Questa parola oltrepassa la rivendicazione immediata delle libertà politiche, per significare la liberazione dei cittadini, delle associazioni, dei comuni, degli enti locali dall’eccessivo accentramento dello Stato. Quando al congresso del partito in questa Venezia Sturzo riferì sul decentramento parve ai più che si trattasse d’un problema tecnico amministrativo che non riguardasse la vitalità dello Stato e della Nazione. Ma oggi l’uso e l’abuso che fa dello Stato il partito al potere, persuaderà anche gl’indifferenti di ieri che il problema deve riguardarsi come il problema centrale italiano. Nell’80, gli uomini di destra si accorsero delle gravità del problema quando la Sinistra, assunta al potere, incomincerà ad abusare dell’amministrazione per i suoi scopi politici. Allora Silvio Spaventa si pose il quesito: come conciliare il principio parlamentare che dà il governo ad un partito colle garanzie di libertà e giustizia e d’imparzialità che deve avere il cittadino? E rispose proponendo la giunta amministrativa e il tribunale amministrativo. Ma queste riforme non bastarono. L’abuso dell’articolo 3 della legge comunale e provinciale ha finito col concedere ai prefetti tali poteri discrezionali che equivalgono in realtà ad una sospensione della costituzione. Il partito attuale poi abusa dell’organismo dello Stato in una misura che gli antichi partiti non conoscevano. I comuni sono scheletri, le provincie cadaveri, le associazioni sindacali vivono o muoiono ad arbitrio di sua eccellenza.
Questo accentramento delle forze antireligiose non rappresenta per noi cattolici, un pericolo prossimo? S’è detto, e si ripete volentieri nel nostro paese, che le questioni religiose per la vita pubblica non sono più d’attualità, e che non imperniano più il diventare e l’essere dei partiti. Questa affermazione risale a coscienze amanti dell’equivoco e rifuggenti a penetrare sotto la corteccia esteriore delle cose. Non basterebbe l’esempio della Francia modernissima per provare il contrario di quanto si afferma? Ma v’è delle prove che ci toccano ancora più da vicino. Lo Stato stesso in cui viviamo, benché ossessionato dalle passioni nazionali, superata appena nella sua crudezza la tendenza anticattolica, «Los von Rom», deve occuparsi ora di questioni che toccano direttamente il cattolicismo, del divorzio cioè e della scuola laica. L’agitazione in favore del divorzio specialmente ha ripreso negli ultimi tempi vigore, ha preso forme consistenti ed è arrivato già nelle commissioni parlamentari. Il movimento tende ad ingaggiare la Camera per la cosiddetta riforma matrimoniale. Una questione dunque eminentemente religiosa è divenuta attuale, s’imporrà alla rappresentanza parlamentare.
La posizione marittima, il suolo accidentato, il clima vario e propizio, gli esempi delle città frigie, lidie, fenicie, dell'Egitto, dell'Asia Minore e dell'Arcipelago, mentre presto provocarono le energie individuali degli elleni e lo slancio degl'ingegni, — accumulavano bensì in Grecia in seno alle classi di liberi artigiani e mercanti (intermedie fra l'aristocrazia terriera e gli schiavi lavoratori del suolo) una copiosa ricchezza mobile; ma questa in que' territori angusti apparve subito, col facile accentramento della proprietà e colle lotte sociali, un pericolo politico per quegli Stati per lo più democratici e un fomite di corruzione morale dinanzi agl'ideali civili di una multiforme e insuperata cultura. E così, mentre questa mirabile cultura ellenica trasfondeasi nel mondo intero, gli ordini politici ed i costumi operosi invano sorretti da ardite riforme (talora di violento comunismo livellatore), insieme alla ricchezza tralignarono e perirono.
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Predisposto storicamente dal grande accentramento politico di Roma, antica assimilatrice di tante stirpi, e dallo stritolamento e rimescolio di tanti popoli nel corso delle invasioni germaniche, soffolto e maturato, fra vecchi e nuovi pregiudizi e fra violenze di razze, di classi, di governi, dal concetto religioso di «cattolicità» e da quello civile di « repubblica dei popoli cristiani » sotto il papa e l'imperatore per la difesa della comune civiltà, fermentato dai pellegrinaggi nazionali e internazionali, in Ispagna, a Gerusalemme, a Roma e soprattutto dalle crociate, che per secoli riversarono l'occidente sull'oriente, — il movimento dislocativo delle genti cristiane, iniziandosi nel secolo XI col risorgimento dei Comuni italiani, presenta nella storia (fra gli stessi abusi) uno sviluppo sistematico e continuato;il quale, attraverso nuove forme di colonizzazione, tiene il suo culmine nella emigrazione spontanea e universale dei nostri dì, rifluendo per mille meandri sull'economia.
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Anzi (questo è decisivo), quando parlasi di assolutismo dello Stato antico (Roscher, Messedaglia), ciò deve intendersi più ancora che nel senso di accentramento amministrativo degli ordini politici, in quello di completo assorbimento in essi di tutta la vita sociale e privata.
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Se di ogni progresso tecnico-scientifico, primi ad approfittare sono i privilegiati che possono seguire il crescere delle cognizioni e dei capitali, creando così un accentramento delle industrie, non vi ha che l'amor del bene verso le moltitudini che riesca a determinare un moto di decentramento, cioè di distribuzione agli umili e più numerosi di quei progressi di civiltà. I grandi industriali si avvantaggiano per semplice calcolo di utile proprio dei poderosi capitali delle società anonime per azioni. Ma soltanto per disinteressato amore altrui succedono i filantropi a diffondere fra i mediocri e i piccoli le cooperative di produzione e i banchi popolari. Ecco il bisogno della carità diffusiva.
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Vi concorsero quelle cagioni sociali-politiche proprie del passaggio dall'età media alla moderna, che riuscirono ad un accentramento del potere regio in più vasti stati territoriali; ed economicamente il sistema del mercantilismo (vedi «Introduzione»). Ma ad esse si aggiunsero nei riguardi particolari del compito dello Stato dinanzi alla produzione nazionale,connessa col precedente assetto corporativo, tre ragioni peculiari: — moralmente, col degenerare e languire dello spirito religioso e caritatevole fra i membri delle corporazioni l'acuirsi in essi dell'egoismo gretto di classe, infesto alla comune solidarietà; — socialmente, l'ampliarsi delle imprese e insieme del salariato, ambedue incompatibili coi vecchi statuti artigiani mercantili; — politicamente, il bisogno di più vaste e robuste provvidenze coattive di Stato, per aggiungere una remora al decadere dell'industria delle antiche nazioni ed una leva al crescere della produzione di popoli nuovi.
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. — Poi nuovo e privilegiato accentramento dei beni, dalla riforma alla rivoluzione, disastroso e violento nella Gran Bretagna, meno in Francia (accanto ai grandi patrimoni signorili), ma pur generale. — Infine ricostituzione artificiale dei piccoli proprietari in gran parte coltivatori, dal 1793 in Francia e nel sec. XIX in tutta Europa, colla vendita di beni nobiliari; ecclesiastici e laici (Flour de Saint Genis).
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Nella quale è più che mai palese il riscontro cogli organismi fisiologici, in cui quanto più divengono possenti i gangli motori al centro, tanto meglio svolgonsi ed operano gli arti alla periferia, richiedendo di ricambio un ulteriore accentramento di forze coordinatrici, donde aumento proporzionato di potenza vitale. Già il passaggio storico dall'una all'altra specie morfologica di imprese, dal mestiere alla manifattura e alla fabbrica, importa un crescente accentrarsi e aggrandirsi di forze e funzioni produttive, ma ora è il caso di considerare come questa legge di ingrandimento si manifesta in modo particolare nel regime di fabbrica, appunto perché qui si combina col massimo di accentramento.
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Tale legge di incremento (accentramento e ingrandimento) della potenza produttiva delle imprese industriali a legge generale.
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Ciò spiega — la presenza di qualche saggio di industrie in grande in ogni società per poco progressiva, anche dell'antichità; — la tendenza relativa ad espandersi per ognuno di quei tipi storici di imprese (il mestiere, la manifattura, la fabbrica) della industria manifatturiera medioevale e moderna, ed anzi a passare dal carattere di impresa individuale a quello sociale (società industriali); — e infine ciò dimostra come il duplice accentramento della funzione industriale e mercantile nella fabbrica, che favorisce cotanto l'aggrandirsi di essa, dovesse attribuire a questa il massimo di potenza produttiva, donde la vittoria di tale sistema di impresa nell'età contemporanea. Gli esempi e le prove si moltiplicano da ogni parte.
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La qual cosa faceva divenire più numerosa e più potente la burocrazia, che a sua volta elaborava nuove e più impensate proposte di accentramento amministrativo e di monopoli economici, impedendo le libere attività e le autonomie degli enti locali, creando enti ed istituti, inventando comitati e consorzi, giunte, consigli, commissioni, commissariati, improvvisando una legislazione economica statale, detta, poi della economia associata o del socialismo di stato, cometermine di un sistema perfettamente democratico.
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Se oggi si arriverà a smantellare tale accentramento, ricordiamoci e gloriamoci che ne siamo stati noi i pionieri. Così per le libertà organiche e le autonomie; oggi i fascisti negano le autonomie, non le sconoscono; la battaglia continua, e verrà il momento del trionfo; anche se altri ne avrà il merito, che importa? La prima medaglia è la nostra. Con decreto-legge, forse fra giorni sarà istituito l'esame di stato. Due mesi fa, al congresso di Napoli, un fascista che credeva di averne l'anima e invece parlava con la vecchia voce dei democratici e dei socialisti, negava l'esame di stato; oggi l'esame di stato verrà. Chi potrà mai negarci il merito della battaglia? Noi plaudiamo al ministro Gentile, ma ricordiamo la crisi ministeriale del febbraio scorso, ove si raggiunse con la democrazia liberale il patto sull'esame di stato, sulle linee del progetto Anile, di quell'Anile che lo sostenne al nostro congresso di Napoli nel 1920.
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Deciso assertore della regione è stato il nostro partito, il quale, si può dire, ha preceduto il movimento di pensiero e quello politico verso una revisione dei poteri attribuiti allo stato dal continuo accentramento; ed alla critica contro l'elefantiasi dei servizi burocratici statali ha contrapposto non solo un decentramento dei servizi con allargamento delle circoscrizioni, ma un vero e proprio decentramento amministrativo organico e istituzionale per i servizi pubblici di carattere locale.
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delle ferrovie dello stato, non poteva essere più disastroso; le condizioni eccezionali durante e dopo la guerra hanno svelato a molti gli errori accumulati in decenni di accentramento statale e di elefantiasi burocratica. Il grido di allarme è venuto; manca però l'orientamento politico e tecnico verso la soluzione del problema.
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E la vita che pulsa di fuori resta costretta da un accentramento statale, al quale si è talmente abituato il pensiero di tutti, da subirlo come il fato della tragedia greca. Grandi speculatori e grandi organizzazioni economiche e politiche si avvicinano al grande Moloch del dio stato, per partecipare al cumulo degli interessi che ha monopolizzato o accentrato. La lotta è fra l'elemento formalista, analitico, pedante dei ministeri e quello faccendiere, procacciante, parassitario dei trafficanti sul pubblico danaro; e non è detto che, in buona o in mala fede, vincano sempre i primi. Per questo il potere più o meno occultamente passa dagli uni agli altri, sempre irresponsabile e per giunta illegittimo, e determina sintesi occulte quali quelle della massoneria, specialmente nei ministeri della istruzione, della giustizia e della guerra; ovvero crea larghe sfere d'influenza, quali quelle del socialismo e dell'alta finanza sull'industria, commercio e lavoro.
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Perciò noi partiamo da una negazione forte, imponente: noi neghiamo lo stato moderno democratico, accentratore, fornito di un potere assoluto; noi neghiamo il socialismo di stato, come ultimo termine economico e politico di questa ragione panteista; noi neghiamo le direttive etiche a questo potere di accentramento. Così la nostra posizione ideale, logica, ci fa arrivare ad una costruzione di riforma non accidentale e di temperamento, non esteriore e di formalità, non transattiva e di evoluzione, ma ad una riforma antitetica e sostanziale.
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Noi popolari, conseguentemente alla nostra concezione statale, combattiamo ogni forma di accentramento, sia perché crediamo che nella società vi sono diritti individuali e sociali, da riconoscersi e da garantirsi da parte dello stato, e anche da regolarsi per quanto riguarda la loro incidenza politica, ma da non potersi né violare, né sopprimere; sia perché il gioco delle libertà e delle autonomie sprigiona forze vitali ed energie sempre nuove, che nel rapporto con lo stato (cioè con un'organizzazione preordinata e ordinata) sono l'elemento dinamico di fronte all'elemento statico. Noi oggi combattiamo per l'autonomia della famiglia, della scuola, della chiesa, degli enti locali, dell'economia — contro i tentativi di accentramenti o di subordinazioni giurisdizionaliste — la battaglia della libertà.
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L'opera di disincaglio dello stato da tutte le superfetazioni create dal parlamentarismo democratico, spesso demagogico, sotto la pressione socialista, giova — è vero — a sgombrare il terreno da inutili inciampi; ma la non perfetta percezione della crisi, il timore di indebolire lo stato e forse anche la sopravvalutazione del potere politico, li fa tendere non solo ad un più forte accentramento amministrativo, ma anche a tentativi di riforme istituzionali in senso anti-liberale.
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Un'ultima posizione del partito popolare, significatici per quando apparve e capace di sviluppi nelle alterne fasi della vita politica, fu la posizione di lotta allo stato-tutto, allo stato-panteista, nelle sue due faccie di manomissione dei diritti degli enti locali e del cittadino nella sua libera personalità e attività; e di accentramento funzionale e burocratico in antitesi al decentramento amministrativo.
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