Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Il contegno dell'on. Degasperi e dei liberali nell'ultima fase

387845
Alcide de Gasperi 2 occorrenze

Da questo largo punto di vista e non da quello semplicemente dell’interesse locale abbiamo il diritto ed il dovere di riguardare quindi il problema, anche come consiglieri comunali di Trento ed in ogni caso quali rappresentanti politici del paese.

Perciò abbiamo concluso: salviamo il salvabile! Non ci siamo piegati per servire nessuno, ma come l’uomo che si piega per non essere spezzato da una forza maggiore e per risollevarsi poi ancora a combattere e a vincere. Certo una cosa non abbiamo salvato, quello che sperai lungo tempo di raggiungere, cioè la solidarietà trentina, d’evitare cioè lo spettacolo doloroso di una lotta fratricida in mezzo a tanti avversari. Ma qui prevalse il vecchio odio di parte, lo spirito anticlericale e la mania della frase rimbombante e tribunizia. Di fronte al quale spettacolo noi continuiamo tranquilli e sereni l’opera nostra, consci della nostra responsabilità e del nostro dovere. Il discorso detto con grande calore e lucidità fu interrotto spesso da applausi ed infine l’oratore, contro il quale in questi giorni si appunta l’ira avversaria, venne fatto segno ad una grande ovazione.

Il nuovo governo civile e le nostre autonomie

387941
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Col chiedere l’immediata partecipazione al diritto di votare con tutti gli altri cittadini italiani nelle prossime elezioni generali noi non abbiamo chiesto e ottenuto che la piena e fattiva cittadinanza italiana (applausi). Fin qui - dice l’oratore -, si tratta dunque di ottenere il diritto di dire la propria opinione in base al suffragio universale eguale e proporzionale e di stabilire la procedura perché l’esercizio di tale diritto sia assicurato nel termine più breve possibile. Fin qui dovremmo quindi essere tutti d’accordo.

Il contraddittorio D.r Degasperi-Todeschini a Merano

388030
Alcide de Gasperi 1 occorrenze

È vero, ma anche per gli operai industriali abbiamo tentato il possibile. A Trento si fabbricarono le case operaie, si fondò una cassa d’assicurazione e abbiamo tentato anche le Unioni professionali. Di chi la colpa, se troviamo tanta diffidenza negli operai? Dei capi socialisti, che hanno dipinto i cattolici e il prete come gli strozzini, come i primi nemici degli operai. E ci hanno creduto a questi capi, e quando noi dicevamo, non fidatevene, siamo stati scherniti.

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

391188
Toniolo, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
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Vero è, invece, che di idee religiose congiunte ad una morale severa erano imbevuti gli arii occidentali (europei), i celati, i germani, gli slavi e le loro istituzioni fino a' tempi della conquista romana, come abbiamo in Tacito; e prima di loro le genti elleniche e latine, come attestano Esiodo, Omero, Ennio (Fustel de Coulanges). Solamente può dirsi che il discredito e il pervertimento di una morale religiosa furono, presso queste ultime, più anticipati e diffusi.

Pagina 1.300

Costituzione, finalità e funzionamento del Partito Popolare Italiano

398477
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1919
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 74-87.
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Sarebbe illogico da ciò dedurre che noi cadiamo nell'errore del liberalismo, che reputa la religione un semplice affare di coscienza, e cerca quindi nello stato laico un principio etico informatore della morale pubblica; anzi è questo che noi combattiamo, quando cerchiamo nella religione lo spirito vivificatore di tutta la vita individuale e collettiva; ma non possiamo trasformarci da partito politico in ordinamento di chiesa, né abbiamo diritto di parlare in nome della chiesa, né possiamo essere emanazione e dipendenza di organismi ecclesiastici, né possiamo avvalorare della forza della chiesa la nostra azione politica, sia in parlamento che fuori del parlamento, nella organizzazione e nella tattica del partito, nelle diverse attività e nelle forti battaglie, che solo in nome nostro dobbiamo e possiamo combattere, sul medesimo terreno degli altri partiti con noi in contrasto.

Pagina 76

Consci di questa nostra posizione e responsabilità, fin dal primo sorgere abbiamo iniziato la più viva battaglia che si sia fin oggi combattuta per le nostre riforme costituzionali a favore del collegio plurinominale con sistema proporzionale. Le affermazioni teoriche che facevano capo all'associazione proporzionalista di Milano furono col nostro passo portate su terreno politico, per una attuazione immediata; e alla nostra affermazione seguirono quelle degli altri partiti. Però taluni di questi, e più che i partiti talune coalizioni e consorterie ben note in Italia, mentre a voce mostravano e mostrano di volere la riforma, all'ombra discreta del governo le cospirano contro. L'urgenza delle elezioni, ieri a giugno oggi a ottobre, è l'argomento principale di questi anonimi oppositori che per il temuto ritardo delle elezioni affacciano non si sa quali conseguenze dannose per la nazione.

Pagina 84

Rivoluzione e ricostruzione

398782
Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 264-308.
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Pagina 287

Noi abbiamo fiducia nel lavoratore italiano, nella sua forza di organizzazione, di produzione, di risparmio e di espansione; noi abbiamo fiducia nel lavoratore italiano, che nei giorni della guerra e del pericolo ha fatto baluardo con il proprio petto contro la pressione dell'esercito nemico. La deviazione bolscevizzante non ha toccato, in gran parte della massa operaia, né i sentimenti di moralità domestica e religiosa, né quelli di nazionalità, né quelli di amore e sacrificio al lavoro. Il nostro lavoratore ha l'animo plasmabile a sane idealità, e deve essere elevato, più che nelle sue condizioni economiche, nella sua funzione civile. Per questo noi invochiamo la fine della seminagione dell'odio e della vendetta, e auspichiamo una politica sociale equilibrata e serena.

Pagina 293

Non abbiamo vantaggio alcuno ad acutizzare i nostri rapporti con la Jugoslavia, né utilità a fare una politica equivoca con la Piccola Intesa; sì bene ad influire per la formazione di una economia degli stati successori, che possa ricreare il nostro mercato con loro in una larga zona doganale. A questa visione economica devonsi coordinare le varie questioni politiche, che potranno oggi avere la soluzione intermedia dei trattati già firmati, ma si avvantaggeranno di uno spirito di cointeresse che farà superare anche antipatie di razze.

Pagina 295

Un altro punto della nostra politica è il Levante, ove bisogna avere il coraggio di rinunziare a pretese economico-territoriali, quali il « tripartito » che desta antipatie, e che in realtà non potrà giovarci, perché non abbiamo capitale da esportare; invece dobbiamo riprendere i nostri traffici con il Levante, ed aumentare la nostra influenza culturale e religiosa; dobbiamo sostenere le nostre colonie con politica ferma perché insieme si ottenga il rispetto, necessario fra i popoli levantini, che disprezzano il debole e l'infido, ma stimano il forte e sicuro; il che è possibile, se, come per l'Italia, non han da temere né mandati (contro i quali bisogna riprendere la libertà di indirizzo politico) né pretese territoriali in Asia, né soverchiamenti politici nella Turchia europea.

Pagina 295

Crisi economica e crisi politica

399378
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
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Come abbiamo visto, il punto centrale oggi è per l'Italia il problema della produzione, ambientata e resa efficace e sicura dalla soluzione del problema del lavoro: a questo si lega il problema dell'organizzazione sindacale che si prospetta nella riforma degli istituti pubblici e loro rappresentanze; riforme che possono avere efficienza se rese agili dal decentramento politico, amministrativo ed economico, che può valorizzare le forze, le risorse, le caratteristiche locali e regionali, così varie e diverse in Italia, da non potersi annullare e livellare neppure attraverso cinquant'anni di legislazione e di ordinamento statale centralizzato.

Pagina 158

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400544
Murri, Romolo 11 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Noi abbiamo anche oggi una fede minuziosa, speculatrice, avida di istruzioni teoriche e di deduzioni, capziosa; una filosofia della fede la quale traduce e ritraduce nei termini della cultura umana i dati di questa, indaga i misteri e vi costruisce attorno sapienti ma labili impalcature di concetti filosofici e scientifici. Questa è industria umana, signori, curiosità celebrale, compiacimento di esteti o di professionisti, sapienza messa insieme studiando Aristotele o il Maestro delle sentenze o i naturalisti contemporanei; scienza che può essere anche in coscienze tristi, che non sostituisce la fede e spesso anche non la favorisce.

Pagina 110

Ogni uomo, lo abbiamo veduto nei giorni scorsi, ha bisogno, per la sua attività morale, di una risposta ai problemi ultimi dell'essere e del valore della vita e delle cose: tali risposte non ci vengono date dalla scienza né da qualsiasi ramo del sapere positivo; e la stessa infinita varietà di soluzioni pratiche da individuo a individuo mostra che intervengono in esse ragioni ed elementi soggettivi, immensurabili: una intuizione delle cose e del mondo, spesso inconsapevole, una valutazione morale rispondente agli stati interni di ciascuna coscienza, un giudizio appoggiato sull'autorità, riconosciuta o subita, di affermazioni altrui, sono i precedenti di tali risposte; ed esse, cioè le credenze le quali dirigono l'azione morale di ciascuno di noi, costituiscono la nostra fede.

Pagina 113

E nei rapporti col prossimo e con la società la severa norma di bene che abbiamo detto esige anche abnegazione sincera e costante: la vita civile è ancora un campo aperto di competizioni, di lotte, di cupidigie quasi feroci nelle quali molti, purtroppo, si armano delle più violente e insidiose maniere di nuocere e di vincere, sbarazzandosi di ogni ostacolo; e lo spirito evangelico, specie quando esso comanda di resistere e di agir contro, non può parere, come non parve a D. Abbondio, il miglior mezzo per far la sua via fra i violenti e gli astuti, od anche solo per vivere in pace.

Pagina 144

Qualche cosa di simile abbiamo visto avvenire in certe epoche ed in certi luoghi anche nella Chiesa cattolica, e la tradizione umana, necrosata, affaticarsi a comprimere la continuità vivente e rinnovatrice dell'opera divina nelle anime. Nel cattolicismo, tuttavia, l'iniziativa religiosa acquista dall'esempio e dallo spirito di Cristo una forza che è più difficile combattere e soffocare.

Pagina 162

E noi abbiamo avuto anche, in uno di questi nostri discorsi sulla carità, occasione di vedere come l'unione doverosa nel cristianesimo non può esaurire l'intima forza di associazione che è nella carità: ma via via che gli animi sono maggiormente penetrati di questa, essi sentono il bisogno di più intime associazioni, sino a porre tutto in comune quel che essi hanno, a negarsi il diritto di proprietà individuale, a mettere tutta la loro vita a disposizione di un volere collettivo e d'una autorità liberamente costituita e accettata.

Pagina 178

Ma poiché, cristiani, noi abbiamo tutti a cuore, laici o sacerdoti, il fiorire della vita cristiana, e poiché nella Chiesa l'ufficio di destarla ed alimentarla e difenderla nelle anime è più specialmente affidato ai sacerdoti, noi dobbiamo seguire con occhio sollecito e con vigile desiderio l'opera di apostolato che esso deve compiere, e portare ad essa in contributo non solo l'aiuto che può talora esserci chiesto, ma il consenso spirituale di fratelli, la docile umiltà di seguaci e discepoli.

Pagina 258

La mortificazione della carne è, abbiamo veduto già, dovere essenziale nella vita cristiana. Alcune forme di mortificazione, riguardanti più specialmente la quantità e la qualità dei cibi, vengono imposte dalla Chiesa a tutti i fedeli, negli stessi giorni, e sovente in preparazione di certe maggiori solennità, con manifesto carattere sociale; notevolissimi i giorni di digiuno delle quattro tempora, nei quali i fedeli sono invitati a far penitenza e speciali preghiere perché lo Spirito santo dia alla Chiesa sacerdoti fedeli e operosi, pastori e non lupi né cani muti.

Pagina 267

L'esame è tanto più necessario in quanto, come abbiamo veduto, il cristianesimo per molte anime ha preso consistenza in una serie di credenze astratte, cui la vita non rende testimonianza, e di riti esterni, sì che poi la sostanza vera di esso ci sfugge: e la nostra illusione giunge a tal segno che spesso crediamo di essere religiosi quando ai riti cristiani veniamo a chiedere, con preoccupazioni interamente naturalistiche e pagane, qualche cosa male desiderata, o per l'oggetto stesso o per il disordine che è nel nostro desiderio, a chiedere in somma e cercare noi stessi.

Pagina 27

Noi cristiani abbiamo nel nostro antichissimo credo un articolo il quale ci parla appunto di questa società d'anime o comunione dei santi. È un aspetto solo della dottrina che abbiamo esaminato; una famiglia più ristretta, e in qualche senso separata dal resto, nella grande famiglia delle anime umane; uno speciale vincolo, quello che è posto dalla santità, o dalla vita interiore delle anime cristiane. I credenti sparsi pel mondo, quelli che, vissuti un giorno, riposano nel Signore, i nuovi venuti che, prima di acquistare conoscenza di sé, sono messi dai sacramenti in mezzo a questa circolazione di vita che è la Chiesa invisibile, ed anche altri esseri, partecipanti per altre vie e con altre nature la realtà dell'essere spirituale, ma raccolti intorno a Dio come a centro e quiete delle loro aspirazioni costituiscono tutti insieme una società in cui rapporti frequenti corrono fra tutti i socii e che una vita divina alimenta e governa.

Pagina 274

E tale fatto perdura, anche nell'attenuarsi di quel pregiudizio materialistico del quale abbiamo spesso parlato e che ottuse così fortemente il senso delle cose spirituali; mostrando con ciò di aver delle cause più profonde e più durature.

Pagina 289

Noi abbiamo anche un bel meravigliarci del rapido allontanarsi del popolo dal Vangelo e dalla Chiesa: sinché la vita cristiana non renderà a questo popolo i servigii che essa è chiamata a rendergli, anche nel campo della giustizia e della dignità umana, e sinché la religione potrà essere ad esso presentata con qualche successo come una rete tesa agli ingenui per legarne le mani ed i piedi, la defezione continuerà; ed il mondo parrà allontanarsi dal Cristo, per tornargli invece più vicino quando il precetto di lui gli sarà rivelato, da altri cristiani, in tutta la sua pienezza.

Pagina 68

Il Mezzogiorno e la politica italiana

401466
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Ma noi popolari, arrivati da pochi anni nella vita politica, abbiamo avuto il merito della nuova impostazione, che oggi, in questo giorno che ricorda la nostra costituzione di partito, riaffermiamo, quale corollario degli sforzi fatti — alla camera e fuori, al sud e al nord — per destare fra noi e presso gli altri una vera coscienza della questione meridionale, in quanto problema nazionale e unitario.

Pagina 351

Il legittimismo in Italia

401479
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1903
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 245-249.
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E il mio silenzio non è stato privo da una certa tendenziosità; perché volevo una giustificazione patente alla mossa che io e molti amici del meridionale d'Italia credemmo opportuna fare a Bologna, quando nell'ordine del giorno sulla « Questione Meridionale » abbiamo scritto che era necessario dissipare l'equivoco legittimista del nostro movimento cattolico.

Pagina 245

I problemi del dopoguerra

401661
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1918
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 32-58.
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Quando si riannoda il potere e l'enorme sviluppo tedesco alla filosofia kantiana, quando la politica militarista prussiana è simboleggiata dal Treitschke, non si fa della sintesi fantastica per comodo delle unificazioni ideali, delle quali abbiamo bisogno per appoggiare le nostre categorie mentali; si fa insieme della sintesi reale e vivente. Il popolo è intuitivamente logico, e la legge ferrea dei fatti è insieme legge ferrea delle idee. La ripercussione dell'azione sul pensiero collettivo non è che identica nell'ordine delle cause, benché specificamente diversa nell'ordine degli effetti, a quella unità spirituale che c'è in noi tra il nostro pensiero e la nostra azione individuale. La somma collettiva delle ripercussioni tra pensiero e azione dà un risultato specifico, dinamico, pari alla forza logica e alla convergenza reale dei bisogni sentiti.

Pagina 56

Non sono spente e non cadono invano le forze del pensiero; ad esse facciamo appello in questi difficili momenti, come lo abbiamo fatto durante la guerra, nella quale ci hanno assistito nella fiducia del trionfo del diritto, nella ragione di giustizia e di civiltà, nella valutazione delle aspirazioni dei popoli e della libertà delle nazionalità oppresse; anche quando gli eventi bellici erano a noi sfavorevoli, e tutti i materialisti della vita, con a capo i socialisti, ci assillavano col pessimismo della loro piccola anima.

Pagina 57

Crisi e rinnovamento dello Stato

401949
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 232-263.
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Questo metodo di realizzazioni lente, sul terreno costituzionale (che ci ha fatto essere contrari nel 1919 alla propaganda per la costituente, che i socialisti volevano e che alcuni democratici ritenevano fatale); questa fiducia nel lavoro di penetrazione e di trasformazione (che ci fa sicuri della nostra concezione e del nostro metodo) non sembra a molti rispondente e proporzionata al programma di lotta contro lo stato accentratore e alla visione che noi abbiamo della crisi e della paralisi statale. O la visione è inesatta, essi dicono, e i termini sono ingigantiti; ovvero occorre il metodo chirurgico della rivoluzione.

Pagina 261

Non abbiamo mai confusa la religione con nessuno istituto civile, politico ed economico; né abbiamo attribuito alla chiesa, come organismo cattolico, una ristretta partecipazione allo svolgersi e mutare degli istituti politici e al divenire dei partiti; ma non possiamo né dobbiamo sfuggire al problema etico della vita, alle sue ragioni sociali, alla sua forza morale. E questo problema è posto in tutte le nazioni civili, come un elemento e una conquista della civiltà, che dopo il paganesimo classico, è per noi civiltà cristiana. E neppure la rivoluzione francese e il laicismo liberale, anche nelle loro transitorie aberrazioni o nelle lotte sul terreno politico dell'influenza civile della chiesa, poterono sopprimerla o variarla; come non potrebbe neppure il socialismo (se domani trionfasse, non dico nel suo trasformismo collaborazionista, ma nel suo primitivo aspetto materialista, edonista e dittatoriale), sopprimere l'impronta, la forza della civiltà cristiana, della sua etica, dei suoi istituti e della sua espansione.

Pagina 262

La stampa quotidiana e la cultura generale

402225
Averri, Paolo 2 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Noi abbiamo oggi ⸺ ed è notissimo ⸺ una vita pubblica sui generis, nella quale l'uomo, il cittadino, invece di occuparsi con competenza e con frutto di quella parte della vita pubblica che lo riguarda direttamente (la cooperazione economica, il bene comunale, ecc.) s'occupa invece di molte altre cose per le quali non ha alcuna preparazione e, letto il giornale, parla con gli amici e con i vicini di grande politica. Egli si aliena così dallo studio degl'interessi immediati che nascono dalla vita di famiglia e in essa si ripercuotono, per occuparsi di altri, a scapito dei legami politici e civili più elementari e della società sua, e con un empirismo vacuo e pericoloso del quale il giornalismo è il primo e forse il solo alimento.

Pagina 27

Né avviene mai che, anche quando dinanzi ai giornali sta una causa atta a portarli all'altezza di considerazioni puramente umane, e cristiane, essi non vi mescolino interessi meno alti e spesso o partigiani o oziosi: come abbiamo veduto recentemente o in America, nella guerra per l'indipendenza di Cuba, o in Francia, per la rivendicazione d'un uomo ingiustamente punito e disonorato con le pene più gravi.

Pagina 35

Il modernismo che non muore

402761
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 37-59.
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In questo tentativo sta il modernismo, quello che non può morire, che è cominciato da secoli, anzi al principio stesso della Chiesa, con la lotta fra la vecchia concezione messianica del giudaismo e il Regno di Gesù, poi fra paolinismo e giudaizzanti, e che è la storia stessa interiore, dialettica, della vita della Chiesa; ad esso appartiene, con ben altro valore e significato da quello che abbiamo veduto nel capitolo precedente, l'iniziativa e l'opera dei principali modernisti; la quale, in quanto esprime un momento caratteristico di questo perenne processo di adattamento della realtà allo spirito religioso, momento che è ancora ben lungi dall'avere avuto il suo epilogo, continua necessariamente, in essi o in altri; e può anzi e deve essere ripreso con più consapevole programma e più organica solidarietà di sforzi.

Pagina 43

Ed ora ci apparisce meglio la verità di quello che abbiamo detto. L'errore del modernismo morto, la sua illusione, fu nel fare dell'elemento Chiesa, istituzionale e gerarchica, la norma e il contenente; dello spirito religioso l'energia assoggettata alla norma, misurata e contenuta da quello; nell'avere insomma ingenuamente pensati che ci fosse un tale istituto storico, perenne e fondamentale nei suoi elementi costitutivi, il quale potesse, senza alcun suo rivolgimento e sovvertimento interiore, far proprie le nuove esigenze dello spirito- religioso: coscienza, critica, democrazia. Il modernismo che non muore sta nell'aver invertito il rapporto, nell'aver fatto della coscienza religiosa la dominatrice vera delle forme istituzionali e gerarchiche, considerate oramai tutte e solo come strumenti e mezzi esteriori riformabili e rinnovabili.

Pagina 44

Per l'autonomia politica dei cattolici. Democratici e Cristiani

402898
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1906
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 56-72.
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I giovani non possono quindi non assecondare il risveglio della coscienza religiosa — ciò è, abbiamo visto, nei loro stessi principii fondamentali — e promuovere la distinzione più precisa fra religione e politica, o, meglio, ridurre la politica religiosa nei suoi veri termini; dentro i quali, essa non può che limitarsi a promuovere la rettitudine delle coscienze operanti nel terreno politico ed a lottare contro le violazioni della libertà religiosa, tenendosi estranea gelosamente a tutto ciò che è gara e competizione d'interessi di altra natura e giuoco delle varie forze e frazioni politiche.

Pagina 67

Di questo clericalismo noi non solo vogliamo essere immuni ma siamo risolutamente nemici; e crediamo che, se lo Stato non può e non deve rifiutare alla società religiosa, liberamente e legittimamente costituita, quanto possa essere necessario ed utile per svolgere la sua vita interna, i mezzi esterni o coattivi dei quali il potere politico dispone non sieno tuttavia in nessun modo atti a produrre nelle coscienze prima che negli atti esterni la fede e l'attività religiosa; e respingiamo e combattiamo quelle varie manifestazioni di clericalismo alle quali abbiamo accennato.

Pagina 71

I cattolici e la questione politica in Italia

403166
Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1897
  • Averri, I cattolici e la questione politica in Italia, Torino-Roma, Giacinto Marietti, 1897, 4-31.
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E le leggi di proscrizione sono tali che quello che noi cattolici di azione abbiamo tutti scritto nell'anima, rappresentando il pensiero della fede, della storia, e le necessità più intime della patria nostra, ci è persino impedito dirlo, da una censura, che contro i cattolici, il partito nato dell'ordine, è tanto severa quanto ogni altra sia stata contro qualsiasi partito pervertitore.

Pagina 11

Introduzione alla sez. "Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922)

403476
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 101-131.
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I vecchi termini di contrasti fra stato e chiesa — dei quali abbiamo le prime tracce politiche all'inizio dello stato di tolleranza proclamato da Costantino Magno — si sono spostati nello spazio e nel tempo per quasi due millenni, ma non sono scomparsi, per una fondamentale ragione di lotta fra lo spirito e il corpo in ciascuno di noi, nel dualismo della concezione cristiana, per la quale i valori morali sono trasportati ad un piano più elevato (sovrannaturale) con una finalità al di là della terra e della vita. La coordinazione dei fini, in quanto è atto personale subiettivo, produce la perfezione cristiana fino alla santità; in quanto è atto collettivo e oggettivo, dovrebbe produrre uno stato di perfezione sociale, il che nel fatto è impossibile, nemmeno con una disciplina che arrivi alla coercizione non solo civile, ma anche religiosa.

Pagina 107

I primi cattolici in Parlamento

403733
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
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Abbiamo detto questo, perché l'entrare di un nuovo gruppo di forze nazionali in parlamento non valga a confermare gli italiani un pregiudizio il quale ha già fatto enormi danni al paese: quello di credere che, nella nostra vita pubblica, parlamento e governo debbano essere tutto, o quasi. I cattolici clericali che entrano oggi, in una grande luce di rosee illusioni, a Montecitorio, si dovranno forse persuadere fra non molti anni che parlamento e governo sono assai poco, e sarebbero più e farebbero meglio se meno ci si contasse e se avessero una parte più regolare e modesta in un grande sistema di attività pubbliche.

Pagina 107

Teogonie clericali

403796
Murri, Romolo 4 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 108-137.
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Né il lettore si meravigli — ultima osservazione preliminare — della vivacità delle nostri critiche; esse sono puramente oggettive, ed impersonali; come non abbiamo propositi di azione — dal campo dell'azione ci siamo ritirati da parecchio tempo — così non abbiamo ambizioni deluse da vendicare; c'è una libertà intellettuale che non si accorda con intenti pratici di riuscita immediata: noi abbiamo consapevolmente e senza rimpianti sacrificato questi a quella: l'atteggiamento politico più conforme ad essa ed alle nostre attitudini di critica e di opposizione è l'esser soli: noi faremmo della politica pratica solo quando essa potesse essere alimentata da una grande e possente idealità che della politica purificasse le mende ed i vizi; ma d'una politica satura d'idealità, oggi, con questa povertà di spirito e volgarità di intenti e di mezzi che contraddistingue tutta, senza eccezione, la vita politica italiana, non è il caso di parlare.

Pagina 110

5° In tutto ciò essa non si limita ad esigere un astratto riconoscimento di principii teorici; vuol che questo si converta nella domanda positiva di appoggio alle istituzioni pubbliche, politiche od amministrative, nella lotta contro quegli elementi di sviluppo civile i quali sembrino involgere una qualche minaccia per lo spirito od il culto religioso; e mentre nelle file dei cattolici avversa le frazioni giovanili più democratiche; offre alla sua volta appoggio ed aiuto allo Stato, quando questo mostri di voler mettersi per una via di più severo controllo e di limitazione di quelle libertà pubbliche alle quali, come abbiamo veduto, la Chiesa stessa è opposta per principio.

Pagina 132

Avviene dunque, appunto come è avvenuto a Bergamo, che sinché i cattolici stanno alle spalle dei moderati o si limitano ad entrare in parlamento faute de mieux, come fu nel caso di Cameroni e di Mauri, le cose vanno liscie: ma quando essi si attentano a presentarsi come cattolici, e cercano, comunque, di formulare un loro programma che possa non essere sconfessato dal Vaticano, la incompatibilità, della quale abbiamo detto sopra, apparisce invincibile e stridente; e alleanze decennali, che parevano solidissime, si rompono, e la coscienza dell'interno dissidio finisce opera dell'improvvisa opposizione esteriore, snervando e spezzando il corpo elettorale cattolico; e il candidato di questo trova di non poter far di meglio che ritirarsi.

Pagina 136

E l'indole di questo conflitto interno e profondo della coscienza politica dei cattolici è illustrata, in maniera paradossale e unica, nel caso di Bergamo, del quale abbiamo già parlato, dal fatto che il candidato dei cattolici era un…moderato puro, il quale accettava il programma cattolico, come una formalità poco piacevole, e poi ne diveniva pietosamente vittima; e il candidato dei liberali era un ottimo cattolico che per nulla al mondo perderebbe la messa della domenica, se nonforse per un collegio politico; e una alleanza stretta contro i sovversivi si risolve improvvisamente in una alleanza dei moderati e sovversivi contro gli ex alleati dei primi, che si ritirano dalla lotta, per farsi perdonare dai moderati il loro cattolicismo e rinfoderarlo.

Pagina 136

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

404111
Murri, Romolo 3 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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La Chiesa in Francia ha oramai, nella crisi violenta che abbiamo cercato di riassumere oggettivamente, perduto, o quasi, tutto quello che essa poteva perdere; essa era una organizzazione di Stato, un partito politico, una tradizione civile e sociale, e non è più, od è ora assai meno, tutto questo. Io vorrei insistere ancora un poco su questa profonda trasformazione, poiché essa finirà di spiegare i lati meno osservati dal pubblico, e tuttavia i più importanti, del problema della separazione e gioverà ad intendere lo stato nuovo del cattolicismo in Francia e le sorti che gli sono probabilmente riserbate per un prossimo avvenire.

Pagina 230

Questo nuovo volume, che abbiamo letto, dal titolo: La. crise du clergé, è una analisi fredda e minuta dello stato d'animo del clero francese; esso è ispirato ad un radicalismo di vedute, intorno alle basi teoriche ed all'avvenire della Chiesa, che molti, noi compresi, non dividono in alcun modo. Ma i fatti non cessano di esser tali, anche quando l'interpretazione che ne tenta chi li narra può apparire un poco forzata; e questa rivelazione cruda aiuterà il clero francese a prender coscienza di sé e, non ostante il pessimismo che la ispira, farà del bene.

Pagina 238

E noi abbiamo fiducia che nella forma nuova nella quale i rapporti fra Chiesa e Stato troveranno il loro equilibrio in Francia, il cattolicismo, rinascendo, lo stesso e diverso, dalle rovine presenti, potrà rendere assai maggiori vantaggi alla Francia ed alle forze di libertà e di progresso che questo simpatico paese rappresenta, in Europa e nel mondo.

Pagina 244

Che cosa fu il modernismo?

404491
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 6-36.
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Il modernismo, adunque, non fu un movimento interno della chiesa cattolica, ma appartiene ad un ciclo enormemente più vasto di generazioni e di creazioni spirituali; il problema che esso elabora non é quello di una riforma del cattolicismo, come parve, per l'errore che abbiamo mostrato, ai principali sostenitori, ma quello stesso delle assise spirituali della coscienza contemporanea, che ha eroso, con la critica e con la democrazia, ogni immaginata e presunta e creduta eteronomia della dottrina e dell'autorità. La chiesa cattolica aveva due buone ragioni di difendersi: quella che la toccava in proprio, in quanto i modernisti erano fra i cattolici, e quella che ha comune con ogni altro istituto o tradizione di eteronomia o di autorità discendente dall'alto e imponentesi dal di fuori.

Pagina 35

Da un Papa all'altro

404618
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1905
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 30-55.
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Qui sta oggi il pernio della questione politico-ecclesiastica in Italia: la tacita ed effettuale rinunzia della quale abbiamo parlato sopra è politica di grandissimi risultati, ma negativa e spontanea; e ci si è offerta come un rallentamento di resistenza, poiché a questa venne a mancare ogni fiducia nel successo più che come positivo orientamento nuo vo. Ma la politica negativa può essere un risultato o una crisi, non può essere un programma di azione; e se oggi noi non riesciamo ancora a discernere le linee d'un nuovo programma di politica ecclesiastica, adatto ai tempi e coerente, non dobbiamo meno per questo spiare ed indagare i fatti, per vedere che cosa essi ci dicono e che cosa vanno preparando.

Pagina 48

Clericalismo

404652
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1906
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 73-85.
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Le parole: conservatore, liberale, progressista, dicono oramai troppe e troppo vaghe cose, nel campo religioso: ad indicare gruppi e sfumature diverse abbiamo preso dal socialismo la parola riformisti ed ora l'altra integralisti;per designare il movimento dei giovani, nel cattolicismo italiano, si è foggiata la parola murrismo, ed ora, con termine più generico, che dai giornali è passato nei documenti delle autorità ecclesiastiche, si dice modernismo. A designare gli oppositori, i giovani usano la parola reazionari, e l'altra refrattarii, venuta di Francia, ed oggi più largamente la vecchia parola clericali, precisandone o mutandone il significato. In Francia e in Italia, i giovani sono anche giunti a dichiararsi apertamente anticlericali, in un senso che è certo diverso da quello più noto e comune; poiché questi anticlericali si dichiarono insieme buoni e fedeli cristiani e cattolici.

Pagina 73

Un solitario

404769
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 128-144.
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E infatti dai cattolici che hanno commemorato il maestro abbiamo sentito dire che egli fu un sociologo e un filosofo, una guida di anime ed un costruttore della società ideale. Ma la sociologia è disciplina spuria, positivismo larvato — caratteristica l'ammirazione del Toniolo per E. Spencer, — e non è riuscita mai a fissar chiaramente i suoi metodi e le sue pretese; ed è, quindi, alogicità e confusione. Né filosofo fu o pretese di essere il Toniolo, perché il suo assunto stesso, come vedremo, glielo impediva; se egli ebbe perfetta fiducia nella consonanza e nella identità delle esigenze del domma e della grazia cattolica con la ragione e la libertà umane, era la sua fede che gli ispirava questa fiducia piena, e la sua economia sociale è, per molta parte, teologia.

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Toniolo, abbiamo detto, non era di questi: dinanzi ai timori del Vaticano egli si sentiva senza colpa. Quando aveva detto, correggendo il grido di Marx: Proletari di tutto il mondo, unitevi in Cristo, per Cristo egli intendeva il Papa, suo vicario visibile.

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