Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accentramento

Numero di risultati: 22 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Rivoluzione e ricostruzione

398728
Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 264-308.
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Quando gli organi di tale classe fanno la voce grossa contro l'accentramento statale, contro i monopoli, contro il prevalere del socialismo e si scandalizzano della debolezza dello stato verso le pretese della classe operaia, dobbiamo dubitare della loro sincerità e della loro obiettività, poiché ciò rispondeva a tutta la loro politica economica espressa dalla democrazia; e dobbiamo domandarci quale altro piano nasconde questa loro conversione al liberismo, alla sburocratizzazione statale, allo smantellamento della vecchia costruzione democratica, all'abbandono dei monopoli dietro i quali sono stati annidati tanti interessi. I commercianti degli zolfi, dei nitrati e dello zucchero, ricorsero al medesimo sistema e ne ebbero favori; ma la vera agricoltura fu assente dallo stato democratico e parlamentare; diede occasione alla larga letteratura sui patti agrari, specialmente del mezzogiorno, dall'inchiesta Jacini in poi; vide in molte plaghe depauperarsi la campagna a causa dell'emigrazione contadina; e continuò a sentire la politica come espressione di vita provinciale, ove il feudo elettorale del collegio uninominale, i buoni rapporti con la prefettura e i carabinieri, la preminenza amministrativa all'ombra del proprio campanile, rappresentavano la somma della sapienza politica di equilibrio fra l'agente delle imposte e lo sfruttamento del lavoratore, che diedero i tristi bagliori dei fasci del ʼ93 e delle agitazioni del ʼ98.

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La qual cosa faceva divenire più numerosa e più potente la burocrazia, che a sua volta elaborava nuove e più impensate proposte di accentramento amministrativo e di monopoli economici, impedendo le libere attività e le autonomie degli enti locali, creando enti ed istituti, inventando comitati e consorzi, giunte, consigli, commissioni, commissariati, improvvisando una legislazione economica statale, detta, poi della economia associata o del socialismo di stato, cometermine di un sistema perfettamente democratico.

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Un partito vale per le idee che agita, per gli interessi morali e materiali che tutela, per l'azione informatrice che crea; e questo avviene al centro e alla periferia, nella vita politica e in quella economica, nella propaganda che sviluppa, nelle battaglie che combatte. E noi le nostre battaglie le dobbiamo segnare, non come inutili sforzi, ma come vere conquiste, anche quando non sembra vicino il giorno della vittoria. Così segnamo a nostro favore la campagna contro lo stato accentratore e monopolistico come battaglia nostra, la prima. Quando era in auge il socialismo di stato, la nostra voce era la sola a echeggiare; la stampa faceva il silenzio attorno a noi, ma il paese sentiva la novità e ci seguiva. Se oggi si arriverà a smantellare tale accentramento, ricordiamoci e gloriamoci che ne siamo stati noi i pionieri. Così per le libertà organiche e le autonomie; oggi i fascisti negano le autonomie, non le sconoscono; la battaglia continua, e verrà il momento del trionfo; anche se altri ne avrà il merito, che importa? La prima medaglia è la nostra. Con decreto-legge, forse fra giorni sarà istituito l'esame di stato. Due mesi fa, al congresso di Napoli, un fascista che credeva di averne l'anima e invece parlava con la vecchia voce dei democratici e dei socialisti, negava l'esame di stato; oggi l'esame di stato verrà. Chi potrà mai negarci il merito della battaglia? Noi plaudiamo al ministro Gentile, ma ricordiamo la crisi ministeriale del febbraio scorso, ove si raggiunse con la democrazia liberale il patto sull'esame di stato, sulle linee del progetto Anile, di quell'Anile che lo sostenne al nostro congresso di Napoli nel 1920.

Pagina 306

Crisi economica e crisi politica

399326
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
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E non è per rilevare deficienze tecniche e organiche di un ordinamento, nel quale tanti ottimi elementi cercano d'imprimere un ritmo più rispondente ai tempi con lodevole ma inane sforzo, che io ne fo qui un cenno; ma per completare un quadro di analisi della crisi politica, della quale l'accentramento statale è uno dei fattori di più lenta ma di maggiore dissoluzione, inficiando tutta la tela organica sulla quale si regge l'attuale ordinamento pubblico.

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La regione

399547
Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1921
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 194-231.
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Deciso assertore della regione è stato il nostro partito, il quale, si può dire, ha preceduto il movimento di pensiero e quello politico verso una revisione dei poteri attribuiti allo stato dal continuo accentramento; ed alla critica contro l'elefantiasi dei servizi burocratici statali ha contrapposto non solo un decentramento dei servizi con allargamento delle circoscrizioni, ma un vero e proprio decentramento amministrativo organico e istituzionale per i servizi pubblici di carattere locale.

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delle ferrovie dello stato, non poteva essere più disastroso; le condizioni eccezionali durante e dopo la guerra hanno svelato a molti gli errori accumulati in decenni di accentramento statale e di elefantiasi burocratica. Il grido di allarme è venuto; manca però l'orientamento politico e tecnico verso la soluzione del problema.

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Nel precisare le caratteristiche della regione e le sue funzioni, i timori politici cadranno facilmente; tanto più che oggi, dopo sessant'anni di unità nazionale, la cui forza morale e penetrata nelle masse ed è base sentita dell'educazione politica del nostro popolo, nessuno può onestamente pensare che una costruzione amministrativa e rappresentativa della regione possa avere caratteri o ripercussioni antinazionali. Né è serio l'altro timore, affermato anche recentemente sopra una rivista, che il movimento regionale disgreghi lo stato; secondo noi lo rafforza nella sua caratteristica statale eliminando la debolezza organica dell'accentramento amministrativo. Certo noi non neghiamo, anzi confermiamo la nostra tendenza politica espressa nell'appello al paese del 18 gennaio 1919 in questi termini: «Ad uno stato accentratore, tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali — la famiglia, le classi, i comuni — che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'istituto parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto alle donne, e il senato elettivo, come rappresentanza diretta degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali; vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione; invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli enti provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali».

Pagina 205

Pagina 208

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400089
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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Secondo difetto, un cotale realismo, insito in esso, pel quale ebbe bisogno sempre di appoggiare i suoi progressi ad un rigido concetto dell'individuo dall'una parte e dalla collettività politica dall'altra, così che la sua tendenza fu sempre di opporre rigidamente l'individuo ai suoi simili e la collettività ai singoli; e gli sfuggì quella più alta considerazione la quale supera ed integra i diritti dei singoli col concetto d'un intimo e fondamentale dovere comune e d'una solidarietà in cui l'individuo diviene parte d'un organismo spirituale vivente, che assomma ed unifica i diritti e le azioni dei singoli nel raggiungimento d'un grande scopo comune, il quale è poi il contenuto pieno ed ideale della civiltà: l'incremento della cultura e della vita dello spirito. Così il diritto civile non conosce che le due forme di giustizia: commutativa e distributiva; misura della prima è l'individuo nella pienezza della affermazione egoistica rivendicante per sé le proprie facoltà e le cose possedute, ad esclusione di ogni altro e con potere di uso e di abuso; misura della seconda è lo Stato, nell'affermazione della sua forza, che circonda ed assorbe ed ordina burocraticamente, con tendenza all'accentramento ed al dispotismo, le attività dei singoli. Così che questo dritto si risolve quasi naturalmente nella forza che lo crea e lo sancisce e che pur tuttavia è insieme la negazione del diritto; donde quei due aforismi notissimi, pieni di verità e di ironia, che son come la critica del diritto stesso: la force prime le droit, e summum jus summa infuria.

Pagina 58

Il primo anno di vita del Partito Popolare Italiano

401193
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 357-368.
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Pagina 362

I problemi del dopoguerra

401621
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1918
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 32-58.
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Già tutta la costruzione del consiglio e dell'ufficio del lavoro, tutto il piano delle assicurazioni operaie e agricole contro gli infortuni, le malattie e la disoccupazione, risente insieme del formalismo burocratico centralizzato e dell'asservimento statale al partito socialista, come forza unica degli elementi operai, che attraverso la monopolizzazione politica di stato tendono a creare il proprio predominio nella vita pubblica sociale.

Pagina 49

Crisi e rinnovamento dello Stato

401910
Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1922
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 232-263.
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E la vita che pulsa di fuori resta costretta da un accentramento statale, al quale si è talmente abituato il pensiero di tutti, da subirlo come il fato della tragedia greca. Grandi speculatori e grandi organizzazioni economiche e politiche si avvicinano al grande Moloch del dio stato, per partecipare al cumulo degli interessi che ha monopolizzato o accentrato. La lotta è fra l'elemento formalista, analitico, pedante dei ministeri e quello faccendiere, procacciante, parassitario dei trafficanti sul pubblico danaro; e non è detto che, in buona o in mala fede, vincano sempre i primi. Per questo il potere più o meno occultamente passa dagli uni agli altri, sempre irresponsabile e per giunta illegittimo, e determina sintesi occulte quali quelle della massoneria, specialmente nei ministeri della istruzione, della giustizia e della guerra; ovvero crea larghe sfere d'influenza, quali quelle del socialismo e dell'alta finanza sull'industria, commercio e lavoro.

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Sono rimasti al parlamento i dibattiti di politica generale; a parte il giuoco dei voti politici, non si ricorda da parecchio tempo che simili dibattiti abbiano mutato o modificato il corso degli avvenimenti; ma, strano a rilevarsi, le stesse maggioranze sono state quelle che hanno cambiato ministeri e modificato atteggiamenti, come fenomeno del momento assai più che come prodotto di direttive sostanziali.

Pagina 239

Perciò noi partiamo da una negazione forte, imponente: noi neghiamo lo stato moderno democratico, accentratore, fornito di un potere assoluto; noi neghiamo il socialismo di stato, come ultimo termine economico e politico di questa ragione panteista; noi neghiamo le direttive etiche a questo potere di accentramento. Così la nostra posizione ideale, logica, ci fa arrivare ad una costruzione di riforma non accidentale e di temperamento, non esteriore e di formalità, non transattiva e di evoluzione, ma ad una riforma antitetica e sostanziale.

Pagina 254

Introduzione alla sez. "Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922)

403520
Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 101-131.
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Pagina 105

Pagina 108

Noi popolari, conseguentemente alla nostra concezione statale, combattiamo ogni forma di accentramento, sia perché crediamo che nella società vi sono diritti individuali e sociali, da riconoscersi e da garantirsi da parte dello stato, e anche da regolarsi per quanto riguarda la loro incidenza politica, ma da non potersi né violare, né sopprimere; sia perché il gioco delle libertà e delle autonomie sprigiona forze vitali ed energie sempre nuove, che nel rapporto con lo stato (cioè con un'organizzazione preordinata e ordinata) sono l'elemento dinamico di fronte all'elemento statico. Noi oggi combattiamo per l'autonomia della famiglia, della scuola, della chiesa, degli enti locali, dell'economia — contro i tentativi di accentramenti o di subordinazioni giurisdizionaliste — la battaglia della libertà.

Pagina 113

L'opera di disincaglio dello stato da tutte le superfetazioni create dal parlamentarismo democratico, spesso demagogico, sotto la pressione socialista, giova — è vero — a sgombrare il terreno da inutili inciampi; ma la non perfetta percezione della crisi, il timore di indebolire lo stato e forse anche la sopravvalutazione del potere politico, li fa tendere non solo ad un più forte accentramento amministrativo, ma anche a tentativi di riforme istituzionali in senso anti-liberale.

Pagina 120

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

404110
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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Pagina 238

Introduzione alla sezione "Dall'idea al fatto (1919)"

404867
Sturzo, Luigi 3 occorrenze
  • 1955
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 3-9.
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Un'ultima posizione del partito popolare, significatici per quando apparve e capace di sviluppi nelle alterne fasi della vita politica, fu la posizione di lotta allo stato-tutto, allo stato-panteista, nelle sue due faccie di manomissione dei diritti degli enti locali e del cittadino nella sua libera personalità e attività; e di accentramento funzionale e burocratico in antitesi al decentramento amministrativo.

Pagina 8

Ma già negli ultimi mesi della costituente liberali, radicali, socialisti ed ex fascisti ebbero paura di quel che si era fatto; non pochi democratici cristiani ne furono scossi; i comunisti seguirono la doppia politica del sì e del no, secondo le vedute pratiche e utilitarie del partito; con le autonomie locali essi speravano prendere in mano le amministrazioni; ma l'accentramento statale per gli affari economici e gli enti parastatali era per essi più vantaggioso ai fini della proletarizzazione impiegatizia e della sottomissione e infine manomissione della economia libera.

Pagina 8

Oggi la lotta dei popolari contro lo stato panteista non dice quasi nulla ai democristiani di nuova formazione, ai democristiani impegnati nella politica statale da dovere tenere in pugno contro le insidie dei partiti avversi; non dice nulla agli altri, democratici o no, perché attraverso l'accentramento dei partiti è più facile tenere il dominio di uno stato accentrato, e perché sui comuni e le provincie oggi imperano i partiti centralizzati, forse più di quel che non imperava nel periodo prefascista il gabinetto del ministero dell'interno.

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