Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbiamo

Numero di risultati: 912 in 19 pagine

  • Pagina 2 di 19

Fisiologia del piacere

170697
Mantegazza, Paolo 1 occorrenze
  • 1954
  • Bietti
  • Milano
  • Paraletteratura - Divulgazione
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

In questo lavoro, però, non potendo percorrere che un'unica strada, si è scelta quella dell'analisi, più lunga e viziosa, e perciò più opportuna per fermarci più a lungo nelle regioni che abbiamo impreso a studiare. Ma ora, prima di prendere commiato da voi, vi farò ammirare per un istante la magnifica strada maestra della sintesi, la quale, diritta e maestosa, fa percorrere nel più breve tempo possibile il grande viaggio.

Pagina 242

Il successo nella vita. Galateo moderno.

173294
Brelich dall'Asta, Mario 5 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Al giorno d'oggi, quando la nostra gioventù balla tanto volentieri, abbiamo preso dall'Inghilterra l'abitudine del « tè alle cinque ». In grandi alberghi, bars, ecc. si va alle cinque pomeridiane, si sta sino alle 7 di sera e bevendo un tè, si balla. Questa moda è stata adottata anche da case private, però non è tanto diffusa.

Pagina 144

Abbiamo già parlato dell' applicazione dell'elettrolisi, quando questa si usa per allontanare peli superflui dal viso o altre parti del corpo - e questi sono i più frequenti casi di applicazione. Cionondimeno si adopera l'elettrolisi abbastanza spesso anche per far sparire tumori sanguigni, per eliminare voglie colorate, lentiggini, macchie epatiche, verruche, tumori cutanei, ecc.

Pagina 273

Già fra i giochi precedenti abbiamo indicato vari giochi che possono servire per raccogliere fra i giocatori « pegni » che poi devono essere riscattati dal giocatore, sottoponendosi questi a fare una « penitenza ». Parleremo più innanzi delle « penitenze » mentre in questo breve capitolo ci limiteremo ad indicare alcuni giochi che hanno per fine esclusivamente l'assegnamento di un « pegno » a chi non li sa assolvere.

Pagina 295

In generale questo gioco appartiene al numerosissimo gruppo dei giochi a rincorrersi di cui più sopra ne abbiamo accennato qualcuno. Anche qui è bene limitare il campo di gioco. Uno dei giocatori offertosi volontariamente oppure designato dalla sorte è il « cane » tutti gli altri sono le « lepri ». Il gioco incomincia e le lepri si sparpagliano e fuggono. Quando il cane ha raggiunto una lepre, le parti si invertono e la lepre raggiunta deve fare da cane. Quando i giocatori osservano che una lepre rincorsa dal cane si stanca, essi possono « tagliare la pista » cioè passare fra la lepre ed il cane e questi allora è obbligato ad abbandonare la preda per rincorrere la lepre che gli ha tagliato la pista.

Pagina 303

A seconda del ristorante che abbiamo scelto, dobbiamo adattare la nostra toilette e il nostro aspetto: con scarpe a chiodi, giacche da vento e da pioggia, calzoni corti, che abbiamo indossati per fare una escursione, non entriamo nella sala da pranzo d'un albergo elegante, mentre il « frack » e lo « smoking » non sono corrispondenti per un'osteria delle periferie. In

Pagina 45

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180649
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

La stessa delicatezza e lo stesso sereno riserbo che spero compaiano nei discorsi della puerpera - e che tutti dovremmo mostrare dopo una malattia grave o un intervento chirurgico: non parliamone continuamente, non dilunghiamoci sui particolari, non raccontiamo per filo e per segno quanto abbiamo sofferto. E cerchiamo di dimenticarcene, noi per primi. A rigor di termini, ai messaggi scritti bisognerebbe rispondere con lo stesso mezzo (quindi cartoncino scritto a mano o telegramma, oppure e-mail), ma va benissimo un'affettuosa telefonata o l'invio di un mazzo di fiori per la neomamma - bianchi, azzurri o rosa, sempre non profumati. Se vogliamo felicitarci di persona, con una visita (mai a sorpresa, però), l'omaggio floreale è un classico, ma andrà benissimo anche un regalo per il neonato: abbiamo solo l'imbarazzo della scelta, tra tutine e bavaglini, creme e oggetti utili e inutili, indispensabili e non. Ma il regalo più bello, ora e nei momenti successivi, è quello di condividere in pieno la gioia dei neogenitori, ma rispettando la loro privacy: domande del tipo «perché non lo allatta al seno?» sono intrusive e maleducate. Il classico fiocco azzurro o rosa va appeso - volendo: non è un obbligo! - sulla porta di casa, non sul portone esterno del condominio, per far partecipare alla gioia della nascita i vicini, non i passanti.

Pagina 172

Il Galateo

181572
Brunella Gasperini 1 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Se nonostante la proliferazione delle riviste e degli inserti di arredamento non abbiamo ancora occhio, gusto, idee di cui fidarci, chiediamo pure, se ne abbiamo i mezzi, il parere e il contributo dell'architetto. Ma mettiamoci dentro anche un po' di noi stessi, della nostra fantasia, delle nostre esigenze pratiche oltre che estetiche, del nostro modo di vedere e sentire la casa come casa e non come vetrina d'esposizione o come altare delle nevrosi domestiche.

Pagina 202

L'angelo in famiglia

182985
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

NEI giorni trascorsi abbiamo considerato i doveri che ci stringono a Dio, e ne abbiamo inferito il debito di rivolgerci frequentemente a Lui per avere ajuto e guida; siamo passate indi a ragionare degli studj che convengono a giovinetta civile, ed abbiamo dato la preferenza agli studj che presentano un'utilità più immediata, avvertendo alla necessità ed all'obbligo di guardarci dai maestri cattivi e dalle loro cattive dottrine: poscia stabilendo che l'eleganza consiste non tanto nel lusso, quanto nella modestia e nella semplicità, abbiamo visto non esserci lecito valerci di alcuna di quelle arti che ci fanno parere differenti da quel che siamo; infine per combattere in noi la vanità e distaccarci dai beni caduchi, abbiamo considerate che appunto sono caduchi ed affidati ad una ruota che or ce li dà, or ce li toglie. Da ciò è spuntata naturalmente la necessità di abituarci ad una saggia economia, di contentarci di quanto possediamo, di non riporre la nostra felicità negli onori, negli averi e neppure nella bellezza, fiore che presto appassisce, e non può essere, nè diventare fragrante se non è illuminato dal sole delle cristiane virtù. Ma le damigelle, che non hanno mai posseduto quel fiore, occupavano il mio pensiero, anzi il mio cuore, e col cuore ho mormorato al loro orecchio quanto veggo scritto nel libro della vita e la parola della fede. Ma fino ad ora temo di essermi occupata quasi esclusivamente, od almeno di preferenza, delle damigelle che si trovano sul mattino della vita, mentre altre ve ne sono, che della vita sono al meriggio ovvero l'hanno varcato: queste hanno pure diritto ch'io mi occupi di esse non solo, ma le tenga a parte del mio affetto, perchè se non per istato, almeno per età sono ad esse più vicina che alle prime. Fra le zitelle che hanno superato la giovinezza, altre lo sono per elezione, altre lo sono o per colpa propria od altrui, od in causa di circostanze più o meno comuni o straordinarie. Credo di dire il vero affermando che il numero delle prime comprende una zona molto ristretta e limitata; questo però è ben lungi dal significare ch'io neghi esservi molte fanciulle le quali fino dall'adolescenza hanno stabilito in cuor loro di non voler maritarsi, e neppure di farsi monache, ed avendo dichiarata più o meno pubblicamente questa loro intenzione, l'hanno poi fedelmente mantenuta. Colla mia usata franchezza premetto che, come regola generale, ritengo sia miglior consiglio per una giovinetta sposarsi a Dio se non vuol sposarsi ad un uomo, e sposarsi ad un uomo se non ha sufficiente virtù per dedicarsi per sempre col corpo, coll'anima, colla volontà, con tutta sè stessa allo Sposo celeste. Chi non ha in dito l'anello di Dio o l'anello dell'uomo (tranne alcuni casi che pajono avvenuti per mostrare che in ogni stato ed è possibile e si dà la perfezione), si trova in certo quale impaccio; non è nè dama, nè damigella; mancando della libertà conceduta a quella, non ha i vantaggi che a questa si accordano; ha solo raramente una casa propria; molto di frequente, sia ricca o no, le tocca di stare a carico di un fratello; la costui moglie la guarda con gelosia e con sospetto, ovvero con qualche altro parente cui teme sempre d'essere di peso, se non di peso materiale, almeno morale. Il Signore ci fa vedere che tutti gli uccelli si fabbricano un nido; perfino gli animali selvaggi si preparano una tana, quasi ad insegnarci che noi pure dobbiamo aver di mira a formarci uno stato... Ma e dove mi trasporti, fantasia agitata? quale campo mi mostri?... Non è questo il mio cómpito; a me non ispetta consigliare quale sia la condizione che più si convenga alle fanciulle; esse su ciò debbono ricevere lumi da quel Dio che all'uopo pregano ogni giorno con insolito ardore, esse debbono consigliarsi col direttore della propria coscienza, coi proprj genitori, ed io non debbo nè voglio essere come quei ciarlatani i quali pretendono offrire un'ampolla in cui sta il rimedio infallibile per guarire ogni male. Oh! non s'inquieti alcuna delle parole mie, le quali non sono in questo caso che l'espressione dell'opinione mia particolare; ma richiegga il consiglio a chi può, a chi deve darglielo, ed il medico sperimentato e saggio saprà prescriverle quel rimedio che specialmente le si conviene. 37

Pagina 573

Galateo popolare

183613
Revel Cesare 1 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Abbiamo perciò sempre condannato quel calessiere che nel momento, in cui incespisce e cade, si permette dargli colpi di frusta e mazzate, prorompendo in imprecazioni: sono così orrende bestemmie da muover a pietà e a sdegno ogni anima gentile, come ogni altro atto crudele. Tutti sanno come a Sparta venisse condannato a morte un fanciullo che infieriva contro un innocente uccello, perchè si giudicò che quel fanciullo dovesse crescere un assai triste uomo, se in così tenera età, piacevasi a tormentare, senza punto ucciderlo, un animaletto innocente. Noi non invochiamo tanta severità, ma insistiamo acchè venga coltivato nel popolo il sentimento dell'umanità. Nel nostro libro dell'Agricoltore che nel 1867 fu pubblicato, abbiamo trattato con ampiezza un tale argomento. Siamo lieti di far conoscere in riguardo la costituzione della Società Torinese protettrice degli animali fondata nel 1871 e tuttora presieduta dal nostro ottimo amico dottore TIMOTEO RIBOLI. Essa progredisce vieppiù e novera fra i suoi soci alti personaggi e nomi illustri. Ne fu promotrice la cara sig. WINTER di Londra e la volle il generale GARIBALDI che ne affidava l'incarico al patriota ricordato: pubblica un giornale per registrarvi gli atti del Sodalizio e riferisce sulle Società consorelle che hanno eguale scopo.

Pagina 58

Il saper vivere

187187
Donna Letizia 1 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Ida, mia cara, abbiamo saputo or ora del tuo lutto. Non cerco parole di consolazione, non ne troverei. Voglio soltanto dirti che ti sono vicina, che piangiamo con te, che il vuoto che lascia Ugo tra noi, i suoi amici di sempre, è incolmabile...

Pagina 241

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188726
Pitigrilli (Dino Segre) 2 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Riassumendo: Esèrcitati a coniugare queste frasi: Io ho due piedi Tu, amore mio, hai due piedi Ella, signorina, ha due piedi Noi, signora, abbiamo dei piedi Voi, incantevoli creature, avete dei piedi Certi sporcaccioni confessi hanno «le estremità». Tu che sei una persona pulita e te, li lavi almeno una volta al giorno, chiami i tuoi piedi, «piedi». Se li chiamassi «le estremità», faresti automaticamente pensare che te li lavi a Natale e quando vai dal calzolaio, o in occasione della prima notte di matrimonio o del primo pomeriggio di adulterio.

Pagina 102

Ci abbiamo scritto sopra un numero di telefono, vi abbiamo fatto un'addizione, ne abbiamo strappato un pezzo per nettare il bocchino, si sono appallottolate nelle tasche, sono rimaste in un soprabito da inverno o nell'impermeabile, saranno imbalsamate come segnalibro nell'enciclopedia. Rimettere insieme un epistolario è una fatica di archeologo. 2°) Le vostre lettere indirizzate a una donna che vi ama, si trasformano in una cartuccia di dinamite. Il pacco, che lei ha nascosto nell'imbottitura di una poltrona, col rallentarsi delle molle farà salire dalle natiche al cervello la curiosità del marito, che palperà il sedile. E la giustificazione «sono di una mia amica, non posso dirti quale, mi ha fatto giurare di non dirlo», non attacca più. 3°) Ogni lettera che scrivi durante la luna di miele a tua moglie, è un documento che andrà ad appesantire l'incartamento giudiziario nella prossima causa di separazione o di divorzio, e ogni tua parola diventerà un pugnale nelle mani dell'avvocato avversario. Scrivi, se vuoi, ma non impostare. Ogni lettera d'amore che tu invii a quell'angelo è un tratto di corda che tu aggiungi al capestro che ti impiccherà. Non c'è lettera d'amore che, allo stato nascente, non appaia sublime, per quanto stupida, sciropposa e sgrammaticata sia. E non c'è lettera così eccelsa, per valore letterario e per originalità di espressioni, che, letta a freddo, non diventi ridicola. Qualunque pagina d'amore, redatta dai massimi poeti, da Dante a D'Annunzio, qualunque sia l'ispiratrice, Beatrice o Eleonora Duse, diventa grottesca sotto i motteggi a pagamento di un lercio avvocatucolo di paese.

Pagina 238

Nuovo galateo

189355
Melchiorre Gioja 4 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Le altre tre edizioni sono identiche, tranne le differenze che abbiamo sopra discorso. Nella nuova che ora pubblichiamo abbiamo seguita l'ultima dell'Autore; se non che abbiamo restituito a suo luogo i passi mutilati, e ridotti alla primitiva lezione quegli altri che l' autore dovette, contro sua voglia, riformare, notando in margine le differenze tra l'una e l'altra di queste tre edizioni. Quindi tra le altre cose il lettore troverà qui riprodotta l'intiera Appendice in Risposta ai redattori delle Effemeridi di Roma, che trovassi nella 5.ª edizione e non ne fu più permessa la ristampa nella 4.ª In questa quarta il GIOJA aveva distinto con * le numerose addizioni da lui fatte sulle antecedenti. Ora fai segni diventando inutili, gli abbiamo al tutto omessi; bensì notammo fra due * senza altra avvertenza i passi che sono nella 2.ª e 3.ª, e che nella 4.ª edizione furono tralasciati. Abbiamo eziandio data la traduzione italiana di alcuni luoghi latini o francesi, citati dall' autore; parendoci soverchia pretesa in chi scrive l'obbligare i suoi lettori a conoscere altre lingue, oltre quella in cui il libro è scritto; ed è strano che il GIOJA, riprovando quest'uso in altri, ne abbia poi egli stesso in varie sue opere fatto uno smodato abuso. Infatti non è possibile di gustare appieno il suo classico Trattato del Merito e delle Ricompense a chi sia ignaro della lingua francesi ed anche della latina. Per le cure da noi adoperate in questa che osiamo chiamare edizione meglio che ristampa, speriamo di esserci acquistata la benevolenza del Pubblico, e particolarmente di quelli che nella lettura delle opere dei filosofo piacentino più si dilettano. A perfezionarla di vantaggio avremmo volentieri approfittato di certe postille inedite dell'Autore medesimo; ma chi le possiede se n' è mostrato così avaro che abbiamo dovuto accontentarci del desiderio; ciò nulla ostante ci sembra che codesta nostra edizione possa tuttavia aspirare al vanto di essere la più integra, la più compiuta e la più conforme all'originale dell'autore, di quante finora ne furono pubblicate.

Un maire (che noi diremo podestà) di Reims, avendo presentato a Luigi XIV certe bottiglie di vino e pere secche, gli disse: » Sire noi apportiamo a Vostra Maestà » il nostro vino, le nostre pere e i nostri cuori: » è tutto ciò che abbiamo di meglio nella nostra » città ». Il re , battendo graziosamente la spalla al maire, gli disse: » Son questi i complimenti ch'io desidero. »

Pagina 185

Il bisogno generale di conversare co'nostri simili, il bisogno particolare di trastullo dopo la fatica, la noia che tormenta ciascuno allorché mancano sensazioni piccanti, la rinascente necessità di chiedere l' altrui consiglio o soccorso, l'amicizia che ci rende cara la presenza degli amici, l'obbligo di ricordare a' nostri benefattori che non gli abbiamo dimenticati, il rispetto che richieggono le persone in carica di qualunque specie, le vicende della sorte che portano l'afflizione o l' allegrezza alle persone da noi rispettate od a noi care, rendettero necessarie in tutti i tempi le visite.

Pagina 190

L'idea de'beni che abbiamo posseduti e possediamo, ci riesce aggradevole :

Pagina 34

Saper vivere. Norme di buona creanza

192955
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

È da tempo che nelle cronache mondane di Francia, noi vediamo, spesso, spessissimo, una zia, una cugina, una cognata o magari semplicemente un'amica, fare da testimone, in chiesa, alla sua parente, alla sua amica: e abbiamo notato ciò in matrimoni non semplicemente del ceto borghese, ma piuttosto in quello aristocratico. Pare, adunque, che possa avere un carattere di eleganza, questo uso moderno o, forse, rinnovato dall'antico? Pare! Fatta qualche indagine, abbiamo appreso che la Chiesa ammette, ha sempre ammesso che una signora, parente o amica o semplice conoscente, possa fare da testimone, al rito religioso, a una giovane sposa: e che se non si è profittato prima, o non si profitta molto, ancora, di questo permesso, è, talvolta per completa ignoranza di tale facoltà o per non mutare nulla all'uso di aver testimoni uomini. Altre indagini, ci hanno certificato partecipante alle nozze religiose, la madrina, nientemeno, della sposa, che, in questo modo, viene a prendere il posto del padrino o compare di anello: questo noi abbiamo notato in molti matrimoni dell'Alta Italia, specialmente a Milano. E, diciamolo; questa sostituzione è molto chic. Giacché questo affare dei quattro testimoni alle nozze civili - la legge si contenterebbe di due, ma, allora, il canto non tornerebbe - e di quattro testimoni alla Chiesa, otto uomini, da dover cercare, da dover trovare, con grandi difficoltà, con grandi contrasti e con grandi noie, è, sempre, più o meno, il portato di una banale vanità, o, peggio, di una segreta avidità. Si vogliono dei nomi eminenti, impressionanti: e debbono essere otto, più il compare di anello, nove. Si desiderano nove doni, uno più bello dell'altro... E così, vi sono personaggi in vista, personaggi doviziosi, che sono testimoni, sempre, che debbono gittare il loro tempo e il loro denaro, così, fatalmente, data la loro condizione. Non insistiamo! Il testimone - donna, vale tanto meglio, sentimentalmente, poiché si tratta, quasi sempre, di una persona a cui si è molto affezionati, da cui si è avuto delle prove lunghe di affetto: il testimone - donna vale tanto meglio, poiché il suo dono sarà meno ricco, ma più carino, più gentile, più utile: il testimone - donna si sentirà più legato alla novella coppia e vigilerà, come può, sulla sua felicità, il testimone - donna rappresenta qualche cosa di più intimo, di più affettuoso. Esso ci piace. Esso ha un grande avvenire nelle nozze future.

Pagina 35

Galateo morale

196837
Giacinto Gallenga 1 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

abbiamo fatto, in sostanza, quello che hanno fatto gli altri!». E molti di quegli sciagurati erano stati fino allora operai laboriosi ed onesti. A quel punto li condusse il fare come faceano gli altri!

Pagina 186

Signorilità

199179
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 1 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Infatti, se ricordiamo la nostra infanzia più o meno lontana, ripensando al Natale, abbiamo la sensazione d'essere «blottis» (che verbo espressivo è quello «se blottir!») in una comoda poltrona davanti al fuoco o, meglio ancora, nel tepore delle braccia materne o paterne, mentre, fuori, cade la neve!...

Pagina 356

Eva Regina

203104
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 4 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Quando un bambino è vicino a noi, abbiamo sempre autorità e doveri verso di esso, nè possiamo essere esonerati da una responsabilità più o meno seria, anche se diciamo di non volerne alcuna. Facciamo che i nostri fanciulli adempiano a tutti i loro obblighi di cortesia e d' ospitalità coi piccoli amici, ma non si permetta poi da parte di questi la prepotenza e l' abuso. Se non abbiamo bimbi nostri, teniamo quelli degli altri come creature nate da noi - vigiliamo sui loro bisogni, occupiamoci del loro morale, dirigiamo la loro educazione. Questo deve fare qualunque donna di senno e di cuore.

Pagina 201

Non dite che esagero : tutte ne abbiamo conosciute di queste madri colpevoli che profanano la loro missione! Tutte abbiamo provato santi impulsi di sdegno assistendo a scene d' infanzia torturata dalla malvagità, dal vizio, dalla squilibrio morale. E abbiamo udito talvolta con strazio profondo, con vergogna indicibile del nostro sesso, i piccoli martiri stessi ergersi a giudici, narrare storie di vergogna, esprimere propositi truci per quando il loro fisico ne permettesse il compimento, augurarsi la morte per sfuggire all' ingiustizia, alla crudeltà! Oh stringiamoci ai nostri bambini e preghiamo! Preghiamo Dio che non conceda la fecondità a certi seni: che non s' oda più chiamare col sacro nome di madre chi non meriterebbe nemmeno di far parte dell' umanità!

Pagina 209

Delicata compositrice essa pure di versi, abbiamo tra gli altri questo appassionato sonetto che trascrivo nella traduzione d'Enrico Nencioni.

Pagina 38

ROSE AVVIZZITE Ma non tutti i matrimoni hanno così un periodo di luminosa, di trionfale ascesa, giacchè l' abbiamo veduto, non tutti i matrimoni si compiono per inclinazione. Molte volte la sposa non è che una rassegnata o una sacrificata. Però siccome il matrimonio è un gioco d'azzardo, accade talvolta che la carta creduta cattiva, dà i risultati migliori e porta fortuna. La navicella che salpa meno carica è quella che più facilmente entra in porto. E allora non vi sono tramonti, non vi sono delusioni. Non piange sulla morte delle rose, colei che non le vide fiorire. Vi sono pertanto dei casi crudeli, dei casi in cui le rose ebbero proprio la vita d' una rosa e durarono l'éspace d'un matin. Poveri sogni di fanciulla bruscamente dissipati! Povere illusioni d' amore barbaramente lacerate, disperse ai venti ! All' indomani delle nozze la giovine sposa piange lagrime amare di vergogna e d' ira : piange il suo destino irrimediabilmente fissato che già le pare insopportabile. E nella sua mente esaltata sorgono pensieri di suicidio, di vendetta, e il divorzio già le sembra una liberazione. Che cosa fu? Talvolta una imprudenza di qualche amica o del marito stesso o il caso che le rivelarono ciò di cui non avrebbe mai sospettato: talvolta l' intimità coniugale che le riserbava terribili e odiose scoperte : e la trivialità dell'uomo fra le pareti domestiche mentre fuori sembrava un damerino, e inganni sulla posizione sociale di lui, sulla verità del suo amore, sulla qualità della sua indole, sul genere della loro vita comune... Momenti davvero terribili nella vita d'una donna, momenti gravi di prova che però s'ella ha nobiltà di carattere e di sentimenti, deve saper superare con eroismo. Eviti più che può gli sfoghi di disperazione che abbattono e scemano le forze, eviti le recriminazioni prolisse che non servono a nulla. Accetti con dignità il suo destino, e speri, sopratutto speri dal tempo, che se molte cose logora molte ne accomoda. Pensi che la felicità vera non è di questo mondo, e che la poesia delle anime gemelle non è che leggenda! Scrive un critico tedesco, l'Ehrhardt, in uno studio sul teatro d' Ibsen, maestro nel ritrarre le tragedie spirituali: « Chi può sperar di trovare il proprio simile sulla terra? Non è la nostra vanità che ci porta a credere che poche persone sono capaci di comprenderci, che pochissime ci equivalgono? Oppure noi siamo preda d' un'illusione contraria. L' amore è cieco; trasfigura agli occhi nostri la persona verso la quale ci trascina, e noi vediamo in lei tutte le perfezioni. L'amore passa, le illusioni dorate svaniscono. Allora essendoci liberamente dati, abbiamo il diritto di riprenderci ? Noi abbiamo fatto un giuramento, ne siamo noi sciolti se l'amore ci ha ingannati ? » Tanto più che nella maggior parte dei casi queste grandi disillusioni improvvise che piombano a tradimento e avvizziscono tutti i fiori della speranza e della gioia sono state preparate da noi medesime per imprevidenza, per voluta cecità, per ostinazione, per debolezza. È difficile che difetti gravi, incompatibili, ruinosi per la serenità della vita coniugale, non si rivelino anche attraverso all'amore più vivo e profondo. Ah ! quante volte abbiamo chiuso gli occhi per non vedere ! Quante volte non abbiamo dato ascolto a un severo consiglio di chi aveva diritto a consigliarci ! Quante volte abbiamo fatto troppo a fidanza sul potere delle nostre qualità, avvalorandole vanitosamente ! Il castigo è crudele, è, forse, superiore alla colpa, ma è sempre castigo, cioè conseguenza, cioè giustizia...

Pagina 83

Otto giorni in una soffitta

204523
Giraud, H. 1 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

. - E poi, - aggiunge Maurizio con aria d' importanza - la mattina abbiamo da fare i compiti delle vacanze. - E se Maria non ci vedesse nella nostra stanza a lavorare - dice Francesco - si metterebbe in pensiero e comincerebbe a cercarci. Nel pomeriggio facciamo quello che vogliamo, invece. - E così, - riprende Maurizio - Alano ha nascosto uno dei suoi calzini e Maria lo cerca.... e noi abbiamo messo ognuno la metà del nostro latte nella tazza che Francesco aveva nascosta nel suo studio, poi abbiamo chiesto delle fette di pane. Maria è molto contenta quando abbiamo appetito. - Quando avrai fatto colazione, - dice Francesco - ti farai toelette; poi farò finta di andare a domandar qualcosa allo zio nella biblioteca, qualcosa per lavorare, s' intende, e salirò per pettinarti. Non piangerai, vero, se ti tirerò un po' i capelli? - domanda molto inquieto. - Capirai, non ho mai pettinato dei capelli così lunghi. - Nicoletta scuote la testa. - Se tu sapessi come me li tirava la mamma Duflet! E come gridava, se piangevo! - Sbrighiamoci, Francesco; - dice Maurizio con inquietudine - mi par di sentire la voce di Maria. - I due fanciulli scendono la scala correndo. La voce di Maria si fa udire, infatti, ma per rimproverare Alano d'essersi messo il calzino tanto cercato, nella tasca dei calzoni. - Forse - dice tranquillamente Alano, mettendosi le scarpe - l' avrò preso per un fazzoletto. - Benone! Ditemi che vi ci siete anche soffiato il naso! - esclama Maria furibonda. - Forse lo zio Fil lo avrebbe fatto, - replica Alano. - Il signor Fil fa quello che vuole, - dice Maria spazientita. - Anch' io! - esclama una vocina. - E voglio abbracciarti. E prima che Maria, in ginocchio per abbottonare le scarpe ad Alano, abbia avuto il tempo di muoversi, Maurizio le salta addosso, la rovescia all' indietro e le stampa un grosso bacio sulla guancia. - Via, via, signor Maurizio, non fate il matto, - brontola Maria, che, in fondo, è contenta poichè

Pagina 32

L'idioma gentile

209777
De Amicis, Edmondo 2 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

Vedi, nel breve tratto percorso, quante parole abbiamo trovate, che ci hanno destato un ricordo storico, portato l'immaginazione in ogni parte del mondo, a cose remotissime di spazio e di tempo, dalle palafitte lacustri dell'età preistorica alle architetture palladiane, dai paleosauri fossili ai bacilli del Pacini! Abbiamo visto passare la paggeria pomposa delle Corti, i principi orientali portati in palanchino, i trionfatori romani in veste palmata, i giovani greci lottanti al Pancrazio, e dame e sonatori di lira e poeti tragici e ninfe cacciatrici di Diana ravvolte nella palla, e i lottatori delle feste panatenée in onor di Pallade, e i Bolognesi antichi plaudenti alla battaglia d'ova e di porci della Pachetta. Ci son balenati dinanzi Attilio Regolo, che con le palpebre arrovesciate, spasimando, guarda il sole, e Carlomagno circondato di Paladini, e i Palleschi e i Piagnoni, partigiani e avversari dei Medici, e i Francesi caduti nel sangue delle Pasque Veronesi, e Paisanetto, la maschera genovese, e Pantalone, la maschera veneziana, e Pantagruele, figlio di Gargantua; e di là da questa maravigliosa processione, una fuga di palazzi famosi, i palmizi ridenti di Liguria e di Sicilia, e il Palatino e il Panteon e le paludi Pontine e l'orizzonte immenso della Pampa. Pensasti mai, leggendo altri libri, a tante cose e così diverse in così breve tratto di lettura? E quante n' ho tralasciate! Ma

Pagina 132

Quante cose, oltre la lingua, in quest' altro breve tratto che abbiamo percorso, e in altre poche pagine che possiamo precorrere con lo sguardo! Armati ad ogni passo: Pentacontarchi, Peltasti, Petardieri, Pretoriani; magistrati romani, con la pretesta strisciata di porpora, plaudenti ai gladiatori dal Podio; e poeti e re e numi e genti d'ogni età e d'ogni latitudine, dai Pelasgi ai Lapponi.... che fabbricano pane con la corteccia del PIN DI RUSSIA. E che strana processione, Pilade, Pilato, Pindaro, Plinio, re Pipino, Petrarca, Platone, Plutone! Abbiamo visto Pegaso trasvolare nelle nubi, passare il pétaso alato di Mercurio, Psiche spiar le forme dell' amante incognito, Ulisse sterminare i Proci, Teseo giustiziare Procuste, Pirra far degli uomini coi sassi, Progne cangiarsi in rondine e Proteo in cento forme, e Perillo fabbricare l'orrendo bue ciciliano, rogo e tomba di bronzo di corpi vivi. Abbiamo visto fender l'acque le piroghe degl'Indiani, scorrer sull'Egeo la nave capitana del Morosini il Peloponnesiaco, errar sul Ponte Eusino l'ombra d'Ovidio; e Aristotele passeggiare nel Peripato e la procuratessa Grimani in piazza San Marco; e meditar sulla pila Alessandro Volta, e fuggire dalle Tuileries la testa a pera di Luigi Filippo; e lontano, verdeggiar nell'azzurro i giardini pensili di Babilonia e la vetta del monte Pimpla, sacro alle Muse. Che fantasmagoria, per gli Dei Penati!

Pagina 139

Il libro della terza classe elementare

210465
Deledda, Grazia 2 occorrenze
  • 1930
  • La Libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

- Il Figliuolo di Dio si è fatto uomo, prendendo un corpo e un' anima, come abbiamo noi, nel seno purissimo di Maria Vergine, per opera dello Spirito Santo.

Pagina 175

. - Signore, non abbiamo nulla, - risposero gli Apostoli. - C'è solo un fanciullo che ha cinque pani e due pesci: ma che cosa sono mai per una moltitudine come questa? Gesù si fece portare i cinque pani e i due pesci; e, dopo aver alzato gli occhi al cielo, li benedisse, li spezzò, li fece distribuire alla folla. Allora si vide il miracolo! Erano circa cinquemila uomini; e quel pani si moltiplicarono così che tutti ne ebbero a sazietà, e avanzò tanta roba da riempire dodici canestri.

Pagina 191

Quartiere Corridoni

217036
Ballario Pina 1 occorrenze
  • 1941
  • La libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

. - E riflettiamo: il segno che abbiamo fatto con la destra sul nostro corpo ci ricorda la Passione e la Morte di Gesù in Croce, mentre le parole che abbiamo dette col labbro sono un atto di fede in una grande verità della Religione: l' Unità e la Trinità di Dio. Cioè: Dio è uno solo; Dio è onnipotente, è eterno, è immenso, e non può essere che uno solo. Ma in Dio vi sono tre Persone realmente distinte che si chiamano appunto: Padre, Figliuolo e Spirito Santo; e questo è un mistero, un grande mistero.

Pagina 225

I mariti

223485
Torelli, Achille 1 occorrenze
  • 1926
  • Francesco Giannini e Figli
  • Napoli
  • teatro - commedia
  • UNICT
  • ws
  • Scarica XML

L'abbiamo ammogliato sperando che mettesse giudizio, ed abbiamo fatto l'ultima corbelleria!

Pagina 22

Ti ho sposato per allegria

226294
Ginzburg, Natalia 5 occorrenze
  • 2010
  • Giulio Einaudi editore
  • Torino
  • teatro - commedia
  • UNICT
  • ws
  • Scarica XML

Quest'anno abbiamo un maiale cosí bello, che ce lo invidiano tutti. Ma adesso mi lasci fare i lavori. Mi tiene qui a discorrere, e io poi mi trovo indietro.

Pagina 10

Abbiamo provato a levar le macchie col latte, ma è stato inutile. Com'era arrabbiata questa signora e com'erano arrabbiati tutti! Mi hanno licenziata. Per un poco sono stata senza lavoro, poi mi ha presa uno che aveva un negozio di dischi, uno che si chiamava Paoluccio. Era molto innamorato di me.

Pagina 13

Non abbiamo mica fatto l'amore quella volta. Mi ha fatto il tè. E poi è rimasto là col gatto in braccio, a carezzarlo, a guardarmi con quel suo viso cosí triste... E io ero seduta sul tappeto, e lo amavo, e mi struggevo dalla malinconia. E lui mi ha detto che non poteva piú amare. Perché pensava sempre a sua moglie, che l'aveva lasciato. Sua moglie si chiamava Topazia.

Pagina 13

Cosí sono andata a stare con lui, e allora, finalmente, abbiamo fatto l'amore. E la mattina mi diceva di non alzarmi, che era inutile alzarsi, e cosí ho smesso di andare al negozio, e ho perso il posto.

Pagina 15

Abbiamo delle madri molto diverse. Con delle madri cosí diverse, e tutto cosí diverso, potremo vivere insieme?

Pagina 62

Un eroe del mondo galante

226643
Alberti, Luigi 1 occorrenze
  • 1876
  • Successori Le Monnier
  • Firenze
  • teatro - commedia
  • UNICT
  • ws
  • Scarica XML

Abbiamo una stagione magnifica, e m'immagino che vi sarà gente. Mi pare anzi che poco distante di qui, sia la villa del conte Rinaldi.

Pagina 27

Manon

234925
Adami, Giuseppe 3 occorrenze
  • 1922
  • Edizioni Alpes
  • Milano
  • teatro - commedia
  • UNICT
  • ws
  • Scarica XML

Abbiamo tempo! Ascolta: si stabilisce il giorno... no, la sera... sì, sì, meglio la sera... Tu, durante il giorno, cercherai di fissare un nuovo alloggio in un posto lontano, sconosciuto. lo vado, là, dov'egli mi propone... Ma appena avrò il denaro, gli espongo un desiderio, di recarmi in quella stessa sera alla Commedia... Tu prendi una carrozza... ti nascondi in qualche via vicina... non saprei... per esempio... in Sant' Andrea degli Archi... c'è scuro ed è deserta... Raggiungerti è affar mio!... Saremo liberi!...

Pagina 141

Un bisogno di essere ossequienti alla legge divina e a quella umana, dopo che mai le abbiamo rispettate... È qui, lontano, in mezzo a questa gente primitiva, ch'è rifiorita in noi tanta dolcezza... Qui, dove tutti cercano dell'oro, noi abbiamo scoperto un tesoro più grande... la più grande ricchezza: una felicità senza paura!

Pagina 200

Lasciatevi guidare da me: li abbiamo in mano. Facciamo dunque come il gatto coi topi: con calma e con prudenza. Senza scene violente, e senza rivelare i nostri scopi. Quando a il momento, zàffete! Son presi!

Pagina 41

Casa di bambola

235720
Ibsen, Eric 3 occorrenze
  • 1894
  • Maz Kantorowicz
  • Milano
  • teatro - commedia
  • UNICT
  • ws
  • Scarica XML

Abbiamo resistito fino al presente, dobbiamo resistere ancora per questi pochi mesi di prova che ci rimangono da superare.

Pagina 13

Abbiamo qualche po' d'influenza, come vede. Quantunque donna, a volte.... E poi, signor Krogstad, quando uno si trova in un posto di subalterno, conviene che si guardi dall'urtare qualcuno, che.... ha....

Pagina 40

Ma di questo genere di affari che abbiamo per le mani credo d'intendermene: ne conviene? Ora faccia quel che le pare... e dirò soltanto che, se sarò cacciato via una seconda volta, lei verrà a tenermi compagnia.

Pagina 46

Un letto di rose

238229
Adami, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1924
  • Arnoldo Mondadori editore
  • Milano
  • teatro - commedia
  • UNICT
  • ws
  • Scarica XML

Se sapessero, là... in provincia quanta ammirazione noi abbiamo per loro, signorine!... E quanta invidia anche!... Eh! Sì!... che vogliono?... se ne sente tanto parlare... se ne legge - di nascosto - sui libri... E allora la fantasia si monta... spazia... guarda lontano... Vede il gran lusso, e sul loro cammino la strage... la strage degli uomini... dei cosidetti merli in frak...

Pagina 114

Come le foglie

239147
Giacosa, Giuseppe 2 occorrenze
  • 1921
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • teatro - commedia
  • UNICT
  • ws
  • Scarica XML

Quando il papà ha ripreso moglie, te ne ricordi, non abbiamo detto una parola.... mai.... nè di lui, nè di lei. Solo mi conducevi a passeggio tutte le mattine. C'intendevamo tanto! Eri buono.

Pagina 190

Non bisogna mettere il senso della vita che abbiamo noi, venuti su fra cose delicate, e nella contemplazione della bellezza, con quello di un uomo che per quarant'anni ha sempre lavorato dalla mattina alla sera. I nostri sentimenti hanno l'elevazione delle cose inutili. Noi rappresentiamo una umanità superiore. La realtà non la facciamo nè tu nè io.

Pagina 27

Cavalleria rusticana

243563
Giovanni Verga 2 occorrenze

Ora abbiamo a bere un dito di vino tutti qui, amici e vicini, alla nostra salute, e far la buona Pasqua. Qua, gna' Camilla! e anche voi, zia Filomena!

Pagina 45

Questo dico io : per qual motivo dovreste essere in collera con me che non vi ho fatto nulla poi il giorno di Pasqua ha da essere come il bucato, se abbiamo dei torti l'un coll'altro. Ora manderemo a chiamare compar Alfio vostro marito, e ha da bere con noi lui pure.

Pagina 47

Documenti umani

244589
Federico De Roberto 1 occorrenze
  • 1889
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • verismo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

"Noi abbiamo più idee che parole. Quante cose sentite e che non sono nominate! Di queste cose ve ne sono senza numero nella morale, senza numero nella poesia, senza numero nelle belle arti.... Le parole non bastano quasi mai per rendere precisamente quel che si sente." (Diderot).

Pagina 222

Saper vivere. Norme di buona creanza

248309
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 1923
  • Fratelli Treves Editore
  • Milano
  • Verismo
  • UNICT
  • w
  • Scarica XML

È da tempo che nelle cronache mondane di Francia, noi vediamo, spesso, spessissimo, una zia, una cugina, una cognata o magari semplicemente un'amica, fare da testimone, in chiesa, alla sua parente, alla sua amica: e abbiamo notato ciò in matrimonii non semplicemente del ceto borghese, ma piuttosto in quello aristocratico. Pare, adunque, che possa avere un carattere di eleganza, questo uso moderno o, forse, rinnovato dall'antico? Pare! Fatta qualche indagine, abbiamo appreso che la Chiesa ammette, ha sempre ammesso, che una signora, parente o amica o semplice conoscente, possa fare da testimone, al rito religioso, a una giovane sposa: e che se non si è profittato prima, o non si profitta molto, ancora, di questo permesso, è, talvolta per completa ignoranza di tale facoltà o per non mutare nulla all'uso di aver testimoni uomini. Altre indagini, ci hanno certificato partecipante alle nozze religiose, la madrina, nientemeno, della sposa, che, in questo modo, viene a prendere il posto del padrino o compare di anello: questo noi abbiamo notato in molti matrimonii dell'Alta Italia, specialmente a Milano. E, diciamolo, questa sostituzione molto chic. Giacchè questo affare dei quattro testimoni alle nozze civili la legge si contenterebbe di due, ma, allora il conto non tornerebbe - e di quattro testimoni alla Chiesa, otto uomini, da dover cercare, da dover trovare, con grandi difficoltà, con grandi contrasti e con grandi noie, è, sempre, più o meno, il portato di una banale vanità, o, peggio, di una segreta avidità. Si vogliono dei nomi eminenti, impressionanti: e debbono essere otto, più il compare di anello, nove. Si desiderano nove doni, uno più bello dell'altro.... E così, vi sono personaggi in vista, personaggi doviziosi, che sono testimoni, sempre, che debbono gittare il loro tempo e il loro denaro, così, fatalmente, data la loro condizione. Non insistiamo! Il testimone-donna, vale tanto meglio, sentimentalmente, poichè si tratta, quasi sempre, di una persona a cui si è molto affezionati, da cui si avuto delle pruove lunghe di affetto: il testimone-donna vale tanto meglio, perchè il suo dono sarà meno ricco, ma più carino, più gentile, più utile: il testimone-donna si sentirà più legato alla novella coppia e vigilerà, come può, sulla sua felicità, il testimone-donna rappresenta qualche cosa di più intimo, di più affettuoso. Esso ci piace. Esso ha un grande avvenire, nelle nozze future.

Pagina 24