Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abitudini

Numero di risultati: 84 in 2 pagine

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Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

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Toniolo, Giuseppe 10 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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Le quali dottrine religiose, massime nella loro originaria autorità, ispirano, dominano, assorbono tutte le idee, le organizzazioni, le abitudini politiche, sociali, quelle stesse economiche, ma soprattutto l'etica ed il costume. La morale grave e severa fra gli egizi, dignitosa e operativa (per l'alta coscienza di responsabilità personale) fra le razze ario-persiane, ascetica e caritatevole nel buddismo, temperatamente utilitaria col confucianesimo cinese, — segue perciò stesso le vicende storiche di quelle fedi corrompentesi; corrompendo alla sua volta e spegnendo inesorabilmente a lungo andare nella mollezza, nell'egoismo, nella brutalità feroce (sacrifizi umani, orge) fino all'abominazione, quelle popolazioni e la loro cultura. Anche economicamente oggi pochi pastori vaganti, bande di beduini predatori, e rade agglomerazioni civiche rompono la uniformità e il silenzio di quelle vastissime e desolate regioni, già colla scienza, coll'armi e colle ricchezze dominatrici del mondo.

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Cesare e di Augusto), ma non già le abitudini e le arti produttive della ricchezza nei suoi svolgimenti normali. E ciò in nessun dei tre caratteristici momenti: né nella primordiale economia agraria;né dopo la seconda guerra punica, col crescere di una economia capitalistica;né da ultimo con una panteistica economia di Stato,che toccò il sommo con Diocleziano.

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IV), instaurando i principi fondamentali dell'ordine sociale cristiano contro le persistenti istituzioni ed abitudini pagane della schiavitù, dell'ozio corruttore, delle usure flagranti, dell'oppressione dei poveri ecc. (Benigni). L'ultimo dei santi Padri e primo dei Dottori, s. Agostino (m. 430), seguito da Salviano,illustrando il concetto di un ordine sociale provvidenziale,aveva con esso assodato il presupposto di ogni scienza e della stessa economia;fino a che Boezio (m. 525), al tempo di Teodorico in Italia, traducendo Aristotele, iniziò quella serie di studi intorno all'etica e alla politica del grande filosofo peripatetico, la quale preparò il risorgimento della cultura cristiana, così detta scolastica,pervenuta poi al suo apogeo nel XIII secolo.

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in prima il meraviglioso incremento delle industrie e dei traffici presso gli inglesi, eredi del primato sui mari della Spagna e dell'Olanda: ciò che moltiplicava materia ed impulso a studiare ex professo la ricchezza, sceverandola da altri fatti congeneri; — la maggiore larghezza della vita politica in Inghilterra, specialmente dal 1688, anno in cui, dopo l'assolutismo, l'anarchia e le guerre civili che accompagnarono la riforma, essa restaurava parte delle antiche libertà parlamentari, in ispecie l'autonomia privata (habeas corpus)e locale («self government»); la quale circostanza doveva ricondurre le menti alla concezione dei fatti economici come risultato precipuo di libere energie umane piuttostoché di autorità regolamentare di Stato; — lo spirito utilitario trapassato nelle abitudini e nel sentire di quelle popolazioni, col decadere degli ideali religiosi e col sovraimporsi degli interessi materiali sotto forma di capitalismo:ciò che sospingeva gli animi a distaccare l'economia dall'etica.

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Provvidenze e abitudini sociali favorite da applicazioni scientifiche meravigliose, che a tali trasformazioni economiche ed espansioni mondiali fornirono potente sussidio: le ferrovie, il telegrafo, i piroscafi, la meccanica industriale, le esplorazioni continentali, ecc. donde il tipo grandioso della economia liberale-capitalistica del secolo xix.

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I tempi di decadimento, in cui la ricchezza si concentra in poche mani o degrada, si contrassegnano per abitudini di servile adulazione. I forti caratteri morali raramente si possono educare nei volghi, che vivono tuttodì alla necessaria dipendenza di coloro che col lavoro porgono ad essi i mezzi indispensabili di sussistenza. Viceversa nei ceti aristocratici, p. e. in Inghilterra, specialmente se ricchi del possesso fondiario (il più stabile fra tutti), la originalità di pensiero, la fede nelle tradizioni e la indipendenza del carattere, formano quasi un privilegio di quelle classi doviziose.

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Per contrario presso i popoli in istato di natura questa organica tripartizione scompare; non si conosce quasi verginità, le vedove spesso muoiono sul rogo col marito; informi accoppiamenti invadono ogni gruppo; e come riflesso economico, questa selvaggia comunione delle persone è parallela ad una rudimentale comunione di beni (Roscher), protraendosi tali abitudini fra i popoli migranti, nei quali però i germani facevano una nobile eccezione (Tacito).

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Anzi l'età moderna, in onta alla perturbazione nelle leggi e nelle abitudini matrimoniali, recate (specie nelle classi superiori) dalla riforma luterana, poté oggi nei popoli presenti portare ad alta cifra il numero medio della nuzialità (dei matrimoni relativi alla popolazione).

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Esse suppongono già, o accendono, presto o tardi, gli ideali di un miglioramento indefinito, insinuano abitudini di intraprendenza e di pertinacia nell'attività, che poi educano la fede nel progresso umano e la coscienza di una speciale missione di ogni popolo nell'incivilimento. Sono queste le «virtù colonizzatrici» le quali, coincidendo colle virtù cristiane di operosità e di abnegazione per fini superiori e generali, diventano dispensatrici di civiltà nel mondo.

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Se, in onta alla piaga cronica della schiavitù e il preponderare di abitudini violente, vi furono fin dall'antichità inizi e sviluppi notevoli di arti produttive, di pastorizia, di agricoltura, di industrie tessili e suntuarie, tutto ciò si deve alla famiglia patriarcale. In questa la umanità operosa fece il proprio tirocinio del lavoro; in essa rinvenne lo stimolo massimo alla formazione della proprietà (che fu lungamente domestica e gentilizia); ed essa fu la prima e più costante scuola di ordinata gestione ed utilizzazione dei beni materiali, sicché da oicos (casa), lo stesso nome di economia.

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Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

396117
Toniolo, Giuseppe 9 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Le cause che favorirono tale distacco dalla famiglia furono: intrinsecamente il disgregarsi per ragioni etico-civili delle famiglie patriarcali colle loro collettive abitudini conservatrici; lo sviluppo in esse della personalità individuale, che acquista e possiede per conto proprio, donde il peculio per i figli, la dote per le figlie già del diritto romano; il moltiplicarsi della popolazione, che si distingue e raggruppa in classi, non tanto civili quanto economiche. Ed estrinsecamente, l'accumularsi nella società del capitale mobile, più adatto a fondare imprese nuove, e in esso, il progresso tecnologico e il crescere della suppellettile stromentale, non più accomodabile alle pareti domestiche; senza dire delle cagioni più generali e remote dell'ampliarsi del mercato e dell'uso della moneta.

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E infine le applicazioni meccaniche insinuano nelle popolazioni abitudini di regolarità, di disciplina, di esattezza, ciò che ha grande valore sociale.

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. — E se il capitale suscita sul luogo bensì nuove industrie meccaniche, ma di altra specie, gli operai disoccupati ben poco potranno avvantaggiarsene, passando p. e. dall'industria cotoniera a quella metallurgica, per difetto di tirocinio e di abitudini speciali. — E se sorga pure l'industria similare, ma in altra nazione, non potranno gli operai trasferirsi in massa dall'uno all'altro Stato, come accadde agli addetti alla industria manuale del lino in Germania, sacrificati al principio del sec. XIX per la fondazione del linificio meccanico in Inghilterra.

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Bensì in parte tali abitudini si tramutano in arte professionale, e questa, per certi animali

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Negli altipiani altaici, degradanti al nord dal Turkestan verso la gelata pianura siberica o ad ovest verso le steppe del Caspio, freddi, brulli, infestati da belve (orsi, lupi); — ovvero nei lembi del territorio pianiggiano che si protende a sud-ovest lungo i deserti di Siria e dell'Arabia; — scarseggiando le praterie, le acque, il bestiame e indurendosi i corpi e gli animi negli stenti e frequenti guerriglie per i pascoli insufficienti sterili e nella lotta contro le fiere, que' pastori assumono le abitudini feroci e vagabonde dei popoli cacciatori. E così fra le popolazioni tartaro-mongoliche al nord il nomadismo e con esso il pascolo vago sono del pari sistematici e permanenti; — e nelle loro abitudini aggressive acuite dalla miseria, agglomerandosi in proporzioni rapidissime ed ingenti, come già gli unni (uralici) invasori dell'Ungheria ed Italia (431-51) sotto Attila, così colle orde di Gengiskan (m. 1227) e Tamerlano (1400), riuscirono ad imporsi colle invasioni devastatrici alla Cina nord orientale (la Manciuria) da un canto e alla Russia europea dall'altro. E similmente gli arabi dopo Maometto (che era pastore) seguiti dai saraceni e dai turchi, conquistata Asia ed Africa (632-98), percorrendo i deserti coi loro cavalli alla caccia del leone, da pastori si tramutarono facilmente in briganti assalitori (i beduini) o in drappelli mercanteggianti fino ad oggi ogni specie locale di oggetti di lusso, avori, penne di struzzo, cammelli, animali vari e carne umana (schiavi negri). La industria pastorizia così è destinata nelle antiche regioni a deperire.

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Il beneficio della presenza permanente nella campagna dei proprietari o padroni della terra può essere eliso da cause antieconomiche, p. e. le abitudini militaresche o di ozio scialacquatore o di dominio oppressivo; ma di regola esso favorisce le migliorie fondiarie. Per chi vive nel castello e nella

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Più ancora l'istruzione delle moltitudini operaie; e non solo quella acquisita empiricamente colle abitudini di famiglia, di classe o dell'ambiente in certi centri industriali, ciò che conferiva p. e. tanta elevatezza e genialità agli operai delle nostre città medioevali, in cui ogni artigiano si trovava inconsciamente converso in un artista creatore, ma ancora quella appresa nelle scuole o d'alte scienze industriali per gli imprenditori o di arti e mestieri per i lavoratori manuali. J. S. Mill diceva che se i suoi connazionali erano qualche cosa più che dei manovali, lo devono tutto non già al genio primitivo mediocre degli inglesi, ma alle cognizioni acquisite. Per tale rispetto colà, e dovunque, la proporzione dei lavoratori colti («skilled») va sempre crescendo sopra gli incolti («unskilled »), semplici braccianti.

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Nuove dottrine del lavoro, insinuate (fra tante ripugnanze del gentilesimo corrotto e del germanesimo selvaggio) nelle menti e nelle coscienze mercé il vangelo, i santi Padri, i canoni della Chiesa, i concili; nelle abitudini, mediante l'esempio di Gesù Cristo fattosi operaio, degli apostoli umili lavoratori, degli ordini religiosi specialmente occidentali (benedettini, cistercensi, umiliati), consacrati ad un tempo all'ascetismo, agli studi ed alla operosità della mano, dissodatori di terre e fondatori di industrie in tutta Europa (Montalembert). Donde a lungo andare l'alto concetto del lavoro nella pubblica opinione, il sorgere di rispettate classi di industriali e di artigiani e infine la energia produttiva divenuta abituale, potentissima, progressiva nella età medioevale; la quale, perdurando ed estendendosi indefinitamente (attraverso parziali soste e regressi) nella età moderna, forma il tratto che distingue la civiltà cristiana occidentale, attiva per eccellenza, da quella passiva delle genti orientali.

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Questo tipo di affitto collettivo entrato ormai con varie modalità nelle abitudini dell'economia rurale dell'Italia, porta seco per le sue crescenti e prosperose applicazioni un promettente avvenire. Non altrettanto l'affitto collettivo in forma di società cooperative di braccianti (Emilia, Romagna, Ferrara, Trapani); le quali anzi sostituiscono spesso ai piccoli fittaioli la massa dei lavoratori salariati dall'ente collettivo; e vissero di vita incerta e fortunosa (come nel Ravennate e nelle paludi d'Ostia).

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Per il 1° anniversario della sezione operai S. Giuseppe e per l’inaugurazione della compagnia del ven. n. Suplrizio in Caltagirone.

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1896
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 17-29.
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La stampa, le conferenze, l'esempio, i frutti che potrà dare l'azione cattolica, tra noi così incipiente, poco o nulla varranno a destare quell'apatia, che la stampa cattiva, pasto quotidiano dei nostri cattolici, che le abitudini inveterate, che le agiatezze di famiglia, che il vivere riposato, han già da lunga pezza nel loro animo prodotto.

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Giornalismo ed educazione nei seminari

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Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1902
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 217-233.
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L'educazione pertanto, arrivando a formare un abito mentale e volitivo, che è un prodotto insieme di principii naturali e soprannaturali, di inclinazioni personali e di abitudini sociali, di fatti biologici e tradizionali, individuali ed ambientali, di passioni, di convinzioni e di profonde modificazioni del proprio io (che ha una decisiva importanza per tutta la vita), non si può restringere al solo concetto caratteristico essenziale del sacerdozio, ma pervade tutte le facoltà dell'uomo e le modalità di ogni attività anche la più eccelsa e divina.

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Tutti questi mezzi vengono completati, regolati nella loro origine e nel loro sviluppo, elevati a una finalità soprannaturale, per la viva direzione dello spirito, che penetra sino al profondo delle coscienze giovanili, ne studia le inclinazioni, i bisogni, le aspirazioni, le abitudini interne, ne disciplina l'esplicazione, per poter meglio edificare tutto l'edificio spirituale.

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Crisi economica e crisi politica

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
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Come nella grave crisi di circa un trentennio fa, si deve al coraggio con cui fu affrontato il rischio dell'emigrazione operaia, e alle abitudini di risparmio fino al sacrificio dei nostri contadini, il fattore principale. di superamento; così oggi saranno le masse lavoratrici, sotto l'assillo di questa più vasta crisi, a ristorare col loro sacrificio le sorti economiche del nostro paese. A un patto, però: che possa ambientarsi il lavoro produttivo in uno stadio di sicurezza e di tranquillità; che l'emigrazione non sia sfollamento di masse che si spostano, nuovi iloti di altri popoli o servi della gleba, nelle tormentose oscillazioni del mercato mondiale della mano d'opera; che si sviluppi la nuova forza organica e si trasformi il vecchio regime economico in condizioni per cui il lavoro trovi la sua piena ragione di attività e di vita.

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Note sul clero meridionale

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1906
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 295-298.
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Per un cumulo di interessi e di abitudini, che nulla han che fare con le finalità della vita religiosa. Per cui il clero è, in generale, in una condizione di grande inferiorità morale e materiale: esso dipende dai patroni laici, che sono Municipii o case principesche, nella collazione dei beneficii; a ingraziarsi i quali ha più cura o almeno più interesse che a sostenere i diritti della chiesa e del popolo; dipende dalle commissioni laiche spesso in mano di liberali e massoni nelle feste religiose, dalle confraternite laiche nell'amministrazione interna di molte chiese; dipende infine dalle famiglie ricche e prepotenti che sostengono molte spese di culto e che tengono i preti per amministratori, maggiordomi, maestri di casa.

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La regione

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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È uno sguardo d'insieme che bisogna dare per conoscere ed approfondire il problema, il quale oggi non può essere posto nei termini nei quali veniva discusso nel 1860 da Cavour e da Minghetti; per il fatto che le funzioni e la struttura stessa dello stato si sono tanto sviluppate ed ampliate, quanto è mutata, attraverso leggi e abitudini, la situazione e la organizzazione locale; mentre lo sviluppo degli istituti democratici dà una diversa caratteristica alla politica del paese.

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La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

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Murri, Romolo 5 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Quando io vi parlava, voi sarete facilmente corsi col pensiero a certe vite religiose rigide, chiuse, disdegnanti la bellezza ed i varii innocenti ed umani piaceri della vita, ad un ascetismo in veste di rigido tormentatore; ed avrete ripensato all'antitesi così nettamente posta fra la natura e la grazia, fra il mondo e Cristo, fra la carne e l'anima; e forse l'ideale della vita religiosa vi sarà parso irraggiungibile, appunto perché sentite in voi, senza che la voce della coscienza ve le rimproveri troppo, inclinazioni ed abitudini dalle quali vi pare impossibile liberarvi.

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Garante della bontà della nostra conoscenza delle cose spirituali e delle conseguenti nostre direzioni etiche, la Chiesa è anche responsabile della nostra formazione religiosa, della trasmissione delle nostre anime al loro scopo supremo, per la parte che riguarda sia le norme stabilite per l'azione collettiva, sia anche quel processo di tradizioni e di abitudini d'ordine sociale in cui le anime trovano l'alimento e la vita, come nel corso di questo mese abbiamo sovente avuto occasione di notare.

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E la conclusione di tutto quello che siamo venuti dicendo intorno al carattere vero ed originario dei precetti e dei riti cristiani o intorno al giudizio da dare del nostro costume cristiano di oggi, può essere una sola, ma di qualche importanza: che cioè noi non dobbiamo rifarci, ogni età, ogni società, ogni anima per suo conto, un cristianesimo adattato ai gusti ai desiderii ed alle tendenze nostre, ma che il cristianesimo, quale esso è, noi dobbiamo porre nel centro della coscienza e della vita, per riformare e rinnovare secondo esso i gusti, le abitudini e le tendenze nostre; e che delle due maniere di atteggiarsi di fronte alla verità ed al rito cristiano, delle quali l'una consiste nell'adattar questi a sé e l'altra nell'adattar sé ad essi, solo la seconda può condurci ad ottenere quei risultati di vita e di bene che il cristianesimo è nato a portare nelle anime che lo vivono.

Pagina 295

E la Chiesa, essa stessa, ha realizzato sulla terra il più mirabile esempio di società umana che possa imaginarsi; così pieghevole nelle sue varie membra, così forte nel difetto di mezzi coercitivi e violenti, così salda nella sua compagine, così una di riti di pensiero di costume, anche dopo tanti secoli di vita, anche per tanta differenza di paesi e di abitudini sociali.

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Costoro ignorano interamente il profondo mistero dell'anima umana: né sanno quanta parte dell'attività di questa rimanga nascosta a noi medesimi, in quei densi e profondi strati del subcosciente, di memorie cioè, di desiderii, di abitudini, di rappresentazioni, di affetti, dei quali noi non sappiamo attualmente nulla, ma che pure costituiscono l'intima trama del nostro sapere e del nostro volere; non sanno di quest'anima nostra ignota e profonda, dalla quale sorgono, o potenti come turbini improvvisi o insinuanti come piccola vena d'acqua in un terreno friabile, le volizioni che trascinano la nostra vita. Ed essi non sanno anche come questa più profonda anima viva di fede, e solo di fede; e come questa fede non noi ce la siamo data un giorno bella e fatta, ma altri la siano venuta plasmando a nostra insaputa, e vi abbiano messo le loro idee, le loro abitudini, le loro passioni, le quali oggi fanno parte del nostro essere spirituale ed influiscono su tutta la nostra azione. Essi, questi cristiani e queste cristiane, fanno facile getto di una fede che, almeno, ha per sé il consentimento di milioni di uomini e di tanti secoli, che è forse la fede di coloro che essi amano ed apprezzano di più nella vita; ma forse con ciò si liberano da ogni fede?

Pagina 99

La stampa quotidiana e la cultura generale

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Averri, Paolo 10 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Per quello che riguarda la scienza nel significato più stretto della parola, la scienza alta, solida, provata, le acquisizioni nuove della paziente indagine sperimentale o filosofica, la creazione di attitudini e di abitudini scientifiche nuove e via dicendo, l'ufficio della stampa può parere molto ristretto e modesto.

Pagina 15

Così il procedimento mentale del giornalista è un regresso vero dinanzi a quello dello studioso; regresso che negli scrittori o nei lettori i quali abusano del giornalismo produce sovente delle abitudini viziose di superficialità e di sconnessione logica, e che forse a lungo andare potrebbe dar luogo a dei difetti anche più gravi nella storia del sapere umano.

Pagina 16

Nulla ci rappresenta meglio i caratteri di questa civiltà colta, democratica, nervosa, irrequieta della coscienza de' suoi difetti e del desiderio di ripararvi, insaziabile di cose nuove e di continue ascensioni sociali, che il giornalismo, il quale vi si è propagato rapidamente e la pervade e la rimescola tutta e ne rispecchia le abitudini e i desideri e la nutre del suo pasto quotidiano, divenendo come il sangue che alimenta e rinnuova la vita e la cultura intellettuale e morale.

Pagina 2

In tutto il resto della compagine sociale la rassegna quotidiana della vita dei ricchi e delle sempre nuove soddisfazioni che la civiltà va inventando per essi acuisce il desiderio del denaro e con esso lo scontento, l'irrequietezza, e toglie invece la serenità del lavoro, la saldezza delle abitudini e delle tradizioni sociali. Così è una gara affannata a chi possa più facilmente mutare di luogo e salire più alto: le campagne e i villaggi vengono in odio, i figli delle classi più umili frequentano i licei e le università e chiederanno domani impieghi allo Stato o la vendetta livellatrice alle nuove teorie socialistiche.

Pagina 26

Oltre a questo, distinguono un giornale il carattere individuale dei precipui collaboratori che si riflette in esso, una certa levatura letteraria e scientifica, i criteri di compilazione, la ripartizione e la scelta degli argomenti, la carta persino e la stampa, tutto quel complesso assegnabile, insomma, di norme fisse e di abitudini al quale gli uomini lo riconoscono e secondo il quale lo giudicano.

Pagina 34

Questi giornali rappresentano, è vero, a loro modo, gli interessi della stabilità del potere civile, la reazione contro l'impulso continuo innovatore dei partiti d'opposizione; ma questo loro programma non s'ispira già a un concetto sereno di dovere e a saldi principi d'ordine sociale; né procede da quel complesso di tendenze e di abitudini sociali che, nella vita pubblica d'un popolo sano, son sempre la base delle tendenze di conservazione e di autorità. Esso si ispira invece alle comodità d'una protezione corrompitrice, appoggia indistintamente le sane opinioni conserva trici e le ingordigie parassitarie di classi anormali, abbassa la tutela della conservazione sociale sino ai limiti di difesa a oltranza di pochi, uomini e di poche fazioni; e rappresenta quindi il male “reazione„ come altri, nel campo opposto, rappresentano il male “rivoluzione”.

Pagina 49

Conviene inoltre notare come in tal caso la diversità di vedute che si va formando fra i militanti per una medesima causa introduce fra questi dei dissensi pericolosi ed offre facile modo a chiunque abbia interessi o abitudini o gusti particolari da difendere di nascondersi dietro le pieghe d'un programma troppo vago ed incerto e d'insinuare, non veduto, il suo spirito e le sue tendenze personali nei movimenti di parte propria.

Pagina 52

Oggi i giornali nostri hanno quasi tutti un difetto fondamentale: quello di partire dal principio religioso non come da una norma altissima di vita che si tratti di istillare lentamente in tutte le manifestazioni e nella intima sorgente medesima dell'attività sociale, ma come da un legame di chiesa o chiesuola che importa difendere con le unghie e coi denti dagli attacchi degli avversari; come una solidarietà speciale fra parecchi, cementata spesso ⸺ e sempre inopportunamente — da abitudini, da interessi, da tendenze varie, e sostenuta contro gli altri, più che per interesse generale, per questi motivi di casta.

Pagina 66

Noi abbiamo cercato, nelle nostre lettere sulla cultura del clero in Italia, di dimostrare come un dislivello profondo divida la cultura nostra da quella degli avversari, in tutti i rami del, sapere umano e specialmente nelle abitudini della ricerca scientifica dei fatti e negli usi popolari e quotidiani della cultura generale.

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Altrove, in articoli di riviste, noi abbiamo anche dimostrato come accanto a questo dislivello intellettuale ne sta, e forse precede, un altro di indole politica e sociale: il quale risulta evidente da ciò che le vicende storiche del cattolicismo dopo il medio evo e gli istituti e le abitudini alle quali quelle vicende avean dato luogo ci avean fatto contrarre vincoli troppo stretti con le forze conservatrici della società, mettendo contro di noi le forze di rinnovamento e di progresso.

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Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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Quando fossero stati conosciuti complessivamente gli interessi che agitano e spingono innanzi la vita economica e sociale del nostro popolo, e conosciute insieme più da vicino le rappresentazioni ideali che dirigono l'attività pratica e le concrete soprastruzioni di istituti e di abitudini nelle quali questa si -è via via concretata e normalizzata, converrebbe poi studiare più da vicino il corpo elettorale; gli interessi maggiormente rappresentati in esso e da esso, e quelli che, più o meno, ne rimangono fuori; le sue capacità, i suoi precedenti, le sue abitudini elettorali; la sua organizzazione e la preparazione e l'organizzazione, nel seno di esso, della lotta: i rapporti che lo legano all'eletto e i servigi che esso chiede all'eletto. Per tutto questo sarebbero necessarie, innanzi tutto, dalle statistiche minuziose, delle ricerche monografiche, delle diagnosi ingegnose ed accurate: tutto materiale per ulteriori studi che manca quasi interamente.

Pagina 179

I cattolici e la questione politica in Italia

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Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1897
  • Averri, I cattolici e la questione politica in Italia, Torino-Roma, Giacinto Marietti, 1897, 4-31.
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infine, smettere, ognuno per la sua parte, con, un poco di spirito di sacrifizio, di lavorare con intenti parziali e con gelosie reciproche, con abitudini tradizionali insostenibili, con una sapienza della carne che è nemica a Dio; ma ci unisca l'insolenza petulante degli avversari, il disgusto di questa Italia dei commendatori, la gravità dei mali e l'imminenza de' pericoli sull'Italia vera; ci unisca, più forte di ogni dissenso e di ogni difficoltà, l'amore del paese e dei nostri altari, in un grande intento comune in una forte lotta contro i nostri nemici politici.

Pagina 31

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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E questa sollecitudine ansiosa della stabilità si rivelava, nei rapporti col governo, quasi di funzionarii, nel governo interiore sospettoso dell'intelligenza e severissimo contro l'iniziativa, nell'apologetica, che era un poco sempre, in sostanza, la rivendicazione della cultura e delle abitudini del passato. Una delle maggiori cure dell'episcopato francese, in questo periodo di tempo, fu quella di tener lontano il giovane clero da ogni contatto con la cultura e la scienza delle università. Anche la creazione delle università libere si deve, in gran parte, a questo proposito.

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Abitudini fiscali molteplici e minuziose avevano fatto del culto stesso un privilegio di coloro che pagano. A chi non aveva o non voleva pagare era riserbato un posto modestissimo negli angoli. L'uso era così impopolare e dannoso che, appena abolito il concordato, e cresciuta quindi la necessità di far denaro, quasi tutti questi usi fiscali sono stati…aboliti.

Pagina 240

La nuova politica ecclesiastica

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 149-165.
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Gli avvenimenti si sono svolti, nella seconda metà di esso, assai più rapidamente che gli uomini non sieno mutati; e, sotto l'apparenza esteriore diversa, per le necessità imposte dalle diverse circostanze, noi troveremmo gli stessi modi di vedere, le stesse abitudini, le stesse aspirazioni che prevalevano nella generazione la quale vide compiersi la caduta del potere pontificio e di Roma papale.

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I promotori del movimento autonomo, che si impernia nella Lega democratica nazionale, furono spesso accusati di una confusione nociva fra il programma politico e sociale dei sociali-cristiani e quello filosofico-storico dei critici e degli intellettuali; ed essi hanno risposto che, se non è ufficio loro discendere alle particolari conclusioni dell'indagine storico-comparativa su questo o quel tratto, e se essi debbono quindi in qualche modo rimanere neutrali dinanzi alle questioni che riguardano questo o quel punto particolare del conflitto fra la critica e la teologia, nell'insieme, tuttavia, il grande moto di revisione critica del pensiero cattolico li interessa grandemente, perché esso solo può liberare i cattolici da quei vecchi e falsi abiti mentali, da quelle abitudini di giudizio e di condotta che noi abbiamo sopra cercato brevemente di caratterizzare, e che sono la base stessa e diremmo quasi, l'aspetto teorico del clericalismo italiano. Il conflitto, qui, prima che fra due politiche e due programmi, è fra due diverse concezioni della vita e della società umana.

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Che cosa fu il modernismo?

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 6-36.
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E se l'andarsene é così difficile, ciò avviene solo per le male abitudini della brigata; dalla quale chi scampa tanto più ragione ha quindi di chiamarsi fortunato, anche se acquistò il diritto al loro odio, per tutta la vita.

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Introduzione

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 16-29.
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Chi voglia in Italia dividere gli uomini secondo le loro opinioni tendenze abitudini associazioni politiche dovrebbe, ad una ca¬tegoria di essi, dopo aver assegnato le etichette di moderati, liberali, radicali, repubblicani, socialisti, dare anche il nome di cattolici. Cattolici, ripetiamo, politicamente; dal punto di vista religioso potrebbero forse anche, molti di essi, esser qualificati atei o pagani e via dicendo. In altre parole, nella loro azione politica, questi cittadini che sono politicamente qualificati come cattolici subiscono 1'influenza e spesso seguono passivamente le direzioni le quali vengono, per una via o per 1'altra, da una confessione religiosa, dal clero, dalla gerarchia: hanno preso tutte le loro prime e fondamentali opinioni politiche in una scuola confessionale o in una chiesa, sono organizzati in associazioni economiche o politiche dipendenti dal clero, votano secondo che dice il loro parroco, sentono solo, delle innumerevoli questioni di attività pubblica, quelle che toccano la loro coscienza religiosa, e via dicendo.

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Adunque, essendo il cattolicismo la religione alla quale un grandissimo numero di italiani oggi aderiscono, anche se poi ne seguono più o meno difettosamente lo spirito; potendo esso dare pur sempre preziosi frutti di educazione morale e di energie volitive, ed essendo, d'altra parte, molto più facile condurre questi cattolici ad essere più sinceramente e più coerentemente cattolici che non condurli ad abbandonare la religione de' padri ed a convertirsi a norme filosofiche le quali rimarranno pur sempre difficili ed astruse, anche posto che avessero l'efficacia la quale viene dalla verità, ognuno vede l'importanza politica di questo proposito: utilizzare più efficacemente quella che è ancora la religione di tanti italiani, rinvigorendo in essa l'interno spirito religioso, riducendo a giusta misura la religione esteriore, separando dalla confessione religiosa elementi estranei e nocivi, presentandola e facendola vivere come religione dello spirito e della libertà, combattendo, insomma, il clericalismo, a vantaggio della religione: e questo, innanzi tutto, distaccando questa religione da una sopravvivenza multiforme e tenace di abitudini politiche parassitarie; che è quello che noi facciamo.

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Prefazione

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 7-14.
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Sappiamo come è vasta la rete di interessi minacciati, come sono profonde le abitudini, scosse, di inerzia e di servilità, come forti le passioni provocate e irritate. Il nostro sforzo é come un corpo estraneo, elemento dissolvitore, introdotto a forza nella compagine politica del clericalismo italiano. Noi abbiamo dovuto attaccare non solo quelli che consapevolmente davano a questo il carattere di una politica di reazione e di resistenza alla democrazia ma anche quelli che si lasciavano portare, dorando di pie illusioni l'inconsapevole servitù e la neghittosa viltà.

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