Esso, — col rivendicare l'autonomia individuale mediante la dottrina dei fini sovrannaturali dell'anima e dell'uguaglianza morale, non del solo popolo ebreo, ma dell'umanità in ordine ad essi, avea nel tempo stesso posto l'uomo e la società umana come principio e termine della ricchezza stessa; — col principio del matrimonio monogamico e indissolubile ricostituiva l'organismo della famiglia, cellula prima della economia sociale e prototipo di ogni associazione; — colla consacrazione del lavoro (manuale e intellettuale) come dovere morale per tutti, occasione di sacrifizi meritori, fonte di personale dignità, pose la radice della inesauribile potenza di produzione; — colla dottrina della abnegazione nell'uso dei beni materiali, come stromento ai fini spirituali, legittimò e regolò il consumo della ricchezza; — coi precetti della giustizia e carità nei rapporti fra gli uomini die' norma alla circolazione e all'equa ripartizione dei beni; soprattutto, quale logica conseguenza di questi veri e precetti religiosi contro tutti i concetti fino allora dominanti, assegnò al progresso generale un termine nuovo, inatteso, definitivo, cioè la crescente elevazione morale e materiale delle moltitudini umili, povere ed operose.
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Tale ordine inoltre trova la sua guarentigia nel dovere della abnegazione o sacrifizio,come condizione al riconoscimento e all'osservanza dell'ordine stesso. Senza di ciò le passioni umane abbuierebbero la visione e disvierebbero la esecuzione di quest'ordine e dell'utile connesso. In particolare, senza la virtù di temperanza (o abnegazione) la cupidigia degli acquisti o la febbre dei godimenti sconvolgerebbe e infine troncherebbe il cammino morale della ricchezza (Périn). È la storia delle perturbazioni economiche di tutti i tempi.
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. — La Cina, smarrita o indebolita da lontanissima età la fede in un unico potere morale divino (Legge, Harlez, Broglie), per cui l'imperatore sempre si dichiarò figlio del cielo, per ricadere nel culto degli antenati (che dovunque sta al fondo delle idee religiose dei popoli), obbedisce oggi all'utilitarismo personale temperato, proprio della filosofia di Confucio; e il cinese nel suo egoismo per tal guisa consacrato, non sa assurgere dalla vita domestica, in cui si incentra, al sentimento del sociale progresso che involge abnegazione per fini superiori, cullandosi, in ordine alla ricchezza stessa, nelle illusioni della sua millenaria mediocrità.
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Sono queste le «virtù colonizzatrici» le quali, coincidendo colle virtù cristiane di operosità e di abnegazione per fini superiori e generali, diventano dispensatrici di civiltà nel mondo.
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Il medio evo comunale vide per la prima volta elevarsi e grandeggiare le più potenti individualità, poggiando la leva sopra le più robuste organizzazioni non tanto politiche, quanto sociali; mentre lo spirito di abnegazione o sacrifizio per grandi idealità morali-civili era penetrato nel pubblico costume, come una forza assimilatrice potente.
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Essa avea serbato fede alle grandi leggi fisiologiche colla numerosa figliolanza; — portato al sommo le virtù educatrici interiori, cogli esempi di sapienza paterna, di materna abnegazione, di pietà filiale; — conservata viva la attività economica fra i suoi membri, per cui la donna forte colla vigilanza e col suo lavoro vantasi di aver cresciuto il patrimonio domestico; — soprattutto volle rispettata di fronte allo Stato la libertà e intimità della convivenza coniugale e familiare, per cui (saggio unico nelle legislazioni) il giovane soldato era dispensato dalla guerra nel primo anno del suo matrimonio (Weiss). Su questo tipo il cristianesimo rifece la famiglia e la società nuova.
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. – Ciò chiarisce che a favorire l'associazione non basta soltanto il calcolo degli interessi, i quali da soli piuttosto dividono e sono argomento di dissoluzione sociale, ma si richiedono altre condizioni etico-civili;e precisamente — il rispetto della onestà e giustizia — il sentimento della libertà personale, di cui la facoltà di associarsi è una delle forme — lo spirito di abnegazione e carità sociale in ordine ai fini superiori. Sotto queste condizioni soltanto e stromento di progresso.
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E oggi il lavoro di migliaia di operai in una stessa fabbrica richiede maggior virtù di abnegazione e di disciplina che non dentro alla piccola officina di un dì.
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Le genti sfuggite alla zolla campestre (per lo più servile e soggetta puranco a dominio politico-militare) e raccolte nei nascenti nuclei urbani, sentono il bisogno di contare sulle proprie energie personali, sulla coscienza della propria libertà, sulle virtù morali di abnegazione, sui trovati del proprio ingegno, per elevarsi economicamente colla operosità; ed è in questi momenti storici che il lavoro interviene massimamente colla sua energia psichica a dominare la natura.
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Anzi la direzione dello spirito nei seminari deve determinare quelle disposizioni d'animo, che i chierici devono avere nel ministero sacerdotale; tra cui principale l'abito della sollevazione della mente a Dio fra tutte le più svariate, agitate, complesse occupazioni; e lo spirito di zelo e di abnegazione sino ai sagrificii più inauditi.
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Le grandi crisi non si superano senza abnegazione.
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E nei rapporti col prossimo e con la società la severa norma di bene che abbiamo detto esige anche abnegazione sincera e costante: la vita civile è ancora un campo aperto di competizioni, di lotte, di cupidigie quasi feroci nelle quali molti, purtroppo, si armano delle più violente e insidiose maniere di nuocere e di vincere, sbarazzandosi di ogni ostacolo; e lo spirito evangelico, specie quando esso comanda di resistere e di agir contro, non può parere, come non parve a D. Abbondio, il miglior mezzo per far la sua via fra i violenti e gli astuti, od anche solo per vivere in pace.
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Gesù vivente e presente nelle anime è appunto questo contatto con la realtà spirituale ed eterna, nella quale è rientrato per la morte, ma dalla quale emerge quasi, tramite vivo fra essa e le anime nelle quali vive; Egli è questa forza di abnegazione di amore di sacrificio che le anime ne attingono e della quale vivono: veracemente Gesù è la vite e noi siamo i tralci ed i grappoli; la vite è invisibile, ma senza di essa i tralci ed i grappoli divengono meno che nulla, ombre del sogno; e chi sente e palpa questi frutti deve ammettere il tronco nodoso che porta le radici nel terreno pingue, nel terreno della realtà infinita e perenne.
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Noi sappiamo già che cosa significhi e sia, nel mondo dei valori spirituali, questa nuova natività, il nasci denuo del quale Gesù parlava a Nicodemo; inversione degli scopi della vita, quali essi appariscono al senso ed al mondo, rinnegazione solenne del male, principio d'una vita interiore di abnegazione, di carità, di verità. Il simbolo, il lavacro del corpo, si adatta mirabilmente a rappresentare la verità interna, lo spogliare l'uomo vecchio, deporre l'immondezza delle colpe, delle passioni sensuali, del desiderio terreno, e vestire l'uomo nuovo, che fu creato, secondo Dio, nella giustizia e nella conoscenza della verità.
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L'individuo non diviene cristiano praticamente ed efficacemente senza questo lungo e difficile lavoro interno, lavoro a volte a volte di vigilanza paziente, di iniziativa operosa, di abnegazione, di mortificazione, del quale abbiamo innanzi esaminato il processo. Ma questo processo non è puramente individuale, la vita di ogni singola anima essendo ad ogni istante condizionata dall'influenza del mondo circostante e specialmente delle persone e degli istituti sociali con le quali e fra i quali la vita di ciascuno si svolge; e quindi, in ogni cristiano, la necessità di coinvolgere in misura più o meno larga la società alla quale egli appartiene nel processo della sua attività interiore: la società religiosa, nella quale egli cerca le condizioni più adatte e gli aiuti necessari alla cultura della sua vita spirituale, ed anche la società esterna civile e le sue varie frazioni, dinanzi alle quali egli è portato, secondo le circostanze, od a reagire e resistere od a penetrarle del suo spirito e piegarle ai suoi voleri ed al suo programma.
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Non vorrei essere oscuro: l'elemento familiare dà il più luminoso esempio al mio dire: l'uomo che si unisce ad una donna nel sacro vincolo della società matrimoniale perde una parte della sua libertà individuale e accetta le leggi e i patti coniugali ai fini specifici: ma insieme passa in una condizione di liberazione dalle ragioni di inferiorità quale era per lui la vita del celibe (nel senso naturale della parola, a parte ogni concezione di abnegazione cristiana), ottenendo l'aiuto della donna ai fini naturali, nel mutuo amore, nella filiazione, per la continuità della specie. E tale liberazione ed insieme elevazione determina in lui, con i nuovi doveri e diritti, l'acquisto di libertà sociali, cioè la possibilità di conquistare i fini della nuova società con atti di propria volontà e sotto la propria ragione personale.
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Della stessa libertà, in ordine spiritualmente più elevato, parlava San Paolo quando, predicando il cristianesimo, mentre annunziava la legge di Cristo, che è abnegazione e mortificazione, che è giustizia e rispetto all'altrui personalità, proclamava la liberazione da una società inferiore, la società del peccato, e annunziava la libertà dei figliuoli di Dio: una libertà psicologica rinnovatrice e vivificatrice, nel vincolo di una nuova società cui si appartiene liberamente, la società cristiana. Così è in tutto lo sviluppo della vita sociale, da quella domestica a quella nazionale, da queste a tutte le forme di libere unioni: la ragione sociale è insita nell'uomo, come ragione specifica della sua esistenza; e ogni novello vincolo che egli accetta o persegue per la sua elevazione e il suo miglioramento (e perciò rispondente alle sue finalità naturali) è nuovo ausilio a superare sé stesso e le proprie deficienze, e nuovo mezzo per la liberazione da mali che si fuggono per beni che si vogliono raggiungere: è insomma un elemento di libertà organica.
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Rassegnarsi ad esser solo gli elettori di moderati e di massoni esigeva da essi una troppo grande abnegazione. Sorsero così delle candidature cattoliche. La Santa Sede avrebbe preferito impedirle, ma non poté sempre; il Corriere della Sera, per mezzo del suo corrispondente romano, ripeteva tutti i giorni che il Vaticano permetteva bensì ai cattolici di votare, ma non poteva aver interesse a che si costituisse un partito cattolico; i clericali militanti strepitavano e protestavano. Il conflitto divenne talora acuto, e i giornali clericali di questi ultimi tempi ebbero una violenza di linguaggio notevolissima; poi, in piena bufera anticlericale l'Osservatore romano rimproverò acerbamente quei clericali di non aver voluto capire il pensiero della Santa Sede per amore della medaglietta, e di avere così rovinati gli interessi di quella.
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