella mente.

Pagina 228

Introduzione. La società cristiana

398542
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, X-XVI.
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Se la parola società cristiana vien presa nel suo più vasto significato di convivenza sociale-politica avente per religione il cristianesimo, ad esclusione del maomettismo, buddismo, ecc., il significato è in gran parte storico e formale, e significa che la nostra società ha un certo numero di usi di abitudini di formazioni concrete, di carattere religioso, che risalgono al cristianesimo e che complessivamente si chiamano cristianesimo. Ciò, quindi, non ci dice nulla, per sé, sulla profondità, sull'efficacia, sul valore normativo e direttivo di quei concetti e vedute spirituali e religiose che sono proprie del cristianesimo. Il popolo russo, l'inglese, lo spagnuolo, il tedesco, l'italiano sono egualmente popoli cristiani, benché la vita religiosa di ciascuno di questi paesi ci presenti nell'insieme e nei particolari differenze profonde e notevolissime, allato a simiglianze ed identità egualmente notevoli. Essi convengono tutti in questo che nel complesso di istituzioni sociali, di nozioni, di costumi morali e sociali, di riti e di usi i quali costituiscono la speciale psicologia e il patrimonio spirituale di un popolo, molto di tali cose risalgono al cristianesimo; cioè a quella particolare religione che fu fondata dal Cristo e fa risalire al Cristo storico i suoi insegnamenti ed i suoi riti.

Pagina XII

Crisi economica e crisi politica

399296
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
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Come nella grave crisi di circa un trentennio fa, si deve al coraggio con cui fu affrontato il rischio dell'emigrazione operaia, e alle abitudini di risparmio fino al sacrificio dei nostri contadini, il fattore principale. di superamento; così oggi saranno le masse lavoratrici, sotto l'assillo di questa più vasta crisi, a ristorare col loro sacrificio le sorti economiche del nostro paese. A un patto, però: che possa ambientarsi il lavoro produttivo in uno stadio di sicurezza e di tranquillità; che l'emigrazione non sia sfollamento di masse che si spostano, nuovi iloti di altri popoli o servi della gleba, nelle tormentose oscillazioni del mercato mondiale della mano d'opera; che si sviluppi la nuova forza organica e si trasformi il vecchio regime economico in condizioni per cui il lavoro trovi la sua piena ragione di attività e di vita.

Pagina 142

Note sul clero meridionale

399525
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1906
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 295-298.
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Per un cumulo di interessi e di abitudini, che nulla han che fare con le finalità della vita religiosa. Per cui il clero è, in generale, in una condizione di grande inferiorità morale e materiale: esso dipende dai patroni laici, che sono Municipii o case principesche, nella collazione dei beneficii; a ingraziarsi i quali ha più cura o almeno più interesse che a sostenere i diritti della chiesa e del popolo; dipende dalle commissioni laiche spesso in mano di liberali e massoni nelle feste religiose, dalle confraternite laiche nell'amministrazione interna di molte chiese; dipende infine dalle famiglie ricche e prepotenti che sostengono molte spese di culto e che tengono i preti per amministratori, maggiordomi, maestri di casa.

Pagina 296

La regione

399544
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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È uno sguardo d'insieme che bisogna dare per conoscere ed approfondire il problema, il quale oggi non può essere posto nei termini nei quali veniva discusso nel 1860 da Cavour e da Minghetti; per il fatto che le funzioni e la struttura stessa dello stato si sono tanto sviluppate ed ampliate, quanto è mutata, attraverso leggi e abitudini, la situazione e la organizzazione locale; mentre lo sviluppo degli istituti democratici dà una diversa caratteristica alla politica del paese.

Pagina 195

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400469
Murri, Romolo 12 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Ma la grazia, il desiderio permanente di elevazione, avvalorato ed impresso della forza e della soavità della presenza divina, è in noi e ci aiuta: ci aiuta a snodare lentamente questo groviglio di tendenze e di abitudini, a discernere un noi più profondo, e quanto più profondo tanto più puro, nelle acque mutevoli del nostro spirito, ad imprimere al corso di questo una direzione costante.

Pagina 138

Quando io vi parlava, voi sarete facilmente corsi col pensiero a certe vite religiose rigide, chiuse, disdegnanti la bellezza ed i varii innocenti ed umani piaceri della vita, ad un ascetismo in veste di rigido tormentatore; ed avrete ripensato all'antitesi così nettamente posta fra la natura e la grazia, fra il mondo e Cristo, fra la carne e l'anima; e forse l'ideale della vita religiosa vi sarà parso irraggiungibile, appunto perché sentite in voi, senza che la voce della coscienza ve le rimproveri troppo, inclinazioni ed abitudini dalle quali vi pare impossibile liberarvi.

Pagina 143

Garante della bontà della nostra conoscenza delle cose spirituali e delle conseguenti nostre direzioni etiche, la Chiesa è anche responsabile della nostra formazione religiosa, della trasmissione delle nostre anime al loro scopo supremo, per la parte che riguarda sia le norme stabilite per l'azione collettiva, sia anche quel processo di tradizioni e di abitudini d'ordine sociale in cui le anime trovano l'alimento e la vita, come nel corso di questo mese abbiamo sovente avuto occasione di notare.

Pagina 183

Ed è vana pretesa, ispirata ad un ingenuo razionalismo, quella di presumere che al bambino fatto uomo rimanga libero scegliere il suo Dio; egli non sceglierà da sé il suo Dio come non sceglierà le sue idee, le sue abitudini sociali, la sua posizione nel mondo, la sua classe. Ciò che egli vorrà a 21 anni è quello stesso che egli sarà spiritualmente a quella medesima età: ed egli sarà appunto quello che una serie non interrotta di volizioni altrui al suo proposito e di atti altrui lo avrà fatto, dalle prime associazioni suggeritegli dalla madre sino ai professori d'università, ai compagni, ai padroni che egli avrà al momento della supposta scelta: ognuno che ha influito in quel processo di vita interiore, a un certo momento della vita, ha modificato più o meno sensibilmente tutto il suo ulteriore sviluppo.

Pagina 188

Questa educazione è anzi, nella vita religiosa, tanto più necessaria in quanto la religione tende a introdurre nel corso spontaneo dei sentimenti e delle abitudini umane una norma più alta ed una spirituale unità. Ma ciò stesso ci apre la via ad una più radicale risposta all'obiezione precedente. È desiderabile, è giusto che al bambino e al fanciullo non si impongano, abusando dell'autorità che la maggiore esperienza della vita e l'ufficio ci danno su di essi, vincoli ed impacci alla loro libertà spirituale futura, alla piena sincerità della loro vita interiore ed esterna. Ma la religione cristiana è, come abbiamo veduto, o deve essere appunto l'educazione dell'uomo alla piena consapevolezza e quindi al pieno dominio di sé e dei suoi atti; l'educazione cristiana, se ispirata a un giusto e vero concetto del cristianesimo, è dunque educazione alla libertà ed alla personalità piena. Solo dando al cristianesimo un significato e un valore quasi di superstizione e di convenzione umana, solo confondendolo con posizioni storiche in cui la libertà individuale fu, in misura più o meno grande, per condizioni inevitabili dei tempi o per colpa d'uomini, minacciata da una religione politica o da una politica giuseppina e autocratica, solo pensando che il cattolicismo possa essere effetto od oggetto di una coercizione esteriore e violenta si può ancora insistere in simili prevenzioni contro il battesimo dei bambini; uso che noi crediamo anzi, per le ragioni suindicate e per l'esempio perenne ed universale della società cristiana, esprimere quasi più pienamente che il battesimo degli adulti la posizione vera del nuovo cristiano nella società e innanzi al suo Dio.

Pagina 189

Noi dobbiamo, signori, ribellarci un poco contro queste abitudini ingiuste e dannose, far tacere in noi questi rumori vani del tempo, intendere l'orecchio a una musica più tenue e più dolce, cercare, secondo una antica parola ancora ricca di significato, l'anima della Chiesa, o, meglio, la Chiesa vera e vivente dentro ciò che è l''apparato storico e terreno della sua vita esteriore. Io conto, per suscitare in voi quest'idea, su ciò che sino ad ora vi ho detto della vita religiosa nel cristianesimo; e penso che voi siate ora alquanto più familiari con gli elementi nativi e perenni di questa vita e luce delle coscienze che, distendendosi variamente nella comunione di queste e figurando, al di fuori, mista a tutte le altre forme e manifestazioni dell'attività umana nella storia, cerca tuttavia nell'essere umano non ciò che è corporeo ed esterno e caduco, ma l'intima vita di pensiero e di volontà che il tempo registra, in parte, con i suoi poveri istrumenti, ma che svolge la pienezza dei suoi motivi e dei suoi atti nell'interno della storia e della vita, di là dallo spazio e di là dalla successione, dove risiede il divino e dove entra e si affina e si espande, immersa e temprata in questo divino, la coscienza cristiana.

Pagina 244

E la libertà, che sentiamo essere in noi come carattere proprio della vita della volontà, non è già, come alcuni credono, l'irrazionale e il senza motivo, né è data solo dalla sproporzione fra l'atto nostro deliberato ed i motivi di esso presenti alla nostra attenzione, i quali non sono né tutti i precedenti che influiscono sull'atto né forse i più notevoli; libertà è questo rifluire e rispecchiarsi di tutta la nostra precedente attività morale, di tutti i moti e gli impulsi e le abitudini accumulate, in ogni singola mossa in avanti del nostro volere; così che quello che noi vediamo e facciamo reca, quando la reca, quando cioè procede davvero dalla nostra attività interiore desta e operante senza ostacoli, tutta l'impronta della nostra personalità morale e della direzione spirituale che caratterizza lo spirito nostro.

Pagina 271

Le nostre abitudini morali sono l'effetto di sforzi secolari di inibizione, di adattamento, di iniziativa. Le istituzioni sociali, che noi, per la forza del linguaggio e del simbolo esterno, siamo soliti ad oggettivare e concepire come enti a sé, non sono in fondo che stati d'animo ripetentisi quasi uguali in un numero più o meno grande di individui appartenenti ad dato gruppo; spesso questi stati d'animo uguali giacciono nel profondo della coscienza; quando una occasione li risveglia essi provocano quella che è azione collettiva, lo slancio nazionale di una guerra per la difesa del paese, la commozione profonda dinanzi a un disastro improvviso, un senso di legittima fierezza dinanzi a successi ed a trionfi che ciascuno di noi sente e vive come suoi proprii. O vivendo le cose esteriori, o vivendo i beni della cultura e dello spirito, i quali tanto più si avvicinano all'unità quanto più sono alti, noi ci trasformiamo continuamente: e queste forme del nostro essere spirituale, benché vissute da ciascuno di noi, sono tali da associarci e da farci uguali a molti altri che le vivono e se le appropriano ugualmente; di dove appunto una profonda comunione di anime, una circolazione di vita spirituale che unisce i passati e i presenti, coloro che vivono ancora nel campo dell'apparenza e del divenire sensibile e coloro che si sono oramai raccolti di là dalle apparenze, nel mondo degli spiriti e di Dio.

Pagina 273

E la conclusione di tutto quello che siamo venuti dicendo intorno al carattere vero ed originario dei precetti e dei riti cristiani o intorno al giudizio da dare del nostro costume cristiano di oggi, può essere una sola, ma di qualche importanza: che cioè noi non dobbiamo rifarci, ogni età, ogni società, ogni anima per suo conto, un cristianesimo adattato ai gusti ai desiderii ed alle tendenze nostre, ma che il cristianesimo, quale esso è, noi dobbiamo porre nel centro della coscienza e della vita, per riformare e rinnovare secondo esso i gusti, le abitudini e le tendenze nostre; e che delle due maniere di atteggiarsi di fronte alla verità ed al rito cristiano, delle quali l'una consiste nell'adattar questi a sé e l'altra nell'adattar sé ad essi, solo la seconda può condurci ad ottenere quei risultati di vita e di bene che il cristianesimo è nato a portare nelle anime che lo vivono.

Pagina 295

Essi hanno anzi, assai spesso, favoriti in ciò dallo stesso costume circostante, volto ad una via opposta lo sforzo del loro animo; ad adattare cioè la loro fede ad una coscienza morale, cresciuta in gran parte fuori dell'influenza di essa, ad abitudini già fatte, talora anche ripugnanti ad uno spirito vivo di religione. Sicché molti si dicono oggi e si credono cattolici ai quali forse manca persino ciò che in ogni vita religiosa è elementare, vale a dire la religiosità: 1'attitudine, spontanea o formata, a considerare le cose della vita ed il mondo, gli atti e le finalità umane, da un punto di vista religioso. Esaminate ciò che essi amano, desiderano e temono, ciò che essi cercano nella vita, studiate i moventi della loro condotta, l'indole dei loro rapporti con Dio e col prossimo, e voi vedrete nessun vivente principio religioso manifestarsi in ciò: la religione apparisce, al più, quando c'è il mistero da scrutare temerariamente, un giudizio pubblico da affrontare, un piccolo o grande favore terreno da ottenere, un pericolo da scongiurare con mezzi superstiziosi e talora magici. Di tale forma di cristianesimo, così diffusa oggi e così nociva allo sviluppo ed all'influenza della vita cristiana, nel mondo, noi faremo liberamente la critica nei nostri discorsi.

Pagina 5

E la Chiesa, essa stessa, ha realizzato sulla terra il più mirabile esempio di società umana che possa imaginarsi; così pieghevole nelle sue varie membra, così forte nel difetto di mezzi coercitivi e violenti, così salda nella sua compagine, così una di riti di pensiero di costume, anche dopo tanti secoli di vita, anche per tanta differenza di paesi e di abitudini sociali.

Pagina 74

Costoro ignorano interamente il profondo mistero dell'anima umana: né sanno quanta parte dell'attività di questa rimanga nascosta a noi medesimi, in quei densi e profondi strati del subcosciente, di memorie cioè, di desiderii, di abitudini, di rappresentazioni, di affetti, dei quali noi non sappiamo attualmente nulla, ma che pure costituiscono l'intima trama del nostro sapere e del nostro volere; non sanno di quest'anima nostra ignota e profonda, dalla quale sorgono, o potenti come turbini improvvisi o insinuanti come piccola vena d'acqua in un terreno friabile, le volizioni che trascinano la nostra vita. Ed essi non sanno anche come questa più profonda anima viva di fede, e solo di fede; e come questa fede non noi ce la siamo data un giorno bella e fatta, ma altri la siano venuta plasmando a nostra insaputa, e vi abbiano messo le loro idee, le loro abitudini, le loro passioni, le quali oggi fanno parte del nostro essere spirituale ed influiscono su tutta la nostra azione. Essi, questi cristiani e queste cristiane, fanno facile getto di una fede che, almeno, ha per sé il consentimento di milioni di uomini e di tanti secoli, che è forse la fede di coloro che essi amano ed apprezzano di più nella vita; ma forse con ciò si liberano da ogni fede?

Pagina 99

La stampa quotidiana e la cultura generale

402105
Averri, Paolo 11 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Per quello che riguarda la scienza nel significato più stretto della parola, la scienza alta, solida, provata, le acquisizioni nuove della paziente indagine sperimentale o filosofica, la creazione di attitudini e di abitudini scientifiche nuove e via dicendo, l'ufficio della stampa può parere molto ristretto e modesto.

Pagina 15

Così il procedimento mentale del giornalista è un regresso vero dinanzi a quello dello studioso; regresso che negli scrittori o nei lettori i quali abusano del giornalismo produce sovente delle abitudini viziose di superficialità e di sconnessione logica, e che forse a lungo andare potrebbe dar luogo a dei difetti anche più gravi nella storia del sapere umano.

Pagina 16

Nulla ci rappresenta meglio i caratteri di questa civiltà colta, democratica, nervosa, irrequieta della coscienza de' suoi difetti e del desiderio di ripararvi, insaziabile di cose nuove e di continue ascensioni sociali, che il giornalismo, il quale vi si è propagato rapidamente e la pervade e la rimescola tutta e ne rispecchia le abitudini e i desideri e la nutre del suo pasto quotidiano, divenendo come il sangue che alimenta e rinnuova la vita e la cultura intellettuale e morale.

Pagina 2

In tutto il resto della compagine sociale la rassegna quotidiana della vita dei ricchi e delle sempre nuove soddisfazioni che la civiltà va inventando per essi acuisce il desiderio del denaro e con esso lo scontento, l'irrequietezza, e toglie invece la serenità del lavoro, la saldezza delle abitudini e delle tradizioni sociali. Così è una gara affannata a chi possa più facilmente mutare di luogo e salire più alto: le campagne e i villaggi vengono in odio, i figli delle classi più umili frequentano i licei e le università e chiederanno domani impieghi allo Stato o la vendetta livellatrice alle nuove teorie socialistiche.

Pagina 26

Oltre a questo, distinguono un giornale il carattere individuale dei precipui collaboratori che si riflette in esso, una certa levatura letteraria e scientifica, i criteri di compilazione, la ripartizione e la scelta degli argomenti, la carta persino e la stampa, tutto quel complesso assegnabile, insomma, di norme fisse e di abitudini al quale gli uomini lo riconoscono e secondo il quale lo giudicano.

Pagina 34

Questi giornali rappresentano, è vero, a loro modo, gli interessi della stabilità del potere civile, la reazione contro l'impulso continuo innovatore dei partiti d'opposizione; ma questo loro programma non s'ispira già a un concetto sereno di dovere e a saldi principi d'ordine sociale; né procede da quel complesso di tendenze e di abitudini sociali che, nella vita pubblica d'un popolo sano, son sempre la base delle tendenze di conservazione e di autorità. Esso si ispira invece alle comodità d'una protezione corrompitrice, appoggia indistintamente le sane opinioni conserva trici e le ingordigie parassitarie di classi anormali, abbassa la tutela della conservazione sociale sino ai limiti di difesa a oltranza di pochi, uomini e di poche fazioni; e rappresenta quindi il male “reazione„ come altri, nel campo opposto, rappresentano il male “rivoluzione”.

Pagina 49

Conviene inoltre notare come in tal caso la diversità di vedute che si va formando fra i militanti per una medesima causa introduce fra questi dei dissensi pericolosi ed offre facile modo a chiunque abbia interessi o abitudini o gusti particolari da difendere di nascondersi dietro le pieghe d'un programma troppo vago ed incerto e d'insinuare, non veduto, il suo spirito e le sue tendenze personali nei movimenti di parte propria.

Pagina 52

Se l'indole d'una trattazione cosi generale e sommaria ci permettesse di soffermarci in un argomento determinato, noi vorremmo indicar qui largamente come tutti i problemi si sommino oggi per noi cattolici italiani in questo: la nostra stampa; come l'incuria che tanti dei nostri dimostrano per ogni questione d'interesse vitale, il disprezzo, che ci siamo tirati indosso e che ci nuoce tanto, degli avversari, l'impossibilità dolorosa di richiamare su noi e sulla nostra causa l'attenzione del popolo, e tanti altri mali simili, dipendano innanzi tutto dai difetti dei nostri giornali, che si trascinano il più spesso in una dolorosa routine intellettuale; perché non vogliono — e in questo la colpa e il danno è in parte loro, mentre è anche in gran parte miseria di tempi e di anime — mettersi arditamente e a qualunque costo nella via aspra, ma certa, dell'avvenire: rompere i vincoli col passato e con le classi, gl'interessi, le abitudini che lo rappresentano e, assicurato bene il patrimonio della fede e della disciplina cattolica, temprarsi in un bagno vivificante di cultura sana e moderna, aprire le porte e le fenestre ai giovani, alle idee, alle speranze, ai propositi nuovi, cercare la vita nel risorgere rigoglioso dell'anima popolare, ridestata dal divino soffio animatore della Chiesa.

Pagina 54

Oggi i giornali nostri hanno quasi tutti un difetto fondamentale: quello di partire dal principio religioso non come da una norma altissima di vita che si tratti di istillare lentamente in tutte le manifestazioni e nella intima sorgente medesima dell'attività sociale, ma come da un legame di chiesa o chiesuola che importa difendere con le unghie e coi denti dagli attacchi degli avversari; come una solidarietà speciale fra parecchi, cementata spesso ⸺ e sempre inopportunamente — da abitudini, da interessi, da tendenze varie, e sostenuta contro gli altri, più che per interesse generale, per questi motivi di casta.

Pagina 66

Noi abbiamo cercato, nelle nostre lettere sulla cultura del clero in Italia, di dimostrare come un dislivello profondo divida la cultura nostra da quella degli avversari, in tutti i rami del, sapere umano e specialmente nelle abitudini della ricerca scientifica dei fatti e negli usi popolari e quotidiani della cultura generale.

Pagina 69

Altrove, in articoli di riviste, noi abbiamo anche dimostrato come accanto a questo dislivello intellettuale ne sta, e forse precede, un altro di indole politica e sociale: il quale risulta evidente da ciò che le vicende storiche del cattolicismo dopo il medio evo e gli istituti e le abitudini alle quali quelle vicende avean dato luogo ci avean fatto contrarre vincoli troppo stretti con le forze conservatrici della società, mettendo contro di noi le forze di rinnovamento e di progresso.

Pagina 69

Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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La maggioranza, sodisfatta di sé e della propria ricostituzione, si lasciò guidare docilissimamente, in un periodo di intensa e ordinata attività parlamentare, sino alle vacanze estive; come se lo sforzo fatto per mettere al riparo le più care e viziose abitudini del nostro parlamentarismo le avesse quasi automaticamente restituito un certo vigore, e la coscienza del reato compiuto volesse riscattarsi con un periodo di severa laboriosità.

Pagina 171

Quando fossero stati conosciuti complessivamente gli interessi che agitano e spingono innanzi la vita economica e sociale del nostro popolo, e conosciute insieme più da vicino le rappresentazioni ideali che dirigono l'attività pratica e le concrete soprastruzioni di istituti e di abitudini nelle quali questa si -è via via concretata e normalizzata, converrebbe poi studiare più da vicino il corpo elettorale; gli interessi maggiormente rappresentati in esso e da esso, e quelli che, più o meno, ne rimangono fuori; le sue capacità, i suoi precedenti, le sue abitudini elettorali; la sua organizzazione e la preparazione e l'organizzazione, nel seno di esso, della lotta: i rapporti che lo legano all'eletto e i servigi che esso chiede all'eletto. Per tutto questo sarebbero necessarie, innanzi tutto, dalle statistiche minuziose, delle ricerche monografiche, delle diagnosi ingegnose ed accurate: tutto materiale per ulteriori studi che manca quasi interamente.

Pagina 179

Per l'autonomia politica dei cattolici. Democratici e Cristiani

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1906
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 56-72.
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Ora questa azione politica esercitata dai cattolici non aveva pressoché nulla che fare con quello che nell'Italia della seconda metà del secolo XIX erano religione e religiosità vera. Condizioni di cultura, abitudini mentali e morali, rapporti di clientela politico-ecclesiastica determinarono invece quella condotta: i cui comuni caratteri furono: l'acquiescenza passiva e supina al potere, anche quando esso dai sovrani spodestati passò al nuovo regno costituzionale, la ripugnanza per i movimenti popolari e democratici, la servitù docile alla classe dei padroni, la tendenza, clericale, a volere che il potere politico e l'ecclesiastico si associassero strettamente insieme per la difesa del comune possesso, contro i movimenti democratici e di cultura che, minacciavano, di dentro, l'equilibrio statistico ottenuto dopo il concilio di Trento e l'egemonia politica della proprietà terriera della nuova borghesia. Finché la Santa Sede mantenne apertamente le sue rivendicazioni temporali, e con esse il nonexpedit, questa politica non poté dare tutti i suoi frutti alla luce del giorno; oggi che, cadute effettualmente — se non nell'attività «diplomatica» della Santa Sede, certo per quel che riguarda i rapporti fra Vaticano e Quirinale o Palazzo Bracchi — quelle rivendicazioni, il non expedit, di ostacolo che era alla politica clerico-moderata si è trasformato in sussidio e presidio di essa e concorda benissimo con l'azione elettorale dei ministri dell'interno,Nel breve passaggio dell'on. Sonnino al ministero dell'interno, quando egli poté per un momento sperare di far le elezioni, si noto anche nella condotta del Giornale d'Italia una specie di deviazione dalle linee maestre di politica ecclesiastica seguite sino allora" e il motivo è facile a indovinare. noi possiamo vedere quella politica, covata e maturata da trent'anni, nella pienezza dei suoi frutti visibili. Che cosa gioverà all'Italia il nutrirsi di questi frutti vedremo nei prossimi anni, venuta che sia pel paese l'ora della digestione.

Pagina 65

È ovvio, quindi, che dal critico anno 1898 ad oggi i giovani si siano risolutamente levati, in nome della coscienza religiosa e della coscienza sociale, contro questa politica clericale e l'abbiano criticata e combattuta e messa a nudo, fra molto stridore di avversarii, e ne abbiano smantellato alcune fortezze e sventato alcuni giuochi. Anche oggi, quindi, essi sono contro questa politica, non in quanto pensino di poter impedire che gli uomini e i gruppi clericali vadano verso dove li chiamano i loro vincoli d'interessi e di abitudini politiche, ma in quanto cercano di svincolare il cattolicismo da una antica e vergognosa e dannosissima servitù politica. In Italia, fu già notato — assai diversamente che in Francia, dove il clericalismo è contro la repubblica — questo è invece monarchico e la monarchia, o meglio, i governi della monarchia, che hanno assai bene inteso questo si sono rigorosamente astenuti da qualsiasi passo atto a riaccendere la lotta religiosa, e se ne asterranno ancora, sino a che una crisi, che non par vicina. verrà a maturazione nella coscienza stessa del paese. E poiché la crisi della coscienza religiosa è — in qualunque modo essa ai manifesti o nel seno dei cattolici (come crisi della teologia, della casuistica, dell'esegesi biblica, della religione esteriore, dell'autorità, e via dicendo), o nella borghesia laica e nelle classi inferiori, — per necessità, rinnovatrice e quindi modificatrice di istituti e di rapporti, così l'intento concorde dell'alleanza clerico-moderata di soffocare per quanto è possibile quella crisi di svellerne le tenere manifestazioni, di comprimerne gli indizi: con che però acuiscono la crisi interiore e preparano più gravi e violente dilacerazioni; ma vivono, intanto. giorno per giorno Coloro che hanno una qualche conoscenza dei salotti dell'aristocrazia e dell'alta borghesia di Roma hanno potuto notare in questi ultimi anni che essa segue assai poco, e con preoccupazioni conservatrici, il movimento religioso contemporaneo..

Pagina 66

I cattolici e la questione politica in Italia

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Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1897
  • Averri, I cattolici e la questione politica in Italia, Torino-Roma, Giacinto Marietti, 1897, 4-31.
  • Politica
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infine, smettere, ognuno per la sua parte, con, un poco di spirito di sacrifizio, di lavorare con intenti parziali e con gelosie reciproche, con abitudini tradizionali insostenibili, con una sapienza della carne che è nemica a Dio; ma ci unisca l'insolenza petulante degli avversari, il disgusto di questa Italia dei commendatori, la gravità dei mali e l'imminenza de' pericoli sull'Italia vera; ci unisca, più forte di ogni dissenso e di ogni difficoltà, l'amore del paese e dei nostri altari, in un grande intento comune in una forte lotta contro i nostri nemici politici.

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Il bivio della politica ecclesiastica in Italia (colloquio con un giornalista)

403764
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 138-148.
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Ella vede quindi perché parecchi miei amici ed io, pur affrontando con dolore tante opposizioni, ma con la coscienza sicura di giovare al cattolicismo e di prevenire i disastri che esso ha subìto in Francia, ci sforziamo di andare incontro a queste anime religiose di entrare in contatto con esse, il cui numero cresce ogni giorno, e di persuaderle che ciò che le allontana dal cattolicismo non sono già gli elementi perenni ed essenziali di questo, ma sono forme storiche e passeggere di sistemi e di abitudini mentali e pratiche delle quali possiamo assegnare l'origine, intieramente distinta dalle origini del cristianesimo, e prevedere la fine. Di queste vecchie abitudini, una è appunto l'opinione, così radicata in certi animi, che la Chiesa non possa vivere ed agire se non sotto la tutela e col consenso del potere civile; e che valga la pena di accettare questo concorso, anche quando, come fu quasi sempre, dalla conversione ufficiale dell'impero romano, e come è oggi, esso dato non per sin¬ cero spirito religioso, ma per ottenere un corrispettivo di servizi politici che la Chiesa sconterà poi con l'avversione profonda di quanti sono sinceri democratici.

Pagina 143

Teogonie clericali

403888
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 108-137.
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Una più «religiosa» concezione della vita religiosa, una più netta distinzione fra quel che è ecclesiastico e quello che è civile, una condotta del clero diversa dalla presente, e una sua assai più larga cultura, la liberazione da quello che di fanciullesco e di stantio hanno ancora le nostre abitudini umane, tutto questo i progressi della democrazia sembra debbano suggerire alle società religiose. Ma alcuni temono tali trasformazioni. Ciò solo spiega la diffidenza per la democrazia, la quale è nel fondo della presente alleanza clerico-moderata. La politica clericale persegue dunque a suo modo, nella presente condotta, degli scopi religiosi, come era da attendersi; ma questi scopi religiosi, o, per meglio dire, ecclesiastici, sappiamo ora quali sieno.

Pagina 128

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

404116
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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E questa sollecitudine ansiosa della stabilità si rivelava, nei rapporti col governo, quasi di funzionarii, nel governo interiore sospettoso dell'intelligenza e severissimo contro l'iniziativa, nell'apologetica, che era un poco sempre, in sostanza, la rivendicazione della cultura e delle abitudini del passato. Una delle maggiori cure dell'episcopato francese, in questo periodo di tempo, fu quella di tener lontano il giovane clero da ogni contatto con la cultura e la scienza delle università. Anche la creazione delle università libere si deve, in gran parte, a questo proposito.

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Abitudini fiscali molteplici e minuziose avevano fatto del culto stesso un privilegio di coloro che pagano. A chi non aveva o non voleva pagare era riserbato un posto modestissimo negli angoli. L'uso era così impopolare e dannoso che, appena abolito il concordato, e cresciuta quindi la necessità di far denaro, quasi tutti questi usi fiscali sono stati…aboliti.

Pagina 240

La nuova politica ecclesiastica

404196
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 149-165.
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Uno studio coscienzioso dovrebbe cominciare dal ricordare qui la politica della Curia romana nelle cose d'Italia durante tutto il secolo scorso. Gli avvenimenti si sono svolti, nella seconda metà di esso, assai più rapidamente che gli uomini non sieno mutati; e, sotto l'apparenza esteriore diversa, per le necessità imposte dalle diverse circostanze, noi troveremmo gli stessi modi di vedere, le stesse abitudini, le stesse aspirazioni che prevalevano nella generazione la quale vide compiersi la caduta del potere pontificio e di Roma papale.

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I promotori del movimento autonomo, che si impernia nella Lega democratica nazionale, furono spesso accusati di una confusione nociva fra il programma politico e sociale dei sociali-cristiani e quello filosofico-storico dei critici e degli intellettuali; ed essi hanno risposto che, se non è ufficio loro discendere alle particolari conclusioni dell'indagine storico-comparativa su questo o quel tratto, e se essi debbono quindi in qualche modo rimanere neutrali dinanzi alle questioni che riguardano questo o quel punto particolare del conflitto fra la critica e la teologia, nell'insieme, tuttavia, il grande moto di revisione critica del pensiero cattolico li interessa grandemente, perché esso solo può liberare i cattolici da quei vecchi e falsi abiti mentali, da quelle abitudini di giudizio e di condotta che noi abbiamo sopra cercato brevemente di caratterizzare, e che sono la base stessa e diremmo quasi, l'aspetto teorico del clericalismo italiano. Il conflitto, qui, prima che fra due politiche e due programmi, è fra due diverse concezioni della vita e della società umana.

Pagina 160

Che cosa fu il modernismo?

404423
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 6-36.
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E se l'andarsene é così difficile, ciò avviene solo per le male abitudini della brigata; dalla quale chi scampa tanto più ragione ha quindi di chiamarsi fortunato, anche se acquistò il diritto al loro odio, per tutta la vita.

Pagina 18

Introduzione

404506
Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 16-29.
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Chi voglia in Italia dividere gli uomini secondo le loro opinioni tendenze abitudini associazioni politiche dovrebbe, ad una ca¬tegoria di essi, dopo aver assegnato le etichette di moderati, liberali, radicali, repubblicani, socialisti, dare anche il nome di cattolici. Cattolici, ripetiamo, politicamente; dal punto di vista religioso potrebbero forse anche, molti di essi, esser qualificati atei o pagani e via dicendo. In altre parole, nella loro azione politica, questi cittadini che sono politicamente qualificati come cattolici subiscono 1'influenza e spesso seguono passivamente le direzioni le quali vengono, per una via o per 1'altra, da una confessione religiosa, dal clero, dalla gerarchia: hanno preso tutte le loro prime e fondamentali opinioni politiche in una scuola confessionale o in una chiesa, sono organizzati in associazioni economiche o politiche dipendenti dal clero, votano secondo che dice il loro parroco, sentono solo, delle innumerevoli questioni di attività pubblica, quelle che toccano la loro coscienza religiosa, e via dicendo.

Pagina 19

Né è da sperare che questa vastissima clientela politica, organizzata intorno a una gerarchia diciotto volte secolare, tenuta insieme dalle abitudini che divengono nell'uomo le più profonde e tenaci, debba sciogliersi e sparire nel giro di pochi anni. Certo la propaganda antireligiosa e la scuola laica le infliggono ogni giorno delle perdite non leggere e il popolo italiano si va scristianizzando; ma il processo è assai meno rapido di quel che si creda; e chi, per avere la più grande Italia che egli desidera, attende che il cattolicismo abbia cessato di essere, dovrà ancora attendere molto; e forse intanto la lotta apertamente anticattolica non farà che risvegliare il cattolicismo militante o clericale. In un certo senso, l'Italia è ancora assai lontano dall'essere la Francia.

Pagina 20

Adunque, essendo il cattolicismo la religione alla quale un grandissimo numero di italiani oggi aderiscono, anche se poi ne seguono più o meno difettosamente lo spirito; potendo esso dare pur sempre preziosi frutti di educazione morale e di energie volitive, ed essendo, d'altra parte, molto più facile condurre questi cattolici ad essere più sinceramente e più coerentemente cattolici che non condurli ad abbandonare la religione de' padri ed a convertirsi a norme filosofiche le quali rimarranno pur sempre difficili ed astruse, anche posto che avessero l'efficacia la quale viene dalla verità, ognuno vede l'importanza politica di questo proposito: utilizzare più efficacemente quella che è ancora la religione di tanti italiani, rinvigorendo in essa l'interno spirito religioso, riducendo a giusta misura la religione esteriore, separando dalla confessione religiosa elementi estranei e nocivi, presentandola e facendola vivere come religione dello spirito e della libertà, combattendo, insomma, il clericalismo, a vantaggio della religione: e questo, innanzi tutto, distaccando questa religione da una sopravvivenza multiforme e tenace di abitudini politiche parassitarie; che è quello che noi facciamo.

Pagina 26

Da un Papa all'altro

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1905
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 30-55.
  • Politica
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E quella pressione noi vediamo esercitarsi dovunque siano dei partiti di cattolici modernamente organizzati; i quali, costretti da necessità positive a metter da parte schemi astratti di società giuridiche perfette, accettano ed assumono lo Stato come una concreta organizzazione giuridico-politica, avente esigenze ed interessi nettamente determinati, e cercano solo di influire, o dal di dentro o dal di fuori, su di esso, in un determinato senso, senza tentare di trarlo da quella formale ed effettiva neutralità religiosa che le condizioni della coscienza contemporanea gli impongono. Ciò richiede da parte dei cattolici e della loro azione politica una abitudine di libertà, una maturità di senno civile, una larghezza d'animo che è dubbio se i cattolici italiani abbiano ancora acquistato, ma che, nella pratica della vita correggendo le antiche tendenze di intolleranza clericale, e negli studi positivi le abitudini d'un pigro dogmatismo logico e formale, essi potrebbero rapidamente acquistare.

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Clericalismo

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1906
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 73-85.
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Gli uni sostengono e promuovono, nella vita pubblica, dei principii di diritto pubblico ecclesiastico ed una posizione di privilegio o di libertà privilegiata, per la Chiesa, che questa ha eredito dal passato; è vogliono certe speciali forme di accordo e di alleanza fra i due poteri per un'azione combinata a tutela artificiosa di certe abitudini e costumi i quali giovano egualmente al conservatorismo religioso ed al consolidamento del potere politico in certe classi e gruppi sociali e dentro certe forme politiche determinate. Gli altri, applicando alle forme di rapporti politici e sociali, che ci sono note dal passato, il criterio della relatività storica, cercano di trovare le formule e i termini nuovi di questi rapporti in un ritorno della coscienza religiosa su sé stessa, sulle origini e sulle vocazioni native ed immanenti del cattolicismo, in una revisione critica dell'eredità morale e giuridica del passato, in un esame accurato della nuova condizione di cose creata dalla società democratica, dallo sviluppo della scienza ed anche in parte dalla innegabile decadenza del cattolicismo nei paesi latini.

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Differenza caratteristica dicevamo essere invece questa che i clericali si preoccupano di mantenere una posizione pubblica del cattolicismo e dei suoi varii istituti, la quale è eredità di un lungo passato storico, senza chiedersi se e per quanta parte essa sia in relazione diretta con il valore effettivo e pratico di vita, privata e sociale, che ha oggi lo spirito e la dottrina del Vangelo nella società contempora¬nea; e siccome questa posizione non è quindi data da un puro interesse religioso, ma coinvolge interessi politici e sociali di vario genere, essi difendono, nel nome stesso e pel fatto del clericalismo, abitudini, passioni interessi politici ed economici di vario genere, a sostenere i quali sia quindi necessaria una tacita alleanza ed una azione combinata e della Chiesa e dello Stato, dove i due poteri procedono d'accordo, ovvero della Chiesa e di partiti politici in lotta con lo Stato, dove è lotta fra i due. Le vicende del clericalismo in Francia sono una illustrazione veramente tipica e meravigliosamente chiara del secondo di questi due fatti. In Italia invece, ed in altri luoghi, il clericalismo è monarchico; e tale si è rivelato clamorosamente, appena si abbassò la barriera del non expedit, così che si potesse almeno…saltarla.

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Prefazione

404812
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 7-14.
  • Politica
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Sappiamo come è vasta la rete di interessi minacciati, come sono profonde le abitudini, scosse, di inerzia e di servilità, come forti le passioni provocate e irritate. Il nostro sforzo é come un corpo estraneo, elemento dissolvitore, introdotto a forza nella compagine politica del clericalismo italiano. Noi abbiamo dovuto attaccare non solo quelli che consapevolmente davano a questo il carattere di una politica di reazione e di resistenza alla democrazia ma anche quelli che si lasciavano portare, dorando di pie illusioni l'inconsapevole servitù e la neghittosa viltà.

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