Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'assemblea generale del partito

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

A tutta questa opera, che non è davvero esaurita in questi rapidissimi cenni, aggiungete l’azione quotidiana e svariatissima che la direzione svolse presso il commissario generale e le autorità locali; e mi direte se questo compito di esercitare - certo imperfettamente e non completamente - quelle funzioni che sarebbero state dei deputati, non abbia già da solo reso travagliato e affaticato quant’altri mai questo periodo di attività della direzione. Ma due problemi, sovra ogni altro, richiesero tutta la nostra attenzione, quello della valuta e quello della ricostituzione politico-amministrativa del nostro paese. Del primo possiamo dire che i nostri replicati e disperati interventi contribuirono - senza con ciò voler menomare l’opera altrui - al risultato di costituire e far lavorare quella commissione che ora a Roma sta risolvendo ad uno ad uno l’intricate questioni che vi sono connesse; del secondo ci sia lecito affermare che senza la nostra tenace propaganda, senza le nostre insistenze, che non disperarono mai né di fronte all’ignoranza né di fronte alle opposizioni, esso non sarebbe oggi divenuto per l’Italia uno di quei problemi istituzionali, che oramai s’impongono a qualsiasi governo e a qualsiasi parlamento.

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

393597
Toniolo, Giuseppe 5 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
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Ed invero ciò che ha natura di cosa utile e materiale, ma non è esterno e limitato, potrà essere sussidio e condizione al proficuo esercizio dell'attività umana, ma non mai oggetto di essa, come un bene di cui si abbia la piena disposizione ossia la proprietà. Quale condizione indispensabile e sussidio prezioso è un buon clima per l'agricoltura, specialmente per certe colture! Ma quale produttore direbbe che il clima e i suoi elementi termici, idrometrici, anemometri ecc. sono ricchezza sua propria e la computerebbe nel bilancio del suo patrimonio?

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Ove è equilibrio di sessi torna più facile che l'uomo abbia naturale preponderanza in ogni ramo di lavoro e che la donna, facendo quivi opera soltanto complementare, riservi la parte massima di sé nella gestione e uso finale della ricchezza, rassodando così i due fatti fondamentali dell'economia, produzione e consumo; mentre laddove, p. e. nelle Alpi italiane per l'emigrazione maschile o in Germania per lunghe tradizioni di vita belligera ed oggi per il militarismo sistematico, rimane disponibile maggior quantità di donne, queste trovansi aggravate da enormi fatiche materiali e più numerose in tutti gli impieghi economici. Anzi l'eccesso di donne che vieppiù addensa le fabbriche moderne è una debolezza per la economia sociale presente e insieme un'occasione di trascurando della gestione domestica popolare.

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è la grande nemica del progresso civile ed economico insieme,il quale non può svolgersi conregolarità continuata, che quando la mortalità rispetto alle nascite abbia assunto un procedimento progressivamente temperato, dando luogo ad una normale eccedenza di nascite sulle morti.

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Se lo Stato (come avvertimmo) rinviene il suo embrione nella grande famiglia patriarcale, esso prossimamente esce dalla società gentilizia (la gens,la «Sippe», il «clan»); ente intermedio, che per la derivazione da un ceppo comune ritrae del carattere privato, e per l'esercizio di funzioni che trascendono gli scopi familiari assume ancora una fisionomia pubblica; raffermando la propria esistenza autonoma (intorno ad una famiglia originaria) mercé l'insediamento in un punto del territorio, ciò che dà luogo alla prima agglomerazione locale, la comunità di villaggio (vicus)colle sue prime relazioni di vicinato; la quale comunità villereccia sembra universale presso ogni razza che abbia raggiunto una relativa stabilità, e certo è caratteristica delle stirpi arie, dall'India a tutta Europa (Summe Maine).

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Non vi ha odierno problema sociale, che la classe media nelle città non abbia affrontato con ardimento di mercanti, e sciolto sovente con civile sapienza. E alcuni Comuni come Genova, Firenze, Venezia, nel governo delle loro fattorie e colonie in tutta Europa, dal Baltico al Mediterraneo e ai paesi levantini, porsero i primi saggi felici non solo di una economia ma anche di una politica internazionale. Né mai le classi popolane anche lavoratrici rinvennero, come in quegli organismi cor porativi, tanta dignità e potenza economica, sociale e politica.

Pagina 2.168

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

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Toniolo, Giuseppe 4 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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E può ammettersi che dopo il diluvio e le grandi dispersioni dei popoli vi abbia avuto una decadenza agricola fra i popoli trasmigranti (specie a nord e ad occidente), sviluppandosi poi maggiormente la pastorizia, la caccia o la pesca, a seconda della qualità del territorio per cui trapassavano, in ispecie gli altipiani, le foreste, gli stagni o spiagge marine. È questa la risposta all'antica discussione che oggi gli studi sulle età primitive hanno posto in luce (vedi Roscher, Schmoller).

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Ma comprendendovi l'escavazione di tutte le terre argillose, coll'annessa industria dei laterizi, del caolino, della porcellana, delle sabbie vetrarie, si arguisce quale espansione abbia assunto questo ramo minerario nella storia, col moltiplicarsi e grandeggiare di città corpulente e sontuose fino ai nostri dì.

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Si comprende da ciò come la agglomerazione di molti lavoranti in un edificio solo sotto un'unica direzione accentrata (nel che sta il carattere essenziale della fabbrica e non già come spesso si afferma nelle macchine e nella grandezza) offrisse qualche esempio nell'antichità orientale fra i fenici (Bücher) o in Grecia e Roma nella produzione mista di lavoro libero e a schiavi (Lampertico); e più tardi in alcune imprese subordinate (membra) dell'industrie medioevali, p. e. nelle tintorie o gualchiere nell'arte della lana a Firenze (Doren), e come nella industria moderna essa abbia rinvenuto un proprio e particolare dominio. Quivi si insedia di preferenza e quasi inevitabilmente, laddove il prodotto esige o comporta — una elaborazione in masse ingenti uniformi per il consumo generale a buon mercato, tipo massimo le industrie tessili — o un complesso sistema tecnico-automatico intorno ad un motore unico localizzato, come p. e. nella costruzione di macchine — o processi rigorosi escogitati e diretti da specialisti, come nelle industrie chimiche — o pericolosi come per la polvere pirica, per la dinamite sotto le più rigide cautele — o sapientissimi come per gli stromenti scientifici («feine Mechanik») di gabinetto, di nautica, di astronomia, dietro la guida immediata di uomini dotti — o preziosissimi come il conio delle monete, la lavorazione di metalli nobili o di diamanti dietro la più severa vigilanza — e finalmente essa signoreggia nei rami di produzione per lor natura (e in parte per accidenti storici) soggetti a più profonde e rapide innovazioni tecnologiche e quindi a più frequenti e dispendiose trasformazioni, sotto la dittatura di uomini illuminati, intraprendenti e ricchi.

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Donde un intervallo di spostamento, di trasformazione e accomodamento al nuovo ambiente storico, in cui i piccoli si trovano sacrificati, finché la produzione abbia rinvenuto un altro equilibrio storico sopra una diversa proporzione fra piccole e grandi imprese, ciascuna nel proprio campo naturale, ove tutte continuano la propria esistenza. È la storia delle sofferenze delle piccole industrie esposta da Schmoller in Germania, da Reybaud in Francia.

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Per il 1° anniversario della sezione operai S. Giuseppe e per l’inaugurazione della compagnia del ven. n. Suplrizio in Caltagirone.

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1896
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 17-29.
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E quand'anche il popolo non abbia istruzione soda della religione, ne ha il sentimento e lo spirito; che può per lo spesso offuscarsi; che dalle passioni può farsi tacere; ma che nei momenti supremi ritorna vivo nel cuore. Se oggi io dicessi che un pastore protestante sia venuto in Caltagirone a disseminare errori, il professionista, il borghese, il cattolico indifferente si stringerebbero le spalle, e direbbero fra' denti: troppo zelo! Ma se lo dicessi al popolo, o Signori, potrebbe forse eccedere.

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Costituzione, finalità e funzionamento del Partito Popolare Italiano

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1919
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 74-87.
  • Economia
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E benché ciascuno abbia un modo di concepire il nostro partito e fra noi sia diversa la valutazione del nostro stesso programma, delle nostre energie, del nostro compito immediato e dei nostri metodi, pure la realtà sarà più forte di noi; e il nostro partito deve anch'esso subire la prova della realtà e della lotta, e se sapremo restare al nostro posto di combattimento, potremo dire ciascuno innanzi alla propria coscienza di avere assolto il nostro dovere di cittadini in un'ora che si presenta per la patria estremamente difficile; ma potremo insieme avere conquistata e coordinata quella intima energia che oggi è sparsa in mille nuclei polarizzati verso di noi, ma ancora a noi, al nostro pensiero sociale, alla nostra dinamica politica, se non estranei, diversi. L'avvento del nostro partito fu sognato molti anni addietro come una vera forza popolare di evoluzione e di conquista; oggi possiamo chiamarla una realtà vivente a cui è segnato un avvenire.

Pagina 87

Rivoluzione e ricostruzione

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 264-308.
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Corpi liberi e monarchia debbono avere insieme una naturale convergenza di voce; affinché così la camera alta abbia autorità pari a quella eletta dal popolo, ed esse formino insieme un potere indipendente dalla influenza del governo; il quale non possa più poggiare esclusivamente sull'azione e reazione della camera dei deputati e del corpo elettorale, ma sia esponente del parlamento intero nella sua funzione politica e amministrativa di potere esecutivo.

Pagina 279

Crisi economica e crisi politica

399336
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
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Che Corradetti abbia in mano i porti e Giulietti le navi mercantili, anche offerti a titolo di regalo dal ministero della industria? Che meraviglia che le officine d'armi di stato, i cantieri e gli stabilimenti della guerra e della marina, le acciaierie e gli opifici appartenenti allo stato si cedano a organizzazioni socialiste favorendone in modo palese e occulto il finanziamento? Che meraviglia che ad esse si faccia il privilegio di monopoli nelle rappresentanze organiche dello stato, nei lavori pubblici, nei consigli e nelle commissioni, siano o no paritetiche, nominate per decreto reale o ministeriale?

Pagina 150

La regione

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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Così si può concepire una camera economica quale corpo consultivo permanente e sintetico di tutti gli interessi economici, come verrebbe ad essere il futuro consiglio superiore del lavoro o meglio consiglio superiore dell'economia nazionale,essendovi in esso le rappresentanze paritetiche o quasi di tutta l'economia produttiva del paese; e nessuno nega che tale corpo abbia anche mansioni tecniche e regolamentari, ovvero di prescrizione legislativa su deliberazioni parlamentari di massima. Si può anche concepire (in sostituzione e non in aggiunta) un senato elettivo a base amministrativa ed economica, che legiferi di pari grado con la camera dei deputati; non si possono concepire corpi amministrativi locali specializzati, senza spezzare l'unità reale della vita e senza che divengano o enti rachitici, organi impacciati, forze avulse dalla realtà, oppure forze guidate a scopi sovvertitori dell'ordinamento politico.

Pagina 216

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

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Murri, Romolo 10 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Come il male abbia nell'anima nostra questo carattere di cosa estranea, di altrui, di servitù, mentre il bene è cosa nostra, è il dominio e il possesso di quest'anima medesima, voi potete già intenderlo, dopo quel che io vi ho detto. Io vi ho detto già che la personalità apparisce in noi insieme con la coscienza morale; insieme, cioè, con la consapevolezza d'un nostro proprio essere, distinto dalle cose e dal mondo esterno, autonomo nell'azione sua, capace di scelta, padrone dei suoi atti e quindi anche dei suoi fini e del suo essere, diremo così, definitivo. Ma questa autonomia dello spirito il cui senso dà alla nostra psiche il sigillo della personalità, o d'una certa maniera di avere il proprio essere che dice distinzione da tutti gli altri esseri, va intesa con prudenza: poiché fu moda lungamente esagerarne il significato e la portata. Questo essere spirituale che è nostro, e carattere della cui azione è la conoscenza del fine e, fra i varii fini, la scelta, non ci apparisce come sciolto da ogni solidarietà con l'universo e con l'essere universale: il rapporto rimane, ma di necessario e determinato si converte in rapporto di fini e di volontà, cioè in rapporto etico. Quindi possedere il nostro essere, l'anima nostra, vuol dire porre l'azione volontaria e libera che affermi e cerchi consapevolmente, insieme con il proprio essere, i fini e i rapporti nei quali deve svolgersi ed arricchirsi e trovare la sua definitiva posizione.

Pagina 136

Come io vi dissi già che la morale cristiana non è una eteronomia, la quale abbia bisogno quasi di giustificarsi dinanzi alla coscienza, così il piano provvidenziale, che si incentra e compendia in Cristo, non è nella storia una eteronomia. Alcuni vollero faticosamente ricostruire lo svolgersi parallelo delle due città e tracciare il piano della storia universale, muovendo dal Cristo e collocandosi quasi nel punto di vista di Dio; tentativi geniali, ma difettosi, perché la storia non potrà essere abbracciata d'uno sguardo, nel suo interno processo e nell'ampia lentezza del suo svolgimento, che alla fine, quando i decennii di migliaia di anni che precedettero l'avvento di Gesù non saranno che un lontano preambolo della storia umana, e la parola evangelica, profondatasi lentamente nella coscienza umana, l'avrà tutta penetrata e riplasmata. I nostri schemi difettosi non riflettono che in piccola parte la realtà della storia e la vita delle anime, e poco vi discerne chi vuole curiosamente ficcar lo viso a fondo.

Pagina 160

Che una società, fondata sul libero consentimento dei soci, abbia un rito speciale per l'iscrizione dei suoi è semplice ed ovvio; ma che questa società prenda come suoi dei bambini appena nati, e che essa si faccia promettere da altri, per essi, fedeltà ed obbedienza, e che su questi inconsapevoli soci eserciti poi la sua autorità, pare oggi a molti irrispettoso per la libertà della coscienza umana e quasi tirannico; ed alcuni genitori cominciano a non volere che i loro bambini siano battezzati, ed anche ad impegnarsi a questo con un vincolo sociale, col pretesto che questi medesimi, divenuti uomini, sceglieranno il loro Dio e la loro fede.

Pagina 188

E “l'irreligione dell'avvenire” è una fede la quale ha oggi molti credenti, benché essa non abbia ancora degli altari e dei riti. I poeti e gli scienziati poeti hanno già del resto consacrato per loro conto degli altari alla Vita e alla onnipossente Natura e fiori alla Morte, che è circolo perenne di vita, ed adombrati i riti futuri.

Pagina 223

Ma solo quando questo amore, lungi dal levarsi contro il dritto altrui e dall'essere quindi ingiustizia, è imposto come un dovere; solo quando esso non è passione violenta e capricciosa di un'ora, ma è posto a base d'un rapporto che impegna tutta la vita, e l'unione sessuale è fatta, dalla convivenza e dalla paternità, unione di animi e di uffici, solo allora il rispetto umano e il consenso divino lo circondano e lo proteggono: ed esso diviene fonte dei più forti e soavi affetti che abbia la vita umana, e della società prima e più santa di questa: la famiglia.

Pagina 236

Pagina 248

Questa reazione della coscienza alle vicende in cui essa vede violate le sue idee ed aspirazioni etiche non fa in fondo che applicare parzialmente e difettosamente ai fatti della storia un criterio di valutazione etica che supera e rinnega il determinismo delle cause naturali ed il successo apparente della volontà di male fra gli uomini; perché abbia valore di ideale e di norma religiosa ed inizii e promuova la liberazione della coscienza dal male e dall'ingiustizia e l'iniziazione di essa alla vita di libertà e di bene, è necessario che la storia umana sia concepita, nei suoi particolari e nel suo insieme, come posta e dominata da una finalità superiore, che lascia svolgersi le cause seconde sapendo di condurle al raggiungimento di un termine che le trascende, che le associa, anche nolenti e ripugnanti, in un grande processo di redenzione ed elevazione spirituale dell'umanità. Questa redenzione che si avvia, questo sciogliersi delle anime dal giogo del peccato e raggregarsi insieme in una lotta contro la colpa, la violenza e l'ingiustizia, lotta che agli occhi del mondo finisce spesso con la sconfitta dei buoni, deve essere inteso dalle anime religiose come la preparazione di un altro ordine di cose, di una crisi risolutiva in cui il Bene trionferà definitivamente sul male.

Pagina 285

Di quel che il loro spirito sia ed abbia, di questo limbo di anime rimaste fanciulle, noi sappiamo, per argomentazione, assai poco.

Pagina 294

Per essa Dio, il quale è così il termine di tutto il nostro essere interiore in moto, è anche al principio di questo moto religioso medesimo; Egli, presente al nostro spirito, ed operando con la sua azione invisibile nel più profondo di questo, si associa alla nostra attività ed, ottenuto che abbia il consenso di questa, necessario appunto perché la nostra vita spirituale è tutta vita di volontà, va compiendo quel processo di coincidenza ed uniformità di volere nel quale abbiamo detto consistere il nostro amore con Dio.

Pagina 41

Voi potrete seguir cautamente lo svegliarsi di questi addormentati da lungo tempo, l'esplodere di queste forze per lungo abbandono selvaggie, e discutere sulle forme nelle quali esse debbono spiegarsi, sulla parte che convenga fare al popolo dei lavoratori nella vita pubblica, per l'interesse comune e pel loro stesso; ma il desiderio che il popolo rimanga nella sua abiezione antica, che esso non sappia e che serva, di qualunque pretesto si ammanti, è desiderio incivile e che chiunque abbia inteso le parole del Cristo deve condannare.

Pagina 77

Considerazioni sul potere temporale dei papi

401275
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1895
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974.
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In quest'ultimo si parla di una provocazione francese: il fatto è smentito; ma posto che fosse vero che un francese abbia scritto nell'albo dei nomi del Panteon Wil Papa Re,se ciò era offesa di lesa maestà dovevano catturare il mal capitato francese e non destare sì violenta cacciata. Ad ogni modo torto o ragione sono sempre incompatibili due autorità supreme in una città sola. Ma pure infine supposto che tra la nazione in cui il Papa si trova e il Papa corressero buone relazioni, non dovrebbero le altre nazioni temere di parzialità, di pressioni in vie amichevoli, non diffiderebbero del Papa non in ciò che è dommatico, perché in tale materia è infallibile, ma in ciò che è disciplinare e politico? Supponete un momento che il Papa se ne andasse in Parigi (e già lo ha detto nel concistoro segretissimo del '92, che se durassero le cose in tal modo lascerà Roma) e che il Papa fosse non nemico della Francia, ma amico: dite avrete tutta quella fiducia agli atti suoi, non dommatici, ma politici, civili e disciplinari? Non temete la preponderanza per via di pressione e di amicizia che avrebbe la Francia nella Cristianità, come nei settant'anni d'Avignone?

Pagina 9

Il Mezzogiorno e la politica italiana

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Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
  • Politica
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Il sistema proporzionale e non progressivo dei tributi sui terreni ha evidentemente danneggiato l'agricoltura meno ricca, come quella del mezzogiorno; per giunta i nostri terreni sono quasi tutti gravati da oneri ipotecari, sì da potersi affermare che la proprietà meridionale rurale abbia due padroni; però nel fatto e il padrone primo — quello che coltiva e che nella maggior parte dei casi ha fatto tali debiti per coltivare e trasformare la sua terra — che è anche colpito dalla ricchezza mobile del mutuo; e senza speranza della presunta rivalsa. Ed è strano il fatto che mentre all'industria si deduce il passivo del debito, all'agricoltura non si deduce. Tutta la storia dell'imposta e della sovrimposta, col vecchio e col nuovo catasto, in rapporto al mezzogiorno, è intessuta di errori e di danni, non riparati nemmeno oggi, anzi aggravati da una campagna furiosa, fatta dagli industriali a mezzo dei loro giornali per colpire di ricchezza mobile l'industria agricola diretta, che era stata esentata, allo scopo di sviluppare sempre meglio le energie agricole responsabili e trasformatrici in confronto alle altre. I recenti provvedimenti De Stefani possono avere una giustificazione nelle condizioni dell'erario, per quanto ci sia da dubitare assai di una possibilità organizzativa del contributo senza gravi sperequazioni e di una reale utilità della imposta stessa; certo che, così come viene costruita, va a colpire ancora di più la nostra agricoltura meridionale.

Pagina 333

Ebbene, questa politica sarà la nostra, insieme a quella mediterranea: politica puramente economica, di lavoro, di scambi, di cooperazione, di pace, di dignità verso l'estero (affrettiamoci a chiudere la vertenza di Rapallo e Santa Margherita con la Jugoslavia); in cui le due parti dell'Italia, nord e sud, abbiano due centri di sviluppo e di convergenza, come un insieme economico, che spunta più chiaro dalle rovine della guerra; la quale, insieme alla sicurezza dei nostri confini e al completamento della nostra unità, speriamo ci abbia dato la coscienza della nuova posizione politica. Non certo quella di essere l'ancella o il terzo incomodo dell'Intesa (che nulla seppe dare a noi del bottino di guerra, cosa che oggi ci giova nella valutazione morale degli altri popoli); non certo quella di puro equilibrio nel gioco delle grandi forze internazionali in contrasto, come avviene oggi nell'urto dell'Inghilterra con la Francia; ma quella posizione centrale, che possa farci fare una politica di pacifica espansione mediterranea e adriatica, che valga a valorizzare la nostra economia e gli sforzi produttivi delle nostre industrie e dell'agricoltura. Così il sud un'altra volta, dopo l'unità morale e politica conquistata nel 1860, si ricongiunge al nord nella unità economica, intravista, iniziata e voluta nel tormento del dopo guerra.

Pagina 348

I problemi del dopoguerra

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Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1918
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 32-58.
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È troppo evidente l'argomento, per non poter rimproverare a questi stessi liberali, governanti di ieri e di oggi, dalla legge Casati in poi, di essersi asserviti alla sètta in materia di insegnamento e di avere voluto creare un monopolio intollerabile e assurdo, dalle scuole elementari semistatalizzate, alle secondarie assoluto dominio governativo, alle universitarie, ove perfino l'istituto della libera docenza è ridotto a una larva di libertà, mentre non è dato a nessuno che non abbia la marca governativa di potere insegnare, si chiami Socrate o sia un novello Platone.

Pagina 46

Può essere che tale forza abbia la prevalenza politica oggi o domani, nell'avvicendarsi dei partiti sul terreno elettorale legittimo o illegittimo; ma non deve vincere il pregiudizio, non deve permanere l'equivoco che l'organismo di classe rappresenti il passato delle corporazioni fossilizzate, soppresse allora per rivendicare la libertà di lavoro; mentre oggi si tollerano o si blandiscono le camere del lavoro secondo il fluttuare degli eventi, ponendo ostacoli a quel riconoscimento giuridico che affranchi le stesse masse dall'asservimento ad una parte politica preponderante.

Pagina 52

Crisi e rinnovamento dello Stato

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Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 232-263.
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Gli uomini che campeggiavano in questo periodo di disfacimento della classe parlamentare della democrazia furono pochi, anzi può dirsi che uno solo abbia segnato la via: Giolitti, a cui gli anni diedero una statura maggiore della sua altezza politica. Invano si cerca in lui un pensiero costruttivo: nel suo costante semplicismo tradusse i problemi del futuro in adattamenti del presente: superò le battaglie del momento o seppe evitarle e parve un vincitore: ebbe istinti demagogici pur nell'austerità delle forme. A lui si deve il primo avvicinamento della borghesia al proletariato: avvicinamento non disinteressato né organico, ma istintivo di colui che meglio degli altri conobbe o intuì la crisi della borghesia e tentò di salvarne il potere, facendo concessioni alla nuova forza del proletariato socialista.

Pagina 241

Forse oggi, dopo tre anni, a Cannes prima e a Genova dopo, si inizia una revisione, che speriamo abbia a far tesoro della triste esperienza che accomuna nel danno popoli vincitori e popoli vinti.

Pagina 243

L'obiezione è grave e merita un esame ponderato e sicuro, tale da sgombrare l'impressione che il partito popolare italiano non abbia l'intiera visione di un così immenso problema. La ricostruzione economica dell'Italia è insieme un problema di politica interna e di politica estera, quanto mai oggi connesso e inscindibile. Non è possibile riaprire all'estero le larghe correnti di fiducia sul terreno economico, senza la tranquillità interna; gli scioperi generali del luglio 1919 e del gennaio 1920, le occupazioni delle fabbriche e delle terre nel settembre-ottobre 1920; le violenze comuniste e le spedizioni punitive fasciste del 1921 sono stati elementi di forte arresto alla ripresa economica del paese. La crisi si è aggravata con le leggi finanziarie e politiche demagogiche e non utili all'erario dello stato, quali le leggi giolittiane sulla nominatività dei titoli e per l'inchiesta sulla guerra, che è divenuta campo di lotta dei capitalisti e degli industriali, senza che l'erario dello stato venga a beneficiarne. La caduta dell'Ilva, dell'Ansaldo, della Banca di Sconto, e di altri minori nuclei industriali e capitalistici sono non una conseguenza di questi fatti, ma indici di una politica economica turbata e alterata dalla politica interna, che soverchia e sconvolge la nostra economia e il nostro credito.

Pagina 255

La questione meridionale

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1903
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 234-239.
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Ho accettato, io siciliano, di parlare in Bologna sulla Questione Meridionale non solo per un senso di carità sentita verso il natio loco, troppo vituperato e troppo sconosciuto, non solo perché sento che è una nobile missione rivendicare la verità e farla conoscere a chi, per quanto abiti mentali vi facciano ostacolo, non vi ripugna con le prevenzioni della volontà; ma anche perché noi cattolici, che oggi diamo all'Italia lo spettacolo del come sappiamo sentire cristianamente tutta la vita moderna, sentiamo anche quanto importanza abbia nella vita nazionale e nello sviluppo delle coscienze proletarie, una adeguata percezione del problema del Nord e Sud Italia, e una pronta e sicura visione delle vie di rinnovamento; al quale noi, se comprendiamo per intiero la nostra missione, dobbiamo partecipare con la vergine potenzialità dei nostri ideali.

Pagina 234

La stampa quotidiana e la cultura generale

402076
Averri, Paolo 2 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Ebbene, anche in questo caso, esso non è quasi mai il contributo d'un'opera originale e pensatamente riformatrice al progresso della scienza e della vita: esso riassume ed incarna una tendenza diffusa, un giudizio giacente nell'idea di molti, un commento spirituel ed acuto al fatto del giorno: poiché il lettore non cerca mai nel giornale un pensiero superiore, al quale esso abbia da apprendere, ma l'espressione nitida e lusingatrice del proprio pensiero. Questo scopo, che l'articolo di fondo del giornale francese o tedesco si dissimula e raggiunge indirettamente, il leading del giornale inglese o americano se lo propone tale e quale, senza reticenze come senza preoccupazione di classicismi letterari. Il leading inglese è il listino di borsa (un po' tendenzioso e un po' arbitrario, naturalmente, come i commenti di borsa di tutti i giornali) dell'opinione pubblica della giornata.

Pagina 12

Se paragonate l'Italia di un mezzo secolo addietro ⸺ senza risalire molto più addietro — a quella di oggi, e vi chiedete quale meravigliosa forza nuova abbia potuto far sparire così completamente tante barriere d'ogni genere che avevano per secoli profondamente divisa l'Italia in comuni ed in stati così estranei l'uno all'altro, e che erano sopravvissute a tante vicende storiche: quale forza meravigliosa abbia potuto a questa indefinita varietà di tipi e dì forme sociali, così ricca talora di contrasti violenti, sostituire l'elaborazione rapidissima d'una notevole unità nazionale, voi troverete la spiegazione nella stampa quotidiana, innanzi tutto. Così, per ricorrere ancora ad un altro esempio, se voi cercate in che modo il partito socialista italiano, in soli sette anni, sia riescito ad organizzarsi cosi potentemente in tutta Italia, a far conoscere e discutere per tutto il suo programma, a ottenere vittorie come quelle delle elezioni municipali di Torino e Milano del giugno corrente, a dare una così larga risonanza nel paese alla sua politica parlamentare, voi dovete riconoscere che molte delle forze le quali hanno condotto a questo mirabile risultato preesistevano, che le forze nuove spiegherebbero ben poco senza la stampa, e che solo questa ha potuto in pochi anni creare in moltissimi la coscienza del programma socialista, mettere in rilievo e far quindi agire con intensità raddoppiata le cause di un simile movimento sociale, unire, assimilare, {{7}}dirigere le diverse forze a uno scopo comune, creare, infine, un partito e un tale partito.

Pagina 5

Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

402544
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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Il partito, così costituito, vincola il deputato; questi conosce gli uomini coli i quali gli è fatto dovere di intendersi ed agire di concerto nella vita pubblica; sa che la condanna del partito significherebbe la rovina del suo mandato, e che d'altra parte la fiducia di esso è, in gran parte, la fi ducia degli elettori, non ha bisogno di comprar questi con i grandi o piccoli servigi, non è in rapporti diretti e segreti col ministero, al quale possa di proprio arbitrio offrire o negare il suo voto, non si stacca dalla direttiva comune del partito se non quando abbia buone e certe ragioni da addurre, o quando si tratta di questioni di interesse secondario, in cui sia libero a ciascuno regolarsi come egli crede.

Pagina 181

Chi abbia presenti le osservazioni da noi svolte in questo breve studio dovrà convenire che quei giovani erano nel giusto.

Pagina 190

Gesù contemporaneo

402645
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 179-211.
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Ma, se forse il signor L. ed io non possiamo intenderci in questa concezione di Cristo e del suo messaggio, non parmi che egli abbia il diritto di dire che il messaggio del Cristo è quello che egli intende e quello che egli deduce da una interpretazione critica dei Vangeli — nella quale certo sarebbe assai più forte di me —; ciò avviene perché qui entrano davvero in campo due diverse filosofie. Le quali tuttavia non sono così diverse e delle quali l'una non è così moderna che non trovi il suo posto nell'ambito stesso dei quattro Vangeli; perché il Cristo del IV non è il Cristo dei primi tre, non il Cristo storico, mail logo, cioè lo spirito come parola e rivelazione, cioè l'eterna autorivelazione di Dio nelle coscienze o nel tempo. In Lui non c'è già più nulla di ebreo; Egli vive e si muove non fra persone vive ma fra simboli, vivi anche essi, ma di un'altra vita, extra¬temporale; in Lui anche la teologia di Paolo è già superata e risolta. Ma il cristianesimo che è venuto dopo, quello dei padri e della Chiesa romana e delle varie ortodossie protestanti è ancora, a parer mio, anteriore al IV Vangelo: e tutta la filosofia precritica è anteriore al IV Vangelo, con il suo ingenuo oggettivismo dommatico, nel quale l'unità nel Logo e nello spirito rivelantesi come pensiero e creante come parola immanente, unità divina nella sua opera, è ancora inintelligibile.

Pagina 191

Io dubito che Gesù abbia mai potuto pensare ad alcuno dei suoi comandamenti come soltanto morale. Egli pensa all'uomo come ad un essere che è in rapporto con due mondi: con una società in¬visibile e con una visibile. Ogni sua azione deve essere quindi determinata dalle condizioni di questi due ambienti, dal motivo religioso quanto da quello morale. La morale, strettamente chiamata così, riguarda solo le condizioni terrene e i rapporti che ha l'uomo nell'umana società». Siamo quasi intieramente d'accordo. Anche noi neghiamo ogni distinzione fra morale e religione, che non sia solo desunta da una astratta distinzione di momenti logici. La morale è per i simili e la società; la religione è per Dio. Ma siccome non ci sono simili né società se non per il nostro atto spirituale che accetta e pone questi suoi rapporti, e i valori assoluti sono il pregio di ogni atto umano, anche di quello con cui l'uomo pone i suoi simili e lo Stato e il diritto, così tutta la vita dell'uomo è religiosa.

Pagina 202

Di un partito e un programma radicali in Italia

402707
Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 192-206.
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Nitti non si chiede poi perché questo radicalismo, che dovrebbe perciò essere il programma ovvio e spontaneo della politica del nostro paese, rimanga tuttavia in potenza: e come si abbia invece una politica opposta, di quietismo, di clericalismo, di cattive leggi e cattive riforme.

Pagina 192

Il N. vuole che si abbia presente un piano organico consapevole di graduale nazionalizzazione, che potrebbe, dopo qualche diecina d'anni, trasformare radicalmente, per effetto di questo colossale demanio pubblico, le condizioni finanziarie dello Stato e l'economia nazionale.

Pagina 200

Nella vita dello spirito e delle coscienze questo occupa ancora una grandissima parte in Italia:.che la pratica di esso si rinnovi, rianimata da un pensiero vivo e fecondo, che dell'ufficio suo nella vita delle coscienze e nella vita sociale si abbia una idea meno farisaicamente esteriore, più sana e più giusta, che in questa atmosfera grave di volgarità intellettuale e morale passi una corrente viva ed un alito caldo di pensiero e di volontà rinnovatrice, e le condizioni politiche della vita italiana muteranno profondamente; ed i programmi che oggi sono inutilmente tracciati troveranno allora animi pronti a volerli ed a metterli in atto.

Pagina 206

Il modernismo che non muore

402809
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 37-59.
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Pagina 58

Il Partito Popolare Italiano

403283
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
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Falso: nella dottrina ufficiale cattolica sulla posizione della Chiesa nella società e di fronte allo Stato, e dei doveri verso di essa, c'è quanto basta ed avanza perché si abbia un partito, il partito clericale nel senso stretto della parola, sino a che i diritti della Chiesa non sieno riconosciuti ed accettati dallo Stato. Chi segue rigidamente quella dottrina non può non essere di questo partito. La verità è che di cattolici i quali, sul terreno della loro azione politica, aderi¬scono lealmente a quel programma — che era il programma dell'Opera dei Congressi prima della crisi di questa — non se ne trovano più in numero sufficiente. Il clericalismo dichiarato e coerente fa bancarotta anche in Italia.

Pagina 96

Introduzione alla sez. "Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922)

403625
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 101-131.
  • Politica
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Per quanto il popolarismo, come sintesi politica abbia in Italia solo quattro anni di vita; e come concezione democratica cristiana sia apparso, nella forma di un tentativo democratico cristiano, nel 1896; pure come movimento cristiano-sociale in Europa ha più di cinquant'anni; e come tradizione guelfa ha la sua origine nel pensiero dei cattolici del risorgimento. Il partito popolare italiano, come espressione e realizzazione di questo pensiero, è agli inizi; gli avvenimenti politici non si svolgeranno più al di fuori di questa concezione e di questa forza. È vero, ieri ed oggi è solo la voce di una minoranza; il fascismo trionfante non potrà né sopprimere, né negare la voce delle minoranze, che hanno una funzione naturale nella vita collettiva. Ma v'ha di più; il fascismo, nel tentativo di realizzazione, per quanto affrettata e tumultuaria, non essendo un sistema, ma un metodo, riassume parte dell'esperienza politica, che proietta secondo il proprio modo di sentire e di sintetizzare. Così alcuni degli indirizzi politici dei popolari oggi sono inclusi nel febbrile lavorìo fascista, anche quando ieri erano implicitamente o esplicitamente negati dagli stessi esponenti fascisti. Cito l'esame di stato e la libertà della scuola; la fine della lotta anticlericale alla chiesa e al suo insegnamento; il riconoscimento delle associazioni sindacali, i consigli superiori tecnici, la circoscrizione regionale scolastica, la libertà economica, l'abolizione degli enti fittizi e simili.

Pagina 129

I primi cattolici in Parlamento

403699
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
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Questa preferenza spontanea dei cattolici per l'attività locale è mostrata anche dalla posizione che essi conquistarono in breve nell'associazione dei comuni italiani, che è ora in mano loro e di moderati molto affini.Sembra però che il successo dei clericali abbia mortificato questa giovane e promettente associazione. In verità, i pochi cattolici intelligenti che, entrati in essa, vi hanno conquistato una posizione di preminenza, non vi portavano contributo di forze sociali vive e mature a nuove riforme e conquiste. Il successo fu di poche persone, non di un partito.

Pagina 100

Introduzione

404535
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 16-29.
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Certo la propaganda antireligiosa e la scuola laica le infliggono ogni giorno delle perdite non leggere e il popolo italiano si va scristianizzando; ma il processo è assai meno rapido di quel che si creda; e chi, per avere la più grande Italia che egli desidera, attende che il cattolicismo abbia cessato di essere, dovrà ancora attendere molto; e forse intanto la lotta apertamente anticattolica non farà che risvegliare il cattolicismo militante o clericale. In un certo senso, l'Italia è ancora assai lontano dall'essere la Francia.

Pagina 20

Quindi il cattolicismo è, innanzi tutto, e dovrebbe essere in ognuno che lo segue, una filosofia della vita; della quale certo, considerata nelle sue fonti originarie ed autentiche, nessuno oserà dire che non sia una pura e nobile ed altamente spirituale filosofia della vita, una dottrina di vita interiore di purezza di libertà di altruismo di sacrificio, anche se alcuni ne contestano oggi — ingiustamente, come mostriamo altrove — le basi teoricheMostriamo altrove in La filosofia nuova e l'enciclica contro il modernismo, come il cattolicismo abbia una base filosofica (realismo dualistico) solidissima; nei discorsi sulla vita religiosa nel cristianesimo abbiamo cercato di presentare questo appunto come una filosofia pratica della vita.. Oltre di che, questa dottrina si è raccolta intorno, per la virtù originaria che la ha assistita nel suo sviluppo, elementi meravigliosi di successo, così dapoter essere, ed essere in verità, per l'ampiezza e la coesione della sua gerarchia per la bellezza espressiva del suo rituale, per l'efficacia della sua attività sacramentaria, per la umana soavità dei suoi simboli, adatta meravigliosamente ad essere la filosofia della vita, pratica e viva, non di pochi solitarii asceti, ma di un popolo intiero e di tutta una vasta consociazione di genti.

Pagina 26

Da un Papa all'altro

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1905
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 30-55.
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E per questo è anche impossibile quell'altra forma di accordo che sarebbe la libertà piena della Chiesa ed il suo disinteressarsi d'ogni questione direttamente politica: il diritto comune è una norma sufficiente là dove la libertà religiosa costituisce una vigorosa tradizione, superiore ai dissensi religiosi, e dove il cattolicismo è in minoranza: in Italia, dove esso è religione comune ed ha una gerarchia solida e popolarissima e mezzi di azione e di influenza potenti, parlare d'una libertà all'americana come possibile oggi, e senza che una profonda trasformazione d'animi si sia prima prodotta fra i cattolici e abbia posto la religione fuori della politica dei partiti, è un ignorare i termini storici e concreti della questione. La libertà religiosa piena e sincera sarebbe un privilegio «di fatto» pel partito politico clericale.

Pagina 49