Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIOR

Risultati per: abbiamo

Numero di risultati: 22 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Crisi economica e crisi politica

399394
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 132-161.
  • Politica
  • UNIOR
  • ws
  • Scarica XML

Come abbiamo visto, il punto centrale oggi è per l'Italia il problema della produzione, ambientata e resa efficace e sicura dalla soluzione del problema del lavoro: a questo si lega il problema dell'organizzazione sindacale che si prospetta nella riforma degli istituti pubblici e loro rappresentanze; riforme che possono avere efficienza se rese agili dal decentramento politico, amministrativo ed economico, che può valorizzare le forze, le risorse, le caratteristiche locali e regionali, così varie e diverse in Italia, da non potersi annullare e livellare neppure attraverso cinquant'anni di legislazione e di ordinamento statale centralizzato.

Pagina 158

E noi abbiamo fede che la patria nostra, per la quale combattiamo e lavoriamo, uscirà dalle angustie che la travagliano e la travaglieranno per un pezzo, rifatta nella sua unità morale, nelle sue forze indistruttibili e nella sua missione civilizzatrice, vincendo col lavoro la sua crisi economica e vincendo per il lavoro la sua crisi politica.

Pagina 161

Il primo anno di vita del Partito Popolare Italiano

401202
Sturzo, Luigi 4 occorrenze
  • 1920
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 357-368.
  • Politica
  • UNIOR
  • ws
  • Scarica XML

Non farò la cronaca della nostra vita vissuta nel primo anno di esistenza del partito; tutti abbiamo seguito con ansia e con ardore lo svolgersi minuto e vasto di un'azione nuova nel nostro paese, spesso in mezzo a diffidenze e contrasti, che sarebbe assurdo mancassero come elemento di attrito che rende valido il moto e sensibile l'azione.

Pagina 357

Noi abbiamo espresso questa finalità fin dall'apparire del nostro partito, fin dall'appello del 18 gennaio 1919, e proseguiamo su quella linea nello sforzo pratico dell'ora e del momento; — abbattere l'accentramento statale. che sopprime la personalità alle collettività operanti in esso, che toglie la responsabilità alle persone che in nome di esso operano; — ridare la coscienza giuridica agli organismi che natura crea, perché lo svolgersi della loro azione non sia senza i limiti della coesistenza e senza il rispetto delle libertà; — chiamare la solidarietà umana col nome di giustizia e di carità, che unica rende possibile la collaborazione delle classi e contingente la lotta; — eccitare le energie individuali perché diano all'economia nazionale la fiducia e la forza, che eventi o malvolere di uomini oggi hanno ridotto quasi all'impotenza; — ridare ai valori morali e ideali la importanza suprema nell'educazione di un popolo per la sua resistenza nelle ore tragiche del paese.

Pagina 362

Mi domanderete: abbiamo oggi, nel momento che urge, questa forza di evoluzione, di resistenza e di fecondazione?

Pagina 363

Così abbiamo polarizzato verso il partito una notevole parte della vita italiana, abbiamo destato simpatie e rapporti con l'estero, abbiamo tentato di creare una nuova coscienza politica nel paese.

Pagina 367

Il modernismo che non muore

402750
Murri, Romolo 7 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 37-59.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

Dei tre uomini che abbiamo più particolarmente nominato, uno, il Tyrrell, ci è mancato; ma nessuno dubita che, vivendo, egli avrebbe continuato ad occuparsi con eguale fervore, nella sua operosa solitudine di Storrington. del problema religioso, così come gli era apparso ed egli lo aveva, sino alla sua morte, studiato e discusso; "Si veggano in particolare, oltre all'Autobiografia, le ultime cose di lui">Da Dio o dagli uomini, in «Rinnovamento», I, 4Medievalismo, Roma, Libr. Editrice Romana, 1909Il cristinesimoal bivio, Roma, Voghera, 1910Il papa e il modernismo, Roma, Voghera, 1912 gli altri due, Loisy e Murri, con¬tinuano instancabilmente il loro lavoro : di critica religiosa, l'uno, di propaganda religiosa nella democrazia, l'altro. Chi riconosce d'aver sbagliato strada la muta. Se essi tirano innanzi per la loro via, mostrano nel miglior modo di ritenere che essa non era sbagliata.

Bisognava stendere l'atto di morte, stabilendo bene le generalità del defunto; ed è quello che abbiamo fatto.

Pagina 40

In questo tentativo sta il modernismo, quello che non può morire, che è cominciato da secoli, anzi al principio stesso della Chiesa, con la lotta fra la vecchia concezione messianica del giudaismo e il Regno di Gesù, poi fra paolinismo e giudaizzanti, e che è la storia stessa interiore, dialettica, della vita della Chiesa; ad esso appartiene, con ben altro valore e significato da quello che abbiamo veduto nel capitolo precedente, l'iniziativa e l'opera dei principali modernisti; la quale, in quanto esprime un momento caratteristico di questo perenne processo di adattamento della realtà allo spirito religioso, momento che è ancora ben lungi dall'avere avuto il suo epilogo, continua necessariamente, in essi o in altri; e può anzi e deve essere ripreso con più consapevole programma e più organica solidarietà di sforzi.

Pagina 43

Ed ora ci apparisce meglio la verità di quello che abbiamo detto. L'errore del modernismo morto, la sua illusione, fu nel fare dell'elemento Chiesa, istituzionale e gerarchica, la norma e il contenente; dello spirito religioso l'energia assoggettata alla norma, misurata e contenuta da quello; nell'avere insomma ingenuamente pensati che ci fosse un tale istituto storico, perenne e fondamentale nei suoi elementi costitutivi, il quale potesse, senza alcun suo rivolgimento e sovvertimento interiore, far proprie le nuove esigenze dello spirito- religioso: coscienza, critica, democrazia. Il modernismo che non muore sta nell'aver invertito il rapporto, nell'aver fatto della coscienza religiosa la dominatrice vera delle forme istituzionali e gerarchiche, considerate oramai tutte e solo come strumenti e mezzi esteriori riformabili e rinnovabili.

Pagina 44

Il modernismo del quale abbiamo pianto la morte precoce è morto, non perché era modernismo, ma perché era ancora ortodossia; contro la sua ortodossia diminuita e vacillante, precaria, ha avuto ragione l'ortodossia tutta d'un pezzo del parroco veneziano; in altre parole, non è morto il modernismo, ma l'illusione ortodossa di taluni modernisti. E il loro non fu un errore nel senso volgare della parola, uno sbaglio che quei bravi signori potevano anche risparmiarsi, o che si può immaginare sarebbe stato risparmiato ad altri, i quali avessero occupato il posto loro. Fu un errore che doveva essere; fu lo sforzo di coscienze che rompevano in sé il tenace vincolo gerarchico dentro il quale si erano venute formando, risolvevano il passato nella storia che sempre si fa; fu una crisi interna della stessa ortodossia, la quale doveva così, contraddicendosi interiormente e dilacerandosi brano a brano, giungere alla suprema delle sue negazioni ed al supremo dei suoi innovamenti, nell'inversione definitiva dei rapporti fra coscienza e autorità esteriore A questa coscienza il modernismo era giunto nel suo ultimo periodo, specialmente col Tyrrell e con taluni degli scrittori modernisti di Nova et Vetera ; e chi farà più tardi la storia del modernismo dovrà notarlo. Ma furono come dei battelli di salvataggio verso le rive dello spirito ; la nave s'era sfasciata..

Pagina 45

Ma se quello che abbiamo detto é vero, una osservazione può parer legittima, che fu fatta già da G. Gentile al P. Semeria GIOVANNI GENTILE – Il modernismo e I rapporti tra religione e filosofia, Bari, Laterza, 1909 il modernismo, incidente nuovo, non ha valore ideale, perché il suo momento essenziale va fatto risalire molto addietro; p. es. a Giordano Bruno od almeno a Hegel; dopo di allora, dal punto di vista ideale, non si tratta che di ripetizioni. L'obiezione varrebbe se la storia dello spirito e della vita religiosa potesse essere inclusa tutta nella storia delle filosofie recenti e del razionalismo. Il valore del modernismo, in quanto esso viene dopo l'idealismo trascendentale, sta per metà in questo: nell'essere stato, controlo stesso razionalismo, una rinnovata affermazione delle esigenze dello spirito religioso; nel non essersi presentato come il superamento del cattolicismo, ma anzi come una intima esigenza degli elementi religiosi vivi e verdi nella coscienza cattolica, verso una nuova sistemazione del loro mondo esteriore; e nell'aver ricondotto tutto quello che prima pareva definitivo e normativo nel cattolicismo ad esteriorità ed espressione e creazione passiva. Esso non é negazione di quel che è cattolico e quindi tradizione religiosa e credenza e rito, in nome di quel che è razionale; i diritti imprescrittibili della coscienza religiosa, del fare (non del fatto) religioso, sono affermati in una con il diritto di sovranità di questa coscienza su tutte le sue manifestazioni e forme storiche esteriori e concrete. Un tempo si diceva che i più violenti anticlericali andavano cercati fra gli ex; oggi una tale affermazione sarebbe un luogo comune vuoto di senso. Il modernista che fu cattolico rimane non solo religioso, ma cattolico, in quanto egli rivendica la religiosità cattolica viva di oggi contro le forme morte della religiosità cattolica di ieri; in quanto tende, con un lavoro di revisione critica e di pratica autonomia, ad aggiornare il passato, non a porre una barriera insormontabile, a creare un antagonismo fra esso e l'avvenire.

Pagina 49

— A questa domanda abbiamo già implicitamente risposto. Finché i modernisti partivano dalla presunzione e dalla speranza di un tacito accordo fra la Chiesa «ufficiale» e le esigenze delle quali essi si facevano interpreti, essi erano nella Chiesa e il loro modernismo anche; fino aquando non furono negati, espulsi, annullati come valore ecclesiastico. Ma quando, liberati dall'illusione fugace, posti nell'alternativa di esser sé stessi o di esser la Chiesa, essi videro non l'incompatibilità dei due termini, ma la falsa posizione di un principio che voleva essere ricreazione dei valori storici religiosi e docilità alle forme morte, norma e soggetto alla norma; quando il modernismo, in quanto posizione storica di cattolici dinanzi al cattolicismo, fu infine pienamente conscio, fu senso di sovranità vera ed originaria ed inappellabile della coscienza religiosa sulla Chiesa, allora e per ciò stesso la Chiesa cattolica romana cessava di essere per esso la Chiesa, istituzione sovrana ed autorità decisiva, e diventava semplicemente una Chiesa, una delle molte forme positive di religione e di cristianesimo, un momento ed un ramo della sto¬ria di questo, un istituto soggetto come tutti gli altri alla legge delle variazioni e delle formazioni storiche, della relatività e della attualità; anche se esso, nella storia del cristianesimo, era stato e continuava ad essere il momento centrale, l'istituto sul quale più è necessario agire per gli ulteriore sviluppi dello spirito e della civiltà cristiana.

Pagina 52

Il Partito Popolare Italiano

403309
Murri, Romolo 4 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

Da pochi e solo assai vagamente li abbiamo visti ricordati in questi giorni: perché c'è qualche nome di mezzo che non si osa scrivere, come per non toccar parti di anima dove geme una occulta piaga; e pure è storia recentissima e assai nota e senza di essa non si spiega nulla di quel che oggi avviene.

Pagina 101

Il 9 febbraio il Domani d'Italia pubblicava una breve dichiarazione redatta da me, ma non recante la mia firma, in cui, in termini molto rispettosi, si annunziava di non poter accettare il nuovo Statuto e la presentazione alla Santa Sede di un memorandumEcco alcuni brani di quella memorabile dichiarazione «Abbiamo letto il nuovo statuto dell'opera dei congressi fatto conoscere ora ai cattolici, insieme a istruzioni emanate dalla S. Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari: e più specialmente la parte che riguarda la riorganizzazione della democrazia cristiana in Italia.«Cattolici sinceri e devoti alla Santa Sede, amanti sopra ogni altra cosa 1' unione sincera e costante con essa, ma gelosi altresì dei diritti e delle esigenze della attività civile e sociale dei cattolici italiani, e pieni di sollecitudine per l'avvenire delle nostre giovani associazioni operaie, noi ci sentiamo in dovere di osservare che nuove disposizioni statutarie dell'opera dei congressi contengono norme pratiche e regolamentari le quali ci sembrano non diradare un equivoco che in questo momento era necessario veder evitato — quello che vela la distinzione, necessaria a farsi, fra il compito religioso e i compiti civili e sociali delle organizzazioni popolari — e creano un pericolo serio per lo sviluppo ulteriore delle giovini forze operaie».Seguiva l'annuncio di un memorandum da sottoporre alla approvazione delle associazioni d.c. di tutta Italia per esser poi presentato alla Santa Sede.Fra i firmatari, tutti laici, era anche 1' avv. Mattei Gentili, oggi direttore del Corriere d'Italia.. Per non compromettere io sacerdote, la resistenza dei miei amici, feci annunziare la mia partenza da Roma e rimasi per più giorni nascosto in casa, non vedendo che qualche fedelissimo collaboratire. Il Vaticano ebbe paura. Se, come ho detto sopra, il laicato cattolico, che aveva oramai un numeroso stato maggiore, in cui erano già quasi tutti gli antesignani di oggi, fosse stato meno vile, la causa era vinta sin da allora e costituito, diciassette anni fa, il partito popolare italiano.

Pagina 106

Pagina 124

«Non abbiamo da sostenere nessun speciale programma circa i modi di questa libertà (della Chiesa), non dipendendo dal nostro apprezzamento»

Pagina 99

La Democrazia Cristiana in Italia

404289
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 62-90.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

Anche qui noi troviamo quel duplice momento che abbiamo detto. L'assunto è un ideale, o un programma, di rapporti civili nei quali si attui la democrazia. Il primo momento è caratterizzato dalla fiducia che i postulati ideali di questa ascensione civile dello spirito nella storia sieno in intimo sostanziale consenso con lo spirito e con la dottrina dell'istituto cattolico, così da dover essere rivendicati contro inetti od indegni interpreti di questo e promossi nell'interesse medesimo della Chiesa e di un nuovo e meraviglioso sviluppo della sua influenza civile e sociale. Poi, quando la Chiesa si sottrae a questo tentativo e resiste e respinge e condanna, il movimento si volge contro di essa facendo appello ad una libera ed intima reinterpretazione del cristianesimo primitivo e delle sue occulte o palesi derivazioni nella storia; e i principi che si era creduto di derivare dalla sua dottrina sono invece applicati a questa, ed alla costituzione interna del cattolicismo, come criterio di discernimento e di risoluzione; e l'incompatibilità diventa contrasto; processo spirituale cui si sottraggono solo le coscienze le quali, per docilità alla Chiesa o per difetto di coraggio, si rifiutino di vedere nella rivelatasi incompatibilità un dissidio teorico e storico risolutivo, e si adattino invece a considerarla come temporanea incapacità o colpa di uomini, ed attendano con rassegnata fiducia, e fra alternative di docilità e di resistenza, di speranza e di disperazione, che la storia si corregga e torni ad essi.

Pagina 64

Che cosa fu il modernismo?

404425
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 6-36.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

Gli esempi che abbiamo addotto parlano con sufficiente evidenza; perché in pochi nomi si raccoglie tutto il modernismo e perché essi ci permettono di giudicare della intima vacuità di tutto un grande movimento apparente, che si risolve poi in un piccolo numero di crisi individuali, dovute ad un errore di fatto. Queste, come esperienze «cattoliche», possono essere istruttive, ma solo per spiegare come nell'ultimo quarto del secolo XIX fosse ancora possibile l'illusione della quale caddero vittime. Nella Chiesa, per il. sistema di educazione che vi prevale, l'esperienza non si accumula né si continua, ma è sempre rifatta su tipi fissati una volta per sempre, e quel che non rientra in essi reciso; e ciò spiega gli anacronismi e gli equivoci dei quali abbiamo parlato, il ripetersi di illusioni identiche di generazione in generazione. L'uno non sa dell'altro.

Pagina 19

Il modernismo, adunque, non fu un movimento interno della chiesa cattolica, ma appartiene ad un ciclo enormemente più vasto di generazioni e di creazioni spirituali; il problema che esso elabora non é quello di una riforma del cattolicismo, come parve, per l'errore che abbiamo mostrato, ai principali sostenitori, ma quello stesso delle assise spirituali della coscienza contemporanea, che ha eroso, con la critica e con la democrazia, ogni immaginata e presunta e creduta eteronomia della dottrina e dell'autorità. La chiesa cattolica aveva due buone ragioni di difendersi: quella che la toccava in proprio, in quanto i modernisti erano fra i cattolici, e quella che ha comune con ogni altro istituto o tradizione di eteronomia o di autorità discendente dall'alto e imponentesi dal di fuori.

Pagina 35

Un solitario

404769
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 128-144.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

E infatti dai cattolici che hanno commemorato il maestro abbiamo sentito dire che egli fu un sociologo e un filosofo, una guida di anime ed un costruttore della società ideale. Ma la sociologia è disciplina spuria, positivismo larvato — caratteristica l'ammirazione del Toniolo per E. Spencer, — e non è riuscita mai a fissar chiaramente i suoi metodi e le sue pretese; ed è, quindi, alogicità e confusione. Né filosofo fu o pretese di essere il Toniolo, perché il suo assunto stesso, come vedremo, glielo impediva; se egli ebbe perfetta fiducia nella consonanza e nella identità delle esigenze del domma e della grazia cattolica con la ragione e la libertà umane, era la sua fede che gli ispirava questa fiducia piena, e la sua economia sociale è, per molta parte, teologia.

Pagina 136

Toniolo, abbiamo detto, non era di questi: dinanzi ai timori del Vaticano egli si sentiva senza colpa. Quando aveva detto, correggendo il grido di Marx: Proletari di tutto il mondo, unitevi in Cristo, per Cristo egli intendeva il Papa, suo vicario visibile.

Pagina 142

Cerca

Modifica ricerca