combinazione, capita un carego di brave donne. Altre volte.... questa volta, per esempio, a l'è na raffega de donne maleduchæ Una raffica, di donne
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. Gli indizi sono una CI dipinta su una falce di luna e una B impressa su un anello indossato dalla dama. Ecco la soluzione: LU-CI-NA, il nome della
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, fatela sempre in nome del Signore, e sia tale che non dobbiate mai per vergogna na celarla agli occhi altrui. Ricordate che il peccato non fa fortuna
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Nicolino arrivò di corsa: "La na... nave è stata colpita!" balbettò. Il Corsaro Nero corse verso la murata della nave, guardò in basso. "È vero
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strizzatura o pizzicotto, o anche il segno che ne rimane. - Mi son fatto una pulcesecca con la fibbia, e in un sonetto del Fucini: e già na pulcesecca
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infine un viso di ragazzo dall'espressione sbalordita. - Buona sera, figlio mio! - Buo...buo...na sera! - Vuoi lasciarmi qui fuori? E l'ospitalità dove la
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napoletano: - Ma, caro barone, a Corte v'avarria da dà ragione pe levasse na mala pimmicia da cuollo! E il giorno dopo, nella sala di udienza, il barone
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Pietracqua a Carlo Bernardino Ferrerò alla stessa Carolina Invernizio (è stato Viglongo a scoprirne e a pubblicare il romanzo Ij delit ed na bela fija
sintetizzano nel campo amministrativo ed economico; affermando quel centralismo statale dannoso alla stessa, compagine della vita na¬zionale ed al più
sintetizzano nel campo amministrativo ed economico; affermando quel centralismo statale dannoso alla stessa, compagine della vita na¬zionale ed al più
confessionale. Dall'altra parte, con la Lega democratica na¬zionale, sono quelli i quali vogliono che i cattolici italiani provvedano da sé stessi, come han
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i peggiori nemici del popolo italiano sono tuttavia quelli che commettono questo doppio peccato: dall'u¬na parte coloro che richiamano sulla religione
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Dai quasi seppellita dal ponte vicino, in quella sotto i portici di Rialto, ac- canto al mercato, ove, splendendo fuori il sole, ci si vedeva appe- na
vedeva tutta dal sotto in su. Apparivano ap- pena di tratto in tratto le teste dei cantori di prima fila, spesso na- scoste dai fogli di musica spiegati
. Lui si era fermato a guardare dal cantone in mezzo alle sue pecore. "È vero che ti hanno ammonito di non battere?" Avrebbe risposto: "'Na vota se
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piccola taglia. Nessuno è stato e sono stati tutti. Che ti fecero? Il bimbo: È 'na mala parola, non se po' dice. Ma la trova pulita per i signori: Le
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mattina! Non credeva ai propri occhi! S'era accostato piano piano, dopo averli scoperti in mezzo all'erba, laggiù. E che aveva veduto? Angioli- na con un
si mosse e non rispose. - Che sta a guardare, dico? Vada pei fatti suoi. - La don- na non si mosse e non rispose. Indispettito, si accostò
- na delle Grazie. Dovrebbe venire anche lei. Si divagherebbe e prenderebbe una bella boccata d'aria libera; le gioverebbe tanto!" "Non posso" rispose
due sposi destava ammirazione ed invidia. Nessuno però osava pensare d'intorbidirla. La signora Cagli veniva stimata u na di quelle donne che, anche
sillabario e ricominciava a compitare. Spesso si fermava, meravigliato che quei segni potessero parlare. Come facevano per dire: Pa-ne, Pon-te, Can-na
! Diamogli subito un bicchier d'acqua!" E qui una risato- na così sguaiata, che non finiva più. E Leoncino? ...
, cominciarono subito a chiamarlo Napoleoncino: ma poi, avvedutisi che questo vezzeggiativo era troppo lungo, gli tagliarono le due prime sillabe (Na-po), e così
preconizzata come una contessa d'coule ch'ai na sta sent su na rama . E contessa cento su na rama fu il nomignolo preparato al Sant'Oblio per la
'na rama era naturalmente alla testa dell'evasione insurrezionale. L'ortolano, uno sbiobbo, si era mostrato valoroso come uno di quei proverbiali
appunto dei doveri e delle convenienze sociali. na specie di Galateo moderno che, preso a studiare anche da una persona che abbia vissuto sempre in
ogni settimana per dare il tè, accogliere ospiti in campagna. In Francia si usa chiamare Mademoiselle na signorina fino all'ultima vecchiaia. Noi abbiamo
in eterno lui aveva pensato a lei, che la conosceva appena, ecc. E l'altro matrimonio si fece. Morale. na parola imprudente, suggerita dalla vanità di
finito di mangiare, la vecchina accese un lume e condusse il Conte nell'unica cameruccia della capan- na, e accennandogli un misero lettuccio, gli disse
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fi- glio, piangendo e ridendo dalla gioia. Quan- do rialzarono la testa, cercarono la vecchi- na; ma cerca che ti cerco, la vecchina non c'era più. La
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il loro soave profumo, il bo- sco mi pare una solitudine spaventosa. Tor- na, Fragolina, torna fra noi che ti vogliamo tanto bene, che siamo tanto
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, unitevi!" in luogo della quale, con un sottile senso di gelo, lettera dopo lettera ne vedemmo nascere un' altra ben diversa: "Vpere5d na Zapàd", "Avanti
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internazionali, e cioè la singola lettera o il gruppo di due lettere che ne abbreviano il nome convenzionale ed originario, sono rispettivamente N e Na, iniziali
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"'na vestimenta a quàder": suo fratello, Barbapartìn (zio Bonaparte: nome tuttora comune fra gli ebrei, a ricordo della prima effimera emancipazione
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ambivalente, di un sonetto del Belli dal titolo esplicito ("Na sciacquata de bbocca").
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gioco piccolo : e ha un palazzo, e si lagna della persecuzione del governo, e la sua condanna la chiama na disgrazia . L'aver messo il biglietto a due
mai de chiacchierà’. V’annavio a ffà la bbarba? Lui co’ ’na grazzietta tutta speciale, ciaveva ssempre lo scherzo pronto. Ve diceva presempio
. Dice, che a vvede, ’gni bbôtta era ’na tacchia! E la folla che cciannava a vvede, levàteve de qui! Intanto che quelli se sfidàveno, la ggente se li
, er pettarèllo, er collo e er bellicolo, cor un po’ de spirito de vino tienuto in fusione pe’ ’na ggiornata sana cor un po’ d’ajo e un po’ dde
’ammalato campa. 65. L’appetito è bbon ségno. 66. Er cuntinuvo ammazza l’omo. 67. Le malatie longhe consumeno le case. 68. Er male ariva come ’na cannonata
M’ariccontava la bbon’anima de mi’ nonna che er ballo de li guitti era ’na festarella che sse faceva a Roma, in de li su’ tempi, er primo de maggio
’affiara addosso e sse lo sbrama. E mmanco ggiova a ccure, perchè e’ llupo manaro cià ll’ale a li piedi: vóla come ’na spa da! Pe’ ssarvasse, bbasterebbe
’ dde fiori de sambuco, un po’ de riso e llatte. Fate bbulle tutt’assieme, insino che diventa come ’na pulentina. Allora mettetece anche un cinìco de
sôno de ’na campana. Appizzò l’orecchie, se fece coraggio, e cco’ l’annà’ a le tacche a le tacche appresso ar sôno che ssentiva, arivò a pponte Lóngo
Tanto la gravidanza come er parto vanno co’ la luna, ossia cor calà’ o ccor cresce de la luna. Quanno a ’na donna jé vièngheno sforzi de’ stommico
, e nun avesse mai messo mano ar cortello. Era un vijacco, una carogna. Era ’na cosa nun troppo pe’ la quale, voi me direte: ma cche cce volete fa’? La
’uscita che l’entrata. Ma li cucchieri de córte de ’na cinquantina d’anni fa, bbisognava védélli, bbisognava! Che allegrióne, che ppappate solènne e cche
’Orfenelli, che allora vestiveno da pretini, tutti de bbianco. Er morticello se portava scuperto, tutto vestito puro de bbianco e cco’ ’na corona de
Giuvanni ossia fra compari e commare pe’ ffa’ i’ mmodo che ssi cc’era un po’ dde ruzza fra de lloro s’arifacesse pace co’ ’na bbôna magnata de lumache
der giôco er Sótto pe’ ddà’ dda bbeve a cchi nun ha bbevuto, o a ’na parte de questi, a la mannata pe’ licenza, arisponne: Ve contentate de quanto ve