Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Note sommarie per le organizzazioni professionali nell'interno della Sicilia

398962
Sturzo, Luigi 2 occorrenze
  • 1901
  • Scritti inediti, vol. i. 1890-1924, a cura di Francesco Piva, pref. di Gabriele De Rosa, Roma, Cinque Lune-Ist. Luigi Sturzo, 1974, pp. 197-204.
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Pagina 199

Pagina 200

Il Mezzogiorno e la politica italiana

401325
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Chi guarda la storia del mezzogiorno nel periodo del risorgimento italiano e la funzione intellettuale e politica avuta nel movimento di un secolo di travaglio spirituale e politico, non si rende conto come sia potuto avvenire che — appena unificato il nostro paese e superato lo sforzo nazionale nel compimento dell'unità — gli uomini politici del mezzogiorno e della Sicilia non seppero né intuire le cause iniziali e profonde della crisi dell'ex-regno, né prevenirne gli effetti, né approntarne i rimedi. Ed io li voglio scagionare subito, quei valentuomini che diedero alla Causa nazionale l'appassionato entusiasmo e il più elevato sacrificio di ogni interesse, di che è capace il cuore di un meridionale. Le cause erano immanenti e più forti della stessa volontà umana; ma bisogna anche convenire che molti di essi non conobbero i problemi economici generali e non ne intuirono le interferenze di interessi internazionali; e ciò per vari fattori, quali l'educazione intellettualistica e teorica, la tradizione professionista urbana o terriero-feudale dei signori di provincia, le sole classi che, nel difficile e stentato contatto di popolazioni isolate, vissero la vita politica del tempo. Inoltre, nel mezzogiorno non vi erano ebrei che, come classe bancaria trafficante internazionale, avessero intessuto la trama dei nuovi commerci e delle industrie incipienti, con quella abilità che viene dall'assenza di passione politica e morale, e che forma il distintivo della razza, la quale si insinua in tutti i meandri del bene e del male traendo vantaggiosi profitti. La preparazione intellettuale dei meridionali era prevalentemente giuridica e l'indirizzo di cultura era teorico; i tentativi di studi pratici, economici, amministrativi, tecnici, si svolgevano con semplice ritmo locale, e non potevano influenzare il resto dell'Italia, che già viveva una sua vita, più accelerata, specialmente nel campo pratico e tecnico, orientandosi quasi tutta verso la Lombardia ed il Piemonte.

Pagina 314

La stampa quotidiana e la cultura generale

402298
Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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Pagina 47

I primi cattolici in Parlamento

403682
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari– Società Naz. di Cultura, 1908, 86-107.
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Dato il prevalere dell'economia rurale nei tre quarti d'Italia e date le condizioni di cultura e di religiosità del popolo, una politica anticlericale, nell'un senso o nell'altro, avrebbe ostile il Senato, pressoché unanime, ed ostile la maggioranza della Camera, anche come essa è presentemente costituita. Dopo il grande sforzo fatto per abolire il potere temporale dei papi, 1'Italia moderna, sistemati in maniera abbastanza abile i suoi rapporti col pontificato e con la Chiesa, non aspira certamente a nuovi passi in avanti: molto più che, se nella sua precedente politica ebbe consenzienti molte coscienze religiose, questa volta le avrebbe tutte contro. Inoltre l'anticlericalismo di governo condurrebbe a una lotta immediata con la Santa Sede; il prestigio e l'influenza di questa nella vita internazionale, se vanno rapidamente diminuendo, sono forse ancora tali da poter creare seri imbarazzi all'Italia, qualora fosse fra i due lotta decisa e aperta. Si può dire dunque che, da questa parte, i cattolici che vanno in parlamento sfondano una porta aperta; c'è pericolo, anzi, che la loro presenza nuoccia piuttosto chegiovare, poiché quella che nei nostri governi fu sinora considerata come abilità politica e buon senso italiano, rischierebbe d'essere considerata come condiscendenza a un partito clericale, e può quindi provocare più forti e immediate reazioni anticlericali. Per questo, forse, il Vaticano ha mostrato di comprendere, prima e dopo l'abolizione del nonexpedit,cheun partito cattolico in parlamento potrebbe essere d'impaccio e non di vantaggio, e lo teme anche oggi, mentre non può oramai più impedire che esso si costituisca.

Pagina 96

La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

403978
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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Comunque, questo aspetto più profondo ed importante della questione è stato velato dal primo; e la Chiesa cattolica paga in Francia il fio di una condotta politica alla quale i suoi interessi sostanziali erano estranei ed anche contrari, e che una classe di uomini, reclamanti un dominio politico perduto oramai per sempre, è riescita, purtroppo, a far accettare da molti del clero secolare e regolare, ed a presentare al pubblico come la politica stessa del cattolicismo. E per questo è anche vana la speranza di quelli che, sul ricordo di quel che avvenne in Germania, sperano che anche la Repubblica francese vada a Canossa. Quello che un governo imperiale poté fare, per ragioni di politica interna, allo scopo di avere nei cattolici un valido e durevole appoggio, la republica francese non potrà farlo, almeno per molti anni, senza mettere in pericolo la sua propria esistenza. E si direbbe che appunto per rendere la separazione più definitiva, essa ha proceduto, nella legge e nella applicazione di essa, con uno spirito di liberalità e di sincerità, almeno esteriore, che non è spiegato dalle esigenze parlamentari, le quali anzi avrebbero permesso una più violenta condotta. Può darsi che, dal punto di vista parlamentare, l'innegabile abilità di Briand l'abbia avuta vinta, e che la questione religiosa non si ripresenti per qualche tempo alla Camera, con una certa gravità. Se dovesse risorgere, ciò creerebbe certamente al Governo la necessità di fare un passo innanzi in senso anticlericale, mirando alla soppressione od almeno alla limitazione dell'insegnamento libero. E se Briand e Clemenceau non si sentissero di farlo, Combes si è messo di nuovo, per l'eventualità, a disposizione degli anticlericali.

Pagina 213

Che cosa fu il modernismo?

404463
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 6-36.
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Pagina 29

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