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Codifica secondo le norme del progetto PRIN
PRIN 2012 – Accademia della crusca
Donna Letizia
IL SAPER VIVERE
Volume illustrato dall'Autrice
CLUB DEGLI EDITORI
© 1960 Arnoldo Mondadori Editore
Edizione su licenza della Arnoldo Mondadori Editore
riservata ai soci del Club degli Editori,
Viale Maino 10, Milano
a Susanna e Letizia
CAPITOLO I - NASCITA E BATTESIMO 17
Gravidanza 17
La clinica 17
Dichiarazione in Municipio 18
Battesimo 18
Padrino, madrina 19
Doni del padrino e della madrina 20
Obblighi del padrino e della madrina 21
Ricevimento di Battesimo 21
Come partecipare la nascita 22
Regali alla puerpera 23
La balia o tata 23
LA GRAVIDANZA non viene annunciata agli amici prima della scadenza del terzo mese: per buon gusto e per prudenza. I futuri genitori conterranno la loro gioia, guardandosi bene dal seguire l'esempio di quel giovane marito che si presentò una sera a un ricevimento, pregando la padrona di casa di scusare la moglie rimasta a casa. Alla domanda se fosse ammalata, rispose sottovoce che aspettava un bambino. « Che bellezza! », si congratulò la signora, « da quanto tempo? » E lui, esultante: « Da oggi pomeriggio! ».
Il parto in casa va ormai scomparendo: i medici lo sconsigliano, cliniche e ospedali offrono, in caso di complicazioni, il vantaggio di un'assistenza più pronta e sicura, il ginecologo si occupa della puerpera, mentre il pediatra si dedica al neonato. Per la scelta di una casa di cura ci si rimette al medico che ha seguito la gravidanza e si fissa la camera con un certo anticipo. In Italia, le cliniche sono spesso dirette da suore; al momento di pagare il conto si lascia alla Madre Superiora un'offerta per la cappella (cinque o dieci mila lire in una busta). Alle suore infermiere, in genere, non si lasciano mance, ma un regalino ricordo (portamonete, lapis d'argento, vasetto da fiori ecc.). Se l'Ordine vieta loro di accettare regali, si offrirà una scatola di cioccolatini o una bomboniera di battesimo con i confetti. Le mance invece vanno date alle inservienti che provvedono alla pulizia della camera, al portiere, al facchino.
Prima che scada il termine prescritto, che è di dieci giorni, il padre o chi lo rappresenta dichiara il neonato all'Ufficio di Stato Civile del Comune dove è avvenuta la nascita. Si presenterà con due testimoni ed esibirà il certificato del medico e il libretto di matrimonio, o qualche altro documento di identità. La dichiarazione di nascita è obbligatoria anche se si tratta di un bambino non vitale.
Se il bambino nasce delicato o prematuro, la Chiesa raccomanda il
Battesimo al più presto. In questo caso, lo si celebra nella cappella
stessa della clinica, riunendo pochi parenti e i padrini. Dopo la cerimonia,
viene offerto lo
Un tempo le parti del padrino e della madrina spettavano quasi automaticamente ai nonni. Oggi, la logica prevale sulla tradizione: padrino e madrina devono essere giovani. A loro competerebbe, almeno in teoria, il dovere di assumersi la responsabilità spirituale del bambino, se questi dovesse rimanere orfano: vanno scelti perciò tra i fratelli o tra gli amici intimi dei genitori, e devono possedere sicuri requisiti morali e religiosi. Nello sceglierli, bisogna anche tener conto che la cerimonia del Battesimo li obbligherà a delle spese che devono poter affrontare senza disagio. Molti genitori, mossi dall'ambizione, si rivolgono a qualche conoscenza "importante": un'Eccellenza, una ricca contessa, uno scrittore illustre. Hanno torto: le Eccellenze, le ricche contesse, i personaggi illustri, gradiscono raramente questi privilegi e, nel migliore dei casi, ritengono di aver largamente esaurito i loro obblighi verso il figlioccio, apparendo fugacemente alla cerimonia, preceduti da un vistoso e inutile regalo destinato, negli anni futuri, a rimanere l'unica testimonianza della loro sollecitudine.
Il libretto di risparmio inaugurato con un primo deposito (che dovrebbe
essere seguito da altri regolari depositi a ogni anniversario del
figlioccio) è un regalo che soddisfa mediocremente i genitori del bambino.
Essi sanno che di questi bei proponimenti c'è da fidarsi poco. E
così, anche il "primo cucchiaio di un servizio per dodici" che la madrina
offre, promettendo di completare la serie anno per anno, viene
accolto con rassegnata gratitudine.
Una volta, spettava alla madrina offrire il vestito da Battesimo, tutto
merletti e ricami. Oggi, tale consuetudine è scomparsa e tanto meglio
così ché altrimenti sarebbero forse scomparse anche le madrine. I loro
obblighi si limitano più ragionevolmente a quanto segue:
- Un regalo al neonato: catenina d'oro con medaglietta sacra, o
spilla d'oro da bavaglino, o bicchiere d'argento, o posatine d'argento:
a scelta.
- Dei fiori o un regalo alla puerpera.
- Una regalia in una busta all'ostetrica e alla balia.
Gli obblighi dei padrino, in certe regioni d'Italia, sono più impegnativi.
Se non ha tempo di pensarci, o teme di sbagliare, può chiedere
alla madrina di aiutarlo:
- Dovrà, il giorno del Battesimo, provvedere ai confetti; a quelli
sciolti farà aggiungere una dozzina almeno di bomboniere già
confezionate (i genitori provvederanno se necessario a quelle supplementari),
e le manderà alla madre insieme con un bel cesto
di fiori bianchi. I confetti saranno rosa o azzurri, a seconda che
si tratti di un maschio o di una femmina.
- Alla comare-madrina manderà una coppa (preferibilmente d'argento)
o una elegante bomboniera di confetti.
- Al sacerdote che ha celebrato il Battesimo darà, subito dopo la
Funzione, una bomboniera di confetti insieme con l'offerta.
- Al sagrestano e al chierichetto, una mancia.
In linea di massima, gli obblighi del padrino e della madrina sono
di ordine morale e religioso e scadono alla maggiore età del figlioccio.
Se il neonato è maschio, prevarrà il padrino. Se è femmina, la madrina.
L'uno e l'altra devono fargli un regalo a ogni anniversario.
Spesso vengono chiamati "zio" e "zia" dal bambino.
Non ci si propone come padrino o madrina: spetta ai futuri genitori
prendere l'iniziativa della richiesta, saggiando prima il terreno per
evitare l'eventualità di un rifiuto, sgradevole per tutti.
Chi non desidera accettare l'incarico di padrino o di madrina può
obiettare che ha già altri figliocci e non ritiene di poter assumere nuove
responsabilità.
Se la mamma non è in condizioni di assistere al ricevimento di
Battesimo, la madrina fa le sue veci, ricevendo gli ospiti insieme alla
nonna materna. Che si tratti di un buffet freddo, di una vera e
propria
La nascita di un bambino interessa solo una stretta cerchia di amici
e di parenti ai quali si può annunciare l'evento con poche righe scritte
a mano su un biglietto di visita. Per esempio:
CARLO E GIOVANNA FERRI
(a mano)
partecipano con gioia la nascita di Pier Luigi
7 maggio 1959
Di questo còmpito poco faticoso può occuparsi la madre nei giorni
di ozio obbligato che seguono il parto. A chi preferisce la partecipazione
stampata, si raccomanda di evitare le formule fantasiose o spiritoselle:
"Lillina annuncia che la cicogna le ha portate, il 3 settembre,
uno splendido fratellino!" o peggio: "Il 6 agosto è sceso dal
cielo, in casa Rossi, il piccolo Sergio di quattro chili e seicento".
Chi riceve partecipazioni di questo tipo, è autorizzato a dedurne che
la felicità ha provocato deplorevoli turbamenti nel cervello dei neo-
genitori.
Non ci si presenta mai a mani vuote al capezzale di una puerpera.
Ecco qualche suggerimento per i regali:
Bavaglino, scarpine da neonato, lenzuola e federe da culla, camicina
di batista ricamata, coprifasce di maglia lavorata a mano, cuffietta,
coperta da culla o da carrozzina, spazzolina da capelli, porta talco,
porta ovatta, "carillon" per la culla, ecc.
Chi preferisce presentarsi con dei fiori abbia cura di sceglierli poco
profumati e preferibilmente chiari. La puerpera svolge il pacchetto
in presenza dell'amica. Ringrazia commossa, anche se si tratta del ventesimo
bavaglino della giornata.
La balia va scomparendo, rimpiazzata ormai, meno pittorescamente
ma più economicamente, dai vari alimenti in polvere. Comunque, per
chi può e preferisce attenersi alle vecchie tradizioni ricordo che la
balia dev'essere vestita da capo a piedi a spese della padrona; va
attentamente sorvegliata e diretta (salvo casi eccezionali) nelle sue
mansioni. Meno perfetta e puntuale della governante diplomata, ma
spesso più affettuosa e materna di quest'ultima, è indicata in quelle
famiglie dove la mamma intende seguire da vicino il suo piccolo e
dove l'andamento della casa esige che ognuno collabori del suo meglio
senza tenere strettamente conto dei diritti e dei doveri pattuiti.
E' consuetudine farle un regalo di un certo valore (sostituibile con
un'equivalente somma di denaro) in occasione del primo dente del
bambino, o alla scadenza del primo anno di permanenza.
La
La governante diplomata viene generalmente assunta secondo un
contratto stampato fornitole dall'istituto dove ha studiato. Questo contratto
stabilisce chiaramente i suoi doveri, i suoi diritti e la durata
della sua permanenza nella famiglia che l'assume (durata che può essere
prolungata di comune accordo). La governante, o
Quando il bambino è sui quattro anni, la governante viene sostituita
dall'istitutrice. Prima di assumerla, ci si accerta che abbia
buone maniere, buona istruzione e non parti in dialetto. Se straniera,
si dovrà essere ancora più cauti: le svizzere-francesi e le svizzere-tedesche,
per esempio; raccomandabilissime come governanti, sono
a volte sconsigliabili come istitutrici per la loro pronuncia regionale.
L'istitutrice prende i pasti con il bambino, a tavola o a parte,
secondo le consuetudini della famiglia. In nessun caso mangia
in cucina. Va trattata con riguardo e si eviterà di farle qualsiasi osservazione
in presenza dei bambino o del personale di servizio. Se dimostra
cattivo gusto nell'abbigliarsi, la signora le regalerà vestito, soprabito
e tutti quegli accessori che desidera sostituire nel suo guardaroba.
A tavola l'istitutrice è servita dopo gli adulti, ma sempre prima dei
ragazzi. Ci si rivolge a lei chiamandola "Signora" o "Signorina". Non
si pretenderà che lavi gli indumenti del bambino, ne che provveda alla
pulizia della sua stanza, però si esigerà che la mantenga in perfetto
ordine. Se arrivano visite ed ella si trova in salotto, verrà presentata
ad ognuno: da parte sua, avrà il buon gusto di non trattenersi troppo,
ritirandosi discretamente.
Pericolose quelle fatte venire dall'Inghilterra senza accurate indagini. Liberissime, spesso disordinate, inefficienti, portano in casa lo scompiglio, in compenso alla partenza si lasciano dietro sospironi di sollievo. Beninteso non sempre è così, può capitare la vera "perla", educata, volonterosa, amabile. Non dovrà abusarne la signora, le chieda pure di collaborare in certe fatiche di casa, ma in nessun caso scaricherà su di lei i lavori più ingrati e pesanti. Insomma verrà trattata come un'amica della figlia e non come una domestica. Sarà bene stabilire chiaramente, prima del suo arrivo, il compenso settimanale che le spetta per le sue spesette personali.
Una giovane signora, che mi aveva invitata con altre amiche per il tè, mi descriveva, indignata, le pessime maniere dei bambini di una sua cognata: maleducati, prepotenti e, soprattutto, impossibili a tavola. Mentre lei si sfogava, suo figlio - quattro anni - tuffava le dita nella crema di una meringa e se ne impiastricciava il viso. Ogni tanto la madre s'interrompeva per rivolgergli un distratto rimprovero di cui, beninteso, egli non teneva conto. E io ne deducevo quello che leggendomi ne deducete anche voi, cioè che i bambini maleducati sono sempre ahimè, "quelli degli altri".
Il bambino va chiamato in salotto soltanto se la persona in visita chiede di vederlo. Non si trattiene più di dieci minuti. A sì. le mani pulite e i capelli ravviati. Se è una bambina, farà la riverenza. Se è un bambino, chinerà la testa sulla mano che la signora gli porge accennando a un baciamano corrretto. Non gli si imporrà di recitare qualche poesiola, non si vanteranno, lui presente, le sue prodezze, ma nemmeno lo si umilierà col resoconto delle sue disubbidienze. Dovrà rimanere in piedi, composto, senza contorcimenti, e aspettare senza sollecitarlo l'immancabile pasticcino-premio. Al primo cenno si ritirerà, dopo aver ripetuto i saluti.
Una volta, i bambini non dovevano aprir bocca a tavola. Oggi si
è più elastici su questo punto: proibir loro di parlare durante i pasti
significherebbe privare il padre dell'unica occasione della giornata di
La mamma sarà intransigeritissima sul capitolo pulizia: verificherà giornalmente denti, orecchi e unghie. Abituerà il bambino a considerare l'acqua con simpatia: non gli lesinerà bagni e docce. Testa in ordine e mani pulitissime ogni volta che si presenta a tavola.
La storiella della "cicogna", come quella della "foglia di cavolo" e tutte le altre consimili, sono graziose, ma imprudenti e pericolose. Prima o poi, il bambino si accorge di esser stato ingannato ed è quindi spinto a diffidare dei genitori. Meglio una spiegazione "di mezzo", con un fondo di verità, che lo prepari gradualmente alla rivelazione completa. Ed ecco, più o meno, la "storiellina" che consiglio: il bambino si forma nel corpo della mamma, al riparo del suo cuore. Rannicchiato in quel calduccio, matura giorno per giorno come il pulcino nell'uovo finché, trascorsi nove mesi, improvvisamente il corpo della mamma si schiude come un fiore e il bambino viene al mondo.
Le feste di bambini si svolgono tra le quattro del pomeriggio e Ie
sette. La merenda viene servita in sala da pranzo. Per le bevande ci
si regola secondo la stagione: cioccolata, tè caldo o freddo, spremute
di frutta, oppure gelati. Da mangiare: fettine di pane imburrato con
marmellata o miele,
Dei maestri si parla sempre con rispetto dinnanzi ai ragazzi. Se il
bambino racconta qualche scherzo organizzato in classe ai danni dell'insegnante,
o qualche episodio che mette quest'ultimo in ridicolo,
del ragazzo, ringraziare. Da parte sua, la maestra si alza per salutare la signora (a meno che questa sia sensibilmente più giovane di lei), ma se le interruzioni si ripetono continua la lezione senza farci caso. Gli onorari per le lezioni private vengono stabiliti direttamente tra la signora e l'insegnante, mai tramite il bambino. Il pagamento avviene in busta chiusa.
Proibitissimo alle persone adulte:
- Parlare ai bambini come se fossero dei barboncini ammaestrati
o come se non capissero assolutamente nulla.
- Prenderli in giro davanti a terzi (i bambini hanno raramente
umorismo).
- Umiliarli raccontando qualche loro marachella davanti a un
estraneo.
- Parlare in loro presenza di cose sconvenienti, dir male del prossimo,
criticare una persona alla quale essi debbono rispetto.
- Portarli a degli spettacoli inadatti alla loro età.
- Lasciare a portata di mano dei ragazzi libri o giornali che non
devono leggere.
I bambini si accostano alla Prima Comunione preferibilmente tra i sette e gli otto anni. La Cresima può coincidere o no con essa; spetta al Parroco dare tutte le informazioni che riguardano questa doppia cerimonia. Mi limiterò, qui, a raccomandare ai genitori di rispettare il periodo di raccoglimento che la precede, di evitare in quei giorni le conversazioni frivole, gli scatti nervosi, i pettegolezzi di qualsiasi genere.
Nella scelta del vestito per la Prima Comunione, la mamma non si
comporta come se dovesse agghindare la figlia per un ballo in maschera.
Non la ingofferà di sottanoni, non la fodererà di tulle e di
pizzi come una culla, non cercherà a tutti i costi una soluzione "originale".
Ricorderò sempre, nella chiesa di San Babila a Milano, una
comunicanda con la testa inghirlandata di lampadine elettriche che
essa accendeva e spegneva coscienziosamente, seguendo la liturgia, servendosi
di un interruttore che le sbucava da una manica. E che dire
di quelle bambine trascinate il giorno della Comunione per le vie
del centro? Gli sguardi con cui si squadrano, quando si incrociano,
lasciano perplessi: sono le stesse micidiali occhiate che si scambiano
in un ricevimento due signore nell'attimo in cui scoprono di indossare
il medesimo modello.
L'abito della comunicanda deve essere semplice, di un tessuto non
pretenzioso -
Se le lezioni di catechismo sono collettive, alla fine del corso i bambini stabiliscono una quota a testa per fare un regalo al sacerdote. Potrà trattarsi di una coppia di candelieri, di qualche soprammobile, di un volume d'Arte Sacra, di un oggetto da scrittoio, ecc.
Per la Cresima (e non per la Comunione) sono indispensabili un
padrino per il maschio e una madrina per la femmina. Spetta a loro
legare intorno alla fronte del cresimato il nastro di seta bianco e oro.
La madrina regalerà alla bambina una catenella d'oro con medaglietta
(la data incisa su una parte, e sull'altra un'immagine sacra) oppure
un messale o un rosario, a seconda della cifra che intende spendere. Il
padrino potrà scegliere tra un orologio da polso, un libro sacro, una
stampa religiosa. Altri doni da suggerire agli amici: libri di soggetto
religioso (I fioretti di San Francesco, una vita di Gesù, oppure del
Santo di cui il bambino porta il nome). E poi, tagliacarte d'argento,
stilografica, cartella la scrittoio... insomma qualsiasi oggetto che non
sia frivolo.
Alla cerimonia assistono i genitori, i parenti ed eventualmente gli amici più cari. Le signore vestono come per una colazione elegante. A cerimonia terminata, abbracciano il bambino astenendosi da commenti stonati come questo, colto purtroppo dal vero: « Complimenti Lallina! Sembri proprio una sposina di Dior! ».
Alla cerimonia segue una colazione in famiglia con un - Riso e petti di pollo alla besciamella, con consommé in tazza;
- Insalata belga;
- Formaggio stracchino;
- Dolce di mandorle.
Oppure:
- Uova sode alla besciamella;
- Filetti di sogliole, con purea di patate;
- Insalata di sedani e indivie;
- Meringhe alla panna o gelato al limone.
Prima della colazione, o subito dopo, il bambino riceve i regali:
trascorrerà il pomeriggio tranquillamente in casa, circondato dalla
famiglia, soprattutto se all'ora dei Vespri dovrà tornare in chiesa.
Il ricevimento vero e proprio dovrebbe ragionevolmente venir rimandato
all'indomani, oppure alla domenica successiva per evitare
che al ricordo della cerimonia si debba sovrapporre quello di una
rumorosa merenda. A questa parteciperanno i cuginetti,
gli amici e, volendo, anche alcuni amici dei genitori. Si
potrà preparare la tavolata dei piccoli in sala da pranzo,
mentre ai grandi si offrirà cioccolata in tazza,
spremuta d'arancia, crostata di frutta, un bel dolce.
La cioccolata potrà essere sostituita dal gelato.
Alla fine della merenda, il bambino farà il giro
degli ospiti, grandi e piccoli, offrendo confetti
e immagini sacre. Indosserà l'abito della cerimonia
e si spera che se ne rammenti anche
nei giochi: la parte di " Toro seduto" o di
"Jim lo sfregiato" quel giorno non gli si
addice.
Le immagini sacre dovranno essere scelte dalla mamma insieme col
bambino.
Non gliene verrà imposta una piuttosto che un'altra; si cercherà,
semmai, di orientare la sua preferenza secondo il buon gusto, ma
lasciandogli l'impressione di essere stato lui a decidere. Sul rovescio
dell'immagine si farà stampare una dicitura:
In ricordo della Prima Comunione e S. Cresima
di MARINA MONTI
Cappella di San Felice
Roma 4 aprile 1959
Le immagini verranno inviate ai parenti, agli amici intimi, ai maestri,
ai subalterni.
Si facciano pure delle foto, ma si evitino le pose artificiose, gli occhi al cielo, le mani giunte, il raggio a picco sulla testolina sollevata in estatica adorazione (dell'indice del fotografo). Queste ipocrite messe in-scena sono un insulto alla religione e anche al bambino. Meglio un'istantanea all'uscita della chiesa o in casa.
Molte mamme si proclamano con un misto di compiacenza e di
civetteria "le migliori amiche" delle loro figliole, concludendo
immancabilmente: « Non abbiamo segreti, ci raccontiamo tutto! ».I
rapporti tra madre e figlia che "si raccontano tutto" covano quasi
sempre epiloghi burrascosi. Alla prima divergenza di una certa importanza,
la mamma cerca invano di risalire in fretta gli scalini dell'autorità:
la figlia le risponde da pari a pari, magari rinfacciandole
le sue confidenze, come farebbe appunto con un'amica che volesse
improvvisamente imporle la propria volontà.
L'assoluta confidenza "reciproca" è ragionevole e naturale solo
quando la figlia, ormai sposata, ha assunto la responsabilità della
propria vita.
Ecco riassunti i 10 Comandamenti della buona madre:
1) Alla buona madre non preme tanto di essere capita dai figli,
quanto di capirli lei.
2) Se le accade di bisticciare con il marito in loro presenza, si controlla
ragionevolmente.
3) Non è gelosa dei loro amici: li sollecita a venire in casa e li
accoglie sempre cordialmente.
4) Se autorizza un ricevimento di ragazzi, può astenersi dall'apparire
in salotto, ma non esce di casa, a meno che qualche persona
di fiducia non vi rimanga in sua vece.
5) Prima di autorizzare la figlia ad accettare inviti in casa di
un'amica si assicura che si tratti di un ambiente "pulito". Non,
ostacola le sue amicizie con ragazzi di condizione più modesta,
purché beneducati.
Proibisce alla figlia cinematografi e serate a quattr'occhi con un
ragazzo.
7) In nessun caso dà la chiave di casa alla figlia, anche se questa
si reca a una festa di sera accompagnata da una persona di fiducia
o lei o il marito l'accoglieranno al ritorno.
8) Non si ostina a imporre vestiti da educanda alla figlia, né
pantaloncini al ginocchio al figlio, quando alla prima è già
fiorito il seno, e al secondo sono spuntati i baffi.
9) Fa di tutto perché la figlia non debba confidare al suo diario
o alla migliore amica: "La mamma non mi capisce". Non rifiuta
mai di discutere con lei una situazione o un fatto che
le stanno a cuore. In queste discussioni non perde mai il controllo.
Se la figlia ha un flirt, non diventa di colpo sospettosa
e aggressiva.
10)
Innumerevoli ragazze sono ossessionate dal complesso del "rossore" e scrivono a Donna Letizia lettere disperate: implorano una formula per non arrossire, come implorerebbero una pomata contro i brufoletti. Invariabilmente Donna Letizia risponde che purtroppo non esiste alcuna formula, alcuna ricetta che impedisca questo inconveniente, ma che, d'altra parte, a quindici, sedici, diciassette e anche vent'anni, siamo arrossiti più o meno tutti, e che arrossire non è un difetto, anzi è una qualità, sia pure scomoda per chi la detiene: arrossisce chi è sensibile e onesto. Comunque se il rimedio non esiste, si può cercare di attenuare li disagio che si prova quando si sente il sangue salirci al viso: come? Dichiarando, ancor prima che gli altri se ne accorgano: « Dio mio, ecco che divento rossa... » o qualcosa del genere. Presa così, di petto, la vampata anziché progredire si arresterà in una moderata tonalità di mezzo e scolorirà quasi subito.
Il giovane che entra in un salotto saluta per prima la padrona di
casa, poi il padrone di casa e infine i suoi giovani amici. Se fra le
persone presenti ve ne sono alcune che non conosce, chiede di
essere presentato. Bacia la mano alle signore sposate e, nell'incertezza,
anche a quelle di cui non ha afferrato bene, durante le presentazioni,
lo stato civile. Se la padrona di casa è distratta da altri
ospiti, si presenta da solo alle persone che non conosce. Nel presentarsi
dice il proprio nome e cognome. Non tende mai per primo la
mano alle signore, ma accenna un inchino del busto; appena la signora
gli porge la mano, egli completa il saluto.
Si siede quando la padrona di casa lo ha invitato ad accomodarsi
e si alza ogni volta che lei lascia la propria poltrona (a meno che
venga pregato di non muoversi).
Se è a passeggio con una ragazza, non la pianta in asso per fermarsi
a parlare con gli amici. Se un amico lo ferma (e non dovrebbe
farlo), subito lo presenta alla signorina (vedi cap.: "Saluti e convenevoli",
pagina 181).
Una ragazza non sollecita di essere presentata a un giovane, nemmeno
se questi rassomiglia al Divo del momento.
Se un ragazzo le si presenta, deve tendergli per prima la mano.
Non dice « piacere », né « felicissima »; si limita a sorridere.
Entrando in un salotto, prima di salutare l'amica che l'ha invitata,
saluta la padrona di casa.
Si toglie sempre il guanto destro nel porgere la mano a una signora
o a un signore molto anziano. Per strada è ormai ammessa la mano
guantata.
E' di pessimo gusto vantarsi delle proprie conquiste con gli amici.
Usare un linguaggio crudo davanti a una ragazza è volgare. Importunare
le passanti con apprezzamenti o fischi all'americana, è da vitelloni.
La ragazza che si beffa del suo corteggiatore con le amiche, meriterebbe di rimaner zitella. Quella che dà ad intendere che il tale è pronto a suicidarsi per lei è una presuntuosa ingenua.
I regali tra adolescenti di ambo i sessi sono ammessi, purché si tratti di oggetti senza valore e senza significati sottintesi. Una ragazza non elargisce le sue foto con troppa disinvoltura: potrebbe prima o poi pentirsene. Non scrive a un ragazzo, lei per prima, non gli manda auguri e cartoline esaltate. Se ha preso una "cotta", ne confida il segreto solo alle pagine del suo diario.
Invitata da un amico, incontrato casualmente, a bere qualcosa in
un
Se una ragazza incontra un amico sull'autobus o alla fermata del
Ecco una lettera-tipo che ricevo frequentemente: Ho sedici anni e
sono invitata spesso a dei ricevimenti misti. Mi piace molto ballare,
ma questo divertimento è quasi sempre sciupato dal fatto che i miei
cavalieri mi stringono spesso al punto di togliermi il fiato. Non oso
reagire per paura di diventare impopolare e di esser costretta a fare
"tappezzeria".
A queste brave figliole, combattute tra il desiderio di ballare, la
necessità di respirare e un lodevole senso di pulizia, rispondo generalmente
che noi donne, per difenderci e salvar capra e cavoli, disponiamo
di un'arma sottile e tutta istintiva: la diplomazia. Un'arma
che conviene affilare fin dalla più giovane età. E' chiaro che una frase
categorica come questa: « Rallenta la stretta, pezzo di villano! » sarebbe
disastrosa agli effetti della serata. Dopo aver riaccompagnato la
ragazza al suo posto, non solo il giovane non la inviterebbe più, ma
si vendicherebbe, forse, spargendo tra gli amici la voce che balla
come una credenza. I ragazzi, si sa, sono crudeli.
Come dovrà comportarsi, dunque, la fanciulla che vuol divertirsi,
ma farsi rispettare? Anziché indignarsi, smonti l'importuno prendendolo amabilmente
in giro. Se riuscirà a farlo ridere sarà salva, e da
quel giro di ballo riemergerà non solo con il fiato leggero, ma anche
con la reputazione di una ragazza spiritosa e in gamba. Devo aggiungere
che tale comportamento risulta efficacissimo in molte altre circostanze
(al cinema, per esempio, in macchina, e al chiaro di luna)?
Quindicenni incomprese, bistrattate, irrequiete, scontente, eccomi a
voi. No, non è giusto che la mamma si ostini ad imporvi abitini infantili,
se seni e fianchi vi sono improvvisamente esplosi. Ma intendiamoci: ottenuto
il riconoscimento di questo vostro diritto non approfittatene per
pretendere anche rossetto e rimmel, per allungare lo Il primo amore è una malattia dei 15 anni così come orecchioni
e morbillo sono malattie dell'infanzia: curate bene, o troncate per
tempo, non lasciano tracce e l'organismo non ne risente. Mal controllate,
invece, possono sviluppare gravi complicazioni. Se vi capita l'infortunio
di prendere una cotta per un "lui" che esige quanto non
si esige da una ragazza che si rispetti, con il solito pretesto « quello
che ti chiedo non è che una normale prova di amore », il buon
senso vi ispirerà la risposta adeguata: un « NO » deciso. Solo le
ochette si lasciano commuovere da simili argomenti e, se non se ne
pentono subito, se ne pentiranno molto il giorno in cui si troveranno
di fronte a un fidanzato, un vero fidanzato.
Rapporti con la mamma. Non è vero che la mamma non può capirvi.
Siete voi piuttosto che spesso glielo proibite: musone, taciturne,
aggressive, fate di tutto per scoraggiare la sua sollecitudine. In compenso,
vi sfogate per ore con una qualsiasi amica che il giorno dopo
avrà dimenticato tutto o sarà pronta, alla prima bisticciata, a divulgare
i vostri segreti ai quattro venti.
Ed eccoci al conflitto particolarmente scottante tra madri e figlie:
le amicizie. Non tutte le mamme possono sorvegliare da vicino l'ambiente
delle loro ragazze: molte sono nell'impossibilità di ricevere,
molte hanno un impiego che le tiene lontane da casa gran parte della
giornata. A queste mamme ricordo che c'è "la domenica". Si autorizzi
la ragazza, quel giorno, a ricevere qualche compagna di scuola o, se
l'appartamento non lo permette, si inviti la sua migliore amica al
cinema, al teatro, a partecipare a una gita. Se un compagno di scuola
passa a prendere la ragazza si esiga che entri, invece di aspettarla sul
portone, ma lo si accolga con decoro: la mamma non sarà in vestaglia,
il babbo non indosserà la giacca del pigiama. Nulla umilia di
più un'adolescente che doversi vergognare dei propri genitori.
Alle mamme più previlegiate che hanno una casa accogliente, tempo
a disposizione e un "giro" di conoscenze, consiglio di seguire
l'esempio di un gruppo di signore della buona borghesia romana.
Stanche del solito ritornello delle figlie: « A me tutto è proibito,
mentre alle mie amiche... », queste brave mamme hanno contrapposto,
di comune accordo, una specie di codice dei permessi e dei
divieti: permesse le festicciole e i balletti in casa degli uni e degli
altri, permesse le gite collettive, permessi i teatri, i concerti e i cinema
Sandrina riceverà i suoi amici
sabato 27 ottobre, alle 18
In questo modo, la madre della ragazza invitata può chiaramente
individuare la famiglia che invita.
Queste festicciole si svolgono generalmente dalle sei del pomeriggio
alle dieci e mezzo di sera. Un buon grammofono è indispensabile,
e in quanto ai dischi, ogni invitato può collaborare portandone qualcuno.
La mamma mette a disposizione il salotto, possibilmente alleggerito
dei soprammobili più fragili e preziosi, e organizza un
E' cosa risaputa che il fidanzato, oggi, le ragazze se lo trovano da
sé. Comunque, dipenderà molto dai genitori che esso provenga da
un ambiente giusto. Mi si obbietterà che i giovani d'oggi frequentano
chi vogliono, escono con chi gli pare e fanno, fuori di casa, il
comodo loro. D'accordo; ma in moltissimi casi, se le cose vanno così,
gran parte della colpa è dei genitori che non si sono preoccupati,
quando i ragazzi erario ancora piccoli, di coltivare per loro un ambiente
di amicizie tra le proprie conoscenze; come non si preoccupano, ora
che sono grandi, di invogliarli a ricevere gli amici in casa: la mamma
rifiuta di cedere il salotto per una sera, il padre non vuol sentir
parlare di spese extra né di strappi alle sue abitudini. Oppure si
finisce col permettere un piccolo ricevimento, ma a patto di restrizioni
tali che i ragazzi preferiscono rinunciarvi. E così, si incontrano
altrove, nei
Può succedere ancora che passati i ventitré o i venticinque anni, la
ragazza che fino a ieri era un fiore, incominci improvvisamente ad appassire,
diventi acida e nervosa. La madre accorta non tarda a "capire".
Capisce cioè che quello che angustia la poverina è il fatto di
non aver ancora trovato marito, e che è giunto il momento, per lei,
Il giorno in cui l'assiduo corteggiatore si è deciso a fare la fatidica
proposta: « Cara, se ci sposassimo? », e lei, trattenendo a tempo il
« Finalmente! » che stava per esploderle, risponde invece, convenientemente
sorpresa: «Davvero? Perché no? », quel giorno la complicata
macchina del matrimonio ha avuto il primo giro di manovella.
Appena rincasata, la fanciulla si rinchiude lungamente in camera con
la madre. Ne riemergeranno eccitate, forse con gli occhi rossi, e si
presenteranno al padre che, ignaro di tutto, sta leggendo l'ultimo
giornale che, per molte settimane, gli sarà dato di leggere in pace.
Il giorno dopo, infatti (supposto che la notizia sia stata accolta
favorevolmente) gli toccherà la prima delle sue fatiche: quella di ricevere
il futuro genero. Lo accoglierà in salotto, da solo, all'ora del
caffè. Lo interrogherà cordialmente sul suo impiego, sui suoi progetti,
sulla famiglia, ma non lo spaventerà con indagini troppo precise
di carattere economico. Questo delicato capitolo verrà discusso
più tardi tra loro, o tra i genitori, o ancora, se la faccenda si preannuncia
delicata, tra i rispettivi legali. Conclusa la chiacchierata (caffè
e
Dovrebbe essere annunciato quando anche la data del matrimonio
è stata stabilita. Tra le due cerimonie non dovrebbero intercorrere
più di sei mesi. Per festeggiare il fidanzamento, i genitori della ragazza
organizzano generalmente una colazione o un pranzo cui partecipano
i parenti stretti delle due parti. Il fidanzato manderà di buon
mattino una
Spesso, per risparmiare al figlio una forte spesa, la madre sacrifica
un anello che egli offrirà alla fidanzata dopo averle chiesto la misura
esatta del suo anulare per farglielo adattare. Probabilmente sarà anche
opportuno rifare la montatura, se è troppo antiquata. Se invece
l'anello viene acquistato, ecco come si procede per evitare situazioni
imbarazzanti: il fidanzato si reca, solo, da un gioielliere,
e fa mettere da parte diversi anelli oppure alcune pietre e montature
accessibili alle sue possibilità. Il giorno dopo torna con la fidanzata,
che deciderà della scelta. Naturalmente, il brillante ha il primo posto
tra gli anelli di fidanzamento, subito seguito dalla perla e dallo zaffiro.
Ma potrebbe darsi che a un brillante minuscolo la fidanzata preferisca
un'acquamarina voluminosa: verrà, naturalmente, accontentata.
Potrà anche darsi che gli anelli proposti non le piacciano, la deludano,
le sembrino troppo modesti. Pazienza: buon senso e buon
gusto vogliono che non arricci il naso, che non obbietti che le piacciono
solo gli smeraldi o i rubini a
Il fidanzato terrà a mente che la futura suocera non è soltanto la madre della fanciulla che ama, ma anche una donna. Sia deferente, dunque, ma con una punta di galanteria. Nulla fa più piacere a una suocera di poter confidare alle amiche: « Mio genero mi adora... ». Non la chiami "mamma", a meno che non sia lei a chiederglielo, ma è più probabile che essa preferisca essere chiamata, ad esempio, signora Maria o donna Clementina. Colga tutte le occasioni per mandarle dei fiori. Se gli accade di assistere a un battibecco tra madre e figlia e questa risponde in modo poco riguardoso (spesso, ahimè, le ragazze credono che l'arroganza con i propri genitori sia una dimostrazione di maturità e di indipendenza), prenda le parti della signora con tatto, ma fermamente. Gliene sarà grata la futura suocera e gliene sarà grata, in fondo, anche la fidanzata.
Quasi sempre la prima visita alla futura suocera riempie di spavento
la ragazza. Che cosa mi dirà? Come dovrò rispondere? Dovrò
presentarmi con dei fiori? Abbracciarla? Essere riservata? Espansiva?
Sofisticata? Sia naturale, anche a costo di parere terrorizzata: tra
una nuora troppo disinvolta e una troppo timida, la preferenza andrà
certamente alla seconda. Sia vestita con semplicità e accuratissima
nella persona: gli occhi delle suocere attraversano i tessuti, indovinano
strappi, macchioline, spille da balia e, naturalmente, ne traggono
subito categoriche conclusioni. « Mi pare che la ragazza si lavi
poco », oppure « Peccato che sia così sciattona », commenteranno più
Al pranzo in famiglia (a casa della fidanzata) i posti d'onore vengono riservati ai genitori e ai parenti dello sposo. I fidanzati siedono l'uno accanto all'altro.
Le partecipazioni sui giornali, in uso in altri paesi, da noi non
sono considerate di buon gusto. Ma l'annuncio del fidanzamento e
la fotografia della futura sposa possono figurare nelle rubriche mondane
di certe riviste femminili. Naturalmente, se i nomi degli sposi
sono assolutamente oscuri, sollecitare queste pubblicazioni è
inopportuno.
Il fidanzamento viene partecipato a voce, o per lettera, agli amici
intimi. Agli altri, i genitori potranno mandare un biglietto di visita
sul quale vengono tracciate poche righe a mano. Per esempio:
ALBERTO E ALESSANDRA ROSSI
(a mano)
sono lieti di annunciare il fidanzamento del loro
figlio Cesare con la signorina Carla Prati
Milano - Via Passarella, 21
è lieto di annunciare il suo fidanzamento
con la signorina Luisa Maggini
Se la fidanzata ha passato i trentacinque-quarant'anni, parteciperà
(per lettera) il suo fidanzamento solo agli amici intimi. Se è giovane
e orfana, l'annuncio verrà fatto dal più vicino parente, uomo o donna.
Parenti e amici rispondono a un annuncio di fidanzamento con un
telegramma, una lettera di congratulazioni, o dei fiori.
I fidanzati hanno diritto a una certa libertà. Possono uscire la sera,
andare al cinema, al teatro, ai balli. Non sono permessi i
I fidanzamenti prolungati sono sconsigliabili: logorano i
nervi a tutti, la sposa deperisce, lo sposo si fa irrequieto, le
madri portano scritta sulla fronte una sospettosa e crescente
inquietudine. Sei mesi dovrebbero essere il limite massimo
di un fidanzamento, dopo un ragionevole periodo di
conoscenza.
Qualunque sia il motivo di una rottura di fidanzamento, la versione
che se ne dà agli amici e ai conoscenti deve essere impersonale
e senza commenti: « divergenza di carattere ». E pazienza se nessuno
ci crederà. Intanto lui si affretta a restituire lettere e fotografie, lei
rimanda l'anello e gli altri doni di valore. Poi, se ne ha la possibilità,
partirà per qualche settimana.
I regali di nozze vanno restituiti, accompagnati da un biglietto, e
in certi casi è opportuno che anche la madre scriva qualche riga alle
amiche.
Con le sue coetanee, la ragazza si giustificherà pressappoco così:
"Cara Teresa, ti rimando il tuo bellissimo regalo, desolata che ti
sia presa tanto disturbo per niente: infatti il nostro matrimonio non
avrà luogo. Ci siamo accorti alla vigilia di sposarci (e ne siamo mortificati
per gli amici) di non essere sicuri dei nostri sentimenti, e di
certe divergenze di carattere che potrebbero pregiudicare il nostro
avvenire. E allora preferiamo questa soluzione che ci permetterà di
rimanere buoni amici. Grazie ancora, mia cara, e credi a tutta la
mia affettuosa e confusa gratitudine...".
E la mamma, dal canto suo, a una conoscente:
"Gentile amica, Maria ha provveduto a spedirle oggi il suo bellissimo
regalo. Siamo confuse e desolate che lei si sia data tanta
pena inutilmente: dopo molte riflessioni i ragazzi hanno infatti deciso
di rompere il fidanzamento. Non posso fare a meno, tutto sommato,
di approvare la loro decisione, date le divergenze di gusti e di carattere
che si sono rivelate approfondendo la reciproca conoscenza. Ciò
non toglie che io mi senta molto mortificata nei confronti di chi,
come lei, ha dimostrato tanta gentilezza e premura. Voglia scusarci,
gentile amica, e voglia credere alla mia più viva gratitudine..."
(Vedi altri esempi di lettere nel capitolo: "Corrispondenza" a
pagina 233).
Se si desidera che il matrimonio venga celebrato in forma privatissima,
presenti i soli testimoni, pochi parenti e amici intimi (preavvisati
a voce o con un biglietto personale), le partecipazioni verranno
spedite il giorno stesso della cerimonia o subito dopo.Normalmente,
invece, vanno spedite con una uindicina di giorni di anticipo. La
lista degli indirizzi deve essere compilata con larghezza; non si dimenticheranno
i subalterni, la ex-istitutrice, la sartina di casa, ecc.
Spetta alla famiglia della sposa provvedere alle partecipazioni. Si
chiederà ai genitori dello sposo quante partecipazioni desiderano avere
per i loro amici: nel consegnarle (con ragionevole anticipo) non
si dimenticheranno le relative buste e si confronteranno le due liste
per essere sicuri che le conoscenze comuni non ricevano un duplicato.
Le partecipazioni fantasiose su cartoncino colorato, a caratteri gotici,
con formule fuori dell'usuale sono da evitare. Se gli sposi appartengono
a famiglie dai nomi altisonanti e fregiati da una lunga filza
di titoli, un formato più grande del consueto è ammesso, altrimenti
la misura classica, di buon gusto, è all'incirca di cm. 12 e mezzo per
cm. 16 e mezzo. I caratteri preferibili sono quelli in corsivo.
Nelle partecipazioni é meglio non far precedere il cognome di
ragazza della madre dalla parola "nata" che suona sgradevolmente
burocratica, a meno che tale precisazione non si renda necessaria per
maggior chiarezza.
In linea di massima, si elencano i titoli nobiliari e professionali
dello sposo e dei genitori degli sposi, mentre è preferibile che la
sposa professoressa o dottoressa sia in quella circostanza, più femminilmente,
soltanto: "la signorina X .... ". Se il padre dello sposo è
carico di lauree e di onorificenze, mentre quello della sposa non è
nemmeno ragioniere o cavaliere, scrupoli di tatto e di reciproco equilibrio
suggeriranno al primo di sacrificarsi al secondo: nessun titolo
professionale o onorifico precederà il suo nome sulla partecipazione.
I titoli nobiliari o di carriera (colonnello, ammiraglio, ecc.), invece
verranno comunque stampati.
Ecco un esempio classico di partecipazione corretta:
L'avv. ALDO BINI e la Signora
DELIA BINI ROSSI partecipano il
matrimonio della figlia PAOLA
con il
Dott. ANTONIO BIANCHI
Il Prof. LEO BIANCHI e la Signora
PIA BIANCHI CINESI partecipano
il matrimonio del figlio ANTONIO
con la
Signorina PAOLA BINI
Milano, 20 Maggio 1960
La Cerimonia nuziale verrà celebrata
nella Chiesa di S. Bartolomeo alle ore 11,30
Piazzale Fiume, 9
Via Bigli, 3
Via Brera, 5
Se il padre della sposa è morto, l'annuncio viene fatto dalla vedova
(e viceversa):
"GIOVANNA BELLINI ROSSI partecipa il matrimonio ecc..."
Se la madre di uno degli sposi è vedova e maritata per la seconda
volta, nella partecipazione apparirà col cognome del secondo marito
seguito dal suo cognome di ragazza. La figlia invece apparirà con il
cognome del padre. Esempio:
sulla facciata sinistra:
COSTANZA FREDDI (cognome del secondo marito)
BIANCHI (cognome da ragazza, tutto su una riga)
partecipa il matrimonio di sua figlia PIERA con il Dott. GINO MARI
(cognome del padre defunto).
Se il secondo marito di una vedova ha adottato la figlia di questa,
potranno partecipare insieme il matrimonio; la ragazza in questo caso,
apparirà nelle partecipazioni con il cognome del padre adottivo aggiunto
a quello del vero padre. Ecco per maggior chiarezza un esempio:
"L'avv. MARIO DUCCI e donna ZENAIDE DUCCI
dei conti DELLA PORTA
partecipano il matrimonio della loro figlia Anna Maria
con l'ing. PIERO ZENI."
e sull'altra facciata:
"Il prof. LUIGI ZENI e CARLA ZENI VERDE
partecipano il matrimonio del loro figlio Piero
con la sig.na ANNA MARIA PEREZ (nome del padre vero) DUCCI."
Se i genitori si sono separati amichevolmente ritengo consigliabile
(contrariamente al parere di chi sostiene che l'annuncio debba essere
fatto soltanto dal genitore cui è stato legalmente affidato il figlio o la
figlia) che siano ambedue a partecipare il matrimonio. Gli sposi ne
saranno felici e, così facendo, si dimostrerà a tutti che l'amore paterno
e materno sanno mettersi al disopra dei risentimenti personali.
In questo caso, ecco come verrà redatta la partecipazione:
"RENATO TELLINI
ed EVELINA COLLI (nome da ragazza della madre, tutto su una riga)
partecipano il matrimonio della loro figlia Viviana con ecc."
Se, per esempio, la figlia è stata affidata dal Tribunale al padre, il
quale è contrario a questa soluzione e se, d'altra parte, la madre non
si rassegna ad essere estromessa dalla partecipazione, non rimane che
una via, spiacevolissima: l'annuncio fatto direttamente dagli sposi.
Se la sposa è orfana, la partecipazione viene fatta dal parente più
prossimo. Una donna può partecipare il matrimonio della sorella
minore, mai quello del fratello. In mancanza di parenti si può ricorrere
al padrino o alla madrina.
Se lo sposo è orfano, annuncia personalmente il matrimonio.
Se gli sposi partecipano, l'uno e l'altro, direttamente il matrimonio
si regolano così: sulla facciata sinistra, nome e cognome dello sposo;
su quella destra, nome e cognome della sposa; in mezzo, a cavallo
delle due facciate: "annunciano (o partecipano) il loro matrimonio".
Segue la data, e l'indirizzo. Per esempio:
CARLO CRIVELLI
ANNA MARIA BENZI
annunciano il loro matrimonio
La cerimonia avrà luogo il ... (data)
nella Chiesa di
(Indirizzo dello sposo)
(Indirizzo della sposa)
(Indirizzo degli sposi)
A una famiglia colpita da un lutto recente si può mandare la partecipazione,
senza l'invito al rinfresco. Ma se si è in rapporti di amicizia
l'avvenimento potrà essere annunciato con un biglietto press'a
poco così :"Cara Maria, la mia Giovanna si sposerà il 10 giugno con
Carlo Zanetti. Non voglio che tu sappia da altri questa notizia, e nel
partecipartela aggiungo che quel giorno tu ci mancherai molto...".
I regali devono essere mandati poco prima del matrimonio, generalmente
appena ricevuta la partecipazione di nozze. Man mano che
riceve un dono, la fidanzata segnerà su un apposito taccuino nome e cognome
del donatore, regalo ricevuto, data di consegna: a ogni persona
che ha fatto un regalo spetterà la bomboniera con i confetti.
E' in uso ormai anche da noi, piaccia o non piaccia, il sistema delle
"liste" per quegli sposi che contano numerosi amici: i fidanzati si
recano in uno o più negozi di articoli da regalo e scelgono gli oggetti
La dote può esser costituita da un capitale interamente versato il giorno del matrimonio oppure da una rendita annuale. Ma spesso le ragazze di oggi si sposano senza dote e, grazie a Dio, non se ne sentono menomate.
A chi tocca provvedere al corredo di casa? Davanti a questo interrogativo,
i sorrisi reciproci delle consuocere si raggelano.
« Veramente », si affretta a dire la mamma di lei, « dalle nostre
parti è consuetudine che al corredo di casa pensi lo sposo... » « Da
noi invece », ribatte la mamma di lui, « al corredo di casa pensa sempre
la famiglia della sposa. » E a questo punto il dialogo si fa spinosissimo,
spesso con deplorevoli conseguenze per i rapporti tra le
due famiglie.
Come regola, l'acquisto del corredo di casa spetta alla famiglia
della sposa mentre allo sposo spetta l'ammobiliamento e naturalmente
l'affitto o l'acquisto dell'appartamento. Tuttavia gli usi variano da una
provincia all'altra. In certe provincie, per esempio, è la sposa che provvede
alla camera da letto o al letto matrimoniale.
A me sembra che in queste decisioni sia opportuno attenersi non
tanto alle consuetudini tramandate da persone che vivevano in epoche
ben diverse dalla nostra, quanto alla reciproca convenienza. Non si
pretenderà che una ragazza di modeste condizioni porti, oltre al corredo
personale, anche quello di casa, se la famiglia di lui può provvedervi
senza sacrificio. E se il padre della sposa offre un appartamento
di sua proprietà, la madre dello sposo potrà provvedere lei
al corredo di casa.
Chiameremo A il corredo che riteniamo minimo per una coppia
di sposi che tenga a un certo decoro e voglia avere a disposizione
un numero di capi sufficiente per una regolare rotazione di uso.
Chiameremo B la dotazione per una famiglia più numerosa, o
anche un corredo più abbondante, che costituirà una maggiore spesa
iniziale, ma libererà almeno per qualche anno gli sposi dal pensiero
di nuovi acquisti.
Chiameremo C un corredo ricco, un po' all'antica, o la dotazione
per una numerosa famiglia.
paia lenzuola di lino 2,40 x 2,90 o x 3,00 2 6 12
paia lenzuola di misto lino 2,40 x 2,90 o x 3,00 4 6 6
traverse di misto lino 0,80x 2,50 2 4 6
federe di lino 0,85x 0,50 4 12 24
federe di misto lino 0,85x0,50 8 12 12
sovraccoperte di misto lino 2,80 x 3,00 2 3 4
coperte di lana 2 3 4
imbottite di piuma o lana o cotone 2,20x 2,45 1 1 2
PER LETTO SINGOLO: A B C
paia lenzuola di misto lino 1,80 x 2,90 4 6 12
traverse di misto lino 0,80 x 1,70 2 4 6
federe di lino 0,85 x 0,50 4 8 16
federe di misto lino 0,85 x 0,50 2 4 6
coperte di lana 1,80 x 2,20 2 4 6
plaid di lana 1,60 x 1,90 1 2 3
imbottite 1,40 x 2,20 1 1 2
PER IL BAGNO: A B C
asciugamani di lino 0,60 x 1,10 - 12 18
asciugamani di misto lino 0,60 x 1,00 12 12 12
asciugamani di spugna 0,60 x 0,40 6 12 12
asciugamani di lino (ospiti) 0,40 x 0,60 6 12 24
lenzuola bagno, di misto lino o di spugna 1, 20 x 1,50 4 6 12
tappetini bagno 0,50 x 0,70 2 6 8
asciugamani di misto lino 0,60 x 0,80 4 6 12
asciugabicchieri di lino 0,60 x 0,80 4 12 18
asciugapiatti di misto lino 0,60 x 0,80 6 12 18
asciugapentole di canapa 0,60 x 0,80 6 12 18
strofinacci per cucina 0,60 x 0,60 6 6 12
strofinacci da polvere 0,40 x 0,80 6 12 12
strofinacci per pavimenti, di cotone o di
lana 0,80 x 0,80 6 6 12
PER LA TAVOLA:
servizi per 6 bianchi di lino 1,50 x 1,60 (A) 1 2 4
oppure 1,40 x 1,70
servizi per 6 colorati di misto lino 1,50 x 1,50 2 4 4
oppure 1,40 x 1,70
servizi per 12 di lino damascati o
ricamati 1,40 x 2,40 - 1 2
servizi per 12 colorati di misto lino 1,40 x 2,40 - 1 4
servizi per carrello di lino 0,40 x 0,70 2 4 6
tovagliette da tè di lino 110 x 110 (B) 1 1 2
tovagliette da tè di misto lino 110 x 110 1 2 2
(B) misure per tovaglioli 0,45 x 0,45
(A) misure dei tovaglioli 0,15 x 0,15
PIATTI:
12 piatti piani
6 o 12 piatti fondi
6 o 12 piatti piccoli da formaggio e frutta
6 o 12 tazze da brodo con sottotazza
4 piatti da portata
6 o 12 tazze da tè con sottotazze
6 o 12 piattini da dolci
6 o 12 tazze da caffelatte (ma quelle da tè possono eventualmente
sostituirle) con sottotazze
6 o 12 tazzine da caffè con sottotazze
1 o 2 caffettiere
1 o 2 teiere
1 o 2 bricchi da acqua calda
1 o 2 lattiere
1 o 2 zuccheriere
1 o 2 insalatiere
1 o 2 fruttiere
1 o 2 portalegumi
1 o 2 salsiere
1 o 2 formaggiere
1 o 2 piattini da burro
1 o 2 portamarmellata
CRISTALLERIA:
6 o 12 bicchieri da acqua
6 o 12 bicchieri da vino (bianco e rosso)
6 o 12 bicchieri da aperitivo e liquori
6 o 12 bicchieri da cognac
6 o 12 bicchieri da champagne
6 o 12 bicchieri da spremute, bibite e whisky
6 o 12 coppette lavadita
1 o 2 bottiglie per vino
1 o2 caraffe
1 o 2 secchielli portaghiaccio
1 o 2 bicchieri per servire l'aperitivo ghiacciato
ARGENTERIA :
6 o 12 coltelli da frutta e formaggio
6 o 12 cucchiai da caffellatte
6 o 12 cucchiaini da caffè
2 o 4 forchette grosse per piatti da portata
1 o 2 coltello grande per tagliare il dolce
1 o 2 pala per servire il dolce
2 posate da insalata
1 o 2 coltelli e forchette da portata, per pesce.
Il corredo di casa può essere cifrato con tre iniziali; quelle dei nomi
degli sposi e quella del cognome dello sposo. Per esempio, Guido e
Maria Rossi cifreranno così la loro biancheria di casa: G. M. R. Si
possono anche far ricamare le sole iniziali dei due cognomi. Comunque,
consiglio la scelta di caratteri possibilmente artistici, anche se
non perfettamente leggibili.
Nel comporre il corredo, la sposa previdente (e costretta a far le
cose con una certa economia) non dimentica che dopo pochi mesi
dalle nozze potrebbe esserci un bambino per strada. In tal caso
il pelliccia; mantelli sportivi, da giorno e da sera;
borsette, scarpe, guanti, calze.
La biancheria di nailon ha definitivamente soppiantato quella più
delicata e costosa di seta pura. Inutile comprarne in sovrabbondanza :
ormai, anche le camicie da notte e le sottovesti seguono la moda come
i vestiti. Una base di sei, delle une e delle altre, mi sembra
ragionevole. In più:
6 reggiseni
12 paia di mutandine
1 veste da camera di lana
1 veste da camera estiva
1 giacchetta da letto (liseuse) di seta o lana leggera
24 fazzoletti normali
6 o 12 fazzolettini eleganti
calze e "collants" a volontà
2 o 3 bustini elastici.
Il guardaroba di uno sposo che preveda obblighi mondani comprenderà,
oltre agli abiti di uso quotidiano e sportivo, lo Oxford, opache, oggi sono ammesse) cappello duro o floscio (purché
nero), guanti di camoscio grigio.
Il Oxford, calze nere o antracite. Cilindro e guanti grigi.
Alla famiglia della sposa spettano le seguenti spese:
1)Corredo personale
2)Corredo di casa
3) Un regalo allo sposo in cambio dell'anello di fidanzamento
(facoltativo)
4)Partecipazioni di nozze
5)Bomboniere
6)Rinfresco di nozze
7)Fiori, addobbo della chiesa, organista e coro
8)Automobili per accompagnare i testimoni in chiesa e poi dalla
chiesa al luogo del rinfresco. Automobile degli sposi dalla chiesa
al luogo del rinfresco. (Ci si preoccuperà che nessuno degli
invitati al rinfresco resti appiedato dopo la cerimonia nuziale)
9)Fotografie
10)Fiori e regali-ricordo alle damigelle d'onore.
Allo sposo spettano le seguenti spese:
1)L'anello di fidanzamento
2)I due anelli nuziali (fedi)
L'automobile con la quale si recherà in chiesa
4)I fiori bianchi per la sposa
5)I fori per l'occhiello della giacca dei testimoni
6)Un'offerta alla chiesa, adeguata al tono della cerimonia, da consegnarsi
in busta chiusa al sacerdote
7) Un dono al sacerdote che ha celebrato le nozze (potrà offrirlo
insieme alla sposa)
8) Le spese del viaggio di nozze
9) L'affitto o l'acquisto dell'appartamento
10)L'arredamento della casa.
Chi vuole contrarre il matrimonio religioso(che ha anche effetti
civili) si rivolge alla propria Parrocchia per tutte le informazioni rela
tive alle pratiche e ai documenti necessari. Chi vuol sposarsi solo civilmente
si rivolge all'Ufficio Matrimoni del Comune.
I documenti necessari per il matrimonio sono: il certificato di Battesimo,
il certificato della Cresima, il certificato di stato libero ecclesiastico,
la copia integrale dell'atto di nascita, il certificato di stato libero
civile, il certificato di cittadinanza italiana, il certificato di residenza.
Indispensabile per lo sposo il foglio di congedo militare.
Le pubblicazioni devono restare esposte per due domeniche consecutive.
La Chiesa proibisce la celebrazione del matrimonio nei giorni che
vanno dalla prima domenica dell'Avvento all'indomani del Natale
e dal mercoledì delle Ceneri fino a Pasqua.
Se per qualche motivo il matrimonio dev'essere celebrato in uno
di questi periodi, si chiede una dispensa all'Arcivescovado. La dispensa
è necessaria anche quando uno degli sposi non è di religione cattolica,
o se vi sono tra loro legami di parentela.
Il matrimonio può essere celebrato anche nelle prime ore del mattino, ma l'ora migliore è mezzogiorno, o le undici e mezzo. Uscendo di chiesa, si passa direttamente al rinfresco, il quale coincide con l'ora di colazione. In Toscana, e in qualche altra regione, i matrimoni si celebrano anche di pomeriggio.
Se il sacerdote che dovrà celebrare le nozze proviene da un'altra
città, ed è un parente o un amico di famiglia, potrà essere ospitato
in casa della sposa (o dello sposo). Altrimenti gli si fisserà una stanza
in un buon albergo (non troppo mondano) e si avvertirà la Direzione
che ci si astenga dal dargli il conto, che verrà pagato dalla famiglia
della sposa.
Ai pasti il sacerdote occupa il posto d'onore. Al momento del
commiato gli si darà un regalo e un'offerta per i suoi poveri.
Se celebra il matrimonio un Vescovo, sulle partecipazioni si potrà
precisare che:
"La Benedizione Nuziale verrà impartita agli sposi,
da Monsignor X .... Vescovo di .... ecc."
Se si desidera che il sacerdote pronunci un discorso, si faciliterà il
suo compito dandogli in precedenza tutte le informazioni utili che
riguardano le famiglie degli sposi. Si eviterà così ch'egli possa cadere
in incresciosi equivoci come accadde al Vescovo che celebrò uno dei
matrimoni più sfarzosi del dopoguerra; mal informato sulle due famiglie,
le quali gareggiavano, è vero, in antenati illustri ma, ahimè,
anche in scandali d'ogni genere, il Prelato esortò lungamente la
coppia a continuare le tradizioni dei padri e a dimostrarsene degni;
in quale atmosfera di imbarazzo generale lo si può immaginare.
Le nozze si celebrano nell'intimità:
1)se uno degli sposi non è al suo primo matrimonio;
se c'è un lutto recente in famiglia;
3)se i genitori disapprovano il matrimonio o non assistono alla cerimonia
(soprattutto se si tratta dei genitori della sposa);
4)se gli sposi sono anziani.
Stabilita la data delle nozze, si provvede alle partecipazioni, ai testimoni,
alle bomboniere.
Alle persone che si vogliono invitare al rinfresco dopo la cerimonia,
si manda, inserito nella partecipazione, un cartoncino stampato.
Si badi a non dimenticare nessuno, e a non creare confusioni: anni
fa, a Roma, un neo-miliardario fidanzò la figlia a un Marchese e decise,
naturalmente, di fare le cose in grande stile riunendo al rinfresco
i più bei nomi della capitale. Pronte le partecipazioni, pronti
gli indirizzi, il fratello quindicenne della sposa ebbe l'incarico di
inserire duecento cartoncini d'invito nelle buste selezionate, messe
accuratamente da parte, in modo da non confonderle con le altre.
Fosse distrazione, o diabolica ispirazione, il ragazzo fece tutto a
rovescio: i cartoncini d'invito finirono nelle buste degli esclusi. Il
gran giorno, quando le sale della villa si aprirono per ricevere il fior
fiore della Capitale, uno stuolo fracassone e gioviale di lontani parenti
e di ex-colleghi del padrone di casa irruppe, precipitandosi al "Gli SPOSI saranno lieti di salutare gli amici
subito dopo la cerimonia al Grand Hotel."
Oppure, se gli sposi partecipano le nozze in nome proprio e hanno
già una casa pronta:
O ancora, se si tratta di una colazione "seduta" in casa della sposa
e si desidera sapere con esattezza il numero delle persone da sistemare:
GIULIO e MARIA FERRETTI (genitori della sposa)
pregano(spazio riservato al nome dell'invitato)
di voler intervenire alla colazione che offriranno dopo la cerimonia
per festeggiare gli sposi.
Via Giulia 103
S.P.R.
Chi riceve uno di questi cartoncini è tenuto a rispondere con un
biglietto, sia che accetti o non accetti, sia che il cartoncino abbia o
non abbia nell'angolo le tre lettere che vogliono dire "Si prega
rispondere" (alcuni preferiscono le iniziali R.S.V.P., che corrispondono
alla frase francese Chi non riceve,
inserito nella partecipazione, il biglietto d'invito al rinfresco, si astiene
dal presentarcisi.
ballo.
Può accadere che la famiglia dello sposo sia in condizioni molto
più agiate di quella della sposa e che questa non sia in grado di
offrire un ricevimento di nozze come si vorrebbe; i genitori dello
sposo, in questo caso, possono proporre di assumersi le spese del
rinfresco, che avverrà in un buon albergo. Saranno gli sposi ad accogliere
nel salone gli amici: le consuocere, leggermente in disparte,
distribuiranno sorrisi e strette di mano, senza che l'una cerchi di
prevalere sull'altra. Se lo sposo possiede una villa o qualche tenuta,
si potrà, col pretesto di un matrimonio in campagna, scaricare egualmente
di tutte le spese la famiglia della sposa.
Orribile un indirizzo redatto così: "Avvocato Bianchi e Consorte".
Si scriverà piuttosto: "Avvocato e Signora Bianchi", oppure "Carlo
e Maria Bianchi". Ugualmente brutto scrivere: "Avvocato Bianchi e
Famiglia". "Famiglia Bianchi" qualche volta è insostituibile, ma preferiamogli,
appena possibile: "Signori Bianchi", oppure due partecipazioni,
una al "Signor e Signora Bianchi" (marito e moglie) e
l'altra ai figli Bianchi. Quest'ultima sarà indirizzata, per esempio,
così: "Mariolino e Lisetta Bianchi".
I testimoni di matrimonio sono generalmente quattro, due per ognuno degli sposi, ma possono essere due soli. Raramente si tratta di donne. Vengono scelti tra i migliori amici degli sposi, i parenti influenti, qualche personaggio che occupa una posizione eminente. Testimonio di un ufficiale sarà il suo superiore di grado. Testimonio di un giovane medico sarà il professore di cui egli è assistente. Dai testimoni ci si aspetta dei regali importanti: perciò, prima di proporre a qualcuno tale funzione, bisogna essere sicuri di fargli cosa gradita. Il "compare d'anello" fa parte di tradizioni locali e non rientra nelle norme dell'etichetta usuale. Comunque, nel Sud Italia la sua presenza è spesso indispensabile: offre l'anello alla sposa e deve, talvolta, addossarsi le spese della cerimonia, le mance, ecc.
Le damigelle d'onore (due, quattro, o anche sei) compaiono solo
nei grandi matrimoni. Devono essere vestite in modo identico. A
volte gli abiti sono in tinte diverse, ma sempre intonate tra loro.
Se la sposa è sicura che le damigelle possano sostenere la spesa del
vestito senza sacrificio, si limita a regalare ad ognuna, come è suo
obbligo, la borsetta, i guanti, i
all'altare, quando si alza, quando si accinge, a cerimonia finita,
ad aprire il corteo d'uscita. Un'altra sorveglierà i paggetti: se la
cerimonia è lunga, meglio farli uscire dalla chiesa e lasciarli ad aspettare
sul sagrato sorvegliati dalla governante. Li si faranno rientrare in
punta di piedi un po' prima della fine.
Se il paggetto accompagna una bambina, i loro vestiti si intoneranno,
non solo come tinta ma anche come stile. A loro dovrebbe
spettare il còmpito di reggere lo strascico della sposa, ma disastrosi
esempi lo sconsigliano. Ho visto un paggetto spaventarsi agli improvvisi
Se il matrimonio viene celebrato con solennità, se lo sposo, i padri,
i fratelli, i testimoni acconsentono a mettersi in
Gli accessori della sposa sono: guanti
Se il matrimonio ha un tono "di mezzo" e lo sposo, spalleggiato
dall'elemento maschile delle due famiglie, rifiuta categoricamente il
Il padri, testimoni, Scorta d'onore, vestono tutti come lo sposo.
La spesa di un l
Soltanto per le nozze di tocco importantissimo ha luogo a volte la
prova generale in chiesa, alcuni giorni prima della cerimonia.
L'organista esegue diverse arie : quasi sempre la "Marcia Nuziale"
del Lohengrin di Wagner o quella di Mendelssohn, e brani di Bach,
(ai primissimi banchi di sinistra
la famiglia della sposa, ai primissimi di destra la famiglia dello
sposo). Agli amici intimi, alle persone più di riguardo danno la precedenza
sugli altri, badando bene di non offendere nessuno. Vestono
il l
regali, e soprattutto l'ultima prova dell'abito nuziale, che naturalmente sarà pieno di difetti. Ma si rassereni : l'indomani non ne rimarrà traccia.
Anche il gran giorno incomincia nell'agitazione. La casa della
sposa (e probabilmente anche quella dello sposo) ricorda una nave
scossa dalle sirene d'allarme. Raccomandazioni febbrili si incrociano
al telefono, ma non sono "loro" a parlarsi: la tradizione
vuole infatti che gli sposi non si vedano né si parlino prima dell'incontro
in chiesa. Sono dunque le sorelle, i fratelli, le damigelle
o i testimoni a trasmettere i messaggi dell'ultima ora. Lo sposo si
è ricordato di ordinare il
Se fa freddo, la sposa dovrà rassegnarsi... ad aver freddo (a meno
che il suo vestito sia fatto di un tessuto misto lana e seta). Comunque,
la stola di ermellino, o il semplice mantello, che l'ha protetta durante
il tragitto dalla casa alla chiesa dovrà rimanere in macchina. Sua madre
però, l'avrà prudentemente costretta a infilarsi sotto il vestito
una calzamaglia completa, tipo sci, di lana leggera. Se il suo giro di vita
ne risulterà impercettibilmente allargato, in compenso non avrà il naso
rosso né rischierà di rispondere con uno starnuto alla rituale domanda
del prete.
Suo padre sarà in
Il matrimonio di pomeriggio ha i suoi vantaggi : è meno impegnativo
come organizzazione ed è spesso più gradito agli invitati.
Dopo la Cerimonia che avviene generalmente verso le cinque o le
sei, si offre un
Ormai è consuetudine che lo sposo preceda insieme a tutti i parenti,
di un buon quarto d'ora, l'arrivo della sposa e l'attenda davanti
all'altare. La sposa entra preceduta dai paggetti se ci sono anche le
damigelle d'onore le quali invece la seguono perché ad una di esse
(o a due) spetterà il compito di accomodarle il velo quando si inginocchierà
accanto allo sposo.
Alla sposa spetta il braccio destro o quello sinistro del padre? Ambedue
le soluzioni hanno i loro sostenitori e i loro detrattori, quindi
sono ambedue... ammesse. Ma da quando i rotocalchi ci hanno mostrato
il compitissimo Re Umberto accompagnare la figlia all'altare
dandole il braccio destro, quest'ultima soluzione è generalmente la
più seguita.
Terminata la cerimonia, lo sposo dà il braccio destro alla sposa
e apre il corteo d'uscita. Seguono i paggetti e le damigelle, il padre
di lei con la madre di lui, il padre di lui con la madre di lei. Li accompagnano
le note festose della "Marcia Nuziale". Giunta sul sagrato,
la coppia sosta per salutare gli amici (quelli che non interverranno
al rinfresco). Ognuno avrà una frase gentile per la sposa,
ma non ci si dilungherà troppo, né si esagererà con gli abbracci che
le sgualcirebbero il velo e rischierebbero di lasciare inopportune tracce
di rossetto. Non mancherà, probabilmente, la solita esclusa che, approfittando
dell'euforia generale, mormorerà alla coppia: « Cattivi,
vi siete dimenticati di invitarmi al rinfresco! ». Verrà naturalmente
I fotografi dovrebbero essere esclusi dall'interno della chiesa. Al
matrimonio di due celebri attori, la loro impudenza batté ogni
Chi non può offrire il rinfresco in casa propria, ricorre a un buon
albergo. Si avrà cura di verificare che il salone messo a disposizione
dalla direzione non sia sproporzionato al numero degli invitati : né
troppo piccolo, né troppo vasto. Si cercherà di ravvivare la banalità
dell'ambiente con molti fiori, e magari di migliorare l'apparecchiatura
della tavola o dei tavolini fornendo delle tovaglie di famiglia.
Esistono tre tipi di rinfreschi nuziali:
1)il "buffet" in piedi
2)
Il Consommé in tazza
Risotto coi tartufi
Aragosta
Pollo in chaud-froid
Filetto arrosto in gelatina
Insalata
Torta della sposa
Gelato, frutta (o coppe di macedonia con gelato)
Confetti
Vino bianco: Soave e Riesling
Vino rosso: Barolo, Barbera o Bordeaux
Champagne.
E ora un
Se la colazione è "seduta", cioè a tavolini, a quello centrale presiederanno gli sposi con le damigelle d'onore e la scorta d'onore dello sposo: sarà insomma un tavolo di giovani. A un altro tavolo presiederà la madre della sposa che avrà alla sua destra il sacerdote e alla sinistra il padre dello sposo. Se il sacerdote non assiste al rinfresco, alla destra della madre della sposa siederà il padre dello sposo e alla sua sinistra il nonno del medesimo o uno dei testimoni. A un altro tavolo presiederà il padre della sposa che avrà alla sua destra la madre dello sposo, alla sua sinistra un'altra parente della sposa (probabilmente la nonna) ecc. I testimoni, comunque, saranno sistemati a questi due tavoli. Si può anche combinare un tavolo grande per i quattro genitori e i testimoni, alternati con invitate di riguardo. Agli altri tavolini prenderanno posto gli amici e i parenti, logicamente disposti secondo l'età e i rapporti che intercorrono fra loro. I bambini dovranno sedere a un tavolo a parte, controllati da una persona adulta.
Per le colazioni a tavolo unico, si apparecchia spesso un tavolone a
forma di ferro di cavallo. I commensali vengono sistemati lungo i lati
esterni e gli sposi siedono al centro: lei alla destra di lui, con il suocero
al fianco destro. Seguono: la madrina, o una nonna, poi il padre
di lei, una parente, un testimonio, ecc. Via via che ci si allontana dal
centro del tavolo gli invitati saranno meno importanti. Ultimi, i bambini.
Se assiste il sacerdote, siede alla destra della sposa, subito seguito
dalla madre dello sposo, ecc.
Se il tavolo è rettangolare, su un lato siedono gli sposi, vicini, poi
i testimoni alternati con le parenti o le invitate di riguardo. Di fronte,
i quattro genitori alternati anche loro con parenti o invitati importanti.
E difficile, tutto sommato, stabilire con esattezza la disposizione dei
posti, dato che quasi ogni famiglia rappresenta un caso a sé. E converrà
piuttosto cercare di attenersi al buon senso, senza eccessive preoccupazioni,
La torta nuziale viene portata a fine pasto e messa davanti agli
sposi, a meno che non sia già stata disposta sulla tovaglia, come
centro-tavola, al momento dell'apparecchiatura. Spetta allo sposo immergervi
il coltello e la sposa termina almeno il taglio della prima
fetta. Un cameriere può eventualmente tagliare le altre e servire gli
ospiti. E' questo il momento dello
Se il rinfresco ha avuto luogo in albergo, gli sposi, dopo essersi eclissati dalla sala, si recano alle rispettive abitazioni per cambiarsi d'abito. Le loro valigie saranno già pronte, i biglietti ferroviari già acquistati, gli abiti da viaggio preparati in bell'ordine con tutti gli accessori accanto. E' difficile che la madre della sposa si rassegni a un frettoloso commiato in pieno rinfresco. E quasi sempre, abbandona
più o meno furtivamente la sala anche lei, per accompagnare la figlia e aiutarla negli ultimi preparativi. Per evitare questa sparizione poco corretta nei riguardi degli invitati, consiglio una soluzione: quella di fissare nello stesso albergo dove ha luogo il ricevimento due stanze (non comunicanti) per gli sposi. Potranno cambiarsi con più calma, aiutati dalle rispettive cameriere, che avranno preparato tutto il necessario. E le madri verranno a salutarli per pochi minuti, senza mancare ai loro obblighi nei confronti degli invitati. In questi preliminari del viaggio di nozze, il fratello, un cugino o il migliore amico dello sposo (spesso si tratta di uno dei testimoni) dovrà mettersi a sua disposizione per aiutarlo nei preparativi della partenza. Sarà lui che provvederà al ritiro dei bagagli, che accompagnerà la coppia alla stazione (dopo essersi accertato che lo sposo abbia i biglietti e i passaporti in tasca), che controllerà il numero dei bagagli e i posti prenotati, ben sapendo che, eccitati e distratti come sono, gli sposi, se abbandonati, potrebbero finire sull'accelerato di Rieti anziché sul rapido di Parigi, con due o tre valigie di meno.
E adesso può essere necessaria qualche raccomandazione: l'amore
più sviscerato, la dedizione reciproca più assoluta non giustificano
che la moglie debba fare la sua
A tutte le persone che hanno fatto un regalo(e anche a coloro
che hanno mandato dei fiori) varino spedite le bomboniere, subito
dopo le nozze. Questo incarico se lo possono assumere le madri degli
sposi. Le bomboniere saranno ordinate dalla famiglia della sposa
almeno venti giorni prima del matrimonio, calcolando approssimativamente
il quantitativo necessario (e sarà bene fare questo calcolo
con una certa larghezza. Alla famiglia dello sposo sarà stato chiesto
quante bomboniere occorrono e si sarà provveduto a fargliele recapitare
già confezionate e pronte per la spedizione, senza dimenticare
d'inserire in ognuna il cartoncino con i nomi degli sposi, a meno
che lo sposo abbia dato la sua lista perché la famiglia della sposa
provveda direttamente anche alle spedizioni che lo riguardano.
È ammesso ordinare due tipi di bomboniere, uno di lusso e uno
più economico. Il primo, per chi ha fatto un regalo, il secondo per
chi ha inviato solo dei fiori, per i subalterni e per le persone verso
le quali non si hanno obblighi, ma a cui si vuole usare una cortesia.
In certi matrimoni, si ordina anche un numero limitato di bomboniere
supplementari una pinza
da zucchero, un vasetto di porcellana per la marmellata, fregiato con
le cifre degli sposi, un fermacarte o un tagliacarte d'argento, un portauova
di Biscuit, ecc. Qualsiasi oggetto, purché di buon gusto. Se
Meglio celebrare un matrimonio con decorosa semplicità, piuttosto
che voler fare il passo più lungo della gamba. Si sceglierà una chiesetta
piccola, e si preferiranno, se possibile, i mesi della primavera
o dell'estate a quelli dell'inverno: una giornata di sole può supplire
a tante cose, senza contare che i fiori costano meno e che quelli di
campo, profusi con larghezza, assicurano un tono gaio e fresco all'insieme.
Altrimenti, costretti a scartare i fiori di serra per i loro
prezzi troppo proibitivi, si ripiegherà sul verde : ghirlande di alloro,
punteggiate di garofani bianchi, lungo l'altare e gli inginocchiatoi.
La sposa avrà un abito bianco corto e, invece del velo, una acconciatura
fino alle spalle. Oppure un insieme elegante in tinta chiara e
un cappello di colore pastello, con guanti intonati. Lo sposo vestirà
preferibilmente in grigio ferro. Padri e testimoni si adegueranno a
lui. Mancheranno i paggetti e le damigelle, e i testimoni non saranno
quattro ma due. Si cercherà, comunque, di non rinunciare all'organo.
Seguirà un rinfresco in piedi. Potrà trattarsi di un semplice
Un lutto in famiglia dovrebbe far rimandare la data delle nozze, ma questo non è sempre possibile. In tal caso, al matrimonio devono essere invitati solo i parenti e gli amici più intimi. Nessuno vestirà a lutto. La sposa avrà un abito in tinta sobria. Lo sposo indosserà il solito completo grigio ferro. Il giorno dopo le nozze, la famiglia riprenderà il lutto. Gli sposi, invece, ne saranno dispensati.
Per chi vuole contrarre un secondo matrimonio, la Chiesa non stabilisce quanto tempo deve passare dalla morte del primo coniuge, ma consiglia di attenersi il più possibile alle consuetudini e ai permessi precisati dalla legge civile. Secondo il Codice civile italiano, una vedova non può contrarre matrimonio se non dopo 300 giorni dallo scioglimento delle prime nozze (avvenuto con la morte del marito) o dall'annullamento del matrimonio precedente onde evitare eventuali contestazioni riguardo alla paternità di un nascituro. La dispensa da questo divieto può essere concessa dal Capo dello Stato o dalle Autorità competenti. Per quanto invece riguarda gli uomini, un elementare buon gusto, se non altro, dovrebbe trattenere anche il più impaziente dei vedovi dal bruciare le tappe per convolare a nuove nozze prima di un minimo di sei mesi. La cerimonia viene celebrata in sordina: non si mandano cartoncini d'invito, ma solo partecipazioni a nozze avvenute. In certi casi, un minimo di sensibilità può sconsigliare anche queste; il matrimonio viene annunciato soltanto agli amici più cari, con un biglietto scritto a mano. Il genitore che si risposa può chiedere ai figli di primo letto di assistere alla cerimonia, se è assolutamente sicuro di far loro cosa gradita. Naturalmente se invece di un vedovo o di una vedova si tratta di una persona che ha "annullato" il primo matrimonio, si asterrà dal fare inviti.
La Chiesa non vede di buon occhio i matrimoni misti, fra cattolici e protestanti o ebrei, ma li autorizza a certe condizioni : occorre ottenere una dispensa dal Vescovado e bisogna impegnarsi formalmente a battezzare e allevare i figli secondo la religione cattolica.
Le nozze in campagna riescono più cordiali, spontanee e gradevoli
di quelle celebrate in città. La madre della sposa avrà però maggiori
responsabilità e un'organizzazione più complicata sulle spalle. Se la
casa è lontana da un centro, si dovranno ospitare numerosi parenti,
sistemare nelle ville vicine o nell'albergo più prossimo gli invitati
che arrivano la vigilia del gran giorno, guarnire di fiori la cappella
privata (o sorvegliare l'addobbo della chiesa del paese), sobbarcarsi
cene, colazioni e pranzi. Se non si ha una cappella privata e la
chiesa del paese è troppo lontana e inadatta, si può improvvisare,
d'accordo col Parroco, una cappella nella sala di soggiorno. Occorreranno
una bella tovaglia ricamata per l'altare, dei candelabri d'argento
o d'ottone, e fiori a profusione.
Il rinfresco verrà servito all'aperto: le tovaglie non saranno bianche
(al sole il bianco abbaglia), ma colorate. I centri da tavola saranno
composti da piramidi di frutta e verdure disposte artisticamente.
Naturalmente, l'abito della sposa sarà in carattere con l'ambiente.
Niente rasi o sete brillanti, né strascico ingombrante, ma un vestito
semplice e un velo breve. Lo sposo non indosserà il
Chi desidera fare le cose con larghezza, fisserà in qualche albergo
le camere per i parenti e gli amici che vengono da altre città. Provvederà
Gli anniversari di nozze da celebrare cambiano secondo i Paesi.
In America se ne festeggiano otto, in Inghilterra dodici e in Francia
certi galatei ne indicano addirittura quattordici. Da noi, non si trovano
due libri di etichetta d'accordo sull'argomento: nozze di cotone,
di carta, di cuoio, di legno, di lana, di stagno, di seta, di porcellana,
di cristallo, ecc... Mi pare superfluo precisarne le date, visto
che fortunatamente quasi nessuno ne tiene conto. Soltanto tre sono
importanti e vanno ricordate: quelle delle nozze d'argento, delle
nozze d'oro e delle nozze di diamante: venticinque, cinquanta e sessant'anni
di matrimonio.
Questi anniversari vengono festeggiati generalmente in famiglia,
invitando a una colazione o a un pranzo, oppure a un tè o a un
a mano
di voler intervenire a un pranzo
il 3 marzo, ore 21, in occasione delle loro nozze d'argento
R.S.V.P.
(cravatta nera)
a mano
pregano il Signore e la Signora Ponti
di voler intervenire a un
Talvolta, sono i figli a organizzare un ricevimento per festeggiare le nozze d' argento, d'oro o di diamante dei genitori. Insieme con i parenti si potranno invitare gli amici di famiglia. Gli inviti saranno fatti a voce o con biglietti da visita completati da alcune righe esplicative.
La separazione, il divorzio o l'annullamento, sinonimi di fallimento,
non vanno partecipati, come non si partecipa una bancarotta o l'epilogo
disastroso di un affare. Del resto, le notizie di questo genere volano
rapidamente e, in quei periodi di crisi, è consigliabile tenersi appartati,
parlare il meno possibile e soprattutto non lasciarsi andare a
sfoghi rancorosi contro l'altra parte, sfoghi che tutti, naturalmente,
son pronti ad accogliere avidamente e con apparente simpatia, per
poi trarne conclusioni raramente benevole.
In caso di separazione, dovrebbe essere il marito a lasciare il domicilio
coniugale. La moglie si deciderà a questo passo soltanto se la
situazione sarà diventata insostenibile per lei: andrà ad abitare, almeno
provvisoriamente, in casa dei genitori o di qualche prossima
parente.
La moglie continuerà a portare l'anello nuziale e a firmarsi col nome
del marito finché non avrà ottenuto il divorzio o l'annullamento del matrimonio.
Ottenuto l'uno o l'altro restituisce al marito i gioielli "di famiglia"
che le ha regalati.
La signora separata dal marito sarà cautissima nel contrarre nuove
amicizie e nel ricevere in casa. Eviterà tutto ciò che potrebbe nuocere
alla sua reputazione. Non farà confidenze indiscrete a Tizio e a Caio
e soprattutto resisterà alla tentazione di descrivere il marito come un
bruto o un Barbablù (e se stessa, di conseguenza, come una pecorella
raggirata e delusa). Cercherà di mantenere rapporti per lo meno cordiali
con la famiglia di lui. Non ostacolerà gli incontri tra i suoceri
e i bambini, se ne ha. Continuerà a mandare alla suocera e alle cognate
cartoncini di augurio a Natale e a Pasqua.
Una separazione fatta senza parole grosse e senza pubblicità facilita
le vie della riconciliazione. Se questa non è assolutamente possibile,
i rispettivi avvocati iniziano le pratiche per la separazione legale.
Il Presidente del Tribunale convoca i coniugi per "l'udienza di conciliazione".
Li interroga separatamente, poi insieme. Tenterà di rappacificarli,
quasi inevitabilmente non ci riuscirà, e allora stenderà il
verbale di "separazione legale per mutuo consenso". Il verbale dichiarerà
a quale dei due coniugi spetti la custodia dei figli e stabilirà
gli alimenti che il marito dovrà passare alla moglie.
Durante questa udienza i coniugi si comporteranno con calma. Né
lacrime, né crisi di nervi, lei; né sgarberie né rinfacciamenti, lui:
l'educazione non ha nulla a che vedere con i sentimenti, né soprattutto
con i risentimenti. Ebbi la disavventura una volta di assistere a una
lite fra marito e moglie. Si trattava di una coppia, grazie a Dio, educatissima.
Infatti chi avesse potuto assistere alla scena, di dietro a una
vetrata, senza sentire gli atroci rimproveri che rimbalzavano dall'uno
all'altra, non avrebbe mai immaginato che quei due bisticciassero:
lei gli versava il tè, glielo inzuccherava, glielo porgeva. Lui le raccoglieva
lo scialle, glielo metteva sulle spalle, le offriva una sigaretta
e gliela accendeva. Insomma, pur rinfacciandosi le più gravi colpe,
La signora che è riuscita a ottenere l'annullamento, riprende il suo
cognome di ragazza e non porta più la fede. Parlando del marito
evita di dire disinvoltamente "il mio
La prima a essere servita, in famiglia, è la padrona di casa. Seguono
il padrone di casa, la figlia, il figlio. Se ci sono una nonna, una
zia, una parente anziana, esse hanno, per riguardo, la precedenza su
tutti.
La tavola dev'essere sempre apparecchiata con cura e la tovaglia
pulita. Al momento di presentarsi in sala da pranzo, i ragazzi avranno
le mani pulite e i capelli in ordine. Il padrone di casa lascia in salotto
il giornale e spegne inesorabilmente radio o televisore, ben sapendo
che soprattutto in quelle brevi ore dei pasti gli è dato avvicinarsi ai
figli discorrendo liberamente con loro.
I pasti principali hanno, in Italia, diverse denominazioni. A scanso
di confusione noi diremo:
Prima colazione.
(Seconda) colazione.
Pranzo.
Cena (dopo la mezzanotte).
Si invita a colazione tra l'una e l'una e mezzo. A pranzo, tra le
otto e un quarto e le nove e un quarto. L'ora dipende dalle consuetudini
dell'ambiente, dalla città e dalla stagione. Nel Nord Italia
l'ora dei pasti è anticipata rispetto al Sud Italia.
Ci si presenta esattamente all'ora indicata: è consentito solo un
ritardo di qualche minuto. La padrona di casa sarà già in salotto
quando arriverà il primo ospite.
per memoria
GIOVANNI e MARTA BORGHI
sabato 13 maggio, alle nove e mezzo, per pranzo
cravatta nera
("cravatta nera" significa: "per memoria" possono essere abbreviate
come segue:"p. m.".
Chi ha l'abitudine di ricevere, può farsi stampare degli appositi cartoncini
d'invito che verranno completati a mano, volta per volta.
Esempio:
FRANCESCO e STEFANIA BIANCO
(a mano le
parole in
corsivo)
PREGANO l'Avvocato e la Signora Rossi
DI VOLER VENIRE a pranzo
alle 9, giovedì 19 marzo
cravatta nera
S. P. R.
Telef. 168.654
Questo tipo di cartoncino mandato con dieci o dodici giorni di
anticipo non sarà preceduto dalla telefonata, essendo completato dalle
tre lettere S.P.R. che significano "Si Prega Rispondere".(Vedi anche
pag. 68.) Si risponderà immediatamente per telefono o per iscritto,
sia che si accetti, sia che non si accetti. Si può adoprare questo cartoncino
stampato, anche come biglietto "per memoria", cancellando
le iniziali S.P.R. e mettendo al loro posto "p.m.".
Se si tratta di una colazione, la tavola viene guarnita di fiori. Centri
da tavola, candelabri, zuppiere antiche sono più indicate la sera.
I piattini del burro, invece, appaiono sulla tavola solo alle colazioni.
coppie disposte in corteo. Oggi questa etichetta viene applicata solo nei pranzi di carattere molto formale: si vedrà allora il padrone di casa offrire il braccio all'invitata di maggior riguardo e la padrona di casa prendere quello dell'invitato più importante (se si tratta di un Prelato, non gli prende il braccio ma gli si mette accanto). Di solito, però, le cose si svolgono più semplicemente: prima passano le signore, le più giovani seguono le più anziane, ultima la padrona di casa che precede a sua volta il gruppo dei signori. Ultimissimo, il padrone di casa. Se gli ospiti sono più di sei sarà opportuno mettere un cartellino col nome di ciascun invitato davanti a ogni piatto: nulla di più penoso, infatti, che vedere la padrona di casa imbrogliarsi nell'assegnazione dei posti, oppure consultare febbrilmente il foglio sul quale ha segnato la disposizione di ognuno.
Sui cartellini segnaposti si leggeranno dunque i nomi degli invitati:
"Signor Franci", "Avvocato Zani", "Contessa Toschi", "S. E. l'Ambasciatore
Conti". Se gli invitati sono tutti amici intimi basta mettere
il nome di ognuno. Se tra gli invitati c'è un Prelato, un alto
personaggio politico, o una Altezza Reale, i titoli cui essi hanno
diritto non verranno abbreviati ma scritti per intero. Si scriverà per
esempio: "Onorevole Bianchi" o "Sua Eccellenza Rossi".
Nei grandi ricevimenti, si usa mettere nell'ingresso, bene in vista
su un mobile, il disegno della pianta della tavola da pranzo con il
Le signore si accomodano appena raggiunto il loro posto, contemporaneamente,
o quasi, alla padrona di casa. I signori siedono dopo
questa; ultimo, naturalmente, il padrone di casa. Uno o due camerieri
dovrebbero trovarsi dietro le sedie delle due signore di maggior
riguardo (quelle cioè a destra e a sinistra del padrone di casa) per
aiutarle ad accomodarsi.
I padroni di casa siedono possibilmente l'uno di fronte all'altra.
La padrona di casa avrà l'invitato più anziano e più importante alla
sua destra; alla sua sinistra, quello che lo segue immediatamente in
anzianità e importanza. Gli altri invitati verranno alternati con le
signore (i meno importanti più lontani dai padroni di casa).
Il padrone di casa avrà l'invitata più anziana o importante alla sua
destra; alla sua sinistra, quella che la segue per importanza o anzianità.
I celibi e le persone di famiglia vanno messi nei posti più lontani
dai padroni di casa. Ma è ovvio che non si metterà in fondo alla
tavola la suocera o qualche parente anziana.
Ai pranzi di famiglia i ragazzi siedono in fondo alla tavola. Se
sono presenti i quattro suoceri, il padrone di casa avrà alla sua destra
la suocera, alla sinistra la propria madre. La padrona di casa avrà
alla sua destra il suocero, alla sinistra il proprio padre.
Se chi invita è un celibe darà il posto della padrona di casa, di fronte
a sé, alla signora che intende onorare. Questa avrà ai suoi lati i due
invitati maschi più importanti.
Se una coppia invita un'altra coppia, la regola vorrebbe che la padrona
di casa avesse alla sua destra l'invitato, e il padrone alla sua
destra l'invitata. Ma così disposti attorno a un tavolino per quattro,
le due signore risulterebbero vicine, e vicini i loro mariti.
Perciò, è preferibile mettere le due signore l'una di fronte all'altra:
la padrona di casa avrà alla sinistra l'invitato e alla sua destra il marito,
il che può sembrare scorretto; ma è l'unico modo di permettere che
l'invitata sieda alla destra del padrone di casa, ed abbia quindi la
precedenza sul marito. Se la tavola è rettangolare, invece, la padrona e
l'invitato siederanno su un lato (lui alla destra di lei) e il padrone e
l'invitata di fronte a loro (lei alla destra di lui).
Se una coppia invita una signora sola, questa siederà alla destra del
padrone di casa. Se l'invitato è un uomo siederà alla destra della
padrona.
Se una signora sola invita una coppia, avrà alla destra l'invitata,
a sinistra l'invitato.
Tra invitati di uguale importanza e circa della stessa età, si dà la
precedenza a chi è meno intimo della casa.Un forestiero ha sempre
la precedenza sugli altri commensali.
Volendo usare pari riguardo a due coppie di invitati(in un pranzo
numeroso), si potranno alternare gli onori del posto. Il marito di una
delle signore siederà a destra della padrona di casa. La moglie dell'altro
signore a destra del padrone di casa.
Per le precedenze a tavola si legga quanto è scritto a pag. 118 nel
capitolo dedicato a questo argomento. Qui mi limiterò a ricordare
che è meglio rinunciare ad invitare a un medesimo pranzo persone
importanti e suscettibili in fatto di precedenze se la designazione
dei posti si presenta troppo spinosa. In questo caso è preferibile
sobbarcarsi due pranzi.
Se la tavola è rettangolare e i commensali sono otto (cioè quattro
coppie) i padroni di casa non potranno sedere l'uno di fronte all'altro
per l'impossibilità di alternare gli invitati maschi con le signore:
due uomini e due donne risulterebbero, comunque si girino i posti,
vicini. E allora, ecco due soluzioni: la prima accontenterà chi desidera
fare le cose secondo l'uso anglosassone, per cui a tavola il padrone
di casa conta più della padrona. Occuperà quindi lui il posto
a capo tavola, e di fronte avrà l'invitato d'onore. Il disegno che
segue spiegherà più chiaramente la sistemazione:
L'altra soluzione accontenterà chi vuol fare le cose alla latina, e
cioè lasciando alla padrona di casa la precedenza a capo tavola.
Quest'ultima soluzione offre sulla prima il vantaggio che le signore
non siedono verso gli angoli della tavola, ma al centro di essa.
Per affrontare un pranzo senza lo spettro di eventuali catastrofi, la
buona padrona di casa dovrà essere sicura:
a) che gli invitati siano bene intonati tra loro. Non si inviterà,
per esempio, l'austera signora Casachiesa insieme con la divorziatissima
signora Semprelesta. Si potranno invece invitare benissimo
assieme il famoso Maestro Brambilla e il marchese
Treblasoni, che non perde un concerto alla Scala;
b) che l'apparecchiatura della tavola sia impeccabile. Con il pesce
non mancheranno le posate speciali, altrimenti meglio rinunciare
a questa pietanza;
c) che la cuoca sia sicurissima di sé, e che il menu sia stato precedentemente
collaudato;
d)
Durante lo svolgersi del pranzo, la padrona di casa non deve lasciar
trasparire la minima apprensione. Se un tragico rovinìo di cocci
proviene dalla cucina, lei continuerà stoicamente a sorridere. Se la
pausa tra una portata e l'altra si prolunga in modo allarmante, non
si innervosirà, non risponderà distratta e depressa al suo vicino, cercherà
piuttosto di essere lei a distrarre lui e gli altri commensali, animando
la conversazione. Se non ci riesce, si spera almeno che il
marito possa esserle di aiuto. Se il cameriere commette qualche errore
dì servizio non lo sgriderà: otterrebbe solo di sottolineare maggiormente
la sua mancanza e lo metterebbe in imbarazzo, rischiando così
di provocare altri guai.Non insisterà mai perché un ospite si serva
una seconda volta, non farà commenti sulle pietanze, sulle qualità
della cuoca, ecc. Prima di dare il "via" dalla sala da pranzo, si accerterà
che tutti gli invitati abbiano finito di mangiare.
La signora che è invitata a una colazione evita di fare, prima, molte
commissioni, per non presentarsi carica di pacchetti. Non si toglie il
cappello se non è intima della casa. Prima di entrare in salotto, affida
alla cameriera il mantello e l'ombrello e si sfila i guanti per porgere
la mano ai padroni di casa. In sala da pranzo, l'invitata si
siede senza aspettare l'esempio della padrona di casa, ma fa in modo
di non precederla troppo. L'invitato, invece, si siede dopo le signore.
Gli invitati incominciano a mangiare appena si sono serviti: solo per
il
I piatti per le pietanze calde (pesce e i piatti puliti vengano serviti sempre dalla sinistra(come
quelli da portata)e i piatti sporchi vengano tolti sempre dalla destra
del commensale.
La mezzaluna da insalata va messa prima di passare l'arrosto, alla
sinistra di ogni piatto. Volendo sveltire il servizio è ammesso servirla
già riempita di insalata, subito dopo il primo "giro" dell'arrosto.
Il ogni tazza con sottotazza viene posata a destra
del piatto di ciascun commensale. Al momento di sedersi a tavola,
le tazze saranno state già servite. Se il La minestra non si serve mai alle colazioni, ma solo ai pranzi.
Sarà già servita quando ci si siede a tavola; il liquido non oltrepasserà
il bordo interno del piatto fondo. La minestra non viene mai
offerta due volte.
Meglio non offrire pesce se non si posseggono le posate speciali. Esistono anche dei piatti da pesce, di forma e disegno particolari, ma non sono indispensabili. Obbligatorie, invece, le apposite posate da portata.
L'insalata non verrà mai offerta in un recipiente metallico, ma di cristallo o di legno. Le posate da servizio debbono essere di osso, di legno, o di materiale trasparente. Ogni commensale avrà accanto al piatto, sul lato sinistro, l'apposita mezzaluna di cristallo o di porcellana. Un piattino tondo può sostituirla. Piattino o mezzaluna devono essere messi sulla tavola al momento in cui si cambia il piatto da minestra con quello dell'arrosto.
Il formaggio si serve soltanto alle colazioni, mai ai pranzi. Non
viene offerto due volte. (Per questo argomento, vedi pag. 117).
Prima di passare la frutta o il chiude il pranzo e precede la frutta.
Il
Il caffè non viene mai preso in sala da pranzo ma in salotto.
Nelle colazioni senza importanza lo può servire la signora. La cameriera
porta il vassoio con le tazzine, la caffettiera e lo zucchero. Lo
posa su un tavolino di fronte alla signora, che provvede a riempire le
tazze, passandole agli ospiti dopo essersi informata di quanto zucchero
desiderano. Se il pranzo è più importante, la cameriera (o il
cameriere) passa un vassoio sul quale sono disposte alcune tazze, la
caffettiera e la zuccheriera (terminate le tazze torna a prenderne delle
altre). Serve gli ospiti e chiede a ognuno se deve, o no, zuccherare
il caffè.
Subito dopo il caffè, si offrono i liquori:
Il
Dopo una colazione, ci si trattiene tre quarti d'ora o un'ora. Dopo un pranzo, circa un'ora e mezzo o due ore, a meno che la padrona di casa non abbia organizzato delle tavole da gioco, il che prolungherà la serata oltre la mezzanotte. La padrona saluta gli ospiti in salotto. Il padrone di casa li accompagna nell'ingresso e aiuta le signore a indossare i mantelli, mentre il cameriere aiuta i signori. A Milano, e in generale nelle città del Nord Italia, è consuetudine dare una mancia al cameriere (o alla cameriera), alla fine di un ricevimento. A Roma e nel Sud Italia quest'abitudine è assai meno diffusa.
Occorre semplificare al massimo sia l'apparecchiatura che il servizio.
Sulla tavola vengono disposte tutte le posate necessarie, il pane, l'acqua
e il vino. Non si dimentichi che la donna di servizio è più indispensabile
in cucina che in sala da pranzo: bisogna fare di tutto per
non innervosirla, costringendola a un andirivieni a passo di corsa tra
l'una e l'altra stanza. Un valido aiuto, del resto, la padrona di casa
può riceverlo dal carrello che sistema accanto a sé; la domestica,
ultimato il giro degli ospiti, vi depone il piatto da portata. A offrirlo
per la seconda volta provvede la padrona di casa, mentre lei prepara
in cucina il vassoio successivo. Naturalmente, la signora non si muove
dal suo posto: passerà il vassoio al suo vicino di destra, che lo reggerà
a sua volta mentre l'invitata che gli siede accanto si serve. Appena
servita lei, il piatto continua il giro. Se il vassoio è troppo ingombrante,
provvede la padrona di casa a servire gli ospiti sollecitando ognuno a
passarle il proprio piatto. Un
Menù: un piatto caldo, uno freddo e un dessert già preparato in
anticipo. Oppure:
Solo i vini ordinari vengono serviti in caraffa. I vini pregiati devono
essere sempre lasciati nelle bottiglie, come pure qualsiasi acqua
minerale. Lo bianco se c'è pesce, rosso se c'è carne. A un pranzo con pesce
e carne si offre prima il vino bianco poi il vino rosso. A un pranzo
formale si offrono tre vini. Per esempio:
- Con la prima portata (pesce): vino bianco Soave, o Chablis,
o qualche vino del Reno.
- Con la seconda portata (carne): vino rosso Barolo, Chianti,
Borgogna, Chambertin ecc.
- Con il dolce: un vino da dessert, Moscato, Trebbiano, Malaga,
Xeres ecc. Oppure dello champagne.
Si può pasteggiare, specie d'estate, a
L'acqua viene servita nei bicchieri più grandi: va versata prima di
sedersi a pranzo.Il vino rosso va servito nel bicchiere di media misura;
in quello più piccolo il vino bianco. Se c'è un terzo vino, da
si pasteggia a champagne, ogni convitato avrà due bicchieri
soli: uno da acqua e uno per lo
L'abitudine di fumare a tavola a metà pasto è desolante: il gusto
della sigaretta si sovrappone a quello delle pietanze e tanto varrebbe
servire, anziché un
Ci sono due tipi di apparecchiatura: alla latina, e all'americana.
La prima comporta la tovaglia grande, la seconda centrini singoli di
tessuto, di plastica, o di paglia ecc., che ormai tutti conoscono. Tovaglie
e centrini vanno ugualmente bene, ma s'intende che a un pranzo
elegante non si metteranno sulla tavola né una tovaglia di tela stampata,
né dei centrini di
Le posate devono essere sempre messe ai lati del piatto, secondo
l'ordine in cui vengono adoperate:le più lontane dal piatto saranno
quelle di cui ci si serve per prime. Coltello e cucchiaio alla destra del
piatto, alla sinistra sempre le forchette(eccettuata quella piccola, da
ostriche, il cui posto invece è all'estrema destra). Il cucchiaio va
sdraiato all'insù, il coltello deve avere il tagliente della lama rivolto verso
il piatto. Da noi, in linea di massima, non si ammettono più di due
coltelli (uno da pesce e uno da arrosto) a lato di ogni posto (contrariamente
all'uso americano che autorizza un vero spiegamento di
argenteria davanti a ciascun ospite). Se le portate sono numerose, il
cameriere provvede a portare le posate occorrenti insieme al piatto
di ricambio. Le posatine da
1) forchetta da la pietanza
2) forchetta da 2A pietanza
3) piatto da P pietanza con tovagliolo
4) coltello da arrosto
5) piattino con coltellino da burro:va apparecchiato solo alle colazioni.
La sera lo si sostituisce con il piattino per il pane.
6) posatine da formaggio (ma la forchetta va adoprata solo se
si tratta di ricotta, mascarpone, o qualche altro formaggio morbido).
Le posate da frutta verranno servite sul piattino da frutta
come è stato detto.
Si può, volendo, usare le posatine già sulla tavola per le frutta
e mettere invece il piatto del formaggio col coltello sopra.
7) bicchiere da acqua
8) bicchiere da vino.
1) tovagliolo 2) forchetta da 2` pietanza (normale) 3) piatto normale, sul quale verrà appoggiato il piatto fondo da minestra già pieno prima che ci si metta a tavola
4) coltello da 2a pietanza (normale) 5) cucchiaio da minestra 6) piattino per il pane 7) posate da dolce. Quelle da frutta verranno servite sul piattino da frutta. 8) bicchiere acqua 9) bicchiere vino.
1) forchetta per 1a portata
2) forchetta per 2a portata
3) coltello da arrosto
4) cucchiaino da
La tavola verrà apparecchiata così:
1) tovagliolo
2) forchetta da pesce
3) forchetta normale
4) piatto fondo da minestra
5) coltello normale
6) coltello da pesce
7) cucchiaio da minestra
8) piattino del pane
9) posate da
Il pranzo in piedi è un modo pratico (e più economico) di restituire
in una volta sola diversi inviti a pranzo. Chi si reca a un
pranzo in piedi sa che mangerà probabilmente male e in posizione
scomoda: sa che potrà dirsi fortunato se riuscirà a condividere
lo spigolo di una sedia con qualche altro invitato e che dovrà prudentemente
evitare di trovarsi in un gruppo di signore, altrimenti
gli toccherebbe rinunciare a mangiare, e dedicarsi a loro, correndo
continuamente al
I gomiti devono essere sempre accostati al corpo e le mani, nei momenti
in cui non sono "occupate" con le posate, non vanno mai abbandonate
in grembo, cosa che invece avviene normalmente nei Paesi
anglo-sassoni. Non agitatele sotto al naso del vicino di tavola, nel
corso di una discussione, e non invadete la sua zona con gesti bruschi
e sgraziati che possano disturbarlo mentre mangia.
Il coltello deve essere tenuto nella destra senza che l'indice oltrepassi il manico e tocchi la lama. Tenere il coltello come una penna stilografica è maleducazione. Il coltello non deve mai essere portato alla bocca (ma occorre dirlo?), né adoperato per tagliare le uova, le verdure, le patate e, soprattutto, il pesce per il quale esistono apposite posate.
In Inghilterra, il cucchiaio non viene introdotto in bocca per la punta, ma appoggiato lateralmente alle labbra. Mangiare la minestra in questo modo, senza inopportuni risucchi, conveniamone, non è facile. Da noi, per fortuna, le cose vanno altrimenti: il cucchiaio viene introdotto di punta in bocca. Ma ciò non vuol dire, beninteso, che Io si debba inghiottire fino al manico. E tollerato che arrivati agli ultimi cucchiai di minestra, si sollevi appena il piatto, inclinandolo verso il centro della tavola. Assolutamente proibito, invece, soffiare sulla minestra per raffreddarla.
La forchetta si tiene con le punte rivolte in su quando è nella
destra. Quando è nella sinistra (e nella destra si ha il coltello) la forchetta
ha le punte in giù.
Si beve a piccoli sorsi. Le signore badano a non lasciare sbavature di rossetto sui bordi, e soprattutto non arricciano il mignolo a coda di volpino. Posato il bicchiere, ci si asciuga leggermente la bocca. Anche in questa circostanza, le signore fanno in modo di non stampare le labbra sul tovagliolo. Non si alza mai il bicchiere verso chi ci sta versando da bere. Non lo si copre con la mano per rifiutare: basterà un lieve cenno negativo.
La coppa lavadita viene servita sul piattino da frutta, appoggiata su una sottocoppa (d'argento o di cristallo) oppure su un centrino. Non si bagnano le labbra con le dita inumidite, non ci si serve della coppa come se fosse un lavabo; vi si immergono appena le punte delle dita. Non è vietato rinfrescarci dentro la frutta, la quale, però, dovrebbe arrivare a tavola già pulita e fresca.
Non deve essere mai introdotto nel non lo si ripiega mai alla fine del pranzo: lo si posa
alla sinistra del piatto al momento di alzarsi.
Non si usa il tovagliolo per pulire le posate, i bicchieri o per "ripassare"
i piatti prima di mangiare. Le signore non se ne servono
per togliersi il trucco.
Non ci si serve di sale e di pepe con le dita né con la lama dei coltello; perciò una buona padrona di casa provvederà sempre saliera e portapepe di appositi cucchiaini.
Non si taglia mai il pane col coltello. Si spezza, mano a mano, ogni boccone, possibilmente con la sola sinistra. Questo vale anche per i grissini. Non si sbriciola il pane sulla tovaglia, non si gioca con la mollica, non si riduce il proprio posto come il piancito di un pollaio. Se, per qualche ragione, non si desidera mangiare la mollica, la si toglie pulitamente mettendola da parte. Mai nel piatto in cui si mangia.
Di regola, non si raccoglie la salsa rimasta nel piatto. Solo in famiglia
è ammesso raccoglierla con dei pezzetti di pane, purché ci si
serva della forchetta e non delle dita, e purché, procedendo a questa
operazione, non ci si comporti come se si passasse lo spazzolane della cera su un pavimento.
Il
I carciofi crudi si portano alla bocca con le dita. Per questa ragione nei pranzi formali non vengono serviti. Quanto agli asparagi, in famiglia e tra amici è permesso mangiarli servendosi delle dita, ma nei pranzi formali sarà meglio usare la forchetta, a meno che la padrona di casa non dia l'esempio, mangiandoli nell'altro modo. In certe case, viene servita un'apposita posata a pinza scomodissima e generalmente poco gradita. Una volta il Principe di Galles (Edoardo VII) ricevette a pranzo certi Principi indiani ai quali vennero serviti degli asparagi. Era un piatto assolutamente nuovo per loro, ed essi credettero di cavarsela correttamente gettandone i gambi dietro le spalle. I camerieri allineati lungo le loro sedie resistettero impassibili a quell'improvvisa gragnuola e anche il Principe, per non mettere a disagio gli ospiti, fece altrettanto. Naturalmente, questo esempio non è da prendersi alla lettera, visto che dovrebbe essere sempre la buona educazione a imporsi a quella cattiva.
Anche gli uccelletti e i piccioni, benché così gustosi, vanno banditi dai pranzi per non mettere in imbarazzo i commensali, data la difficoltà, per non dire l'impossibilità, di scarnirli con forchetta e coltello.
Ripeto: meglio non servire pesce se non si posseggono le posate indispensabili. In certi ristoranti, dove queste posate vengono raramente servite, si mangia il pesce con la sola forchetta e l'aiuto di un pezzetto di pane.
Le ostriche si presentano già servite in ciascun piatto: esistono dei piatti speciali, divisi a scompartimenti, con uno spazio centrale riservato al limone. Le ostriche si mangiano con delle forchette piccole, a tre denti, che vengono apparecchiate a destra del piatto (anziché a sinistra come le forchette grandi). L'ostrica viene presa con la mano sinistra. Con la destra si prende la forchettina e si stacca il mollusco dal guscio.
Normalmente lo si mangia col solo coltello e non, come molti credono,
con l'aiuto della forchetta. Se ne taglia un pezzetto, lo si appoggia
con il coltello su un bocconcino di pane e si porta il tutto
alla bocca. Tuttavia, certi formaggi, come la ricotta, il mascarpone, e
alcune specialità francesi, più somiglianti a
Il dolce si mangia con la forchetta se è solido, con il cucchiaio se è liquido. Ma generalmente ambedue le posate vengono apparecchiate a ciascun posto. Nell'incertezza, meglio preferire la forchetta al cucchiaio. In caso di necessità, ci si può servire di tutt'e due le posate, per spingere con la forchetta i pezzetti di dolce nel cucchiaio.
Non si scelgono le frutta dal vassoio: si prende quella pera o quel
grappolo d'uva che è più a portata di mano.Pere, mele, peschedevono
essere tagliate in due o in quattro sezioni: ognuna di queste
viene infilata nella forchetta e sbucciata col coltello. Se si divide un
frutto con un altro commensale, gli si presenta sempre la parte del
gambo. I semi d'arancia, i noccioli di ciliegia, di prugna, ecc. devono
essere sputati nella mano chiusa a cartoccio e deposti nel piatto.
I noccioli delle frutta cotte vengono sputati nel cucchiaio (o nella
forchetta) appoggiato contro le labbra, e deposti sul bordo del piatto.
I fichi freschi vanno divisi in quattro parti, ma senza staccarle fra
loro: la polpa viene sollevata col coltello e mangiata con la forchetta.
Le banane devono essere sbucciate con le dita e il coltello. Si mangiano
con la forchetta.
L'uva viene presentata a piccoli grappoli, in modo da evitare a chi
si serve la difficile operazione di dividere in due un grappolo troppo
grosso.
Le arance possono essere mangiate in due modi: tagliate in due
come i
L'uso degli stuzzicadenti è proibito alle signore, e sconsigliabile
agli uomini. Se non sono in tavola, non si devono mai richiedere.
Se ci sono,si adoperano solo in caso di assoluta necessità: in ogni
modo se ne fa uso con discrezione, cercando di evitare smorfie, ma
anche senza coprirsi con ostentazione la bocca con le mani o - peggio
- col tovagliolo, il che servirebbe soltanto a far notare maggiormente
ciò che si vuol far passare inosservato.
A nessuno - neanche al signore distrattissimo - è permesso alzarsi
da tavola con uno stuzzicadenti fra le labbra come un sigaro,
né tanto meno conservarne qualcuno nel taschino del
Il problema delle precedenze è delicato e spesso impossibile a risolversi:
a volte, come ho già detto, è meglio sacrificare uno degli
invitati, imbarazzanti, e rimandarlo a un prossimo pranzo. Sarà bene
tenere presente che la suscettibilità, in materia di precedenza, è specialmente
viva fra persone appartenenti alla medesima categoria o
aventi la stessa posizione. In teoria, l'ordine delle precedenze dovrebbe
essere stabilito esclusivamente in base alla posizione ufficiale degli
invitati. I titoli nobiliari (non dimentichiamo che l'Italia è una Repubblica)
non dovrebbero contare e non contano infatti nei ricevimenti
ufficiali, dove si considerano anzitutto i titoli politici, ecclesiastici,
militari, cavallereschi, ecc. Ma nella vita di società, non ci si regola
necessariamente così e la mancanza di una regola fissa richiede da
parte della padrona di casa molto buon senso, sensibilità ed esperienza.
Per esempio, un anziano marchese dovrebbe, secondo le regole
del nostro Cerimoniale, cedere la precedenza a un Consigliere
d'Ambasciata. Non volendo offendere il primo, la padrona di casa si
rimette alla comprensione del secondo e inverte i posti. Ma prima di
passare in sala da pranzo trova il modo di avvertire il Consigliere che
è la prima volta che invita il marchese, e che ha voluto perciò onorarlo
particolarmente, oppure qualche altra giustificazione consimile.
Questa elasticità non può essere applicata nei confronti di personalità
politiche (Ministri, Senatori, Deputati) né Alti Dignitari della
Chiesa: a loro spetta, senza incertezze, la precedenza. Non si toglierà
la precedenza a un Ambasciatore per darla, per esempio, a un insigne
artista, a un illustre professionista; invece un giovane diplomatico
o un marchese gliela cederanno di buona grazia.
Un ospite straniero ha sempre la precedenza sugli altri invitati
(eccettuate le personalità che hanno diritto alla precedenza assoluta).
Il Nunzio Apostolico, il Capo dello Stato, un Sovrano (sia pure in
esilio), un Principe Ereditario, un'Altezza Reale, hanno diritto di occupare
a tavola il posto del padrone di casa.
Un'Altezza Reale ha la precedenza su un Cardinale e questi su
un'Altezza Serenissima. La precedenza su tutti spetta al Nunzio Apostolico,
che rappresenta il Santo Padre.
farlo. Quando sono presenti due Altezze Reali, marito e moglie, prima verrà servita lei, poi lui. Nessuno si accomiaterà prima dell'ospite
eminente. A nessuno è permesso arrivare dopo di lui per
il pranzo:gli ospiti dovranno essere al completo al suo arrivo.
È poco probabile che si debba ricevere il Capo dello Stato, un
Nunzio Apostolico, qualche Monarca o Altezza Reale. Comunque se,
per esempio, un Alto Prelato è stato invitato a pranzo, la padrona di
casa gli cederà il posto a capo tavola e siederà alla, sua destra (A).
E ora facciamo conto che una coppia di personalità, marito e moglie,
venga invitata a pranzo: se la signora che riceve non ha marito,
l'ospite eminente siede di fronte a lei, al posto del padrone di casa;
avrà ai lati le due invitate più di riguardo (B). Se l'ospite eminente
è una signora, avrà i due invitati maschi ai suoi lati e siede a capotavola.
Di fronte avrà la padrona di casa se la disposizione di posti lo
permette.
Nel caso che si debbano invitare due Altezze Reali, ecco la disposizione
dei posti:
L'invito a un tè si fa per le cinque o le cinque e mezzo del pomeriggio,
a voce, per telefono o con un biglietto scritto a mano. La
signora che riceve veste come per una colazione elegante. Le amiche
non si presentano con cappelli sensazionali, ma nemmeno in tenuta
sportiva.
Il tè viene sempre offerto in salotto. L'aiuto di una persona di
servizio non è obbligatorio. Un tè sovraccarico di Chi ha una
donna di servizio si regola così: dopo un quarto d'ora o mezz'ora dall'arrivo
delle invitate, la cameriera spinge in salotto il carrello con le
tazze preparate sui piattini da dolci (tra sottotazza e piattino ci sarà
un piccolo tovagliolo). Avvicina il carrello alla padrona, la quale versa
il tè passando a mano a mano le tazze alle invitate. Nel frattempo, la
cameriera va a prendere i vassoi delle tartine, del Se la signora deve far tutto da sé, il carrello (o il tavolino) deve
essere già pronto in salotto all'arrivo delle visite. La signora ha un
bollitore elettrico e prepara il tè conversando con le amiche.
Ecco come si prepara un buon tè: si butta un pizzico di tè nella
teiera, aggiungendo subito un po' d'acqua bollente, in modo che il
recipiente si impregni bene di quel profumo e si intiepidisca. Poi lo
si vuota (rovesciandone il contenuto in una coppa), e si prepara la
bevanda definitiva. E' essenziale che l'acqua abbia incominciato a bollire
nel momento in cui la si versa nella teiera. Non si riempiono subito
le tazze, ma si lascia riposare il tè per tre o quattro minuti. Si
offre, a scelta, latte freddo o limone tagliato a ruote sottili.
Se tra le invitate ci sono delle ritardatarie, non è necessario aspettarle:
verranno servite appena arrivate. Poiché non tutti amano il
tè, si può tener pronta anche una caraffa di succo di freddo, ottimo d'estate, si serve così: si prepara un tè forte
(un cucchiaino e mezzo per persona); lo si lascia in infusione cinque
minuti; poi lo si versa in una caraffa passandolo da un colino.
Si aggiungono una o più fettine di limone, zucchero e, volendo,
qualche piccola foglia di cedrina. Poi lo si lascia raffreddare in frigorifero.
Ottima ricetta per il tè estivo: lasciar macerare, per un'ora
o più, alcune pesche tagliate a spicchi, con la buccia, nel tè già
pronto e zuccherato in caraffa. Si mette tutto in frigorifero per
due o tre ore. Si porta la caraffa così com'è, con le pesche, in salotto.
E' obbligatorio essere puntualissimi a un tè con
Volendo, l'invito a un tè più impegnativo può essere fatto con
un biglietto di visita sul quale la signora che invita aggiunge a mano
"Sarei tanto felice di averla per il tè, giovedì prossimo".
Il tè non verrà servito in salotto, dato il numero degli invitati, ma
in piedi intorno alla tavola da pranzo dove sarà stato preparato tutto
il necessario. I pasticcini saranno di parecchie qualità. Si aggiungeranno
una o due torte o crostate. Salatini e tartine dovranno essere
più variati che per un tè normale.
L'invito a un sabato 7 marzo
Dopo le 19
Via Archimede, 106
Oppure:
LA BARONESSA SALVI
(a mano)
PREGAla signora Giannini
DI VOLER VENIRE DA LEI
(a mano)
venerdì 3 novembre
Dopo le 19
Villa Salvi
Non si aggiunge mai a questi inviti la sigla S.P.R. Gli inviti ai
La signora bene attrezzata avrà sempre a disposizione nel mobiletto
soda o per lo meno una bottiglia di acqua minerale per allungare il
Tutte le misure contrassegnate con l'asterisco si riferiscono al "misurino"
che serve per preparare i
1/2 shaker di ghiaccio, 1/2* anisette, 1/2 cognac, 1 chiara di
uovo.
Mettete il ghiaccio nello
1/2 shaker di ghiaccio, 1/4* vermouth(Martini), normale, 1/4*
vermouth secco (dry), gin secco, 1/4 succo di arancia.
Agitate bene e versate nei bicchieri.
1/2 shaker di ghiaccio, 4/5* gin secco, 1/5* succo di limone, 1 cucchiaio
di sciroppo di zucchero, 1 scorzetta di limone.
Agitate con il ghiaccio e servite.
1/4 di shaker di ghiaccio, 2/4* vermouth secco (dry), 1 scorzetta
di limone, 1/4* vermouth normale, 2 ciliegine sotto spirito, 1/4* succo
di ananas.
Mettete il ghiaccio e gli altri ingredienti nello
1/2 shaker di ghiaccio, 1/3* bitter, 1/3* succo di limone, 1/3*
succo di arancia, 1 schizzo di sciroppo di zucchero, 1 scorzetta di limone,
2 ciliegine sotto spirito.
Sbattete bene nello shaker, passate dal colino e servite con una
ciliegina.
1/3 di shaker di ghiaccio, 1/3* vermouthdry, 2/3* gin, 1 scorzetta
di limone o una cipollina.
Agitate energicamente nello
1/2 shaker di ghiaccio, 2/3* gin, 1/3* succo, di limone, 1 cucchiaino
di zucchero, 1 schizzo di amaro angostura.
Agitate bene e versate passando dal colino.
1/2 shaker di ghiaccio, 1/3* vermouth normale, 2/3* rhum, 1 schizzo
di amaro angostura.
Versate tutto nello
1/2 shaker di ghiaccio, 1/4* vermouth secco (dry), 1/4* succo di
pompelmo, 2/4* gin, 3 gocce di amaro angostura, 1 cucchiaio di sciroppo
di zucchero, 2 ciliegine sotto spirito.
Agitate con il ghiaccio e servite con le ciliege.
1/2 shaker di ghiaccio, 2/5* vermouth secco (dry), 3/5* cognac,
3 gocce di amaro angostura.
Agitate qualche minuto e versate nei bicchieri.
1/2 shaker di ghiaccio, 1/2* whisky, 1/2* vermouth secco (dry),
1 schizzo di amaro angostura.
Agitate bene con il ghiaccio, colate e servite.
1/4 di shaker di ghiaccio, 2/3* gin, 1/3* vermouth secco (dry),
1 scorzetta di limone.
Agitate pochi minuti e servite.
1/2 shaker di ghiaccio, 2/3* whisky, 1/3* benedictine, 1 schizzo
di amaro angostura.
Versate nello
1/2 shaker di ghiaccio, 3/5* cointreau, 1/5* crema di menta bianca,
1/5* cognac.
Mettete tutti gli ingredienti nello
1/2 shaker di ghiaccio, 1/3* cognac, 1/3* vermouth normale, 1/3*
vermouth secco (dry), 1 spruzzo di cointreau, 1 spruzzo di succo di
limone.
Agitate bene con il ghiaccio e colate nei bicchieri.
8 arance spremute, 4 limoni spremuti, 8 cucchiai di zucchero,
2 arance tagliate a fettine, 8 cubetti di ghiaccio, 2 litri d'acqua.
Passate da un colino il succo delle arance e dei limoni, mettetelo
in una caraffa, aggiungete lo zucchero e l'acqua e tenete in frigo
un'ora. Al momento di servire, aggiungete le fettine di arancia ed
i cubetti di ghiaccio.
1 scatola da 1/2 litro di succo di ananas, 1 scatola da 1/ 2 litro di
succo di pompelmo, 50 gr. di zucchero, 1 litro di acqua.
Mettete tutti gli ingredienti in una caraffa e tenetela in frigorifero
per un'ora. Se volete, al momento di servire potete aggiungere dei
pezzetti di ananas sciroppato in scatola.
1 scatola da 1 litro di succo di pompelmo, 50 gr. di zucchero, 1 arancia
tagliata a fettine, 1 litro di acqua.
Procedete come nella prima ricetta.
1 bottiglia di champagne, 1 bottiglia di seltz, 3 bicchierini di cognac,
frutta di stagione, 2 limoni, 50 gr. di zucchero.
Sbucciate le frutta, tagliatele a dadini e mettetele in una grande
coppa con lo zucchero e il succo dei limoni. Aggiungete lo
1 scatola di succo di arancia, il succo di 1 limone, 1 tazza di sciroppo
di zucchero, 2 bicchierini di liquore di albicocca, 1 arancia a
fettine, acqua e soda fredde, 1 blocco di ghiaccio.
Mettete il blocco di ghiaccio in una grande coppa, aggiungete
il succo di arancia e di limone, dolcificatelo con lo sciroppo e riempite
la coppa con egual quantità di acqua e di soda. Decorate con
fettine di arancia.
3/4 di litro di tè caldo, 1 bicchiere da vino di rhum, 1 bicchiere
da vino di cognac, 3 cucchiai di zucchero, la buccia di 1 limone, 1 blocco
di ghiaccio.
Grattugiate la buccia del limone e mescolatela allo zucchero. Mettetelo
nel tè appena fatto e colato, e mescolate bene. Lasciatelo riposare
finché sarà freddo, poi colatelo ed aggiungete il
8 bicchierini da liquore di rhum, 8 cucchiai di zucchero, 8 scorzette
di limone, acqua bollente.
Preparate il
Acqua, ciliegine sotto spirito, cedro candito.
Mettete a gelare in una piccola teglia, quadrata o rotonda, uno
strato d'acqua alto 5 cm. Quando è duro; decoratelo con listerelle
di cedro e di ciliegine, poi coprite con un leggero strato d'acqua
e fatelo gelare. Aggiungete ancora un po' d'acqua e fate gelare fino
al momento di mettere in ghiaccio nella vaschetta del
La camera da letto, anzitutto, dovrà essere in ordine, accogliente, rallegrata da fiori freschi. Armadio comodo, cassetti a sufficienza, foderati di carta pulitissima. Nell'armadio, grucce in abbondanza. Sullo scrittoio, carta da lettere, cartoncini, buste, penna e calamaio. Nella stanza da bagno, due asciugamani, uno di lino e uno di spugna, un accappatoio o un lenzuolo da bagno. Sul lavabo un sapone intatto; non mancheranno, se si vuol fare le cose proprio a modo, il talco e l'acqua di Colonia.
All'arrivo dell'ospite, la padrona di casa gli andrà incontro, l'accompagnerà
alla camera che gli è destinata e, senza aver l'aria di sollecitare elogi,
gli mostrerà tutto: interruttori, armadi, bagno. Chiamerà
la cameriera che dovrà occuparsi di lui e dirà: « Ecco Rosina che è a
sua disposizione per tutto ciò che le occorre ». E Rosina avrà pronto
un sorriso. Si chiederà all'ospite a che ora desidera essere svegliato, e
che cosa preferisce per colazione. Risponderà probabilmente: « Quello
che prendete voi ». Lo si inviterà a scegliere tra caffelatte, tè, cioccolata.
La colazione gli verrà servita in camera, a meno che non si tratti
di qualche amico di casa che potrà, se tale è la consuetudine della
famiglia, far colazione con tutti in sala da pranzo.
Esauriti i primi convenevoli, si conduce l'ospite in salotto per un
tè, un caffè, un aperitivo, secondo l'ora. Nel frattempo, la solerte
Rosina gli apre le valigie e ripone ogni cosa nei cassetti. Ho scritto
"la solerte" e insisto su questo aggettivo, perché caso mai non lo
fosse meglio lasciare che l'ospite faccia da sé, poco dopo, quando
si ritirerà in camera per rinfrescarsi e riposarsi.
non accenna, scaduto il periodo previsto, a fare le valigie, la signora
non muta d'improvviso i suoi modi. Non diventa sgarbata, ma ricorre
piuttosto a qualche frase diplomatica. Per esempio: « Spero, Maestro,
che non vorrà lasciarci prima di lunedì. Abbiamo invitato per domenica
il professor Vanzetti che desidera da tempo conoscerla ». Se questa
frase non vien capita e il Maestro risponde: « Si rassicuri, non ho nessuna
fretta di partirmene », sarà lei a ricorrere al finto telegramma di
qualche inesistente parente che si annuncia all'improvviso: « Desolata,
Maestro, ma non disponiamo che di una camera per ospiti. »
Probabilmente il Maestro non ci crederà e il commiato sarà freddino,
ma questa volta tanto peggio per lui.
Simili inconvenienti possono facilmente essere evitati con qualche
accorgimento al momento dell'invito. "Sarei così felice" scrive la signora
prudente all'amica "di ospitarti l'ultima diecina di agosto, visto
che in quel periodo non ho la casa piena e potrei disporre di una
bella stanza per te."
Oppure: "Non so se la vita di campagna, forse un po' monotona,
che noi facciamo, ti piace. Tuttavia se tu ci regalassi una settimana,
ci faresti tanto felici..." ecc.
L'ospite non si presenta a mani vuote. Se in casa ci sono dei bambini,
porta un regalo a ciascuno. Altrimenti, una bella scatola di dolci
alla signora, un libro d'arte, una scatola per le carte da gioco... Fiori
no, ché in campagna abbondano e sarebbero superflui. Il regalo non
sarà offerto immediatamente all'arrivo, ma appena aperte le valigie.
Quando gli viene chiesto cosa prende la mattina per colazione, l'ospite
non dichiara: « Spremuta di pompelmo e yoghurt», ma assicura
che gli vanno egualmente bene caffelatte o tè. La padrona di casa
risponderà che anche per lei l'uno o l'altro non fanno differenza, e
a questo punto l'ospite, che forse non ama il tè, per lo meno a
quell'ora, dichiarerà la sua preferenza per il caffelatte.
Non è ammesso uscir di camera, passata l'ora del bagno, in bigudini
e veste da camera. Il signore non si presenta in maniche di
camicia in sala da pranzo. Adeguerà il suo abbigliamento a quello
del padrone di casa.
Se la cameriera chiede quale abito debba essere stirato non se
ne indicano tre o quattro, ma solo quello che si desidera indossare.
Non si trasforma il bagno in una stanza da bucato stendendo ovunqui
i
L'ospite non bussa alla porta
prima di entrare in salotto o
in sala da pranzo. Bussa invece
alla porta della stanza
da letto dei padroni di casa.
Non rimane a poltrire in camera,
la mattina. Può chiedere
in prestito un libro, oppure
sceglierlo da sé nella libreria;
ma non lo faccia sparire
Al momento di andarsene, sia generoso con la servitù. Mance laute, distribuite però con discrezione. Non aspetti che la signora sia presente per far scivolare del danaro in mano al cameriere: l'uno e l'altra ne sarebbero imbarazzati. La cuoca, che non appare mai, non verrà dimenticata, e nemmeno l'autista
Tornati a casa, si scrive per ringraziare."Non ho parole, gentile
Amica, per dirLe quanto la Sua ospitalità perfetta, deliziosa, ci ha
incantati. Questa vacanza basterà a illuminare il lungo inverno che
ci aspetta e ritornerà assai spesso nelle nostre conversazioni..." ecc.
Oppure:"Cara Maria, questa settimana è volata spaventosamente
presto e non riesco a riabituarmi alla mia casa e alla città, dopo le
delizie della tua accoglienza e la meravigliosa pace del vostro giardino.
Grazie, grazie di tutto, mia cara, e ricordati che, se hai occasione
di venire a Milano, sarò felicissima di ospitarti, sebbene possa
offrirti soltanto una stanza qualsiasi in un appartamento non troppo
comodo..." ecc.
"Cara signora Maria, questi quindici giorni sono stati una meravigliosa
vacanza. Non parlo d'altro da quando sono tornata, e a casa
tutti ormai conoscono per filo e per segno ogni ora della mia villeggiatura.
Spero tanto di non averLa stancata: so di essere a volte
troppo turbolenta e Lei è stata sempre così paziente e buona con me!
Vorrei però poterLa convincere che tra i miei molti difetti non c'è
quello dell'ingratitudine e che non dimenticherò mai la sua benevola
e affettuosa accoglienza. La prego di volermi ricordare al Professore.
A Titti e a Puccio mando un abbraccio; a Lei, signora Maria, i miei
più rispettosi e grati saluti."
"Cara Donna Elena, come ringraziarLa per la squisita ospitalità?
Non ricordo, da anni, un week-end più incantevole. Merito della sua
bella casa, della perfetta organizzazione, del lago, del sole... ma soprattutto
di Lei che ha il dono rarissimo di crearsi intorno tanta armoniosa
serenità. Grazie ancora, e creda a tutta la mia devozione."
Dai rapporti tra padrona e personale di servizio dipende, a volte,
l'armonia dell'intera famiglia: una cameriera scontenta e musona può
esser rovinosa tanto per i soprammobili, quanto per il sistema nervoso
della signora. E una cuoca irritata può esser disastrosa per il bilancio
della spesa e per lo stomaco dei padroni. La signora farà dunque
di tutto perché in guardaroba e in cucina regni un'atmosfera
serena, e tanto per cominciare darà lei il buon esempio: ordinata,
le sarà più facile esigere ordine. Attiva, potrà pretendere che il lavoro
venga alacremente sbrigato. Affabile e comprensiva, sarà circondata
da volti lieti e incoraggianti. Non sussiegosa, ma nemmeno
troppo familiare, serbi confidenze e sfoghi per le amiche, altrimenti
non avrebbe il diritto di sorprendersi se, durante un ricevimento, la
domestica interloquisse nella conversazione generale, oppure se le
rispondesse da pari a pari il giorno in cui venisse redarguita. Non
dimostri soprattutto, un carattere incoerente: non faccia come quella
Lettrice della mia rubrica di cui riproduco qui un brano di lettera:
"...Ho cambiato sette domestiche in due mesi e mezzo. Non so più a che
Santo raccomandarmi, e sì che ho sperimentato tutti i sistemi. Pur di
trattenere almeno l'ultima della serie, l'ho trattata volta a volta con
bontà, intransigenza, affetto, distanza, indulgenza, severità... Nulla
è valso: dopo quindici giorni si è licenziata anche lei".
Sfido io!
Se la domestica si ammala, la signora la cura con sollecitudine. A
Natale e a Pasqua, quando tutti si scambiano doni, non mancherà
un pensierino anche per lei. La "tredicesima" non le verrà allungata
con malagrazia; si avrà la sensibilità di dargliene almeno una parte
alcuni giorni prima di Natale in modo che anche lei possa fare i
suoi acquisti per le feste.
Chi ha una donna di servizio "fissa", privilegio sempre più raro, farà una cosa ragionevole mettendole in guardaroba o in camera un piccolo televisore supplementare in modo che prima o dopo aver rigovernato possa godersi anche lei qualche trasmissione. A meno che le si consenta di assistere in salotto alle trasmissioni che più la interessano, a patto naturalmente che si sia "in famiglia". Dal canto suo la donna di servizio si comporterà con discrezione, astenendosi da qualsiasi invadenza.
La persona di servizio dovrebbe rivolgersi ai signori alla terza
persona. Dire per esempio alla padrona: « La signora desidéra il caffelatte?»
E al padrone: «Il signor avvocato torna a casa per colazione?».
Ai figli dei padroni, dovrebbe dire: « Il signorino» e «La
signorina ». Oppure « signorino Mario » e « signorina Maria ». Ma
non si può pretendere che lo dica quando si tratta di bambini piccoli.
In questo caso, alludendo a loro con i padroni, dirà: « il bambino »
« la bambina ». La signora, dal canto
suo, avrà il buon senso di non ordinare alla domestica:
« Assunta, va nella nursery a vedere se
il signorino Totò è ancora sul vasino da notte ».
A volte, le persone di servizio non sanno rispondere
al telefono in modo corretto. A proposito
di questo argomento, do un esempio di telefonate
a pag. 203.
Quando trilla il campanello, la cameriera, se è sola in casa, prima
di aprire la porta non ringhia un sospettoso « Chi è? ». Oltre tutto,
nessun male intenzionato si affretterebbe a chiarirle: « È Gigetto, lo
Scassinatore ».
Se si tratta di un ospite, dopo un deferente «Buongiorno, signore »,
lo aiuta a togliersi il soprabito e lo precede fino al salotto, traendosi
di fianco per lasciarlo entrare dopo avergli aperto la porta.
Se si tratta di qualche visita inattesa e sconosciuta, gli chiede chi
deve annunciare e si ritira con un prudente: « Vado a vedere se la
signora è in casa ». Può darsi che il distinto visitatore risulti essere
un rappresentante di polvere topicida. Pazienza: nell'incertezza, è
meglio accogliere con eccessiva cortesia un modesto piazzista, piuttosto
che rischiare di far aspettare sul pianerottolo un conte decaduto,
o un professore d'aspetto "slabbrato".
Terminata la visita, appena l'ospite accenna ad alzarsi, la signora
suona il campanello perché la persona di servizio lo riaccompagni.
Lei si accomiata in salotto, ma suo marito, se è presente, lo segue
nell'ingresso e si trattiene con lui finché non avrà indossato il soprabito.
La cameriera non richiude la porta d'entrata prima che l'ospite
non abbia disceso almeno una rampa di scale. Se c'è l'ascensore,
glielo chiama, apre i battenti e provvede poi a premere il bottone. Se
le vien data una mancia, l'accetta e ringrazia senza esaminarla.
Nelle case in cui si dispone di cameriere e cameriera, tocca al primo
rassettare il salotto, la sala da pranzo, la biblioteca, insomma la parte
di rappresentanza. Alla seconda spetta occuparsi delle stanze da letto
Alla cuoca spetta provvedere alla spesa e cucinare, oltre che per i
padroni di casa, anche per la governante e il personale di servizio.
Deve lavare i piatti, si occupa della pulizia della cucina, dell'
« Dimmi che maggiordomo hai e ti dirò chi sei »
sentenziava
Robert de Montesquieu, uno dei più sofisticati
Maggiordomo e camerieri devono essere sempre perfettamente
rasati.
Il maggiordomo non porta guanti. La mattina, indossa giacca e
cravatta nera, camicia bianca. Calze e scarpe, sempre nere. La sera
indossa la marsina (senza la striscia sui pantaloni), cameriere porta al mattino, per sfaccendare in casa, una giacca
accollata di tela rigata. Pantaloni e scarpe nere. Per servire la seconda
colazione porta, normalmente, d'estate una giacca bianca, chiusa, e
d'inverno una giacca di colore scuro: verde bottiglia, blu, marrone
ecc. chiusa fino al collo da bottoni di metallo argentato o dorato, volendo
con il monogramma o lo stemma della famiglia. Calze e scarpe
nere. Guanti di cotone bianco. La sera, indossa giacca bianca e cravatta.
La livrea, che ripete nei propri colori quelli della famiglia, si
addice solo a chi ha un tono di vita brillante: giubba in tinta, a
coda, pantaloni intonati, panciotto a righe, bottoni con lo stemma
o la cifra del cognome della famiglia, camicia a collo rigido, cravatta
a farfalla bianca. Guanti bianchi, scarpe e calze nere. La livrea a
calzoni corti, calze lunghe bianche, scarpe a fibbia, è di tono formalissimo.
cameriera veste, la mattina, un abito di tela chiaro unito o rigato
e un grembiule bianco. Per servire a tavola, all'abito di autista ha la responsabilità assoluta della macchina ed esegue
eventualmente commissioni. Se padroni fanno scarso uso dell'automobile,
gli si possono affidare altri compiti in casa, ma è bene mettersi
d'accordo su questo punto fin dal principio. Una buona padrona
non tiene inutilmente il suo autista ad aspettarla per delle ore, la
notte, davanti a un doppio petto grigio scurissimo, camicia bianca,
cravatta nera, calze, scarpe e guanti neri. Il berretto a visiera dovrà
però completare l'insieme. Il cappotto sarà a due petti e intonato
all'abito. Guanti scuri. D'inverno, pastrano a doppio petto intonato
al completo. D'estate, la livrea può essere di lanetta, di grisaglia o
di tela, con berretto a visiera intonato.
Nell'entrare in un ristorante, il signore fa passare prima la signora,
ma appena entrati la precede per farle strada. Se un cameriere
si fa incontro per proporre un tavolo, la signora lo segue, seguita a
sua volta dal signore. Raggiunto il tavolo, lei siede al posto migliore
(generalmente quello che guarda verso la sala), e lui di fronte.
Se si tratta di due coppie, le signore siederanno una di fronte all'altra
(ma in Inghilterra se le due coppie sono sposate, la regola vuole che
il marito sia seduto di faccia alla moglie). Se ci sono dei
Qual è il comportamento della signora al ristorante? Sceglie le pietanze
del
E il signore? Prima di sedersi, aspetta che la signora si sia accomodata.
Nella scelta delle pietanze proporrà le migliori, ma non
insisterà per il petto di tacchino tartufato se lei invece preferisce una
semplice
Una crisi domestica, l'appartamento troppo piccolo o modesto, la
paura di non sapersela cavare, consigliano spesso chi si trova nell'obbligo
di dare un pranzo, di riunire gli invitati in un ristorante. Ma
anche l'invitare "fuori" comporta degli obblighi: la tavola deve essere
fissata la mattina stessa o il giorno prima. Non si dimenticherà
di raccomandare i fiori (che non si tratti del solito mazzolino
sparuto, ma di un centrotavola disposto con grazia), e se chi invita
è scapolo farà ottima impressione facendo trovare al posto di ogni
invitata una puntualmente all'ora stabilita. Il signore che invita li avrà
preceduti di dieci minuti per accertarsi che la tavola sia in ordine e
predisporre i posti di ognuno; nulla di più deprimente che una disposizione
decisa all'ultimo momento, esitante, sbagliata, corretta e ricorretta
in mezzo all'ironica attenzione della sala. Se l'anfitrione non ha
moglie, potrà assegnare il posto della "anfitriona", ossia quello davanti
a sé, a una signora sola. Se chi invita è una signora sola, potrà regolarsi
allo stesso modo, ma esclusivamente nel caso che lo scapolo
destinato a sederle di fronte sia un vecchio o un parente.
Appena seduti, gli invitati scelgono sul
Il conto non dovrà essere presentato al tavolo: se l'anfitrione è
un cliente abituale del locale, gli verrà mandato a casa il giorno seguente,
altrimenti egli si allontanerà un momento dal tavolo per recarsi
alla cassa.
Il segnale della partenza, alla fine del pranzo, viene dato dalla signora
che invita, o da quella che siede di fronte al signore che invita,
oppure dalla signora alla sua destra. Ma questa regola non è inderogabile,
e può capitare che le signore si alzino senza tenerne conto.
Si spera, in questo caso, che la prima ad alzarsi non sia la più giovane.
Se nell'attraversare la sala di un ristorante, una signora sosta al
tavolo dove siedono persone di sua conoscenza, gli uomini si alzano,
mentre le signore restano sedute, anche se avvengono delle presentazioni.
E' ovvio che, se fra esse c'è una ragazza, questa non seguirà la
regola, ma si alzerà appena la signora la saluta.
Quando un signore sosta a un tavolo di amici, questi rimangono
seduti. Ma se egli attraversa deliberatamente la sala per andare a salutare
un amico, quest'ultimo si alza per stringergli la mano.
Se nell'attraversare la sala una persona che fa parte di una comitiva
si ferma a salutare gli amici, gli altri proseguono verso il tavolo.
Un uomo non lascia mai sola la signora che accompagna, per fermarsi
a salutare degli amici seduti a un tavolo: saluta passando.
Al momento di avviarsi all'uscita, si ringrazia, con un cenno del
capo cameriere e
Chi invita a uno spettacolo deve trovarsi (a meno che non si parta
assieme) coi biglietti in mano all'ingresso del cinema o del teatro.
Di regola, dovrebbe entrare nella sala dopo i suoi invitati, ma, poiché
deve presentare i biglietti alla "maschera", è più opportuno che li
preceda. Se i posti sono tutti nella stessa fila, si alterna un uomo a
una donna: primo e ultimo della fila dovrà sempre essere un uomo;
se il numero degli invitati non lo permette, due signore siederanno
vicine. Due coppie, marito e moglie, si sistemano come segue: il signor
Bianchi accanto alla signora Rossi. Segue la signora Bianchi e accanto
a lei, il signor Rossi. I fidanzati hanno il diritto di stare vicini e non
vanno divisi come le coppie sposate. Quando i posti sono separati, chi
ha fatto l'invito siede accanto all'invitata, mentre il marito di questa
siede con la signora che invita. Le coppie possono scambiarsi i posti
dopo l'intervallo se due di questi sono migliori degli altri due.
Riguardo la disposizione dei posti nei palchi all'Opera non esistono
due volumi di galateo che siano dello stesso parere. La figlia del Maestro
Toscanini, Wally, che da anni ha il palco più celebre della Scala,
se ha due invitate le dispone come segue: alla più importante dà la
poltrona laterale che guarda il palcoscenico, all'altra la poltrona sul
lato opposto. Per sé riserva la poltrona centrale, leggermente più indietro.
Gli uomini siedono nel fondo del palco.
Se lo spettacolo è già iniziato all'arrivo degli ospiti, la signora che
invita indica sottovoce i posti di ognuno.
Una volta, durante gli intervalli, le signore ricevevano nei palchi
e, (dicono i romanzi dell'epoca), le conversazioni erano spesso in contrasto
Per le prime all'Opera e per certe serate di gala a teatro, le signore
vestono da sera. Gli uomini indossano lo
Se potessero vedersi, certe ragazze accompagnate da un "lui", quando nella sala cinematografica torna di colpo la luce! Spettinate, congestionate, bruttissime, fanno pena a guardarle e ci si vergogna per loro.
Nei per bene di regolare
la distanza con il cavaliere, in modo che tra di loro ci fosse sempre
lo spazio di un biglietto da visita. Oggi, lo spazio di un biglietto
di visita, in un
certo punto, le parve che esagerasse; si era messo a mordicchiarle un orecchio. Staccatasi bruscamente da lui, chiese di essere riaccompagnata al tavolo. Il signore ubbidì: si accomiatò con un gelido inchino, a labbra strette, e dileguò immediatamente dalla sala. La signora si toccò l'orecchio dolorante: un orecchino di smeraldi era sparito.
Un musicista, un attore, o un cantante possono fornire il pretesto
per un ricevimento, a patto, beninteso, che non si tratti di artisti mediocri:
potrà trattarsi anche di una danzatrice esotica, ma più che
mai dovrà godere di una fama sicura. Il salone dove si esibirà avrà
ampie proporzioni, l'impiantito sarà stato convenientemente preparato
e, soprattutto, non lucidato a cera, affinché non debba accadere quello
che io stessa ho visto in un ricevimento - anni fa - a Roma: la ballerina,
scaturita con un balzo leggero di dietro a un paravento, scivolò
sul l'avvocato e la Signora Natali
DI VOLER INTERVENIRE IL 3 MAGGIO A UNA SERATA MUSICALE
SEGUITA DA BUFFET. CANTERÀ LA SIGNORINA IRMA BELLAVOCE
ACCOMPAGNATA DAL MAESTRO GARBATI
Cravatta nera
Ore 22
S. P. R.
La retribuzione sarà stata fissata in anticipo, e
verrà recapitata a casa dell'artista in busta chiusa,
insieme a un biglietto di ringraziamento.
L'artista annuncerà ogni pezzo che si accinge a
eseguire. Sarà, naturalmente, applaudito alla fine
di ognuno anche se è colpevole di
qualche stecca. Se la sua esecuzione
è stata perfetta, non si manifesterà
un entusiasmo da loggione
Giustamente persuasa che da una vacanza estiva possa fiorire l'agognato
fidanzamento della figlia, la madre previdente prima di decidere
la villeggiatura sottopone la sua ragazza a un lucido, spassionato
esame. Ha le gambe stortine? Alta un metro e sessanta pesa
ottanta chili? Montagna e gonne a campana. Ha le gambe affusolate
e un busto da statua? Spiaggia e bikini. Ma anche su questo punto la
madre accorta ha idee precise. Il reggiseno del "due pezzi" non avrà
le proporzioni di un paio di occhiali da sole, e le mutandine non
saranno così piccole da potersi confondere con una foglia di fico.
La signorina protesta? Le verrà ricordato che l'immodestia, se attrae
i mosconi, mette in fuga i partiti seri.
- Né l'albergo né la pensione devono essere considerati come casa
propria.
- Se un cartellino all'uscio della camera avverte che i ferri da stiro
e i fornelli elettrici sono vietati, se ne farà a meno: nulla di più
umiliante che far le cose di nascosto al personale di servizio e
sentirsi pesare addosso la sua riprovazione.
- Se non c'è nessun cartellino ammonitore, non si abusa del permesso
riducendo la stanza come un ambiente di sfollati.
- Non si circola in corridoio arruffati e in pigiama: la veste da
camera è obbligatoria per tutti.
- Le scarpe vanno messe fuori dalla porta ogni sera, perché siano
debitamente pulite.
- Gli indumenti da lavare e stirare devono essere consegnati alla
cameriera. Il conto della lavanderia e della stireria in certi alberghi
viene saldato alla consegna, in certi altri insieme al conto
settimanale.
- Tutto ciò che si trova nella camera e appartiene all'albergo dev'essere
usato con la massima discrezione.
- Per essere sicuri di venire svegliati a una certa ora, si avvisa ii
portiere.
- Uscendo dall'albergo o dalla pensione, la chiave viene consegnata
al portiere che l'appende nell'apposito quadro.
- Non si devono mai affrontare discussioni spiacevoli con le persone
di servizio: qualsiasi osservazione va trasmessa al concierge
che penserà a redarguire chi di dovere.
- Non si sveglia il telefonista o il concierge nel mezzo della notte
per fare un'interurbana che potrebbe essere rimandata alla mattina
seguente.
- La camera d'albergo non è un salotto. Si evitino dunque le riunioni
di amici che possono benissimo essere ricevuti nella hall.
Chi ha un apparecchio radio lo terrà "basso", specialmente nelle
ore della siesta, e naturalmente, la sera.
Nessuna mancia, per quanto generosa, varrà a modificare la disastrosa
opinione del "personale" nei confronti del cliente che si pulisce
le scarpe con gli asciugamani o con la coperta da letto, che lascia
sparsi per la camera indumenti intimi in disordine, che getta mozziconi
di sigarette in terra. L'etichetta "cafone" gli verrà bollata addosso
e poiché negli alberghi le notizie volano rapidissime, in salone,
in sala da pranzo, per il
Prima della
E' necessario ricordare che il vantarsi delle proprie amicizie
e parentele è di pessimo gusto? L'amico d'infanzia "ministro"
e la cugina di terzo grado "contessa" non incantano
nessuno, e chi li sfoggia passa per un insopportabile
Chi va in un posto di cura abbia il buon senso di
non recarvisi come certi ragazzi si recano a scuola,
e cioè con l'intenzione di farla in barba al
professore. Chi trasgredisce alla dieta imposta
dal medico reca danno solamente a se stesso e
avrà buttato via, al momento di tornarsene
a casa, parecchie decine di biglietti da mille
per nulla.
Nei posti di cura ci si veste come in qualsiasi luogo di villeggiatura,
secondo il tono dell'albergo. In generale, abiti sportivi fino all'ora
del tè o dell'aperitivo serale, poi vestiti da pomeriggio elegante. In
certe circostanze, abito da mezza sera.
Al momento del commiato, la mancia è obbligatoria, anche se il
servizio è compreso nel conto. Non si creda che per sdebitarsi basti
regalare alla cameriera un vecchio costume da bagno e al facchino
un paio di scarpe da tennis sfondate. (E' consigliabile, del resto, distribuire
una mancia nei primi giorni, senza attendere il momento
della partenza; ci si garantisce così un servizio più efficiente.)
Ognuno riceverà un compenso proporzionato alla categoria dell'albergo
e alla durata del soggiorno: un tanto alla cameriera che rifà
la stanza, da dividersi con il facchino che l'aiuta, un tanto al cameriere
che porta la prima colazione in camera, un tanto al cameriere della sala da
pranzo e un tanto al portiere. Né si dimenticherà chi scarica e carica le
valigie tra
In linea di massima la mancia si dà:
1)Al portiere di casa (per Natale, Ferragosto e - volendo -
anche in altre occasioni).
2)Dal parrucchiere: a chi lava i capelli, alla manicure, a chiunque si occupa di noi.
3)
La signora che viaggia non invade lo scompartimento con un numero
irragionevole di bagagli. Entrando nello scompartimento, inchina
leggermente la testa. Che non debba incoraggiare i tentativi
di conversazione del signore che le siede accanto o di fronte, è cosa
risaputa. Ma essere riservata non vuol dire essere sgarbata. A chi
s'informa se il fumo la disturba, risponde con cortesia. Se le si offre
una sigaretta, ringrazia e risponde che preferisce le sue. Un atteggiamento
educato le varrà un doppio vantaggio: quello di persuadere
l'importuno che si trova dinanzi a una "vera" signora, e che perciò
non ha nulla da sperare; e quello di potergli chiedere all'arrivo, con
un improvviso smagliante sorriso, di aiutarla a tirar giù le valigie.
Se la signora ha uno o più bambini le converrà cattivarsi l'atmosfera
generale al momento di occupare lo scompartimento; sia subito
gentilissima con tutti, e dimentichi che i suoi bambini sono i più
belli e i più simpatici del mondo: per i compagni di viaggio non
sono che un disastroso contrattempo. Se il signore che le siede di fronte
le rivolge la parola, gli risponda pure. Meglio tenerselo amico: tra
poche ore potrebbe darsi che Pierino gli rovesciasse l'aranciata sulle
gambe. D'altra parte, lei non corre rischi: la presenza dei bambini
costituisce sempre un'efficacissima difesa. È sempre opportuno provvedere
questi ultimi di giocattoli, specialmente se il viaggio è lungo,
ma si eviteranno ragionevolmente palle, pistole, e trombette. I passatempi
più indicati, e graditi ai viaggiatori costretti a condividere lo
scompartimento con dei ragazzi, sono i libri, le bambole, i
Se si desidera risparmiare la spesa della carrozza-ristorante, non si cerchi di persuadere i compagni che il cestino da viaggio è di gran lunga preferibile alla cucina del treno, perché « almeno si sa quel che si mangia ». Se lo spuntino è stato preparato a casa, si spera che non contenga pollo arrosto (appetitoso sì, ma così unto e complicato da mangiarsi sotto gli occhi degli estranei) né uova sode, forse non sode abbastanza, né pesche troppo mature, né arance dalla buccia troppo aderente e sottile. Chi mangia le proprie provviste non è tenuto ad offrirle ai compagni di viaggio. Se qualcuno dovesse farlo, gli si risponde con un « no, grazie». Caramelle e cioccolatini possono eventualmente essere offerti e accettati.
La signora che entra nel vagone ristorante siede preferibilmente
a una tavola occupata da una o più signore. Se non ha scelta, siede
dove c'è un posto libero. Qualche parola col vicino è inevitabile:
passaggi di sale, di formaggio grattugiato, ecc. Farà in modo che
tutto ciò avvenga con naturalezza. Starà a lei decidere se a queste
poche frasi potranno aggiungersene altre di tono generico. Se ha di
fronte, o accanto a sé, una signora, potrà conversare con lei più liberamente.
prima di passare dallo
scompartimento alla carrozza ristorante.
Se la signora non desidera vino, non si creda obbligata a ordinarne.
Si limiti a chiedere dell'acqua minerale o una spremuta d'arancia: l'acqua
pura non dev'essere mai chiesta in viaggio. Finito di mangiare,
spetta alla persona che siede più vicino al corridoio di passaggio alzarsi
per prima. Nell'accomiatarsi dai vicini, la signora china leggermente
il capo.
Il signore che siede nel vagone ristorante accenna un inchino col
capo se al suo tavolo sopravviene una signora. Si astiene dall'attaccar
discorso se risulta chiaro che lei non desidera parlare. Non le versa
l'acqua né il vino. Ma si serve dopo di lei degli ingredienti (sale,
formaggio grattugiato, zucchero ecc.) apparecchiati sulla tavola. Rinuncia
allo stuzzicadenti e, prima di accendere una sigaretta, chiede
alla signora se il fumo la disturba. Se la risposta ha un tono
incoraggiante le offra pure le sue sigarette, ma se ne ha solo un tipo
scadente farà meglio a scusarsi con una frase pressappoco come
questa: «Non oso offrirle di queste sigarette... ». Comunque, si tenga
pronto a porgerle accendisigari o fiammiferi, se lei accenna a cercarli
nella borsetta, o a chiederli al cameriere. Nell'accomiatarsi, saluterà
con un leggero inchino.
Se due persone si trovano a dover condividere lo stesso scompartimento, la più giovane invita la più anziana a scegliere la cuccetta che preferisce. Chi dorme nella cuccetta superiore si spoglia e si corica per prima. Nel frattempo, l'altra attende nel corridoio. Al mattino seguente, invece, sarà la persona che dorme nella cuccetta inferiore ad alzarsi per prima lasciando quindi la cabina all'altra. Al conduttore che ha preparato i letti, provveduto l'acqua minerale, il caffè, ecc., si dà all'arrivo una mancia (dalle cinquecento alle mille lire).
Chi si accinge per la prima volta a prendere l'aereo non tema di
mostrarsi ignorante e maldestro. Non avrà bisogno di fare domande:
una affabilissima
La vita su un transatlantico è pressappoco la stessa che si conduce
in un albergo di villeggiatura. Durante il giorno, si indossa una tenuta
sportiva: prendisole d'estate, gonna con
In prima classe, sulle grandi navi, la sera ci si "veste". Le signore,
abito scollato, generalmente corto, Gli uomini cravatta nera, ossia
Per le mance ci si comporta pressappoco come in un albergo.
Verrà dato un compenso alla cameriera addetta alla
cabina, al
Facilmente chi ha appena preso la patente e si trova promosso dalla
categoria dei pedoni a quella dei motorizzati, cambia di colpo carattere,
così come succede di certi cani, mansueti e affettuosi finché vanno
a piedi, e queruli e aggressivi appena si trovano nell'automobile
del padrone. Ma il vero signore non si lascia stordire dal possesso
di una macchina. Non scambia un'utilitaria per un'Alfa da corsa,
assordando con lo scappamento aperto i passanti e terrorizzandoli
con sterzate stridenti come ha visto nei film polizieschi. E la signora
non strombetta irritata se un pedone esita nell'attraversare: se lei
ha fretta, lui ne ha forse altrettanta, senza avere il vantaggio di un
mezzo veloce. Se a smontare la sua impazienza non vale la buona
educazione, valga almeno una certa prudenza: gettando in faccia al
pedone un adirato: « Cretino », rischia di provocare un « Ma stia zitta
tardona! » o qualche altro complimento del genere, particolarmente
scottante se accanto a lei siede un ammiratore.
non guida, ma siede accanto al conducente, non lo distrae, non
gesticola e soprattutto non elargisce consigli, suggerimenti, grida di
allarme, d'incoraggiamento al compagno, ad ogni svolta della strada.
Il posto di riguardo,se guida l'autista, è quello in fondo a destra.
Se guida il proprietario della macchina è quello accanto a lui. Il signore
che guida non dev'essere mai lasciato solo: verrebbe scambiato
per l'autista.Se è accompagnato da due signore, la moglie e un'amica,
la prima si accomoda dietro, la seconda accanto a lui (a meno
che non ci sia posto per tutti e tre davanti: in tal caso, l'amica siede
tra i due coniugi).
Se marito e moglie invitano un'altra coppia, l'invitata siede accanto
a lui, l'invitato accanto a lei (ma se due amici desiderano parlare
tra loro possono pregare le rispettive mogli di lasciarli vicini davanti
e di accomodarsi insieme dietro.)
Se tra gli ospiti c'è una signora anziana, le si chiede se preferisce
il sedile anteriore o quello posteriore; gli altri si sistemano in conseguenza.
Come dovrà regolarsi il signore che sale in tassì con una signora?
A lei, si sa, spetta il posto di destra, a lui quello di sinistra. Dovrà
lasciarla salire per prima e poi passarle davanti? Dovrà, piuttosto,
precederla e poi aiutarla? Dovrà fare il giro del
Non dovrebbe essere necessario ricordare che in
In casa la vera signora non gira in pianelle, non si presenta a tavola
in vestaglia. I bigudini non oltrepassano la camera da letto. Non
fa pesare le sue emicranie sugli altri. Se la donna di servizio rompe
un piatto non la rimprovera davanti a tutti, né aspetta che il marito
sia rincasato per punire i bambini se hanno combinato qualche guaio.
Piuttosto, appena egli suona alla porta d'ingresso, corre a ravviarsi per
farglisi incontro sorridente e in ordine. Della bolletta del gas, del
rubinetto che non funziona non farà parola, almeno fin dopo il caffè.
Quando riceve, la signora non cerca di brillare a scapito del marito.
Se lui è timido, lo aiuta a fare bella figura. « Racconta quella
buffa storia che ti è successa la settimana scorsa a Torino »: simili
frasette sono ottimi trampolini di lancio; il marito troverà il coraggio
di tuffarsi nella conversazione e, più tardi, gli amici commenteranno
concordi quanto siano rare al giorno d'oggi le coppie
così bene affiatate.
La vera signora non fuma per strada, né mentre balla, né quando
è in un negozio (dal parrucchiere fumi quanto le pare). Non parla
con la sigaretta penzoloni tra le labbra. Usa un bocchino, purché non
sia lungo come una tromba e non le ispiri atteggiamenti fataleggianti.
La vera signora veste con sobrietà. Sa che la parola
marcata, se è troppo grossa e sproporzionata, rinuncerà a seguire la
moda alla lettera, cercherà di indovinare una volta per tutte il suo
stile, la linea che meglio le si addice e se ne scosterà, poi, il meno
possibile. Potrà rifarsi variando accessori e dettagli.
Il cappello è consigliabile a una colazione elegante, a un tè, a un
guanti, una volta classici e di stile formale, oggi sono ammessi
in tutte le tinte e nei più vari tessuti. La signora in abito da
Una signora non parla a voce alta per strada. Non cammina ancheggiando
volutamente; non si volta se il vestito di una passante è
proprio il modello che farebbe per lei, o se ha riconosciuto un celeberrimo
Divo. Non si ferma a conversare in un punto dove può intralciare
il traffico. Se le accade di urtare qualcuno, si scusa, anche
se la colpa non è tutta sua. Se piove e ha l'ombrello, lascia a
chi non ne è provvisto il passaggio rasente il muro. Se qualche '"vitellone"
mugge dietro a lei un complimento superlativo, non lascia
trasparire un sorriso compiaciuto, ma nemmeno si congestiona per la
rabbia se la qualità del complimento è scadente. Se nonostante la sua
indifferenza, il "vitellone" persiste a molestarla, si rivolge a un vigile,
La signora non entra in un negozio, così, tanto per vedere o perdere una mezz'ora. Se il tempo non conta per lei, conta per chi lavora. E' paziente e cortese con i commessi: se non trova ciò che cerca, prima di uscire dal negozio, devastato dalle sue ricerche, ringrazia e aggiunge "Mi dispiace, sarà per un'altra volta". Grazie a quella frase gentile e al suo modo di fare, la sua eventuale riapparizione non verrà accolta come una calamità. Nel contrattare un acquisto può chiedere uno sconto, ma non insisterà oltre certi limiti. Nel lasciare il negozio potrà tendere la mano al proprietario se si è occupato di lei.
Grazie al cielo, oggi la donna sola può costruirsi una vita piacevole
(che tante donne sposate le invidiano), può godere molta libertà, può
viaggiare, uscire di sera, può fare, insomma, il comodo suo. Tuttavia,
non è raro che delle donne sole mi scrivano (si tratta per lo più di
giovani maestre e impiegate) per confidarmi il loro imbarazzo: vorrebbero
fare un viaggetto, prendersi una vacanza fuori del paese o
della cittadina dove vivono, ma al momento di decidersi mille interrogativi
le angosciano. Potranno recarsi sole al ristorante? E la sera
potranno uscire senza essere accompagnate? E se capita loro in treno,
in pullman, in albergo, di fare qualche conoscenza maschile?
E' ovvio che una minorenne farà bene a non intraprendere da sola
uno di questi viaggi. Le converrà piuttosto inserirsi in qualche comitiva,
mettersi d'accordo con un'amica, oppure affidarsi a un'organizzazione
turistica. Ma una ragazza più matura può, senza pericolo,
intraprendere qualsiasi viaggio da sola. Può mangiare in un ristorante
- Non si recherà mai da sola nell'appartamento di uno scapolo.
Non vi si tratterrà per ultima, se vi si è recata insieme ad altre
persone.
- Non lascerà mai, la sera, entrare in casa il signore che l'ha accompagnata
al ristorante o a teatro. I saluti si scambiano sul
portone.
- Non accetterà regali dai suoi corteggiatori: solo fiori, scatole di
dolci, libri, ed eventualmente qualche "pensierino" di poco valore.
- Non incoraggerà barzellette salate né confidenze intime. Non
ne farà assolutamente: a circondarsi di un po' di mistero ha
tutto da guadagnare.
Naturalmente queste regole vanno interpretate con criterio: una
nubile quarantenne non è obbligata a seguirle alla lettera.
Nei rapporti con i colleghi d'ufficio ci si asterrà dal raccontare
i particolari del pranzo cucinato dalla suocera, i battibecchi recenti
con il consorte, l'acquisto a rate del televisore.
La giovane segretaria si guarderà bene dal fare o dal ricevere
telefonate, che non hanno nulla in comune con il suo lavoro. Se il
fidanzato la chiama, abbrevi la conversazione e soprattutto si astenga
dal cinguettare nell'apparecchio nomignoli e vezzeggiativi che non
producono certo lo stesso effetto in chi ascolta all'altro capo del filo
e in chi ascolta dietro alle sue spalle.
La segretaria perfetta è pulitissima, depilatissima, ordinatissima.
Se necessario, fa largo uso di deodoranti, ma rinuncia a profumarsi
in ufficio. Veste con sobria eleganza, evita il genere
Abbia un cuoco francese, elargisca laute somme alle Opere benefiche
capeggiate da dame autorevoli; inviti spesso qualche nobile, decaduto
ma
Molti uomini considerano le buone maniere come un soprabito da indossare al momento di uscir di casa e da appendere all'attaccapanni appena rientrati. Ecco il cav. Rossi, per esempio: amabilissimo in società, servizievole in ufficio, brillante al Circolo e al caffè. Tra le pareti domestiche, musone, taciturno, iracondo. Maleducato, insomma. Colpa in gran parte sua, ma colpa anche della signora Rossi (consorte) che fin dall'inizio non ha saputo farsi rispettare e colpa soprattutto della signora Rossi (madre) che quand'era bambino gli ha lesinato scapaccioni e buone norme di educazione: beneducati non si nasce, si diventa. Ma perfettamente educati si è solo il giorno in cui le buone maniere son diventate un riflesso istintivo. Il vero signore, in casa è loquace con la moglie, riguardoso con la suocera, paziente con i figli. Evita qualsiasi discussione tra adulti in presenza dei bambini. Non accende la radio durante i pasti e, soprattutto, non legge il giornale a tavola. Passa alla moglie una cifra, ragionevolmente proporzionata al suo stipendio, per le sue spese personali. Se lei inaugura un abitino nuovo non si acciglia, dichiarando: « Che bisogno ne avevi? Quello che ti sei fatto tre anni fa per i funerali dello zio, è ancora nuovo... ». (Peggio ancora, però, se dichiara a lei che si pavoneggia: «É vecchio o nuovo questo vestito? ».) Se l'accompagna a passeggio non le cammina davanti o dietro con aria distratta, ma le sta a fianco e l'aiuta a portare i pacchetti delle commissioni (a meno che non sia in uniforme). Se lei indugia davanti a una vetrina, aspetta con pazienza. Resista pure, se crede, ai suoi tentativi di trascinarlo nel negozio, ma non sia sgarbato. Se passa una bella ragazza non la fissi insistentemente e tanto meno si volti a guardarla: non sa quale carica di malumore si vada addensando sotto la fronte della consorte! Il vero signore conosce l'importanza delle piccole attenzioni, dei "pensierini" quotidiani, delle date importanti celebrate con un piccolo regalo, un bacio, un invito a teatro o al ristorante. Basta così poco ad appagare il bisogno di tenerezza di una moglie e ad allontanare dalla propria casa tante grosse catastrofi!
Incontrando per strada una signora, il signore
solleva il cappello per salutare. Se si
ferma a parlare (ma sarà stata lei a prenderne
l'iniziativa) rimane a capo scoperto, a meno
che non piova, o il tempo sia tale da giustificare
l'atteggiamento contrario. Se cammina
con una signora sotto la pioggia, tiene l'ombrello
aperto. Se l'accompagna in città, si mette
sempre dal lato esterno del marciapiede.
Se l'accompagna in campagna, in giardino, in
qualsiasi posto insomma dove non ci siano
marciapiedi, le dà la destra. Non la prende sottobraccio, né le offre il
suo braccio se non si tratta di una signora anziana, o se la strada non
è particolarmente disagevole.
I fidanzati non fanno eccezione: devono comportarsi come tutti,
Se a una coppia di fidanzati si unisce una sorella o un'amica, la fidanzata
sta in mezzo, e lui si terrà dalla parte esterna del marciapiede.
Se a una coppia di sposi si unisce un'amica, spetterà invece a quest'ultima
stare nel mezzo.
Se due signori accompagnano una signora, le dànno il posto d'onore
in mezzo a loro.
Nell'entrare in un portone, si cede il passo a chi esce (ma un
uomo lascia comunque la precedenza a una signora.)
Al momento di entrare nella porta girevole di un albergo, il signore
cede il passo alla signora e si inserisce nel vano successivo.
Se entrano in un locale pubblico, ristorante o dancing, il signore
apre la porta e lascia passare la signora, ma poi la precede nell'attraversare
la sala per evitarle l'imbarazzo della scelta di un tavolo e per
indurre alla discrezione gli eventuali "vitelloni". Solo se il ristorante
o il locale in cui entrano è semivuoto, la signora può precedere il
signore nel dirigersi verso un tavolo.
Regola generale:L'uomo va sempre presentato per primo alla donna;
la persona di meno riguardo a quella di maggior riguardo.
Per strada, il signore saluta la signoraappena i loro sguardi si
incrociano. Se lei finge di non vederlo, lui rivolge subito altrove la
sua attenzione. Se lei non lo riconosce, lui accenna a un saluto
discreto.
Il signore non ferma mai una signora per strada: tocca a lei prenderne
l'iniziativa. Naturalmente, quest'ultima regola vale per i rapporti
puramente formali: il signore che riconosce per strada una
buona amica può fermarla e salutarla con una certa effusione.
Se accompagna una signora, il signore saluta, sollevando il cappello,
le conoscenze che incontra; ma non si ferma a parlare con loro.
Accennerà un saluto di cortesia alle persone che la signora saluta,
anche se non le conosce. Se passeggiando con la moglie, incontra un
amico e desidera parlargli, per prima cosa lo presenterà alla signora.
Potrà dire per esempio: "Maria, ti presento Gianni Albertoni" e all'amico:
"Mia moglie", semplicemente.
Il signore non saluta mai tenendo la sigaretta tra le labbra.
Se non ha il cappello, inclina più o meno il busto, secondo la persona
che saluta.
Per salutare un subalterno, il signore non si toglie il cappello, ma
porta soltanto la mano all'orlo di questo.
Per salutare un conoscente, solleva il cappello inclinandolo leggermente
in avanti.
Per salutare una signora, il gesto sarà più marcato e verrà accompagnato
da un'inclinazione del capo.
Il signore si toglie il cappello ogni volta che entra in un albergo,
in un negozio, nell'ascensore, e in generale in qualsiasi locale pubblico,
eccettuata la stazione, la posta e la sinagoga.
Può tenere il cappello in filobus, ma lo toglie in tassì se accompagna
una signora.
Per le scale, se incontra una signora, solleva il cappello, mentre
se è a testa nuda s'inchina leggermente. Se accompagna una signora,
le lascia il lato della ringhiera in modo che possa appoggiarvisi. Se
all'inizio di una scala incontra una signora che non conosce, la saluta
e la precede: oppure aspetta a seguirla che essa lo abbia preceduto
di una o due rampe.
Unasignora che passeggia in compagnia di un signorepuò fermarsi
a salutare un'amica, ma subito farà le presentazioni: « Cara,
che gioia incontrarti! Ti presento l'avvocato Ferretti ». E all'avvocato:
« La signora Delfini ».
Se incontra una signora anziana, o di grado sociale superiore al
suo, la saluta per prima.Se incontra una sua pari, il saluto dovrebbe
essere spontaneo e simultaneo dalle due parti. (Tra giovani la regola
è più elastica: se lui è timido e imbarazzato ed esita, la ragazza
può dargli un incoraggiamento, sorridendogli per prima. Niente
« ciao », però, miagolati da un marciapiede all'altro, né saluti biascicati
al
Chi entra in un salotto saluta prima la padrona di casa, poi il
padrone di casa. Saluta le persone presenti incominciando da quelle
che conosce. Per quelle che non conosce si rimette alla padrona di
casa, che ha l'obbligo di fare le presentazioni. Essa non ripete il
nome dell'ospite davanti a ogni invitato, ma lo ripeterà passando di
gruppo in gruppo. Lui si inchinerà leggermente davanti alle signore e
bacerà la mano che gli vien tesa.
Nel presentare un signore molto anziano, o di molto riguardo, a
una signora assai più giovane di lui si invertirà la regola: lei verrà
presentata per prima. Ma attenti! Non sempre questi segni di deferenza
vengono graditi. Potrebbe darsi che l'anziano signore ci tenesse
ancora a fare il galante.
Una ragazza saluta sempre con deferenza le amiche della mamma:
se è seduta si alza.
Tra giovani si presenta così: « Mario Anfossi», « Maria Franchi ».
Oppure: « Maria, conosci Mario Anfossi? » e a lui «Maria
Franchi ». Presentando a un gruppo la signorina Franchi, l'amica
dirà: « Maria Franchi » e poi, via via: « Cristina Gozzi, Mario Anfossi,
Piero Lanzi », ecc.
Presentando persone di uno stesso ambiente, e di sicuro affiatamento,
la signora potrà omettere titoli di ogni genere. Non dirà:
« Il dottor Cavalletti » ma: « Giulio Cavalletti », e nemmeno: « L'architetto
Bruni », ma: « Fabrizio Bruni ».
Presentando persone anziane, o di riguardo, dirà invece i loro titoli.
Se l'avvocato è anche commendatore, meglio presentarlo col titolo
professionale che con quello onorifico.
Presentando un parente, si dirà: « Mio cognato Giulio », oppure
« Mio cognato Giulio Carletti », e non « Mio cognato il conte Carletti ».
« Conte Carletti » verrà detto solo se il cognato viene presentato
a un estraneo o a un subalterno, o a qualche persona cui la
parentela tra l'uno e l'altro non interessa assolutamente.
Presentando due coppie di coniugi si dirà: « Il dottor Vieri, la signora
Vieri », « L'ing. Sarti, la signora Sarti ».
La professoressa Bianchi e la dottoressa Rossi, in un ricevimento
si scrolleranno momentaneamente di dosso la laurea e nelle presentazioni
si accontenteranno di essere « La signora Bianchi » e « La
signorina Rossi ». La signora Carli è già stata presentata alla signora
Bini che non l'ha riconosciuta. Se glielo rammentasse la mortificherebbe,
perciò anziché dirle: « Non mi riconosce? Siamo già state presentate »,
le dirà: « Sono Marisa Carli e, se non sbaglio, ci siamo conosciute
un mese fa in casa Giorgini... ».
Può darsi che un invitato capiti in un gruppo di persone e non le
conosca tutte. Si rivolgerà a un amico (o anche a un'amica) che fa
parte del gruppo, pregandolo di presentarlo. La stessa cosa può capitare
a una signora: chiederà a un'amica che la presenti alle "signore".
Ma se nel gruppo ci sono uomini e ragazze, non aspetteranno che sia
lei a prendere l'iniziativa: tocca a loro presentarsi per primi.
Può anche darsi che un invitato si trovi isolato in un gruppo dove
non conosce nessuno. In mancanza di aiuto, potrà presentarsi da sé.
Dirà chiaramente il suo nome: « Federico Corti », solo alla prima
presentazione, poi si limiterà a baciare la mano alle signore. Ripeterà
il suo nome nel presentarsi agli uomini. In questo caso, una
persona del gruppo dovrebbe assumersi l'incarico di nominare via
Si eviti assolutamente di masticare « piacere », o di declamare « onoratissimo»
nelle presentazioni. Il signore potrà dire: « Molto lieto ».
La signora, un sorriso muto. Se a sorridere in silenzio si sente sciocca
e impacciata, dica pure «molto lieta » anche lei. Nell'accomiatarsi
può dichiarare addirittura: « Sono stata così felice di conoscerla! ».
Nel salutare, il baldanzoso sportivo starà attento a non stritolare le dita che gli vengono tese. La signora non porgerà una mano inerte come un guanto. La stretta di mano di una persona beneducata è energica ma non troppo, breve ma non eccessivamente affrettata.
Il conte V... assunse per i suoi sette figli un istitutore per iniziarli
alle buone norme del "Saper Vivere".
La prima lezione fu dedicata alla tavola. Tra l'altro il precettore
sentenziò: « Se accade che uno dei commensali lasci cadere una posata,
si macchi l'abito, ingolli di traverso ecc., l'educazione vuole
che nessuno se ne accorga; si finga magari di osservare qualcosa fuori
della finestra ». Più tardi, durante il pranzo, il conte starnutì nel
Anche se lo scompartimento è "per fumatori", il signore che viaggia
s'informa se il fumo non dà noia alle signore. Solo se la signora che
gli siede accanto o di fronte gli risponde con un cordiale sorriso, egli
è autorizzato a offrirle una sigaretta. Ma non ne approfitti per attacar
Non si fuma a tavola prima del dessert o delle frutta, a meno che
la padrona di casa non ne dia l'esempio.
Una buona padrona di casa provvede a rifornire sempre il salotto
di sigarette, quando riceve.
Un uomo fuma la pipa soltanto in casa propria, o se ne è espressamente
autorizzato. Il sigaro in casa d'altri non si fuma, se non è
il padrone di casa a offrirne.
Una ricca signora volle, anni fa, inaugurare un salotto letterario
a Roma. Dopo molte fatiche, riuscì a invitare una ventina tra scrittori,
poeti e giornalisti, tutti più o meno famosi.Fu un fiasco: diffidenti
tra loro, male affiatati con gli altri ospiti, abituati a tener
cattedra per conto proprio, nessuno fiatò, nessuno aprì bocca se non
per fare onore al
- Io ti difendo sempre ogni volta che si dice male di te.
- Chi era la bella signora che ho visto ieri sera in macchina con
tuo marito?
- Come mai non eri invitata dalla contessa Snobbani?
- Sua figlia, signora, è molto bella, ma lei lo è assai di più.
- Lei è molto bella, signorina, ma sua madre lo è ancor di più.
- Dottore, ripeta quella barzelletta che racconta sempre!
- Con i capelli ossigenati dimostri vent'anni di meno!
- Questo cappellino ti sta molto meglio della parure che avevi
al tuo matrimonio.
- Cara, come ti dona il lutto!
- Sarei felice di averla a pranzo domani. Non dica di no: se non
viene rimaniamo in tredici!
- Malasorte? Lei si chiama Malasorte? Non è mica per caso parente
di quel Malasorte, noto iettatore?
Si invita con una telefonata per una colazione, un tè, un importanti. Si invita con un cartoncino se si tratta di un ricevimento
in grande, o di una festa da ballo.
L'invito telefonico deve essere preciso. Dicendo: « Venga tra l'una
e l'una e mezzo », o « Quando le fa comodo » si mette in imbarazzo
l'invitato e di cattivo umore la cuoca.
Se si invita la sera,per un pranzo, si specifica come dovranno essere
vestiti i signori. Per esempio, trattandosi di un pranzo in tono
minore, si dirà: "vestito normale". Il signore capirà che deve venire
in blu o in grigio fumo. Potrà essere vestito da mattina, solo se la
signora lo avrà autorizzato a non cambiarsi: « Siamo in famiglia, resti
com'è ». Se invece gli verrà detto: « Cravatta nera », capirà a volo che
lo si aspetta in martedì ore 21
p. m.
Per un pranzo importante (più raramente per una colazione importante)
si mandano dei cartoncini stampati:
LUIGI e MARIA CASTALDI
(a mano le
parole in
corsivo)
PREGANOl'avvocato e la signora Dei
DI VOLER VENIREa pranzo
IL 21 aprile ALLE ORE 21
Via Po, 98
S. P. R.
Tel. 154.789
Quando il numero telefonico è indicato sull'invito, la risposta va
data per telefono, nel più breve tempo possibile.
L'invito a un tè viene fatto generalmente per telefono, ma se si
tratta di una riunione in grande che comporterebbe un numero impegnativo
di chiamate, si possono mandare dei biglietti di visita completati
a mano come segue:
GIOVANNA FEDERICI
(a mano)
in casa
lunedì 18, ore 17.
Se questo invito sembra troppo freddino si potranno aggiungere
alcune righe:
GIOVANNA FEDERICI
(a mano)
sarà felice di averla per il tè
lunedì 18, alle 17
L'invito a un cocktail può essere fatto per telefono, o con un biglietto
di visita come per il tè, oppure con un invito stampato. Chi
dà regolarmente dei
invito, esclama: « Che disdetta! Martedì sera siamo a cena da quegli
scocciatori dei Rossi! ». Nel riappendere il ricevitore, l'amica non potrà
fare a meno di pensare che, dopo tutto, una simile linguaccia è meglio
perderla che trovarla.
L'invitato che si disdice all'ultimo momento (e solo un motivo
grave potrà giustificarlo), fa seguire alla telefonata un mazzo di fiori
accompagnato da un biglietto da visita sul quale le scuse vengono
ripetute. Per esempio:
FEDERICO BELETTI
(a mano)
ringrazia e rinnova, mortificatissimo,
le sue scuse.
Una coppia costretta a disdirsi perché uno dei due, il marito per
esempio, deve improvvisamente partire, o si è ammalato, non ricorre
a una telefonata. Le telefonate in questi casi sono estremamente imbarazzanti:
chi ha invitato si sente nell'obbligo di rispondere che la
signora sarà graditissima anche senza marito, e quest'ultima non sa se
recherà meno disagio accettando o rifiutando.È meglio dunque scrivere
un biglietto che sarà subito recapitato con un mazzo di fiori:
"Gentile Signora, sono morti ficatissima di doverLe dire che non
potremo venire domani sera a pranzo. Giovanni è stato chiamato d'urgenza
a Milano per un consulto. Spero tanto che questa involontaria
assenza non Le creerà troppo imbarazzo. Ne siamo, Le assicuro, desolati."
La padrona di casa che riceve un biglietto simile a questo, si regola
come le conviene: se le è possibile assicurarsi un altro commensale,
può telefonare alla signora invitandola a venire anche senza il marito.
Altrimenti, può non rispondere e rinunciare così alla coppia. Ho
scritto "può non rispondere", ma poiché chi si disdice all'ultimo momento
rimane persuaso di aver ispirato per lo meno uno scatto di
malumore in chi lo aveva invitato, quest'ultimo potrà rassicurarlo
(e ciò facendo dimostrerà molta signorilità), con un biglietto da
visita. "Grazie, cara signora, per le bellissime rose. Sono spiacentissima
di dover rinunciare alla loro compagnia giovedì sera, ma
spero molto in una prossima occasione."
La padrona di casa non può disdire un pranzo altro che per motivi
molto gravi. Nemmeno l'improvviso malore della cuoca basterebbe a
giustificarla, ché in tal caso, offerti i un ricevimento in onore di un ospite
straniero, di un artista o di qualche personaggio più o meno illustre.
L'invito potrà essere stampato così:
GIORGIO e DIANA FERRI
(a mano
le parole
in corsivo)
PREGANO il Signor e la Signora Carli
DI VOLER INTERVENIRE AL RICEVIMENTO
CHE DARANNO in onore della Signora
MARTA CANTABENE
Sabato 5 maggio, dopo le 22
Via Sardegna, 18
Oppure, in onore di un amico che sta per trasferirsi altrove:
PIERO e CARLA NEGRI
(a mano)
saranno lieti di ricevere gli amici di
Tonino Freddi
prima della sua partenza per il Venezuela
18 marzo, dopo le 19
Piazza del Giglio, 7
In questo caso, è sottinteso che si offriranno dei ricevimento tutto di giovani, viene fatto
direttamente dal ragazzo o dalla ragazza che invita. Più spesso, gli
inviti tra giovanissimi (quattordici-sedici anni) vengono scritti sui
biglietti da visita o sui cartoncini dei genitori, in modo che la
Carlina invita gli amici
sabato 18, dalle 17 alle 20
Un invito a un ballo in grande dev'essere fatto su un cartoncino
stampato. Ma la formula sarà semplicissima. La parola "ballo" non
verrà menzionata:
RINALDO e PINA RICCI
(a mano)
PREGANO l'Avvocato e la Signora Micheli
DI INTERVENIRE alla serata di sabato 16 febbraio
alle ore 23
(il Signor Rodolfo Matti
DI VOLER VENIRE a pranzo
il 18 maggio alle ore 22
cravatta nera
S. P. R.
Un invito come questo precisa che il ballo sarà preceduto da un
pranzo.
Ecco un esempio di invito a un ballo per una "debuttante":
PIERO e GIOVANNA BOLLENTI
(a mano)
in casa sabato 3 dicembre, dopo le ore 23
per i 18 anni di Rosetta
Via Salaria, 102
La signora Bollenti, in questo caso, ha preferito utilizzare i suoi
cartoncini da Chi riceve l'invito a un ballo non è tenuto a rispondere, a meno
che non vi sia una cena seduta; in tal caso, però, chi invita completa
il cartoncino con la dicitura S.P.R. (o con le varianti già indicate
a pag. 68). Tuttavia, quando si è invitati per la prima volta in una
casa, è più cortese, non intervenendo, mandare un biglietto per ringraziare
e scusarsi.
Se il ballo è dato per festeggiare i diciotto anni di una ragazza,
ci si fa precedere da fiori bianchi. Parenti e amici mandano un
regalo.
La persona invitata può chiedere alla padrona di casa di condurre
con sé un amico. Meglio un amico che un'amica. Ai balli, i cavalieri
non sono mai troppi, mentre le ragazze in soprannumero che fanno
tappezzeria offrono uno spettacolo demoralizzante. Ma chi rivolge
questa domanda dovrà precisare nome e cognome della persona che
intende condurre con sé e aggiungere qualche spiegazione rassicurante:
« Si tratta del nipote dell'ingegner X, quello delle Acciaierie.
È un ragazzo simpatico. Quest'estate abbiamo fatto una crociera sullo
Non starò a dilungarmi sull'organizzazione di un ballo in grande.
Chi si accinge ad affrontare una faccenda così complicata ha generalmente
dietro di sé molta esperienza e molti balli in case altrui. Comunque
l'organizzazione di un ballo verrà affidata a un esperto: per
esempio al direttore di un albergo che provvederà a procurare camerieri
supplementari, sedie, tavole da
In generale, chi dà un ballo invita a pranzo, prima, un certo numero di amici, affinché quando arrivano i primi invitati non abbiano a trovarsi spersi in un salone semivuoto. Appena incomincia la grande affluenza, i padroni di casa accolgono gli ospiti sulla soglia del salone. Una volta era il maggiordomo che li annunciava, ma ora, senza quell'aiuto, la signora è costretta a riconoscere da sé, o per lo meno a fingere di riconoscere, ognuno dei suoi numerosi invitati via via che la salutano. Finita questa prima fatica, dovrà, aiutata dal consorte, passare di gruppo in gruppo, presentare tra loro gli ospiti e ballare col commendator X che ha la grazia di uno schiacciasassi, mentre suo marito ballerà con l'intramontabile tardona, scrupolosamente evitata da tutti.
Eccezionalmente, può accadere che un ballerino si veda costretto
a presentarsi personalmente a una signora. In tal caso s'inchina, declinando
nome e cognome. La signora sorride.., muta. Non risponde
dicendo il suo nome, e nemmeno sussurra « piacere ». Ma, ripeto,
tutto questo non dovrebbe normalmente succedere: il signore che
desidera invitare a ballare una bella sconosciuta, cerca il padrone o
la padrona di casa, oppure si rivolge a un comune conoscente, affinché
lo presenti secondo le regole. È dovere dei ballerini invitare, almeno
una volta nel corso della serata, la padrona di casa, anche se lei non
potrà accettare presa com'è dai suoi doveri di anfitriona. In questi
doveri l'aiuteranno i figli: il ragazzo, dedicandosi alle invitate più
neglette e sbiadite, la ragazza, incoraggiando i ballerini timidi e dirottando
verso il
L'uso delle visite sta ormai scomparendo, ed è considerato doveroso
soltanto in rare circostanze. È doveroso far visita:
A un amico ricoverato in clinica.
A una puerpera.
A una famiglia amica colpita da lutto.
A chi ci ha reso un servizio.
A una persona cui si è stati annunciati o raccomandati con qualche
lettera di presentazione.
A un amico promosso a una carica importante.
A un'amica che ci ha partecipato il fidanzamento della figlia o del
figlio.
Le visite ai malati e alle persone colpite da lutto devono essere
brevi.
Il subalterno che fa una visita di ringraziamento a chi lo ha beneficiato
non si trattiene più di dieci minuti. Non si siede, se non ne viene
pregato.
Una visita di rallegramenti può prolungarsi di più, ma all'amico
diventato ministro non si accennerà subito a quella certa pratica che
ci sta a cuore, dichiarando che basterebbe una sua parolina perché,
eccetera.
La signora che desidera essere ricevuta dalla moglie del superiore
di suo marito incarica quest'ultimo di chiedere al suo capo in quale
giorno e a quale ora la signora gradirebbe una visita. Se il superiore
risponde laconicamente e poi non torna più sull'argomento, la proposta
non verrà rinnovata.
Una volta, prima di lasciare definitivamente la città, era d'obbligo
intraprendere un lungo giro di visite. Oggi si dà un gli sposi, tornati dal viaggio di nozze, risolvono il problema
della ripresa di contatti con un puerpera potrà sdebitarsi con le amiche che sono andate a
trovarla in clinica, offrendo un tè o un
Se un decesso viene direttamente comunicato dai congiunti del defunto, ci si affretta a far loro visita. Altrimenti si manda subito un telegramma o un biglietto di condoglianze. Il giorno prima del funerale ci si reca a scrivere il proprio nome nell'album preparato nell'anticamera o nella portineria della casa in lutto. Se non c'è album, si lascia un biglietto di visita (piegato lungo il lato destro). Se qualche parente del defunto riceve le visite in salotto, ci si intrattiene pochi minuti e, se ci viene proposto di recarci nella camera ardente per un estremo saluto alla salma, non si risponde: « No, mi scusi, ma i morti mi fanno senso... ». Si ringrazia assentendo, quali che siano i nostri sentimenti. Giunti davanti alla salma, si fa il segno della Croce, eventualmente si recita una breve preghiera, e ci si ritira. Singhiozzi e commenti sono di pessimo gusto. Non si sollecita un qualsiasi ricordo dello scomparso. Ma se esso viene dato spontaneamente dai familiari, si ringrazia con gratitudine.
La signora che desidera un posto per il nipote, non approfitti di
un Una persona di condizione modesta che si rivolge per un favore
a una persona di condizione superiore, si trattiene il minimo necessario.
Se le è stata data una lettera di raccomandazione per qualche
"pezzo grosso" non la spedisce per posta, ma la porta a mano e la
consegna alla segretaria. Ottenuto il favore, scrive una lettera di ringraziamento
e porta anche questa a mano. Se è sicura di non disturbare,
può sollecitare una visita che sarà brevissima.Mai e poi mai si
ringrazia una persona di condizione superiore con un regalo. Si rischierebbe
di vedercelo restituire.
Recandosi in visita per la prima volta da una signora che si conosce
appena, non ci si trattiene più di mezz'ora.
Le visite si fanno nel pomeriggio, generalmente tra le cinque e le
sette e mezzo.
La signora che fa una visita formale, veste da pomeriggio, ma
senza esagerare il tono. Avrà un cappello e in
nessun caso se lo toglierà di testa. Lascerà impermeabile
e ombrello nell'ingresso. Potrà tenere
addosso il mantello (se si tratta di un modello
elegante e non sportivo), ma si toglierà
la pelliccia. Prima di entrare in salotto si sarà
sfilati i guanti. Il signore lascerà il mantello,
cappello e guanti nell'ingresso.
La cameriera precede gli ospiti fino alla porta
del salotto, la apre e si trae subito da parte
per cedere il passo. Prima di ritirarsi, se non
conosce gli ospiti e la padrona è in camera sua,
s'informa: « Chi devo annunciare, prego? ».
Tornerà poco dopo per riferire che la signora
« prega di attendere pochi minuti ». Rimasto solo, il signore non si
siede, assume un contegno disinvolto, ma discreto: non sfoglia gli album
di fotografie, non volta i soprammobili per verificarne l'autenticità.
Piuttosto, si avvicina alla finestra e si interessa a quello che
succede in giardino o per la strada. La signora può sedere, invece,
ma si alzerà non appena entrerà la padrona di casa.
Appena entrata, lapadrona di casa saluta la signora, poi il signore.
Passato un quarto d'ora propone caffè e cognac, se la visita avviene tra
le tre e le cinque. Dalle cinque alle sei, offre del tè. Dalle sei in poi,
cocktails e aperitivi.
Quando gli ospiti accennano ad accomiatarci, la padrona di casa suona
per la cameriera e accompagna la signora non oltre la porta del
salotto. Non accompagna gli uomini, ma si alza per salutarli.
Il
Una volta, chi era invitato a un pranzo importante doveva fare,
nei giorni seguenti, una visita di "digestione" alla padrona di casa.
Quest'uso è stato ormai abolito. Ci si sdebita di un invito a colazione
o a pranzo con dei fiori
Anche le visite di Capodanno sono in via di sparizione; rimangono
obbligatorie solo negli ambienti ufficiali.
Se la persona che si va a trovare è fuori casa, o non può riceverci,
si lascia un biglietto da visita con il lato destro piegato in tutta la
sua lunghezza (l'angolo piegato non usa più).
Prima di intraprendere al telefono il racconto di un pettegolezzo-fiume,
la signora farà bene ad assicurarsi che l'amica, all'altro capo del
filo, abbia tempo da perdere e che nessuno, in casa, abbia urgenza di
telefonare.
Se viene chiamata da un'interurbana tenga a mente che non toccherà
a lei pagarne l'importo: lasci quindi a chi ha chiamato l'iniziativa
di raddoppiare o no la comunicazione.
Il signore non coprirà di contumelie le signorine del telefono se la
comunicazione viene interrotta e ripresa. Per loro questi sfoghi sono
un diversivo, mentre per il suo interlocutore sono una manifestazione
di villania.
Chi ha bambini piccoli non creda di far cosa gradita incaricandoli
di rispondere all'apparecchio. Oltre a tutto, correrebbe il rischio di
sentirli dire: « Chi è? La signora Rossi? quella che il babbo dice che
ha la parrucca? », o qualcosa di altrettanto raccapricciante.
Alla domestica si raccomanderà di non rispondere che « la signora
è uscita » dopo aver chiesto il nome di chi parla. Facendo così lascerebbe
l'interlocutore con il sospetto che la signora sia uscita solo
per lui.
Ecco un esempio di queste "telefonate sbagliate":
Cameriera: Pronto, casa dell'avvocato Bianchi.
Voce: C'è la signora?
Cameriera: Chi parla, prego?
Voce: L'ingegner Rossi.
Cameriera: Mi dispiace, ma la signora non è in casa.
E il povero ingegner Rossi riaggancerà il ricevitore, covando il sospetto
che la signora Bianchi non sia in casa, solo per lui.
Però, in questo caso, anche il signor Rossi non è
completamente dalla parte della ragione: infatti chi
chiama ha il dovere di dire subito il proprio nome,
senza attendere che gli venga richiesto. Ecco come deve
regolarsi la persona di servizio, quando riceve la telefonata
di chi non dice subito il proprio nome, per non
dargli l'impressione che la signora non sia in casa
"soltanto per lui".
Cameriera: Pronto, casa Bianchi.
Voce: C'è la signora, per favore?
Cameriera: No, la signora non è in casa. Vuol lasciar
detto il suo nome, prego?
Voce: L'ingegner Rossi. Grazie.
Cameriera: Riferirò senz'altro. Buongiorno, signore.
Ed ecco una telefonata veramente corretta:
Cameriera:Pronto, casa Bianchi.
Voce: Qui l'ingegner Rossi. C'è la signora, per favore?
Cameriera: Mi spiace, ma la signora è uscita. Desidera lasciar detto
qualcosa?
Voce: Grazie, non importa. La chiamerò all'ora di colazione.
Cameriera: Come desidera. Buongiorno, signore.
Il signore, se riceve la telefonata di un'amica della moglie, non
fingerà di non averla riconosciuta, né parlerà in falsetto per evitare la
scocciatura di uno scambio di convenevoli. Potrà, caso mai, abbreviarli
con un pretesto di zelo: « Come sta, signora Zaini? Chiamo subito
Adele che è certo impaziente di parlarle... ».
Se un invitato viene chiamato al telefono, la padrona di casa (o
la cameriera) nel rispondere all'apparecchio non chiederà: « Chi parla? »,
ma avvertirà semplicemente l'ospite che « è desiderato al telefono ».
Questi, prima di alzarsi, si scuserà con la padrona di casa.
Si tratterrà all'apparecchio il minimo indispensabile.
Meglio non fare telefonate interurbane trovandosi
in casa di amici: ma se per necessità si e costretti a
farne, finita la comunicazione si chiede alla telefonista
l'importo della telefonata. La cifra (arrotondata,
se necessario) viene lasciata accanto all'apparecchio.
Sul rovescio di un biglietto di visita, o sul foglio
dell'agenda si potrà scrivere: "Interurbana per Parigi
di Gianfranco, Con mille grazie!".
Non si telefona al momento dei pasti, né durante
quelle ore in cui si potrebbe dare disturbo. Se la persona
di servizio risponde che « La signora è a tavola »,
ci si affretta a raccomandare di non disturbarla,
lasciando detto che ci chiami dopo pranzo (a
meno che non si ritenga più riguardoso richiamarla
noi stessi).
Se la signora è nel bagno, la cameriera non riferisce questo particolare,
ma dice semplicemente: « La signora in questo momento è
occupata » e aggiungerà: « La chiamerà lei stessa tra un quarto
d'ora », oppure, se chi ha chiamato è un uomo: «La signora la prega
di voler richiamare tra un quarto d'ora ».
E' ammesso ringraziare con una telefonata il giorno successivo ad
un pranzo, ma solo se non è la prima volta che si è stati invitati in
quella casa. Dopo un primo invito, è più corretto mandare dei fiori.
Se qualcuno chiama per sbaglio il nostro numero, non si riappende
dispettosamente il ricevitore; e se capita a noi di commetter un errore,
ci si scuserà con educazione, se non altro perché potrebbe capitarci
di ricadere in quell'errore, subito dopo, nel ricomporre il numero.
Anni fa, un quotidiano di Roma riferì il caso di due vicini di casa
finiti l'uno all'ospedale e l'altro a Regina Coeli per colpa di un
È quasi sempre durante l'ora dei pasti che in famiglia le lingue si sciolgono e i genitori riescono ad avvicinarsi ai figli. Non si sacrifichino queste preziose occasioni alla pubblicità del formaggino e alla canzonetta di turno. Se arriva una visita mentre la radio (o la televisione) è accesa, si spenga subito l'apparecchio a meno che l'ospite sia stato invitato, o si sia presentato da sé, proprio per assistere al programma. L'ospite, dal canto suo, non abuserà del vicino di casa, proprietario di un televisore: se questi lo invita una sera ad assistere a qualche trasmissione, accetti pure, ma per "quella sera" soltanto; anche se al momento del commiato gli si dirà: « Venga quando vuole ». Son frasi, queste, da non prendersi alla lettera se si tiene a mantenersi graditi. Se il vicino insiste, ci si potrà sdebitare dei ripetuti inviti presentandosi ogni tanto con una bottiglia di liquore, o dei cioccolatini. È necessario ricordare che la radio va sempre regolata con discrezione in modo da non recare disturbo ai coinquilini? E che le persone di servizio non debbono orecchiare alla porta del salotto e tanto meno affacciarvisi, a meno che (strettamente in famiglia) non siano autorizzate a farlo? Ma in tal caso restino in disparte, astenendosi da qualsiasi commento (vedi cap. "Personale di servizio", a pag. 139).
È buona regola salutare sempre le persone che si incrociano per
le scale o in ascensore. Non si gettano carte o cicche per le scale.
Non ci si asciugano i piedi sullo stoino del vicino. Non si sgraffiano
le pareti dell'ascensore con un temperino... Pare impossibile che
queste cose abbiano a esser dette, eppure in nessun Paese quanto in
questo nostro (che si vanta di esser depositario delle più antiche
tradizioni di civiltà) abbondano i segni, piccoli e grandi, di un sistematico,
gratuito vandalismo.
Chi prende possesso di un appartamento non è tenuto a presentarsi
ai vicini, e tanto meno ad aspettarsi che sian loro a presentarsi.
I migliori "condomini" son quelli dove ogni inquilino ignora, normalmente,
il proprio vicino. Ho scritto "normalmente" perché può
"Non vedo proprio perché se
la prende tanto... Dopo tutto era solo un telegramma di auguri!"
Chi sceglie un regalo non deve tener conto delle proprie preferenze
ma di quelle della persona a cui il dono è destinato, Regalare un
vaso da fiori aerodinamico a chi ha un salotto Luigi XV sarebbe come
regalare un sassofono a un'anziana signora. D'altra parte, se il donatore
manca di competenza farà bene a non avventurarsi da solo nei
negozi: preghi piuttosto un'amica di gusto sicuro di accompagnarlo
e di aiutarlo con i suoi consigli.
Mentre in America i regali pratici sono graditissimi (calze, sottovesti
di nailon, creme per il viso, ecc.), da noi sono ammessi solo tra
parenti e amiche intime.
I regali appropriati devono essere scelti con tatto: non si regalerà,
per esempio, un flacone di profumo a una signora notoriamente afflitta
da eccessiva traspirazione. Né un portamonete al signore avarissimo
e suscettibile. Regalare a un amico molto più ricco di noi qualche
oggetto costoso, sproporzionato ai nostri mezzi, è sbagliato: lo si metterebbe
in imbarazzo. Ugualmente sbagliato regalare a un'amica modesta
qualche cianfrusaglia di poco conto: abituata a fare i suoi
acquisti nei grandi empori riconoscerà subito la qualità scadente del
dono. Meglio, quindi, regolarsi al contrario: un "pensierino" spiritoso
e semplicemente affettuoso all'amico ricco, e un regalo anche
piccolo, ma proveniente da un negozio di lusso, all'amica modesta.
Un inferiore non fa mai un regalo a un superiore: l'impiegato di
una ditta non si presenta al direttore con un pacchetto il giorno del
suo anniversario: bastano gli auguri. In certe ditte, l'anniversario del
direttore viene festeggiato con un regalo collettivo: può risultarne,
ahimè, una "Leda col Cigno", di alabastro, che egli si vedrà costretto
a tenere in bella mostra nel suo ufficio per non deludere il personale.
la persona influente che ci ha reso
un favore. Quasi sicuramente il regalo verrebbe respinto. In questi
casi, il beneficiato si sdebita con una letterina di ringraziamento (vedi
il capitolo "Corrispondenza" a pag. 233) oppure se si è assolutamente
sicuri di non disturbare, con una breve visita di ringraziamento.
Al dottore, all'avvocato che non vogliono mandare la parcella, si
offre un regalo alla prima occasione: Natale, Capodanno, Pasqua.
Se l'occasione sembra troppo lontana lo si manda subito, accompagnandolo
con un cartoncino (vedi il capitolo "Corrispondenza" a pag.
233). La scelta del regalo, in questi casi, potrà essere agevolata dalla
segretaria dell'avvocato, dall'assistente del medico, che conoscono i
loro gusti: dischi di musica classica, libri d'arte, di letteratura (ben
rilegati), oggetti da scrittoio, da salotto, ecc.
A un sacerdote si può regalare qualche bella stampa incorniciata.
Un libro, non necessariamente di soggetto religioso, ma neppure frivolo,
e rilegato con gusto. Oppure addirittura l'opera omnia di un
autore classico. Gli si potrà regalare qualche oggetto pratico, se si è
in rapporti amichevoli: un
Sud Italia, il conseguimento della laurea è addirittura un avvenimento
che viene partecipato agli amici come un matrimonio, non esclusi
i confetti. Nel Centro e nel Nord Italia ci si accontenta di una festicciola
tra giovani, di un pranzetto tra parenti. Naturalmente i genitori,
la sorella, il fratello, il fidanzato o la fidanzata, fanno un regalo. Non
mi pare il caso di dover suggerir loro ciò che può far più piacere
a uno stretto congiunto di cui debbono conoscere più o meno i gusti.
Dei regali di nozze si è già parlato esaurientemente nel capitolo
omonimo a pag. 24. Chi desidera fare un regalo individuale agli
sposi (senza cioè, inserirsi nella "lista"), tenga a mente che vassoi
d'argento, candelieri, legumiere, vasi da fiori, vengono generalmente
più apprezzati (e soppesati) dalle suocere che dagli sposi: questi preferiranno
probabilmente una valigetta da
dopo i dieci, dodici anni. A loro, si regalino pure sciarpe, guanti,
borsette. Se poi si vuol vedere il viso di una quattordicenne irradiarsi
di entusiasmo le si regalino sei paia di calze lunghe di nailon.
Al bambino che fa la Prima Comunione toccano per tradizione la
penna stilografica o l'orologio. Alla bambina la catenina d'oro con
medaglia, il braccialetto, una spilla di perline, o turchesi o coralli.
E naturalmente all'uno e all'altra, messale e rosario.
Alla futura suocera: per questo argomento, vedi capitolo "Fidanzamento"
a pag. 45.
Non si regalano mai fiori a un uomo.Una ragazza non fa regali al
suo flirt, né li accetta da lui, a meno che non si tratti di libri, dischi
e oggetti di poco valore. Il "quasi" fidanzato non è escluso dalla regola.
Niente fotografie, niente gemelli da polso, né accendisigari, ecc.,
fino al giorno del fidanzamento ufficiale. Lui potrà mandare alla quasi
fidanzata mazzi di rose o
Svolge subito il pacco e ringrazia calorosamente. Se invece del
costoso profumo che si aspettava, la signora si ritrova con una scatola
di
La signora che entra in clinica porterà un numero ragionevole di
camicie da notte; né stravaganti, né troppo scollate. Per la convalescenza,
alla vestaglia stile "Traviata" preferirà una veste da camera
più tranquilla che non scandalizzi le suore. Porterà, se crede, alcune
federe di cuscino ricamate, e un coprilenzuolo di seta per il periodo
delle visite. Quando queste verranno, farsi un
Il signore ricoverato in clinica reagisce all'abbattimento che caratterizza in simili circostanze gli appartenenti al così detto sesso forte: non rifiuta di farsi radere, né di cambiarsi la biancheria. Non detta le ultime volontà alla moglie prima di una appendicite, non spaventa i figli con frasi strazianti o lapidarie. Non si accomiata definitivamente dagli amici, se il termometro è salito a 37,9. Se l'infermiera che lo assiste è giovane e carina, vince l'imbarazzo e si lascerà curare: per lei, è un malato come un altro. Ma nemmeno tenterà frasi galanti che la metterebbero a disagio.
Le visite in clinica devono essere brevi e precedute da una telefonata a qualche familiare dell'infermo per informarsi dell'ora più conveniente. Non si porge la mano guantata a un malato. Non si fuma
nella sua stanza, a meno che non sia in convalescenza avanzata e sia
lui a proporre una sigaretta. Non si parla ad alta voce. A una signora
si portano dei fiori, escludendo gardenie, tuberose e tutto ciò che ha
un profumo forte. A una puerpera si porta un regalino per il neonato.
Ai bambini, libri illustrati, matite colorate, giuochi tranquilli.
A un amico si portano libri, riviste, carte da gioco e sigarette. Agli
uni e agli altri si possono portare dei frutti non indigesti:
Chi è ricoverato in clinica non scambierà questa per un albergo né le infermiere per persone di servizio. Non suonerà il campanello tutti i minuti, non chiederà cose vietate dal regolamento, non si ribellerà se il brodo è troppo lungo e se le visite sono proibite oltre una certa ora.
E le infermiere (mi si consenta un consiglio anche a loro) non si
comporteranno con il malato come se egli fosse un oggetto deteriorato,
messo li in riparazione. Se soffre e si lamenta non gli diranno (come è
accaduto a un mio conoscente):« Su via! stia allegro! non si faccia trovare
dal dottore con quella brutta cera: quel poveretto è già tanto
in pensiero per lei! ».
Né gli si rivolgeranno come se fosse un bambino
o un minorato psichico: non è detto che un'ulcera o una tonsillite
debbano necessariamente ripercuotersi sull'intelletto.
Generalmente non si dànno mance alle infermiere, ma solo alle persone adibite alla pulizia della camera ed eventualmente al portiere. Alle infermiere è meglio offrire un regalino: ad esempio, una boccetta di profumo, una sciarpa, una scatola di dolci. Però si può offrire loro anche una somma in busta chiusa, che varierà a seconda della categoria della clinica e della durata della permanenza in essa. Quasi sempre, alle suore non è permesso accettare alcun dono. Alla superiora si lascia un'offerta per la cappella al momento del commiato.
Una delle domande più frequenti che mi sento fare è la seguente:
« Come sdebitarsi con il dottore amico-di-casa che non vuole essere
pagato? ». Si scelga un regalo. Per esempio:
- un libro d'arte
- un soprammobile
- un oggetto da scrivania.
Se si conosce sua moglie, si potrà mandare a lei un bel vaso da
fiori con delle rose e un biglietto di augurio, in occasione di qualche
ricorrenza.
Dopo essere stato esaminato dal dottore, il cliente in visita chiede
all'infermiera, o alla segretaria che lo assiste, di «regolare il suo debito ».
Se il dottore non è assistito da nessuno, rivolge personalmente
Appena avvenuto il decesso, si deve preparare il defunto prima che
sopraggiunga la rigidità cadaverica. Se non si ha l'animo di occuparsene
personalmente, si ricorre a una suora o a un'infermiera che il
medico saprà indicare. Il corpo lavato e vestito viene adagiato su un
letto ricoperto da una tela cerata. Su questa si pone un lenzuolo di
bucato nel quale il defunto verrà avvolto al momento di essere messo
nella bara. Un cuscino basso sosterrà la testa. Le mani unite sul petto
avranno tra le dita il rosario, o un crocifisso, o saranno semplicemente
incrociate.
Accanto al letto, una tavola ricoperta di bianco con l'acqua benedetta
e il ramoscello d'ulivo. Ai quattro angoli del letto, i ceri accesi.
Le persiane vanno accostate, ma i vetri rimangono spalancati anche
se si è in pieno inverno. La veglia non deve avere interruzioni: il defunto
non va mai lasciato solo.
Per le formalità d'obbligo ci si rivolge con una telefonata, a qualsiasi
ora del giorno o della notte, a un'impresa di pompe funebri.
Questa provvederà a tutto: dichiarazione di morte, permesso di inumazione,
corone mortuarie e, talvolta, perfino alle partecipazioni sui
giornali. Contemporaneamente, ci si accorda col parroco per fissare
l'ora e il modo in cui s'intende celebrare la funzione religiosa.
A queste trattative provvede un amico di casa o un parente, se i
congiunti dell'estinto sono troppo sconvolti per prendere una qualsiasi
decisione.
Il portiere dello stabile, subito avvisato, chiude a metà il portone.
In qualche città, si usa appendervi un nodo di crespo nero.
In portineria, o nell'ingresso, su un tavolo che può esser ricoperto di
Le partecipazioni personali non sono più in uso. È preferibile l'annuncio
necrologico su uno o più quotidiani, completato eventualmente
dalla scritta: "La presente vale come partecipazione personale".
Parenti e amici intimi vengono avvisati per telefono o per telegramma.
Delle partecipazioni nei giornali si occupa in genere un
amico di casa. Sarà opportuno raccomandargli di attenersi a una formula
sobria. Le espressioni tipo "I congiunti straziati", "La moglie
disfatta", "I figli lacerati", più che commuovere mettono a disagio:
anche al dolore si addice un certo pudore. Ecco una formula corretta:
IERI, MUNITO DEI CONFORTI RELIGIOSI,
SI È SERENAMENTE SPENTO IL
PROF. MARIO DONATI
LA MOGLIE IDA DONATI LISI, I FIGLI
LUIGI, FRANCA E GIOVANNI NE DANNO
IL TRISTE ANNUNCIO
Oppure:
IL 23 AGOSTO SI È IMPROVVISAMENTE SPENTA
ANNA DE ROSSI DINI
PROFONDAMENTE ADDOLORATI NE DANNO PARTECIPAZIONE
I FIGLI CARLO, MARIA E ROSA
La presente vale come partecipazione personale.
"Non fiori ma opere di bene", oppure "Per desiderio dell'estinto si
prega di non inviare fiori" sono formule che parenti e amici del defunto
non dovranno seguire alla lettera: nulla di più triste che una
bara spoglia di fiori. Comunque, i fiori potranno essere lasciati nella
camera mortuaria. A mano a mano che i fiori arrivano, una persona
di famiglia provvede a mettere da parte i biglietti da visita che li
accompagnano, per i ringraziamenti da spedire più tardi.
"Si dispensa dalle visite", è invece una formula che dev'essere rispettata.
Insistere per essere ricevuti, nonostante l'espresso desiderio dei
congiunti del defunto, è dimostrare poca educazione e nessuna sensibilità.
Normalmente, trascorsi uno o due giorni dal decesso, ci si limita a
lasciare un biglietto da visita in portineria, oppure si mette la propria
firma sull'apposito album. Solo gli amici intimissimi chiedono di essere
ricevuti: se la risposta è negativa non insistono, né si dimostrano
offesi.
Il lutto è osservato più severamente in provincia che nelle grandi
città. E più nel Sud che nel Nord Italia. Tuttavia, in linea di massima,
oggi è molto meno rigido di quanto lo era una volta. Un guardaroba
completo di lutto stretto rappresenta una spesa non indifferente,
senza contare che chi ha un impiego non può presentarsi in
ufficio vestito di nero da capo a piedi.
Purtroppo, proprio perché un guardaroba interamente rinnovato
rappresenta un lusso, e i veli donano, capita di vedere delle signore,
mediocremente commosse dalla scomparsa di qualche lontano parente,
mascherarsi improvvisamente da vedove d'operetta: velo da crocerossina,
calze nere trasparentissime, occhi bistrati. Se incontrano per
la strada un'amica, si fermano affrante e intanto si sbirciano compiaciute
in qualche vetrina. Alle loro drammatiche gramaglie, inutile
dirlo, è preferibile la strisciolina nera che spicca sul soprabito di una
modesta impiegata.
Stabilire la durata di ogni singolo caso di lutto è difficile:occorre tenere
conto dell'ambiente, della città, dei legami con lo scomparso, della
sensibilità dei congiunti. Se le muore la suocera a Catania, la signora
residente a Milano, recandosi a trovare la famiglia del marito porterà
un lutto severo. Tornata a Milano, dove la suocera è sconosciuta
e il marito non ha parenti, può limitarsi a un mezzo lutto.
sei mesi di lutto stretto è quanto ci si aspetta ragionevolmente
da una vedova.Seguiranno tre mesi di mezzo lutto. D'estate il lutto
stretto è sostituito dal bianco. In teoria bianco assoluto, in pratica si
può completarlo con accessori neri o viola (borsetta, scarpe, cintura,
Il lutto del signore va semplificandosi sempre più limitandosi alla
cravatta, alle calze e alle scarpe.Un vedovo che voglia seguire regole
più severe, veste per sei mesi di nero e poi per altri tre mesi, porta la
cravatta, le calze e le scarpe nere.
Per la morte di genitori, suoceri e figli, ci si regola allo stesso modo:
sei mesi di lutto stretto, tre mesi di mezzo lutto.Per zii e zie il
lutto non è obbligatorio, ma tre mesi di mezzo lutto sono consigliabili
se i rapporti con la persona defunta sono stati particolarmente
affettuosi. Al contrario, non si ostenterà un lutto esagerato per la morte
di un parente sempre vissuto in America, di cui ci si ricorda appena.
Ai funerali, la madre, la vedova, le sorelle del defunto possono apparire
velate. Solleveranno il velo per ricevere l'abbraccio dei congiunti
dopo la funzione religiosa.
Quando un giovane professo sta per ricevere l'Ordinazione Sacerdotale, o lui o i genitori mandano agli amici un cartoncino d'invito. Eccone la formula corretta: IL PADRE BRUNO ALDROVANDI DELLA COMPAGNIA DI GESÙ CELEBRERÀ LA SUA PRIMA MESSA DOMENICA 10 LUGLIO ALLE ORE 9 NELLA CHIESA DI SAN GIOVANNI A PORTA LATINA. L'Ordinazione Sacerdotale avrà luogo nella Chiesa di S. Domenico sabato 9 luglio dalle 8 alle 10. Roma, piazza del Gesù, 16 oppure:
CARLO E MARIA ROSSI
PARTECIPANO L'ORDINAZIONE SACERDOTALE
DEL LORO FIGLIO GIOVANNI,
CHE AVRÀ LUOGO
NELLA CHIESA DI SANTA CHIARA IL 6 GIUGNO DALLE 8 ALLE 10,
E LA SUA PRIMA MESSA CHE VERRÀ CELEBRATA
NELLA CHIESA DI SAN LUIGI AL CORSO
IL 7 GIUGNO ALLE ORE 9
Subito dopo la cerimonia della Prima Messa parenti e amici
vanno a felicitarsi col
Il "cattivo sportivo" si adombra se perde, vuole stravincere se vince,
si vanta con gli amici delle sue prodezze, esibisce volentieri i propri
muscoli.
Gli fa paio la "cattiva sportiva" che interrompe una gara di
La tenuta da
Il
D'estate: gonna e camicetta o pantaloni di tela. Calzerotti e scarpe
con la suola di gomma per terreno secco, scarpe chiodate per terreno
umido. Volendo, guanti di tipo sportivo.
Tenuta maschile:
Lo sci e il pattinaggio sono
Sbaglia chi crede che l'importanza del galateo diminuisca a misura
che ci si spoglia, per cui in costume da bagno preoccuparsi delle buone
maniere sarebbe assolutamente superfluo. Al contrario: tanto meno
una persona è vestita, tanto più dovrebbe sorvegliare i propri atteggiamenti.
Una donna in "bikini" che cammina ancheggiando come se
entrasse in un salone, è goffa. Seduta, con le gambe buttate di qua
e di là, è sconveniente. Le collane, il bocchino, il
Una volta, la tenuta da amazzone era rigidamente formale. Una signora
che si fosse presentata a cavallo al Bois o a Villa Borghese, in
La signora che riunisce degli amici per una canasta
o per un
Su ogni tavolo da gioco devono esserci due mazzi
di carte in ottimo stato, segnapunti con
Il signore che desidera far parte di un
Il vero signore porta un abito nuovo come se fosse usato e un abito
usato come se fosse nuovo. Non mette bretelle se non ha il
alle armi, la mortificante bandiera bianca della resa. Il giorno in cui dovesse inaugurarli, il vero signore perderebbe ogni diritto di voltarsi ad ammirare una bella donna. Naturalmente, avrà una scusa valida per indossarli chi è invece minacciato dal tetro spettro dell'artrite e della sciatica.
La signora elegante non si lascia mai incantare: i complimenti delle
amiche, le lusinghe della sarta lasciano il tempo che trovano; lei crede
solo ai suoi occhi, cerca sempre di vedersi così com'è e non come
le piacerebbe essere. Se prova un vestito, si guarda nello specchio,
di faccia e di profilo, al "naturale", senza cioè rientrare esageratamente
la pancia, né raddrizzare le scapole, se tutt'altro è il suo atteggiamento
abituale. Se le occorre un consiglio si rivolge al marito: i
mariti, è vero, di vestiti capiscono poco o nulla; particolarmente, poi,
se si tratta di quelli delle proprie mogli. Ma hanno in generale una
giusta veduta d'insieme, si accorgono al primo colpo d'occhio se un
abito sta bene o male, anche se non ne saprebbero dire il perché, e
hanno soprattutto quel senso del ridicolo che manca assai spesso alle
donne.
Generalmente ben proporzionate dalla testa alla vita, le nostre donne,
si sa, peccano spesso dai fianchi in giù. Purtroppo credono di
rimediare ergendosi su tacchi altissimi senza considerare che, mentre
se ne avvantaggia la loro statura, ci scapita moltissimo il loro modo
di camminare. Con l'abito elegante da pomeriggio o da sera, portino
pure dei trampoli, ma se hanno un appuntamento al Parco o se sono
invitate in gita, si rassegnino a rimaner piccole: a che varrebbe
un'apparenza da levriero se l'andatura, poi, è quella di un'anatra
azzoppata? Senza contare che da un paio di calzature scomode possono
nascere infinite catastrofi : conosco una matura e inconsolabile zitella
che deve il suo stato civile a un'assurda scenata, fatta vent'anni prima
al fidanzato, semplicemente perché le scarpe troppo strette le avevano
messo i nervi a fior di pelle.
Ripeto, per concludere, che i tacchi stonano con i pantaloni di
qualsiasi genere,
In qualche circostanza, alla telefonata è preferibile il cartoncino
scritto. Si scrive (cartoncino o lettera):
- Per accettare o rifiutare un invito scritto.
- Per esprimere la propria simpatia a un amico colpito da qualche
disgrazia.
- Per rallegrarsi di un fidanzamento, di un matrimonio o di una
nascita (ma non prima di aver ricevuto la partecipazione scritta
degli interessati). Se si tratta di semplici conoscenze, un telegramma
è sufficiente.
sufficiente.
- Per esprimere le proprie condoglianze per un lutto. In questo
caso,la lettera può precedere l'annuncio ufficiale: ma è sempre
consigliabile assicurarsi bene della fondatezza della notizia, a
scanso di spiacevoli equivoci.
Chi scrive a un'alta personalità, usa carta di blocco, formato grande,
qualità liscia e bianca. Per la sua corrispondenza la signora può
scegliere tra blocco e formato quaderno. Le tinte saranno quelle classiche:
bianco, grigio, azzurrino. Le buste, quadrate o rettangolari,
purché di proporzioni normali.L'eccesso di originalità in questo campo
è sempre di cattivo gusto.
Le iniziali sono consigliabili solo alle ragazze e devono essere stampate
piccole e preferibilmente in rilievo. La signora potrà farsi stampare
l'indirizzo (sempre in rilievo) in alto, a destra del foglio. Non
lo farà stampare sulle buste. Caratteri classici: corsivo o stampatello.
Colori: blu sulla carta azzurrina, nero su quella bianca, grigio scuro
su quella grigia. Esempio:
Piazza della Libertà 3, Roma.
Chi abita in campagna può far riprodurre sulla carta da lettere un
disegnino della villa, purché sia fatto con gusto. Se si tratta di una
località fuori mano, si può indicare anche il recapito postale, quello
telegrafico e quello telefonico. Le buone cartolerie dispongono di un
vasto assortimento di modellini grafici tra i quali è facile scegliere.
Si può far stampare (preferibilmente in solo rilievo, senza tinta) lo
stemma o la coroncina corrispondente al titolo.
A una signora che gli dimostra amicizia, il signore può scrivere:
"Cara Amica" con la "A" maiuscola. Scriverà: "Cara Giovanna",
se lei lo ha autorizzato a chiamarla per nome. Lei gli risponderà:
"Caro Rossi" o "Caro Piero".
"Gentile Signora" si addice a rapporti più cortesi e formali. Il
semplice "Gentilissima", è Una lettera d'affari incomincerà: "Egregio Avvocato", se chi scrive
è un uomo. La signora invece preferirà, più femminilmente: "Gentile
Avvocato" o "Caro Avvocato".
Ma scrivendo a un fornitore o al titolare di una ditta diventerà
formalissima anche lei. "Spett. Ditta Tal dei Tali", in alto a sinistra,
e subito sotto il motivo della lettera. Potrà accomiatarsi con "i migliori
saluti".
Mentre, all'estero, le formule di commiato nella corrispondenza
seguono delle regole più o meno fisse, da noi bisogna affidarsi all'istinto
e alla misura, badando di non passare da un eccesso di disinvoltura
a un eccesso di ampollosità antiquata.
Idistinti saluti appartengono esclusivamente alle lettere affaristiche
o commerciali. Per tutte le altre si dispone di saluti affettuosi, cordiali,
amichevoli, migliori e devoti, a scelta.
Dei saluti devoti fa uso normalmente il signore, quando si accomiata
da una signora. "Le bacio devotamente la mano" (o "rispettosamente"),
è una formula un po' antiquata ma sempre valida e
corretta.
Scrivendo a una nobildonna il signore si accomiaterà tosi: "Voglia
gradire, contessa gentilissima, l'espressione della mia più viva (o
"rispettosa") devozione". Se la signora l'onora della sua amicizia:
"Accolga, cara Donna Maria, i miei più devoti saluti".
Se scrive a un conoscente sposato, non dimenticherà i saluti alla
moglie, ed eventualmente alla madre: "La prego di ricordarmi devotamente
alla signora Ida (la madre) e alla signora Carla (la moglie)".
ossequi hanno una sfumatura di modestia: ne farà uso chi si
rivolge alla moglie di un superiore.
Alle sue coetanee, la signora manderà saluti cordialissimi, o amichevoli.
Se tiene a marcare un po' le distanze, metterà:molto cordialmente,
o con molti buoni saluti. I cari saluti, grammaticalmente scorretti,
fanno ormai parte delle formule correnti.
La signora che scrive a un'altra signora più anziana o di molto
riguardo chiuderà la lettera come segue: "Voglia gradire, gentile Signora,
i miei più devoti saluti". Se l'anziana signora le dimostra particolare
simpatia, potrà scrivere: "Voglia gradire, gentile Signora, tutta
la mia affettuosa devozione".
Un uomo firma con nome e cognome, qualche volta col solo cognome
preceduto dall'iniziale del nome (non firma mai, per esempio:
"Avv. Carlo Danzi", o "Cav. Mario Marini".)Se scrive a una
signora, firma con nome e cognome, a meno che l'amicizia gli consenta
di usare soltanto il nome.
Una ragazza firma col solo nome, scrivendo agli amici. Agli altri,
con nome e cognome.
Una signora firma con il nome seguito dal cognome del marito.
Se crede, può aggiungere a questo il proprio.Una vedova non firma
mai "Maria Bianchi vedova Rossi", ma continua a firmare come quando
il marito era vivo. Solo nei documenti ufficiali le è consentito di
precisare "vedova Rossi".
Una persona titolata non firma col proprio titolo, ma semplicemente
con nome e cognome anche se si rivolge a un subalterno.
Scrivendo a un superiore, una impiegata o un impiegato incominciano:
"Signor Direttore", o "Signor Avvocato", e concludono: "Voglia
Scrivendo a un subalterno ci si accomiata: "Con molti cordiali saluti"
o "Con i migliori saluti" e si firma con nome e cognome.
Una lettera di congratulazioni può chiudersi pressappoco così:
"Ancora mille auguri e infiniti rallegramenti di tutto cuore". Una
di condoglianze: "Con profonda e sincera simpatia" oppure: "Le sono
vicino con commossa e sincera simpatia".
Scrivendo a una persona che ci ha beneficiati si concluderà: "Con
rispettosa gratitudine" o "Con commossa gratitudine" o "Con profonda
gratitudine", a seconda dei rapporti fra benefattore e beneficato.
A un militare ci si rivolge così: "Caro Tenente", "Caro Maggiore",
"Caro Generale". Ma a un ufficiale di Marina di qualsiasi grado superiore,
eccettuato quello di Ammiraglio, si scrive: "Caro Comandante".
All'Ammiraglio ci si rivolge chiamandolo col suo grado. Solo
quando la corrispondenza è di tono formale si scrive "Signor Tenente",
"Ill.mo Signor Generale", ecc.
Rivolgendosi a un Cardinale si scriverà: "Eminenza Reverendissima".
Al Vescovo e all'Arcivescovo "Eccellenza Reverendissima".
Scrivendo al Gran Maestro dell'Ordine di Malta"Altezza Eminentissima".
A un dignitario della Chiesa che non sia Cardinale ci si rivolge
scrivendo: "Reverendissimo Monsignore".
Accomiatandosi da un Alto Ecclesiastico si scrive: 'Prego Vostra
Eminenza (o Eccellenza) Reverendissima (o Monsignore) di accogliere
l'espressione del mio profondo rispetto".
Scrivendo al Presidente della Repubblica, si incomincia: "Signor
Presidente". Si chiude: "Voglia gradire, signor Presidente, l'espressione
del mio profondo ossequio".
Scrivendo a un sovrano, si incomincia: "Maestà" e si chiude:
"Prego Vostra Maestà di accogliere i sensi della mia profonda devozione"
oppure "...di accogliere l'espressione del mio profondo omaggio".
A un Ambasciatore, un Nunzio, un Ministro Plenipotenziario si
A un Senatore, a un Deputato ci si rivolge con l'appellativo di "Onorevole".
Ci si accomiata con: "Voglia gradire l'espressione della massima
considerazione".
Rivolgendo una richiesta a un Prefetto, a un Sindaco, a un Rettore
d'Università, a un Preside ecc. si comincia: "Signor Prefetto" (o "Signor
Sindaco" ecc.), e si chiude con la formula protocollare: "Con
osservanza".
A monaci e suore appartenenti a qualsiasi ordine religioso si scrive:
"Reverendo Padre" o "Reverenda Madre".
Una lettera a un sovrano incomincerà con "Maestà" (al Re o alla
Regina); a un Principe di sangue reale con "Altezza Reale". Nel
contesto si scriverà "Vostra Maestà" nei due primi casi, e "Vostra
Altezza" nel terzo caso. Si concluderà cosi: "Rispettosamente sono
di Vostra Maestà (o di Vostra Altezza Reale) devotissimo ecc.".
Unasupplica al Sommo Pontefice si incomincia: "Beatissimo Padre"
o "Santità". Si conclude: "Prostrato al bacio del S. Piede
imploro l'Apostolica Benedizione, di Vostra Santità umilissimo figlio".
(Ricevuti in udienza, Gli si dirà: "Padre Santo".)
A un Cardinale, si incomincia: "Eminenza Reverendissima" e si
chiude: "Prostrato al bacio della Sacra Porpora sono di Vostra Eminenza
l'umilissimo servitore".
A un Vescovo si incomincia: "Eccellenza Reverendissima" e si
chiude: "Prostrato al bacio del Sacro Anello imploro la Benedizione
e sono di Vostra Eccellenza devotissimo" oppure "Con il più profondo
rispetto di Vostra Eccellenza Reverendissima".
Al Presidente della Repubblica. "Signor Presidente". Si chiude:
"Rispettosamente sono di Vostra Eccellenza devotissimo".
Non si indirizzano mai telegrammi a personaggi eminenti e, del
resto, è preferibile non rivolgersi direttamente a loro (eccetto in casi
La lettera dev'essere piegata con l'intestazione all'interno. Nell'incollare
la busta, la signora eviterà di lasciare tracce di rossetto.
Il francobollo non dovrà essere messo capovolto, ma ben diritto e
al suo posto d'angolo a destra. Aggiungere poscritti sul retro della
busta non è corretto.
L'indirizzo sarà scritto chiaramente e senza cancellature. Si potrà
abbreviare il titolo professionale del destinatario:Dott., Prof., eccetera,
ma non si abbrevierà la qualifica di Signora. Niente Gentilissima,
Illustrissimo, Chiarissimo, e uso moderato di Donna e Nobildonna.
Ci si ricorderà che, indirizzando al figlio e alla figlia di un nobile,
il titolo deve essere seguito dal nome. Il titolo seguito direttamente
ed esclusivamente dal cognome spetta soltanto al capostipite. Al conte
padre, si scriverà: "Conte Ricci"; al conte figlio: "Conte Giacomo
Ricci". Scrivendo al figlio di un duca o di un principe si metterà per
esempio: "Don Augusto Prati" o "Don Alessandro Ferri". Le qualifiche
di Don e Donna possono spettare anche ai figlio o alla figlia
di un conte o di un marchese di Baldacchino.
Non si scrivono lettere col
Tra amici, si può scrivere ad esempio "mercoledì 9" e basta.
Si incomincia a scrivere a tre quarti del foglio, in alto a sinistra:
"Caro Signore" o "Gentile Amica", poi si va a capoverso e si incomincia
il testo. Ai due lati del foglio si lascia un piccolo margine.
Chi adopera carta-quaderno non salti, finita la prima facciata, alla
terza, per poi tornare alla seconda e infine passare alla quarta, obbligando
così il destinatario a difficili acrobazie. Si regoli come se scrivesse
in un quaderno. Finita la lettera, non aggiunga di traverso,
sul testo già scritto, tutto quello che non gli è entrato nel foglio:
illeggibile, non sarà letto.
Non affidi al "poscritto" ( post-scriptum: scritto dopo) l'argomento
che più gli preme, come se gli fosse venuto in mente all'ultimo momento.
Nessuno, ormai, cade più in questi tranelli, e la ricca zia che
legge sotto un P.S.: "Mi viene in mente, figurati, che tra una settimana
è il mio anniversario!", capirà a volo perché il nipote si è all'improvviso
ricordato di scriverle.
Cara Gigliola, l'annuncio del tuo prossimo matrimonio mi ha riempita di gioia. Non conosco il privilegiato, ma tutti sono concordi nel descriverlo intelligente, simpaticissimo, insomma in tutto degno di te! Non mi par l'ora di rivederti radiosa e felice come certo devi essere. In attesa, Gigliola carissima, ti abbraccio con tenero affetto.
Carissima, riceviamo ora la partecipazione con la bella notizia. I nostri cugini Alberti che conoscono bene l'architetto Rossi ci dicono che è un giovane pieno di brillanti qualità. Rallegramenti dunque, di tutto cuore, a Lei, a suo marito, alla armoniosissima coppia.
(Vedi capitolo a pag. 52)
Cara Signora Luisa, (o Cara Signora) affido a queste rose il compito di dirLe la mia gratitudine per la Sua affettuosa accoglienza. Ne sono rimasta molto commossa e spero voglia permettermi di abbracciarLa con tutto il cuore.
La ringrazio, gentile Signora, di avermi accolto con tanta cortesia e mi perdoni se non ho saputo esprimerle, come avrei voluto, la mia gratitudine per il suo invito. In attesa di poterla nuovamente incontrare, la prego di gradire l'espressione dei miei più devoti sentimenti.
Gentile Signora, mio marito ed io saremmo felici di riceverla con l'Ingegnere uno dei prossimi giorni per il tè, e di ringraziarla a viva voce per l'affettuosa accoglienza fatta alla nostra Gigliola. Le andrebbe bene martedì alle cinque? In attesa, i nostri più amichevoli saluti.
Grazie, gentile Signora, per il cortese invito. Anche per noi sarà un grandissimo piacere conoscere i genitori della cara Gigliola. A martedì dunque, per le cinque, e in attesa i nostri più cordiali saluti.
Ida, mia cara, abbiamo saputo or ora del tuo lutto. Non cerco parole di consolazione, non ne troverei. Voglio soltanto dirti che ti sono vicina, che piangiamo con te, che il vuoto che lascia Ugo tra noi, i suoi amici di sempre, è incolmabile...
Voglio anche dirti che più che mai sentiamo di volerti bene e che devi contare su di noi per qualsiasi cosa. Telefonerò domani: fammi dire da qualcuno (senza che tu ti disturbi) se vuoi vedermi, o se preferisci lasciar passare un po' di tempo. Ti abbraccio con infinita tenerezza.
Caro Giovanni, la notizia del Suo lutto mi ha profondamente colpita. Conobbi Sua madre l'anno scorso, in casa Danesi, e parlammo lungamente di musica, di viaggi, di comuni amici. Ho scritto "parlammo", ma avrei dovuto scrivere "L'ascoltai parlare": tutto ciò che Essa diceva era così giusto, così intelligente, brillante e sensibile... Le dico queste cose, perché Lei sappia quanta luce irradiasse la Sua povera Mamma anche su chi la conosceva appena, e quanto sia stata viva la mia commozione nell'apprendere la Sua improvvisa scomparsa. Mi creda con la più sincera simpatia...
Sono veramente mortificata, cara Maria, di non poter venire alla tua festa di giovedì, come ti avevo assicurato l'altro giorno. Avremo ospiti a pranzo e la mamma ci tiene assolutamente a che io non manchi, ma ogni mio pensiero sarà con voi! Ancora mille scuse e un abbraccio affettuosissimo.
Cara Diana, ti voglio troppo bene per non essere desolata della mie parole accese in quella discussione di ieri: ero stupidamente irritata. Temo di averti offesa e che tu abbia preso sul serio tutte le sciocchezze che mi sono uscite di bocca. Non so darmene pace e ti prego di perdonarmi, considerando che simili bisticciate avvengono solo tra... sorelle, o tra persone che si vogliono bene come sorelle. Aspetto qualche tua parola che cancelli tutto, e intanto ti abbraccio con un affetto più vivo che mai!
Egregio Avvocato,
la Sua raccomandazione ha fatto il miracolo: eccomi da due
giorni impiegato alla S.A.I. Non so come esprimerLe la mia gratitudine:
grazie al Suo intervento ho ritrovato la fiducia nel prossimo
e quel che più conta in me stesso. Mia moglie è di nuovo serena e
felice; i ragazzi potranno continuare gli studi. Tutto ciò lo dobbiamo
a Lei: non lo dimentico né lo dimenticherò mai. Non vengo
di persona a ringraziarLa perché La so molto occupata e non vorrei
prendere ancora del Suo tempo, ma La prego di credere alla mia
deferente e vivissima riconoscenza...
Siamo commossi, gentile Avvocato (o caro Dottore, a caro Amico) della sollecitudine con cui ci è stato vicino in questo periodo difficile. Le saremo grati se vorrà accettare questo nostro ricordo in segno di affettuosa (o amichevole, o devota) riconoscenza.
Mia cara Elisa,
eccomi lontana da Roma per una quindicina di giorni. Questo
posto è bellisimo; ma non posso fare a meno di provare una certa
nostalgia della casa, delle mie abitudini e della tua sollecitudine. Non
Gentile Signora, La ringrazio per la Sua lettera e la Sua fiducia: farò del mio meglio per non deluderLa e stia tranquilla che i Suoi ordini vengono eseguiti puntualmente. Voglia gradire i miei rispettosi saluti. Sua aff.ma ELISA
Carta da scrivere e cartoncini a lutto devono avere un bordo nero sottile: non si usano mai per le relazioni d'affari. Trascorsi sei mesi al massimo, si torna alla carta normale. Si ringrazia delle condoglianze con un cartoncino listato a lutto e stampato come segue: CARLO e MARIA DEI RINGRAZIANO COMMOSSI Si potranno aggiungere a mano poche parole. Per es.: "infinitamente grati". È ammesso ringraziare anche con dei normali biglietti da visita: ma invece di tracciare a mano le due lettere "p. r., è preferibile scrivere per intero le parole "per ringraziare".
Le lettere di presentazione non vengono chiuse. Però, la persona
per cui la lettera è stata scritta chiuderà la busta davanti a chi gliela
consegna.
Se si tratta di una lettera di raccomandazione per un subordinato,
questi la consegnerà a mano al destinatario oppure la rimetterà al di
"Gentile Signora, Le accludo una lettera di Maria G., nostra comune
amica. Sarei felice di poterLe portare personalmente le sue notizie
e i suoi saluti, ed avere così il piacere di conoscerLa. Le unisco
il mio numero telefonico e, in attesa, accolga i miei più cordiali saluti."
A questa lettera si risponderà con una telefonata, invitando la
signora preferibilmente per il tè.
Le lettere a macchina sono ammesse tra persone molto in confidenza
o in rapporti d'affari. Sono da escludersi nei rapporti formali.
Però, a chi ha una grafia illeggibile, è permesso scrivere a macchina
anche certe lettere che abitualmente andrebbero scritte a mano.
Non si scrivono a macchina lettere di rallegramenti o di condoglianze.
Il biglietto da visita non ammette fantasie: bianco, di carta bristol,
formato rettangolare e proporzioni normali. Quello da signora può
essere leggermente più piccolo di quello da uomo. I caratteri: corsivo
inglese o stampatello, in litografia o, preferibilmente, in rilievo.
I biglietti da visita per uso commerciale sono stampati lisci. Nome e
cognome, nel centro del biglietto.
Il signore ne avrà di due tipi: uno d'affari, con le qualifiche professionali
(indirizzo e telefono d'ufficio stampati in basso nell'angolo
di sinistra), e uno per uso personale con nome e cognome, semplicemente,
Sul biglietto della signora saranno stampati il nome e cognome,
oppure idue cognomi, quello del marito prima, quello suo di ragazza
dopo. La figlia del conte Nobili sposata all'ing. Rossi, rinuncerà
all'ambizione di ricordare a tutti la sua origine: niente "nata
dei conti Nobili" sul biglietto da visita. La nuora del marchese Natobene
non farà stampare "Marchesa Maria Natobene", ma semplicemente
"Maria Natobene" sormontato dalla coroncina, in rilievo (il
titolo di marchesa spetta solo alla moglie del marchese padre.)
Una vedova continuerà ad usare gli stessi biglietti da visita che
adoperava prima della scomparsa del marito, cioè con i due cognomi.
"Maria Bianchi ved. Rossi" è funereo, quindi sconsigliabile.
Le signore che si occupano di affari, che lavorano, o che hanno
una laurea e una professione, possono, come i loro mariti, avere due
tipi di biglietti di visita: uno per uso di ufficio e uno per uso di
società. Sul primo si fregino pure delle loro qualifiche "Prof.ssa",
"Dott.ssa"; oppure, sotto il nome, "Direttrice Casa Editrice Novella".
Sul secondo, soltanto nome e cognome.
Marito e moglie avranno anche dei biglietti da visita in comune:
il nome di lui precederà quello di lei. Per esempio:
MARIO e CARLA ROSSI
Il biglietto da visita può accompagnare un regalo o dei fiori. Se
viene mandato a una persona amica si cancella con un tratto di penna
il titolo professionale e il cognome: a questi biglietti si aggiungono
generalmente alcune parole affettuose. Esempio:
AVV. MARIO DANZI
(a mano)
con tanti affettuosi auguri
Se viene mandato a una signora con cui si è in rapporti formali,
si cancella solo il titolo professionale. Per esempio, dopo un invito
a pranzo:
con devoti ringraziamenti
Altro esempio:
CLEMENTE e FRANCA MARTINI
(a mano)
ringraziano infinitamente per
i bellissimi fiori.
Il biglietto da visita può essere mandato per posta al momento di
lasciare una città se manca il tempo di fare personalmente una visita
di commiato. È un sistema formalmente ammesso, ma spicciativo e
freddino. Chi ritiene di adottarlo, aggiungerà qualche parola chiarificatrice:
scrivere (nell'angolo in basso a sinistra) soltanto le tre
lettere "p.p.c." è un sistema troppo sbrigativo. Può anche capitare
che chi riceve il biglietto non sappia interpretare "per prender congedo"
e fraintenda in qualche modo le tre lettere come accadde alla
moglie di un commerciante, notoriamente indebitato, che credette di
dover capire: "pregovi pagare cambiali".
Il biglietto da visita può essere mandato in ringraziamento per delle
congratulazioni o delle condoglianze. In questi casi, i frettolosi se la
caveranno con le due lettere "p.r.", a meno che non abbiano addirittura
ordinato dei biglietti con la dicitura "per ringraziare", in basso a
sinistra. Chi ha tempo di essere più cortese, preferirà aggiungere a
mano alcune parole a quelle già stampate.
Il biglietto da visita viene lasciato alla persona di servizio per farsi
annunciare alla padrona di casa, se ci si presenta senza essere stati
espressamente invitati, oppure, se la padrona di casa è malata e si
tiene semplicemente a darle una prova di sollecitudine.
Può essere lasciato alla persona di servizio (o al portiere) con le
parole "per condoglianze" tracciate a mano, nell'angolo in basso
di sinistra, se nell'ingresso della casa in lutto non è stato esposto
l'apposito registro per le firme.
Se la persona che ci si è recati a trovare non è in casa, il biglietto
da visita che si lascia al domestico va piegato lungo il lato destro a
circa un paio di centimetri da questo; alcuni preferiscono ancora piegarne
l'angolo, come si usava tempo fa.Se la padrona è in casa, il
biglietto dato al domestico per farci annunciare, non va piegato.
le ragazze non hanno biglietti da
visita: incominciano ad averne quando s'impiegano, quando fanno
lunghi soggiorni fuori casa, quando viaggiano sole. Biglietti sobri:
nome, cognome e basta.
Un giovane dispone di biglietti da visita quando incomincia ad
accompagnare delle signorine, a esser invitato da solo, appena, insomma,
ha degli obblighi sociali. Anche per lui: nome, cognome e
basta.
Capo dello Stato Presidente del Consiglio Presidente del Senato Presidente della Camera dei Deputati Ministri del Gabinetto Senatori Segretari di Stato Sottosegretari di Stato
Principe Duca Marchese Conte Barone
Ambasciatore
Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di Prima Classe
Inviato Straordinario e Ministro Plenipotenziario di Seconda Classe
Consigliere d'Ambasciata
Consigliere di Legazione
Primo Segretario di Legazione
Secondo Segretario dì Legazione
Terzo Segretario di Legazione
Generale d'Armata Generale di Corpo d'Armata Generale di Divisione Generale di Brigata Colonnello Maggiore Capitano ecc.
Ammiraglio di Squadra Ammiraglio di Divisione Contrammiraglio Capitano di Vascello Capitano di Fregata Capitano di Corvetta Tenente di Vascello ecc.
Generale di Squadra Aerea Generale di Divisione Aerea Generale di Brigata Aerea Colonnello Maggiore Capitano ecc. Tra ufficiali di pari grado, la precedenza è stabilita dall'anzianità di grado; a parità di anzianità di grado, dall'anzianità di nascita. Tra ufficiali di pari grado appartenenti all'Esercito, alla Marina, all'Aeronautica, la precedenza spetta all'Esercito. Segue la Marina e poi l'Aeronautica.
Primo Presidente di Corte di Cassazione Presidente Consiglio di Stato Procuratore Generale Corte di Cassazione Presidente Corte dei Conti Avvocato Generale dello Stato Primo Presidente di Corte d'Appello Procuratore Generale di Corte d'Appello Non si è ancora stabilito se il Presidente della Corte Costituzionale debba seguire o precedere il Primo Presidente della Corte di Cassazione.
Rivolgendosi a una persona titolata i domestici diranno: « Signor
conte », « Signori marchesa ». Un impiegato dirà: "conte, marchesa".
Quando si è di pari condizione sociale, ma non in rapporti di amicizia,
rivolgendosi a un uomo titolato sarà meglio chiamarlo per
cognome, senza far precedere questo dal titolo. Se poi si è in rapporti
amichevoli, si eliminano i vari "conte" e "marchesa" dalla
conversazione. Non si dirà « contino » al figlio del conte, né « marchesina »
alla figlia della marchesa. Di regola le qualifiche "don" e
"donna" spetterebbero solo ai componenti delle famiglie insignite del
titolo di principi e duchi (e dei conti e marchesi romani cosiddetti
di Baldacchino). La qualifica "Donna" spetta anche alle consorti delle
personalità indicate nelle categorie I e II nell'ordine di precedenza
nelle pubbliche funzioni (vedere lo specchietto che è pubblicato a
pag. 141), ma ormai se ne ammette un uso più elastico. È consuetudine,
infatti, chiamare "Donna" le consorti di personaggi in vista
o illustri. Tuttavia,abusare di questo titolo nella vita di società è uno
snobismo ridicolo.
Nel presentare una persona titolata, si dice: « conte Ferri» o
« marchesa Prati ». Nel presentare i figli di un nobile: « conte
Carlo Ferri » e « Donna Carla Prati », ma nel presentare una donna
nobile - non sposata - si dirà semplicemente "la signorina X", se è
molto giovane, oppure la si chiamerà "marchesa" se non è più giovanissima:
mai Donna, se non ne ha il diritto.
Ai Principi di sangue reale, ai granduchi regnanti ed ereditari spetta
il titolo di Altezza Reale. A quelli di sangue imperiale, il titolo di
Altezza Imperiale (per esempio, gli Arciduchi d'Austria).
Ai Principi Sovrani(vedi Ranieri e Grace di Monaco) spetta il
titolo di Altezza Serenissima. Ammessi alla loro presenza, ci si rivolge
a lui dicendo « Monsignore », a lei « Vostra Grazia ».
Alle Altezze Reali si parla alla terza persona. Nelle presentazioni,
le signore fanno la riverenza, gli uomini un inchino. Non si fa il
gesto di tendere la mano prima che l'Altezza Reale abbia tesa la sua.
Capo dello Stato,
aspetta che gli venga tesa la mano. Nel prenderla, s'inchina. Una
signora non fa la riverenza né al Presidente né alla Consorte del
Presidente della Repubblica, ma marcherà la sua deferenza aspettando,
anche lei, che le venga tesa la mano. Fatto il saluto, aspetterà
ancora: non tocca a lei aprire il discorso.
Non si rimane seduti al passaggio o in presenza del Capo dello
Stato: gli si deve lo stesso rispetto che si deve alla bandiera.
COME CI SI RIVOLGE:
-a un Ministro del governo Signor Ministro
-a un Senatore Senatore o Onorevole Senatore
-a un Deputato Onorevole
-a un Ambasciatore Signor Ambasciatore
-a un Ministro Plenipotenziario Signor Ministro
-a un Cardinale Eminenza
-a un Vescovo Eccellenza
-a un Nunzio Apostolico Eccellenza
a un Prefetto Signor Prefetto
-a un Sindaco Signor Sindaco
-al Presidente
del Consiglio
della Corte di Cassazione
della Corte dei Conti
del Tribunale
Signor Presidente
-a un Curato Signor Curato
-a un Ecclesiastico in generale Reverendo o Padre
-a una Madre Generale Madre o Reverenda Madre
-a una Madre Superiora Madre o Reverenda Madre
-a una Suora Sorella
all'istitutrice
italiana Signorina
francese tedesca inglesea un Pastore protestante Signor Pastore
-a un Rabbino Dottore o Rabbi
Rivolgendosi a un Capitano, a un Maggiore, a un Ufficiale superiore
in genere, si dice soltanto il grado se i rapporti sono da pari
a pari, o se chi gli parla è una signora: « Capitano, posso offrirle
una tazza di tè? ». Ma a un anziano generale la giovane signora
dirà: « Signor Generale ».
Agli Ufficiali di Marina ci si rivolge con la qualifica di « Comandante »,
dal grado di tenente di Vascello in su. Ma a un Contrammiraglio
o a un Ammiraglio ci si rivolge chiamandolo Ammiraglio.
Medico e sacerdote chiamati dal Capo dello Stato o da una Altezza Reale sono dispensati dal seguire l'etichetta di rigore. I fornitori non si profondono davanti a loro in inchini e riverenze. Rimangono rigidamente composti in attesa di ordini. Si accomiatano al primo cenno, discretamente, con un rapido inchino.
Desiderando essere ricevuti in udienza privata o collettiva (la
prima, difficile da ottenere) dal Sommo Pontefice, si indirizza la
domanda all'Ecc. Monsignor Maestro di Camera, in Vaticano. Verrà
adoperato un foglio di carta ampio, bianco, senza intestazione; si
scriverà con inchiostro nero o blu scuro, con scrittura chiara. Alle
udienze ci si presenta puntualissimi e vestiti secondo le regole.
Udienza privata: gli uomini in
Si indirizza una richiesta di udienza specificandone chiaramente e brevemente il motivo. Se si è ammessi, entrando nell'ufficio della personalità ci si inchina leggermente e si resta in attesa di essere interrogati. È raccomandabile essere brevi e concisi. Al primo cenno di congedo, ci si alza, ci si inchina e ci si ritira, a meno che non ci venga tesa la mano.
CAMILLA RIVETTI CORONA
è lieta di annunciare
il fidanzamento di suo figlio
Pier Giorgio con Lillian Livi
Piero e Maria Galli
annunciano lieti il fidanzamento della loro figlia
Maddalena con l'avvocato Luigi del Canto
PARTECIPAZIONI DI FIDANZAMENTO
L'Architetto Mario Petri e
la Signora Ida Petri Coletti
parteciperanno il matrimonio della loro
figlia Luisa con l'Ingegner
Pasquale Nelli
Il Professore Federico Nelli e
la Signora Pia Nelli Alessi
partecipano il matrimonio del loro
figlio Pasquale con la Signorina
Luisa Petri
La cerimonia nuziale avrà luogo
nella Chiesa di S.Agnese in Piazza Navona
il 6 Dicembre 1959 alle ore 11.30
Roma, Viale Parioli, 3
Milano,Via Porera, 21
Mario e Ida Petri, riceveranno gli amici
al Grand Hotel, dopo la cerimonia nuziale
per una colazione in onore degli sposi.
PARTECIPAZIONE DI NOZZE CON BIGLIETTO D'INVITO AL RINFRESCO
Carlo e Arabella dopo la cerimonia saluteranno gli amici
al "Girarrosto" (S.Vincenzo)
SE INVITANO GLI SPOSI
VALENTINO E NINI BOMPIANI SARANNO LIETI DI
RICEVERE A COLAZIONE CLI AMICI DOPO LA
CERIMONIA NIZIALE PER UN SALUTO AGLI SPOSI
S.P.R.
RUPERCANINA
LERICI (LA SPEZIA)
SE INVITANO I GENITORI DELLA SPOSA
Piero e Irene Parisi
all'Hotel Excelsior il giorno
5 Dicembre dopo le ore 18
Se INVITANO I GENITORI DELLA SPOSA
(a un cocktail, alcuni giorni prima delle nozze)
in casa mercoledì 25 maggio
dopo le 19
PALAZZO RUSPOLI
La Principessa Aldobrandini
prega la
N.D. Marchesa Dal Pozzo
di voler venire da lei sabato 2 giugno
alle ore 18
Villa Aldobrandini
Frascati
INVITI A Il Generale Gaetano Le Maître
partecipa il matrimonio di sua figlia
Arabella con l'Avv. Carlo Ungaro
L'Avvocato Filippo Ungaro
partecipa il matrimonio di suo figlio
Carlo con Arabella Le Maître
La cerimonia avrà luogo il 27 Ottobre 1956
nella Chiesa di S.Andrea in Castiglioncello (Livorno)
Roma, 12 Via Paraguay
Roma,19 Piazza della Libertà
PARTECIPAZIONE CON I GENITORI DEGLI SPOSI AMBEDUE VEDOVI
Il Prof.Kurt Hruska e Hilde
Hruska Ptack partecipano il
matrimonio della loro figlia Memi
con il Barone
Giuseppe Chiaramonte Bordonaro
di Gebbiarossa
Maria Fassini ved.Chiaramonte
Bordonaro con il marito Generale
Steno Pacini partecipa il matrimonio
di suo figlio Giuseppe con
Memi Hruska
La cerimonia nuziale avrà luogo in Roma
nella Chiesa di S.Onofrio al Gianicolo
il 27 Ottobre 1963 alle ore 11
Roma, Via dei Monti Parioli,10
Roma-Casalbruciato-Via Tiburtina,144
PARTECIPAZIONE DI MADRE VEDOVA RISPOSATA
Dott.Ing.Corrado Petrilli
Fiamma Pintacuda
annunciano il loro matrimonio
La cerimonia avrà luogo il 14 Geannaio 1957
nella Chiesa di S.Andrea in Castiglioncello
Milano
Via Motta,6
Castiglioncello, Livorno
Villa Salgletti Ducale
PARTECIPAZIONE PERSONALE DEGLI SPOSI
La Contessa Eleonora Attolico di Adelfia
nata dei Conti Pietromarchi partecipa il
matrimonio di sua figlia Maria Carmela
con il Visconte William Herbert Hambleden
La Viscontessa Hambleden nata Lady
Patricia Herbert partecipa il matrimonio
di suo figlio il Visconte William Herbert con
Maria Carmela Attolico dei Conti di Adelfia
La cerimonia nuziale sarà celebrata in Roma
Lunedì 21 febbraio 1955 alle ore 16.45
nella Chiesa di S.Maria in Dommica alla Norcella
15 Via di Porta Latina
Roma
The Maner House
Hambleden
Hembry on Thames
PARTECIAPZIONE DI MATRIMONIO CON UNO STRANIERO