ha esclamato accennando a qualche famiglia cooperativa, ed il congresso ha applaudito. Siamo fedeli alle nostre istituzioni e riconoscenti a coloro che specie sul principio hanno diffuso l’idea ed avviato così i congressi del popolo. Non si dice dei cattolici trentini che sono degli ingrati che dimenticano il bene ricevuto (applausi). Nella cooperazione di smercio abbiamo approvata una forma che non è nuova, ma si presenta oggidì con maggior insistenza: la lega dei contadini (cooperativa di smercio, eventualmente di produzione agricola). Si è però raccomandato di procedere con prudenza sia in linea economica che morale. Si è stabilito che nel fondare associazioni nuove si debba tener conto delle esistenti, di farle aderire tutte al Comitato diocesano e soprattutto di assicurare e coltivare con opportuni provvedimenti il carattere cristiano e lo scopo di educazione. Associazioni nuove evitino vecchi errori: nessuna società economica sia fatta in modo che si esaurisca — per statuto o per la pratica — nell’affare e nella speculazione. In altro dibattito ci siamo occupati dell’organizzazione professionale. Nel campo degli operai industriali urge riguadagnare il terreno perduto. È un terreno difficilissimo, della cui asperità non hanno idea coloro che stanno in mezzo ai contadini. Ben lo sanno gli amici di Merano, qui presenti, i quali difendono la loro bandiera con strenua costanza tenendola alta in mezzo al turbine socialista. Lode a voi, milites confinarii della democrazia cristiana trentina, noi riconosciamo le vostre fatiche e vi ammiriamo (grandi applausi. Viva i forti di Merano!). Se anche altrove il loro esempio sarà seguito, arriveremo alla sospirata unione professionale trentina. Migliaia di non organizzati ancora ci attendono. Al lavoro! Altro esempio luminoso di organizzazione professionale è quello scelto dalle alleanze di Vallagarina e del Vezzanese. È qui piantata in mezzo ad una folla la bandiera dei Lagarini colla vanga dorata. Salve, o vanga del novale cristiano! Va giù fonda nel tuo simbolico campo, affinché la classe dei contadini rimanga quella su cui la Chiesa possa contare in ogni tempo. Laggiù abbiamo avuto un momento di trepidazione, ma poi i bravi si sono ridestati, hanno preso il sopravvento ed hanno trascinato col loro entusiasmo gli avversari. Qui sono amici vecchi, e accanto a loro i convertiti. (Ovazioni dell’Alleanza). Il congresso ha pensato anche ai fratelli emigranti nelle provincie vicine, dovendo purtroppo rimandare ad altra occasione la trattazione del problema transoceanico. Dobbiamo far voti che col concorso dei parroci nei luoghi d’emigrazione, del Comitato diocesano, dell’ordinariato e della benemerita Bonomelliana si riesca a creare i segretariati che il congresso desidera. Un dotto relatore ha riferito sulla necessità di un’intesa fra gli studiosi cattolici per promuovere un movimento scientifico e letterario”. I popolani hanno ascoltato volentieri anche tali discussioni perché sanno che nei gabinetti degli studiosi si elaborano, come la rivoluzione francese, tutti i grandi movimenti sociali. Generale interesse ha destato la proposta che si dia finalmente una storia dei nostri padri che valga a rafforzare le buone tradizioni del paese. Infine su due altri argomenti importantissimi venne richiamata l’attenzione dei congressisti: l’organizzazione e la stampa. Per la prima più che un piano concreto dovremo limitarci a dare le grandi linee, per il secondo argomento abbiamo ancora negli orecchi il grido d’allarme del D.r Grandi, che con grande eloquenza ha spronato al lavoro. La riconoscenza espressa ai giornalisti fa Onore alla modernità dei cattolici trentini (applausi). Un fatto va notato come caratteristico per tutte le discussioni. Non una parola né un cenno che avesse potuto recare la più lontana offesa per gli avversari. I cattolici sanno la loro forza, conoscono la loro via e camminano innanzi, senza occuparsi degli avversari. Eppure ve n’ha fra essi di accanitissimi e provocanti. In occasione del congresso stesso un giornale ci schernisce quotidianamente, ed ebbe a scrivere che i cattolici migliori non compariranno qui. Ora noi gli rispondiamo che certo, perché noi ci diciamo cattolici, non vogliamo con ciò affermare d’esserlo soli o d’essere i migliori tra loro. La Chiesa c’insegna a recitare il Domine non sumus dignus ed a pregare che il Signore crei in noi un cuore puro e ci rinnovi lo spirito e lo facciamo con atto di doverosa umiltà, innanzi a Dio ed agli uomini. Ma sappiamo anche che i nostri principi sono buoni e che a preferenza di altri ci stringiamo intorno al papa e al vescovo, lavorando per il bene del popolo cristiano, certi che Cristo, il quale premia un bicchier d’acqua dato all’assetato, ci userà misericordia anche per questa nostra azione cattolica sociale che dedichiamo alle classi lavoratrici (applausi). E nient’altra pretesa abbiamo dai nostri avversari se non che rispettino questo nostro buon volere e questa nostra concezione ideale della vita (grandi applausi). L’oratore accenna a questo punto alla fraterna e sapiente collaborazione data al congresso dagli amici di Verona, Milano, Torino. I trentini sanno in quali condizioni estremamente difficili si combatte laggiù e tanto più vivo quindi è l’augurio che riesca ai loro sforzi di rifare l’Italia tutta cristiana (applausi). Dicano laggiù i nostri amici, dicano laggiù nei comizi e nei congressi che noi trentini posti quassù fra le Alpi a difendere le grandi tradizioni della civiltà cristiana e latina ed a battagliare giornalmente per le nostre stesse condizioni d’esistenza, abbiamo compreso il grande dovere impostoci dalla Provvidenza e dalla Storia e facciamo ogni sforzo per adempierlo (grandi applausi). Ed altri amici che ritornano verso il Nord dicano pure anche lassù che chi vede in noi un pugno di sciovinisti imbevuti di fanatismo di razza, mal ci conosce. Dicano esser nostro vivo desiderio che fra i cattolici dell’una e dell’altra nazione sia tregue e che nessuno cerchi il predominio sull’altro, ma che la democrazia cristiana di tutte le nazioni marci verso quel giorno in cui — sovra tutti — regni ed imperi Cristo sovrano (uragano di applausi).
Omero avea bensì cantato che Giove allo schiavo «toglie metà dell'anima», accennando alla fiacchezza del braccio servile cui manca l'impulso psichico del proprio miglioramento, ciò che più tardi confermano Plinio, Varrone, Columella, ecc. Ma tuttavia l'antichità greco-romana, supplendo alla scarsa produttività degli schiavi col loro numero,progressivamente li moltiplicò; sicché nell'Attica come in Roma essi da forse 1/3 della popolazione nei primi tempi, da ultimo salirono a 2/3 (Schmoller, Abignente); e la cupidigia del proprietario terriero (vedi Seneca, Plauto, Macrobio) continuò crudelmente a speculare fra il prezzo dello schiavo e la sua resistenza animale, facendo una concorrenza disastrosa in Grecia come in Italia e altrove al lavoro libero (Curtius, Mauri); donde le congiure degli schiavi (dalle guerre puniche a quelle dei gladiatori), simultanee alle agitazioni dei collegi degli artefici (dalle guerre civili in poi) ed egualmente infruttuose.
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Di alcuni aspetti di essa dicemmo già, accennando a riforme e proposte per restituire una funzione sociale all'enfiteusi, per proteggere il piccolo fittaiolo, per trasformare il salariato delle grandi affittane, per sorreggere le piccole proprietà coloniche. Ma tale legislazione e politica sociale tende a formare un corpo a sé, a cui di recente si adoperano tutti gli Stati, per alte esigenze di solidarietà sociale e di civiltà.
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Nel discutere se l'ente regione debba essere un organo unitario sintetico (e quindi politico nel senso originario e tipico della parola) ovvero una circoscrizione per enti specifici a tendenza o a tipo classista o almeno sotto l'aspetto di rappresentanza di interessi, ho già dato la chiave per la soluzione del problema, nel senso di aver fissata la linea di massima che arriva al consiglio economico al centro, e alla periferia a corpi speciali rappresentativi nell'unità regionale; ed ho aggiunto, accennando alle funzioni provinciali, che gli organi del lavoro, della cooperazione e della mutualità, che oggi hanno una vita stentata, assiderati anche dal prevalente carattere statale, debbono nella loro rappresentanza, diretta o mista, trovare nelle provincie il coordinamento, lo sviluppo e la sede.
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Il riposo non è che la parte negativa del dovere festivo; vi è poi, come indicammo accennando ai molteplici fini di questo, il precetto, positivo, d'un lavoro diverso dall'usuale, non manuale, blando e caro; cure domestiche, rapporti civili e sociali, riunioni, letture, conferenze, scuole catechistiche e via dicendo. Ma c'è altro, e di più importante, che fa veramente della festa il giorno della coscienza cristiana, della Chiesa e del Signore. È imposta cioè, in questo giorno, la partecipazione ai riti collettivi della società cristiana; la Chiesa impone di assistere, nelle feste comandate, alla messa, e suggerisce di assistere anche ad altri riti minori del mattino e della sera; ed al sacerdote avente cura di anime comanda di aggiungere nella sua messa l'interpretazione e la spiegazione del precetto evangelico. Quanto al carattere, che ha l'eucaristia, di rito collettivo, io ve ne dissi già parlando di questa; è una vera riunione di fedeli, per parrocchie, intorno al loro capo spirituale, quel che la società cristiana ci diede nei giorni festivi: riunione che Dio presenzia ed alla quale conviene assistere con animo non solo pio ma anche fraterno, e che deve in qualche modo avere l'impronta di un trovarsi insieme di persone unite da vincoli di profonda e possente intimità spirituale.
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Il partito socialista ha, non ostante le recenti perdite, una rappresentanza notevole alla Camera, la quale potrà piuttosto aumentare che diminuire per nuove elezioni; e l'importanza politica di essa è, per varie condizioni di cose alle quali verremo accennando nel seguito, assai maggiore di quello che la proporzione del numero (25 deputati su 508) farebbe supporre. Noi partiamo adunque da questo dato di fatto per chiederci quale potrà essere e sarà, presumibilmente, dopo le deliberazioni prese nel recente congresso del partito, l'azione di quel gruppo in rapporto all'attività complessiva del parlamento nazionale; sia per i principii ai quali esso si ispira, sia per le condizioni delle sue origini e fasi elettorali, sia infine per i suggerimenti che gli verranno del corso medesimo degli eventi, quale può essere oggi preveduto con lo studio del presente. Quello che diremo del gruppo socialista varrà anche in parte pel repubblicano e per pochi uomini indipendenti del partito radicale.
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