Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 38 in 1 pagine

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Comizio elettorale

398578
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1908
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 322-328.
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E tutte queste lotte le abbiamo fatte senza l'ombra della corruzione, senza la menoma coazione, senza appoggio governativo, senza prepotenze d'autorità, soli con il nostro programma con la fiducia della nostra attività; e quel che più, con una lista senza precedenti, staccando tutto il passato da tutto l'avvenire.

Pagina 323

Noi non abbiamo oggi in Caltagirone nessuna questione di indole politica che agiti il paese. Non c'è una vera lotta di classe che divida la compagine sociale; non c'è una questione ideale che divida le forze vive e militanti. C'è semplicemente e si è delineata vivace una questione di persone: levati tu che ci voglio star io.

Pagina 325

Di un partito e un programma radicali in Italia

402679
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 192-206.
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Abbiamo parlato, nelle pagine precedenti, del cattivo funzionamento dei partiti politici in Italia, ed in particolar modo dell'ufficio che un partito socialista serio e positivo dovrebbe e potrebbe compiere e che il P. S. I. non compie; un libro dell'on. F. S. Nitti sul partito radicale F. S. NITTI, Il partito radicale e la nuora democrazia industriale. Prime linee di un programma del partito radicale. Torino - Roma, Società Tip.. Editrice Nazionale 1907. ci offre occasione di tornare sull'argomento.

Pagina 192

Abbiamo delle apparenze di partiti, che ingannano il paese, ed abbiamo delle forze occulte che agiscono con mezzi subdoli ed oscuri. Le più gravi questioni in Italia si decidono ritardando o precipitando la discussione di una legge, o impedendola; distraendo 1'attenzione dei deputati dalle questioni più serie per richiamarla e disperderla nelle più futili; le grandi questioni, che dovrebbero essere risolte col concorso aperto di tutti, vengono sempre procrastinate ed evitate. I clericali, che ora vanno al parlamento, occupando solo i collegii dove non c'è o non è pronta una candidatura moderata, — ai moderati è stato concesso un credito ipotecario privilegiato su di essi —, non mutarono, osserva il N., e non muteranno questo stato di cose; i primi giunti hanno mostrato di aver la preparazione «morale» necessaria per acclimatarsi subito all'ambiente di Montecitorio e trovarcisi bene. Essi non hanno finora fatto che delle interpellanze insignificanti, imparaticci vuoti. Ed anche quelli che verranno dopo non è dubbio che ci si troveranno bene; faranno solo quello che sarà strettamente necessario per menar in giro i loro elettori, e non daranno fastidi a un governo clericale, qualunque sia poi la sua azione. Il N. tace poi intieramente sulla questione del Sud; egli trova che le leggi speciali, alcune delle quali già votate, ma che poi non si riesce ad applicare, sono poco pratiche e pericolose, fatta eccezione per quella sullo sviluppo industriale di Napoli, alla quale egli ha efficacemente concorso; vuole quindi dei provvedimenti generali.

Pagina 196

I primi cattolici in Parlamento

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Murri, Romolo 6 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
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Nella politica del lavoro, invece, i cattolici troveranno modo di essere ascoltati e di influire, col programma di patronato e di assistenza che abbiamo già detto. Essi mirano già all'Ufficio del Lavoro e sarà ora più facile ad alcuno di loro il penetrarvi; difenderanno eloquentemente alla Camera le proposte di legislazione sociale che rientrino nei loro piani, tenderanno alla neutralizzazione dei sindacati operai; prepareranno e proporranno progetti di legge di vario genere, i quali, lasciando inalterata, sostanzialmente, la fisionomia presente del contratto di lavoro, tendano a rimuovere alcune cause di malcontento o ad appianare con minori difficoltà i conflitti fra capitale e lavoro. Avverrà certamente in Italia quello che è avvenuto in Francia, dove socialisti alla Millerand e cattolici del Musée social e abbés démocrates si danno cordialmente la mano nelle varie commissioni per la legislazione sociale.

Pagina 101

Abbiamo detto che le grandi organizzazioni operaie sfuggono oramai quasi intieramente all'influenza dei cattolici, parte per cause d'ordine generale e permanente e parte anche per le perdute, oramai per sempre, opportunità di questi ultimi anni. Questi grandi sindacati di lavoratori, e con essi la frazione più avanzata del partito socialista, continueranno a perseguire il loro presente scopo economico, che è quello di aumentare via via il potere interno della propria classe e di mirare alla conquista degli strumenti di lavoro che sono in loro mano, senz'alcun riguardo per gli interessi dello Stato industriale e dell'industria privata. Nella presente crisi del socialismo marxista, rimane pur tanto di elemento vivo di lotta di classe che basta a dirigere i grandi sindacati operai per la via del sindacalismo, preconizzato da G. Sorel in Francia e da A. Labriola ed E. Leone in Italia. Il conflitto fra le due opposte politiche sociali prenderà nuove forme, ma diverrà forse anche, con l'andare del tempo, più violento.

Pagina 102

Noi abbiamo con ciò toccato l'ultimo gruppo di problemi, quelli di cultura e di educazione; a proposito dei quali si richiederebbe un assai più vasto esame di quel che i limiti del presenti studio ci consentano.

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Abbiamo detto questo, perché l'entrare di un nuovo gruppo di forze nazionali in parlamento non valga a confermare gli italiani un pregiudizio il quale ha già fatto enormi danni al paese: quello di credere che, nella nostra vita pubblica, parlamento e governo debbano essere tutto, o quasi. I cattolici clericali che entrano oggi, in una grande luce di rosee illusioni, a Montecitorio, si dovranno forse persuadere fra non molti anni che parlamento e governo sono assai poco, e sarebbero più e farebbero meglio se meno ci si contasse e se avessero una parte più regolare e modesta in un grande sistema di attività pubbliche.

Pagina 107

E di qui verrà la massima parte dei deputati cattolici; i quali, per le condizioni stesse alle quali abbiamo accennato, non porteranno alla Camera un principio netto di divisione, avendo affini, o per sentimento religioso o per interesse elettorale, molti deputati degli altri banchi, ai quali bastano, in fatto di politica religiosa, quel certo laicismo di Stato del quale i nostri istituiti e costumi politici sono già imbevuti da tempo, e l'affermazione dell'autonomia del potere civile; patrimonio morale ed esigenze politiche che il partito clericale non penserà certo, troppo avversi sarebbero i tempi, a contestare e a minacciare.

Pagina 97

Questo che siamo venuti dicendo varrà. anche, crediamo, a dare un idea della fisionomia che avrebbe a Montecitorio il gruppo parlamentare: gruppo poco numeroso, limitantesi ad una azione negativa, quanto alla politica ecclesiastica, dominato ancora dai timori di una politica di conservazione, dalla quale esso comincia solo ora faticosamente ad emergere, avente programma di patronato sociale, con delle nuances di protezionismo di Stato alla Bismarck, più libero ne' suoi movimenti per la maggiore omogeneità e compattezza del corpo elettorale nei suoi collegi rurali (e non è piccolo vantaggio, questo, poiché permette ad essi di preoccuparsi maggiormente di interessi generali); partito di idee medie, e proclive quindi ad appoggiare -governi mediocri, Vediamo ora brevemente quali potrebbero essere la sua azione e la sua influenza in ordine ai problemi politici di maggior momento che sono ora sul tappeto in Italia; problemi che abbiamo diviso in tre grandi categorie.

Pagina 99

Teogonie clericali

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Murri, Romolo 11 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 108-137.
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Di questa politica; che è una delle parecchie che il Vaticano avrebbe potuto fare, che è opposta a quella del Papa di ieri, come può essere, ed assai probabilmente sarà opposta quella del Papa di domani, noi abbiamo, solo come cittadini italiani, il diritto di parlare, discutendola e criticandola; ma, per il rispetto che abbiamo verso la Santa Sede, ci regoleremo verso questa alla stessa maniera che usano sudditi leali verso la monarchia; la considereremo, cioè, come non responsabile; e poiché mancano degli uomini designati da essa ad assumere questa responsabilità, noi dobbiamo addossarla a coloro che sono in parte esecutori, ma in parte anche artefici liberi e cooperatori, più o meno volonterosi, di questa politica; cioè non ai vescovi, che sitrovano in condizioni di non responsabilità simili a quelle della Santa Sede, o possono esser riguardati come semplici esecutori della volontà di questa, ì quali quindi farebbero domani una politica opposta, se opposto fosse il comando, ma ai cattolici laici di azione. Così solo, con una finzione giuridica e quasi costituzionale, che ha i suoi inconvenienti, ma ha vantaggi maggiori di questi, noi possiamo combinare la libertà di critica in materia politica — alla quale non rinunzieremo — con il rispetto dovuto alla Santa Sede, nell'esame oggettivo di una politica della quale dissentiamo radicalmente. Ciò, del resto, è tanto più facile, in quanto non intendiamo qui esaminare i motivi od i precedenti che possono ispirare questa condotta politica ad autorità ecclesiastiche, ma solo il valore politico ed i probabili risultati, politici e religiosi, di essa: come il lettore vedrà, nel seguito.

Pagina 108

Né il lettore si meravigli — ultima osservazione preliminare — della vivacità delle nostri critiche; esse sono puramente oggettive, ed impersonali; come non abbiamo propositi di azione — dal campo dell'azione ci siamo ritirati da parecchio tempo — così non abbiamo ambizioni deluse da vendicare; c'è una libertà intellettuale che non si accorda con intenti pratici di riuscita immediata: noi abbiamo consapevolmente e senza rimpianti sacrificato questi a quella: l'atteggiamento politico più conforme ad essa ed alle nostre attitudini di critica e di opposizione è l'esser soli: noi faremmo della politica pratica solo quando essa potesse essere alimentata da una grande e possente idealità che della politica purificasse le mende ed i vizi; ma d'una politica satura d'idealità, oggi, con questa povertà di spirito e volgarità di intenti e di mezzi che contraddistingue tutta, senza eccezione, la vita politica italiana, non è il caso di parlare.

Pagina 110

Abbiamo accennato ai migliori, a quelli che, almeno personalmente, sono ancora i più sinceri e subiscono la non sincerità dell'ambiente; gli altri, per la massima parte, tripudiano nell'insincerità come nel loro elemento.

Pagina 116

Su questo fatto, del modo di entrare dei cattolici nella vita pubblica del loro paese, noi vorremmo specialmente insistere, ed alla considerazione di esso abbiamo cercato di aprirci la via. Poiché ci sembra che poche volte si offra nella storia l'opportunità di assistere al formarsi quasi visibile esteriormente dell'avvenire nei fatti presenti ed insieme al rapido precipitare di eventi preparati da un lungo e lente lavorio occulto di influenze economiche, di passioni politiche, di ideologie.

Pagina 120

Niccolò Gallo: ma abbiamo imparato che egli fu il candidato ufficiale dell'autorità ecclesiastica, non senza qualche riluttanza e timore, ed opposto al «divorzista» Scaduto; che un sacerdote capo delle associazioni economiche della diocesi di Girgenti lo dichiarò «uno dei nostri - ; che la vittoria del «figlio» de11'on Gallo è dovuta agli 800 e più voti di cattolici; e che, a elezioni avvenute, essendo la redazione della Tribuna di Roma montata in collera contro quella che pareva una defezione «figlio» dai principii liberali del padre, ed .avendo chieste spiegazioni, il neo eletto non è più «dei nostri», ma dichiara puramente di non dovere la sua elezione a nessun partito, di avere il preciso programma di «papà» e di essere riuscito grazie alle simpatie dei concittadini per questo.

Pagina 123

Noi non sappiamo quanto abbiamo influito nelle elezioni del III collegio di Firenze, dal novembre" 1904 ad oggi, circostanze locali; ma crediamo che questa elezione sarà un ammonimento per gli alleati, i quali non debbono avventurarsi alla conquista di collegi che nelle campagne, nelle quali sia viva ancora la tradizione feudale; nelle città e nelle borgate industriali una reazione potrebbe aversi prima di quel che si pensi.

Pagina 124

Questo modo di intendere e di fare gli interessi del cattolicismo con piccoli mezzucci di azione parlamentare è stato illustrato stranamente dal dossier Montagnini; il rappresentante del Vaticano in Francia trascurava, denunziava, irritava, intimidiva l'episcopato, ma era in conversazioni continue con dame politicanti e con deputati; e 1'effetto fu quello che abbiamo visto.

Pagina 126

5° In tutto ciò essa non si limita ad esigere un astratto riconoscimento di principii teorici; vuol che questo si converta nella domanda positiva di appoggio alle istituzioni pubbliche, politiche od amministrative, nella lotta contro quegli elementi di sviluppo civile i quali sembrino involgere una qualche minaccia per lo spirito od il culto religioso; e mentre nelle file dei cattolici avversa le frazioni giovanili più democratiche; offre alla sua volta appoggio ed aiuto allo Stato, quando questo mostri di voler mettersi per una via di più severo controllo e di limitazione di quelle libertà pubbliche alle quali, come abbiamo veduto, la Chiesa stessa è opposta per principio.

Pagina 132

7° Non manca di riaffermare, quando l'occasione se ne sua condanna per lo Stato laico e le esigenze delle quali sopra abbiamo detto.

Pagina 133

Avviene dunque, appunto come è avvenuto a Bergamo, che sinché i cattolici stanno alle spalle dei moderati o si limitano ad entrare in parlamento faute de mieux, come fu nel caso di Cameroni e di Mauri, le cose vanno liscie: ma quando essi si attentano a presentarsi come cattolici, e cercano, comunque, di formulare un loro programma che possa non essere sconfessato dal Vaticano, la incompatibilità, della quale abbiamo detto sopra, apparisce invincibile e stridente; e alleanze decennali, che parevano solidissime, si rompono, e la coscienza dell'interno dissidio finisce opera dell'improvvisa opposizione esteriore, snervando e spezzando il corpo elettorale cattolico; e il candidato di questo trova di non poter far di meglio che ritirarsi.

Pagina 136

E l'indole di questo conflitto interno e profondo della coscienza politica dei cattolici è illustrata, in maniera paradossale e unica, nel caso di Bergamo, del quale abbiamo già parlato, dal fatto che il candidato dei cattolici era un…moderato puro, il quale accettava il programma cattolico, come una formalità poco piacevole, e poi ne diveniva pietosamente vittima; e il candidato dei liberali era un ottimo cattolico che per nulla al mondo perderebbe la messa della domenica, se nonforse per un collegio politico; e una alleanza stretta contro i sovversivi si risolve improvvisamente in una alleanza dei moderati e sovversivi contro gli ex alleati dei primi, che si ritirano dalla lotta, per farsi perdonare dai moderati il loro cattolicismo e rinfoderarlo.

Pagina 136

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

404047
Murri, Romolo 9 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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Questo che abbiamo osservato brevemente non è che uno dei vari aspetti, e non il più importante, della questione. Esso spiega tuttavia molte cose; la forza del Governo in questo momento è sopratutto l'indifferenza del pubblico.

Pagina 213

Ed aggiungeva «Ogni volta che ci siamo fidati del Governo, abbiamo avuto la peggio; ogni volta che abbiamo resistito, qualche vantaggio ce ne è venuto.»

Pagina 225

E intanto, come abbiamo visto, ai danni ed ai pericoli della separazione e della resistenza alla legge si aggiungono, inosservati ora, ma tali che appariranno molto gravi fra poco, i danni ed i pericoli — in qualche senso anche maggiori, poiché intaccano i capitali di energie viventi ⸺ di una crisi intellettuale e discordia profonda di tendenze nel seno stesso del cattolicismo. Il pessimismo del quale io parlavo precedentemente sembra quindi, anche sotto questo aspetto, giustificato.

Pagina 229

La Chiesa in Francia ha oramai, nella crisi violenta che abbiamo cercato di riassumere oggettivamente, perduto, o quasi, tutto quello che essa poteva perdere; essa era una organizzazione di Stato, un partito politico, una tradizione civile e sociale, e non è più, od è ora assai meno, tutto questo. Io vorrei insistere ancora un poco su questa profonda trasformazione, poiché essa finirà di spiegare i lati meno osservati dal pubblico, e tuttavia i più importanti, del problema della separazione e gioverà ad intendere lo stato nuovo del cattolicismo in Francia e le sorti che gli sono probabilmente riserbate per un prossimo avvenire.

Pagina 230

Come la Chiesa francese fosse strettamente legata alle vicende ed alle lotte politiche del suo paese, dopo la caduta dell'impero, abbiamo già detto. Ora che essa è in condizioni cosi diverse ed ha tante preoccupazioni sue proprie, i partiti politici, i quali cosi lungamente si giovarono di essa, e la compromisero spesso, la lasceranno pensare in pace ai casi suoi? Certo la loro influenza si è esercitata, sino a questi ultimi giorni, suggerendo, preparando ed invocando le decisioni più radicalmente ostili all'accordo. Ma conviene altresì notare che la politica clericale antidemocratica, durante e dopo l'affare Dreyfus, fu guidata da alcune congregazioni religiose, e specialmente dai gesuiti e dagli assunzionisti; e che mentre il peggioramento dei rapporti fra il Governo e il clero secolare è nei voti di queste, come è nei voti dell'altra frazione estrema, la combista, l'episcopato ed il clero secolare, che erano stati trascinati quasi fatalmente nella lotta politica, desiderano invece che la situazione migliori, e dai più pressanti interessi sono condotti a non occuparsi oltre di politica militante e cercare invece un terreno d'accordo almeno tacito con la Repubblica. Questo nuovo stato d'animi — del quale può essere un indice la fusione della Veritè, il giornale clericale più recisamente antidemocratico, e che condusse la lotta contro le direzioni politiche di Leone XIII, con l'Univers, fusioneavvenuta or ora — potrà produrre delle mutazioni :notevoli nella politica interna della Francia, e determinare un nuovo orientamento di partiti, sul terreno economico e sociale. C'è, è vero, in progetto, dopo l'insuccesso dell'Action liberale, capitanata dall'on. Pion, una Action catholique, organizzazione che dovrebbe raccogliere e riordinare per la lotta gli sparsi elementi clericali ed anticostituzionali; ma si può ritenere che il buon senso dell'episcopato, dall'una parte, e l'opposizione vivace delle. Frazioni di cattolici più avanzate nel terreno politico e sociale, dall'altra, impediranno in tempo il formarsi della nuova coalizione.

Pagina 231

Oggi ⸺ e noi non abbiamo recato che pochi dei molti fatti che si potrebbero citare — oggi tutto questo è sparito o va disparendo. Ciò spiega la gravità inopinata della crisi, ma giustifica alcune speranze che i cattolici migliori si fanno.

Pagina 234

Questo nuovo volume, che abbiamo letto, dal titolo: La. crise du clergé, è una analisi fredda e minuta dello stato d'animo del clero francese; esso è ispirato ad un radicalismo di vedute, intorno alle basi teoriche ed all'avvenire della Chiesa, che molti, noi compresi, non dividono in alcun modo. Ma i fatti non cessano di esser tali, anche quando l'interpretazione che ne tenta chi li narra può apparire un poco forzata; e questa rivelazione cruda aiuterà il clero francese a prender coscienza di sé e, non ostante il pessimismo che la ispira, farà del bene.

Pagina 238

Alla Chiesa francese mancava, abbiamo già detto nelle nostre precedenti lettere da Parigi, una visione chiara della realtà delle cose e del programma di azione che essa imponeva. Le direzioni di Leone XIII fallirono; perché una politica non si crea dal nulla, ma deve rispondere allo stato d'animo di coloro che sono chiamati a farla.

Pagina 239

E noi abbiamo fiducia che nella forma nuova nella quale i rapporti fra Chiesa e Stato troveranno il loro equilibrio in Francia, il cattolicismo, rinascendo, lo stesso e diverso, dalle rovine presenti, potrà rendere assai maggiori vantaggi alla Francia ed alle forze di libertà e di progresso che questo simpatico paese rappresenta, in Europa e nel mondo.

Pagina 244

La nuova politica ecclesiastica

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Murri, Romolo 5 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 149-165.
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Ma, per non andar troppo in lungo, ci contenteremo di prender le mosse da assai più tardi, ricordando brevemente un periodo di variazioni politiche sul quale abbiamo più di una volta richiamata l'attenzione. Dopo il 1870, e sino agli ultimi anni di vita di Leone XIII, l'anticlericalismo non ebbe vita in Italia altro che a brevi riprese; o come un riaccendersi improvviso e fugace di vecchie passioni o come indizio malsicuro del progredire logico dello spirito laico in alcuni focolari di cultura. In realtà, l'opposizione clericale al nuovo stato di cose era qualche volta petulante ed irritante, assai più spesso dignitosa e riservata; mai, ad ogni modo, fu temibile seriamente; i segni, anzi, di un gra¬ duale adattamento degli spiriti anche più schivi al nuovo stato di cose si andavano moltiplicando. Il Vaticano si astenne sempre da una politica attiva; aveva isolato elettoralmente i cattolici, aveva impedito che le organizzazioni di questi assumessero un carattere militante; esso lasciava fare, si disinteressava della politica del paese, e aspettava; che cosa aspettasse non era facile vedere. Intanto la questione religiosa taceva, la politica ecclesiastica, salvo oscillazioni di poca importanza, non ebbe mai mutamenti bruschi; lo Stato non era sospettato di clericalismo, la Chiesa ebbe un periodo di grande quiete e di quasi totale libertà; la questione religiosa pareva sopita.

Pagina 150

I promotori del movimento autonomo, che si impernia nella Lega democratica nazionale, furono spesso accusati di una confusione nociva fra il programma politico e sociale dei sociali-cristiani e quello filosofico-storico dei critici e degli intellettuali; ed essi hanno risposto che, se non è ufficio loro discendere alle particolari conclusioni dell'indagine storico-comparativa su questo o quel tratto, e se essi debbono quindi in qualche modo rimanere neutrali dinanzi alle questioni che riguardano questo o quel punto particolare del conflitto fra la critica e la teologia, nell'insieme, tuttavia, il grande moto di revisione critica del pensiero cattolico li interessa grandemente, perché esso solo può liberare i cattolici da quei vecchi e falsi abiti mentali, da quelle abitudini di giudizio e di condotta che noi abbiamo sopra cercato brevemente di caratterizzare, e che sono la base stessa e diremmo quasi, l'aspetto teorico del clericalismo italiano. Il conflitto, qui, prima che fra due politiche e due programmi, è fra due diverse concezioni della vita e della società umana.

Pagina 160

Sicché noi abbiamo potuto vedere questa favorevole per un certo tempo, sotto il pontificato di Leone XIII, al movimento sociale cristiano, sinché poté vedervi il mezzo di procurare alla Chiesa un nuovo appoggio per le sue rivendicazioni politiche, divenire poi subitamente e tenacemente ostile appena intravvide le ripercussioni che lo spirito e le tendenza democratiche avrebbero avuto nel senso stesso della Chiesa.

Pagina 160

La democrazia, con tutte le sue tendenze, deve apparire nefasta a quel concetto di concordia e cooperazione politico-ecclesiastica che noi abbiamo qui sopra esposto. Essa infatti, per necessità coessenziale al suo spirito, desta ed eccita nelle masse l'iniziativa, la cultura, l'attività associata dei singoli; tende quindi a ridurre al minimo il valore di tutto quello che è nella vita elemento esteriore formale, autoritario; a rinvigorire l'attività dello spirito, il dominio di questo sulle forme e sui rapporti sociali, a sostituire la libertà, sorretta da una vigorosa coscienza etica, alla normalità artificiosa e coattiva del diritto. Essa riduce sempre più chiaramente le lotte di partito e le funzioni del governo a conflitti di interessi ed attività degli organi statali a vantaggio degli interessi del gruppo sociale che è riescito ad interessarsene; sicché il progresso sta, non già nel cercar di restituire un carattere quasi sacro al potere politico, con una specie di investitura ideale proveniente dall'alto, ma, assai più prosasticamente, nel cercare che gli interessi prevalenti sieno quelli di un numero sempre più largo di cittadini, ed appunto di quei cittadini che furono sinora i più sacrificati; con che, in una democrazia progrediente, il potere politico sentirà sempre più la pressione del maggior numero, ossia delle classi minori, per esercitarsi a danno delle ambizioni e del potere di quelli che il vecchio concetto considera come detentori, quasi per diritto divino, del potere politico; ai danni cioè di quello che, con ingenuo eufemismo, si chiama ordine costituito, per un ordine da costituire.

Pagina 161

Il primo, in fondo. non ci interessa più per sé stesso, poiché abbiamo visto subire esso, in questo, le idee e gli interessi dei gruppi politici che lo hanno conquistato, nel giuoco dell'equilibrio parlamentare. Quanto ai partiti politici, una breve osservazione mostra che essi si avvolgono tutti nello stesso equivoco della politica clericale; essi associano, cioè, l'interesse del loro dominio alla prevalenza di queste o quelle credenze religiose. I moderati sfruttano politicamente le credenze cattoliche; i popolari si propongono di sfruttare quelle altre credenze religiose che sono l'ateismo il materialismo naturalistico e via dicendo; questi come quelli ambiscono, come mezzo di dominio, un accordo con la teologia e con i teologi, sieno poi questi teologi i membri della S. R. U. I., o i membri delle associazioni del libero pensiero, i filosofi ardigoiani, i penalisti lombrosiani, i biologi alla Sergi. Gli uni e gli altri hanno il concetto di una unica organizzazione delle coscienze e degli individui umani, che legiferi, sia per mezzo di due organi distinti che di un solo organo, sul battesimo e sui simboli come sulle imposte e sul rimboschimento, sui doveri etici dell'uomo e sul contratto di lavoro, sull'immortalità dell'anima e sulla prescrizione delle cambiali. Fatto storico curioso: in mazzo a questi due clericalismi, il rosso ed il nero, il primo programma di politica ecclesiastica basato sulla libertà vera e piena di coscienza sarà presentato e sostenuto da cattolici: l'aconfessionalità dello Stato sarà conquista loro, come conquista cristiana fu, nei primi secoli, la sottrazione delle coscienze religiose al dominio del potere civile.

Pagina 164

Introduzione

404542
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 16-29.
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Quindi il cattolicismo è, innanzi tutto, e dovrebbe essere in ognuno che lo segue, una filosofia della vita; della quale certo, considerata nelle sue fonti originarie ed autentiche, nessuno oserà dire che non sia una pura e nobile ed altamente spirituale filosofia della vita, una dottrina di vita interiore di purezza di libertà di altruismo di sacrificio, anche se alcuni ne contestano oggi — ingiustamente, come mostriamo altrove — le basi teoricheMostriamo altrove in La filosofia nuova e l'enciclica contro il modernismo, come il cattolicismo abbia una base filosofica (realismo dualistico) solidissima; nei discorsi sulla vita religiosa nel cristianesimo abbiamo cercato di presentare questo appunto come una filosofia pratica della vita.. Oltre di che, questa dottrina si è raccolta intorno, per la virtù originaria che la ha assistita nel suo sviluppo, elementi meravigliosi di successo, così dapoter essere, ed essere in verità, per l'ampiezza e la coesione della sua gerarchia per la bellezza espressiva del suo rituale, per l'efficacia della sua attività sacramentaria, per la umana soavità dei suoi simboli, adatta meravigliosamente ad essere la filosofia della vita, pratica e viva, non di pochi solitarii asceti, ma di un popolo intiero e di tutta una vasta consociazione di genti.

Pagina 26

Per noi, almeno, esso è questo: e tale noi abbiamo il diritto di volere che sia per tutti coloro che lo seguono: il cattolicismo è la nostalgia, è l'ansia, è l'opera eroica di una ascensione divina dello spirito. Nulla di più vile, di più triste, di più penoso per noi che chiamare cattolicismo altre cose, che farlo sete di dominio complotto di interessi, agenzia di collocamento o di assicurazioni varie, non raramente anche, come avviene nel mezzogiorno, complice di brutture e di brutalità, vergognose. E si ha il diritto di sdegnarsi e di insorgere contro queste profanazioni; e si ha il diritto di dire che molti uomini odiano il cattolicismo perché non lo conoscono e che non lo conoscono perché troppo spesso ne veggono intorno sé solo delle contraffazioni.

Pagina 27

Prefazione

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R. La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 7-14.
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Noi abbiamo dovuto attaccare non solo quelli che consapevolmente davano a questo il carattere di una politica di reazione e di resistenza alla democrazia ma anche quelli che si lasciavano portare, dorando di pie illusioni l'inconsapevole servitù e la neghittosa viltà.

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