Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'assemblea costitutiva del Partito popolare

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

L’assemblea delibera: [adesione] al partito popolare italiano, di cui accetta il programma e lo statuto. Entrando oggi nella vita politica nazionale con fede vivissima nella missione che la Provvidenza ha affidato all’Italia, mandiamo il nostro fervido saluto ai fratelli che dalle Alpi alla Sicilia, dall’uno all’altro mare, lavorano e combattono per il rinnovamento cristiano e democratico della nazione, e per il trionfo della giustizia sociale nel mondo.

Una conferenza dell'on. Degasperi a Merano. Il contraddittorio coi socialisti

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Alcide de Gasperi 2 occorrenze

Chi non accetta tali principi non può essere socialista cosciente, per quanto sia caldo fautore della classe operaia.

Ciò vuol dire che se la maggioranza della Camera eletta a suffragio universale dai cittadini italiani, non accetta le condizioni della minoranza socialista, essi ricorreranno alla violenza. Ecco il principio con cui non si può andare d’accordo, senza conculcare la libertà e la giustizia sociale. I socialisti, se vogliono attuare il loro programma, devono guadagnarvi l’adesione della maggioranza degli eletti o degli elettori. Altra via legale non esiste. Fuori di essa non c’è che la tirannide. Non è vero che Lenin in Russia sia ricorso alla dittatura per abbattere lo zar. Lo zar era già caduto, la rivoluzione era già fatta pacificamente. Erano al governo socialisti e democratici, ed è contro l’assemblea costituente, rappresentante tutti i cittadini, che Trotzki e Lenin fecero funzionare le mitragliatrici.

La dimostrazione di ieri per la zona devastata ed i nostri diritti politici

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Il governo accetta pienamente il terzo postulato il quale suonava: Nessun mutamento nel regime degli enti locali può essere introdotto fino a che la rappresentanza elettiva delle terre redente non vi concorra col suo voto. Ancor più il capo del Ministero aderì al nostro punto di vista, emanando il 2 agosto 1919 la nota circolare-programma per i nuovi commissari, la quale tra altro diceva: «Noi vogliamo mostrare ai nostri nuovi concittadini che contro ogni tendenza livellatrice e assorbente, l’Italia intende risolvere sollecitamente e razionalmente i loro problemi, e attuare un organico programma di azione civile, amministrativa ed economica, ma che vuole rispettare le loro leggi e condizioni speciali, i loro usi e le loro tradizioni. Noi vogliamo fare anzi di molti istituti politici e sociali delle nuove terre, e fra questi in ispecie delle autonomie comunali provinciali, utile studio per le riforme nel Regno; noi vogliamo risparmiare ogni turbamento nelle abitudini e negli interessi e le popolazioni tanto provate saranno nel loro paese, com’è naturale, preferite in ogni campo della vita nei consigli e negli uffici. Non vogliamo ripetere oggi - le conseguenze ne sarebbero più gravi per le condizioni nazionali e politiche - gli errori del 1866. Evitiamo energicamente le invasioni burocratiche pertinacemente assimilatrici e calmiamo il furore di assimilazione e decomposizione con cui anche ora come allora per opera di piccoli irresponsabili si tenta di invadere le nuove provincie».

Il partito polare e le elezioni comunali

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

Il magistrato esamina le liste e se qualche candidato è contenuto in più liste, gli chiede se a ciò ha dato il suo assenso o meno: in caso negativo il suo nome viene cancellato dalla lista che egli non accetta. Poi sei giorni prima delle elezioni, le liste vengono pubblicate come liste riconosciute. Nel giorno elettorale gli elettori, se vogliono che il loro voto abbia un valore effettivo, devono darlo ad una delle liste riconosciute. Chiuso l’atto elettorale, la commissione constata il numero dei votanti, divide questo numero per il numero dei consiglieri da eleggersi, il numero che risulta è il quoziente elettorale. Quante volte questo quoziente sta al numero di voti dati a ciascuna lista, altrettanti consiglieri spettano a tale lista. Si fa notare che per quoziente non si prende proprio il risultato netto della divisione suddetta, ma per evitare frazioni, il numero immediatamente superiore a tale risultato. Per esempio: sono da eleggersi 6 consiglieri. Il numero dei votanti è 216. 216: 6 + 1 = 30 e frazioni; il quoziente elettorale è quindi 3 — 1, e le liste vanno divise per tal numero. Il risultato ci dà il numero dei consiglieri che spettano a ciascuna lista. Un altro sistema è quello delle liste libere o di concorrenza, nel quale caso non occorre presentare previamente le liste dei candidati. Il relatore spiega anche questo sistema. Ma senza entrare in questioni di dettaglio, a cui provvederanno i legislatori, l’oratore ritiene che la proporzionale porti tali vantaggi per un’amministrazione controllata e sia così equa, che si raccomandi da sé. Si tratta di dare ad ogni partito quello che gli spetta. Non vuole entrare nella questione se si debba introdurre accanto alla proporzionale il suffragio uguale con un corpo elettorale solo. Tale postulato rinvierebbe la riforma alle calende greche. Nel Vorarlberg si è semplicemente introdotta la proporzionale in ogni corpo, lasciandoli tutti e quattro. Ritiene che anche il partito dominante non dovrebbe opporsi a tale riforma, poiché non si tratta di dare la scalata né di conquistare la maggioranza, e d’altro canto un deputato nazionale liberale l’anno scorso propugnava nell’Alto Adige la proporzionale. Egli si limita a presentare il seguente ordine del giorno: Gli elettori comunali di Trento, aderenti al partito popolare, constatando che né il regolamento elettorale cittadino attualmente in vigore, né la riforma sottoposta per l’approvazione alla Dieta provinciale corrispondono ai criteri di equità, imposti dai moderni bisogni; chiedono che accanto al massimo ampliamento possibile dell’elettorato comunale, si aggiunga l’introduzione della rappresentanza proporzionale di partiti. Tale conchiuso verrà presentato al podestà di Trento ed ai capi della deputazione dietale italiana. Il dr. Lanzerotti aderisce alla relazione del dr. Degasperi ed aggiunge agli argomenti già addotti, che non si potrà certo negare ai popolari la pratica amministrativa necessaria per i consiglieri comunali né ancora si potrà tacciarli di non aver riguardo ai sentimenti nazionali, quando si faccia un salutare confronto fra la Trento-Malè, il cui progetto era in mano della città di Trento, e la Dermulo-Mendola in mano di un nostro istituto. Il dr. Degasperi eccita i consenzienti a raccogliersi più di frequente ed a fare sentire la propria voce affinché non ci si tratti come cittadini di secondo grado, mentre si accumulano colpevoli transigenze verso il partito socialista, L’ordine del giorno venne accolto con prova e controprova ad unanimità. L’on. dr. Cappelletti crede di interpretare il pensiero dei propri colleghi dietali del Club popolare, affermando che si interesseranno della cosa nel senso voluto dall’ordine del giorno. Già nell’ultima sessione dietale l’on. Decarli fece delle riserve a proposito della riforma elettorale presentata alla Dieta per l’approvazione. I deputati non mancheranno di propugnare il principio equo della rappresentanza proporzionale. Con ciò dichiara chiusa la riuscita adunanza.

Trattato di economia sociale: introduzione all’economia sociale

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Toniolo, Giuseppe 2 occorrenze
  • 1906
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, voll. I-II 1949
  • Economia
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In questa Le Play, dopo di aver dato il primo colpo di accetta ai così detti principi del 1879 (cioè dell'individualismo razionalista e livellatore), propugna la necessità di ricomporre l'ordine sociale sulla religione, sulla continuità del nucleo familiare, mercé la libertà testamentaria del capostipite, sulla solidarietà fra classi superiori e inferiori mediante il patronato, sulla libertà del lavoro e della associazione; tutto cementato dall'osservanza del decalogo e del costume cristiano.

Pagina 1.273

La economia, siccome accetta da quella le nozioni concrete della autonomia personale, della famiglia e della proprietà, istituzioni competitive etico-private,così prende da essa la nozione concreta di altri istituti di carattere collettivo o sociale,quali sono le classi, le nazioni, il grande consorzio umano; la cui costituzione dipende da fattori superiori ai semplici interessi economici, comunque questi ne formino uno degli elementi.

Pagina 1.81

Trattato di economia sociale: La produzione della ricchezza

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Toniolo, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1909
  • Opera omnia di Giuseppe Toniolo, serie II. Economia e statistica, Città del Vaticano, Comitato Opera omnia di G. Toniolo, vol. III 1951
  • Economia
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Il lavoro industriale ivi si considera come figlio della personalità morale dell'uomo, il quale lo accetta come un dovere liberamente scelto e lo esercita come una funzione da Dio affidata agli artigiani per il bene, morale e materiale proprio, della classe e della generalità e che perciò attribuisce un diritto di lavoro,che è per tutti quelli titolo di eguaglianza e fraternità dinanzi ai proprietari e capitalisti (Janssen), diritto che ha la piena sua esplicazione nella facoltà di arrivare a maestro, cioè di costituire una impresa propria. Quindi risulta come a questo tempo le corporazioni artigiane non apparissero fonti di tale diritto, ma solo organo giuridico di riconoscimento di esso e condizione del suo esercizio; e come queste rimanessero aperte,nel senso che per fondare un mestiere non fosse necessario appartenere ad esse, o se talora lo era tutti sotto condizioni comuni vi fossero ammessi; e come sulla eguaglianza di tale diritto (e dovere) di lavoro si erigesse l'autonomia dell'intero ceto artigiano di fronte allo stesso ceto capitalistico, sicché all'origine (non già più tardi) que' collegi risultassero di maestri-lavoratori, non considerando membri di essi «i ricchi speculatori che oziosi vivono dei sudori altrui» (nel libro cit. in Janssen). — E così si spiega, come la classe artigiana fiera della sua libertà ed eguaglianza di lavoro divenisse il palladio delle autonomie cittadine, sicché da queste città democratiche uscirono le leggi di affrancazione dalla servitù della gleba in Italia (altrove spesso dalle Carte di libertà dei re), come quelle di Bologna del 1256, che si ispirano a ragioni religioso-cristiane, e di Firenze del 1289, che si appellano al diritto naturale e alla indipendenza politica. Si parla spesso da sociologi della storia della libertà civile, ma di rado si estima la parte preponderante che vi ebbe il lavoro industriale colla costituzione e legislazione corporativa. Esso non apportò soltanto un progresso economico, ma sulla libertà incardinò un ciclo di civiltà.

Pagina 508

Per la solenne inaugurazione della cassa rurale di prestiti S. Giacomo

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Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1897
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 30-45.
  • Politica
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Quella, formata per azioni, è responsabile col capitale sottoscritto, dei depositi che accetta e dei mutui che contrae; terminato quel capitale, o trasformato per incanto da proprietà sociale a proprietà individuale, secondo i celebri sistemi della Banca Romana e di mille altre, anche di nostra conoscenza, chi si è visto, si è visto; e chi non si è visto, può andar limosinando. Nella Cassa Rurale invece il depositante o il mutuante per riavere il suo capitale, può procedere contro la Cassa e contro i singoli responsabili, sino all'estinzione del suo credito.

Pagina 32

La cura di educare il nostro agricoltore al risparmio, quando la Cassa accetta fin mezza lira, è una delle precipue [sic] che ha questa istituzione. E poiché essa non ha bisogno, anzi rifiuta le grandi somme, fa conto delle poche lire di deposito, pagando il tre per cento a conto corrente, il tre e mezzo o il quattro per le somme vincolate a semestre o ad anno. Educando alla previdenza e al risparmio, invogliando sempre più il socio a recare in deposito quel che in fin d'ogni settimana gli avanza, diviene in certo modo un buon riparo contro ai funesti e inevitabili colpi di fortuna.

Pagina 39

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

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Murri, Romolo 5 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
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Ora la coscienza che accetta questo Volere divino, questa unità dei voleri umani in esso, questo orientamento del proprio essere verso un termine esterno ma più alto al quale essa debba rivolgersi tutta, è coscienza religiosa; la crisi morale delle anime si dibatte adunque inesorabilmente fra due termini, l'uno dei quali è la inciviltà, da cui uscimmo, l'altro la religiosità, che tanti paventano.

Pagina 129

La dipendenza di una banda di assassini dal capo può essere perfetta, come obbedienza, il che la farebbe oggi accetta a molti; ma ciò non toglie nulla alla sua ripugnanza; il metodo è buono, ma l'intento perverso. E così è del sacrificio: che un uomo il quale ha votato la sua esistenza ad una casa di bene si faccia uccidere dalle febbri per una notte passata insonne all'aperto, per sé non ci dice nulla; forse l'ammireremo, forse cercheremo solo di scusarlo. Ma che egli affronti il male senza temere la morte, che la sua esistenza si spezzi in un grande sforzo per una grande causa che lo aveva assorbito tutto, che il sacerdote della sua religione ed il reggitore del suo popolo gli dieno insidie ingiurie condanne e la morte, questo è sacrifizio prezioso, perché è la lotta epica di un uomo per il bene contro il male, riflessa in mille coscienze che ne divengono più forti, elevata a simbolo ed insegna di simili lotte per tutto, talora, un periodo storico, o, come avvenne nel Cristo, per tutti i tempi e per tutta l'umanità.

Pagina 149

Ad essi fu giustamente osservato che si entra bensì nella Chiesa con un atto di volontà, cioè libero, per la fede; ma ciò non significa che l'entrare in essa non sia doveroso per l'uomo, la religione cristiana essendo appunto il giusto atteggiamento dell'uomo di fronte ai fini superiori della vita e dell'universo; la volontà accetta un rapporto necessario, non lo crea; compie un ufficio, non se lo prefigge. Il cristiano che, non sapendo, ha ricevuto il battesimo, non trova di essersi, con ciò, assunto oneri ed uffici dei quali avrebbe potuto anche fare a meno; solo, egli è stato istradato da altri per la via della sua futura vita libera religiosa, allo stesso modo che da altri ancora, per altre vie, è stato iscritto cittadino, introdotto in una scuola, addetto a un mestiere. Ed è vana pretesa, ispirata ad un ingenuo razionalismo, quella di presumere che al bambino fatto uomo rimanga libero scegliere il suo Dio; egli non sceglierà da sé il suo Dio come non sceglierà le sue idee, le sue abitudini sociali, la sua posizione nel mondo, la sua classe. Ciò che egli vorrà a 21 anni è quello stesso che egli sarà spiritualmente a quella medesima età: ed egli sarà appunto quello che una serie non interrotta di volizioni altrui al suo proposito e di atti altrui lo avrà fatto, dalle prime associazioni suggeritegli dalla madre sino ai professori d'università, ai compagni, ai padroni che egli avrà al momento della supposta scelta: ognuno che ha influito in quel processo di vita interiore, a un certo momento della vita, ha modificato più o meno sensibilmente tutto il suo ulteriore sviluppo.

Pagina 188

Oh non è questo il pentimento che Dio chiede e che il sacerdote accetta e convalida nel nome di Lui; e non è questa la confessione cristiana, gemito profondo dell'anima che, commossa dal Dio, spezza le catene del male, e sulla vittoria ottenuta su di esso ricostruisce dolorando e piangendo le basi della nuova vita spirituale, salde contro il tornare della bufera che rugge d'intorno.

Pagina 221

Si proietta in un punto, in un cenno, in un gesto, ma è la fede di milioni d'uomini, la fede, dei secoli passati e dei secoli venturi quella che non vien meno e non erra; la Chiesa accetta quel gesto, quando esso è posto, poiché lo Spirito vivente la porta a riconoscere in esso sé stessa, la sua fede antica, che si riflette diversamente nelle cose che mutano intorno, che illumina di luce più viva o più tenue la profondità delle coscienze, ma non muta, essa; poiché, se mutasse, ci strapperebbe a Dio e ci ricondurrebbe nel campo del contingente, del fallibile, del soggettivo. Non temete quindi che, con l'infallibilità del papa, un maestro ed un despota si levi contro la vostra coscienza ad imporvi la sua coscienza e la sua fede: se questa fede, per la quale temete, fosse vostra propria, voi non sareste già più nel cattolicismo: se essa è la fede di tutti, la fede della società cristiana, allora è essa stessa, questa vostra fede, infallibile; poiché non ve ne sono due, ma una; e questa non verrà meno, sinché non verrà meno la missione del Cristo e la presenza di Dio nelle coscienze cristiane.

Pagina 247

I problemi del dopoguerra

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Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1918
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 32-58.
  • Politica
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Non vorrei essere oscuro: l'elemento familiare dà il più luminoso esempio al mio dire: l'uomo che si unisce ad una donna nel sacro vincolo della società matrimoniale perde una parte della sua libertà individuale e accetta le leggi e i patti coniugali ai fini specifici: ma insieme passa in una condizione di liberazione dalle ragioni di inferiorità quale era per lui la vita del celibe (nel senso naturale della parola, a parte ogni concezione di abnegazione cristiana), ottenendo l'aiuto della donna ai fini naturali, nel mutuo amore, nella filiazione, per la continuità della specie. E tale liberazione ed insieme elevazione determina in lui, con i nuovi doveri e diritti, l'acquisto di libertà sociali, cioè la possibilità di conquistare i fini della nuova società con atti di propria volontà e sotto la propria ragione personale.

Pagina 39

Così è in tutto lo sviluppo della vita sociale, da quella domestica a quella nazionale, da queste a tutte le forme di libere unioni: la ragione sociale è insita nell'uomo, come ragione specifica della sua esistenza; e ogni novello vincolo che egli accetta o persegue per la sua elevazione e il suo miglioramento (e perciò rispondente alle sue finalità naturali) è nuovo ausilio a superare sé stesso e le proprie deficienze, e nuovo mezzo per la liberazione da mali che si fuggono per beni che si vogliono raggiungere: è insomma un elemento di libertà organica.

Pagina 40

Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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Esso non preparerà la rivoluzione e non preparerà le riforme, appunto perché crede nell'una cosa e nelle altre, accetta i contrarii, senza preoccuparsi di trovar la sintesi che li superi.

Pagina 189

Gesù contemporaneo

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 179-211.
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Ma siccome non ci sono simili né società se non per il nostro atto spirituale che accetta e pone questi suoi rapporti, e i valori assoluti sono il pregio di ogni atto umano, anche di quello con cui l'uomo pone i suoi simili e lo Stato e il diritto, così tutta la vita dell'uomo è religiosa.

Pagina 202

Per l'autonomia politica dei cattolici. Democratici e Cristiani

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1906
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 56-72.
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Quindi: 1º La Lega, come associazione politico-sociale, non discute il cristianesimo, non è un partito religioso, non s'immischia in questioni dibattute nel seno del cattolicismo; ma accetta questo, come gli viene presentato per le vie normali, e legittime dalle competenti autorità;

Pagina 62

Il Partito Popolare Italiano

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
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Allora si accetta il terreno della libertà, si accetta una posizione di parità civile dei cattolici con protestanti e con non credenti, («Si intende che per libertà religiosa noi intendiamo libertà religiosa per tutti i culti : dichiarava Don Sturzo, il segretario politico del nuovo partito, ad un redat¬tore del Messaggero; e togliamo anche questa citazione dal Corriere d'Italia), si rinunzia praticamente alle rivendicazioni della Chiesa non compatibili con la natura degli Stati moderni, si redige un programma minimo, il programma delle libertà, non cattoliche, ma «cristiane», come lo chiama Don Giulio De Rossi.

Pagina 97

Introduzione alla sez. "Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922)

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Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 101-131.
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Il socialismo accetta lo stato quando diviene stato socialista, trasformandolo in una sintesi economica pel dominio della classe unica operaia: l'ultimo passo nel tormento della lotta di classe, che dovrebbe tendere ad una stabilizzazione comunista. Qui mancano i termini di riferimento per una concezione logica, non essendo possibile precisare i termini di una non-realtà. Così il movimento socialista rimane una tendenza del divenire sociale, espressione negativa, mai costruzione positiva. L'influenza socialista sulla società borghese è servita a rifare tutta una concezione economica di fronte al più sfrenato liberismo, non mai a creare una teoria politico-statale. Mentre per il liberalismo razionalista, il primo politico (stato) diviene primo etico; per il socialismo, il primo economico (stato proletario) diviene primo etico; nell'un caso e nell'altro, lo stato è sostanzialmente il tutto (ragione panteista).

Pagina 109

Teogonie clericali

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 108-137.
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Approva ed accetta l'indirizzo politico pel quale si vanno mettendo i clerico-moderati? Ciò ripugnerebbe a tutto il suo passato. Dunque? Dunque c'è qualche profonda forza corruttrice, dissolvitrice di programmi e di caratteri, c'è un cattivo ge¬nio dell'azione nostra — è la medaglietta? è altro? — al quale anche i migliori non sanno sottrarsi.

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