- È un gatto!
- È una civetta!
- No, è una bambina! -
I tre ragazzetti son là col naso in aria, a contemplare
l'oggetto delle loro esitazioni.
Due occhi, null' altro che due occhi, appaiono,
fantastici, meravigliosi, attraverso il finestrino della
soffitta, il cui vetro è reso completamente opaco
dallo spesso strato di polvere che lo ricuopre da
mesi e anni e che con l'aiuto della pioggia ha formato
uno strato di fango. Da un angoletto ripulito
in fretta, forse con le dita, si scorgono quegli
occhi.
- Apriamo il finestrino, - propone Maurizio.
- Scapperà, - dice Alano.
- Proviamo, - decide Francesco - pianino
pianino, perchè non s' impaurisca.... Maurizio, tu
sei il più piccolo; ti alzeremo e guarderai. Ma non
gesticolare troppo! -
I due fratelli maggiori sollevano Maurizio, e gli
occhi scuri del ragazzetto si trovano di fronte agli
occhi sconosciuti, un paio d' immensi occhi celesti,
che non sono nè quelli di una civetta nè quelli di
un gatto.
- È una bambina, - afferma Maurizio. - Ha
i capelli da bambina.
- Prova ad aprire il finestrino, - dice Francesco.
I ragazzi durano una gran fatica, ma finalmente
il vetro si solleva e con un ultimo sforzo Maurizio
riesce a fissarlo.
Gli occhi celesti, che intanto erano scomparsi,
fanno una nuova apparizione.
È una bambina, come ha detto Maurizio, una
graziosa fanciulletta di sei o sette anni, dai lunghi riccioli biondi.
- Voglio venire da voi, - dice essa semplicemente.
Maurizio, che è stato rimesso in terra, e i suoi
fratelli, si guardano stupefatti: una bambina che
dice «voglio » in tono di comando! Allora non li
conosce!
- Perchè? - domanda Maurizio.
- Perchè sì!... Prendetemi presto, fatemi scendere! -
I ragazzi non esitano un istante di fronte a quest'ordine.
- Come facciamo? - domanda Alano.
Ecco, ecco, - dice Francesco - con la tavola
vecchia e una seggiola.... No, sarà troppo alto. Allora
tiriamo qui la tavola soltanto; ci monterò sopra
io e l'aiuterò. -
In un momento, grazie all'aiuto di Francesco e
alla destrezza della fanciulla, la prima parte della
discesa è compiuta.
Prima di discendere nelle braccia che Alano le
tende, essa si volge verso Francesco.
- Chiudi bene il finestrino, come prima, - raccomanda
la fanciulla.
E Francesco obbedisce ancorar.
- Ecco, - dice essa appena in terra - ora sono
contenta. -
Una reginetta che avesse espresso ai suoi sudditi
la propria soddisfazione non avrebbe certamente
reso più contenti i propri cortigiani.
- E ora? - domanda Alano.
- E ora, rimango con voi.
- E la tua mamma? -
I grandi occhi celesti guardano Francesco.
- Non l' ho più, la mamma! - risponde la fanciulla.
- E il tuo babbo?
- Il babbo è in viaggio.... non so dove, e quella
donna cattiva mi farebbe morire.... Io non voglio
più stare con voglio venire con voi.
- Quale donna cattiva? - domanda Alano,
La fanciulletta indica col mento una direzione.
- Quella presso la quale abitavamo io e la mia
mamma.
- Dove?
- Qui accanto. Dalla soffitta vi vedevo giocare....
Io vi conosco bene. -
E, col dito teso, indica:
- Ecco Francesco, Alano e Maurizio! -
Stupefatti, i ragazzi si guardano.
- Come! - dice Francesco. - La casa della
vecchia Radegonda....
- La fata Carabossa....
- Proserpina?... -
La fanciulla ride:
- Non so se abbia tutti questi nomi. So che la
mamma la chiamava «mamma Duflet». Fintanto
che è vissuta mia madre, mamma Duflet era gentile,
mi chiamava signorina Nicoletta e mi preparava
delle pietanzine speciali. Ma quando la mamma
non e' è stata più, è diventata così cattiva!...
Stamattina mi ha picchiata.... Guardate! -
Nicoletta solleva la manica e mostra un braccino
tutto livido.
- Oh! -
I ragazzi sono indignati.
- Gliela faremo pagare.... La picchieremo, la
graffieremo, - propone Maurizio.
- Oh, non potrete! - dice Nicoletta. - Non
si può farle nulla. Io credo che sia una vecchia
strega. Oggi non mi ha dato che pane, per desinare,
e mi ha detto che stasera non avrei avuto che acqua....
e Allora ho detto che me ne andavo, e lei mi
ha risposto che sarebbe un impiccio di meno....
Allora io ho detto che volevo prendere le mie robe
e andarmene subito, e lei mi ha risposto che se
partivo bisognava che non mi vedesse e che non mi
ritrovasse, perchè altrimenti l'avrei pagata cara....
Allora ho risposto che il babbo sarebbe andato in
collera con lei, quando fosse ritornato, e lei ha
detto.... ha detto.... - riprende Nicoletta, tutta
commossa a questo ricordo - che un babbo che
parte così, non ritorna più. -
E Nicoletta non resiste più e si mette a piangere
e a singhiozzare da far pietà.
I suoi tre amici cercano di consolarla. Maurizio
ha passato un braccio intorno al suo collo, e
tutti la baciano e cercano di farle dimenticare le
cattive parole della Duflet.
- È una megera, - dice Francesco - non sa
quello che dice.
- Dov' è andato il tuo babbo? - domanda Alano.
- In America, - risponde Nicoletta tra due
singhiozzi - per guadagnare molti soldi.... E la
mamma doveva rimanere a Versailles.... E poi, un
giorno, la mamma disse che in provincia, da mamma
- Duflet, che era stata cuoca dal mio nonno,
avremmo speso meno. E quando la mamma morì,
quella brutta vecchia mise tutto sossopra e trovò
meno denaro di quello
che credeva dopo....
dopo aver pagato i funerali.
Credo che appunto
per questo sia
di cattivo umore, e sia
diventata a un tratto
così cattiva e brontolona.
- È molto tempo
che la tua mamma è
morta? - domanda
Maurizio.
Nicoletta ricomincia
a piangere:
- Sono.... tre mesi....
Mi aveva detto che sarei andata a raggiungerla
più tardi, che bisognava che fossi molto coraggiosa
e aspettassi il babbo.
- E la mamma Duflet non ha mai scritto al tuo
babbo?
- La lettera è ritornata indietro. Non l' hanno
trovato. -
I ragazzi si guardano scotendo la testa. Tante catastrofi
a una fanciulla così piccola!
- Dunque, mi tenete con voi?
- Sicuro! -
Le tre voci hanno risposto tutte insieme.
- E mi nasconderete bene, perchè mamma Duflet
ha detto che se mi ritrovava l'avrei pagata cara.
Ho troppa paura!
- Sì, ti nasconderemo bene, - dice Alano.
Francesco, pensieroso, tace.
- E allo zio Fil non diremo che Nicoletta è qui? -
domanda Maurizio.
- Oh, a nessuno, - esclama Nicoletta - a nessuno!
- Come faremo? - dice Alano.
- Se ci fosse la mamma! - mormora Francesco.
- A nessuno, a nessuno! - ripete la vocina implorante
di Nicoletta. - Nascondetemi.
- Dove?
- In soffitta, - dice Francesco. - Ti accomoderemo
molto bene in un cantuccino.
- Ma il mangiare?
- E il letto?
- E se facesse rumore?
- E se qualcuno venisse in soffitta?
- Non ci viene mai nessuno, - risponde Francesco.
- Faremo in modo di portarle da mangiare....
dormirà nell'antico lettino di Maurizio, che è
nell'angolo laggiù, ed essa non farà rumore, ne sono
sicuro. Soltanto, non so se sarebbe meglio avvisare
lo zio Fil.
- Lo zio Fil, lo sai bene, - dice Alano - andrà
subito a riportarla da mamma Duflet con un
gran sermone.... e sarà di nuovo come prima.... La
mamma forse ci aiuterebbe.... ma non ritorna tanto
presto; ha cominciato appena ora la sua cura.
- Ebbene, ce la sbrigheremo da noi! - conclude
Maurizio.
- All'opera! - soggiunge Francesco. - Nicoletta
è nostra figlia: bisogna che le facciamo la sua
casa. -
E tutti e tre si accingono a metterle su casa.
Una vecchia granata fuori d'uso serve a spazzare
un angolo della soffitta. Poichè, fortunatamente, la
soffitta serve da stanza di sgombro per i mobili
vecchi, il compito è facile. L'antico letto di Maurizio,
spolverato accuratamente, vien posto nel cantuccio
ripulito, e accanto vien messo un tavolino
zoppicante.
- Lo ruppi io! - annunzia fieramente Alano,
come se ciò costituisse un titolo di gloria.
Una catinella senza la brocca per l'acqua vien posta
su un altro tavolino di legno bianco.
- Non fa niente, vero, se non e' è la brocca per
l'acqua? - domanda ansiosamente Maurizio.
Nicoletta gli assicura che per lei è lo stesso.
- Porteremo su l'acqua in una brocca quando
Maria non ci vedrà, - dice Alano.
Ma Francesco è tormentato da un' idea.
- Sei sicura - domanda - che la vecchia strega
non verrà a cercarti qui? Come sei fuggita?
- Dalla sua soffitta. Aveva fatto rizzare una
scala per rimettere il vetro del flnestrino che era
rotto, e mentre il vetraio era in cucina sono scappata
senza che mi abbia vista, sono sallta sul tetto
e mi sono nascosta dietro un comignolo. Essa non
si è immaginata che fossi là: ho visto che ha chiuso
il finestrino. Allora sono venuta camminando carponi,
perchè avevo un po' di vertigine, e fortunatamente
sono capitata subito davanti al finestrlno
buono.
- Allora abbiamo il tetto in comune con quella
vecchia strega?
- Non lo so, - risponde Nicoletta. - Ho dovuto
salire un po'.... c' è framezzo un tetto più piccolo.
- lo stesso: - dice Maurizio - per essere
una bambina è stata coraggiosa a venire per il tetto.
- È nostra figlia, - risponde con dlgnità Francesco,
come se per questo ne avesse acquisito anticipatamente
le virtù.
- Bene! - dice Alano. - Allora quella vecchia
non verrà a cercarti qui.
- Ma intanto, a qualunque costo la difenderemo! -
esclama in tono bellicoso Maurizio. - Nicoletta
è nostra! -
Francesco scuote la testa.
- Sì.... ma io penso che sia più prudente nasconderla,
perchè, sai.... alle persone grandi, e per
di più cattive come mamma Duflet....
- Sì.... ebbene?
- Ebbene, anche se hanno torto, tutti danno
loro ragione.
- È proprio vero, - approva Nicoletta in tono
sconsolato.
- Intanto, - dice Alano che si dà daffare per
mettere insieme la camera
di sua figlia - bisogna andare
a cercare dei lenzuoli
nel guardaroba. Ma blsognerà
tenere occupata Maria
durante questo tempo, poichè
essa è sempre lì.
- La terrò occupata io, -
risponde Maurizio.
- Che cosa farai? - domanda
Nicoletta incuriosita.
- Fingerò di andare a
rubare un po' di dolce nella
stanza da pranzo, e lei allora
mi seguirà.
- Cerca di rubarlo davvero: -
consiglia giudiziosamente Francesco -
sarà per Nicoletta.
- Pensate un po': - esclama Alano - se non
avessimo avuto l' idea di salire a giocare in soffitta,
Nicoletta avrebbe dovuto passar la notte sul
tetto!
- Altro che la notte!... - rinforza Maurizio. -
Tutta la vita, forse, perchè nessuno viene mai in
soffitta. -
Nicoletta sorride.
- È stato il mio angelo custode che mi ha detto
di salire sul tetto, - spiega essa ingenuamente
ai ragazzi.
E, in gran confidenza, attirando Francesco per
il collo, aggiunge piano:
- Il mio angelo custode, in questo momento, è
la mia buona mamma. Essa ha preso il suo posto,
lo so! -
I tre ragazzi guardano con tenera compassione
la loro flglia adottiva, e nessuno di loro pensa che
sia possibile chiudere.... la finestra della propria
casa a un ospite mandato dagli angeli.
- Maria, Maria, ho fame! - esclama Maurizio,
passando come un ciclone davanti al guardaroba,
dove la vecchia cameriera sta accomodando la biancheria.
- Gesummaria! Il mio dolce! - borbotta essa,
precipltandosi dietro a Maurizio, con gli occhiali
sulla punta del naso, mentre un grosso gomitolo
di filo si sdipana dietro a lei man mano che cammina.
Ma ha un bel correre : quando arriva trova Maurizio
accoccolato davanti alla credenza aperta, nella
stanza da pranzo.
- Signor Maurizio, aspettate almeno la merenda;
è quasi l'ora. Non divorate il mio dolce. Sapete
che fareste andare in collera la mamma....
- Ma la mamma non c' è! - ribatte cinicamente
Maurizio.
- Non è una buona ragione codesta per far
quello che essa non vuole, - dice la vecchia.
- Via, Maria, dammi qualche cosa, - implora
Maurizio.
- Non vi meritate nulla, - dichiara Maria. -
E poi, non avreste più fame per l'ora della merenda.
E poi....
- Che cosa c' è per merenda? - interrompe quel
briccone di Maurizio.
- Uhm!... - risponde Maria. - Pane e....
- Conserva? - chiede Maurizio, poichè questa
è la sua merenda preferita.
E Maria con dignità, per non aver l'aria di cedere,
risponde:
- Proprio, ci dovrebbe essere la conserva.
- D'albicocche?
- Già.... sì, d'albicocche.
- Va bene: ma intanto dammi un pezzettino di
qualche cosa di là dentro! - domanda Maurizio
con un'aria birichina, alla quale, è sicuro, la sua
vecchia governante non saprà resistere.
- Vi darò una focaccia, - dice questa.
- Oh, no, dammene tre!... E i miei fratelli?
- Oggi pensate anche a loro? - replica Maria
sbalordita.
- Sempre! - risponde gravemente Maurizio.
E, senz'alcuna logica, aggiunge:
- Quattro, via. Due per me, perchè ho pensato
a loro.... -
Maria sospira:
- Quattro?! Uhm! Ma così mi rovinate! E poi,
non mangerete il pane con la conserva.
- Sì, sì, te lo giuro, - promette Maurizio.
E rimane seduto in terra con le quattro focacce
in mano. Chi sa se Francesco ha avuto il tempo di
prendere i lenzuoli nel guardaroba? Maurizio, inquieto,
non osa lasciar andar via Maria e non ha
altro mezzo per trattenerla che rimanere davanti
al dolce che essa cerca di conservare per il desinare.
A un tratto gli viene un' idea.
- Ci sono anche delle pietanze? - domanda
Maurizio.
- Sicuro, come tutte le sere.
- Che cosa?
- Credo, un budino di riso alla crema, ma non
sono sicura. Leonia ha parlato di riso.
- Davvero! - fa Maurizio. - È buono, il budino
di riso alla crema!
- Oh, signor Maurizio, non siate così ghiotto!
Non sta bene in un ragazzo.... Se foste una bambina....
- E perchè - dice Maurizio - le bambine hanno
il diritto d'esser golose?
- Perchè una bambina è più delicata di un ra-
gazzo, è più viziata. Oh, lo so che detestate le bambine,
tutti e tre!... In campagna vi chiamano «i
tre orsacchiotti» perchè siete poco amabili con le
sorelle dei vostri amici.
- Sono seccanti, le bambine! - dichiara Maurizio.
- Quella piange, quell'altra brontola, questa
vuol comandare, quest'altra ha paura di tutto,
quella non sa giocare.... -
La vecchia governante fa l'atto di tapparsi le
orecchie.
- Basta, basta! - dice. - Se aveste provato
qualche volta soltanto a stare con le bambine e a
giocare con loro, non parlereste così... Per aver
avuto a che fare con una cuginetta poco amabile,
le avete messe tutte in un mazzo.... Scommetto che
se vedeste una bambina cader nell'acqua ed esser
sul punto di annegare, non le tendereste nemmeno
la punta del dito mignolo. -
Maurizio scuote gravemente la testa. Che cosa
può rispondere?
Egli non può certo dire che una bambina è caduta,
per così dire, dal cielo in, casa dei tre orsi, e
che è stata accolta e adottata addirittura come se
fosse un ragazzo. Quello era un segreto che doveva
esser conservato gelosamente.
E d'altra parte Maria non aspetta una risposta.
- Via, signor Maurizio, ho una quantità di calzini
da raccomodare; lasciatemi chiudere la credenza.
Ah, se la signora mi desse il permesso di
chiuderla a, chiave!
- La mamma? Eh, sarebbe una bella seccatura
anche per lei!
- Perchè? - dice Maria maravigliata.
- Perchè anche a lei - spiega Maurizio andandosene
- piacciono le focacce, e non potrebbe più
rubarne se la credenza fosse chiusa a chiave!
- Oh! - brontola Maria indignata.
Ma Maurizio è già lontano. In quattro salti ha
salito la scala e si ritrova in mezzo ai suoi fratelli,
in soffitta.
Francesco ha preso un paio di lenzuoli, una federa
per il guanciale e degli asciugamani. Ma impensierito
dice:
- Ho dimenticato i tovagliuoli.
- Potremo benissimo tornare nel guardaroba
quando Maria sarà a desinare, - osserva Alano.
- Ecco! - dice Maurizio, mostrando il suo bottino:
le quattro focacce di Maria, e quello che è
riuscito a prendere prima che essa lo raggiungesse,
ossia alcuni biscotti che gli si sono un po' spezzettati
in tasca, e un'albicocca.
Gli occhi di Nicoletta brillano.
- Che felicità! - dice la fanciulla. - È tanto
che non ho mangiato della roba così buona!
- E poi - aggiunge Maurizio - fra poco ti
porterò del pane con la conserva. -
Intanto Nicoletta sgranocchia, con appetito, tutta
quella grazia di Dio.
- Come sono contenta d'esser con voi! - dice.
- Da quando la mamma è partita, non ero mai più
stata contenta. -
I ragazzi si guardano molto fieri. Ma a un tratto
Francesco esclama:
- Dei giocattoli!.. Ci vogliono dei giocattoli per
Nicoletta!
- Il mio bastimento, - offre generosamente
Maurizio.
- La nostra ferrovia....
- I libri.... -
Francesco scuote la testa.
- Il tuo bastimento non è divertente senza poterlo
mettere nell'acqua.... Il treno fa troppo rumore....
Non ci sono che i libri.... -
Nicoletta china la testa, e attraverso la massa
scarmigliata dei suoi capelli biondi guarda, facendo
il broncio, i suoi babbi adottivi.
- È che io.... io non so legger bene, - dice la
fanciulla.
Francesco è vivamente sorpreso.
- Non sai leggere? Quanti anni hai?
- Sette.
- Sette anni? Ebbene, t' insegnerò io. -
Non si può dire che questa proposta faccia un
gran piacere a Nicoletta.... Ma del resto non si fermano
molto su questo argomento. Alano ne trova
ben presto un altro.
- Quello che occorre a una bambina è una bambola.
- Noi non ne abbiamo, - dice Maurizio tristemente.
- La mia, la mia bella Fioretta, è rimasta dalla
mamma Duflet.
- Se tentassimo di andare a cercarla? - propone
Alano.
Francesco alza le spalle.
- Se le riportassimo anche Nicoletta? - aggiunge
con disprezzo.
Ma, per calmare Nicoletta, che ha preso quel discorso
sul serio, spiega che lo ha fatto per burlarsi
di Alano.
- C' è la bambola della mamma, - dice Maurizio.
- È vero, la bambola della mamma quand'era
piccina,
- Oppure la bambola del salotto, quella bella
grande che è seduta sul cuscino, e che la mamma
chiama il suo portafortuna.
- Quella che il comandante Grey le regalò per
il suo compleanno?
- Sì.... Che idea, regalare una bambola a una
signora!
- Questa sarà adatta per Nicoletta; ma a quell'altra,
lo sai, Francesco, la mamma ci tiene troppo
e potrebbe inquietarsi se gliela prendessimo.
- Sì; - aggiunge Alano - eppoi credo che sia
ben rinchiusa.
- Quando prenderemo la bambola del salotto?
- E chi andrà a prenderla? -
Le domande s' incrociano, ma è sempre Francesco,
il maggiore, che risponde e decide:
- Maurizio, fra poco, all'ora della merenda, si
nasconderà, e mentre Maria ci servirà, prenderà la
bambola e salirà qui di corsa. Così potrai giocare,
- continua, rivolgendosi a Nicoletta - perchè, capirai,
non potremo stare sempre con te, altrimenti
dubiterebbero di qualche cosa. -
Il visino di Nicoletta si oscura.
- Ma verrete spesso? - chiede.
- Sì, molto spesso.
- Troveremo qualche scusa per venire in soffitta,-
dice Alano. - Bisogna cercare.... -
La voce di Maria, che li chiama disperatamente,
li inquieta e li turba.
- Scendiamo presto, - dice Francesco - che
non salga quassù a cercarci! -
Prima che Nicoletta abbia il tempo di rendersi
conto di ciò che succede, i tre fanciulli sono scomparsi
come fantasmi.
La fanciulletta siede sulla graziosa poltroncina
un po' zoppa che Alano ha scovato per lei, appoggia
la testa bionda sulla spalliera e riflette. Pensa
alla sua nuova famiglia, ch'ella stessa si è scelta;
pensa che non sarà forse sempre molto piacevole
stare rinchiusa in quella soffitta. Ma che importa?
Tutto è preferibile a quella mamma Duflet così cattiva.
Sente che i suoi nuovi amici le vogliono già
bene, e, senza cercare altro, il suo povero cuoricino
tenero, bisognoso di affetto, sussulta di felicità.
A sette anni non si può riflettere alle conseguenze
di un'adozione in una soffitta; e i tredici anni
di Francesco non hanno dimostrato di rifletterci
di più. C' è un'altra cosa alla quale Francesco non
ha pensato e che comincia a impensierire Nicoletta.
E quando Maurizio arriva tutto scalmanato porgendole
la maravigliosa bambola, che non è affatto
un giocattolo, ma un oggetto artistico, Nicoletta
può appena esprimere la sua ammirazione.
Misteriosamente, a voce bassa, la fanciulletta confida
il suo tormento a Maurizio. Questi la prende
per la mano e la conduce fuori della soffitta.
- Là, - indica il ragazzo, mostrando una porta
che dà sulla scala tra la soffitta e il piano inferiore.
- Ma non andarci di sera; Maria e Leonia ti
sentirebbero. Capisci, è quello delle domestiche....
Ma non fa niente, vero? - chiede con voce ansiosa.
E, rassicurato da Nicoletta, egli la riporta dietro
il paravento con la sua bambola e se ne va.
Quando arriva alla porta un' idea lo trattiene, torna
indietro correndo, passa le braccia intorno alle
spalle di Nicoletta e la bacia teneramente.
- Oh, Maurizio, - dice la fanciulletta, con gli
occhi brillanti di lacrime di gioia - come vi voglio
bene a tutti e tre! -
E Maurizio, convinto, risponde:
- Anche noi, sai, Nicoletta; e ti custodiremo
bene. -
Una bambina!... Se Maria li vedesse!
Intanto Nicoletta è in estasi davanti alla bambola.
Non ne aveva mai sognata una così bella! È
quasi troppo bella! Nicoletta è un po' intimidita:
le pare che quella bambola sia la sua sorella maggiore.
La prende sulle ginocchia e la contempla....
Ma la sua contemplazione viene interrotta bruscamente:
Maurizio non ha ben richiuso la porta
della soffitta, e Nicoletta la vede riaprirsi pian pianino,
e prima che essa abbia il tempo di spaventarsi,
scorge un superbo gatto nero d'Angora.
Nicoletta congiunge le mani in atto di ammirazione.
Essa ha tutte le felicità in quel giorno: i suoi
tre babbi, la bambola e il bel gatto.... Ma che cosa
vorrà da Nicoletta?
Immobile, la fanciullina lo guarda. Anche il
gatto, immobile, guarda la fanciulla che non conosce....
Misterioso e agile, si avvicina lentamente,
gravemente, studia quella sconosciuta. Non bisogna
mai fidarsi!
« Tiene sulle ginocchia la bambola del salotto....
Allora è di casa?... Andiamo a vedere più da vicino
se è proprio la bambola. »
Con un balzo leggero, il gatto è sul bracciuolo
della poltrona. I grandi occhi turchini di Nicoletta
sono la sola cosa vivente. La fanciulla non osa muoversi
per paura d' inferocire il suo visitatore.
Il gatto avvicina la testa, fiuta la personcina e,
soddisfatto dell'esame, lo dichiara.
- Mau! - dice.
Allora Nicoletta allunga una mano, lo carezza; il
gatto fa le fusa. Anche lui ha adottato Nicoletta....
E a poco a poco la bambola ha perduto il suo posto:
il gatto è sulle ginocchia della fanciulla.
Quando i fanciulli tornano la trovano così. Maurizio
porta come una cosa preziosa una bella fetta
di pane con la conserva.
- Oh! - esclama Francesco. - Matù è venuto a
trovare Nicoletta. Sai, Nicoletta, Matù vuol bene
soltanto alla mamma; si burla di tutti, non può
vedere lo zio Fil e sopporta Maria e Leonia soltanto
perchè gli danno da mangiare.
- Vorrà bene anche a me, - dice Nicoletta baciando
la testa serica del gatto.
- Tieni, - dice Maurizio porgendo la fetta di
pane. - Ti piace la conserva di albicocche?
- È quella che mi piace di più, - risponde Nicoletta.
- Ma, è la tua merenda, Maurizio? E tu?
- Noi abbiamo già fatto merenda, stai tranquilla:
abbiamo avuto ognuno la nostra fetta di pane
con la marmellata, e Maria non si è accorta di
nulla. -
Francesco spiega a Nicoletta che, mentre Maria
si voltava indietro, ha tagliato una fetta di pane e
lo ha nascosto. Alano poi è riuscito a prendere la
marmellata dal vaso, quasi
sotto il naso di Maria.
- Vedrai, - esclama Maurizio
con aria disinvolta -
ci sapremo disimpegnare! -
Nicoletta è infatti molto
tranquilla: ha fiducia nell' iniziativa
dei suoi amici.
Senza poter esprimere i
suoi sentimenti, si rende perfettamente
conto che quello
che avrà dai suoi tre amici
sarà sempre migliore del pan
secco e condito di cattiveria
della Duflet.
La fanciulla morde con appetito
la bella fetta di pane e conserva, pur continuando
a chiacchierare.
- Dunque, - dice - il signore che passeggia
qualche volta in giardino, con le mani dietro la
schiena, non è il vostro babbo?
- È lo zio Fil, - rispondono in coro i tre ragazzi.
- Il babbo morì - spiega Alano - quando Maurizio
era ancora piccino, e suo fratello maggiore,
lo zio Fil, è venuto in casa nostra per tener compagnia
alla mamma.
- Perchè - continua Maurizio - la nostra mammina
è tanto giovane, che pare una bambina; così
dice il comandante Grey. Ma quando sarò grande
la guarderò io, prenderò il posto dello zio Fil.
- È carina? - chiede Nicoletta.
- Oh, tanto carina!... È la più elegante e graziosa
mamma che esista.... e giuoca con noi proprio
come un ragazzo.... Ma è stata malata, e il
dottore l' ha mandata ai bagni termali.
- E lo zio Fil è gentile?
- Non vuol bene che ai suoi libri.
- È brontolone....
- È vecchio.-
E Francesco riprende:
- Eppoi non gli piacciono i bambini.
- Perchè? - domanda la innocente Nicoletta.
- Perchè facciamo troppo chiasso.
- E gl' impediamo di lavorare.
- Io non vorrò bene allo zio Fil, - dichiara Nicoletta.
- Io voglio bene a chi mi vuoi bene. -
Ma Francesco è tormentato per un istante da
un' idea e bisogna parlarne a Nicoletta, poichè si
tratta di una cosa seria.
- Nicoletta, - domanda gravemente - tu sei
una bambina, non è vero? -
Nicoletta, sorpresa, risponde affermativamente.
- E le bambine non sono coraggiose, - continua
Francesco. - Avrai una paura orribile così
sola, in soffitta, durante la notte. -
Gli altri due ragazzi si guardano. A che cosa è
mai andato a pensare Francesco?... È vero, però,
che quella soffitta deve far paura.... Maurizio pensa
che al posto di Nicoletta avrebbe paura.... Ed è un
ragazzo!... Ma Nicoletta scuote la testa.
- Dalla mamma Duflet, - racconta essa - ho
avuto molta paura dopo.... dopo.... -
I ragazzi cominciano a capire che quel «dopo»
di Nicoletta vuoi dire dopo la morte della mamma,
e che la fanciulla non vuol parlarne.
- Dormivo nella soffitta, in alto, nella stanza
accanto a quella della mamma Duflet; ma lei non
saliva con me, e andavo a coricarmi al buio.... e non
la sentivo mai venire. I primi giorni tremavo, ma
poi mi sono abituata. Sono sicura che qui avrò
meno paura, poichè so che voi siete subito di sotto.
- È straordinario, - esclama Maurizio, facendo
una bella capriola - una bambina che non ha
paura!...
- E poi forse avrò con me Matù, - aggiunge
Nicoletta.
Il resto della giornata vien passato a migliorare
l'alloggio di Nicoletta. In parecchi, viaggi i ragazzi
hanno portato acqua, una saponetta che Maria cercherà
inutilmente.... Povera Maria! Vedrà sparire
misteriosamente tante cose! Il più difficile è il desinare.
Mai come quella sera Leonia e Maria hanno veduto
i ragazzi girare intorno a loro dalla cucina
alla sala da pranzo e alla credenza.
- Ma insomma, - dice Maria - non potreste
andare in giardino ad aspettare l'ora del pranzo?
- Avete tanta fame? - domanda Leonia.
- Molta fame, - rispondono tre voci.
- C' è un buon pranzo, - annunzia maestosamente
Leonia.
- Che cosa, Leonia? - domanda Maurizio.
- Pollo....
- E budino di riso alla crema, - termina il ragazzetto.
- Proprio! - esclama Leonia stupefatta. -
Come avete fatto a indovinarlo?
- Ah, - dice Maurizio - in premio, perchè ho
indovinato, ne avrò un pezzetto di più! -
- Non vi ho mai visto così ghiotto, signor Maurizio, -
soggiunge Leonia in tono di rimprovero.
- Siete sempre molto goloso, ma stasera!... -
Intanto Francesco e Alano discutono in disparte.
- Non so come faremo, - dice Francesco. - A
tavola non potremo mai prender nulla, e qui, guarda,
Leonia sorveglia le sue cazzeruole, Maria i suoi
piatti.... Ho paura che Nicoletta non debba desinare.
- Bisogna assolutamente inventare qualcosa,
aggiunge Alano. - Alla minestra non è affatto il
caso di pensare.
- Oh, la minestra, - esclama Maurizio, che arriva
a questo punto - la minestra a Nicoletta deve
piacere quanto piace a me e ne farà a meno volentieri!
- C' è il pollo.
- Ma come servirsi?
- Ascolta; - dice Francesco - se Maria non
è nella stanza da pranzo, lo zio Fil non farà attenzione;
ne prenderemo un pezzetto dal vassoio.
- Ma Maria non lascia la stanza da pranzo.
- E allora bisogna tenere un pezzo di carta sui
ginocchi.
- Un pezzo di carta? - domanda Alano.
- Sì, un pezzo di carta nel quale involgeremo
quello che potremo.
- Ma la carta farà rumore.
- Un piatto, - propone Maurizio.
- Bestia! Un piatto scivola e si rompe.
- Allora, lo so io: - dice Maurizio giulivo -
un sacchetto di carta. Io so dove li tiene, Leonia;
vado a prenderne uno.
- Ma sarà un po' difficile - obietta Francesco -
mettere della roba in un sacco.
- Allora, - dice Maurizio indispettito - trova
tu di meglio! -
Nondimeno va a cercare un gran sacco di carta
nella riserva di Leonia e riesce a mettersi a tavola
e ad aprire il sacco tra
i ginocchi, sotto la tovaglia,
senza che la vecchia
Maria dica altro
che questo:
- O che avete oggi
per dimenarvi così, signor
Maurizio? State
più composto. -
Lo zio Fil non guarda
nulla, non vede nulla.
Con gli occhiali rialzati
sulla fronte, ha
ben altro da pensare che
ai suoi tre nipoti e alle
loro fantasie. È a tavola
e mangia perchè è impossibile fare altrimenti
e perchè Maria viene a chiamarlo senza stancarsi
fino a che non ha lasciato la biblioteca; ma la sua
mente rimane coi suoi cari fogliacci, e risponde distrattamente,
quando risponde, ai suoi nipoti.
Finita la minestra, Maria porta il pollo e lo passa
allo zio Fil che è costretta a servire, perchè egli
non vede il vassoio. Poi serve i tre ragazzi, e Maurizio
stringe l'occhio a Francesco e ad Alano indicando
loro una bellissima ala rimasta in mezzo
a un mare di spinaci.... Lo zio Fil non ha avuto
che un po' di petto.
Ma come fare per avere quell'ala?
- Mangiate, signor Maurizio, - dice Maria sottovoce,
dietro il suo padroncino. - Non avete più
fame?
- Oh, si! - esclama Maurizio. - Anzi, ho molta
fame! Puoi darmi tutto il pollo, Maria?
- Mangiate intanto quello che avete nel piatto, -
risponde Maria giudiziosamente. - Dopo vedremo
un po'.
E Maria riprende il suo posto vicino agli avanzi
di tavola, attendendo pazientemente: non è proprio
quello che vogliono i ragazzi. Come allontanare
Maria? Francesco a un tratto alza la testa, e
col nasetto in aria fiuta.
- C' è odor di bruciato, - dice.
Egli conosce la paura folle che Maria ha per il
fuoco.... e quel che ha previsto accade: Maria si
precipita fuori della stanza da pranzo.
- Viene dalla cucina, - grida Alano nel momento
in cui essa scompare.
Allora la cosa è facile. Maurizio prende delicatamente
l'ala che è rimasta sul vassoio, la fa scivolare
nel sacco, e vi aggiunge tre pezzi di pane che
gli porge Mano. Lo zio Fil non ha visto niente, e
Maria ritorna un momento dopo, rassicurata.
- Non c' era nulla che bruciava, - brontola. -
Avete sognato, signor Francesco!
- Credi? - dice Francesco tranquillamente. -
Dunque avresti preferito che qualche cosa bruciasse
davvero? -
Scandalizzata da questa logica, Maria non replica.
Riprende il vassoio, lo passa allo zio che rifiuta,
ne offre ai suoi padroncini che rifiutano anch'essi,
e se ne va senza essersi accorta che l'ala
è scomparsa.
Del contorno bisogna farne a meno; è impossibile
mettere gli spinaci nel sacco. Maurizio pensa
che potranno essere vantaggiosamente sostituiti dal
dolce che è più facile prendere, poichè Maria appena
finito di servire in tavola lascia la stanza da
pranzo per andare a preparare i letti dei fanciulli.
È molto facile, quindi, prendere un bel pezzo di
dolce con molta crema e metterlo in un piatto.
Lo zio Fil segue quel tramestio con la coda dell'occhio,
ma non ne rimane oltremodo colpito. Maurizio
si mette in tasca ancora delle focacce e dei
fichi.
Ma Francesco, che beveva, si ferma di botto e
posa il bicchiere.
- E per bere? - dice.
I fratelli hanno compreso. Bisogna, infatti, che
Nicoletta beva.
Alano lascia pian pianino la tavola e ritorna dopo
un istante portando una tazza. I tre ragazzi s' intendono
con gesti. Francesco prende la bottiglia di
vino bianco e ne riempie quasi la tazza. I giovani
babbi non hanno ancora la nozione di ciò che è conveniente
dare a una fanciulletta.
Ora bisogna cercar di salire in soffitta senza essere
scorti da Maria, che è proprio nelle camere.
Bisogna aspettare che sia scesa in cucina per desinare.
Allora, in fila indiana, camminando in punta
di piedi, senza parlare, i tre babbi arrivano dalla
loro figlia.
C' è ancora un po' di luce, molto poca, ma è sufficiente
perchè Nicoletta mangi comodamente. La
fanciulla mangia il pollo, prendendolo con le dita,
e Maurizio la invidia: è tanto più buono così!
Per il dolce alla crema è stato preso un cucchiaino
che Maria cercherà dappertutto, e vedrà
poi riapparire domani sporco, sulla credenza.
Finalmente Francesco, che pensa a tutto, domanda
a Nicoletta se può spogliarsi da sè.
- Oh, sì! - risponde Nicoletta. - E anche lavarmi
e vestirmi; ma non posso pettinarmi. -
Francesco la rassicura che se ne incaricherà lui,
ma la responsabilità che si è presa lo turba tutta
la notte. Dev'essere molto difficile pettinare quei
lunghi riccioli biondi.
Nicoletta casca dal sonno. Alle emozioni della
giornata si aggiunge l'effetto del vino bianco. Fortunatamente
non lo ha bevuto tutto.
E dopo i tre baci dei suoi babbi adottivi, la fanciulla
si corica dimenticando di togliersi le calze,
e s'addormenta profondamente, con Matù che fa
le fusa da una parte, e la bambola inerte dall'altra.
Quando Nicoletta si sveglia, dopo una notte tranquilla
e calma, vede vicino al suo lettino Francesco
e Maurizio che la guardano.
Francesco tiene in mano una gran tazza di latte,
e Maurizio due fette di pane. Nicoletta si stropiccia
gli occhi.
È vero tutto ciò?
Al posto della brutta faccia arcigna della Duflet,
vede al suo svegliarsi quei buoni visi sorridenti.
Ma ne manca uno, e Nicoletta ne chiede notizie.
- Alano tiene occupata Maria, - dice Francesco.
- Capisci, Nicoletta, la mattina Maria sta
dietro a noi ancora come se fossimo piccini, perchè
è molto tempo che è in casa nostra: è stata la
governante della mamma quando era ancora bambina,
e perciò la mamma desidera che la lasciamo
fare quel che vuole.
- E poi, - aggiunge Maurizio con aria d' importanza
- la mattina abbiamo da fare i compiti
delle vacanze.
- E se Maria non ci vedesse nella nostra stanza
a lavorare - dice Francesco - si metterebbe in
pensiero e comincerebbe a cercarci. Nel pomeriggio
facciamo quello che vogliamo, invece.
- E così, - riprende Maurizio - Alano ha nascosto
uno dei suoi calzini e Maria lo cerca.... e noi
abbiamo messo ognuno la metà del nostro latte
nella tazza che Francesco aveva nascosta nel suo
studio, poi abbiamo chiesto delle fette di pane.
Maria è molto contenta quando abbiamo appetito.
- Quando avrai fatto colazione, - dice Francesco
- ti farai toelette; poi farò finta di andare
a domandar qualcosa allo zio nella biblioteca, qualcosa
per lavorare, s' intende, e salirò per pettinarti.
Non piangerai, vero, se ti tirerò un po' i capelli? -
domanda molto inquieto. - Capirai, non ho mai
pettinato dei capelli così lunghi. -
Nicoletta scuote la testa.
- Se tu sapessi come me li tirava la mamma Duflet!
E come gridava, se piangevo!
- Sbrighiamoci, Francesco; - dice Maurizio
con inquietudine - mi par di sentire la voce di
Maria. -
I due fanciulli scendono la scala correndo.
La voce di Maria si fa udire, infatti, ma per rimproverare
Alano d'essersi messo il calzino tanto cercato,
nella tasca dei calzoni.
- Forse - dice tranquillamente Alano, mettendosi
le scarpe - l' avrò preso per un fazzoletto.
- Benone! Ditemi che vi ci siete anche soffiato
il naso! - esclama Maria furibonda.
- Forse lo zio Fil lo avrebbe fatto, - replica
Alano.
- Il signor Fil fa quello che vuole, - dice Maria
spazientita.
- Anch' io! - esclama una vocina. - E voglio
abbracciarti.
E prima che Maria, in ginocchio per abbottonare
le scarpe ad Alano, abbia avuto il tempo di muoversi,
Maurizio le salta addosso, la rovescia all' indietro
e le stampa un grosso bacio sulla guancia.
- Via, via, signor Maurizio, non fate il matto, -
brontola Maria, che, in fondo, è contenta poichè
ama molto «i suoi ragazzi ». - E ora dovete andare
a lavorare, - aggiunge.
- Sì, Maria, - dice Francesco in tono dignitoso
- ma però devi lasciarci tranquilli. Quando ci
giri intorno, non posso risolvere i problemi.
- Parrebbe - brontola Maria - che fosse un
grande scienziato.
- Lo diverrò, - annunzia Francesco.
- E sarai seccante come lo zio Fil.
- Signor Alano, cercate di esser più rispettoso
quando parlate di vostro zio. -
- Come! - dice Alano. - Non è seccante? L' hai
detto tu stessa a Leonia.
- Io? - protesta Maria.
- Sì, tu. Il giorno in cui la mamma parlò di partire,
dicesti a Leonia: «Povera signora, non sarà
male che si prenda un po' di svago! Tra suo cognato
così seccante e i suoi bambini che la fanno
giocare come se avesse dieci anni, non fa davvero
una vita molto lieta, nè adatta alla sua età.... »
vero o non è vero? - conclude Alano trionfante.
- Quando si ascolta alle porte.... - comincia
Maria.
- Oh, - esclama Alano - alle porte! Sbucciavate
i piselli nella corte.
- Si dice « sgusciare », - riprende Francesco.
- E la mamma disse che si divertiva molto a
giocare con noi, e che le dispiaceva enormemente
di lasciarci. E disse anche che lo zio Fil non è seccante,
ma è un sapiente.
- Va bene, va bene, - dice Maria. - Non avete
bisogno di andare a ridirlo a lui. Orsù, abbiamo
chiacchierato abbastanza, e m' impedite di fare il
mio lavoro. Signor Francesco, siate ragionevole:
fate lavorare i vostri fratelli. -
È molto difficile fare problemi e analisi quando
si hanno delle preoccupazioni, e i tre ragazzi pensano
assai più alla loro «figlia» che ai compiti.
La « figlia » è molto savia, e Francesco la trova
a cantar la ninna-nanna alla bambola.
Egli giunge con un pettine, una spazzola e un
gran libro.
- Qui son descritte le avventure di Beccaccino, - dice.
- Ma tu non sai leggere e non ti divertirai
tanto. Se vuoi, t' insegnerò a leggere.
- Oh, sì! - dice Nicoletta. - La mamma voleva
farlo, ma era sempre malata e non aveva la
forza di muoversi.
- T' insegnerò io, - ripete Francesco. - Intanto
ti pettinerò meglio che mi è possibile. -
Ahimè, è un terribile compito,
quello a cui si accinge, e benchè
tanto lui che Nicoletta diano prova
di una pazienza angelica, la
faccenda non progredisce molto. La testa della fanciulla
è un intricata cespuglio, e Francesco ha una
gran voglia di rinunziare all' impresa.
- Se tu avessi i capelli corti, - dice - sarebbe
molto più facile.
- Tagliali, - propone Nicoletta.
- Oh! - dice soltanto Francesco.
Egli capisce perfettamente che sarebbe un peccato
tagliare quei bei riccioli, e con un sospiro riprende
la spazzola.
Nicoletta e lui mandano un grido di sollievo
quando l'operazione è finita. Non si può dire che
sia molto ben riuscita; vi sono ancora molti capelli
arruffati, ma la paziente è stata stoica e l'operatore
ha sudato quattro camicie.
- Verremo a giocare con te dopo pranzo, - promette
Francesco. - Tu intanto guarda le figure.
Non ti annoierai troppo, vero? -
Nicoletta lo rassicura dicendo che non si annoierà
affatto.
- Però Matù se n' è andato, - dice poi con aria
desolata.
- E andato a bere il latte. Lo ha chiamato stamattina
Leonia, ma tornerà certamente. -
Proprio in quel momento un leggero graffiare alla
porta della soffitta annunzia il visitatore atteso.
Matù entra maestosamente, con la coda ben dritta,
dando un breve sguardo a destra e a sinistra, e
viene verso Nicoletta.
- Matù! - esclama la fanciulletta.
- Mrrr! - risponde il gatto.
E Francesco raggiunge i suoi fratelli tranquillo,
poichè « sua figlia» non è più sola.
Così passa la mattinata. Nicoletta si diverte un
mondo con Matù e con la bambola, guarda le fi-
gure e ride vedendo Beccaccino nelle sue straordinarie
avventure.
Per quanto essa non sappia- leggere, pure arriva
a capire; e poi Beccaccino ha una fisonomia così
espressiva! Tra un compito e l'altro Maurizio viene
a farle una visitina, e il tempo trascorre abbastanza
presto.
Giù i compiti son fatti, ma assai male: i ragazzi
tengono un consiglio di famiglia per deliberare su
una questione importante.
- Bisogna trovare un mezzo per andare in soffitta
senza che vengano a cercarci, - dichiara Francesco.
- Non sarebbe molto comodo.... - soggiunge
Maurizio scotendo la testa.
- Io credo che sarà meglio non parlare di soffitta, -
dice Francesco. - Maria è curiosa e vorrà
sapere quello che ci facciamo;
e se venisse a
cercarci, la nostra Nicoletta
sarebbe scoperta.
- E se lo dicessimo a Maria? - suggerisce Maurizio.
- Dire che cosa?
- Che Nicoletta....
- Maria avvertirà lo zio Fil, puoi star sicuro.
- Ho un' idea, - esclama Francesco, - un' idea
stupenda. Conoscete la stanzina che è sopra alla
soffitta, dove la mamma ha messo il suo cavalletto
e le sue tele....
- Dicendo che si sarebbe rimessa a pitturare
quando avremo imparato anche noi?
- Sì! Ebbene, daremo ad intendere che dobbiamo
lavorare in quella stanzina per fare una sorpresa
alla mamma: per esempio, il ritratto di Maurizio....
- E saremo così sulla, strada della soffitta e non
verranno a cercarci, - conclude Alano. - Francesco,
la tua idea è maravigliosa!
- E se facessimo scendere Nicoletta nella stanzina? -
propone Maurizio.
- Oh, no! Maria andrà certamente a vedere il
ritratto quando salirà a dormire.... In soffitta siamo
più sicuri anche per Nicoletta, perchè Maria ha
una tale paura dei topi che non andrà certamente
più lassù: essa dice che la soffitta ne è piena.
- Purchè Nicoletta non gridi, se ne vede qualcuno, -
dice Maurizio.
Francesco scuote la testa.
- La nostra Nicoletta è coraggiosa, - risponde.
- E con Matù i topi non escono dai loro nidi.
- Ma farai davvero il mio ritratto? - domanda
Maurizio con curiosità.
- Il tuo e quello di Alano sulla stessa tela, -
risponde Francesco ridendo. - Abbozzerò subito
qualche cosa perchè la faccenda possa esser presa
sul serio. L' importante è che credano a questo ritratto. -
Francesco disegna bene ed ha cominciato a studiare
la pittura che lo diverte molto.... ma probabilmente
senza Nicoletta non avrebbe mai il coraggio
di accingersi a fare il ritratto dei fratelli.
E durante il pranzo annunzia questa novità.
Lo zio Fil ascolta appena e dà la sua approvazione.
- Chissà la signora come sarà contenta! - sussurra
Maria all'orecchio di Francesco, mentre lo
serve. - È tanto dispiacente perchè non lavorate
abbastanza....
- Lo vedrai, - dice Francesco - ma non prima
che sia finito. E non verrai a disturbarci, capisci?
- Non bisogna esser disturbati quando si lavora, -
aggiunge lo zio Fil.
- Lo senti? -
Francesco è trionfante. Alla fine del pranzo,
quando Maria se ne va, Maurizio mostra fieramente
ai suoi fratelli il sacco nel quale è riuscito a fare
scivolare la colazione di Nicoletta: il salame e le
olive, mescolati con una fetta di vitello, che a sua
volta è stata sepolta da una valanga di patate fritte,
e tutto ciò contornato di pane. Ma è stata una
tale fortuna, di esser riusciti a prender tutta quella
roba in barba, se cosi si può dire, di Maria, che non
bisogna esser troppo sofistici per il modo col quale
è stata disposta.
Nicoletta è incantata del suo desinare, e piena
di ammirazione per il racconto che Maurizio le fa
della sua destrezza. Le spiegano anche la storia del
ritratto. Francesco è andato a cercare una tela e
comincerà il suo schizzo in soffitta. Nello scendere
metteranno la tela sul cavalletto, e questo nella
stanzina, come se realmente dovessero lavorar là.
E così Nicoletta, abituata alla tristezza e alla solitudine,
passa dei bei momenti, con quei tre ragazzi
allegri e felici.
Essi le raccontano storie divertenti, farse da loro
recitate, e imprese da loro compiute.
Nicoletta nella sua poltroncina, con la bocca semiaperta
e le mani congiunte, non sa come esprimere
i propri sentimenti. Matù, pieno di dignità,
ha ceduto il posto a quelle creature chiassose: egli
preferisce vedere la sua nuova amica quando è sola.
La bambola, seduta sul lettino, sorride in aria canzonatoria.
Quando giunge l'ora della merenda, Nicoletta è
triste.
- Ritornate, - implora la sua vocina.
- Maurizio ti porterà la merenda, - dice Francesco.
- Ma bisogna anche che andiamo a giocare
un po' in giardino. Sai, Nicoletta, siamo abituati
a passarci tutto il nostro tempo e non bisogna che
si accorgano che non ci andiamo più. -
Nicoletta è rassegnata. Con un piccolo sospiro
dice:
- Capisco.
- Ah, - ripete ancora Francesco - se tu sapessi
leggere, Nicoletta, come ti divertiresti in questa
soffitta, con tutti i nostri libri!
- Ma non so, - dice umilmente Nicoletta.
- Sì, me l' hai detto. Domattina cercherò i nostri
alfabeti e ti darò una lezione subito. -
E quel giorno termina come il giorno prima. Ma
quella sera Nicoletta trova il tempo un po' lungo:
si annoia e sospira profondamente, accarezzando
Matù che è placidamente coricato e trova la vita
bella e non tediosa, poichè egli ha il beneficio del
sonno.
È da credere che Maurizio abbia indovinato la
noia di Nicoletta, perchè, arrivando come un pazzo,
con le braccia cariche di scatole, grida ansante:
- Nicoletta, ho ritrovato un mucchio di costruzioni,
di figure da ritagliare, e di album da colorire.
Ti divertirai? -
Nicoletta salta dalla gioia.
- Oh, come sono contenta! Cominciavo proprio
ad annoiarmi.... un pochino soltanto, sai, - confessa.
- Come mi divertirò con tutte queste belle
cose!
- Ne cercherò ancora, - dice Maurizio.
- E poi.... sai per caso cucire?
- No, - risponde
Nicoletta - so
soltanto lavorare
all'uncinetto.
- Che cosa occorre
per questo? -
domanda Maurizio.
- Un uncinetto, -
risponde Nicoletta
- e della lana.
- Aspetta.... anderò
a vedere nella
cesta di Maria se
trovo qualche cosa. - E Maurizio se ne va correndo.
L'ora del desinare trova i tre ragazzi impegnati
in una partita di calcio molto movimentata. Essi
provano il bisogno di correre per rifarsi della immobilità
di tutta la giornata, e Maria ha un bel
da fare per farli rientrare in casa, per farli preparare
prima di mettersi a tavola. Una sola minaccia
può indurli.
- Vi priverò del dolce! - grida fuori di sè.
Privati del dolce! E la loro figlia, allora? E con
uno slancio, raccattato il pallone, sono in casa,
mentre Maria, ingiusta, mormora
- Ma che ragazzi ghiotti! -
- Una lettera della mamma! - grida Francesco
agitando la busta col suo nome che Maria gli
ha consegnata.
Ad alta voce, in un religioso silenzio, legge la
cara lettera, affettuosa e dìvertente, che la mamma
indirizza quel giorno al suo fìglio maggiore, ma che
è per tutti e tre. Ogni due giorni, ognuno dei ragazzi
riceve la sua lettera.
La mamma ne ha abbastanza della sua cura ad
Aix-les-Bains, e soprattutto di esser separata dai
suoi bambini, e si propone di tornare presto a casa,
senza però dire in qual giorno: farà una sorpresa.
La prossima lettera sarà per Alano.
- Che fortuna!... - esclama Maurizio saltando
come un capriolo. - Scommetto che la mamma arriva
senza avvertirci, forse domani.
- Domani no, - replica Alano - poichè dice
che la prossima lettera è per me, e ci vogliono ancora
due giorni.
- Quando la mamma sarà qui, le diremo di Nicoletta? -
chiede Maurizio.
Francesco è pensieroso.
- Certo, a lei non potremo nasconderla, - dice.
- Prima di tutto perchè le diciamo ogni cosa,
e poi perché è quasi sempre con noi. E inoltre, credi
che a tavola potrai riempire il sacco come fai ora
sotto il naso dello zio Fil e di Maria? La mamma
lo vedrebbe subito.
- Che cosa penserà? -
Anche Alano è inquieto.
- La mamma ha sempre detto che non voleva
delle bambine e che era molto più contenta coi suoi
ragazzi, e forse sarà seccata di aver Nicoletta.
- Soprattutto avrà paura di qualche storia con
lo zio Fil, - riprende Francesco.
- E se quella vecchia strega vede che Nicoletta
è qui, verrà a riprenderla, - aggiunge Maurizio.
Tutto ciò è molto preoccupante per quei tre giovani
babbi. Essi rimangono un momento silenziosi,
accasciati sotto il peso di quel tormento; ma Francesco
pronunzia finalmente la formula magica, che
ha servito sempre a consolarli:
- Ci penserà la mamma. -
La seconda seduta di pettinatura è ancora più
laboriosa della prima. Francesco ha corso il rischio
di perdere la pazienza e Nicoletta ha le lacrime
agli occhi.
Ma Nicoletta è risoluta a chiedere l'aiuto di Maurizio,
e quando viene, un momento dopo, gli espone
il suo desiderio.
- Capisci, - gli dice - così non può durare.
Francesco mi fa troppo male, e poi si arrabbia. Mi
domando a che cosa mi, servono tutti questi capelli. -
Anche Maurizio è dello stesso parere.
- Del resto, - aggiunge egli - tutte hanno i
capelli corti, anche le signore, anche le signore
vecchie.
- Anche la tua mamma?
- No, ma ne parla sempre. Lei è tanto carina
così, i suoi capelli le fanno come una corona intorno
alla testa.
- Ascolta, Maurizio,
io starò molto
meglio coi capelli corti;
dovresti andare a
cercarmi un paio di
forbici e tagliarmeli.
- Se si domandasse
un parere anche a
Francesco? - chiede
Maurizio un po' inquieto
per questa responsabilità.
- No, no, rifìuterebbe.
Se hai paura,
dammi le forbici, proverò
da me.
- Io non ho paura, -
dice Maurizio, punto sul vivo.
Dopo tutto, anche lui è un babbo nè più nè meno
degli altri. Soltanto è un gran peccato.
- Del resto, - risponde filosofìcamente Nicoletta
- basta attaccarli a un chiodo in modo da poterli
vedere. Che poi siano sulle mie spalle o altrove,
saranno sempre gli stessi capelli. -
Quest' idea delle più logiche convince Maurizio
immediatamente, e poiché ha fretta di procedere a
questa operazione, va a frugare nella cesta di
Maria.
È una cesta leggendaria in cui si trova tutto ciò
che si vuole: così dice, con un po' d' ironia, la
mamma.
Maurizio vi pesca un paio di forbicione, e, per
caso, anche un bel gomitolo di lana bianca, un paio
di ferri da calza e un pedule di calzino incominciato.
Egli non sa precisamente che cosa sia, ma
forse è proprio ciò che desidera Nicoletta.
La fanciulla guarda appena il lavoro, perchè è
tutta occupata dalle forbici.
- Come farai? - domanda essa.
Maurizio non lo sa.
- Taglio tutto diritto, così, - dice, posando il
suo dito sul collo della fanciulla, all'altezza dell'orecchio.
E senz'aspettare oltre vuole incominciare.
- Aspetta, aspetta, - dice Nicoletta - legali
in fondo, altrimenti non sarà possibile raccoglierli
tutti. -
Maurizio ha fortunatamente un po' di spago in
tasca.
Cric.... era.... cra.... cra.... cra....
Nicoletta chiude gli occhi, impressionata, e non
sentendo più nulla si volta.
Maurizio, pallido, tiene sempre le forbici nella
mano destra, e nella sinistra i riccioli biondi.
- Oh, finalmente! - esclama Nicoletta giuliva
scotendo la testa mutilata dei bei capelli. - Che
cos' hai, Maurizio?
- Mi pareva di tagliarti qualche cosa di vero, -
risponde Maurizio, commosso.
Nicoletta ride.
- Dimmi, come sono? -
- Maurizio la guarda.
- Sei.... sei.... ridicola. Che cosa diranno Francesco
e Alano? Aspetta, vado a chiamare Francesco. -
Ed entra come un bolide nella stanza da studio.
- Francesco, vieni a vedere.... - dice bruscamente.
Ma si ferma tutto rosso: Maria è nella stanza.
Vedere che cosa? -
chiede Francesco.
Ma di fronte al silenzio
di Maurizio, capisce
che si tratta di Nicoletta.
- Vedere.... in giardino....
sull' albero più
grande, - dice Maurizio.
Fortunatamente Maria
lo interrompe in tono
dignitoso:
- Non è l' ora del
giardino, signor Maurizio;
è l'ora di lavorare.
Dovreste esser seduto davanti alla vostra scrivania,
a fare i compiti. -
Maurizio non protesta. Siede saggiamente davanti
alla scrivania e si mette a scrivere.
Maria si ostina a non lasciare la stanza, e Francesco
e Alano sono molto impacciati. Vorrebbero
sapere quello che Maurizio aveva da raccontare.
Alla fine Maria si decide ad uscire.
- Andate subito a vedere Nicoletta, - dice Maurizio
precipitosamente.
- Perchè?
- Andateci, - ripete Maurizio, che non vuol dir
altro.
E siccome i ragazzi sono molto curiosi, non meno
delle bambine, Francesco e Alano si precipitano in
soffitta per vedere Nicoletta.
- Oh!!! -
Francesco rimane senza fiato.
- Oh, come sei buffa! - continua Alano.
- È stato Maurizio? -
Il tono di Francesco è così imperioso, che Nicoletta
ha un po' di paura.
- Ho voluto io, - dice coraggiosamente. - E
poi è la moda! - conclude con un leggero tono di
sfida.
Un uomo non è mai in grado di rispondere a un
simile argomento, nemmeno quando è un fanciullo.
Francesco tace, ma è molto arrabbiato.
- Durerai meno fatica, - insinua Nicoletta.
- Non m' importava di durar fatica, - brontola.
- Tu dovevi tenere i tuoi capelli.
- Sei arrabbiato? - domanda Nicoletta carezzevole.
- Arrabbiato, no.... ma credo, sì, credo di esser
dispiacente che tu non abbia più i tuoi capelli.
- Io, invece, - dice Alano - trovo Nicoletta
molto graziosa così. Rassomiglia a Giovanna d'Arco
del tuo bel libro, Francesco.
- È vero, - mormora Francesco.
La somiglianza della fanciulla con la sua cara
eroina non lo lascia indifferente, e sorride.
- Ebbene, - dice - vado a chiuderli.
- Dove? - domanda Alano.
- In un cassetto della mamma, dove Maria non
andrà a cercarli, - dichiara Francesco.
- E la mamma che cosa dirà?
- Li toglierò prima che arrivi. Di qui ad allora
troveremo un nascondiglio.
- Mi par d'esser più leggera, - dice Nicoletta
scotendo la testina - e più fresca. Sono noiosi questi
capelli, sai, Francesco.... -
Francesco prende le ciocche seriche legate con
uno spago e se le nasconde in tasca.
Nell'andarsene ha un ultimo sguardo rattristato
per la testina rotonda, senza il suo bell'ornamento,
ma poi pensa a Giovanna d'Arco e se ne va un
po' consolato, seguìto da Alano, che, meno sentimentale,
dichiara:
- Sarà più comodo, dopo, quando giocherà in
giardino con noi.
Egli è molto contento che lo zio Fil non chieda
di vedere ogni giorno i loro compiti delle vacanze;
si accorgerebbe, in quei due giorni, di una trascuratezza
e di una negligenza inverosimili, poichè anche
quella mattina passa senza che i ragazzi abbiano
concluso gran che.
Francesco, seduto davanti alla piccola biblioteca,
che contiene, oltre i loro libri divertenti, anche
i primi libri di lettura, cerca gli alfabeti, coi quali
darà lezione a Nicoletta.
Maria, tranquilla, apparecchia la tavola. La brava
vecchia riflette, lavorando, che i tre fanciulli
hanno avuto poche distrazioni da quando la loro
mamma è partita. Non sono stati mai invitati i loro
piccoli amici, non sono mai state fatte grandi passeggiate....
E Maria si propone di fare una bella
sorpresa ai suoi padroncini. Va a parlare con Leonia
e tutt'e due discutono.
- Un bel coscìotto e dell' insalata russa, - dice
Leonia.
- Sì, - risponde Maria. - Ma in che giorno?
- Il cosciotto, bisogna che lo abbia il giorno prima, -
dichiara Leonia.
- Giovedì prossimo, allora, - risponde Maria.
- Andrò a trovarli oggi.
- Da chi andrete?
- Dai piccoli Aubry e dal piccolo Giovanni Bord
che è così gentile.
- Non ne portate troppi; - consiglia Leonia -
se siete sola, faranno un tal fracasso.... Soltanto
ragazzi, soprattutto.
- Ohimè! - sospira Maria. - Non c' è mezzo
d' invitare una bambina. Diventano insopportabili
quando ce n' è una, e così odiosi che c' è da vergognarsene. -
Leonia alza le spalle.
- È un capriccio, e dovrà ben passare!
- Sicuro, - replica Maria, ridendo. - E tuttavia
amano tanto la mamma e non pensano che
anche lei è stata una bambina.
- Via, - conclude Leonia - sono idee da ragazzi
viziati. Avrei voluto vedere, in casa nostra,
dov'eravamo sei bambine e tre ragazzi, che non fossero
stati gentili con noi! Avrebbero ricevuto una
di quelle lezioni da far loro passare la voglia di
rifarlo.
- Bene, - dice Maria, che si rifiuta di ammettere
che i suoi padroncini siano viziati, e se ne
va ogni volta che entrano in simile argomento. -
Vado a finire di preparar la tavola. Non so quello
che hanno in questi giorni: divorano. Specialmente
Maurizio non riesco a saziarlo. Ieri gli detti due
grosse fette di arrosto, e lo inghiottì tutto. Non
faccio in tempo a voltarmi, che ha già finito.
- Bisogna stare attenti, - replica Leonia -
perchè mangiar troppo alla svelta fa male.
- E il tramesso, la sera? Eppure li servo abbondantemente.
Ebbene, si rifanno daccapo. Non
parlo poi del dolce e delle frutta, che fanno come
la neve al sole!
- Dovreste dare a ognuno la sua parte, - consiglia
Leonia. - Potrebbe far loro male, mangiar
troppo.
- Oh, no! - ribatte Maria. - Preferisco vederli
riprendere le pietanze
che bere medicine.
E poi m' imbrogliano.
Ieri, del salame, ne avevo
tagliato come sempre;
ebbene, me ne
mancavano quattro
fette che devono avermi prese prima di colazione.
E la mia ala di pollo, l'altra sera? Lì per lì non
mi accorsi che mancava e non dissi nulla. E delle
albicocche? Ho un bel fare il conto: non ce n' è
mai abbastanza!... Costa caro dar da mangìare a
questi tre ragazzi. Fortunatamente la signora non
è in condizioni di badarci tanto. Via, Leonia, vado
a finire di preparar la tavola. Riempitemi bene il
vassoio.
- State attenta, Maria, - dice Leonia, brontolando
- stasera non potranno rifarsi con la pietanza:
c' è soltanto una focaccia per ciascuno, non
di più.
- Fatele grosse, almeno, - chiede Maria che
si lamenta, ma che poi è la prima a viziare i suoi
padroncini.
I ragazzi si sono messi a tavola. Maurizio ha
richiesto l'arrosto, e Maria consiglia a Francesco
di fare come suo fratello.
- Non mangiate abbastanza, signor Francesco,
siete troppo magro.
- E io? - domanda Alano.
- Anche voi potreste ingrassare un poco, signor
Alano.
- Via, Maria, lasciate tranquilli i ragazzi, che
mangiano anche troppo, - dichiara lo zio Fil,
uscendo dalla sua apatia, non si sa per qual miracolo.
Maria non insiste, ma Francesco la consola chiedendo
ancora dei fagiolini.
Dopo la colazione di Nicoletta, colazione così abbondante
che ha durato fatica a finire, Francesco
le mostra un grande alfabeto, ma rimane sorpreso
di vedere « sua figlia» ridergli sul naso.
- Oh, - esclama essa ridendo di tutto cuore -
tu hai creduto che non sapessi nemmeno questo!
Conosco tutte le lettere e le sillabe, ma non so leggere
correntemente, nè leggere i caratteri troppo
piccoli. -
Occorre dire che Francesco è rimasto un po' deluso?
Sperava di avere la gioia completa d' insegnare
a leggere a « sua figlia».
- Ebbene, - dice però in tono allegro - sarà
più facile. Ci vuole il primo libro dì lettura: eccolo!
- Oh, Francesco, - esclama Alano - speravi
che dopo la prima lezione Nicoletta avrebbe imparato
l'alfabeto?! -
Ma Francesco non è
perfettamente in buona
fede quando risponde:
- Come vedi, ho
fatto bene, poiché ne
abbiamo bisogno.
- Io, - dice Alano
- propongo di far leggere
Nicoletta quando
lavorerai al nostro ritratto,
altrimenti non progredisce.
Francesco esita: ha una gran voglia di mettere
a prova il suo talento di professore. Ma Alano ha
ragione. Avrà il coraggio di dargli retta?
Nicoletta accomoda tutto a suo modo, che non è
poi il peggiore.
- Voglio cominciare con Francesco, poi continuerò
con Alano e quindi con Maurizio. -
Francesco è rapito. Alano canzonando esclama:
- Maurizio, oh! -
E ride.
- Come! - esclama Maurizio. - Io saprò insegnarle
meglio, poiché è meno tempo che hanno
insegnato a me. -
Alano non ha nulla da replicare.
Comincia Francesco, e Nicoletta si applica con
buona volontà. Tutto va bene: professore e allieva
sono soddisfatti l'uno dell'altra. Francesco assicura
che Nicoletta di lì a pochi giorni leggerà correntemente
il sillabario.
Con Alano va un po' meno bene, ma la ragione
è che Nicoletta comincia ad essere un po' stanca, e
quando viene la volta di Maurizio, ne ha abbastanza
e lo dice. Ma Maurizio vuol darle la sua lezione
ed insiste.
- Insegnami piuttosto a giocare a dama; me lo
promettesti ieri, - chiede Nicoletta con la sua maniera
carezzevole.
Dopo tutto la fanciulla fa ancora appello al suo
talento di professore, e, sia a leggere sia a giocare
a dama, Maurizio insegnerà qualche cosa anche lui,
anzi qualcosa di più divertente. Ridiscende dunque
a cercare il giuoco della dama, ma ritorna quasi
subito come un fulmine.
- Francesco! Alano! - grida ansante. - Maria
sta salendo quassù! Viene a vedere il ritratto. Siamo
scoperti. -
I due ragazzi sussultano.
- Dov' è? - chiede Alano.
- Al primo piano; non abbiamo il tempo di
scendere.
- Presto, presto, - dice Francesco. - Usciamo
dalla soffitta. Non aver paura, Nicoletta. -
E, come un. buon capobanda, Francesco ha organizzato,
in un batter d'occhio, il suo piano di
difesa. Egli tiene in mano il ritratto, e insieme coi
suoi due fratelli scende la scala a passi di lupo.
Prima che la povera Maria, poco svelta, sia arrivata
nello « studio », i tre ragazzi sono seduti su
uno scalino a mezza strada tra la soffitta e il piano
inferiore. E quando Maria apre la porta e vede, con
suo grande stupore, la stanza vuota, ode tre scoppi
di risa e tre voci allegre sopra a lei.
- Benissimo!
- Ti abbiamo sorpresa! Curiosa!
- Così imparerai! -
La vecchia sale i tre scalini e vede i tre fanciulli.
- Oh, mi avete sentito salire? - dice ingenuamente.
- Perbacco!
- Ti avevo raccomandato
di non disturbarmi, -
dice Francesco in tono
severo.
La povera Maria è umiliata.
- Io non volevo disturbarvi,
signor Francesco.
Soltanto, avevq dimenticato
di avvertirvi che esco.
Tornerò per l' ora della
merenda.
- Va bene, - risponde
Francesco in aria maestosa.
- Per questa volta ti
perdono, ma non farlo
più. -
Tuttavia essi hanno avuto una forte emozione, di
cui però l'uscita di Maria li compensa assicurando
loro due ore di tranquillità.
Nicoletta ha tutto il tempo d' imparare a giocare
a dama e di battere due volte Maurizio, cosa
di cui è molto orgogliosa, ed egli, cattivo giocatore
coi suoi fratelli, non osa stizzirsi.
Maria ritorna tutta raggiante all'ora della merenda,
ridendo tra sè, e Francesco le fa notare che
deve essersi divertita un mondo per esser così allegra.
- Sei andata a far visita alle tue care amiche,
Maria? - domanda Mano.
- Hai chiacchierato per due ore? -
Maria scuote il capo.
- Bene! Bene! - dice alfine la vecchia. - Quando
saprete dove sono andata e quello che ho fatto,
non mi canzonerete nè sarete più cattivi. -
Ma le preghiere dei ragazzi non la inducono a
confessare la ragione della sua uscita, e questa volta
tocca a loro ad esser presi in trappola, poichè
la loro curiosità è messa a dura prova.
Una movimentata partita di calcio in giardino
fa dimenticare ai ragazzi Maria e la sua passeggiata.
Nicoletta, in questo tempo, si rovina gli occhi,
tentando di leggere per fare una sorpresa a Francesco,
domani, quando riuscirà, a leggere senza errori
tutta la lezione; ma finisce con addormentarsi
col naso sul libro, fin che i ragazzi la svegliano per
portarle la cena. La fanciulla è subito attratta da
una bella torta di albicocche, così appetitosa, che
chiede di poter cominciare con quella; ma obbediente,
tuttavia, aspetta, per mangiarla, d'aver cenato.
E quando affonda i denti nella pasta saporosa,
chiudendo gli occhi per meglio gustarla, non
vede l'aspetto felice dei suoi tre babbi e non dubita
che quella buona torta rappresenta il sacrificio
d'una parte del loro dolce.
Infatti Maria ha portato in tavola quattro torte
e i fanciulli si sono guardati sgomenti.
E il dolce per Nicoletta?
Ma ognuno, con gesti, ha voluto far capire che
dava generosamente il proprio dolce a Nicoletta.
Francesco, sempre a cenni, ha spiegato: una torta
per Nicoletta, due per loro tre. E, sotto gli occhi
distratti dello zio Fil, ha diviso egualmente in tre
parti le due torte. Non è altrettanto buona, una
torta manomessa, ma il pensiero della loro figlia
fa trovare leggero il sacrificio ai ragazzi. E, ciò che
è più ammirevole, Nicoletta non lo saprà mai.
Ma al momento in cui. i ragazzi, prima d'andare
a letto, vanno a fare un ultimo giro in giardino,
Maria li richiama dalla scalinata.
- Signor Maurizio! Tenete, signor Maurizio, -
dice essa porgendogli qualcosa. - Io sono vecchia
e questa mi fa male ai denti. Sono certa che mangerete
anche questa piccola torta qui! -
I tre ragazzi mordono a turno il dolce, e Francesco
fa notare che il sacrificio, in fondo, è stato
di Maria.
- Non volevate sapere dove sono andata ieri?
- comincia Maria, infilando i calzini a Maurizio.
- Oh, sì, raccontaci la tua passeggiata!
- Ebbene, - dice Maria, orgogliosa dell'effetto
che produrrà - sono andata invitare i vostri piccoli
amici per una merenda al bosco delle Fate.
- Che bellezza! - esclama Maurizio, mandando
i piedi in aria e perdendo così il calzino.
- Oh, signor Maurizio! -
Ma il rimprovero di Maria rimane a mezzo.
Essa guarda con stupore i due più grandi: si
aspettava un baccano infernale in segno di gioia,
e vede invece Francesco che guarda fuori dalla finestra
con aria indifferente e Alano che fìschietta
come se non avesse capito.
- Una merenda, - ripete macchinalmente Maria
- coi piccoli Aubry, Bord, Dumont, un coscio
freddo, un' insalata russa e una torta. -
Maurizio scoppia dal ridere.
- Mangeremo il piccolo Aubry e giocheremo a
nascondino col cosciotto e con l'insalata.
- Avresti potuto parlarcene, - dice Francesco
a Maria, di cattivo umore.
- Volevo farvi una sorpresa, - risponde la povera
Maria, desolata del suo poco successo.
- Una sorpresa! Che brutta idea fare una merenda
in questo tempo!
- Ma, signor Maurizio, siamo d'estate e durante
le vacanze: credo che non potevo sceglier meglio.
- Ci saranno anche i genitori? - domanda negligentemente
Alano.
- No, signor Alano; ci sarà l' istitutrice degli
Aubry e io soltanto.
- A che ora partiremo?
- In che giorno?
- A che ora ritorneremo? -
« Via, mi pare che il ghiaccio si sciolga un po' »,
pensa Maria, che risponde:
- Giovedì prossimo. Partiremo la mattina presto,
prima che cominci a far troppo caldo, e ritorneremo
la sera per il fresco. Passeremo una bella
giornata.
- Sì, proprio, - borbotta Francesco - sarà una
bella giornata. -
I tre, ragazzi si guardano. Maurizio è un po' mortificato,
poichè soltanto lui non ha pensato a Nicoletta:
una merenda nel bosco è per essi, di solito,
un piacere così grande che non ha pensato che
a rallegrarsi. Come potrà stare Nicoletta, durante
un' intera giornata, sola e senza mangiare? Se si
potesse trovare un mezzo per condurre anche lei?
Ma è assolutamente impossibile. E allora tutta la
giornata verrebbe guastata dal pensiero d'una povera
bambina infelice e sola in una soffitta.
Quando Maria esce dalla camera dei ragazzi, essi
si guardano senza fiatare.
- Che cosa faremo? - chiede Maurizio.
- Non lo so davvero, - risponde Francesco. -
Oggi è sabato, ci restano cinque giorni per inventare
qualcosa. -
Ognuno dirà la sua idea. Per Maurizio è questione
d'un momento: trova subito, e annunzia con
grida e salti di gioia:
- Ho trovato, ho trovato!
- Che cosa? - chiedono i due più grandi, curiosi
e un po' gelosi dell' immaginazione fertile del
più piccolo.
- Bisogna che piova, - decreta Maurizio con
sicurezza.
Un'alzata di spalle degli altri due accoglie questa
proposta.
- Questa, - dice sdegnosamente Francesco -
non vale nulla.
- Scriverai due parole al buon Dio per pregarlo
di far piovere? - domanda Alano.
Maurizio è impermalito.
- Oh, senza scrivere al buon Dio, vi sono altri
mezzi! Ho letto in un libro che si può far cadere
la pioggia quando se ne ha assolutamente bisogno.
- Come? - interroga Alano.
- Per esempio.... sparando il cannone. -
Le risate poco generose dei fratelli sconcertano
un po' il fanciullo che si sente disposto a imbronciarsi;
ma in fondo riconosce che la sua idea non
è luminosa.... e fìnisce col ridere anche lui, pensando
che io sparo del cannone per ottenere la pioggia,
non è forse possibile.
Dopo aver riso di questa idea poco geniale, i ragazzi
ricominciano a cercare.
- Diremo subito tutto a Nicoletta? - domanda
Maurizio.
- No, - dice Francesco.
- Sì, - ribatte Alano.
- Questo pensiero la tormenterebbe cinque giorni
prima.
- Potrebbe aver lei un' idea, - risponde il secondo.
- Potremo, in ogni caso, - dice Maurizio - parlargliene
come di una cosa lontana, senza dire che
è stabilita. Per esempio « se » un giorno ci facessero
fare una colazione all'aperto....
- Sì, - approva Francesco - questa è un' idea
ottima. -
Ma Nicoletta non trova niente quando le parlano
di questo progetto: offre soltanto la sua rassegnazione,
e la offre gentilmente, di buon cuore.
- Sarei molto buona, - assicura la fanciulletta
- e leggerei nel tuo libro, Francesco. Giocherei,
lavorerei con la tua lana, Maurizio. Ma se Maria
viene a cercare la sua calza.... - continua Nicoletta
ridendo.
- Sai lavorare con questi? - domanda Maurizio
indicando i ferri d'acciaio.
- Sì, con questi, e con l'uncinetto, anche; ma,
vedrai, finirò la calza di Maria.... ed essa sarà contenta. -
Ai ragazzi non importa nulla del calzino; essi
vogliono una soluzione al problema che li assilla:
non lasciare cioè Nicoletta sola per una giornata
intera.
La domenica Alano alla sua volta ha un' idea.
Mentre Maria si prepara per condurli alla messa,
i tre ragazzi l'aspettano nella stanza da studio.
Alano si colpisce la fronte con un gran gesto e richiama
l'attenzione dei suoi fratelli.
- Ecco! - dice. - Cominceremo col far uscire
Nicoletta dalla soffitta e la condurremo sulla strada
dove dovremo passare.
- Non è facile far uscire Nicoletta, - fa notare
Francesco.
- E se mamma Duflet la vedesse? - obietta
Maurizio.
- Lasciatemi parlare, - dice Alano, impazientito.
- Certo non è facile, ma dal momento che non
troviamo niente.... Si esce dopo tutti insieme, troviamo
Nicoletta sulla strada e la portiamo con noi.
- Perchè dovremmo portarla con noi? Bisogna
trovare una ragione. -
Alano fa uno sforzo d' immaginazione.
- Prima, il giorno avanti per esempio, racconteremo
a Maria che, per fare come in uno dei nostri
libri, vogliamo condurre con noi il primo ragazzo
che troveremo per la strada....
- E se, prima di Nicoletta, incontreremo il fìglio
del fornaio, oppure il piccolo Bugubù? -
Il figlio del fornaio è idiota, e Bugubù è un piccolo
mendicante che chiede l'elemosina con questa
cantilena:
- Bu.... gu.... bu.... Abbiate pietà, di noi, mio
buon signore!...
- Allora ci faranno prendere Bugubù o Carletto,
e saremo costretti a lasciare Nicoletta.
- E Maria, che potrebbe aver visto Nicoletta in
casa della mamma Dufiet, la riporterà da quella
strega.
- E anche se non la riconoscesse, non potremmo
mai più far ritornare Nicoletta nella soffitta,
ammettendo che avessimo potuto farla uscire senza
incontrare Maria o Leonia.
- Vedi bene, - conclude Maurizio, senza rancore
- la tua idea può andare a far compagnia
alla mia. L'uscita di Nicoletta e la mia pioggia si
equivalgono. A Francesco, ora!... -
Ma Francesco, scoraggiato, si volge verso i suoi
fratelli.
Alano insiste nel suo piano, che trova eccellente.
- Chi ti dice che Maria acconsentirebbe a portare
con noi un ragazzo trovato sulla strada? - finisce
col dire Francesco, irritato.
I tre ragazzi stanno per bisticciarsi, quando arriva
Maria.
- È una buona preparazione per andare a pregare
il buon Dio, - dice essa. - Che cosa succede?
- È Alano che.... che ha letto una storia, -
spiega Maurizio - e vuole che facciamo come nella
storia.
- Quale storia, signor Alano? -
- Una bellissima storia, Maria. Alcuni bambini
che vanno a fare una passeggiata e una colazione
all'aperto come noi, e si sono ripromessi, essendo
molto felici, di condurre con loro il primo ragazzo
che incontrerebbero perchè anche lui possa esser
contento. E così hanno fatto.
- E Alano vorrebbe fare come loro, - strilla
Maurizio.
Maria scuote la testa.
- Queste cose vanno bene nei libri, - dice -
ma nella vita non sempre sono possibili. Un ragazzo
bene educato non se ne va solo solo per la
strada. Non vi troveremo che uno sbarazzino, forse
sudicio e sgarbato.... Oppure - (e Maria ride a
quest' idea) - volete vedere che sarebbe una bambina?
No, no, signor Alano, queste sono storie da
briganti. Quella gente scrive nei libri non sapendo
che cosa inventare per far confondere il cervello. -
E, con questa immagine ardita, Maria conduce
in chiesa i ragazzi, che dimenticano per un momento
la loro grave preoccupazione. All'uscita della
messa, Maria propone a Francesco d' invitare
alcuni loro amici per il pomeriggio, o di accettare
l' invito di recarsi a casa di uno di loro.
Francesco protesta con energia:
- No, no, Maria; oggi voglio assolutamente lavorare
al ritratto per la mamma.
- Ma è domenica, - protesta Maria.
- Quello non è un lavoro vero e proprio, - risponde
Francesco - e ci diverte più di ogni altra
cosa. -
Questa è la ragione migliore. Maria si arrende e
vien declinato l' invito di Giovanni Bord d'andare
a far merenda in casa sua.
- Oggi no, grazie; - risponde Francesco con
una cert'aria d' importanza - abbiamo una cosa
da fare per il ritorno della mamma e siamo già un
po' in ritardo.
- Quando ritorna la vostra mamma? - domanda
la signora Bord.
- Ci scrive che vuol ritornare presto, signora, -
dice Francesco - che si annoia, e che sta molto
meglio.
- Non dice quando ritorna?
- No, signora, vuol farci una sorpresa.
- E se arrivasse giovedì? - osserva Alano.
- Oh, addio passeggiata! - dice Giovanni Bord
con aria desolata.
- Sarebbe per un'altra volta. Pazienza! -
La signora Bord cerca di consolare suo figlio:
Maria prende la parola.
- Io credo che la signora non ritorni giovedì;
le scrissi ieri, e sa che andiamo al bosco proprio
giovedì. E poi credo che il suo medico di laggiù
non la lasci partire così presto. -
Arrivano intanto gli Aubry con la loro istitutrice,
poi i piccoli Dumont, e tutti i bambini che giovedì
devono andare al bosco delle Fate. E allora
si parla soltanto della passeggiata e delle belle partite
che si faranno in quel giorno. I tre babbi hanno
quasi dimenticato la loro figlia! Quella domenica
è una giornata molte tranquilla per Nicoletta, poichè
dopo il desinare Maria e Leonia vanno al vespro,
poi Leonia ritorna a casa, e Maria, che ha
preparato la merenda prima di andarsene, non ritorna
che dopo le sei.
I ragazzi hanno il tempo di divertirsi, di gridare
e anche d' incominciare a giocare a nascondino
nelle due soffitte. Ma devono smettere subito perchè
il passo pesante di Leonia fa rintronare la scala
ed essa viene a vedere perchè fanno tanto fracasso;
ma crede di aver sognato quando trova Francesco
nello «studio» che dipinge, e Alano e Maurizio che
posano.
Essa non si accorge come la mano di Francesco
tremi, nè come Alano sia tutto trafelato e Maurizio
tutto rosso; e non vede neppure, dietro le imposte
della finestra che si muove, la fanciulletta, il
cui cuore batte precipitosamente. Sarà ricondotta
dalla Duflet, se Leonia la scuopre?
No, Leonia non si accorge di nulla e se ne va dicendo:
- È strano, come di giù si senta un gran rumore.
Dev'essere nella casa accanto. -
Se ne va tranquilla, e, in fondo, piena di ammirazione
per quei tre ragazzì «buonì come bambine ».
- Ah, che paura ho avuto! - esclama Nicoletta
uscendo di dietro all' imposta.
- Anch' io, - confessa Maurizio.
- Non avrei mai immaginato che si sentisse il
rumore di giù, - dice Francesco.
- Perchè anche Leonia non va a passeggio la
domenica?
- Temono per noi, - risponde Francesco.
Infatti i ragazzi hanno più d' un malestro sulla
coscienza, e i giorni in cui sono stati abbandonati
a se stessi, sono segnati sul calendario di casa come
giorni nefasti.
La giornata finisce tranquillamente, i ragazzi sacrificano
a Nicoletta la loro partita di calcio; la
faranno più tardi, quando Maria sarà rìtornata, o
dopo cena, se sarà ancora abbastanza giorno.
Per divertire Nicoletta organizzano una grande
partita di steeplechase, lo steeple su tappeto verde
regalato dal comandante Grey ai tre fanciulli. E
Nicoletta è così estasiata nel vedere il suo cavallo
arrivare il primo al palo, attraverso i mille ostacoli
del giuoco, e ride con tanto gusto nel vedere Maurizio
e Alano sempre perdenti, che i ragazzi non si
sono mai divertiti tanto col loro steeple.
Soltanto lunedì Francesco, a sua volta, ha una
idea e la espone ai suoi fratelli, nel giardino, sotto
l'albero grande, dove sono soliti tenere i loro conciliaboli.
- Ecco, - spiega - non è necessario che stiamo
a casa tutti e tre. Basterà che resti uno di noi.... e
propongo che quello faccia tante monellerie da qui
a giovedì, che Maria sia obbligata a punirlo privandolo
della passeggiata. -
I due fratelli sono convinti, una volta di più, che
il loro fratello maggiore è proprio un «tipo geniale»,
come dice Mano.
- Bastava pensarci, - dice modestamente Francesco.
- Chi di noi? - domanda Maurizio.
A questo punto la situazione si complica sempre
Maurizio che ha l'abitudine di fare più monellerie
degli altri, ma è anche il più piccolo e il beniamino
di Maria, e i due più grandi lo sanno. Perchè
c' è il caso che Maria gli perdoni tutto per non
privarlo del divertimento.
- E poi, - aggiunge Francesco - a Maurizio
dispiacerà di più di non andare al bosco delle Fate.
Per me, invece, fa lo stesso, se rimango in casa.
- Anche per me.
- Anche per me.... Voglio fare quante più monellerie
potrò; - dice Maurizio - ma avevo proprio
voglia d'esser buono in questi giorni, ed è molto
difficile esser cattivi, quando ce lo dicono....
- Ti occorre qualche ispirazione? - domanda
Francesco, serio.
- Proprio, - risponde Maurizio, che sdegna
l' ironia.
- Vuoi che tiriamo a sorte per vedere chi dovrà
farsi punire?
- No, no, - protesta Maurizio. - Voglio esser
punito io; ma ci vorranno delle monellerie molto
grosse. -
Comincia a tavola col rovesciare il bicchiere....
e prova subito dopo a fare un brutto giuoco che
alla mamma non piace, a tirare cioè delle molliche
di pane ai suoi fratelli; ne tira una anche sul naso
dello zio Fil, che, macchinalmente, fa il gesto di
scacciare una mosca.
- Signor Maurizio, - dice sottovoce Maria
- volete esser buono?
- Perchè? - domanda Maurizio, in tono amabile.
- Come, perchè? -
Maria è stupita.
- Diamine, per non esser punito.
- Pfff!... - fa Maurizio, impertinente.
E continua.
Il suo posto a tavola è tutto macchiato, tira il
grembiule a Maria quando passa, è addirittura insopportabile.
Ma non basta, perchè Maria annunzia
semplicemente:
- Vi priverò del dolce e delle frutta. -
Ah, no! Un grande e bel sacrificio come quello
di esser privato della passeggiata per tener compagnia
a Nicoletta va bene; ma esser privato delle
frutta e del dolce per niente è troppo stupido. E
Maurizio ritorna buono.
Durante la giornata, ha mille occasioni di fare
arrabbiare la sua vecchia governante e ne approfitta.
Va a trovarla nel guardaroba, le rovescia una
scatola di spilli, mette un disordine incredibile nella
cesta e rompe un vaso. Ma nulla giova: si sente
minacciare di diverse punizioni, ma nessuna è quella
buona.
- C' è poco da sperare a esser cattivi, - dice
Maurizio ai suoi fratelli.
Ma la salvezza viene di dove non era attesa.
Maria entra nel salotto, che è chiuso da quando
è partita la mamma. Essa vuole aprire le finestre
e spolverare un poco ; ma quasi subito ne esce mandando
un grido. Incontra Maurizio che si stupisce.
- Sìgnor Maurizio, signor Maurizio! - grida
spaventata. - Dov' è la bambola della signora?
Non è più sul suo cuscino. L' ha presa qualcuno
di voi? -
Maurizio alza il suo nasetto impertinente e mentisce
con sfrontatezza.
- Sì, - risponde - io.
- Voi? Che ne avete fatto?
- Buttata dalla finestra, - dichiara Maurizio.
Maria alza le braccia al cielo.
- Buttata dalla finestra?!... Ma siete matto?...
Perchè, perchè avete fatto questo? È incredibile....
- Mi dava noia,-
replica freddamente
Maurizio. - Non
la potevo più vedere,
quella bambola.
- Ma la mamma
ne sarà molto addolorata;
teneva tanto
alla sua bambola! -
Maurizio alza le
spalle in aria impotente.
- E il comandante
Grey? - geme Maria.
- Non m' importa
niente del comandante
Grey, - dichiara
Maurizio. - Lui non
posso buttarlo dalla finestra, ma la bambola sì.
- L'avranno di certo presa, - dice Maria, disperata.
- Non l' hanno presa, - risponde Maurizio, che
non arrossisce delle sue numerose menzogne - l' ha
raccolta una bambina. -
Maria questa volta è veramente in collera.
- È troppo! - dice. - Ho sopportato fin qui,
ma ora non ne posso più e voglio punirvi severamente:
non andrete alla passeggiata di giovedì.
Avete capito? -
E se ne va maestosamente, sicura dell'effetto delle
sue parole perchè quella è una punizione seria.
Ma quando è scomparsa:
- Benone! - dice Maurizio, facendo una bellissima
giravolta. - I miei fratelli saranno davvero
sorpresi. -
E come un pazzo si precipita in soffitta, dove
trova Francesco e Alano con Nicoletta.
- E fatto, - annunzia trionfante.
- Che cosa?
- È fatto. Giovedì rimango a casa. -
E bisogna che racconti la storia in tutti i particolari.
Nicoletta dà in esclamazioni, s' intenerisce,
si commuove. I suoi fratelli si congratulano.
Maria sarebbe molto sorpresa se vedesse l'effetto
della sua punizione.
Quella mattina, quando Maurizio e Francesco
portano la colazione a Nicoletta, trovano la loro
figlia nel suo letto, triste e pallida, che dà loro appena
il buon giorno con un povero sorriso e con un
filino di voce.
- Ho male al cuore, - geme. - Creda di esser
malata, Francesco. -
Questa è una catastrofe.... Nicoletta malata!...
Come curarla?
- Che dobbiamo fare? - domanda Maurizio con
inquietudine.
- Vuoi bere un po' di latte? - domanda Francesco
porgendole la tazza.
- Oh, no! - risponde Nicoletta.
- Non hai fame?
- No!... Ho male al cuore.... -
Francesco si ricorda la strana domanda della
mamma, quando uno di loro, ma soprattutto Maurizio,
annunzia di avere quella malattia:
- Hai male al cuore.... Dove? -
E fa la medesima domanda a Nicoletta, alla quale
la bambina risponde indicando lo stomaco.
Francesco si ricorda a un tratto del Medico di
se stesso, nel quale sono descritte le varie malattie.
Può darsi che con l'aiuto di quel «medico»
possa farsi un' idea della malattia di Nicoletta.
Spiega questo alla bambina dolente, che, col naso
nel guanciale, non lo ascolta.
Egli scende correndo con Maurizio, che gli domanda
se Nicoletta morirà.
- Sei pazzo! - esclama bruscamente Francesco.
Ma è così brusco perchè anche lui è molto inquieto,
e aggrottando le sopracciglia dice come lo zio
Fil:
- Si hanno sempre delle noie coi ragazzi. -
Alano, informato, propone qualche soluzione assurda,
come di andare a cercare un dottore, di farlo
passare di nascosto bendandogli gli occhi. Egli
è in buona fede, ma Francesco, furioso, dichiara:
- Non c' è da scherzare: è una cosa seria. -
E Alano tace mortificato. Ma si vendica più tardi,
quando Francesco, dopo avere studiato il suo
Medico di se stesso e aver interrogato Nicoletta,
gli trova successivamente la rosolia, la scarlattina,
e una collezione d'altre malattie, finchè si confessa
vinto.
Alano, con tono brontolone, prende la parola.
- Lo so io quel che bisogna fare.
- Che cosa?
- Ebbene, vado a coricarmi, e dirò che sono malato.
Maria farà venire il medico, io gli dirò tutto
quello che ha Nicoletta, e le faremo prendere le
mie medicine. -
Francesco salta al collo di suo fratello.
- Questa è un' idea luminosa, - dice - è la
migliore idea che abbiamo avuta. Va' subito a vedere
Nicoletta e fatti dire con precisione tutto ciò
che ha. -
Pochi istanti più tardi, Maria, entrando nella
stanza da studio, trova Alano appoggiato sulla tavola,
con aria sofferente e gemendo.
- Che avete, signor Alano? - domanda precipitandosi
verso di lui.
- È malato, - dice Maurizio senza arrossire.
- Credo che bisognerà andare a cercare il medico, -
aggiunge Francesco in tono grave. - Forse
vi è un'epidemia.
- Tacete, che chiamate le malattie, - dice Maria
con orrore. - Venite, signor Alano, venite che
vi metto a letto. Che cosa vi sentite?
- Ho male al cuore, - risponde Alano, come
se fosse moribondo - e mal di ventre.
- E alla testa?
- No.... non credo.
- Avete la febbre?
- Mi bruciano le mani.... - dice Alano che pensa
alle manine scottanti di Nicoletta.
- No, - dice Maria tastando le mani d'Alano
- avete le mani fresche, invece. Niente febbre. Mostratemi
la lingua. È buona. Volete andare a letto?
- Vorrei il medico. -
Questo mette terribilmente in pensiero Maria. Ci
vogliono sempre tante storie prima d' indurre i ragazzi,
quando sono malati, a vedere il medico. Bisogna
che Alano si senta davvero male perchè lo
chieda lui stesso.
- Andate a dire a Leonia di correre a cercare
il dottore, - dice sottovoce a Francesco. - Via,
cuoricino mio, - riprende poi a voce alta per Alano
- venite subito, che vi spoglio. -
E in un batter d'occhio Alano è a letto, con una
bottiglia d'acqua calda ai piedi. Chiude gli occhi e
comincia a temere un po' il seguito dell'avventura.
Se il dottore lo trovasse davvero ammalato? Se lo
forzasse a prendere delle medicine cattive e sgradevoli?
Non si sa mai, coi medici: è sempre angoscioso
essere nelle loro mani, e Alano si sente davvero
malato quando il medico arriva.
- Come, - dice il dottore - malato con quell'aspetto,
con quelle guance rosee, quelle mani fresche,
e il polso così regolare? Tu scherzi, ragazzo
mio. -
Alano assicura che non scherza: scherza così
poco, che gli par di sentire davvero ciò che ha descritto
al dottore.
- Non è niente, non è niente, - dichiara il dottore.
- Non hai preso nulla stamattina? -
«Il latte, » sta per dire Maria, ma Francesco non
gliene lascia il tempo.
- Niente, - egli dice vivamente. - Ha detto
« puah », e il suo latte l'abbiamo bevuto noi.
- Bene! Allora bisogna prendere una piccola
purga e stare a dieta. Stasera una minestrina leggera,
e domani questa grave
malattia sarà guarita.
Va bene così, ragazzo mio?
- Sì, signor dottore,
Posso alzarmi?
- Se vuoi, sì.... Ma se ti
piace fare il pigro e restare
un po' a letto.... -
Il dottore, dopo avere ordinato
una breve ricetta, se
ne va, lasciando Maria rassicurata,
ma i fanciulli un
po' ansiosi.
- Purchè Maria non mi
obblighi a bere la medicina
in sua presenza!... - dice
Alano.
- Purchè Nicoletta voglia prenderla, - risponde
Francesco.
- E il decotto d'erbe? - aggiunge alla sua volta
Maurizio. - Vedrai fra un po' arrivare Maria con
la tazza del decotto.... Come faremo per portarla a
Nicoletta?
- E stasera la minestrina leggera, - risponde
Francesco. - Oh, Dio, com' è complicata la faccenda! -
Quando Maria entra, più tardi, con una bottiglietta
e un bicchiere, non è stata presa ancora nessuna
decisione.
- Via, signor Alano, - dice essa - bisogna
bere questa.
- Fra poco, - risponde Alano.
- Non vorrete mica fare il cattivo, eh? Prendete
lesto la purga.
- Non subito, Maria, - replica Alano. - Sto
un po' meglio....
- Oh! Sì, meglio.... quando si tratta di prendere
qualcosa di cattivo.... e poi dopo starete peggio.
- Senti, Maria, - propone Francesco - dammi
la bottiglia e va' a prendere il decotto d'erbe.
- Non è ancora pronto.... - risponde Maria.
- Lo prenderà un po' più tardi.
- Ebbene, va' a prepararlo.... Io intanto farò
bere questa ad Alano.
- Uhm, non ci riuscirete! Vorrei che la prendesse
prima che io scenda.
- Ora no, - s'ostina Alano.
- Infine, - dice Francesco adirato - sono abbastanza
grande, credo.... -
E Maria, debole, cede.
Essa versa il contenuto della bottiglia in un bicchiere,
lo posa sul comodino e scende in cucina.
In un batter d'occhio Francesco s' impadronisce
del bicchiere e lo porta a « sua figlia». Ne ha versato
un po' per la strada, ma ne rimane abbastanza
per il gusto di Nicoletta.
Francesco la induce a bere.
- Non è buona, - dice essa con una piccola
smorfia.
- Ma ti guarirà. Mia cara Nicoletta, bisogna
assolutamente che tu la beva per farmi piacere. -
E Nicoletta vuota docilmente il bicchiere.
- Fra poco ti porterò qualcosa di caldo....
- Così cattivo?
- No, no, molto più buono. E domani sarai guarita. -
In due salti Francesco ridiscende da Alano e posa
il bicchiere vuoto sul comodino. I due ragazzi sono
molto curiosi di sapere se Nicoletta ha preso bene
la medicina.
- Benissimo, - risponde Francesco. - Ora bisogna
che le porti il decotto.... Non so come fare. -
Ma trascorre una buona mezz'ora prima che Maria
riapparisca, e i fanciulli hanno tutto il tempo
di pensarci.
Quando essa arriva, con la tazza del decotto, Alano
non è più nel letto.
- Dov' è il signor Alano? - domanda essa, con
stupore.
- Dice che è guarito, e che gli è bastato di vedere
il dottore, - risponde Maurizio che è rimasto
solo.
- Non ha preso la purga? Dov' è, ora?
- In giardino con Francesco.
- In giardino!... -
Maria sta per soffocare. Posa la tazza e corre in
giardino.
Trova Alano, senza Francesco, che corre come
un pazzo. Maria è fuori di sè.
- Signor Alano! -
Alano arriva di corsa e salta al collo della vecchia.
- Maria, sono guarito, sono guarito! -
E la prende per le mani e balla davanti a lei. Ma
essa non ha voglia di ridere.
- Signor Alano, avete fatto molto male, - comincia
essa.
Ma Alano non la, lascia finire.
- Come, ti dispiace che io non sia ammalato?
Ci tenevi molto che io stessi a letto?
- Ma chi mi dice che siete guarito? soltanto
per non prendere la purga che fate così. E se dopo
vi sentirete peggio?
- No, mia cara Maria, non sarò più malato; sto
proprio bene; guarda come ballo. -
E Alano riesce a trascinare, in un girotondo poco
dignitoso, la vecchia Maria che ripete:
- Mi domando se è permesso di burlarsi così della
gente! -
Maria non ha ritrovato la tazza del decotto dove
l'aveva messa.
Con suo grande stupore Francesco le annunzia
che l' ha portata in cucina.
- E avete buttato via tutto, - domanda Maria
- la medicina e il decotto?
- Tutto, - risponde Francesco.
Maria ricomincia a dire che non è permesso prendersi
giuoco della gente in quel modo.
Ma quella mattina i ragazzi hanno l'argento vivo
addosso, e Maria non può far nulla. La trattengono
nella stanza da studio e la obbligano a giocare come
quando erano piccoli. Francesco intanto è scomparso,
dichiarando che andava a dare un ultimo tocco
al ritratto.
- E i compiti? - dice debolmente Maria.
- Stamattina facciamo vacanza in onore della
malattia di Alano. -
E Maria ha ceduto. È così contenta quando i ragazzi
ritornano piccini e vogliono giocare con lei!
La mattinata passa. Francesco l' ha trascorsa
quasi tutta con Nicoletta, che sta già un po' meglio.
Essa ammira molto il sacrificio di Mano, che ha
rischiato di prendere una purga per lei.
- E se Maria l'avesse costretto a berla? - domanda
essa.
- Non so se l'avrebbe bevuta, - risponde Francesco.
- È già una cosa abbastanza noiosa quando
si è ammalati.
- Oh, sì! - sospira Nicoletta convinta.
- E poi, se l'avesse bevuta, non avremmo avuto
più nulla per te. -
Ora che «è fatto », Nicoletta si sente capace di
tutte le bravure.
- Dicerto, sarebbe stato seccante, - dice.
Essa ride molto all' idea di Maria che balla in
giardino col malato, e di Francesco nascosto che
aspetta di portar via la tazza appena Maria ha voltato
i tacchi.
- Sei sicura di star meglio? - interroga con
sollecitudine il ragazzo.
- Oh, sì, un po' meglio! Non ho più tanto male
al cuore.
- Non hai fame?
- No, affatto.
- Va bene. Sai, il dottore ha detto: « Dieta fino
a stasera, e stasera una minestrina leggera». È
questo, - aggiunge Francesco, con le sopracciglia
aggrottate - è questo che mi dà pensiero. Come
faremo?
- Ma io - risponde Nicoletta - non ho affatto
fame, posso star benissimo fino a domani senza
mangiare. -
Ma dal momento che l' ha ordinato il dottore,
Francesco vuol seguire alla lettera le sue prescrizioni.
E prima di colazione scende in cucina e va a tro-
vare Leonia.
- Che cos' è una minestra leggera, Leonia? -
Leonia, abituata alle domande assurde dei ragazzi,
trova questa inattesa.
- Perchè volete saperlo, signor Francesco?
- Perchè il dottore l' ha ordinata ad Alano, e
volevo sapere se potevamo prenderla anche noi.
- Ma certo, è buona per i sani come per i malati.
- Allora ce la fate stasera?
- Ho già il brodo pronto....
- Come si fa uria minestra leggera? -
Questa volta Leonia ride di cuore.
- Volete una ricetta, signor Francesco? Ebbene,
mettete nell'acqua bollente un po' di semolino
o di pastina fìne, un po' di sale, e, in ultimo, un
po' di burro. Volete provare a farne una? -
Che maravigliosa idea gli dà Leonia! Ma certo,
col fornello a spirito della mamma; prenderanno
tutto il necessario nella credenza e faranno da cucina
in soffitta. Francesco informa i suoi fratelli
della magnifica trovata.
È proibito, beninteso, di servirsi di quel fornello,
o, per meglio dire, non se n' è neppur mai parlato.
Che bisogno avrebbero i ragazzi di servirsene? Sanno
che è vietato loro di divertirsi col fuoco, coi fiammiferi....
Eppure è impossibile fare altrimenti.
- A meno di prendere la cazzaruola elettrica della
mamma, - propone Alano.
- L' ha portata via con sè; - dice Maurizio -
gliel' ho vista mettere nella valigia.
- Staremo bene attenti, - dichiara Francesco.
Coi loro soliti sotterfugi i tre ragazzi hanno preso
a Leonia un pacchetto di semolino, un po' di
burro, e una piccola cazzaruola.
- E un cucchiaio per dimenare, - ha detto Maurizio.
Bisogna confessare che la giornata è sembrata
loro molto lunga. Essi hanno fretta di fare il loro
saggio di cucina. Nicoletta, che sta meglio, è anch'essa
impaziente, benchè non abbia fame. E l'ora
della minestra viene anticipata, poichè nessuno ha
più la pazienza d'aspettare.
Finalmente il fornello è acceso, e la cazzaruola,
piena d'acqua, ci vien messa sopra. Ce n' è per tre
Nicolette; ma il senso delle proporzioni non si acquista
in una sola volta.
- Bisognerà mettere tutto il sacchetto? - domanda
Maurizio.
Francesco dubita di no e Alano, che ha l' idea di
leggere sul pacchetto, vede che un solo cucchiaio
deve servire per una persona.
È evidente che c' è troppa acqua per così poco
semolino, ma forse dev'esser così. Aspettano che
l'acqua bolla, e poi Alano versa il semolino, mettendone
più di quanto ne occorre; ma il semolino si
ostina a rimanere tutto in un mucchio, da una
parte.
- Bisogna dimenare, - dice Maurizio.
Dimenano energicamente, ma l'acqua, nel bollire,
sale fino all'orlo della cazzaruola come se fosse latte,
e va di fuori, spengendo il fornello.
I ragazzi sono costernati.
- Bolle troppo forte, - dice Nicoletta. - Bisogna
abbassare la fiamma.
- Forse è cotto, - aggiunge Maurizio.
- No, non è cotto. Guarda com' è diventato brutto, -
risponde Alano.
Riaccendono il fornello, e ricominciano abbassando
la fiamma. Questa volta non vuol più bollire, e
quando infìne si decide, non va affatto meglio. Il
semolino è tutto un grumo.
Credi che sarà buono? - domanda Maurizio.
Alano non è ben sicuro, Francesco alza le spalle
per far capire che non lo sa. Non c' è che Nicoletta
che è già sicura del resultato.
- Sarà molto buono, - decide essa.
Povera Nicoletta! Quando, alla fine, la minestra
è cotta, bisogna che la mangi; ma allora sembra
che cambi parere. Comincia col bruciarsi un poco.
- È buona? - domanda una voce ansiosa.
E Nicoletta risponde, con voce lamentosa:
- Sì.... ma credo che non abbiate messo il sale. -
Il campo dei cucinieri è costernato. Hanno dimenticato
perfino di portarlo, il sale. Maurizio propone
di andare a prenderlo. Ma prima propone a Nicoletta
di portare dello zucchero al posto del sale.
- Sarà più buona, - egli dice.
Ma ad ogni modo non potrebbe esser più cattiva.
Nicoletta è stoica: mangia la sua minestra. La mattina
ha preso una limonata purgativa e un decotto
d'erbe, e quella minestra completa la giornata.
Quando ha finito, Alano getta un grido: hanno
dimenticato di mettere il burro, che è rimasto su
un angolo della tavola, nascosto dal pacchetto del
semolino.
- Oh, - dice Francesco atterrito - povera Nicoletta,
come doveva esser cattiva! -
Nicoletta protesta con gentilezza e dichiara che
domani avrà molta fame, poichè si sente bene.
I tre giovani babbi, soddisfatti, scendono a desinare
alla loro volta.
Grazie alle loro cure Nicoletta è guarita.
- Piove? - domanda Maurizio svegliandosi.
Alano risponde malignamente, con grande sorpresa
di Maria che non ci capisce nulla:
- No, non hanno sparato il cannone.
- È una bella giornata, - annunzia Maria soddisfatta.
Poichè è giovedì, giorno della famosa passeggiata,
Maurizio si siede sul letto, si stropiccia gli
occhi e guarda i suoi fratelli. È punito: non se lo
dimentica, e nemmeno se lo dimentica la vecchia
governante.
Essa si volge verso lui con molta dignità.
- Signor Maurizio, - gli dice - siete stato molto
cattivo, e non dovrei perdonarvi così presto; ma
mi farebbe troppo dispiacere lasciarvi a casa. Credo
che la punizione sìa sufficiente, per questa volta,
e verrete con noi. -
Patatrac! Bisogna proprio dire che è un perdono
intempestivo.
- Come! - esclama Maurizio. - Non sono più
punito?
- No, vi perdono, - dice Maria con aria maestosa.
Ma è stupefatta udendo il fanciullo rispondere:
- Ma come? Ero punito, e ora non lo sono più?
E se volessi esser punito? -
Ma Francesco, che ha paura che Maurizio parli
troppo e faccia nascer dei sospetti nella vecchia,
dice:
- Se credi che la mamma perdonerebbe così presto
a Maurizio, va bene. -
Maria risponde:
- Ebbene, la signora punirà da sè il signor Maurizio
quando ritornerà. -
Dopo ciò il meglio è tacere.
Ma Maria è molto sorpresa: si aspettava una
tale gioia per questa amnistia, che non capisce l' indifferenza
beffarda di Maurizio.
- Che cosa facciamo? - domanda questi ai suoi
fratelli, quando Maria esce dalla loro camera. -
Nulla indurrà Maria a punirmi oggi.
- Credo di avere un' idea, - dice Francesco -
ma non so se potrà andare.
- Che cosa? - domanda Alano.
- Vedrai, lasciami provare. -
Maria, contenta di portare i suoi tre ragazzi a
divertirsi, li veste, mette loro i calzini di lana, le
scarpe grosse, e i loro vestiti da escursione.
Poi va a prepararsi alla sua volta e a prendere
il paniere delle provviste.
I ragazzi ne profìttano per portare tutti insieme
la colazione a Nicoletta ed esporle il caso.
Nicoletta e i suoi babbi rivaleggiano in generosità.
Nicoletta afferma che resterà sola e buona fino
alla sera, che non si annoierà. I tre fanciulli le assicurano
che troveranno un mezzo.
Sarebbe tempo, invero, perchè l'ora della partenza
si avvicina.
Eccoli tutti pronti: sono andati ad abbracciare
lo zio Fil e sono sulla scalinata d' ingresso.
- Andiamo, - dice Maria in cammino. Passeremo
prima dalla signora Aubry. -
E partono. Ma un
grido si fa sentire, e la
vecchia governante,
voltandosi, vede Francesco
che, venendogli
a mancare un gradino,
è caduto lungo disteso
per la scalinata.
Rialzatosi a stento,
nonostante l'aiuto dei
fratelli e di Maria, che
ha lasciato andare il
paniere, ride nervosamente
ed esclama:
- Che bestia! -
Ma appena vuol posare
il piede in terra,
manda un grido.
- Credo d'essermi storto il piede, Maria; non
posso camminare.
- È una disdetta, - dice Maria desolata. - Soffrite
molto?
- Quando non metto il piede in terra, no, ma
quando l'appoggio.... Ahi!...
- Che cosa dobbiamo fare? - geme Maria. -
Non potete proprio camminare?
- No, affatto. Senti, Maria: peggio per me:
mi aiuterete a salire e resterò con lo zio Fil e con
Leonia.
- Che peccato!
- Oh, sì! Rifaremo un'altra passeggiata quando
sarà ritornata la mamma, - replica Francesco con
filosofia.
Zoppicando, sostenuto da Maria e da Alano, sale
la gradinata. Maurizio apre le porte.
- Se rimanessi a casa? - propone Maria.
- E se restassimo tutti? - dice Alano.
- Che idea! No, no, tutto è preparato, e gli altri
vi aspettano. Io mi metterò a leggere. -
Maria, che ha il cuore grosso per quest'accidente,
mette Francesco in una poltrona, poi gli leva
la calza e la scarpa e trova un piede perfettamente
sano; ma Francesco urla, appena lo toccano sulla
caviglia. Maria vorrebbe fasciarlo, assicurando che
gli farà bene, e incarica Alano d'andare ad avvertire
Leonia. Questa arriva asciugandosi le mani al
grembiule.
- Che cosa c' è ancora? - domanda. - Se almeno
aveste finito col non aver nulla come il signor
Alano, sarebbe stato meglio, signor Francesco. -
I ragazzi prendono un aspetto triste e rassegnato.
- Certo, mia cara Leonia, vorrei che fosse così....
ma temo che sia invece una cosa seria.
- Bisognerà, forse, andare a cercare il dottore, -
dice Maria a Leonia.
- Vedremo, - risponde la cuoca. - Se non va
meglio, quando avrò preparato il desinare andrò a
chiamarlo. Intanto lo stomaco va bene, signor Francesco?
Vado a prepararvi una buona pietanzina per
compensarvi della passeggiata.
- Fatela abbondante, la pietanzina, Leonia, -
grida Francesco mentre se ne va.
Egli pensa a cc sua figlia ».
Quando Maria e i ragazzi sono andati via e Francesco
ha sentito chiudersi la porta di casa, comincia
a saltare, col cuscino della poltrona nelle braccia,
e balla vertiginosamente cantando:
- È andata bene, è andata bene.... Sono un genio,
sono un genio! -
Se Maria rientrasse, che cosa penserebbe?
I due fratelli, che non sono riusciti a parlare col
loro fratello più grande, s' immaginano che è uno
strattagemma, ma non ne sono però sicuri e brontolano
che Francesco avrebbe potuto avvertirli o
far loro dei segni cabalistici.
Nicoletta, malinconica, seduta nella sua piccola
poltrona, fa la calza che Maurizio le ha portata;
e pensa, che intanto la sorte è segnata: i tre babbi
sono partiti per tutta la giornata. Essa sospira e
confìda a Matù che si strofina contro di lei, facendo
le fusa, che è molto lunga un' intera giornata di solitudine.
- Cuccù! - esclama una voce allegra.
E Matù, spaventato e stizzito di quei modi bruschi,
vede Nicoletta lasciar cadere il suo lavoro,
rovesciare la poltrona, alzarsi precipitosamente e
correre verso Francesco. E che risate allegre al racconto
della caduta!
- Sai, - dice il ragazzo - avevo paura che il
buon Dio mi punisse della mia menzogna facendomi
far male davvero.
- Ma non ti sei fatto male davvero? - domanda
Nicoletta un po' ansiosa.
- No, fortunatamente. Abbiamo una lunga giornata
di tranquillità davanti a noi e ci divertiremo,
vedrai.
- Come sono contenta, come sono contenta! -
esclama Nicoletta saltando dalla gioia e battendo
le mani.
- Cercherò di farti vedere la casa.... Leonia non
si muove mai dalla sua cucina, e credo che sarà facile.
- Questo mi farà un gran piacere! - dice la
fanciulletta. - Ma lo zio Fil?
- Ah, lui non lascia mai la biblioteca! Credo
che potremmo entrarvi pian pianino senza che lui
se ne accorgesse. -
Francesco non può rimanere molto con Nicoletta;
teme che Leonia venga a vedere come sta e non
vuol far dire d'esser guarito prima del desinare.
Torna dunque a mettersi nella sua poltrona, e infatti
Leonia non sta molto a venire.
- Non è gonfiato? - domanda, parlando del
piede malato.
- No, Leonia. Guardate! -
Com' è naturale, il piede di Francesco è perfettamente
normale, ma Leonia, suggestionata, è disposta
a trovarlo un po' più grosso dell'altro.
- In casa mia, - dice essa - vi guarirebbero,
signor Francesco, mettendovi il piede nell'acqua
fredda. Volete provare?... -
Ma, certo, Francesco vuol provare e con gran docilità
si lascia curare da Leonia, che ha la soddisfazione
di sentirlo dire, poco dopo, che va molto
meglio e che quell'acqua fredda lo ha quasi guarito.
- Guardate, Leonia; posso posare il piede in
terra.
- Allora, non c' è più bisogno del medico! -
dice Leonia, rapita. - Ah, Maria mi fa ridere! Per
un nonnulla correrebbe dal medico.... Da noi, delle
buone tisane, acqua fredda per le enfiagioni.... e
si guarisce senza tante spese. I medici, li ha inventati
la gente di città. -
E Leonia, orgogliosa della sua cura, ritorna ai
fornelli, mentre Francesco, lieto di poter considerarsi
guarito attribuendone il merito alla cuoca,
sale da Nicoletta.
Per i due fanciulli è davvero una bella giornata.
Dopo il desinare Nicoletta prende la lezione di lettura,
nella quale fa molti progressi.
Dopo essersi assicurato che Leonia è in cucina
intenta a fare il dolce, ciò che significa che non si
moverà per un pezzo, Francesco va a prendere Nicoletta
e le fa visitare la casa. Vanno pian pianino,
in punta di piedi. Al pianterreno, Nicoletta vede
la stanza da pranzo, il posto di Francesco, di Alano,
di Maurizio.... Vanno nel salotto, dove Francesco
mostra il cuscino della bambola, oggetto della collera
di Maria.
Al primo piano, i fanciulli sono più tranquilli.
Francesco indica soltanto una porta, e abbassando
la voce:
- È quella della biblioteca, - dice.
E vanno a visitare la camera dei bambini e la
stanza da studio. Francesco è tutto contento di far
vedere a « sua figlia» i libri, i balocchi, il posto dove
lavorano. Poi vanno nella camera della mamma.
Francesco mostra dove la mamma scrive, dove lavora.
Indica la poltrona vicino alla quale vi è una
sedia bassa. Là, i ragazzi vanno a raccontare le loro
pene, a chiedere dei favori o a farsi sgridare.
- E vi sgrida? - domanda Nicoletta.
- Qualche volta; - risponde Francesco ridendo
- ma la povera mammina è così dispiacente,
e vediamo che soffre tanto quando noi siamo cattivi,
che cerchiamo di esser buoni. Ora conosci la
casa, - continua Francesco. - Vieni, andiamo a
giocare. Che peccato non poterti far vedere il giardino!
Sarebbe stato divertente correre un po'. Ma
Leonia ci vedrebbe. -
Tranquilli, sicuri della loro solitudine, i due fanciulli
si preparano a risalire nella soffitta.
- Potremmo divertirci nella stanza da studio,
ma è seccante stare con la paura che qualcuno entri, -
dichiara Francesco, e Nicoletta è del suo
parere.
Il pericolo viene qualche volta quando non ci si
aspetta. Ecco che nel momento in cui i fanciulli
passano senza timore davanti alla biblioteca, la
porta s'apre pian pianino e lo zio Fil appare. Vi è
un attimo di silenzio. I fanciulli sono serrati contro
il muro, come se sperassero di scomparire nella
tappezzeria. Francesco, sentendo tremare la mano
di Nicoletta, la stringe forte per farle capire che è
pronto a difenderla.
Lo zio Fil ha gli occhiali sulla fronte. Ha l'aria
distratta che gli è abituale, ma questa volta mista
a una certa inquietudine.
- Francesco, - comincia egli.
Poi vede Nicoletta.
- Chi è? - domanda macchinalmente.
- È.... è Nicoletta, zio, - risponde coraggiosamente
Francesco.
E ciò pare che basti allo zio Fil, il quale dice:
- Ah, bene, bene! -
Poi torna all'argomento che lo preoccupa.
- Francesco, Maria deve aver toccato una carta
molto importante che non posso ritrovare.... Dov' è
essa?
- È andata al bosco delle Fate, zio....
- Al bosco delle Fate? - mormora lo zio Fil. -
Male, male! -
Evidentemente non pensa ad una passeggiata coi
bambini, ma s' immagina che Maria sia andata sola
sola a passeggiare nel bosco delle Fate.
- Benissimo; ma ciò è seccante. Venite ad aiutarmi
a cercare negli angoli, - dice ai fanciulli.
E Nicoletta e Francesco entrano nella biblioteca.
L'emozione di poco fa ha dato posto a un riso convulso,
benchè Francesco non sia ancora molto rassicurato.
Se lo zio Fil domanda spiegazionì a Maria,
che cosa succederà?
- Non sulla tavola, non sulla tavola, - urla lo
zio Fil, vedendo Francesco avvicinarsi alla scrivania.
- Cerca in terra, negli angoli, dappertutto,
ma non lì. È un grande foglio giallo coperto di appunti. -
E i fanciulli cercano. Ci sono dei fogli su tutti
i mobili e anche sotto; ma non quello che cerca lo
zio Fil.
A un tratto la vocina timida di Nicoletta si fa
sentire. Essa indica un angolo di carta gialla che
si scorge sotto la carta asciugante dello zio Fil.
- È forse quello? - dice essa, senza osare di
toccare.
Lo zio Fil manda un'esclamazione di gioia.
- È questo, sì, - dice tirando fuori il foglio. -
Alla buon'ora! -
E senz'altri ringraziamenti, senza più pensare ai
due fanciulli, si sprofonda nella lettura del foglio
giallo : più nulla esiste per lui. Francesco e Nicoletta
risalgono nella soffitta, molto scossi da quest' avventura.
- Forse lo zio dimenticherà di parlarne, - dice
Francesco, non molto convinto. - È tanto distratto!
A volte non si ricorda più le cose importanti
e parla di un particolare insignificante che tutti
hanno dimenticato. -
L' incontro dello zio Fil assorbe i pensieri dei
fanciulli, che non cessano di parlarne.
A un tratto, Francesco, stupefatto, sente la voce
dei suoi fratelli al pianterreno. Scende a precipizio,
prima che Nicoletta, sorpresa, abbia avuto il tempo
di raccapezzarsi, ed esce dalla stanza da studio
zoppicando un po', per andare incontro ad essi.
Maria è molto inquieta sulla sua sorte e perciò
sono ritornati più presto.
Francesco dice che sta meglio e che Leonia l' ha
quasi guarito con l'acqua fredda.... è sicuro che domani
non avrà più nulla.
Maria è un po' dispiacente perchè il dottore non
è venuto.
- È sempre meglio, - afferma.
Essa s' intenderà fra poco con Leonia che, certamente,
le riderà sul naso.
I due fratelli cominciano a raccontare a Francesco
come hanno passato la giornata.
È stata una giornata magnifica. Hanno giocato a
nascondino, hanno inventato aggressioni ai viaggiatori,
hanno trovato un albero dove potranno giocare
al Robinson. Hanno fatto colazione sul margine
del ruscello; a miss Emmy, l' istitutrice degli
Aubry, è entrato un bruco nei capelli, ed essa
ne ha avuto una paura terribile. Giovanni Bord ha
preso una inoffensiva lucertola per una vipera. Andrea
Dumont ha perso una scarpa nell'acqua e,
quando l' hanno ritrovata, è stato necessario farla
asciugare al sole. Per fortuna era una scarpa di
tela. Però hanno rimpianto l'assenza di Francesco,
e bisognerà, ritornare, quando egli sarà guarito.
Alla sua volta, quando Maria non è più lì, Francesco
racconta la sua giornata con Nicoletta, l' incontro
con lo zio Fil. Lo fa in termini così fantastici,
che i due fratelli più piccoli, ansanti, hanno
l' impressione di vivere quella scena.
Le emozioni non sono ancora finite. Bisogna contare
sulla memoria dello zio Fil.
Quel giorno hanno un po' l' impressione di desinare
su un vulcano. Tutte le volte che lo zio Fil apre
bocca, pensano che debba parlare di Nicoletta. Ma
arrivano al dolce senza che sia successo nulla.
Alla fine del pranzo, siccome Alano parla del bosco
delle Fate, lo zio Fil, che durante tutto il desinare
ha udito parlare della passeggiata senza prestarvi
la minima attenzione, ha un ricordo di quel
pomeriggio e dice ai suoi nipoti:
- Ah, il bosco delle Fate!... Ci siete stati con
Maria? -
E senz'aspettare risposta continua:
- Fortunatamente c'era quella bambina per ritrovare
il mio foglio giallo.... -
Un silenzio glaciale accoglie questa rivelazione.
Maria guarda il suo padrone, pensa che diventi
completamente matto, e va a comunicare questa
notizia a Leonia.
- I tre ragazzi sono tutti occupati a mangiare,
non fanno nemmeno attenzione alla pazzia del loro
zio, - dice Maria terminando il suo racconto.
- Disgraziato! - borbotta la cuoca, attizzando
vigorosamente il fornello.
- Nicoletta, che cos' hai? Piangi? - esclama
Francesco entrando nella soffitta.
Nicoletta è seduta sulla poltroncina, ha le braccia
sul letto e la testa appoggiata sulle braccia e....
senz'alcun dubbio piange.
Francesco è molto inquieto.
- Che cos' hai? Sei malata? Qualcuno ti ha fatto
dispiacere? Maurizio? Mano? -
« No, no, » fa Nicoletta con la testa.
Che cosa può cagionare tanto dolore alla fanciulletta?
Francesco cerca nei suoi ricordi del giorno prima
e della mattina. Il giorno prima Nicoletta era allegra,
la mattina, rideva, bevendo il latte, perchè
Maurizio diceva che Francesco aveva immerso il
dito nella tazza mentre saliva.
E ora è così desolata!
Alla fìne Nicoletta si calma un po', e mostra a
Francesco un povero visino rosso rigato di lacrime.
- Sono sciocca a piangere, - essa dice. - Oh,
Francesco, perdonami!
- Ma che hai?
- Nulla.... Ma.... se tu sapessi, Francesco, come
ho voglia d'andare a correre un po' in giardino. Mi
par di soffocare qui, sempre chiusa.... e vorrei....
vorrei un po' d'aria libera, vorrei correre un po' fuori
con voi.... -
Il povero ragazzo rimane perplesso. Vuole a tutti
i costi consolare « sua figlia », ma che fare?
- Senti, Nicoletta, - le dice serio - vedremo
con Alano e Maurizio, come potremo fare. Ma è
così difficile!... Certo, poverina, è come se tu fossi
in prigione, qui.
- Oh, - esclama Nicoletta indignata - no, in
prigione, no! Sto così bene nella mia bella camera.
Ma, non so perché, stamanì ho pensato che voi andavate
a giocare tutt'e tre in giardino, e ho a un
tratto desiderato di venire con voi.... ma ora è passato.
Posso benissimo non uscire e ti prometto,
Francesco, di non pianger più. -
Quando Francesco rivede i suoi fratelli, espone
loro il desiderio di Nicoletta, le sue lacrime, e conclude:
- Bisogna trovare un mezzo. -
Gli altri due ragazzi si guardano atterriti.
Fare scendere Nicoletta in giardino, pare impossibile:
tutti la vedrebbero.
- Anche la domenica durante la messa? - propone
Maurizio.
- Non può scender sola, non si divertirebbe, -
dice Alano.
- E avrebbe paura, - aggiunge Francesco.
- Eppoi, la domenica, Leonia va a fare la spesa
dopo la prima messa ed è già tornata quando noi
usciamo.
- La sera, - domanda Maurizio - quando è
quasi buio, dopo cena, mentre Maria è a mangiare,
si potrebbe tentare?...
- È molto pericoloso, - risponde Alano.
- Certo; - dice Maurizio - ma se potessimo
portar Nicoletta a giocare in giardino sotto il naso
di tutti, non si cercherebbe un modo. Tutti saranno
pericolosi, non è
vero. Francesco?
- Sì, - risponde
Francesco. - Ma credo
che potremmo vestire
Nicoletta con un abito
di Maurizio; così potrebbe
nascondersi meglio.
- Un vestito mio, -
dice Maurizio - quello
dell' anno scorso, e che
per me è troppo piccolo,
andrà benissimo a
Nicoletta.
- Essa è grande quasi
quanto Maurizio, -
soggiunge Alano - e da lontano si può facilmente
prender per lui. -
E «l'uscita di Nicoletta » diventa un giuoco da
organizzare.
Maurizio va a cercare nel suo armadio il vestito
che faranno mettere a Nicoletta.
- Ci vorrebbe anche un cappello, no? - domanda
a Francesco.
- Sei una bestia. Tu esci forse in giardino col
cappello? -
A Maurizio sarebbe piaciuto un travestimento
completo.
È una vera fortuna che tu abbia i capelli tagliati, -
dice a Nicoletta. - Coi riccioli sarebbe
stato impossibile. -
La fanciulletta è pazza dalla gioia. Questa passeggiata
di sera, in giardino, assume l' importanza
di un'avventura fantastica, d'una spedizione lontana
e pericolosa per la quale le precauzioni non
sono mai troppe. E i quattro fanciulli attendono,
con impazienza, l'ora della cena.
Quando risalgono, trovano Nicoletta vestita da
ragazzo, ed è per essi, benchè se lo aspettassero,
una sorpresa. Il vestito di Maurizio le sta a maraviglia.
- Potranno benissimo prenderla per me.
- Salvo i capelli, - dice Alano.
Poichè, nonostante il taglio di Maurizio, Nicoletta
è sempre pettinata da bambina.
Il piano è fatto: bisogna metterlo in esecuzione.
Intanto è giusto che lascino alla fanciulla il tempo
di cenare.
Francesco e Nicoletta aspettano che Alano e
Maurizio scendano, per vedere se la via è libera.
Arrivato in giardino, Maurizio andrà subito a
nascondersi e Alano fischierà per dare il segnale
che Nicoletta può venire. E infatti tutto procede
così. Ma il fischio di Alano sì fa aspettare tanto.
Francesco è inquieto e Nicoletta ha paura.
Infine, dopo qualche minuto, si sente il segnale.
Francesco trascina Nicoletta correndo. Eccoli tutti
e quattro riuniti in giardino.
- Non potevo fischiare, - dice Alano - perchè
Maria era nel vestibolo. Non voleva più andarsene.
- A che cosa giochiamo? - domanda Maurizio.
- A nascondino, sotto gli alberi; così Nicoletta
si divertirà e potremo correre. -
Viene in tal modo organizzata una grande partita,
e i quattro fanciulli sono così intenti a giocare
che dimenticano tutto. Ma Maria non dimentica
l'ora, e viene sull' ingresso per chiamare i fanciulli
e metterli a letto. Ma siccome essi non la sentono,
aspetta un istante e li sente ridere. Guarda
in fondo al giardino; è quasi buio e distingue soltanto
le ombre che passano. Ma a un tratto si stropiccia
gli occhi. Non ha veduto due Maurizi, uno
accanto all'altro?
E non ha anche visto che se ne sono andati dandosi
la mano?
La povera Maria, pazza di terrore, manda un
grido.
- Maurizio! -
Ne verranno due?
Ma non ne viene nemmeno uno.
Maria scende in giardino e accorre verso l'albero
grande; ma il suo grido è stato udito, e quando essa
giunge non c' è più nessuno. I ragazzi impauriti si
sono rifugiati dietro gli alberi. Questa volta non
c' è via di scampo: non potranno più far ritornare
Nicoletta nella soffitta. Bisogna scegliere: o confessare
tutto o lasciare la fanciulla a dormire in giardino.
Che prospettiva tremenda!
Maria se ne va brancolando come una cieca, con
le mani in avanti, sospettando uno scherzo. Ciò
suggerisce un' idea ad Alano. Dal suo albero, spia
Francesco.... ma non vuol parlare; come farsi intendere
da suo fratello?
- Signor Francesco, - chiama Maria - signor
Alano, signor Maurizio! -
Essa si volta ad ogni nome che pronunzia, e Alano
coglie l'occasione. Con un salto rapido e leggero,
raggiunge Francesco che è accanto a Nicoletta. A
voce bassissima insinua nell'orecchio a suo fratello
maggiore:
- A moscacieca con Maria. Così farai risalire
Nicoletta. -
Francesco con un piccolo cenno della testa fa vedere
che ha capito.
Coi gesti Alano tenta di spiegare a Maurizio. Tira
fuori il suoi fazzoletto, lo piega e indica Maria. Nel
momento in cui essa li supplica di non prendersi
giuoco della loro vecchia governante, con grida selvagge,
si precipitano su lei e la circondano con un
allegro girotondo.
- Maria, mia cara Maria, facciamo un po' a moscacieca.
- Via, via, - risponde Maria - non è l'ora di
giocare; bisogna andare a letto.
- Un giuoco, uno solo, piccolo piccolo, - insiste
Maurizio.
Egli lo dice col suo tono carezzevole al quale la
vecchia non sa resistere.... e sente che ha vinto. Con
un grido di gioia, egli prende nella tasca del grembiule
di Maria il suo gran fazzoletto e in un batter
d'occhio glielo lega sugli occhi.
- Tre piccoli giri, - annunzia Alano.
- Non troppo forte, - supplica Maria - altrimenti
mi gira la testa. -
Il fazzoletto le nasconde la vista, ma le impedisce
anche di udire. E, mentre essa fa i tre giri e
Maurizio gira intorno a lei cantando, non distingue
i passi dei fuggitivi. Francesco trascina Nicoletta
correndo verso la casa.
Quando, dopo un po', Maria, stanca, si dichiara
vinta e solleva il fazzoletto, vede i tre ragazzi vicino
a lei.
Soltanto quando li ha ricondotti in casa e li ha
messi a letto essa pensa alla sua allucinazione di
poco fa e va a raccontare tutto a Leonia, la quale
prende un'aria molto inquieta.
- Da noi, - dice Leonia - è una cosa grave
quando si vede doppio.... Se non è perchè sì è bevuto
un po' troppo....
- Oh! - protesta Maria.
- Lo so bene, - riprende con molta dignità la
cuoca. - Abbiamo cenato e bevuto, come sempre,
moderatamente. Allora sarà qualcosa di grave. -
Nello stesso istante, Maria, che stava per salire
lo scalino precedendo Leonia di qualche passo, manda
un'esclamazione sorda, si china e raccatta.... il
calzerotto che aveva cominciato la settimana scorsa
e che ha tanto cercato. Ma essa tiene in mano quel
calzerotto come un carbone ardente e lo contempla
con occhi da pazza. Leonia, spaventata, la guarda.
- Ebbene, poveretta, che cos'altro vi capita ancora? -
Maria si passa una mano sulla fronte e fissa con
uno sguardo feroce Leonia.
- Allora questa è stregoneria, - dice essa. -
Vedete questo?
- È un calzerotto per uno dei bambini, - risponde
la cuoca, la quale vuol far capire a Maria
che quell'oggetto impressionante che tiene con tanto
spavento è invece inoffensivo.
- Sì, - dice Maria con energia - un calzerotto
appena cominciato otto giorni fa. Ne avevo
fatti quattro o cinque giri; poi è scomparso senza
poterlo ritrovare, e ora eccolo quasi fìnito. Tutto
il gomitolo di lana è finito. -
Leonia guarda Maria e si domanda ansiosamente
se non sia divenuta pazza.
- Via, via, - dice - non vi ricordate più che
l'avete fatto voi. -
Maria scuote la testa.
- Lo so che divento vecchia, ma sono sicurissima
che ho perduto questo calzerotto, appena cominciato,
otto giorni fa.
- Non sarà lo stesso, forse.
- Non so che cosa sia.... ma quello che succede
in questa casa è addirittura diabolico. Credete che
sia normale vedere il signor Alano ammalarsi a un
tratto, chiedere lui stesso il medico che lo guarisce
soltanto a guardarlo, e il signor Francesco che si
fa una storta e guarisce con l'acqua fredda?
- Ah, ma questo.... - comincia Leonia, pronta
a difendere il suo rimedio.
Ma l'altra continua senza ascoltarla:
- Il signor Fil che fa dei discorsi insensati, il
signor Maurizio che stasera si è sdoppiato, e ora il
calzerotto.... Ah, è proprio tempo che la signora
ritorni! Credo di diventar troppo vecchia.... -
Se Maria è sorpresa di ritrovare il calzerotto, Nicoletta
è ben più sorpresa di non trovarlo più. E
nessuno saprà mai com' è andato a finir là. Forse
Matù, giocando col gomitolo, l' ha trascinato in
fondo alla scala? Oppure sono stati i ragazzi, senza
volere, nel discendere precipitosamente in giardino?
Il fatto è che quel calzerotto miracoloso finisce
di convincere Maria che la casa è stregata e che lei
stessa sta per rimbambire.
Leonia pensa semplicemente che forse è stata al
sole senza cappello.
Da lei» ciò provoca spesso crisi di pazzia!...
L'automobile si ferma davanti al cancello del
giardino, e Leonia si precipita udendo sonare il
campanello.
- La signora! - esclama. - Ecco una sorpresa!
- Buon giorno, Leonia, - dice allegramente, la
signora d'Aufran. - E i bambini?
- Sono andati a far merenda dalla signora Bord.
Li ha accompagnati Maria. Ah, ma se l'avessimo
saputo! Perchè la signora non ha telegrafato?
- Per fare una sorpresa, proprio, mia buona
Leonia.... Va tutto bene?
- Sì.... sì, signora.
- Perchè esitate, Leonia? C' è qualcosa che non
va? I miei bambini?
- Oh, signora, i bambini sono buoni e belli!...
E' Maria che si è un po' stancata in questi giorni e
ha delle visioni.
- Benissimo! La cureremo! - dice ridendo la
giovane signora.
Mentre Leonia trasporta i bagagli in casa con
l'aiuto dello chauffeur, la signora d'Aufran va a
salutare suo cognato. Parla un po' con lui, pur sapendo
che, essendo egli tanto distratto, non le darà
nessuna notizia sui fanciulli.... Allora va in camera
sua per togliersi il vestito da viaggio.
- La signora non è stanca? - domanda Leonia.
- No, Leonia; questi giorni di riposo mi hanno
fatto molto bene. Sono guarita completamente.
- La signora non è rimasta sino alla fine?
- Ah, no, Leonia! Sentivo troppo la mancanza
dei bambini. Avevo voglia di tornare a casa. Il medico
non era troppo contento, ma tanto peggio....
Del resto mancavano soltanto otto giorni alla fine
della cura.
- La signora vuol prendere qualcosa?
- Sì, Leonia; preparatemi un buon tè con dei
biscotti. Me lo porterete fra un'ora per darmi il
tempo di farmi toelette. Ah, com' è bello trovarsi
in casa nostra! E Matù come mai non è qui a darmi
il buon giorno? -
Leonia scuote la testa.
- Ah, Matù non si scomoda tanto facilmente in
questi giorni, signora! Dopo la vostra partenza non
si vede che nelle ore dei pasti, poi scompare e non
sappiamo dove sia. Credo che sia alla caccia dei
topi in soffitta, poichè l' ho visto salire una volta
o due.
- Ah, il mio bel Matù! Sono scontenta di non
vederlo arrivare.... Sarà sorpreso, come i bambini;
di trovarmi qui.
- La signora non vuole che vada a cercare i bambini? -
propone Leonia.
- No, no, Leonia, lasciali divertire. Così ho il
tempo di mettermi a posto. -
E la signora d'Aufran pensa, facendo la sua toelette,
che infatti, se i bambini fossero stati lì, essa
non avrebbe avuto il coraggio di mandarli via per
fare un buon bagno riposante, dopo il viaggio:
avrebbe dovuto rinunziarvi. Essa è così contenta
d'esser ritornata e di rivedere presto i suoi tre cari
bambini!... Se i ragazzi sapessero che la loro mamma
è arrivata!... Ma invece si divertono come pazzi
coi loro amici, e Maria, giunta l'ora di tornare a
casa, deve faticar molto per portarli via. Finalmente
arrivano a casa e trovano Leonia
sulla soglia della porta, tutta allegra
e con le mani incrociate sul
grembo.
- Spicciatevi, - dice essa.
- C' è una signora che
vi aspetta, lassù! -
I ragazzi hanno capito e
mandano un grido di gioia:
- Mamma! -
E si precipitano divorando
gli scalini a quattro a
quattro.... senza domandar
altro a Leonia che ride del
suo successo.
- Mamma, mamma!
- Miei cari! -
Calmate le prime effusioni, la signora d'Aufran
domanda:
- Come avete saputo che ero qui?
- È stata Leonia, - risponde Francesco.
- Ha detto.... - continua Alano.
- C' è una signora che vi aspetta, - termina
Maurizio.
- Allora abbiamo indovinato che eri tu, mammina!
- Avevo troppo desiderio di rivedere i miei cari
bambini, - dice la signora d'Aufran che ho mandato
a spasso il medico e la cura e sono ritornata.
- Che felicità!
- Orsù, piccini miei, dovete aver molte cose da
raccontarmi. Venite a sedervi in camera mia. Ditemi,
con tutti i particolari, le vostre monellerie,
e dopo, se lo meritate, vi farò vedere i miei regali. -
A questo punto arriva Maria.
- Mia buona Maria, - dice la signora tendendogli
la mano - vi hanno fatto arrabbiare?
- Oh, come sono contenta di vedere la signora
così in buona salute! Sono stati molto buoni, per
dir la verità; ma io....
- Come, come, Maria? Voi non siete stata troppo
buona?
- Eh, no, signora, non voglio dir questo!... Ma,
ahimè, divento vecchia, molto vecchia!...
- Ma passerà, Maria, passerà, - dice affettuosamente
la giovane signora.
Ma la vecchia governante non capisce troppo bene
come la sua vecchiaia potrà passare e sospira.-
- Ho una bella sorpresa per tutti.... - dice la
signora d'Aufran - per tutti quelli che sono stati
buoni.
- Che cos' è? - domanda Maurizio curioso.
- Che cosa direste - riprende la signora d'Aufran
abbassando il tono - se vi portassi una sorellina?
- Una sorellina! -
I tre fanciulli hanno fatto questa esclamazione
ad una voce e con lo stesso tono deluso.
- Sì, so che non vi piacciono le bambine, ma
questa è così carina!
- Uhm!... - fa Maurizio.
Francesco è atterrito. Alano pure.
- Sì, - continua la giovane signora - ho adottato
una bambina.
- Anche tu! - grida Francesco.
La mamma sembra maravigliata.
- Come anch' io? Ne hai forse adottata una anche
tu?
- No, - borbotta Francesco. - Ho detto così
per dire....
- Una povera bambina infelice, senza genitori.
Ho pensato che vi assocereste alla mia opera buona
essendo buoni e gentili con lei. -
I tre fanciulli si guardano con un'espressione imbronciata
e afflitta.
Come sono statì stupidi a non scrivere subito alla
mamma la storia di Nicoletta!... Perchè, certamente,
non possono adottarne due, ed è quella della
mamma che resterà.... E la povera Nicoletta dove
andrà? A meno che non provino a non accettare
questa qui.
E Francesco comincia:
- Una bambina....
- Noi non vogliamo bambine, - dichiara Maurizio
con energia. - Non quella....
- Perchè non quella? Ne vuoi un'altra?
- No, - dice Maurizio - bambine, no.
- Ma questa è tanto infelice! Vorreste rimandarla
via?
- È qui?... - domanda Alano.
- Si annoierà con noi, - dice Francesco con
un po' d' ipocrisia. - Una bambina con tre ragazzi,
capirai, mamma....
- Se fossero due, - comincia Maurizio, il quale
pensa che dopo tutto, quanto ad adottare bambini,
tutto sta nel cominciare.
Perchè non prenderebbero anche Nicoletta, insieme
con « quella della mamma »?...
- Ah, no! - protesta la mamma. - Io ne voglio
soltanto una. Se voi non ne volete nessuna, oppure
due, non potremo intenderci. Allora nessuna?
Devo rimandar via questa poverina? -
I tre fanciulli sono molto imbarazzati. E la mamma
chiamava quella una bella sorpresa?!
- Ebbene, - dice la signora d'Aufran - andate
ad aprire quella porta, e dite voi stessi a quella
povera bambina di andarsene.
- Poverina! - esclama Francesco.
Dopo tutto, se i ragazzì accettano quella fanciulla
adottata dalla loro mamma, perchè la mamma
alla sua volta non accetterebbe la loro? E tossicchiando
per rischiarare la voce, egli prende la
parola:
- Ebbene, mamma, prendila, ma a una condizione....
- No, no, no! - protesta la mamma mettendosi
le mani agli orecchi. - Niente condizioni!
E con grande stupore dei ragazzi chiama:
- Matù! -
Prima che i fanciulli abbiano capito, la porta si
apre e.... la loro figlia Nicoletta, fresca e ben vestita,
entra.
Non vi sono parole che possano descrivere questa
scena.
Grida, risate, baci, Maurizio che balla vertiginosamente,
spiegazioni confuse e sconnesse.... Ma alla
fine s' intendono, e i tre babbi, lieti di ritornare fratelli,
sono ancora più felici che la mamma abbia
accolto così bene Nicoletta.
- Sì, - dice la mamma un po' severa - non voglio
sciuparvi questa bella giornata sgridandovi, e
rattristare Nicoletta, ma sono però molto afflitta
di tutte queste menzogne.
- L' intenzione era buona, però, - obietta
Alano.
- Non erano bugie cattive, - aggiunge Maurizio.
- Una bugia è sempre cattiva, - riprende la
mamma. - Perchè non mi
avete scritto? -
Francesco riprende la
parola:
- Avevamo paura di farti
interrompere la cura,
mamma; ed eri così sofferente,
quando partisti!
- Infine, - dice la
mamma - per oggi non
ne parliamo più: è
giorno di gioia. -
Ma ecco che arriva
Maria, la quale
non riesce a capire
la storia se non dopo
molto e molte
spiegazioni. La sua
conclusione è inaspettata:
- Allora non sono ancora tanto vecchia! Il Maurizio
doppio, il calzerotto e i piatti che ritornavano
nella credenza quando avevo tutto finito, tutto ciò
era per la signorina Nicoletta!
- Tutto ciò era per Nicoletta, - ripetono i fanciulli
in coro.
- Vedo - dice Maria con dispiacere - che non
avete molta fiducia in me.
- Tu avresti detto tutto allo zio Fil, ed egli
l'avrebbe mandata via, forse. Non si poteva arrischiar
questo.
- Questo povero agnellino, - dice la vecchia
governante che contempla Nicoletta scotendo la testa
- curato da tre ragazzi nella soffitta!
- Curata così bene! - afferma Nicoletta.
- Da qualche giorno avevo paura dei topi, -
confessa Maria. - Mi pareva di sentire degli scricchiolii
e delle corse.... proprio come di topi. Per
nulla al mondo sarei andata nella soffitta.
- Per fortuna! - dice Alano.
Ora bisogna che la mamma racconti la sua scoperta.
I ragazzi hanno fretta di saper tutto.
- Infine, mamma, - domanda Francesco - come
hai fatto tu, appena arrivata, a trovare. Nicoletta
subito, mentre per otto giorni nessuno si era
accorto che c'era?
- Ah, - risponde la mamma - è stato Matù a
raccontarmi la sua storia e a condurmi da Nicoletta!
- Evviva Matù! - grida Maurizio.
La mamma racconta dunque che, appena fatto
il bagno, era andata a mettersi il suo grazioso vestito
di crespo verde. Per questo vestito ci vuole
una cintura speciale.... Essa apre alcuni cassetti,
ma a un tratto dà in un'esclamazione di stupore.
Nell'ultimo cassetto che ha aperto e dove proprio
c' è la cintura, vede una cosa inaspettata e sorprendente:
dei bellissimi riccioli biondi, legati con uno
spago.
« Che cosa può essere? » pensa la signora d'Aufran.
«È strano: questi capelli nel mio cassetto!...
È stato scannato qualcuno, in camera mia?... Ma
non ci vengono bambine: è assurdo.... Dicerto lo
zio Fil non ne saprà niente. E Leonia? Glielo domanderò
quando mi porterà il tè. Scommetto che è
un tiro dei ragazzi. Purchè non abbiano fatto qualcosa
di grave. »
La signora d'Aufran, perplessa, rimette i riccioli
biondi nel cassetto e si
mette la cintura. Un
leggero grattare alla
porta la fa sorridere:
sa che è Matù.
- Mrrrr, - fa Matù
dietro la porta.
E quando gli viene
aperto, entra, maestoso,
amabile e carezzevole
con la sua padrona
che ama tanto. I
suoi grandi occhi verdi
sono chiari come
un'acqua limpida: è la
gioia. La pupilla non è
più che una sottile linea
verticale appena visibile
in tutto quei verde. Esso fa le fusa e strofina
la testa sul collo della sua cara padrona.
«Non mi avevano detto che tornavi, » pareva volesse
dirò « ma io I' ho indovinato.... A un tratto ho
sentito che succedeva qualcosa, non sapevo bene che
cosa, ma qualche cosa di lieto, e sono sceso. »
- Mio bel Matù, mio bel gatto, - dice la signora
d'Aufran - dunque pare che tu stia dando la caccia
ai topi in soffitta. -
Matù miagola, ironico. C' è della gente ignorante
e ingenua che può pensare che Matù dia la caccia
ai topi!
- Ma ora resterai giù con me, - continua la
giovane signora. - Io non voglio saperne d'un gatto
che vive in soffitta. -
Questa è un'altra questione! Bisogna che le due
tenerezze di Matù siano riunite, perchè non debba
lasciarle.... ma la sua padrona non lo capisce sempre
molto bene.... Come spiegarsi?
Esso scappa dalle braccia che lo stringono e va
verso la porta.
- Miao, mrrr, - fa.
- Come, vuoi uscire?
- Mrrr.
- Ma non mi vuoi dunque più bene, Matù? Sono
appena arrivata e vuoi andare già a ritrovare i tuoi
topi? -
Matù ha un miagolio sprezzante.
Se lo avesse potuto, credo, avrebbe alzato le spalle.
Ma essendogli ciò impossibile si contenta di miagolare
imperiosamente, e la signora d'Aufran, impazientita,
finisce con l'aprirgli la porta. Ma appena
è uscito ritorna e ricomincia a miagolare.
Quando si vuol bene agli animali, e ci occupiamo
di loro, si finisce col comprenderli. La signora indovina
che Matù desidera mostrarle qualche cosa.
Essa, dunque, lo segue, e si accorge, con sorpresa,
che si tratta di salire le scale.
A ogni scalino, Matù si volta per vedere se la padrona
è sempre dietro a lui.
Arrivano così alla soffitta. Matù non miagola,
aspetta che la sua padrona gli apra la porta. Allora,
gran maestro di cerimonie, si avanza, con la
coda ben diritta, facendo le fusa e mandando del
brevi miagolii di soddisfazione.
La signora d'Aufran arriva, seguendolo, dietro il
paravento.
Nicoletta è là, che sta leggendo in un libro di
Francesco.
La bambola è seduta sul letto, ed ha l'aria di
attendere una visita.
Vi è un secondo di silenzio. La signora d'Aufran
contempla la piccola testa bionda.
«È la bambina dei riccioli, » pensa essa.
Nicoletta alza la testa e i suoi grandi occhi turchini,
stupiti e un po' inquieti, si fissano in quelli
della giovane signora.
- Chi è? - si domanda Nicoletta.
Essa sa che la mamma di Francesco non ha annunziato
il suo arrivo, non può quindi esser lei. E
poi è così giovane, questa signora con quel grazioso
vestito verde! Però ha la testa circondata da un'aureola
di capelli d'oro, come la mamma dei tre ragazzi.
Matù, semplice, non comprende quel silenzio. Va
dall'una all'altra e finisce col saltare sulle ginocchia
di Nicoletta e strofina la testa contro la sua
faccia.
- Matù, - mormorà essa.
- Matù ti conosce dunque bene? - dice la signora
d'Aufran, sorpresa.
- Oh, sì! - risponde Nicoletta. - È sempre con
me quando sono sola.
- Dove abiti?
- Qui, - risponde Nicoletta.
La signora d'Aufran scorge in quel momento la
sua bambola. Essa non capisce proprio nulla in
tutto ciò che vede dopo il suo ritorno. Leonia le ha
parlato delle visioni di Maria e la signora d'Aufran
ha riso; ma non tocca a lei, ora, ad aver le traveggole?
Essa si china per raccattare il libro che è scivolato
dalle ginocchia di Nicoletta.
- È il libro di Francesco....
- Conosci Francesco?
- Sono sua figlia, - risponde fieramente Nicoletta.
E la signora d'Aufran si domanda, con angoscia,
se sogna o se diventa pazza.
- Io sono la mamma di Francesco, - dice essa
con dolcezza - e non sapevo d'esser nonna! -
Nicoletta congiunge le mani in atto supplichevole.
- Oh, signora! Non mi rimanderete, eh, da quella
cattiva mamma Duflet!... Non li sgriderete, non
è vero? Permetterete che io continui ad essere la
loro figlia?
- Via, - dice allegramente la giovane signora
- credo che sia necessaria una spiegazione tra noi
due, altrimenti non ci comprenderemo. -
E sedendosi sul letto vicino alla bambola, attira
a sè Nicoletta tutta commossa e l'abbraccia teneramente.
Stretta nelle braccia della giovane signora, Nicoletta,
fiduciosa, racconta la sua storia fìn dal
principio.
Matù, seduto sulla poltroncina, la guarda gravemente.
Ha riunito le sue due tenerezze ed ora è felice.
Altrimenti la vita sarebbe stata troppo difficile
per lui.
Nicoletta continua il suo piccolo romanzo, che la
signora d'Aufran ascolta con la guancia appoggiata
alla testina di lei.
La bambina le racconta tutta la sua vita fino nei
particolari.
Quando ha finito, la mamma di Francesco l'abbraccia
di nuovo.
- Senti, - le dice - esser già nonna mi secca
molto.... perchè, capisci, una nonna generalmente
è vecchia....
- Sì, - risponde Nicoletta che guarda con ansia
la giovane signora.
Allora, se l'esser già nonna le secca, verrà rimandata
da quell'orribile mamma Duflet? Ah, che sciagura!
- Perciò - continua la signora d'Aufran - preferirei
che tu divenissi mia figlia, la sorella di Francesco,
di Alano e di Maurizio. Vuoi? -
Nicoletta manda un grido di gioia.
- Mai più dalla mamma Duflet?
- Mai più, - risponde la giovane signora con
fermezza. - Eppoi farò delle ricerche perchè ritrovino
il tuo babbo.... Ma, nell'attesa, vuoi scendere
ad abitare una graziosa cameretta tra la mia
e quella dei tuoi fratelli? -
Nicoletta abbraccia la giovane signora, e tutta
la riconoscenza del suo cuoricino è nei suoi baci.
- Ebbene, - dice la sua nuova mamma - scendiamo
a far merenda con Matù.
- E la bambola? - chiede Nicoletta.
La signora d'Aufran si mette a ridere.
- Vedo che i miei ragazzi hanno pensato a tutto, -
dice essa.
- Ho anche i calzerotti di Maurizio, - dice Nicoletta,
mostrando, i piedi - e una camicia di lui.
- I miei figli sono dei babbi molto buoni, davvero!
E dire che detestavano tanto le bambine!
- Perchè? - domanda Nicoletta.
- Non lo so.... Forse per apprezzar meglio te. -
Teneramente abbracciate, la giovane donna e la
bambina scendono con Matù e con la bambola.
- Chissà Leonia come sarà sorpresa quando ci
porterà la merenda!
- E Maria, quando ritornerà! -
Leonia entra nella camera della signora d'Aufran
col vassoio, che posa subito, prudentemente,
prima di stupirsi della presenza della piccola sconosciuta.
- Io credo - le spiega la giovane donna - che
potremo ora rassicurare Maria sulle sue visioni. I
miei bambini hanno adottato questa bambina, Leonia.
- Ma questa - dice Leonia - è la figlia della
povera signora che stava dalla vecchia Duflet.
- Sì, Leonia.
- Ma com' è andata? -
La signora d'Aufran racconta in poche parole a
Leonia quello che è accaduto.
La cuoca non è sorpresa, perchè conosce la reputazione
poco buona della mamma Duflet, che è cattiva
e interessata.
- La povera signora è stata molto disgraziata
a cascare da lei. Essa se la ricordava come una vecchia
domestica devota,
e fu per questo che
ci venne; ma l' altra
non pensava che a ciò
che le avrebbe fruttato
la presenza in casa
sua della giovane signora.
Perciò era diventata
furibonda di
aver a carico anche la,
fanciulla e di non aver
ereditato nulla o quasi
nulla, mentre aveva
sperato molto.
- Via, dimentichiamo
quella donna cattiva, -
dice la signora
d'Aufran - e facciamo
merenda. Leonia,
dateci un'altra tazza e del latte caldo per Nicoletta.
- Una bambina ci starà proprio bene, in questa
casa, - dice Leonia. - C'erano troppi maschi.... -
E, senz'aspettare le proteste della padrona, va a
prendere la merenda di Nicoletta.
Mentre mangia, Nicoletta racconta gli avvenimenti
di quegli ultimi giorni, e la signora d'Aufran
ride di cuore, sentendo il racconto della passeggiata
organizzata da Maria, alla quale nessuno
voleva andare. Ride anche della partita a nascondino
seguita dalla moscacieca perchè Maria non potesse
vedere Nicoletta.
- Povera vecchia Maria! - dice essa con un sorriso
di tenerezza. - Come si sono burlati di lei!..
Sarebbe stato meglio dirle tutto.
- Ma se mi avesse rimandato dalla mamma Duflet? -
fa osservare Nicoletta. - Avevamo troppa
paura.... -
- Vedrai invece quante cure avrà per te.... È
tanto buona!... -
Mentre aspettano il ritorno dei ragazzi vanno a
vedere la camera di Nicoletta; poi la signora d'Aufran,
la quale ha notato che il vestitino della bambina
ha davvero bisogno d'esser cambiato, trova
una sua camicetta bianca che potrà far da vestito,
un po' corto, ma grazioso, per Nicoletta. Una cintura
di daino, messa in basso, rende la piccina proprio
elegante, tanto più dopo che è stata pettinata
da una mano più esperta di quella di Francesco.
- Poveri riccioli! - dice la signora d'Aufran. -
Chi ha fatto quest'operazione?
- Maurizio. Ma fui io che lo volli.
- Domani andremo dal parrucchiere per farti
accomodare la testa, e poi andremo a comprare i
vestiti.... -
A questo punto arrivano i ragazzi. La signora
d'Aufran, che aveva già fatto il suo piano con Nicoletta,
l' ha mandata ad aspettare nella sua camera.
Nicoletta sapeva che non doveva comparire se non
quando la signora chiamerebbe Matù.
Lo zio Fil è di poche parole. All'ora del desinare,
quando gli presentano Nicoletta come facente parte
della famiglia, non domanda nessun particolare e
dice semplicemente:
- Ah, sì, la bambina! Sono ben contento che
resti con noi. Ritrovò così bene i miei appunti, l'altro
giorno! -
È un'adozione in regola. Il desinare è molto allegro,
e i ragazzi raccontano alla mamma del sacchetto
di Maurizio e delle provviste.
- È molto meglio così, eh, Nicoletta? - dice
Maurizio.
Nicoletta risponde gentilmente:
- Però stavo molto bene anche lassù! -
E che soddisfazione poter correre in giardino senza
nascondersi!! Che gioia poter condividere con Nicoletta
la loro vita!
Francesco ha un rimpianto al pensiero che Nicoletta
non è più « sua figlia », ma nel coricarsi dice
ai suoi fratelli:
- È però molto piacevole pensare che essa avrà
tutto quel che le occorre e che potremo curarla
quando è malata, perchè questo era davvero un gran
pensiero. -
Ed è il solo che ne abbia avuto davvero. I nove
anni di Maurizio, gli undici di Alano, non si erano
mai resi conto, come si rendeva conto lui, della
loro responsabilità.
Quanto a Nicoletta, ha avuto sempre fiducia, ma
era talvolta un po' sola.... e consente volentieri a
divenire la sorella di Francesco, poichè in tal modo
ha una mamma che, così le dice il suo cuore, prenderà
il posto della sua.
E il tenero bacio che essa riceve, coricata nel suo
lettino, glielo conferma.
FINE
SALANI NOSTALGIA
BIBLIOTECA SALANI ILLUSTRATA
1. Paolina Grati, Il linguaggio dei fiori
2. Emma Perodi, Le fate d'oro
3. Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l'arte di
mangiar bene
4. Collodi Nipote, Sussi e Biribissi
5. Elisa Cappelli, Storia di un gatto
COLLEZIONE SALANI (PER I RAGAZZI)
1. Cesare Causa, I racconti delle fate
BIBLIOTECA DEI MIEI RAGAZZI
1. H. Giraud, Otto giorni in una soffitta
2. André Bruyère, La tribù dei conigli selvatici
3. A.F. Pessina, La teleferica misteriosa
Finito di stampare
nel mese di aprile 1988
per conto della Adriano Salani Editore s.r.l.
dalle Officine Grafiche Fratelli Stianti
di Sancasciano (Firenze)
Printed in Italy
Lire 12.000