E pertanto ogni capitale non diviene produttivo soltanto per averlo abilmente costruito e preparato, ma bensì per merito di una nuova attività o energia umana che lo congiunga alle proprie forze od a quelle della natura e ulteriormente ne accompagni e diriga e invigili l'esercizio nella produzione.
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E a questo deve tendere il giornalista che conosce l'altezza e la nobiltà della sua missione: a mettere abilmente a profitto d'una nobile causa di progresso morale tutti i mezzi di cui egli può disporre per guadagnarsi i lettori, ed a spargere sulla vita descritta e rappresentala nel giornale la luce di un grande ideale di bene e di pace.
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E noi cattolici di Italia siamo quindi, per intima necessità umana, agitati e spinti all'azione dal problema politico; il quale ci affatica e ci appassiona in sommo grado, anche sotto il velo di altri problemi, — poiché tante sono presso di noi le maschere, abilmente dipinte, della questione politica, quante sono le questioni particolari che ci commuovono; — e ci interessa quasi esso solo l a vita pubblica del nostro paese nei suoi affari interni, e più interno, direi quasi, di tutti il problema che è a un tempo problema religioso, storico, regionale, costituzionale, il cui punto saliente è la questione Romana, che tiene profondamente divisi noi dagli altri: E su questo problema noi cattolici raccogliamo tutta la nostra attenzione, come anche fanno coloro i quali credevano d'averci debellati per sempre, o in nome della ragione umana, come dice quell'illustre filosofo che è il signor Bovio, o in nome di non so quali altre cose, e che pure non s'occupano che di noi, sacrificando alla questione che si deve decidere fra noi ed essi, i problemi più vitali della patria, la sua amministrazione interna, i suoi rapporti con l'estero, la sua espansione coloniale "Esponente morboso, accessibile alle intelligenze più superficiali, di questo sfruttamento del potere a scopi di classe e di parte è il crispismo"> di una critica molto più vasta ed acuta del regime patriottico-borghese in Italia si hanno dei saggi eloquenti, benché in parte esagerati, nella «Critica Sociale»., e spropositando in tutte queste cose, col non pensarvi o peggio ancora quando vi pensano; mossi sempre dall'unica preoccupazione di stabilire e di difendere e di sfruttare rapidamente il partito che li.ha chiamati al potere Si è esagerato talora dai cattolici, a scopi dì polemica, su questo punto. Ma è certo, e va divenendo ogni giorno più manifesto, che la questione romana entra per molta parte nello spiegare, insieme a tante altre cose, quella manipolazione artificiale dello spirito pubblico, che è la base più solida della decadenza parlamentare e della' cattiva politica commerciale e amministrativa., al quale, non ostanti le spavalde dichiarazioni troppo spesso e affettatamente ripetute, sentono che il paese si va ribellando.
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Ma anche questo dell'identificazione del problema politico nazionale col problema religioso il quale è, nel senso più stretto della parola, solo una parte di quello è stato sinora, più che un errore, un industre e ragionevole spediente che viene ancora abilmente sfruttato; e non sarà forse possibile fare a meno di esso se non quando tutti quegli altri interessi, inavvertiti o trascurati sinora, saranno pervenuti, nella consapevolezza dell'animo nostro, a quella maturità che modificando in parte i giudizii, modificherà anche la tattica e i termini immediati dell'agitazione.
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Questa precedenza del pensiero di pochi è così evidente che talora atti di gravità eccezionale, veri giri di bordo, ai quali torna opportuno p. e. dar l'importanza di voti di assemblee numerose, si fanno decidere così a sghimbescio, abilmente rapitane l'approvazione all'adunanza sorpresa: essa avrebbe certo, in altra maniera, approvato egualmente: ma importa, avrebbe discusso. Ora da ciò si temono sorprese e contrattempi che s'ha gran cura di evitare, e però queste grandi assemblee non sono il pensiero collettivo del partito che studia e dispone, ma il pensiero di pochi, abilmente preparato, che si riflette in una assemblea passiva e plaudente.
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raccolgano i migliori di noi tutta la loro attenzione sul problema politico che è il più urgente e il più capace di interessarci e di render fruttuosa la propaganda, se abilmente maneggiato;
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Il Governo ha molto abilmente evitato di giungere a quel'estremo che solo avrebbe colpito l'immaginazione ed il cuore dei francesi, la soppressione del culto pubblico e. la chiusura delle chiese. Esso ha posto per l'esercizio di questo culto pubblico delle condizioni alle quali la Chiesa, per espressa. e risoluta. deliberazione di Roma, non si é piegata: le associazioni cultuali, prima. in base alla legge di separazione del 1905, e poi le dichiarazioni di riunioni pubbliche, applicate, con una legge recentissima, agli atti pubblici di culto. I preti che celebrano messa nelle chiese aperte di Parigi e di Francia agiscono oggi, di fronte alla leggecivile, illegalmente; essi sono, all'occhio del civilista logico e severo, dei sediziosi. E tuttavia il Governo stesso, facendo un passo innanzi nella via di un liberalismo, del quale si possono bensì discutere le intenzioni ispiratrici ma non negare le manifestazioni visibili, accetterà, si dice — ha anzi già accettato nel fatto — una proposta di legge che abolisce il dovere di annunciare previamente le riunioni pubbliche all'autorità civile; con che il clero potrà liberamente e senza fastidi ufficiare nelle chiese. Sicché la lotta non si continuerà qui - diversamente da quello che si può giudicare in Italia - su di un terreno di agitazioni pubbliche e di nuovi conflitti politici, almeno ora e per qualche tempo. Ma ciò stesso rende la crisi più profonda e, in qualche senso, più definitiva.
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Di più, mentre la Patrie française, 1'Action, française od altre simili organizzazioni politiche si presentavano, agliocchidello Stato, come organizzazioni di cittadini aventi la libertà piena di fare la politica che preferissero meglio, ed incapaci di ordire complotti sistematici e minacciosi, contro la Chiesa è stata invece abilmente sfruttata — i lettori ricordano il tenore costante dei discorsi dell'on. Clemenceau nel suo giro politico dell'ottobre 1906 — l'accusa che essa fosse un potere estraneo ed ostile alla nazione, alleato ad avversari antichi della Francia, reo di macchinare segretamente e con tenacia contro le istituzioni repubblicane, di avere steso contro di esse una fitta rete di istituti di educazione nello Stato medesimo, e capace di non smettere la lotta se non quando la Repubblica fosse stata tolta di mezzo. L'accusa era falsa e, per ognuno che conosca da presso il cattolicismo, evidentemente ingiusta; essa aveva tuttavia, agli occhi di un pubblico che conosce oramai troppo poco la Chiesa e che ha molti pregiudizi contro di essa, una certa verosimiglianza che l'ha fatta accettare e menar per buona senza troppe proteste.
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Pio IX, sinché visse, ebbe segretario di Stato l'Antonelli, l'uomo che aveva preparata e rappresentata la politica di lotta tenace e ad oltranza alla «rivoluzione», della quale lo Stato italiano era considerato come l'incarnazione; l'uomo che prima distrusse abilmente — egli che alla sua volta era strumento d'una tradizione e d'un indirizzo antichi e potenti — la politica liberale e neoguelfa dei primi tempi di Pio IX, poi volle condotte le cose all'assurdo della repubblica romana perché più vicina fosse la catastrofe, quindi si oppose tenacemente — sfidando anche il corrucio di potenti protettori — ad ogni piano d'indirizzo costituzionale e modernizzante nel governo degli Stati della Chiesa, aspettò imperturbabile la catastrofe del 1870 e continuò sino alla fine a considerare l'Italia nuova, come un'invasione passeggera, innanzi alla quale non ci fosse che da aspettare, con dignitosa protesta, la fine.
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