Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 223 in 5 pagine

  • Pagina 2 di 5

Per la solenne inaugurazione della cassa rurale di prestiti S. Giacomo

398326
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1897
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 30-45.
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No, no; abbiamo gran tempo sofferto e taciuto, credendo che non le istituzioni fossero cattive, ma gli uomini malvagi; si è sperato invano tempi migliori: si credette, semplici che siamo stati, che la rivoluzione, dopo i primi sfoghi d'ira e di rabbia, si sarebbe rabbonacciata; e senza nostro sforzo, sarebbero d'un tratto tornati i beati tempi antichi. Folli! Ci siam destati come da un sogno e ci siam trovati spogliati d'ogni bene in mezzo a due nemici formidabili, io dico il liberalismo e il socialismo.

Pagina 44

Rivoluzione e ricostruzione

398823
Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 264-308.
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E non è stato bene compreso dalla coscienza politica del paese che i problemi economici e finanziari non possono essere valutati e risoluti, come per sé stanti, senza che insieme vengano affrontati i problemi dell'ordine e della costituzione e senza arrivare alla ragione fondamentale della nostra organizzazione pubblica.

Pagina 287

Ieri avevamo la preoccupazione di un governo tardigrado e insensibile a questi problemi; oggi abbiamo l'impressione di persone impreparate che hanno fretta; in Italia sono pochi i tecnici, al di fuori delle rappresentanze degli interessi privati, e oggi molti di essi han perduto autorità e credito. Lo sforzo sarà quindi più arduo e più meritorio di fronte al paese, che aspetta di sentirsi salvato dalla crisi che preme da ogni parte.

Pagina 294

Tracciate così le linee della ricostruzione amministrativa, finanziaria, economica e politica dell'Italia, è superfluo riaffermare quel che abbiamo discusso, cioè che occorrono un governo e un istituto parlamentare che abbiano la fiducia del paese; però questa larga fiducia non può essere effettiva, né la ricostruzione basata su fondamento saldo e reale, senza la unificazione e la vivificazione della coscienza nazionale nei suoi valori morali e nella efficienza delle forze spirituali.

Pagina 297

Nessuno può negare che noi abbiamo sempre — e oggi più che mai — piegato le esigenze di organizzazione alle superiori esigenze della vita nazionale; e chi parla diversamente ha il torto di non conoscerci o di combatterci per partito preso.

Pagina 305

Crisi economica e crisi politica

399378
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
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Come abbiamo visto, il punto centrale oggi è per l'Italia il problema della produzione, ambientata e resa efficace e sicura dalla soluzione del problema del lavoro: a questo si lega il problema dell'organizzazione sindacale che si prospetta nella riforma degli istituti pubblici e loro rappresentanze; riforme che possono avere efficienza se rese agili dal decentramento politico, amministrativo ed economico, che può valorizzare le forze, le risorse, le caratteristiche locali e regionali, così varie e diverse in Italia, da non potersi annullare e livellare neppure attraverso cinquant'anni di legislazione e di ordinamento statale centralizzato.

Pagina 158

Note sul clero meridionale

399499
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1906
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 295-298.
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La crisi è apparente, perché molto si è trasformato in questi 14 anni — e specialmente dal 1898 in poi — di cultura, di mentalità; ci siamo avvicinati alla realtà; abbiamo fatto la dovuta distinzione fra rinascenza cristiana della società e organismi religiosi; — sono cadute le forme o fittizie o sussidiarie di organizzazione cattolica per potere trovare la via maestra degli organismi umani, dove noi dobbiamo portare la voce e la vita, e ci si è aperto il campo dell'avvenire.

Pagina 293

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400589
Murri, Romolo 15 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Noi abbiamo anche oggi una fede minuziosa, speculatrice, avida di istruzioni teoriche e di deduzioni, capziosa; una filosofia della fede la quale traduce e ritraduce nei termini della cultura umana i dati di questa, indaga i misteri e vi costruisce attorno sapienti ma labili impalcature di concetti filosofici e scientifici. Questa è industria umana, signori, curiosità celebrale, compiacimento di esteti o di professionisti, sapienza messa insieme studiando Aristotele o il Maestro delle sentenze o i naturalisti contemporanei; scienza che può essere anche in coscienze tristi, che non sostituisce la fede e spesso anche non la favorisce.

Pagina 110

Qualche cosa di simile abbiamo visto avvenire in certe epoche ed in certi luoghi anche nella Chiesa cattolica, e la tradizione umana, necrosata, affaticarsi a comprimere la continuità vivente e rinnovatrice dell'opera divina nelle anime. Nel cattolicismo, tuttavia, l'iniziativa religiosa acquista dall'esempio e dallo spirito di Cristo una forza che è più difficile combattere e soffocare.

Pagina 162

Quanto poco lo abbiamo nell'animo e nella coscienza, Maestro dolce ed amato! Come scialba e fredda e volgare è l'arte che ce ne presenta la figura! Come stantia e convenzionale, spesso, la parola che nelle chiese ce ne ripete i detti e ne propone l'esempio!

Pagina 173

Per il messaggero abbiamo dimenticato il messaggio. E del messaggero cerchiamo il potere taumaturgo non la parola rivelatrice.

Pagina 173

Abbiamo veduto anche, tuttavia, come, nelle condizioni presenti della nostra vita fisica e dei rapporti di essa col mondo esterno, una certa multiformità e variabilità di stati di coscienza, nella varia corrente del pensiero e degli affetti, sia legge della vita del nostro spirito; ed osservato quanto lontano la grande maggioranza dei cristiani rimanga dalla santità, che è caratterizzata appunto dal fissarsi del volere in Dio e nel bene, e dal far consapevolmente confluire a questo scopo comune tutta la propria attività interna ed esterna.

Pagina 211

Anche in questo caso noi abbiamo il contrasto di due stati di coscienza, diversi, oltreché pel contenuto loro, per il diverso atteggiamento del volere che spinge l'uno a premunirsi in qualche modo contro il ripetersi dell'atto che dispiace; ma non abbiamo ancora la voce della coscienza reclamante per il male compiuto e per il dovere offeso nel nome stesso del bene e del dovere, concepiti come norme estrasoggettive ed assolute della condotta.

Pagina 216

Perché e come noi, figli e ministri di Dio, abbiamo disimparato le parole che commuovono e trascinano le folle, che raccolgono qui, intorno a questi nostri altari, le anime, assetate di redenzione e di bontà, e le preparano a portare con sé nella vita l'alito caldo d'una speranza divina?

Pagina 257

Ma poiché, cristiani, noi abbiamo tutti a cuore, laici o sacerdoti, il fiorire della vita cristiana, e poiché nella Chiesa l'ufficio di destarla ed alimentarla e difenderla nelle anime è più specialmente affidato ai sacerdoti, noi dobbiamo seguire con occhio sollecito e con vigile desiderio l'opera di apostolato che esso deve compiere, e portare ad essa in contributo non solo l'aiuto che può talora esserci chiesto, ma il consenso spirituale di fratelli, la docile umiltà di seguaci e discepoli.

Pagina 258

La mortificazione della carne è, abbiamo veduto già, dovere essenziale nella vita cristiana. Alcune forme di mortificazione, riguardanti più specialmente la quantità e la qualità dei cibi, vengono imposte dalla Chiesa a tutti i fedeli, negli stessi giorni, e sovente in preparazione di certe maggiori solennità, con manifesto carattere sociale; notevolissimi i giorni di digiuno delle quattro tempora, nei quali i fedeli sono invitati a far penitenza e speciali preghiere perché lo Spirito santo dia alla Chiesa sacerdoti fedeli e operosi, pastori e non lupi né cani muti.

Pagina 267

L'esame è tanto più necessario in quanto, come abbiamo veduto, il cristianesimo per molte anime ha preso consistenza in una serie di credenze astratte, cui la vita non rende testimonianza, e di riti esterni, sì che poi la sostanza vera di esso ci sfugge: e la nostra illusione giunge a tal segno che spesso crediamo di essere religiosi quando ai riti cristiani veniamo a chiedere, con preoccupazioni interamente naturalistiche e pagane, qualche cosa male desiderata, o per l'oggetto stesso o per il disordine che è nel nostro desiderio, a chiedere in somma e cercare noi stessi.

Pagina 27

Noi cristiani abbiamo nel nostro antichissimo credo un articolo il quale ci parla appunto di questa società d'anime o comunione dei santi. È un aspetto solo della dottrina che abbiamo esaminato; una famiglia più ristretta, e in qualche senso separata dal resto, nella grande famiglia delle anime umane; uno speciale vincolo, quello che è posto dalla santità, o dalla vita interiore delle anime cristiane. I credenti sparsi pel mondo, quelli che, vissuti un giorno, riposano nel Signore, i nuovi venuti che, prima di acquistare conoscenza di sé, sono messi dai sacramenti in mezzo a questa circolazione di vita che è la Chiesa invisibile, ed anche altri esseri, partecipanti per altre vie e con altre nature la realtà dell'essere spirituale, ma raccolti intorno a Dio come a centro e quiete delle loro aspirazioni costituiscono tutti insieme una società in cui rapporti frequenti corrono fra tutti i socii e che una vita divina alimenta e governa.

Pagina 274

Si pensa ai santi, non per coltivare in sé uguali affetti, ma per ottenere favori terreni, come i pagani pensavano ai loro dei; si vive con i prossimi, ma una vita di natura, di affetti, di simpatie, di antipatie, di rivalità personali, non una vita affettuosamente fraterna in Dio; a Dio stesso, a Cristo, abbiamo veduto quanto poco e male pensino i nostri cristiani.

Pagina 279

La speranza cristiana, constatiamolo subito, afferma, nell'articolo del credo che è soggetto di questa nostra conversazione, la vita eterna: vale a dire la continuità della vita dello spirito, che la morte modifica parzialmente ma non sopprime; vita che ha carattere di prova, di qua, e che dopo la morte assume invece carattere di pena o di premio o di temporanea espiazione non meritoria, secondo le risultanze della nostra opera morale, su le quali, come abbiamo veduto ieri, ci illuminerà il giudizio.

Pagina 289

E tale fatto perdura, anche nell'attenuarsi di quel pregiudizio materialistico del quale abbiamo spesso parlato e che ottuse così fortemente il senso delle cose spirituali; mostrando con ciò di aver delle cause più profonde e più durature.

Pagina 289

Noi abbiamo anche un bel meravigliarci del rapido allontanarsi del popolo dal Vangelo e dalla Chiesa: sinché la vita cristiana non renderà a questo popolo i servigii che essa è chiamata a rendergli, anche nel campo della giustizia e della dignità umana, e sinché la religione potrà essere ad esso presentata con qualche successo come una rete tesa agli ingenui per legarne le mani ed i piedi, la defezione continuerà; ed il mondo parrà allontanarsi dal Cristo, per tornargli invece più vicino quando il precetto di lui gli sarà rivelato, da altri cristiani, in tutta la sua pienezza.

Pagina 68

Rerum novarum

401071
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1905
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 292-294.
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La crisi è apparente, perché molto si è trasformato in questi 14 anni — e specialmente dal 1898 in poi — di cultura, di mentalità; ci siamo avvicinati alla realtà; abbiamo fatto la dovuta distinzione fra rinascenza cristiana della società e organismi religiosi; — sono cadute le forme o fittizie o sussidiarie di organizzazione cattolica per potere trovare la via maestra degli organismi umani, dove noi dobbiamo portare la voce e la vita, e ci si è aperto il campo dell'avvenire.

Pagina 293

Il Mezzogiorno e la politica italiana

401352
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Poiché il fenomeno che abbiamo descritto è stato fin ieri costante; e poiché l'istinto economico, se vi fossero stati mutamenti sostanziali nelle correnti generali in rapporto al nostro problema, li avrebbe rivelati subito; è necessario renderci esatto conto delle ragioni sostanziali che, direi quasi, giustificano il fatto economico che si è svolto dal ʼ60 al ʼ915, senza per questo giustificare il fatto politico, al quale tutt'al più si daranno, come dicono i giudici, delle attenuanti.

Pagina 321

Ma noi popolari, arrivati da pochi anni nella vita politica, abbiamo avuto il merito della nuova impostazione, che oggi, in questo giorno che ricorda la nostra costituzione di partito, riaffermiamo, quale corollario degli sforzi fatti — alla camera e fuori, al sud e al nord — per destare fra noi e presso gli altri una vera coscienza della questione meridionale, in quanto problema nazionale e unitario.

Pagina 351

Il legittimismo in Italia

401522
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1903
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 245-249.
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E il mio silenzio non è stato privo da una certa tendenziosità; perché volevo una giustificazione patente alla mossa che io e molti amici del meridionale d'Italia credemmo opportuna fare a Bologna, quando nell'ordine del giorno sulla « Questione Meridionale » abbiamo scritto che era necessario dissipare l'equivoco legittimista del nostro movimento cattolico.

Pagina 245

Concludendo: noi cattolici italiani abbiamo il diritto di volere escluso dalle nostre attività un ideale e una finalità politica di forma di governi che pregiudica di per sé all'azione generale dei cattolici e agli altri scopi per cui si lavora. Non diciamo quindi di dar la caccia alle persone, ma di non volere che queste persone vogliano difender l'altare difendendo troni caduti, e che portino come loro ideale di vita pubblica il legittimismo.

Pagina 249

I problemi del dopoguerra

401661
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1918
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 32-58.
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Non sono spente e non cadono invano le forze del pensiero; ad esse facciamo appello in questi difficili momenti, come lo abbiamo fatto durante la guerra, nella quale ci hanno assistito nella fiducia del trionfo del diritto, nella ragione di giustizia e di civiltà, nella valutazione delle aspirazioni dei popoli e della libertà delle nazionalità oppresse; anche quando gli eventi bellici erano a noi sfavorevoli, e tutti i materialisti della vita, con a capo i socialisti, ci assillavano col pessimismo della loro piccola anima.

Pagina 57

Crisi e rinnovamento dello Stato

401949
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 232-263.
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Questo metodo di realizzazioni lente, sul terreno costituzionale (che ci ha fatto essere contrari nel 1919 alla propaganda per la costituente, che i socialisti volevano e che alcuni democratici ritenevano fatale); questa fiducia nel lavoro di penetrazione e di trasformazione (che ci fa sicuri della nostra concezione e del nostro metodo) non sembra a molti rispondente e proporzionata al programma di lotta contro lo stato accentratore e alla visione che noi abbiamo della crisi e della paralisi statale. O la visione è inesatta, essi dicono, e i termini sono ingigantiti; ovvero occorre il metodo chirurgico della rivoluzione.

Pagina 261

Non abbiamo mai confusa la religione con nessuno istituto civile, politico ed economico; né abbiamo attribuito alla chiesa, come organismo cattolico, una ristretta partecipazione allo svolgersi e mutare degli istituti politici e al divenire dei partiti; ma non possiamo né dobbiamo sfuggire al problema etico della vita, alle sue ragioni sociali, alla sua forza morale. E questo problema è posto in tutte le nazioni civili, come un elemento e una conquista della civiltà, che dopo il paganesimo classico, è per noi civiltà cristiana. E neppure la rivoluzione francese e il laicismo liberale, anche nelle loro transitorie aberrazioni o nelle lotte sul terreno politico dell'influenza civile della chiesa, poterono sopprimerla o variarla; come non potrebbe neppure il socialismo (se domani trionfasse, non dico nel suo trasformismo collaborazionista, ma nel suo primitivo aspetto materialista, edonista e dittatoriale), sopprimere l'impronta, la forza della civiltà cristiana, della sua etica, dei suoi istituti e della sua espansione.

Pagina 262

La stampa quotidiana e la cultura generale

402404
Averri, Paolo 10 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Abbiamo dunque messo in sodo gli scopi del giornale ed i suoi rapporti con il resto della vita pubblica d'oggi e veduto come suo carattere fondamentale è mettere a disposizione dei lettori quel tanto di notizie pratiche e di cultura generale che serve ai loro usi quotidiani. L'indole e la levatura del giornale è quindi determinata dalla richiesta dei lettori, la quale a sua volta dipende direttamente dalle condizioni della vita sociale.

Pagina 43

E questo fatto è senza esempio nella storia della civiltà e della democrazia; poiché i capi della società gerarchicamente ordinata per classi rappresentavano solo la volontà presunta dei governati e anche ciò solo per certi fatti e in certi casi determinati: mentre oggi nella stampa abbiamo un organo stabile e normale delle opinioni comuni, il quale attinge direttamente e continuamente al fondo medesimo della coscienza pubblica e vive per essa.

Pagina 48

Viene prima, come abbiamo accennato, la concezione generale della vita e della società (Weltanschauung, dicono i tedeschi), propria del giornale: ed essa, animando il pensiero medesimo degli scrittori, si insinua per tutto, dall'articolo di fondo alla nota di cronaca e dà al giornale il colore cattolico, socialista, massonico e via dicendo Un esempio facile e tipico si può averne paragonando il resoconto parlamentare di due giornali italiani d'opposto partito"> la Tribuna e l'Avanti!, il Corriere della sera e il Secolo; quanta diversità e come astutamente voluta!.

Pagina 51

In pochi anni noi abbiamo veduto morire molti giornali, la vita di parecchi dei quali era stata lunga e non oscura: e sempre non erano vicende eccezionali che troncavano quella vita ma era il lento esaurirsi d'un programma e d'un modo speciale d'intendere la società e la politica, il venire meno del contatto vivo fra lettori, pensanti a nuove cose, e scrittori rimasti solitari.

Pagina 56

Il giornale, per l'indole e la missione sua, suppone, come abbiamo veduto, un ambiente sociale molto sviluppato ed un alto livello medio di cultura: esso ha bisogno di essere in relazione diretta con la coscienza di molti e, per ottenere questo, d'un vigore di vita e di iniziativa che lascia naturalmente dietro di sé solchi di pensiero agitatore e rinnovatore.

Pagina 57

Noi abbiamo tuttavia veduto anche come nel giornale d'oggi si riflettano i vizi e le stridenze presenti di questa medesima civiltà nostra; e specialmente come la vita intellettuale vi presenti la sua indole nervosa, superficiale, affrettata, poco curante dell'estetica del vero e dell'arte, e la vita morale vi si rifletta con tutte le contraddizioni, le ansie, le incertezze, le debolezze che ne caratterizzano lo stato presente,

Pagina 63

Noi abbiamo veduto, nel corso di questo nostro breve studio, nelle pagine dei giornali esprimersi le lotte con le quali il pensiero e l'ingegno umano partecipavano al processo della vita, prender forma ed espressione le tendenze e le richieste della nuova coscienza politica, avviarsi e procedere la vita intellettuale del popolo, chiamato a prendere una parte più diretta nella vita pubblica ed a sentirsi, oltre le barriere delle vecchie patrie, animato da intenti e desideri comuni.

Pagina 63

E che in questo senso si vadano in Italia orientando le idee ce lo attesta la recente trasformazione di alcuni giornali, uno dei quali, il Giorno, nel suo programma ispirato in gran parte alle idee che noi abbiamo cercato di esporre, diceva fra l'altro:

Pagina 64

Altrove, in articoli di riviste, noi abbiamo anche dimostrato come accanto a questo dislivello intellettuale ne sta, e forse precede, un altro di indole politica e sociale: il quale risulta evidente da ciò che le vicende storiche del cattolicismo dopo il medio evo e gli istituti e le abitudini alle quali quelle vicende avean dato luogo ci avean fatto contrarre vincoli troppo stretti con le forze conservatrici della società, mettendo contro di noi le forze di rinnovamento e di progresso.

Pagina 69

Il carattere di queste rivoluzioni intellettuali, e del giornalismo più specialmente, è che esse influiscono principalmente, oltreché ad allargare la cerchia delle società umane, come abbiamo detto, a sostituire al governo della forza fisica e delle cause esteriori quello del pensiero e delle forze intellettuali e morali di coesione e di sviluppo storico, aumentando negli individui la coscienza de' fatti sociali ed acuendo in essi il desiderio di intervenire, per la propria parte, a moderarli e dirigerli.

Pagina 8

Di un partito e un programma radicali in Italia

402679
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 192-206.
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Abbiamo parlato, nelle pagine precedenti, del cattivo funzionamento dei partiti politici in Italia, ed in particolar modo dell'ufficio che un partito socialista serio e positivo dovrebbe e potrebbe compiere e che il P. S. I. non compie; un libro dell'on. F. S. Nitti sul partito radicale F. S. NITTI, Il partito radicale e la nuora democrazia industriale. Prime linee di un programma del partito radicale. Torino - Roma, Società Tip.. Editrice Nazionale 1907. ci offre occasione di tornare sull'argomento.

Pagina 192

Il modernismo che non muore

402750
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 37-59.
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Bisognava stendere l'atto di morte, stabilendo bene le generalità del defunto; ed è quello che abbiamo fatto.

Pagina 40

Per l'autonomia politica dei cattolici. Democratici e Cristiani

402898
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1906
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 56-72.
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I giovani non possono quindi non assecondare il risveglio della coscienza religiosa — ciò è, abbiamo visto, nei loro stessi principii fondamentali — e promuovere la distinzione più precisa fra religione e politica, o, meglio, ridurre la politica religiosa nei suoi veri termini; dentro i quali, essa non può che limitarsi a promuovere la rettitudine delle coscienze operanti nel terreno politico ed a lottare contro le violazioni della libertà religiosa, tenendosi estranea gelosamente a tutto ciò che è gara e competizione d'interessi di altra natura e giuoco delle varie forze e frazioni politiche.

Pagina 67

Di questo clericalismo noi non solo vogliamo essere immuni ma siamo risolutamente nemici; e crediamo che, se lo Stato non può e non deve rifiutare alla società religiosa, liberamente e legittimamente costituita, quanto possa essere necessario ed utile per svolgere la sua vita interna, i mezzi esterni o coattivi dei quali il potere politico dispone non sieno tuttavia in nessun modo atti a produrre nelle coscienze prima che negli atti esterni la fede e l'attività religiosa; e respingiamo e combattiamo quelle varie manifestazioni di clericalismo alle quali abbiamo accennato.

Pagina 71

Il Partito Popolare Italiano

403319
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
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Da pochi e solo assai vagamente li abbiamo visti ricordati in questi giorni: perché c'è qualche nome di mezzo che non si osa scrivere, come per non toccar parti di anima dove geme una occulta piaga; e pure è storia recentissima e assai nota e senza di essa non si spiega nulla di quel che oggi avviene.

Pagina 101

Teogonie clericali

403851
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 108-137.
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Lo studio che intendiamo fare non ha, poi, degli intenti pratici diretti; esso è l'esame di un gruppo di fatti e di condizioni sociali d'indole prevalentemente politica, condotto con criterii scientifici e con preoccupazioni d'indole prevalentemente intellettuale; noi non vogliamo, cioè, con questo studio, avviare o difendere una politica opposta — sappiamo che ciò sarebbe perfettamente inutile — ma esercitare i nostri lettori, e più specialmente i giovani, nell'esame intellettuale delle condizioni del mondo politico, nel quale vivono e incominciano ad agire: in questo intento di educazione intellettuale è riassorbito tutto lo scopo pratico che queste ricerche possono avere. Ma c'è un gruppo di giovani, il quale ha tutte le nostre simpatie, che ispira la sua condotta politica appunto ai criteri ed alle direzioni che i lettori vedranno risultare da questo studio; ed esso ha espresso le sue idee in un manifesto pubblicato già nella settimanale Azione democratica, e che riportiamo, in fine, fra i documenti; manifesto al quale noi aderiremmo completamente, se fosse opportuno parlare di adesione, a uno studioso che intende conservare la sua piena libertà di giudizio. In queste stesse pagine, parlando di rapporti fra il cattolicismo e la politica, esamineremo alcuni criteri di metodo, con i quali questioni di simil genere vanno affrontate; alni facciamo un esame d'indole prevalentemente storica. Né il lettore si meravigli — ultima osservazione preliminare — della vivacità delle nostri critiche; esse sono puramente oggettive, ed impersonali; come non abbiamo propositi di azione — dal campo dell'azione ci siamo ritirati da parecchio tempo — così non abbiamo ambizioni deluse da vendicare; c'è una libertà intellettuale che non si accorda con intenti pratici di riuscita immediata: noi abbiamo consapevolmente e senza rimpianti sacrificato questi a quella: l'atteggiamento politico più conforme ad essa ed alle nostre attitudini di critica e di opposizione è l'esser soli: noi faremmo della politica pratica solo quando essa potesse essere alimentata da una grande e possente idealità che della politica purificasse le mende ed i vizi; ma d'una politica satura d'idealità, oggi, con questa povertà di spirito e volgarità di intenti e di mezzi che contraddistingue tutta, senza eccezione, la vita politica italiana, non è il caso di parlare.

Pagina 110

Su questo fatto, del modo di entrare dei cattolici nella vita pubblica del loro paese, noi vorremmo specialmente insistere, ed alla considerazione di esso abbiamo cercato di aprirci la via. Poiché ci sembra che poche volte si offra nella storia l'opportunità di assistere al formarsi quasi visibile esteriormente dell'avvenire nei fatti presenti ed insieme al rapido precipitare di eventi preparati da un lungo e lente lavorio occulto di influenze economiche, di passioni politiche, di ideologie.

Pagina 120

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

404111
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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La Chiesa in Francia ha oramai, nella crisi violenta che abbiamo cercato di riassumere oggettivamente, perduto, o quasi, tutto quello che essa poteva perdere; essa era una organizzazione di Stato, un partito politico, una tradizione civile e sociale, e non è più, od è ora assai meno, tutto questo. Io vorrei insistere ancora un poco su questa profonda trasformazione, poiché essa finirà di spiegare i lati meno osservati dal pubblico, e tuttavia i più importanti, del problema della separazione e gioverà ad intendere lo stato nuovo del cattolicismo in Francia e le sorti che gli sono probabilmente riserbate per un prossimo avvenire.

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Questo nuovo volume, che abbiamo letto, dal titolo: La. crise du clergé, è una analisi fredda e minuta dello stato d'animo del clero francese; esso è ispirato ad un radicalismo di vedute, intorno alle basi teoriche ed all'avvenire della Chiesa, che molti, noi compresi, non dividono in alcun modo. Ma i fatti non cessano di esser tali, anche quando l'interpretazione che ne tenta chi li narra può apparire un poco forzata; e questa rivelazione cruda aiuterà il clero francese a prender coscienza di sé e, non ostante il pessimismo che la ispira, farà del bene.

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Prefazione

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 7-14.
  • Politica
  • UNIOR
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Il nostro sforzo é come un corpo estraneo, elemento dissolvitore, introdotto a forza nella compagine politica del clericalismo italiano. Noi abbiamo dovuto attaccare non solo quelli che consapevolmente davano a questo il carattere di una politica di reazione e di resistenza alla democrazia ma anche quelli che si lasciavano portare, dorando di pie illusioni l'inconsapevole servitù e la neghittosa viltà.

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