Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbondanza

Numero di risultati: 65 in 2 pagine

  • Pagina 1 di 2

Come devo comportarmi?

172766
Anna Vertua Gentile 4 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Anche in un pranzo modesto vi deve essere abbondanza di piatti, di bicchieri, di posate. A un pranzo fra intimi, potrà servire la cameriera in grembiule e pettino bianco. Se in famiglia vi sono bambini piccoli, sarà bene lasciarli pranzare in altra stanza con la bambinaia. Sono innumerevoli i disturbi che possono recare i piccini; e la padrona di casa si sente in dovere di non imporli a chi le onora la casa e la mensa; molto più che non tutti sono disposti a compatire ai difettucci della infanzia, alle sue esigenze, e molto meno alle sue bizze. Se la mamma crede di fare un torto alle sue rosee creaturine bandendole dalla tavola comune nei giorni d'invito, faccia una cosa; non inviti nessuno e si goda in lungo e in largo la dolcezza di vedersi e sentirsi attorno, le risatine squillanti, le imperiose esigenze, la musica delle posate su i piatti, gli strilli di protesta, gli urli di ribellione. Il dovere di madre e di prima educatrice può esigere ch'ella sorvegli i bambini in ogni momento della giornata. Il dovere di gentildonna esige che ella non imponga agli invitati seccature e disturbi.

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La padrona di casa deve pensare a ciò che la cena sia imbandita nel salotto da pranzo, con ricercatezza, abbondanza e ricchezza di vasellame, cristalli, argenteria, fiori. L'ora della cena di solito è il tocco. La cena deve sempre essere preceduta da gelati e bevande fredde. Alla tavola devono trovar posto tutti.

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Pagina 376

Pagina 392

Per essere felici

179386
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
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Pagina 93

Le belle maniere

180222
Francesca Fiorentina 2 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Riprovate, invece, in cuor vostro, chi tratta le bestie meglio che i cristiani, e a questi rifiuta villanamente ciò che a quelle dà in abbondanza. Ricordate?

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E' pericoloso, figliole mie, ne' tempi in cui viviamo, non pensare con la nostra testa, non avere idee nostre da opporre ad altre che vorrebbero insinuarsi nella nostra mente come serpicelle insidiose, non possedere tanto discernimento da poter vagliare il buono dal cattivo, che ci è offerto in abbondanza dagli usi, dagli esempi, dalle leggi, dalla stampa. E' semplice come loro l'idea delle nostre nonne, che la cultura - la buona, badate - distolga le donne dalla via retta, dalla religione. Inciampa chi cammina nel buio, avanzando tastoni, non chi tiene gli occhi aperti verso la luce; molta e sana dottrina non allontana dal bene, ma piuttosto la poca e incerta. La donna che acquista soltanto qualche cognizione più delle altre, si crede in diritto di farne pompa, d'atteggiarsi a superiore, e diviene la saccente e la pedante contro cui giustamente hanno inveito i nemici del femminismo in massa, i quali non vogliono e non sanno distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, l'utile dal dannoso. Ma se le vostre idee saranno ferme, sicure e non appiccicate con la saliva, se le vostre cognizioni saranno in quantità bastevole per affrontare, aiutate dal buon senso, gran parte dei problemi che s'affacciano alla coscienza moderna, allora sarà benedetta la vostra intellettualità da quanti hanno sale in zucca e non ragionano con la mente di cinquant'anni fa, a dir poco. Vi preparate, sì o no, a diventare spose e madri di famiglia? lo faccio conto di sì:comunque, tutte le donne devono essere educatrici. Ebbene, càpita troppo spesso a donne di cuore e di fede incrollabile di non saper ricondurre sulla retta via il marito o il figlio o il fratello deviato, e di non poter rispondere con un argomento solido e persuasivo alle obbiezioni ch'essi sollevano, ai dubbi che via via tentano di demolire l'edificio della pace futura. Bastava questa fede ingenua alle madri de' nostri padri, i quali non domandavano troppo, perchè erano avvezzi ad accogliere ogni regola senz'eccezione e a considerare come inattaccabile ogni verità imposta dall'affetto e dalla fiducia ch'essi nutrivano ne' loro educatori. La febbre del progresso ha sconvolto tutta la psiche nostra, che pericola come chi cammini su fil di ferro e abbisogni di precauzioni e di calma per mantenersi in equilibrio:un gesto, un grido, un mormorio possono trascinarlo in un rischio mortale, se non lo salvano due braccia robuste o una solida rete.

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Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180550
Barbara Ronchi della Rocca 3 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Signore e fanciulle si portino da casa in abbondanza kleenex e salviette struccanti per non lasciare tracce di fondotinta, fard e rossetto sugli asciugamani messi disposizione, o peggio su quelli d'uso comune. Se suona il telefono, non facciamo neppure il gesto di alzare la cornetta, a meno che un «rispondi tu, per favore» non ci autorizzi esplicitamente. Chi fuma in casa di un non fumatore, chieda sempre il permesso (ma cerchi di non farlo in camera da letto), arieggi spesso le stanze, vuoti sempre i portacenere dopo l'uso; se per caso non ne trova in giro, li chieda, invece di buttare la cenere per terra o nei vasi da fiori. E a fine soggiorno regali un bellissimo portacenere di design e delle candele mangiafumo. Una telefonata di ringraziamento, un regalo o un mazzo di fiori per dire grazie sono gesti doverosi.

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Che troppo spesso, però, si dimostra uno sgradevole attentato all'acconciatura della sposa e lascia il sagrato sporco e scivoloso; consiglio di sostituirlo con coriandoli bianchi, molto più scenografici e puliti, che sapranno ugualmente simboleggiare fecondità e abbondanza. Sarà cura degli sposi garbati chiedere agli amici di non esagerare con gli strombazzamenti mentre si raggiunge il luogo del rinfresco: fare rumore è sempre da maleducati, anche se è per allegria. Anche esagerare con gli scherzi allusivi, le grida «Bacio!» durante il rinfresco, le «decorazioni» dell'auto con carta igienica e schiuma da barba finisce con l'infastidire gli sposi, che vorrebbero, a ragione, godere di qualche momento di tranquillità in una giornata così impegnativa.

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I piatti che offriamo agli ospiti possono essere semplici, ma devono essere deliziosamente diversi dal solito, piacevoli, non acquistabili col solo denaro; anzi, non esageriamo nello spendere e nell'ostentare lusso e abbondanza, perché il troppo è sempre di cattivo gusto. Le regole auree di un menu ben combinato sono: PRANZO DELLE 13 -un antipasto freddo (affettati); -primo asciutto; -carne o pesce con due verdure cotte; -formaggi; -dolce al cucchiaio; -(frutta). CENA DELLE 20 CIRCA -primo leggero (risotto all'onda, zuppa, minestra in brodo); - entremet (sformato, un soufflé o una torta salata); -pesce o carne (oppure pesce e carne, nell'ordine) con due verdure cotte; -dolce al cucchiaio; -(frutta). Diciamo subito che sono norme sempre più disattese, anche perché ormai il pasto principale è quello serale, e non sono più molti gli estimatori delle minestre in brodo. Merita però di essere seguito il consiglio di non servire antipasti - un po' passati di moda - sostituendoli con invitanti stuzzichini che accompagnano I'aperitivo. Poi, una volta seduti a tavola, si inizia subito con il primo, anche una pasta asciutta, ma tenendo la mano leggera, cioè evitando sughi pesanti. La frutta non è mai obbligatoria, ma si può servire sotto forma di macedonia, fungendo così anche da dolce al cucchiaio. A pranzo è meglio limitarsi a un solo vino (tranne che in casi particolarissimi), alla sera si può offrire bianco e rosso, se il menu lo richiede. Piccola selvaggina, pollame, pesci serviti interi, ma anche la frutta fresca richiedono una certa abilità con le posate e quindi non sono molto graditi ai commensali pigri o insicuri: praticamente tutti! Non mettiamo in menu pietanze che richiedono una continua sorveglianza ai fornelli o cure particolari all'ultimo momento: il nostro continuo andirivieni tra cucina e sala da pranzo infastidisce e imbarazza gli ospiti, che non apprezzeranno certo una leccornia costata evidentemente tanta fatica e tanto trambusto. E ancora: -proponiamo solo ingredienti freschi e di qualità, «a chilometro zero»: le primizie sono insipide, costose e pacchiane; -le ricette vanno scelte con omogeneità di stile: rustico, raffinato, fusion ecc.; -evitiamo di servire più portate con lo stesso tipo di cottura e di presentazione, o con gli stessi ingredienti (con la sola eccezione di funghi, pesce e tartufi); ogni salsa deve accompagnare un solo piatto; -tranne che nei pasti «in piedi», è meglio limitarsi a un solo antipasto; -il pesce si serve sempre prima della carne; se ci sono due piatti di carne, la carne bianca precede il vitello, e questa la carne rossa; si serve per ultima la selvaggina (quella di piuma precede quella di pelo); -l'insalata va portata in tavola tagliata in piccoli pezzi «a misura di forchetta» e condita solo con poco olio e poco sale, poi ciascuno aggiungerà altro olio, aceto o succo di limone, sale e pepe secondo il proprio gusto; -il dolce si serve sempre prima della frutta; -ogni pasto (pranzo e cena) deve concludersi con un dolce al cucchiaio, una macedonia o un gelato; crostate e torte di pastafrolla sono più adatte ad accompagnare caffè, tè e bevande varie, e i pasticcini a rinfreschi, buffet e dopocena; -il caffè va versato nelle tazze davanti agli occhi degli ospiti, dalla caffettiera in cui è stato fatto, così da mantenerlo bollente. La tazzina va riempita per tre quarti e poi porta a ciascuno col manico verso destra, col suo piattino sottotazza su cui è appoggiato il cucchiaino.

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Il Galateo

180854
Brunella Gasperini 2 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
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.); se una volta, per un caso che non si ripeterà, siete costretti a farlo, restituite il tutto con abbondanza e rapidità. Rumori. Non fate correre l'acqua nel bagno dopo mezzanotte. Non tenete il televisore o il giradischi al massimo volume. Non camminate avanti e indietro, con gran batter di tacchi, sulla testa degli inquilini di sotto. Se una sera ricevete amici e prevedete un po' di baccano, chiedetene preventivamente scusa ai vicini; moderate comunque il chiasso dopo la mezzanotte. Se siete voi a essere disturbati da vicini chiassosi, non pestate nei muri. Non urlate: «Andate a dormire, incoscienti!» Men che meno presentatevi, magari in vestaglia e bigodini, a fare scene drammatiche che ai bigodini non si addicono. Le prime volte, portate pazienza. Indi pregate, con molte scuse, di limitare il chiasso, perché avete da lavorare, perché siete stanchi, perché soffrite di mal di testa, eccetera. Se non ottenete niente, fate una discussione più approfondita, ma sempre pacata, qualche giorno dopo. Se gli schiamazzi notturni continuano, non vi resta che avvertire il padrone di casa, o il consiglio dei condomini: senza ottenere niente lo stesso. E allora? E allora, si spera che non abbiate vicini così. Finestre e balconi. Potete affacciarvi alla finestra o sostare sui balconi per godervi il sole (non nudi), per innaffiare i fiori (senza sgocciolare di sotto), per battere i tappeti (solo nelle ore lecite); non per sbirciare nelle finestre dei vicini, per chiamare a squarciagola chi passa di sotto, per intrecciare altisonanti conversazioni con altre signore o cameriere del casamento. Scale. Non fermatevi a chiacchierare sui pianerottoli o per le scale. Ma salutate sempre tutti quelli che incontrate; rivolgete un cenno o un buongiorno anche a quelli che non conoscete. Ascensore. Se l'ascensore non arriva alla chiamata, non arrabbiatevi subito, pestando pugni e calci nella porta e urlando «Ascensore! Ascensore!», come gridereste al fuoco in caso di incendio. Non fate gare con l'inquilino di sotto o di sopra per arrivare primi a schiacciare il bottone e soffiargli la baracca. Se, entrando in ascensore, vedete qualcuno che arriva, aspettatelo civilmente. Non sbattete fragorosamente la porta: specialmente di notte. Non tenetela abusivamente aperta per comodo vostro o dei vostri familiari: nascerebbero rappresaglie scomode per tutti. Portinai. Ricordatevi di dar loro la mancia a Natale, Pasqua, Ferragosto: è fatale. Salutateli sempre per primi, fermatevi pure un momento a scambiare qualche parola; ma non parlate dei fatti vostri e assolutamente mai di quelli dei vicini. Bambini. Non lasciateli urlare, scorrazzare e saltare in casa per troppe ore filate, con scarso gaudio del vicino di sotto. Insegnate loro a non scendere le scale a rompicollo facendo rimbombare la casa, a non cantare, a non gridare, a non giocare per le scale. A non seminare cartacce e cicche americane usate. A salutare le persone che incontrano. A non usare l'ascensore per divertimento; a non decorarlo di scritte e disegnini. Cani. In quasi tutte le case cittadine il regolamento vieta di tenere cani, e in quasi tutte le case cittadine ci sono inquilini che hanno il cane. Se voi siete tra questi, fate in modo che il cane assolutamente non disturbi. Se un cane è maleducato, la colpa non è sua, è dei suoi padroni. Non entrate col cane in ascensore, se ci sono altre persone. Insegnategli a non abbaiare sconsideratamente, a non far festa saltando addosso alla gente, a non rompere le calze della vicina, a non addentare le caviglie ai postini, a non fare pazzi caroselli per le scale, e così via. Per insegnargli tutto questo non occorre picchiarlo (picchiare un cane è sempre stupido e ingiusto): basta sgridarlo con voce severa e dito alzato ogni volta, ma proprio ogni volta che fa una cosa sbagliata (sbagliata per voi, ovviamente, non per lui). La sgridata diventerà più efficace se lo minaccerete agitando un giornale: tutti i cani, in questo più saggi di noi, hanno paura della carta stampata.

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Fate i preparativi con un sensato margine d'anticipo, con abbondanza di annotazioni e se occorre di tranquillanti. Non fatevi prendere dall'ansia e dalla confusione, che ancora oggi trasformano spesso i giorni precedenti le nozze in una specie di assurda corvée, corse, contrattempi, battibecchi, malintesi, sposa bisbetica e con le occhiaie, sposo immusonito e assalito da tentazioni di fuga, padri inviperiti e vociferanti, madri querule e confusionarie, tutti sull'orlo del collasso nervoso («Non hai controllato le partecipazioni? Non hai ritirato i documenti? Ma se doveva pensarci lei... Lei chi? Io? Ma voi volete farmi diventar matta... O Dio Dio mi va insieme la testa»). Le belle vigilie! È anche per queste cose che tanti sposi d'oggi, coi quali siamo energicamente solidali, preferiscono eliminare del tutto i «vani orpelli»: niente partecipazioni, niente bomboniere, niente abito bianco, niente inviti, niente ricevimento, niente chiesa: un salto in municipio con due testimoni, un'allegra bicchierata con pochi intimi, al massimo qualche manciata di riso in testa e via, senza orpelli di sorta, verso una vita matrimoniale che non potrà essere sempre allegra come quel giorno, ma che ci si augura altrettanto libera e schietta. Documenti. Questo argomento mi annoia profondamente, Quindi me la cavo così: per le nozze civili, in comune vi dicono tutto; per le nozze religiose, in chiesa vi dicono tutto. Non vi resta che eseguire. Divisione delle spese. Questo argomento non solo mi annoia, ma mi disturba. Oggi, più che in base a regole superate, la divisione delle spese si fa secondo il buonsenso. Metti: se la famiglia della sposa non ha una lira e la famiglia dello sposo ne ha una barca, o viceversa, sarà la famiglia danarosa a sobbarcarsi la maggior parte delle spese, Senza farlo pesare, ma come fosse una cosa ovvia: e infatti lo è. Nessuno deve sentirsi mortificato, o ferito nel suo orgoglio: questi orgogli oggi non hanno senso. Non è un merito essere ricchi. Non è una vergogna essere poveri. Bisogna essere realisti. E invece, in queste occasioni, molti tirano fuori le «questioni di principio». Ma quali principi? Non bariamo. Non sono i principi che sono in ballo, qui: sono i quattrini. Prima tutto andava bene, l'atmosfera tra le due famiglie era idilliaca: ma appena si comincia a parlare di spese, ecco che l'atmosfera si raffredda, si fa puntigliosa, diffidente, ironica, ostile, e si arriva alle nozze in un fatale crescendo di «tocca a noi tocca a voi». Per piacere, non fatelo. Siate civili. A prezzo di qualsiasi sacrificio pecuniario o psicologico, evitate queste odiose discussioni di carattere economico, che potrebbero lasciare nella memoria degli sposi tracce nefaste. Ogni famiglia faccia quello che può e che vuole, e non pretenda che gli altri facciano quello che non possono e non vogliono fare. In caso contrario, si consiglia agli sposi di tagliare la corda e vivere a modo loro: conosciamo più d'una coppia che l'ha fatto, e più d'una che lo farà.

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Galateo ad uso dei giovietti

183824
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
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Acqua fresca in abbondanza, sapone semplice e nostrale, buoni pettini e buone spazzole, ecco il corredo della toeletta giovanile. Lavatevi più volte al giorno il viso e le mani, risciacquatevi l a bocca a ogni pasto; particolarmente nella state bagnatevi tutto il corpo colla maggior possibile frequenza, e, oltre al vantaggio della nettezza, proverete un benessere generale nella vostra persona. Se andate alla scuola del nuoto o siete già esperti in questo ramo indispensabile della ginnastica, voi conseguite anche lo scopo di rendere agile e vigoroso il corpo. E non farò appunto neppure a voi, amabili fanciulle, se, col permesso dei vostri parenti e colle debite cautele, vincerete il primo ribrezzo dell'acqua, e, a dispetto delle beghine e dei Tartufi che vedono peccato in ogni cosa fuorchè nel pensare e dir male del prossimo, farete coraggiosamente le vostre prove in un esercizio utile per tanti riguardi e che nelle

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

185174
Lydia (Diana di Santafiora) 7 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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L'eccessiva timidezza è senza dubbio intempestiva; e nulla vieta, specialmente alle persone giovani e di buon appetito, di servirsi al buffet con una certa abbondanza e senza timidezza; ma ogni troppo stroppia, e il buffet non è una trattoria. È oggi molto in uso, alla fine del ballo o quando piaccia, eclissarsi all'inglese, cioè senza salutare i padroni di casa. Nei balli di gran parata, dove gl'invitati sono numerosi, un tale uso non è da disapprovare, perchè sottrae chi ha dato il ballo a una fatica non indifferente e dà agl'invitati una maggior libertà; ma nei balli più intimi, e specialmente quando intercedono legami d'amicizia, andarsene senza salutare può essere, e non senza ragione, interpretato come un atto di scortesia. Si compia dunque quest'atto di deferenza, secondo il buon uso antico. Chi è intervenuto a un ballo deve una visita di convenienza, dentro gli otto giorni.

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Ci sia dunque una certa abbondanza di cibi e di bevande. In generale i cibi principali sono il pollo in galantina, gli sformati, il prosciutto, i crostini assortiti, le paste dolci, le arance, i mandarini e altre frutta; per le bevande, oltre lo spumante, che è di rito, i vini bianchi e in special modo le bibite ghiacciate, come aranciate e limonate, delle quali si fa durante la notte gran consumo. Quando cominciano ad arrivare gl'invitati, il padrone e la padrona di casa debbono interamente dedicarsi al loro ricevimento, non omettendo mai di presentarli gli uni agli altri, quando non si conoscano. È questa la regola più antica e più comoda; oggi, specialmente quando si tratti di balli con gran numero d'invitati, si omette spesso questo cerimoniale; in tal caso, gl'invitati si presentano fra loro al momento opportuno. Durante il ballo, i padroni di casa e le altre persone di famiglia, se ce ne sono, devono occuparsi soprattutto delle persone che non ballano. Sono queste, in generale, le mamma e i babbi, e quelle povere signorine che la natura matrigna, privandole delle doti di grazia e di bellezza, destina a far da tappezzeria. Il padrone di casa farà dunque l'opera buona d'invitarle ogni tanto, e per turno, a fare un giro con lui, e pregherà garbatamente i suoi amici più intimi a far lo stesso. Intanto la signora terrà circolo con le mamme, cercherà di affiatarle fra loro, intavolerà la conversazione; e quando vedrà che tutto procede bene, potrà anche alzarsi per occuparsi d'altro. Di tanto in tanto, farà anch'essa il suo giro di ballo, accettando qualche invito; ma non ballerà tutta la notte, lasciando la sorveglianza generale della festa. Per dei padroni di casa che desiderano che tutto proceda regolarmente, una festa da ballo esige una gran fatica e molto spirito di sacrifizio. L'unica preoccupazione di chi la dà dev'essere di far divertire gli altri senza pensare a sè; l'unica soddisfazione, quella di veder godere gli altri. Abbiamo parlato altrove degli abiti da ballo. Qui diremo soltanto che il padrone a la padrona di casa devono per i primi strettamente uniformarsi alle regole che hanno stabilite. Se si è imposto l'abito nero, sarebbe una sconvenienza presentarsi in giacchetta, col pretesto che si è in casa propria; se non si è imposto, sarebbe un esporre gl'invitati a far cattiva figura, indossando il frac. Quanto ai figliuoli, se sono molto piccoli, non conviene che prendano parte al ballo: essi sono quasi sempre d'impiccio, e la loro salute non gode a perdere per una notte intera il riposo e il sonno; se sono grandicelli, potranno assistere alla prima parte del trattenimento più come spettatori che come attori; quasi sempre, i bambini che ballano intralciano le danze dei grandi. Queste regole non valgono naturalmente per i balli dei bambini, che si danno nelle ore del giorno. In essi, soltanto i bambini devono ballare, e i grandi, anche se molto giovani, devono far la parte di spettatori. Per quel che riguarda il vestito, una madre saprà vestire il proprio piccino con eleganza, senza arrivare all'esagerazione. Purtroppo si vedono talvolta girare per le sale dei bimbi abbigliati come tante bambole, pieni di fronzoli e di nastri; e la madre che è responsabile di una tale caricatura vien subito tacciata di cattivo gusto. Si può, anzi si deve, unire l'eleganza, alla semplicità, perchè ciò che veramente è elegante non può non essere anche semplice. Tornando all'argomento, la festa ha termine di solito la mattina, fra le quattro e le sei; ma gl'invitati possono lasciarla anche prima, quando lo credano conveniente; nè i padroni di casa hanno diritto di aversene per male. Nelle feste di gran parata e molto numerose, si può filare all'inglese, cioè senza salutare gli ospiti; ma nei balli di famiglia, e quando si abbiano relazioni d'amicizia con chi dà la festa, l'accomiatarsi con parole gentili è d'obbligo. Ed è pure d'obbligo una visita di ringraziamento dentro gli otto giorni.

Pagina 197

Se la famiglia della sposa assume sopra di sè la spesa della biancheria da letto e da tavola, allora sì che sarà il caso di far le cose con abbondanza! Oh, i bei cassoni delle nostre nonne, pieni zeppi di lenzuoli, di federe, d'asciugamani, di tovaglie, di tovagliuoli, disposti in bell'ordine fra mazzi di spigo e mele cotogne! Le buone vecchine andavano fiere dei loro tesori di lino e di canapa, più che dei loro gioielli d'oro massiccio e pesante; e quando, toltosi dalla cintura il mazzo di chiavi, si dirigevano alla cassa o all'armadio, parevano accingersi a compiere un rito solenne e misterioso. La più parte delle famiglie moderne ha dimenticato ormai queste belle e buone abitudini. Generalmente, la futura sposa pensa più alle proprie camicie e sottane, che alle tovaglie e ai lenzuoli, contentandosi di acquistare di quest'ultimi solo quel tanto che è strettamente necessario. Ma una madre pratica e intelligente, che sa per esperienza quanto sia utile in una famiglia l'abbondanza dei lini e della canapa, saprà consigliare la fanciulla ancora inesperta e, se i mezzi lo permettono, la provvederà ad usura anche di questa parte di corredo. Raccomandiamo invece l'economia in fatto di vestiti. Molti capi di vestiario finiscono col diventare inutili; e più d'una giovane sposa, poco dopo il matrimonio, si trova costretta a rimettere in mano della sarta, dopo averlo indossato una volta o due, un vestito che s'era fatta fare con tanto amore qualche mese prima: scherzi di quella tiranna della moda. Fra i vestiti, occupa il posto d'onore l'abito da sposa. Sarà l'abito bianco tradizionale, col velo e i fiori d'arancio? Sarà un abito da mattina, chiaro e senza pretese? Questione grave, che talvolta lascia in dubbio per mesi e mesi la sposa, lo sposo e le loro famiglie. Quanto a noi, non sapremmo dare davvero un parere definitivo. Tutto dipende dalle abitudini della famiglia, dal suo grado sociale, dai mezzi disponibili, dall'età della sposa, dal desiderio dello sposo, e da tante altre cose. Come si vede, gli elementi da considerare sono molti, e ciascuno ha il proprio peso. Tuttavia, se un parere dobbiamo dare, diremo che, quando nulla di grave si opponga, l'abito bianco tradizionale è preferibile a tutti: esso ricorda un uso antichissimo, pieno di gentilezza e di grazia, e dà alla sposa, nel giorno solenne, quella vaporosa eleganza che tanto si confà al suo viso dolcemente pensoso. Quando si sappia fare le cose con economia, la spesa non è grave, e nemmeno inutile; un giorno la bianca stoffa di lana o di seta e il lungo velo serviranno a preparare l'abito per la Prima Comunione delle proprie bambine. Se la sposa sceglie l'abito bianco, lo sposo adotta generalmente il frac; ma può anche, senza urtare le convenienze, limitarsi al soprabito o allo smoking. I testimoni fanno generalmente quel che fa lo sposo: gli altri invitati, anche se lo sposo è in frac, possono essere in soprabito. Tutto questo, s'intende, vale per le cerimonie di carattere normale, quali si usano nelle famiglie borghesi; nei matrimoni di gran lusso, lo sposo e tutti gli uomini sono in frac, le signore adottano generalmente fresche toilettes da mattina, in colori chiari.

Pagina 216

Chi vive specialmente nelle grandi città non ha bisogno di empirsi la casa di roba, che può sempre guastarsi con inutile sciupio di denaro; e d'altra parte la troppa abbondanza di certi generi, anche se comprati a buon prezzo, non è fonte di risparmio: quel che si ha sotto mano, si consuma più facilmente. La padrona di casa che abbia al suo servizio persone di cui non sia per lunga prova sicura, non si abbandonerà ad una fiducia cieca e irragionevole; terrà d'occhio le provviste, avrà cura di non lasciare armadi e cassettoni aperti; ma tutto ciò saprà farlo senz'ostentazione e con prudenza, per non offendere chi ha diritto, su questo punto delicato, a ogni riguardo. Nei rapporti con la servitù sarà affabile e gentile, ma esigerà rispetto e obbedienza; non farà rimproveri fuor di luogo, nè mai con ira o con disprezzo, ma non permetterà risposte brusche o scortesi. Generalmente, i rapporti con le persone di servizio sono, per una padrona di casa ancora novizia, tutt'altro che facili. Alcune sposine di mia conoscenza le trattano in modo tale, che ogni mese vengon piantate in asso; altre sono le schiave di coloro che dovrebbero dominare, e non osano fare la più piccola osservazione. Energia e cortesia, ecco le due qualità necessarie; e in questo, come in tante altre cose, la sposa novella potrà prendere utili consigli e ammaestramenti dalla propria madre, dalla suocera, e ricorrere, quando sia necessario, all'autorità del marito.

Pagina 233

Il bambino, che si sente rinascere, non vuol più stare a letto, rifiuta il brodo, il latte, le minestrine; ha una fame che lo divora, vuole la carne, il pane, e tutto in grande abbondanza. La mamma, poverina, felice di vedere il suo caro pieno di vita, così allegro, così rumoroso, si prova da principio a far la severa, a dir di no; ma poi si lascia commuovere e finisce col cedere. Il bambino fa a modo suo, e il giorno dopo.... daccapo la febbre, daccapo preoccupazioni e pensieri. E il medico, che non doveva più venire, è richiamato in fretta. Mammine indulgenti, non vi lasciate convincere; siate inesorabili e sorde a ogni preghiera. Avete sofferto troppo, nei giorni d'incertezza e di paura, per rischiare, con un'imprudenza, di tornar da capo. La salute, e soprattutto quella riacquistata dopo tante trepidazioni, è un dono così prezioso, che non val la pena di arrischiarla di nuovo per soddisfare un capriccio. Fra qualche giorno il vostro bambino sarà completamente ristabilito, sarà alzato, uscirà fuori, si sederà a tavola con gli altri, e il vostro cuore esulterà. Volete ritardare l'arrivo di quel bel giorno?

Pagina 298

Rassegnamoci dunque ad avere, in un angolo della nostra camera, un piccolo lavabo di marmo o un semplice lavamano di ferro, purchè provvisto d'acqua in abbondanza, nel quale si possano fare con comodo le nostre abluzioni giornaliere. Tutti quegli oggetti, così cari alle signore, come spazzole, spazzolini, pettini, lime, ecc., dovranno esser disposti in buon ordine sulla vera e propria toelette, davanti allo specchio mobile. Un armadio a specchio, un cassettone, una poltrona, qualche seggiola, completeranno l'arredamento della camera, la quale dovrà esser semplice nella sua eleganza, senza fronzoli, senza mobili inutili.

Pagina 60

Il saper vivere

186434
Donna Letizia 1 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
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Nell'armadio, grucce in abbondanza. Sullo scrittoio, carta da lettere, cartoncini, buste, penna e calamaio. Nella stanza da bagno, due asciugamani, uno di lino e uno di spugna, un accappatoio o un lenzuolo da bagno. Sul lavabo un sapone intatto; non mancheranno, se si vuol fare le cose proprio a modo, il talco e l'acqua di Colonia.

Pagina 132

Il galateo del campagnuolo

187471
Costantino Rodella 4 occorrenze
  • 1873
  • Collegio degli artigianelli
  • Torino
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Essi stanno all'apparenza; vedono il cittadino meglio ripulito e rimpannucciato, il viso bianco, le mani meno rugose, e scambiano questo per agiatezza e abbondanza de' beni del mondo. Ma se vedessero più addentro le cose, sì che esclamerebbero, che non è oro tutto ciò che luce; e che ad ogni uscio v'è il suo ripicco; come dice il proverbio! Venuto in città il campagnuolo, disadatto e ignaro di tutto, sarà costretto ad esercitare i più umili mestieri, e si bacierà la mano a trovarne; invece della casetta in mezzo al verde della campagna, soleggiata da mane a sera, abiterà uno stambugio, oscuro, umido, fumoso, dove non potrà mai penetrare raggio di sole, oppure salirà per dodici o quindici scale in una povera soffitta sotto i tetti, e i suoi teneri bambinelli per trascinarsi ogni dì su e giù per meglio di cento scalini si scavezzeranno le gambe e si storceranno in mille guise la persona; chè in ciò sta la vera ragione delle molte storpiature, che si vedono nelle grandi città! Senza dire che lì si deve vivere tutto a punta di quattrini, e il vitto è caro, e il guadagno è scarso, e le spese infinite; onde i digiuni non comandati sono più di quel che si pensi. E ciò, che aggiunge peso, è il trovarsi di continuo alla presenza della ricchezza strabocchevole e del lusso insultante dei doviziosi; il tapino cencioso colle scarpe rotte è costretto a vedere il signore in superbo cocchio stemmato, tratto a due pariglie! Nella campagna poco su poco giù si vive tutti a un modo, il servitore, il bracciante mangia alla tavola del padrone, e non si vede così allo scoperto questo terribile contrasto della lautezza colla miseria; ma in città quante volte l'infelice operaio, in mezzo ai figli, che gli domandan pane, colle viscere dolenti pel digiuno, si coricherà nella fredda soffitta, e alle sue orecchie verrà la romba della festa e la eco dell'orgia, che lì sotto di sè nelle sale dorate del primo piano si prolungherà alle ore del mattino! Chi terrà il poveretto dal gittarsi alla disperazione? Pure questa miseria velata fa gola al campagnuolo! Il dottore Enrico, che usava tutti gli anni passar un po' d'autunno nel suo villaggio del Monferrato, non cessava di far aprir gli occhi a' suoi terrazzavi, svelando gli stenti infiniti, che si nascondono sotto abiti signorili. E se fan prova di poca avvedutezza quei che lascian la campagna per la vita cittadina, che s'ha a dire di coloro, che consumata ogni sostanza nel giuoco e negli stravizzi, vanno poi a cercar fortuna in lontani paesi; quasichè altrove i gnocchi e i capponi piovano giù dal cielo come la neve, e che i fiumi scorrano nebiolo e moscato! La vita è dura dappertutto, osservava il Dottore, e forse lontano più che dove s'è nati. Ma l'agognia de' subiti guadagni, l'avidità del milione, che sconvolge da capo a fondo tutta la società moderna, tormenta anche il pacifico abitator de' campi; e l'America, la California, l'Australia si atteggiano con seducenti colori alla fantasia di tutti. E qui prendendo alcuni di questi sognatori di tesori, il signor Enrico loro chiedeva: Orsù, ditemi un poco, di tanti che avete veduti voi andar di là dai monti e dai mari, quanti n'avete visti ritornare co' sacchi pieni d'oro? Il figlio di Gian Giacomo, tutti lo conoscono, si diceva che possedeva monti di lire sterline, l'abbiam visto ripatriare l'anno passato cogli abiti laceri e colle scarpe rotte; il ni-nipote di Carlambrogio, e quella buona lana del suo amico Stefanaccio morirono di febbre gialla, dopo due mesi che vi eran giunti, come accade ai due terzi che colà emigrano! E la litania è lunga; ma nessuno, che noi conosciamo, fece fortuna. Gli zii che ricchi tornan d'America, ora non si vedon più che sui teatri In America non è più il tempo che Berta filava. Dal 1830 in poi, le vicende politiche e lo spirito d'avventura, spinsero colà la parte più giovane, più energica, più attiva ed anche più intelligente della vecchia Europa. I facili guadagni d'una volta si fecero sempre più difficili; ed ormai si può dire che per fare fortuna in America bisogna già averla fatta altrove, oppure è necessario recarvisi con abilità non comune. Gli agricoltori, come disse il Ferrario, sono i meno cercati, ed io soggiungo che sono pur quelli che più difficilmente possono cambiare di abitudine. II contadino sfugge la miseria in casa propria, per morir di stenti oltre l'Oceano, non potendo più far ritorno per mancanza di mezzi. Al contadino, nell'America, oggidì sono riservati i mestieri più vili, le fatiche maggiori, ed i minori guadagni. CANTONI, Almanacco agrario. Fate come me, diceva, non credete alle ricchezze favolose di chi è lontano; voglio vederlo io l'oro che portano di là: a ciance il denaro si misura a palate; ma per conseguirne un bricciolo, fa doler le dita. Sapete come si ottiene un po' di ben di Dio? S'ottiene col sudor della fronte e col risparmio; e ciò si può far qui come in tutto il mondo. Chi vuol vivere in ozio, conchiudeva, e consumarsi nel giuoco e in bagordi, fa della fame in tutti i paesi della terra.

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Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188652
Pitigrilli (Dino Segre) 2 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Tristan Bernard, invitato in una casa dove al lusso delle argenterie e dei cristalli non corrispondeva altrettanta abbondanza di vivande, esaminò da ogni parte l'oca piuttosto sottoalimentata che aveva fatto con orgogliosa solennità la sua apparizione in un gran piatto d'argento, e mormorò fra la barba, quella folta barba nera che gli serviva da ammortizzatore alle più contundenti osservazioni: - Guardate, guardate il grazioso uccelletto. Con le sue zampine in aria sembra che dica: «Oh, quante persone si sono scomodate per me solo!». Articolo 9°: Consacra come un postulato questa verità: avere dei gusti (colori, cravatte, mostarde) è un diritto, e non condividere i gusti altrui è un altro imprescrittibile diritto, ma criticarli, discuterli o deriderli è mancanza di intelligenza e di cultura. Ammesso questo postulato, giungerai senza sforzi al corollario che il preoccuparti dei gusti dei tuoi invitati è un dovere. Se non conosci ancora i gusti dei tuoi invitati, li puoi interrogare per telefono, e non meravigliarti delle loro eventuali intolleranze. Il Maresciallo di Brezé sveniva alla vista di un coniglio, e l'astronomo Ticho-Brahé alla vista di una lepre; Erasmo da Rotterdam era colpito da un attacco di febbre alla vista di un pesce; Ambroise Paré e Alfredo De Musset tremavano davanti a un'anguilla, e molte persone sono allergiche per il profumo del tartufo. Il compositore Vaucorbeil aveva un tale orrore dei velluti, che quando era invitato in una casa per la prima volta domandava di che tessuto erano coperte le sedie. Conosco un'attrice cinematografica alla quale ripugnano le pesche; non ne dico il nome, perchè il suo nome, avvicinato alle pesche, mi provocherebbe un processo per parte del marito, sempre pronto a scoprire lo sfruttamento pubblicitario del nome della sua illustre, tenera e florida azienda domestica. La sensibilità tattile e olfattiva non si discute. Bisogna rispettarla, come si rispetta colui che, risalendo scimmiescamente attraverso i millenni lungo il suo albero genealogico, pianta i denti, con ancestrale voluttà, nel frutto intero. Lo scrittore Noel Clarasò ha detto che le vitamine sono l'invenzione di un tale che voleva giustificarsi di non saper sbucciare una mela. Articolo 10° : Se le ova, il burro, il pollo sono prodotti della tua fattoria, non metterlo in evidenza con la formula borghese «almeno si sa ciò che si mangia». Se sei un produttore di caviale o di olio o di datteri, non reclamizzare, per mezzo di quei campioni, la tua azienda. Il conte di Keyserling, in casa di un marchese francese, produttore di un famoso champagne, lo respinse, e col gesto di un moderno Nabucodonosor, reclamò: - Moët-Chandon, Moët-Chandon... Non ammetto altra marca! Articolo 11°: Da quando la medicina psicosomatica ha rivelato che l'uomo che mangia non è un semplice e squallido tubo digerente, abbiamo constatato che una buona digestione dipende anche dalle condizioni ambientali, dai colori che ci fanno cornice e dai suoni. Chiudi perciò l'apparecchio radio, affinchè nessuno per far sentire la propria voce sia costretto ad aumentarne il tono o il volume. Tu, padrona di casa, devi presentare, col timbro della tua voce, il tono giusto, come quel trombettiere che accompagnava Cicerone, per dargli, oggi si direbbe, il «la». Se tu, padrona di casa di un certo prestigio, parli sotto voce, tutti parleranno sotto voce, e si finirà col realizzare l'ideale espresso dall'umorista Miguel Zamacoïs, secondo il quale «bisognerebbe pranzare con dei sordomuti per assaporare come si deve un buon pranzo». Disgraziatamente le nostre tavole invece che cenacoli di sordomuti sono congressi di sordi urlanti. Articolo 12°: Non lasciarti esaltare, padrona di casa, dallo sfarzo. Si mangia bene esclusivamente nelle case dove non esiste un cuoco che debba giustificare degli stipendi né far onore alla propria firma, e nelle case dove la padrona «non sa far da mangiare». I pranzetti ideali sono quelli che si consumano negli ateliers degli artisti, dove si mangiano le sardine come escono dalla scatola, l'arancia come esce dalla carta velina azzurra e che tu stesso ti sbucci con i pollici, invece delle arcischifosissime «macédoines» di frutta, dove si consuma cioè un menu-standard, precedentemente concordato dove ognuno si siede dove vuole, scegliendo e cambiando di vicino, dove l'invitato ha l'impressione di non essere in casa d'altri, e dove - secondo la raccomandazione di Paul Claudel - il perfetto invitato è colui che fa in modo che il padrone di casa sia «à son aise», cioè si trovi comodo come in casa propria. La più bella innovazione dei tempi nostri nell'arte di convitare è la soppressione della tavola, che viene sostituita con una grande dispensa dove ognuno si serve di ciò che gli piace: pesce in bianco per chi ha lo stomaco rovinato o in salsa piccante per chi vuol rovinarselo, carne arrostita o sanguinante, legumi fritti o insalate, specialità locali o curiosità esotiche, e, col suo piatto in mano, va a mangiare un po' più in là, come i passeri. La padrona di casa evita con questo sistema che qualche sporcaccione formi le pallottole di mollica di pane, che qualche refrattario, non avendo il coraggio delle proprie opinioni, faccia scomparire una braciola di maiale o una fetta di torta nella cassa armonica del pianoforte o in un vaso cinese o che si commetta la gaffe di far passare sotto il naso di un vegetariano una «fritada de sangre» - specialità madrilena - o che si porgano «criadillas», testicoli di toro - specialità, di Valencia, - dell'ultimo toro ucciso nella corrida del giorno, alla pallida giovinetta che domani entrerà come novizia nel convento dell'Odoraciòn. L'«autoservizio» è il trionfo dell'indipendenza e dell'autonomia; colloca tutti sul medesimo piano e ti permette di rimanere per ultimo o di andartene per primo senza interrompere il servizio, anche prima delle ore 23,30, momento fatale in cui le insopprimibili poetesse, insistentemente pregate, dichiarano di non saper nulla a memoria, ma - vedi combinazione! - si ritrovano nella borsa una mezza dozzina di poemi inediti e un volume stampato.

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L'attore Lucien Guitry era stato a colazione in casa di un ricco parigino, che non aveva saputo trovare punto equidistante fra un'oltraggiosa abbondanza di portate e la insufficienza. Si giunse alle frutta e al caffé quando Lucien Guitry si aspettava ancora qualcosa di consistente. - Verrete un giorno al mio castello? - gli domandò il padrone di casa, accompagnandolo alla porta. Vi inviterò a pranzo. - Ma sì... anche subito - rispose il grande attore. Il punto giusto fra la ricercatezza e la disinvoltura deve essere scelto come si sceglie l'onda sul «dial» dell'apparecchio radio. Una frazione di millimetro al di qua, una frazione di millimetro al di là, e il suono ne esce impuro. Il massimo maestro di eleganza, Lord Brummel, che - come tutti sanno, e mi vergogno quasi a ripeterlo - faceva portare gli abiti nuovi dal servo per togliere loro l'eccessiva freschezza e al tempo stesso ordinava i guanti a uno specialista che disponeva di due tagliatori, uno per il pollice e l'altro per le altre dita, si rovinò la posizione di amico del Principe di Galles per aver perso di vista il punto di equilibrio fra la spiritosa insolenza e la mancanza di tatto. La vera eleganza è la giusta misura fra l'originalità, e la eccentricità, fra l'enunciare un'opinione e il sostenerla, fra il lanciare un paradosso e il rincorrerlo, fra le norme del galateo e il bigottismo dell'etichetta, fra l'indipendenza dei modi e l'anarchia.

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La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato

192762
Tonar, Gozzi, Taterna, Carrer, Lambruschini, ecc. ecc. 2 occorrenze
  • 1888
  • Libreria G. B. Petrini
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Quando date la salda alla biancheria, non accendete, onde riscaldare i ferri per istirarla, il carbone del fornelletto a porte e finestre chiuse, ma su ballatoi od almeno sotto il camino, tenendo o l'uscio od una finestra aperta; abbiate anche questa precauzione in cucina quando dovete servirvi del carbone per cucinare, perché il gas acido carbonico, esalando in abbondanza dal medesimo, potrebbe soffocarvi improvvisamente; per la stessa ragione non servitevi di esso per mettere nei caldani onde riscaldare le stanze; non fidatevi neppure della così detta carbonina, perché se meno ne esala, ne esala ciò non ostante ; guardatevi ancora nel comprare, che invece della medesima non vi vendano tritume di carbone che produrrebbe gli stessi tristi effetti che il medesimo produce. Il gas acido Carbonico si forma anche in sale chiuse dove è radunata molta gente e sonvi molte lumiere accese, nelle stufe, e può cagionare gravissimi accidenti. State adunque all'erta; se voi uscirete di quando in quando da simili luoghi e poi rientrerete, sarà facile l'accorgervi dallo stato d'aria ed allora spalancate porte e finestre ; sara meglio soffrire un po' di freddo, che mettersi a pericolo di soffocare. 3. Non abitate a dilungo ed al chiuso in compagnia di molte persone senza rinnovare l'aria di quando in quando, perché, respirando noi gas ossigeno, ed espirando gas acido carbonico, può accadere, massime in luogo angusto, che l'ossigeno venga diminuito in modo che veniate dagli altri due gas soffocati, imperciocchè se il gas acido carbonico soffoca quando forma la quinta parte dell'aria atmosferica, il gas azoto produce lo stesso effetto quando la medesima ne contiene due terzi di più dell'ordiiario ; si dica lo stesso del dormire più individui in istanze basse e strette. Il perché non abbiate paura di arieggiare i luoghi dove dimorate, e massimamente dove dormite, perché l'aria pura è quella sola che vi conserverà la sanità e la vita. 4. Le piante consumano pure l'ossigeno e producono gas acido carbonico ed azoto, quando le loro parti verdeggianti non sono percosse dalla luce del sole, ed operano appunto il contrario quando ne son percosse, cioè assorbono tutto ciò che nuoce alla respirazione degli animali, e dànno in cambio aria respirabile, ossigeno. Le piante adunque corrompono l'aria nel primo caso e la purificano nel secondo. Dovete perciò guardarvi dal dormire in camere dove vi sieno vegetali, dal lasciare aperte la sera le finestre che dànno sui viali e dallo starvi di notte in boschetti, sotto pergolati, ed anche di giorno sotto piante in cortili che non prendono mai i raggi del sole. E poi sempre nocivo il tenere fiori nelle stanze, massime nelle cubiculari, perchè essi non sono come lo piante; imperciocchè tanto di giorno che di notte assorbono l'ossigeno ed esalano gas acido carbonico, ed inoltre le emanazioni odorose che vengono dai loro petali possono essere causa d'altri inconvenienti, come dolor di capo e convulsioni.

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Abbondanza, giocondità, sorriso non rallegrano però del pari tutta la terra. In essa, o figliuola, come in ogni umana esistenza, al bene s'intreccia il male : quant'è a dire, che alle delizie, di cui natura fioriva il suo gentile paese, sottentrano in altri la sterilità dei terreni, l'inclemenza dei climi. Quindi è che i geli del polo e il bollore dei tropici rendono spopolate o infelici le regioni che vi soggiacciono. Al rigoglio delle erbe, al lussureggiare di ogni prodotto che arrechi il suolo, al giganteggiare degli alberi succedono piante nane, spinosi cespugli ; non fiori, non viti, non gelsi, ma felci , muschi , licheni ; e steppe , savane, deserti scaccian da se l'uomo per clar ricovero a belve, rettili e insetti. Cosi la sapienza dell'Architetto supremo alternò nel creato l' orrido al bello, il mesto al giocondo, affinché dal vario nell'uno uscisse quella stupenda armonia che inalterata e costante, qual durò sinora, si manterrà sino alla fine dei secoli. E da ciò pure apprendi, o giovinetta, che non tutta la vita ti può correre, come adesso, placida e lieta. Al favore delle care speranze in che esulta il tuo spirito succederà lo sconforto del disinganno ; alla gioia dell'oggi terrà forse dietro il dolor dei domani. Ma non accorartene troppo ; sì piuttosto medita e prega. Non tel dissi, che sei quaggiù pellegrina? Adunque non affliggere il tuo cuore al luogo che ti fu sortito a breve dimora: la tua patria non è qui, ma su in cielo.

Pagina 332

Nuovo galateo. Tomo II

194228
Melchiorre Gioia 2 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Pagina 203

Pagina 41

Galateo morale

197745
Giacinto Gallenga 4 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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E ciò io credo provenire in massima parte dal rifiuto dei direttori di inserire, per abbondanza di materie, le loro odi ed i loro sonetti. Vorremmo sapere finalmente il giudizio che ne portava il filosofo, politico, scrittore e giornalista Gioberti. Può essere che riunendo egli in sé tante e sì diverse qualità, la sua opinione si accosti di più alla media di quella di tutti gli uomini de' suoi tempi, dai quali ebbe risveglio, si può dire, il giornalismo nel nostro paese. Ciò che si scriveva dei giornali d'allora può con leggere modificazioni applicarsi anche ai giornali d'oggidì. Prendo adunque il Rinnnovamento e leggo: «La moltitudine dei giornali è la letteratura e la tirannide degli ignoranti, poiché chi sa meno ci scrive più, chi avrebbe mestieri d'imparare vi fa con tanto più di prerogativa quello di giudice e di maestro; che l'immodestia e la sfacciataggine vanno per l'ordinario a ritroso del merito; laonde i fogliettisti quanto più sono digiuni di sapere, tanto più si mostrano arditi nel sentenziare sulle cose più ardue; chiamansi interpreti o, come dicono aggraziatamente, organi della nazione; ma invece di studiarne ed esprimerne i sensi, vogliono governarla a loro talento. E guai a chi osa loro resistere; così tosto ne levano i pezzi, piovendogli addosso le ingiurie, le invettive e le calunnie. Non rispettano i nomi più chiari né le riputazioni più illibate; cosicché il valentuomo che da un lato non vuole inchinarsi e dall'altro non ama di essere lacerato, è costretto a tacersi». E via di questo metro. Neanche il Gioberti adunque, a quel che pare, andava pazzo per questo genere di letteratura. Ma può essere che avendo egli avuta occasione, come ministro, di penetrare certi misteri del giornalismo che a noi profani non è lecito di indagare, riversasse su tutta la casta i difetti e le colpe di qualche membro guasto e viziato. E in ciò mi conferma la distinzione che egli va facendo un po' più innanzi del libro fra buoni e cattivi giornali, come ad attenuare l'accusa dapprima spiccata in termini un po' troppo generali. «I buoni giornali, esso dice, sono la manna d'una nazione, destano e nutrono i generosi sensi, educano il senno pubblico, eccitano l'emulazione, formano ed accrescono la opinione e porgono a chi studia amminicoli utilissimi. Ma molti giornali cattivi e mediocri sono la peste di un popolo e un sintomo infallibile della sua intellettuale e morale declinazione». Il difficile sta appunto nel definire ciò che il Gioberti intendesse di esprimere con le parole: pochi e molti; quand'è che un popolo, un paese si può dire che abbia troppi giornali? quand'e che ne ha troppo pochi? In Italia abbiamo molti o pochi giornali? e fra questi predominano i buoni o i cattivi? La questione è di difficile scioglimento, troppe essendo le passioni, troppi gli interessi che si collegano all'esistenza di un giornale, di qualunque colore esso sia; e, prima di dare il nostro voto converrà studiare il giornalismo negli esempi che abbiamo sotto gli occhi.

Pagina 335

Non sentono, per un lungo abuso di corruzione, lo scrupolo di tradire la propria opinione, il rimorso di tradire i proprii fratelli; e incapaci di sentire la propria abbiezione di null'altro si addolorano, fuorché del basso prezzo a cui per soverchia abbondanza di offerte si mette dai compratori la penna di colui che si vende.

Pagina 348

Quale differenza, esclamerò colle belle parole del Macé, «fra queste guerre e il lavoro, questa guerra dell'uomo contro la natura, guerra clemente e feconda, nella quale le vittorie non si contano, come le altre, dal numero dei morti; e che spande invece la vita in abbondanza sul suo passaggio!».

Pagina 376

Si è di non invitare cento persone là dove non ne possono capire che cinquanta; e di dar aria sufficiente alle camere, particolarmente se avvi abbondanza di luce. E la ragione di questo ve la dà quel Macé che l'ha così amara, appunto per questo motivo, coi balli e con i teatri. «Quella brillante illuminazione, egli dice, di cui la società sembra tanto lieta e superba, è un pericolo di più. Ciascuna di quelle candele prodigate a centinaia è un comitato famelico che morde a due palmenti nella scarsa razione di ossigeno messa a disposizione degli astanti. Da ciascuna di quelle allegre fiamme, astri della festa, schizza uno spruzzo impetuoso di acido carbonico, che va ad ingrossar le correnti già formidabili di gas avvelenato che esalano gli anelanti danzatori. Ho veduto io stesso più d'una volta le fiammelle stesse delle candele impallidire ad un tratto ed essere lì per ispegnersi nel bel mezzo di quelle serate micidiali, quasi per avvertire gli imprudenti che era ben tempo di aprire le finestre». D'altronde avvi poco gusto nel sentirsi pigiare e ravvoltolare in mezzo ad una folla di persone che si son recate alla festa per danzare, per udire la musica, per divertirsi insomma e non mica, credo, per rimanere schiacciate e per isciupare d'avvantaggio, in una sola sera, il vestito.

Pagina 460

Signorilità

198003
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 3 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Ora veniamo alla distinta di una colazione modestamente signorile, offerta in una casa dove ci sia una sola domestica, ricordando ancora: 1° che è indizio di poca signorilità offrire troppa roba e obbligare l'ospite a ripetere tre o quattro volte un piatto... ma che tutto deve essere in giusta abbondanza, e ripassato una seconda volta; 2° che sarà bene arricchire il pasto con qualche specialità paesana e locale, perchè questo toglie la monotonia di certi pasti fatti sul comune «clichè», e che danno l'impressione di essere in trattoria, e non in famiglia amica... Antipasto; Soufflè di uova; Pollo allesso in gelatina con contorno di primizie; Budino di cioccolato; Macedonia di frutta. Pasticcio di maccheroni; Sformato di verdura con funghi; Vitello tonnato con salsa; Budino di crema; Stracchino e frutta. Pastina Gaby con brodo ristretto; Vol au vent con ripieno appetitoso; Pasticcio di fegato con gelatina; Torta di mandorle; Mozzarella e frutta; ... e si può variare, sulle stesse basi, all'infinito.

Pagina 238

Essa deve essere fatta tenendo conto specialmente delle stagioni, sia per abbondanza o meno delle materie che danno calore, sia perchè il nostro corpo ha bisogno di maggiore o meno calore, sia per la disponibilità di alimenti vegetali ed animali propri ad ogni epoca dell'anno. Quanti sono i dialetti in Italia, altrettante sono le cucine iialiane; vi è, però, una «radice» comune a tutte, ed essa è data dal prodotto tipicamente italiano, che la nostra Patria esporta dappertutto, e che va rapidamente generalizzandosi in tutta Italia, cioè dai «maccheroni», due porzioni de' quali bastano da sole a portare nel nostro organismo quanto occorre per farci vivere, crescere, pensare e lavorare. Ricordiamo che tutto quanto mangiamo deve essere cucinato in casa; la pigrizia di certe massaie scomparirebbe di colpo, se vedessero come sono manipolate, confezionate e conservate quelle pietanze che esse mandano fiduciosamente a prendere in trattoria o in rosticceria!... Ricordiamo che intelligente abilità di una padrona pratica e brava, che abbia imparato a fondo la cucina, il pregio di ogni vivanda, il rendimento nutritivo di essa, l'arte di presentarla, coadiuvata da un'attenta domestica, può fare miracoli.

Pagina 33

Pagina 396

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200582
Simonetta Malaspina 2 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Bisogna calcolare cibi e bevande con una certa abbondanza, per evitare che il buffet resti sguarnito troppo presto. È sempre consigliabile avere in cucina dei piatti e delle bottiglie di riserva. Anche la tavola, che di solito e rettangolare e avvicinata alla parete, può essere preparata il giorno prima, almeno in parte. Sarà apparecchiata con una tovaglia bianca e abbastanza grande da poter toccare terra. Coprire le gambe del tavolo serve anche a fornire un nascondiglio per bottiglie vuote e altri oggetti ingombranti, senza costringere chi serve a continui spostamenti. Sulla tavola, fin dal giorno prima, si possono già preparare le posate, i bicchieri, i piatti (i cibi saranno portati dal fornitore poche ore prima dell'arrivo degli ospiti). Alla decorazione floreale si penserà il giorno del ricevimento, evitando composizioni troppo alte che darebbero fastidio a chi serve. Gli invitati di solito si servono da soli. I camerieri (o l'unica cameriera, o la sola padrona di casa) si preoccuperanno soltanto di servire le bevande. Se la padrona di casa, però, vede che qualche ospite troppo timido non prende niente, interverrà con garbo per aiutarlo a servirsi. Se gli invitati sono numerosi, per evitare assembramenti davanti al buffet, si possono far circolare i vassoi. Quando il buffet consiste in una vera e propria cena in piedi, non preparate cibi che esigano l'uso del coltello; consigliabili, invece, quelli che si possono agevolmente mangiare con la sola forchetta. Per questa ragione, anche quando si serve un piatto caldo, sarà opportuno ricorrere al tradizionale ma sempre graditissimo risotto. Minestre in brodo e pasta asciutta sono da scartare categoricamente. Gli ospiti devono fare onore al buffet e servirsi senza sciocche e inopportune timidezze, ma non devono neppure dare il penoso spettacolo di chi piomba su un buffet come una cavalletta affamata. La padrona di casa farà sempre buon viso a cattivo gioco e non si scandalizzerà visibilmente: ma è autorizzata, al prossimo invito, a scegliere diversamente i suoi ospiti. Un'ultima raccomandazione per le padrone di casa: non adoperate piatti e posate di carta se non siete in rapporti di stretta amicizia con gli invitati.

Quanto alla luce elettrica ce ne sia in abbondanza in tutte le stanze, ma sempre in modo che sia possibile, volendo, creare nello stesso ambiente zone di ombra e di penombra. Il lampadario centrale insomma non è sempre una soluzione eccellente, e oggi si tende a eliminarlo. In certi locali (studio, biblioteca) è meglio fare uso di lampade a stelo o da tavola, o di "appliques" a muro, che pur dando lurninosità a tutta la stanza non impediscono di regolarla a piacere. Importanti sono anche i quadri e i soprammobili. Qualche anno fa i quadri andavano appesi alti sulle pareti, oggi la moda consiglia di spostarli verso il basso in modo che possano essere visti meglio. Una parete inoltre dev'essere "ornata" dai quadri e non malamente riempita di dipinti alla rinfusa, senza ordine e criterio. Vale a dire che nel disporre i quadri bisogna tener conto di come appariranno nel complesso, tutti insieme. È bene preoccuparsi anche che ci sia un'armonia tra il genere di quadro e il tipo di cornice. Non mettete fotografie insieme con quadri a olio. Niente cattive stampe, riproduzioni scadenti, quadri famosi riprodotti per uso domestico. Prima di appendere un quadro, riflettete in quale stanza potrà meglio figurare. In linea di massima le stampe vanno nell'ingresso e nel corridoio, i quadri a olio in salotto, gli acquarelli in sala da pranzo e nelle camere da letto. Sulla distribuzione influisce anche lo stile dei mobili, l'epoca del quadro, il soggetto, e tante altre cose ancora che una persona di buon gusto saprà sicuramente riconoscere e valutare nel modo giusto. Anche nella stanza da bagno potrete, volendo, mettere una serie di stampe; ma l'ararredamento dovrà, allora, avere un certo tono. Per i soprammobili occorre avere molto senso critico. Eliminiamo la vecchia bomboniera mandataci da una lontana cugina, piuttosto che allinearla su un ripiano o promuoverla al rango di portacenere per il quale non è stata fatta; come pure statue e vasi di mediocre fattura. Un soprammobile, per ornare ed essere ammirato, dev'essere davvero bello: non è indispensabile che sia costoso, perché il gusto non virtù valutabile in moneta. Un soprammobile di gran valore risalterà meglio se esposto da solo in un angolo bene scelto. Non si mettano sullo stesso ripiano troppi soprammobili: per queste "sfilate" bisogna essere certi della propria competenza. Solo se siete collezionisti (per esempio di fermacarte) sarà graziosa una vetrinetta con tutti i vostri tesori.

Pagina 24

Le buone maniere

202403
Caterina Pigorini-Beri 1 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
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Pagina 65

Eva Regina

204474
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 9 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Le feste di famiglia vi si rispecchiano nell' abbondanza maggiore delle provviste, nell' indicazione di un regalo: nascite e morti vi lasciano la loro traccia: così un matrimonio, un viaggio, il crescere in età dei fanciulli, il declinare dei vecchi. Passioni e virtù vi si riverberano nel loro carattere assoluto, nelle loro conseguenze dirette, senza attenuanti o senza ingrandimenti. La vanità della signora, la ghiottoneria del signore, i capricci della signorina, la cattiva educazione dei bambini, sono scolpiti là dall' efficacia d'un' indicazione e d'una cifra, come in una concisa epigrafe di qualche lapide imperitura. Un esame coscienzioso del libro delle spese, equivale ad un esame di coscienza, può dare intime soddisfazioni e salutari vergogne: indica il peccato in cui si ricade di più e in pari tempo fa nascere il desiderio di emendarsi. Qualche raffronto coi libretti degli anni antecedenti è pure utilissimo per mantenere l'equilibrio o rimetterlo a tempo nell'amministrazione domestica. Amiamo dunque l' umile libro dimesso, come un confidente e un consigliere: rispettiamolo come il termometro della nostra prosperità: sorridiamogli come al raccoglitore fedele di tradizioni, di abitudini della nostra famiglia, a lui che qualche volta nella sua prosa laconica ci conserva la traccia viva di qualche frammento di vita che ebbe per noi grande importanza, e che ci è doloroso e dolce ricordare.

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Per fortuna di chi può fare una selezione, gli editori ci dànno oggi volumi in tale abbondanza che non è punto difficile prendere l' alimento spirituale che conviene e rifiutare il resto. « Leggere e sognare, l'uno e l'altro è un mondo » scrive il poeta inglese Wordsworth : ed è infinitamente dolce, infinitamente consolante, nelle ore della solitudine, qualche volta della tristezza, poter varcare la soglia di questo regno senza confini che ci fa dimenticare gli affanni della vera vita.

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E poi gli altri indumenti di prima necessità che la mammina moderna sceglie secondo le ultime regole dell' igiene e prepara in grande abbondanza ; il ricco abito battesimale, a trine, a ricami, ma tutto bianco : la culla, infine, la beata navicella dalla candida vela vaporosa alla cui ombra essa si assiderà. Dolci ore di tranquilla opera nell' attesa sacra ! Stanno forse tra le più belle della vita. I disturbi dei primi mesi sono passati : il piccolo essere incognito dà già segni della sua esistenza nel grembo materno con sussulti lievi` a cui ella risponde con altrettanti sorrisi. Egli pare dire : « Son io, mi senti ? io, informe ancora, che tu nutrisci e completi col tuo sangue e col tuo respiro : io, che morrei se tu morissi, e che ho bisogno di te ! » Ed ella risponde : « Sei tu ? tu, misteriosa anima, accesa in me da misteriose origini: sei tu che non conosco ancora, figlio o figlia ? Sei tu, che assorbi ora tutta la mia vita, tu che non vedo ma che già così profondamente amo ? » La giovane mamma cuce il corredino, intanto, e le giornate scorrono in una monotonia piena di dolcezza : ogni scossa le vien risparmiata, ell' è l' oggetto di tutte le cure ognuno ha sul labbro per lei un augurio, una benedizione, una parola gentile, e tutti i suoi pensieri, tutti i suoi disegni, tutte le sue opere sembrano avvolti in un profumo mistico, circonfusi da un' aureola d'oro.

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In questi ultimi casi si consigliano farinate di latte con burro, latte con biscotti, carni grasse, cibi di farine, preparati con burro o con olio, verdure e legumi freschi in abbondanza. Utilissimo lo zucchero. Nella rachitide il cibo deve essere specialmente variato e sempre fresco: il succo di frutta, aranci, uva, è assai indicato. I legumi che contengono del ferro, tanto necessario all' organismo dei rachitici, recheranno vantaggi. Invece dell'enumerazione dei rimedi, che nessuna mamma vorrebbe certo somministrare senza l' ordinazione del medico, ho creduto far cosa più utile ad esse indicando il modo di coadiuvare, di completare la cura che solo il medico ha diritto di prescrivere. Infatti in ogni caso di malattia infantile, sia semplice o grave, congenita o causale, il primo, l' unico dovere di una mamma tenera e intelligente è quello di mettere la sua creatura nelle mani della scienza e secondarne l'opera con fiducia, energia e abnegazione.

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Le finestre siano fornite di un telaio a rete fittissima per impedire il passaggio alle mosche ; abbia un buon lume a gaz o a petrolio, e un orologio a muro per esigere l'esattezza dalla cuoca : sia provvista in abbondanza di strofinacci e di asciugamani, e si sostituiscano di frequente. Utile può essere in cucina un termometro, un calendario e una piccola lavagna per annotazioni.

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L' importante è di dare acqua al nostro corpo, in abbondanza e con frequenza. Il bagno freddo è buono per rendere l'organismo resistente all' azione dell' atmosfera, ma non serve per la pulizia, mentre il bagno tiepido, saponoso, è eccellente sotto tutti i riguardi per la conservazione della pelle, per l' igiene e per la nettezza. All'acqua si può associare della crusca, dell'amido, del borace, o della gelatina. Il bagno di gelatina, per cui occorrono 500 gr. di glicerina neutra per bagno, si consiglia alle pelli rugose, alle carnagioni che invecchiano, a quelle che sono la sede di pluriti o che hanno tendenza alla congestione. I bagni acidi, alcalini, solforosi, dissipano le efflorescenze cutanee, le desquamazioni superficiali, ma l'uso di questi bagni deve essere strettamente subordinato alle prescrizioni mediche. I bagni di piante aromatiche, di acqua di Colonia, di tintura di benzoino, di essenza di timo, di borato di soda, sono eccellenti per combattere igienicamente le secrezioni esagerate e nauseanti della pelle. Il bagno di tiglio, poi, ha fama di essere un calmante ideale. Viene consigliato in particolare alle persone nervose ed è uno dei più piacevoli. Si impiega circa un chilogramma di tiglio che si lascia in fusione per un'ora in dieci litri di acqua bollente. Le frizioni e il massaggio debbono sempre seguire il bagno tiepido per facilitare la reazione generale. Inoltre eccitano il buon funzionamento della pelle e la normale nutrizione del tessuto cellulare. I bagni caldi, i bagni russi, bagni di vapore, l'idroterapia, l'abuso dei bagni di mare, sono piuttosto sfavorevoli alla bellezza femminile. Anticamente le dame dell'impero romano e della Grecia usavano bagni d' olio, di vino e di latte. Madame Tallien faceva, bagni di fragole e di lamponi ; qualche altra bellezza celebre s' immergeva nello Champagne : ma questi pretesi segreti di forza e di seduzione sono affatto privi d' ogni importanza scientifica che ne giustifichi il valore.

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La Dalia bianca: Sterilità, la rossa: Abbondanza; l' Edera, ognuno lo sa: Attaccamento eterno. L' Elianto o girasole : Adulazione; l' Eliotropio : Abbandono, infatti il suo profumo è lieve come un sospiro. L' Erica significa : Sciocchezza; il Fioraliso: Vera amicizia; la fucsia rossa: Cordialità; la bianca : Tenerezza; la Gaggia bionda come la testina d'un bimbo esprime: Ingenuità. Ecco i Garofani, i forti e bei figliuoli d'estate; il roseo significa Amor delicato, il bianco : Amor puro, il rosso: Amor vivo, il garofano screziato: Poesia, il garofano cupo: Amor concentrato, il giallo: Amor bizzarro. Il Gelsomino indica : Gentilezza; il Geranio sanguigno: Presunzione, il Geranio screziato : Orgoglio, il Geranio edera : Troppo sentir di sé. Il Giacinto semplice significa: Umanità; doppio: Gelosia. Il Giglio, è noto: Castità; la Ginestra: Amor della famiglia; la Giunchiglia : Lunguore; il Gladiolo : Spontaneità; l' Iris fiorentina : Sensibilità; il fior di lino : Vittoria, e il fior di lavanda: Silenzio. L' Oleandro rosso esprime; Antipatia, bianco: Insofferenza; il Lilla, dal soave odore dice : Prime agitazioni d'amore. Il Luppolo : Antipatia; la Miosotide: Ricordati di me; la Maggiorana: Consolazione; la Magnolia: Bellezza superba; la Malvarosa: Fecondità; il Mandorlo che apre spesso troppo presto le sue fragili corolle: Mente stordita. La Margherita di giardino dice: Giovinezza, e quella dei prati : Bontà. Il fior di Melograno indica : Il burbero benefico; la Menta: Saggezza; il Mirto : Amore; il Mughetto : Ritorno al bene; il Narciso : Vendetta d'amore; il Nasturzio : Fiamma d'amore; la Ninfea: Sterilità. L'Ortensia rosa significa: Freddezza, l'Orchidea comune: Ingegno; l'Orchidea macchiata : Intelligenza superiore; il Papavero : Scempiaggine; il fior di passione, o Passiflora : Tortura dell'anima. La Peonia indica: Vergogna; la Pervinca: Amicizia durevole; la Primula: Adolescenza; il Ranuncolo: Malinconia; il Reseda : Inesperienza. Eccoci alla regina dei fiori, alla rosa. Muschiata dice : Amor capriccioso; gialla o the : Amor ingrato; incarnata : Bellezza senza orgoglio; rossa: Amore ardente; selvatica: Piacere. Il ranuncolo esprime: Poca sincerità; la Scabbiosa o Vedovella: Abbandono; la sensitiva: Pudore; la tuberosa: Ebbrezza voluttuosa; il Tulipano: Amore violento; la Verbena significa : Sincerità d'affetto; la Veronica: Compatimento; la Viola del Pensiero: Pensate a me; la Violaciocca, se bianca: Cuore instabile; se rossa: Volubilità; se gialla: Poca fermezza d'affetti, una variazione della stessa triste cosa. La Viola mammola, come tutti sanno, indica : Modestia; doppia : Bellezza modesta; bianca: Candore; la Zinia dice la cosa più crudele a chi ama : Lontananza.

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Ma specialmente delle prime si fece una tale abbondanza che persuase la giovinetta a scegliersi altre vie. Venne la volta allora degli impieghi governativi al telegrafo e al telefono, nei quali, ad ogni concorso, sboccano decine e decine di ragazze. Ma anche qui l'abbondanza formò presto un ristagno ; e la donna allora tentò le porte degli uffici privati e del commercio : divenne cassiera, computista, dattilografa : occupazioni che oltre rispondere alle sue naturali attitudini d' ordine, di precisione, di dettaglio, le procurano un guadagno discreto, la collocano in una posizione decorosa e in ambiente ove in generale è rispettata e sicura. Vi sono però altre professioni adatte alla donna e ancora non sfruttate come quelle che ho riferito. Per esempio la stenografia che si impara in breve ed è benissimo compensata : la pittura ornamentale e la miniatura, per quelle che hanno tendenze artistiche; il disegno per lo svariatissimo assortimento di ricami in bianco, oggi tanto in voga ; il rilegare libri, dalle semplici legature alle legature di lusso; provare i pianoforti per gli acquirenti nei magazzini di musica ; o suonare nei tea-room ; fare da guida nelle gallerie e nelle chiese agli stranieri invece dei volgari e ignoranti ciceroni, ed anche tenersi, nei grandi alberghi, a disposizione di quelle signore che desiderassero conoscer bene la città ove si trovano e i dintorni. Nel ramo delle scienze, la donna potrà dedicarsi con profitto allo studio della chimica e della farmaceutica, alla medicina, specializzandosi per i fanciulli. Anche la professione d' infermiera, esercitata con coscienza e sapienza, è affatto femminile poichè richiede una base d'abnegazione e di pietà. Non mancano quindi, ai giorni nostri, i modi di occuparsi proficuamente e decorosamente, qualunque sia il grado d' intelligenza e d'istruzione d'una donna che voglia davvero crearsi una posizione indipendente nel suo avvenire e vivere senza preoccupazione gli anni della maturità. E se nessuna delle occupazioni citate corrispondesse al suo temperamento o alle sue possibilità materiali, io consiglierei sempre una fanciulla a mettersi senza falso amor proprio a un mestiere manuale, a far la sarta, la modista, la pettinatrice, la cucitrice, la merlettaia, la commessa, piuttosto che intristire nell' inazione, vivere del piccolo e insufficente risparmio e della generosità altrui. Dice ancora Maria Pezzé Pascolato, consigliando l' operosità alle fanciulle ed esortandole a vincere dinnanzi alla bontà e alla dignità del lavoro ogni rispetto umano : « Se, purificata l' anima dalla vanità e dall' ambizione, credete vostro dovere di cercarvi un impiego o di abbracciare una professione : se avete bisogno di guadagnarvi la vita, o se, lavorando, potete alleggerire la vostra famiglia di un peso, amate il vostro lavoro e siatene fiere ».

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La donna ha l'intuizione più fine, spetta a lei di scorgere il pericolo e di allontanarlo ; ora non voglio dire con questo che per rispettare l'accordo domestico la moglie debba sacrificare senz' altro le sue opinioni, i suoi gusti, e divenire una cosa inanimata, una schiava senza volontà: vorrei però raccomandarle, nel difendere le idee e le abitudini a cui tiene, di evitare gli urti che inaspriscono la divergenza più tenue: le parole imprudenti che possono scavare un abisso insormontabile anche fra due persone che s'adorano: d' usare, infine, a profusione, nelle questioni più importanti come nelle più lievi, di quella diplomazia femminile, di quel tatto, di quel discernimento di cui pare che la natura ci abbia fornito in abbondanza, appunto perché sono elementi utili e necessari alla nostra vita morale. Tutte le donne dovrebbero essere un poco psicologhe : ma purtroppo fra tante cose che si insegnano alle ragazze, non si insegna a studiare, a interpretare la varietà dei temperamenti. Abbiamo visto che il tempo della promessa, per la superficialità dei rapporti, é insufficiente a conoscersi bene : bisogna quindi che la giovine sposa si applichi a questa scienza essenziale per la sua felicità, dal domani delle sue nozze. Se ama con tenerezza, l'amore faciliterà il suo compito : se è soltanto affezione tranquilla che la lega al suo compagno, la calma del suo spirito può aiutarla nell' indagine proficua. L' anima virile si rivela facilmente nelle sue luci e nelle sue ombre tra le pareti della casa, e colei che ama, colei che vuol es-sere amata, non ha che accordarsi con quella. Si vede tante volte una coppia di sposi di carattere consimile essere infelice per mancanza di reciproca conoscenza intellettuale e morale : e molte volte invece due sposi d' indole opposta furono felicissimi perchè seppero regolarsi in guisa da compensarsi a vicenda. Certo che quest'opera d'accordo non è scevra di sacrifici da parte nostra, ma la vita femminile è tutta tramata su questa idealità severa e gloriosa. Però l' armonia sarà alquanto facilitata se l' intelligenza dell' uomo e della donna destinati a vivere insieme potrà equivalersi. Due sposi possono amarsi ed avere gli stessi gusti, ma se v' è troppa disparità d' intelligenza e di coltura, le più grandi gioie d' un' unione d' anima saranno loro negate, e si troveranno sempre in disaccordo e sull'educazione dei figli, e nelle opinioni, e in ogni grave decisione da prendere nella loro vita comune. La migliore educazione della donna moderna, la sua istruzione più completa, lo sviluppo più ampio della sua individualità morale, certo può assai contribuire all' armonia coniugale, all' adempimento della missione muliebre di grazia, di conforto, di tenerezza buona e alta. Qualunque sia l'opera che affatica il suo compagno: opera d'ingegno, opera di meditazione, opera d' attività materiale o responsabilità, sia come un angelo e una fata presso di lui, lo prevenga, lo comprenda, lo giustifichi sempre; sia la sua ispirazione, il suo riposo, il suo premio, la sua fede. Alla donna dei tempi nostri, ben conscia della sua potenza spirituale, è riservato il benefico compito di ridare all'istituzione del matrimonio, abbassata ed avvilita dalla cupidigia e della leggerezza, la sua nobiltà soave e forte, la sua superiorità su ogni altra alleanza, in modo da rendere inutile ogni provvedimento contro la sua indissolubilità. Ed io vorrei qui, se mi fosse concesso dallo spazio, poter citare il vivo esempio di molte coppie d'amanti-sposi la cui vita non fu che una eterna luna di miele, appunto perchè vollero e seppero interpretarsi e comprendersi : Roberto ed Elisabetta Browning, Giulio e Adele Michelet, Tommaso e Giovanna Carlyle, e ai giorni nostri Rossane Rostand che insieme al noto autore del Cyrano di Bérgérac ci dà una consolante prova che l'amore e l' armonia coniugale non sono un sogno...

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