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In tale occasione si mandano degli inviti speciali, ai quali si deve rispondere in tempo, affinchè i padroni di casa vedano il numero dei partecipianti e possano provvedere ad un numero abbondante di ballerini. E' assai penoso quando ci sono più ballerine che ballerini.
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Sostituiamo possibilmente, dopo il pasto, il caffè ch'è sempre dannoso con una breve siesta ristoratrice: sappiamo bene che dopo un pasto più abbondante il sangue affluisce agli organi digestivi, ed appunto perciò questo tempo è poco adatto ad una attività intellettuale o fisica. Il pasto principale si faccia di sera, dopo terminate le occupazioni giornaliere, ed anche in quest'occasione possibilmente evitando, ma in ogni caso moderando il consumo di carne, mangiamo preferibilmente ed in maggiore abbondanza legumi e frutta. Come bibita è da preferirsi l'acqua pura oppure qualche acqua minerale. Chi si nutre in tal modo o in modo simile, conserverà a lungo un eccellente aspetto, un colorito fresco, occhi espressivi, abbondanti capelli, buoni denti, umore vivace e fresco. Una nutrizione sbagliata cagiona umore tetro, irritabilità, occhi stanchi, pelle floscia e denti cattivi.
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Essi consistono anzitutto in una modificazione della nutrizione, indirizzandola ad un consumo più abbondante di cibi, che in pari tempo siano anche più ricchi di calorie, dunque: molto grasso, molto latte, cioccolata, carne grassa, spessi ed abbondanti pasti. Si devono evitare le fatiche, sia fisiche che intellettuali, e si dedichi abbastanza tempo anche alla dormitina del dopopranzo; non starebbe bene però di tralasciare del tutto la ginnastica. Moderati esercizi del corpo sono utili e consigliabili dunque anche durante a cura d'ingrassamento, per conservare l'agilità, la salute e il buon umore.
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Anche un consumo più abbondante di alcool, caffè e tè, causano a persone predisposte un'aumentata secrezione di sudore alle mani. La guarigione di questo male è possibile soltanto col risanamento del sistema nervoso, con una cura idroterapica generale, docce, bagni di sole e d'aria. In caso di bisogno si può far diminuire la spiacevole secrezione di sudore mediante un trattamento coi raggi X. Per eliminare il sudore delle ascelle, disturbo non meno spiacevole dei precedenti, si usino anzitutto vestiti che lasciano passare sotto le braccia abbastanza aria. Inoltre è necessario di lavarsi ogni giorno accuratamente. Infine sono raccomandabili anche le stropicciature con allume all'acido acetico (tre per cento), in ogni caso aggiungendovi acqua di Colonia. Lo stesso risultato s'ottiene anche con aceto da toilette (aceto di vino ed acqua di Colonia in parti eguali). In caso d'un'eccessiva secrezione di sudore al viso, si lavi questo mattina e sera con acqua molto calda, a cui sia stata aggiunta una punta di coltello d'acido borico. Poi si sciacqua il viso con acqua fredda, in cui si scioglie precedentemente del borace. Giova anche lavarsi con aceto da toilette. In caso d'abbondante secrezione di sudore, accade talvolta che lo strato corneo della pelle si gonfi ed otturi gli sbocchi delle glandole sudorifere. Il sudore si raccoglie allora in goccioline e si sviluppano delle vescichette. Un bagno caldo basta ad eliminare questo disturbo. Per impedire la formazione delle vescichette, s'impolveri leggermente con cipria le parti dove esse usano formarsi, specialmente il petto, il ventre e i punti di giuntura delle braccia e delle gambe. Come abbiamo già menzionato, un'insufficiente pulizia dei resti di sudore delle cellule epidermiche morte, cagiona odori molto sgradevoli, che devono venir combattuti con bagni di tutto il corpo e con una nettezza accuratissima. In caso d'un ostinato cattivo odore del corpo, si guardi di sopraffarlo con l'uso d'un profumo, sino a tanto che un serio trattamento medico non elimini la radice del male. Mai però si voglia sostituire il profumo alla pulizia e si tenga presente che un eccessivo uso di profumi può rendere una persona altrettanto insopportabile all'olfatto dei vicini, che lo stesso male che si vorrebbe neutralizzare e nascondere. Di giorno possibilmente non s'adoperi in generale profumi ma soltanto acqua da toilette profumata. Per la toilette serale si può adoperare moderatamente un profumo. Non si profuma però mai il vestito o il fazzoletto, ma si versano soltanto alcune gocce di profumo sul collo, sulle braccia e sulle mani. Si evitino profumi dall'odore forte, e così pure non se ne faccia uso in quantità esagerata. La qualità del profumo prescelto rivela il gusto di chi lo usa. Le moderne inglesi sono ancor oggi fedeli all' « Old Lavender » e all' « Eau de Cologne » ed affermano che nessun altro profumo ristori così bene i nervi e lo spirito come questi due. Piacevole odore hanno anche i profumi di rosa, di mughetto e di lillà. Invece profumi prodotti con sostanze animali, come per esempio il muschio, sono piuttosto nauseanti. Poco distinto è l'uso di profumo dai signori: eccezione fatta per l'acqua di Colonia, che però non va annoverata tra i profumi, ma piuttosto tra i mezzi refrigeranti.
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Tanto più abbondante è la formazione del tartaro, quanto meno si mastica coi rispettivi denti. Innocuo per sè stesso, il tartaro crescendo continuamente respinge le gengive dal loro posto naturale, sicchè le gengive spostate non tengono più saldi i denti. Il tartaro può bensì venir facilmente allontanato dal dentista, ma ciò non giova però a far riprendere il posto di prima alle gengive che una volta ne furono già deviate. Quanto più abbondante è dunque la formazione del tartaro, tanto più opportuno è di farselo allontanare, almeno due volte all'anno, per impedire per quanto possibile il ritirarsi delle gengive. Un processo naturale è il rilassamento dei denti come un fenomeno dell'età, che spesse volte comincia già a 35 anni, mentre in molti casi soltanto a 60. Contro questo inconveniente combatte la tecnica moderna che va sempre più perfezionandosi, mediante le dentiere artificiali.
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In ristoranti o caffè affollati non si resta troppo a lungo, neanche se si è fatta una consumazione abbondante. E' questo un naturale dovere di cortesia verso gli altri ospiti, che desiderano pure trovar posto. E' indecente bere più di quanto la sete c'impone. Specialmente in compagnia si stia molto attenti. Il bere eccessivamente non soltanto tradisce la mancanza di predominio su noi stessi, ma ha anche le solite e note conseguenze spiacevoli. Se si viene a trovarsi in una situazione penosa con un commensale troppo animato dal vino, si procuri di condurlo a casa quanto prima, dopo aver pagato anche il suo conto. Non si conducono bambini in un ristorante, che nel caso di assoluta necessità, e ti conviene sorvegliarli e tenerli in freno, in modo che non importunino nessuno. Al caffè non si va mai con bambini. I cani si lasciano a casa. Il dar a mangiare al cane dal piatto gli avanzi del pasto, è una indecenza di cui gli altri ospiti devono subito avvisare il proprietario o i camerieri del locale, che a loro volta devono far smettere immediatamente quest' abuso poco estetico ed antigienico. In ristoranti e caffè non si dovrebbe lasciare entrare merciaiuoli ambulanti, come purtroppo lo fanno molti proprietari, talvolta anche con l'approvazione di una grande parte degli ospiti, specialmente in provincia. Se non si vuole comperare niente, il meglio è di dire decisamente « Grazie ».
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Il corredo sia dunque composto di tela fine, ben cucito e abbondante. Ai merletti, quasi sempre di poca durata, è bene preferire dei ricami a mano, eseguiti alla perfezione, i quali hanno senza dubbio un pregio maggiore. Ho detto "abbondante„ ma anche su questo non bisogna esagerare; vi sono talune spose che si fanno tanta biancheria da averne per venti anni e che finisce poi con l'ingiallire e passar di moda stando inadoperata e chiusa negli armadi. La biancheria, del corredo deve, innanzi tutto, essere adatta alla nuova posizione della sposa; se non potrà permettersi il lusso di una cameriera abile nello stirare e nella conservazione della roba, farà cosa giudiziosa prepararla nel modo più semplice possibile, senza complicazioni di merletti e di nastri, perchè una donna da tutto servizio gliela stirerebbe come Dio vuole, e darla settimana per settima alla stiratora, è una spesa oramai divenuta proibitiva per tante borse, senza contare che il consumo sarebbe eccessivo, a meno che la signora non si adattasse a stirarsela da sè. In ogni modo la biancheria più apprezzata è quella fatta con buona tela finissima e lavorata con ricchezza e semplicità. Tutte le altre cianciafruscole di seta, crespo, "linon„ hanno la vita di un'ora e sono, quasi sempre, il patrimonio dei cenciauoli. Il corredo deve essere, naturalmente, marcato con le cifre da sposa. Se questa, col matrimonio, assume un titolo nobiliare potrà farvi ricamare la corona — ma non potrà ricamarla nel caso che da nobile passi a nozze con un non titolato. Su questo punto si commettono, spesso e volentieri, parecchie infrazioni al buon senso e alla praticità. Nei luoghi ove la sposa — per tradizione familiare — reca nel corredo anche una parte di biancheria da tavola, questa dovrà essere segnata con le esclusive cifre del marito.
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Nelle colazioni sono ammessi gli antipasti; questi però saranno assolutamente aboliti nel pranzo serale; i cibi del pranzo, inoltre, saranno più leggieri ed elaborati, mentre il servizio di "dessert„ dovrà essere abbondante e sceltissimo. I vini serviti in bicchieri colorati, a seconda della quanta: preferibilmente vini italiani: Barolo, Capri, Marsala, Vin santo; nel centro della tavola le fruttiere di porcellana o d'argento colme di primizie, fra anfore di fiori e "trionfi„ di dolci. Possibilmente i convitati saranno serviti da due domestici i quali comincieranno la distribuzione delle vivande dal lati opposti della tavola.
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Quello che ci si può permettere nell'intimità della nostra casa non è sempre accettabile in società ove spesso si trovano signore che soffrono il fumo, e a cui non basta l' animo di confessarlo per privare i vicini di quel piacere innocente ed inutile; gli uomini potranno ritirarsi in un salotto adibito a tal uso ove si troverà in permanenza uno svariato e abbondante servizio di liquori. Bisogna confessarlo: ai nostri giorni i signori uomini considerano un po' troppo i salotti come "fumatorî„. È raro che dopo pochi minuti che un visitatore è in conversazione — tra amici, s'intende — non chieda il permesso di fumare. E siccome agli amici non si dice di no, così avviene che dopo un'ora di amichevoli conversare la sala in cui si trovano radunati gli ospiti prenda l'aspetto d'una tettoia di ferrovia dello Stato... E parlo di sigarette; in quanto ai sigari nessun uomo educato si permetterebbe di accenderne uno in presenza delle signore, nemmeno trattandosi dei più fini — se mai potrà ritirarsi con qualche amico sul balcone o in giardino, se proprio non può fare a meno di abbandonarsi alle dolcezze della nicotina. V'è anche qualche signora che non si perita di fumare sigari fini... e non fini; ma sono fortunatamente delle eccezzioni; una donna con un "trabucos„ o un "virginia„ fra le labbra è paragonabile a un barrocciaio, e si arguisce subito qual'è il grado della sua finezza e della sua educazione.
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La lista delle vivande deve essere abbondante e varia perchè gli invitati possano scegliere a tutt'agio ciò che è di loro gradimento. Tocca ai cavalieri occuparsi delle dame, richiedendo alla servitù ciò che si desidera di cibi e bevande calde e fredde. Invece il servizio di thè e di rinfreschi sarà preparato in un'altra sala e potrà essere frequentato sin dal principio del ballo il quale però non è mai iniziato prima delle ventidue.
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Lo straccio dev'essere netto, l'acqua abbondante, non floscia la mano e il busto lontano dall'acquaio: come stridono lieti i piatti stropicciati ben bene, come scintillano i bicchieri, come luccicano le posate! L'asciugatoio non riceverà quelle brutte chiazze nere che sono il tormento delle buone massaie, nè servirà a togliere l'untume dimenticato sulle stoviglie e specialmente tra i denti delle forchette! Io scommetto che, anche in quest'atteggiamento, ispirereste a Omèro uno squarcio di vera poesia. Ma quanti Omèri moderni la pensano come l'antico! Quanti a una languida signorina strimpellante il pianoforte o abbandonata sul divano con un romanzo fra le mani o ascoltante con compiacenza un suo vago dolorino di stomaco, sempre preoccupata del"come far passare il tempo", quanti a tale signorina preferiscono una ragazza alla buona che riduce la casa uno specchio, che sa dire quale vernice meglio s'adatti a' pavimenti, che non si trova in impaccio davanti a una macchia d'inchiostro, che sa ripiegare una giacca da uomo, che, colta alla sprovvista, sa spiattellarti il prezzo di tutti i generi alimentari più comuni e che, nell'assenza della domestica - se pure è abituata ad averla, - sa tirarsi su le maniche e cavarsela col mestolo e col pennacchio! Le figliole della regina Vittoria d'Inghilterra, chiamate poi a reggere paesi, furono sorprese più volte da illustri personaggi con le mani imbrattate d'uovo e di farina. Nausicaa ha dunque avuto delle seguaci tra le famiglie reali. E voi. . . ? Lasciatemi credere che non manchino fra noi italiani di queste ideali creature, che sono fate benefiche nella piccola reggia abbellita dalle loro mani animate, e diffondono attorno grazia e sorriso, salute e benedizione.
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Io mi limito a osservare che uno sparkling, cocktail a base di (abbondante) succo di frutta e spumante brut, e poi magari un bicchiere di Moscato per accompagnare il dolce danno, con un minimo di alcol, il massimo dell'allegria. E non fanno rimpiangere i superalcolici che, quelli sì, dovrebbero essere banditi. Responsabilizzare i figli significa anche accordarci sul fatto che toccherà a loro riordinare e ripulire gli ambienti dopo la festa, e ripagare eventuali danni. E poi usciamo, resistendo stoicamente alla tentazione di telefonare ogni mezz'ora per sapere «come va».
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Per mantenere il più serena possibile I'atmosfera di questa convivenza senza vera intimità, non alterniamo confidenza e sussiego, momenti di familiarità e di distacco: se si è deciso che i pasti vanno consumati separatamente, sarà sempre così (ma il menu sarà rigorosamente uguale, e ugualmente abbondante); non facciamo (e tantomeno sollecitiamo) c onfidenze e pettegolezzi su conoscenze comuni o precedenti datori di lavoro. Paghiamo sempre puntualmente quanto loro dovuto per legge, evitando commenti velenosi. In compenso, se non vogliamo accondiscendere a richieste di aumento di stipendio o di riduzione d'orario, non abbiamo timidezze: è un nostro diritto dire di no, ma è un dovere farlo senza arroganza né rabbia, motivandolo con frasi pacate: «In questo momento proprio non posso, perché....» (ma attenzione: non pretendiamo di essere creduti se ci concediamo a ogni piè sospinto acquisti folli e week-end dispendiosi: chi lavora in casa nostra conosce benissimo le nostre abitudini e il nostro guardaroba). E soprattutto, se vogliamo che l'altro accetti le nostre esigenze, mostriamo di capire il suo punto di vista: a chi non farebbe comodo più denaro, o più tempo libero? Quindi evitiamo di sminuire il suo lavoro con frasi del tipo: «In fondo non ha poi quel gran da fare» o di fare leva sull'affettività («Allora non vuole bene ai bambini»); eventualmente, per addolcire il rifiuto, si può lasciare aperta una possibilità: «Riparliamone fra qualche mese, quando spero migliorerà la mia situazione di lavoro».
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In caso di servitù abbondante, comunque, le suddivisioni del lavoro, i limiti, i diritti e i doveri di ognuno devono essere preordinati e non lasciati al caso o agli umori del personale. Anche così, è inevitabile che sorga ogni tanto qualche attrito e che la signora sia chiamata a far da arbitro. Nel qual caso, sogghignando un pochino, le auguriamo buona fortuna e la lasciamo lì alle prese con tutta la sua servitù in subbuglio.
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Ammetto che nei confronti dell'eternità quarantacinque minuti sono meno d'un attimo, ma nei confronti del telefono e di chi ha da fare sono un secolo abbondante. Intendiamoci: se siete soli in casa, e se l'altra persona è sola in casa, se siete certi che non ha niente da fare, e che nessuno abbia bisogno di telefonare a voi o a lei, non staremo qui a contarvi i minuti. Ma: come fate a esserne certi? Di solito non si tratta di certezza, ma di scarsa considerazione per il resto del mondo in generale, e per le linee telefoniche in particolare. Dunque. Primo, chiariamo cosa si intende, oggettivamente, per «telefonata breve»: si intende una telefonata di pochi minuti, non di pochi quarti d'ora. Secondo, stabiliamo i casi in cui è veramente obbligatorio essere brevi (sotto i cinque minuti): Quando si è a un telefono pubblico. Quando si ha un duplex. Quando si è in casa d'altri o l'altra persona è in casa d'altri. Quando si è certissimi che la persona con cui parliamo abbia tempo (e voglia) di ascoltarci. Quando qualcuno in casa nostra o in casa dell'altra persona ha bisogno del telefono (a questo proposito si scatenano quotidiane risse nelle famiglie con figli in età d'amore: «Sbrigati! Sei al telefono da un'ora! Aspetto una telefonata! Piantala subito o ti spacco il ricevitore in testa!», e l'altro: «Un momento! Fammela almeno salutare! Non si può salutare una persona in questa casa?» Difficile far intendere a un giovane cuore che un saluto dovrebbe durare un po' meno di quaranta minuti). Infine, è obbligatorio essere brevi quando si è in teleselezione e le bollette non le paghiamo noi (in questo caso le risse familiari si scatenano trimestralmente: ma in modo molto più drammatico). È chi ha chiamato, di regola, che deve prendere l'iniziativa di chiudere la comunicazione. Ma se non lo fa o si dilunga oltre i limiti del lecito e della pazienza, il chiamato può dire con tono di rincrescimento: «Scusami, adesso devo andare, ci sentiamo nei prossimi giorni», o qualcosa di simile. Se chiamando un numero, lo si trova lungamente occupato, è lecito farlo interrompere dalla SIP? Si, in casi d'emergenza, o se siete stati autorizzati a farlo. Altrimenti, assolutamente no: è un atto di presunzione (chi vi dice che la vostra telefonata sia più interessante o importante?), di prepotenza, di scarso rispetto per gli altri.
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La lettiera era sempre abbondante, costruita in modo che presentava una pendenza all' infuori, onde le urine colassero del continuo in un canaletto coperto, che era al margine, e di qui scorrevano in una vaschetta fuori della stalla, di costa al letamaio; dove andavano tutti gli scoli della stalla, con un po' dell'acqua piovana; qui le lasciava fermentare due o tre mesi, e poi con tinozzi le andava a spandere sui trifogli, sulle mediche; che vi dico io come ne godessero e venissero su rigogliose! Qualche volta a queste urine mescolava un po' di gesso, il che serviva a fissar meglio l'ammoniaca, che è un gaz utilissimo alla vegetazione.
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Nel sesto anno da capo all'aratura profonda, alla concimazione abbondante. Con quest'avvicendamento rimaneva meglio diviso il lavoro, perchè di 5 lotti ne aveva soltanto uno da concimare, e poteva fare una letaminatura copiosa; come anche uno solo ne aveva a scavare a profondità.
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Il complimento vuol esser piuttosto abbondante che scarso. Monsignor della Casa dice: » Tu farai dei complimenti » come fa il sarto de'panni, il quale » piuttosto li taglia vantaggiati che scarsi; ma non » però si che dovendo tagliare una calza ne riesca » un sacco, nè un un mantello. E se tu userai » in ciò un po' di convenevole larghezza verso coloro » che sono meno di te, » sarai chiamato cortese. » E se tu farai il somigliante verso i maggiori , » sarai detto costumato e gentile; ma chi » fosse in ciò soprabbendante e scialacquatore, sarebbe » biasimato siccome vano e leggiero; e forse » peggio gli avverrebbe ancora, ché egli sarebbe » avuto per malvagio e per lusinghiero ».
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A mezza cottura vi si aggiunga formaggio grattugiato abbondante, ed uva passola, avvertendo di ben dimenarlo, perchè non si attacchi al fondo del vaso ; indi si aggiunga sempre brodo in proporzione del bisogno, e si faccia cuocere perfettamente. Si potranno poi ad arbitrio aggiungervi tartufi triti, poca acciuga, od una cipolletta, e riescirà un riso squisito.
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Tutto era già mutato, prima della guerra, nel corredo di biancheria di una sposa, importantissimo elemento di un buon matrimonio: l'antico abbondante, abbondantissimo, solidissimo, pesantissimo corredo, sessanta camicie da giorno, sessanta da notte, dodici dozzine di paia di calze, eccetera, eccetera, era già trasformato in un molto minor numero di capi, ma molto più fini, molto più leggeri e molto più costosi... Ma dopo la guerra! La trasformazione è anche più profonda: la tela di Olanda, fondo antichissimo, del corredo, o non esiste più o è costosissima: la battista, non si chiama più battista: la mussolina, non si chiama mussolina: e i corredi di biancheria si fanno, oramai, di linon, di nansouk, e di crespo della Cina, tutto à jour, ricamato, ricamatissimo con merletti finissimi, con applicazioni pompadour. Un corredo molto ricco, è fatto da trentasei parures complete, camicia da giorno, camicia da notte e copribusto con pantaloncini: dodici parures di linon, dodici di nansouk, dodici di crespo della Cina: un pò meno ricco, ma sempre molto chic è di trenta parures, limitando a sei quelle di crespo della Cina. Un corredo buono, diciamo così, è di ventiquattro parures, cioè dodici di linon e dodici di nansouk, senza le sei di seta, salvo qualche parures, una o due di seta. E in questi corredi così evanescenti, ogni madre prudente, deve introdurre un pò di biancheria seria, diciamo così, camicie da notte con colletto chiuso e le maniche lunghe, camiciuole accollate, per quando la figliuola sia sofferente o puerpera; e unirci delle calze di lana, allo stesso scopo e dei grandi fazzoletti di tela, per quando si ha il raffreddore! Su tutta la biancheria della sposa si ricama l'iniziale del suo nome di battesimo: è roba sua: lei la deve indossare e il suo nome di battesimo non cambia, in casi funesti di separazione, di vedovanza. Qualche sposa, per convenzione di famiglie, porta anche la biancheria da letto e da tavola; non è suo obbligo, ma, certe volte, si stabilisce così. Allora bisogna far ricamare, sulla biancheria da letto e da tavola, la iniziale del cognome della sposo. Bisogna considerare che egli è il capo della casa; che tutta la roba di casa gli appartiene; che, in caso di separazione o di vedovanza, egli lascia alla sposa o restituisce alla famiglia della sposa, solo il corredo personale di biancheria, mai quello di casa; che in caso di morte dello sposo, egli può disporre della biancheria di casa, come crede! Quindi, iniziale del nome della sposa, sul corredo personale di lei: iniziale del cognome dello sposo, sulla biancheria di casa. Quando il corredo di biancheria della sposa, è molto importante, se ne inserisce il valore di costo e la nota, nella scritta nuziale, dove s'inserisce anche il valore e la nota dei gioielli che porta la sposa e che sono suoi.
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Che mèsse abbondante non si raccoglierebbe di questa vergognosa merce in Italia, quando la polizia, secondata dai cittadini onesti, si mettesse per davvero a far guerra a queste turpitudini! e facesse insieme scomparire dai luoghi pubblici quelle certe suonatrici ambulanti che accompagnano le graffiature e gli strappi delle loro stuonate chitarre con certe laide canzoni, eruttate dalle fauci affaticate dall'acquarzente!
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Né i mobili appariscenti, né lo sfarzo degli addobbi, né il lusso di numerosi servi ponno supplire alla mancanza della pulizia e dell'ogni cosa a suo luogo; qualunque più modesta abitazione può diventar leggiadra mediante quelle attenzioni che sono il segreto della grazia femminile: la più meschina soffitta co'suoi pochi mobili convenientemente disposti, ripuliti a dovere, co'suoi modesti arnesi rilucenti di nettezza ti dà miglior profumo d'onestà, e ti rallegra assai più il cuore che non un dorato appartamento in cui il sudiciume e la scompostezza, si riflettano negli ampi specchi che adornano le pareti: «Il più lieve suono della casa — scrive l'impareggiabile Dickens —governata dalla moglie con quella savia ed elegante economia che è più abbondante di ogni scialacquo, è una soave musica per l'onesto marito». Una donna senza ordine, trascurata nelle faccende domestiche è la rovina d'una casa; e non v'e fortuna così solida che possa resistere allo sperpero prodotto dalla incuria. Povere quelle case in cui le donne si alzano da letto e si accingono a far toeletta quando il marito e già di ritorno stanco del mattutino lavoro! «L'amore alla casa - ve lo confermano queste belle parole del dottor Chiavacci - la sua mondezza, la osservanza fra le domestiche mura delle norme d'igiene privata sono l'esatto termometro della salubrità, della civilizzazione d'una città: e quando vi venga fatto di trovare una casa, in ogni riposto cantuccio della quale, né l'occhio, né il naso nulla incontrino di che chiamarne in colpa gli abitanti, voi potete liberamente allargare il cuore ad una dolce compiacenza, perocché siate sicuri di avere scoperto un piccolo mondo di proprietà, di buon ordine, di salute; fattori questi, il prodotto dei quali è sempre, se non l'assoluta felicità troppo rara fra noi, certo almeno la pace, quella tranquilla serenità di spirito che è premio a se stessa, che dà invidiabile saldezza di tempra all'anima e sa trovare un raggio di confortevole luce anche in mezzo allo squallore di non meritate privazioni».
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Pulizia delle parti lese con abbondante sapone bianco; non rompere le vesciche che potessero essersi formate; applicazioni di olio e acqua sbattuti insieme, oppure olio e acqua di calce. Se le scottature sono estese e il malato è abbattuto, somministrare vino, caffè forte, brodo, ecc.
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Quella carne brutta, scura, a pezzi, con abbondante osso, che il macellaio mette con sveltezza nel cesto della bella servotta, aggiungendo una parolina galante... non ha nulla a che fare con ottimo bollito grasso e magro che si mangia negli alberghi e nelle trattoria buone... Quindi, la padrona di casa istruisca la domestica, oppure ordini telefonicamente al macellaio una certa quantità di copertina, spalla, costata o petto. Per avere un ottimo brodo, conviene mettere la came in acqua fredda; per avere un buon lesso, la came va calata quando l'acqua bolle. Per avere buono l'uno e l'altro, si metta la carne quando l'acqua è tiepida. Bisogna calcolare un chilo di manzo su due litri di acqua e unirvi abbondante verdura, oppure un pizzico di «julienne» (vedi cap. XVI). Per poter poi, a tavola, «fare la parte» di bollito a parecchie persone, è consigliabile comperare carne senz'osso (girello, piccione, nasello) e unirvi un po' di osso ricco di midollo; oppure, per la minestra, si può insaporire un brodo leggero con gli estratti di carni di gran marca italiana.
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Infine si passa tutto al setaccio, si versa la purée che ne risulta su pane abbrustolito, o fritto nel burro, e si serve con abbondante Parmigiano. Altre minestre, per cui non occorre il brodo, sono purées diverse (ottime, pratiche ed economiche sono quelle di piselli, pomidoro, asparagi e sedani, che si trovano belle e pronte in commercio, che si preparano con un'aggiunta di burro, in cui sia imbiondita un po' di farina, latte e acqua), minestrone e poi tutte quelle fatte col battuto, col brodo di pesce, col latte, ecc...
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Quando esse fossero molto macchiate, allora converrà lavarle immergendole intieramente in abbondante acqua tiepida, (con gr. 12 di carbonato di soda per ogni litro d'acqua), sfregarle con garbo, risciacquarle, farle asciugare all'ombra in ambiente caldo; infine poi batterle e ripettinarle. Le pelliccie vanno pure battute per rovescio e tenute per qualche ora al sole; quando fossero macchiate o, comunque, sgualcite, converrà farle pulire dal pellicciaio o dalla tintora. Poi esse vanno messe in tela di bucato, con sacchetti di velatino pieni di naftalina, canfora o pepe, e poi in giornali. I bauli o cassoni in cui la roba va riposta, debbono stare per una giornata al sole e all'aria, poi essere spolverizzati di «Flit» e foderati di giornali: qua e là vanno pure messi dei sacchetti di velatino con naftalina, un po' di pepe e un po' di canfora. Poi ogni cassone va sigillato con una striscia di carta e segnato con un numero progressivo; del suo contenuto vanno fatte due copie, di cui una dentro al baule, e una in mano alla padrona di casa, la quale deve unirle tutte in un quaderno. Le scarpe da sera dorate si debbono ripassare con apposita crema, a base di polvere d'oro, e mettere in carta velina scura; le scarpe d'argento in carta velina nera, e tutte colla loro forma, oppure fortemente imbottite con vecchie calze e vecchi stracci leggeri. Il «lamè» di vestiti e di mantelli si deve mettere fra carta di seta, in luogo asciuttissimo, perchè esso annerisce, se è riposto dove ci sia traccia di umidità.
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.; nel pomeriggio, una bella tazza di caffè e latte bollente, con abbondante pane e, se è possibile, con un po' di miele. Anche il cacao al latte è indicatissimo; per avere pronto un ottimo concentrato di cacao che, sciolto in latte o in acqua, dà un risultato particolarmente adatto per ristorare lo stomaco nel più freddo inverno, ecco la ricetta della signora Ada Boni: «Riscaldare un etto di cioccolata, rammollito con un po' di acqua e frullarlo a fuoco debole, fino a che esso abbia l'aspetto di una crema vellutata. Unirvi allora, sempre mescolando, gr. 400 di zucchero, e sciogliere poi il tutto con due bicchieri di acqua. Mescolare bene e scaldare il composto senza però farlo bollire. Lasciarlo raffreddare e unirvi un bicchiere di alcool purissimo, in cui sia stato sciolto mezzo grammo di vaniglina. Uno o due cucchiai di questo composto danno un ottimo cacao igienico e corroborante». In qualche sera particolarmente fredda, quando si torna da teatro, può riuscire utile e piacevole trovare pronta, prima di andare a letto, una tazzina di punch... Spesso un raffreddore o un piccolo malanno sono evitati, prendendo qualcosa di forte e di bollente e ficcandosi poi sotto le coperte, con un fazzoletto in testa. Per ottenere in casa un buon sciroppo di punch, sempre secondo la ricetta della signora Ada Boni, bisogna far macerare per dieci giorni la buccia di un grosso limone in mezzo litro di alcool a 90 gradi, dove sia stata tagliata a pezzetti una stecca di vaniglia. Bisogna poi unire questo alcool aromatizzato a un litro di buon rhum, e all'infusione di gr. 10 di thè fatto in un bicchiere d'acqua bollente, quando questa infusione sia divenuta fredda. Infine unire due chili di zucchero sciolti in un litro di acqua calda e un grammo di acido citrico sciolto in un cucchiaio di acqua. Chiudere il tutto e lasciar riposare per tre giorni; indi filtrare e riporre. Con la spesa di circa 50 lire si possono quindi avere quasi tre litri di una composizione perfetta e profumata, atta a dare del punch eccellente, se sciolta in acqua calda, in proporzione d'un cucchiaio per tazza. Altra ottima ricetta pel punch, sia da bersi a bicchierini, sia da mettere nel thè, è la seguente: Lasciare in fusione per tre o quattro giorni una buccia di arancio e una buccia di limone (tagliata sottile e a pezzetti) dentro 1 / 2 litro di alcool e un litro di buon rhum. A parte preparare a caldo uno sciroppo con un chilo di zucchero in un litro di acqua; unire il tutto a freddo.
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Le ricche famiglie che tengono ancora una abbondante schiera di domestici, possono applicare al caso loro i versi del Petrarca:
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Benissimo, poiché il gelato è più leggero di altri dolci e più indicato dopo un pasto abbondante. Dunque diamo dieci con lode al gelato, servito non soltanto a fine pasto ma anche adattissimo in altre occasioni: perfino il pomeriggio al posto del solito tè (specialmente se è estate). È di buon gusto dare al gelato un minimo di "personalità". Per esempio decoratelo con canditi, con fragole (fresche o surgelate), con lamponi o mirtilli se è la stagione, con panna montata, con graniglia di cioccolato. D'inverno potete servirlo con una cucchiaiata di cioccolata calda (anzi caldissima) da versare all'ultimo momento, magari a tavola. Il gelato può servirvi inoltre a dare vivacità a una banale macedonia: in questo caso dovrete mettere nella coppetta individuale non più di una o due palline (esistono strumenti appositi per farle). Se si tratta poi di un gelato in mattonella o addirittura di una torta gelata, servitelo come dessert a tavola su un normale piatto da dolce: le varie porzioni verranno divise con la solita paletta da dessert. Come si mangia il gelato? Con il cucchiaino a paletta; ma potete benissimo adoperare il normale cucchiaino da dessert (più o meno grande come quello da tè, ma più maneggevole). Raccomandiamo poi a tutti i golosi di non raccogliere il gelato fino alle ultime gocce, come fosse un brodo. Al bar il gelato si mangia allo stesso modo. Una parola a parte meritano le granite di cioccolato o di caffè con panna, e i coni gelati. Per le granite diciamo che è sbagliato mescolare panna e gelato col cucchiaino. Quanto ai coni gelati e ai vari gelati da passeggio, diremo soltanto che questi si addicono unicamente ai bambini e ai ragazzi.
Se si è abituati la mattina a un breakfast (e cioè a una prima colazione molto abbondante), si servono le nova fritte con la pancetta, strapazzate, o alla coque. Per la merenda si trasformano in un gustosissimo zabaione o in crema per i pin golosi. Per la cena della mezzanotte o semplicemente per un pranzo o colazione rustica, si possono servire sotto forma di una saporita frittata, la quale potrà essere semplice (e cioè fatta di sole uova) o a base di prosciutto, salsicce, formaggio, cipolle, pomodoro, e qualsiasi altro tipo di verdura: c'è una ricetta per tutti i gusti. Le uova possono far parte di un antipasto come di un'insalata. Molti piatti a base di uova o di sole uova vengono serviti individualmente, a ognuno cioè, va il suo tegamino singolo (con l'uovo fritto, magari), o la sua frittata o il suo portauovo, o la sua piccola pirofila. Così ognuno avrà la sua porzione pronta e calda. Dopo una portata di uova, è assolutamente necessario cambiare piatto anche nelle circostanze più semplici e familiari; bisogna cambiare anche la forchetta. Il sapore dell'uovo infatti è molto resistente e potrebbe rovinare il gusto delle vivande successive. Come si mangiano le uova? Essendo un cibo molle, esigono l'uso della sola forchetta. Al massimo aiutatevi con un pezzetto di pane. Una parola a parte per l'uovo alla coque. Le uova alla coque, anzitutto, non devono essere portate a tavola nel portauovo: servitele invece su un piatto coperto da tovagliolo. Il portauovo, con relativo cucchiaino, sarà posato vuoto sul piatto di ogni commensale. Guardatevi dall'aprire il guscio dell'uovo alla coque con la lama del coltello: si apre sempre e soltanto col cucchiaino. Il già citato pezzetto di pane potete intingerlo, se la colazione è in famiglia: altrimenti usate il solo cucchiaino. Le uova sode vanno servite già sgusciate e tagliate.
Si tratta però di una prima colazione molto abbondante che comincia con un succo di frutta e continua con corn flakes, uova (cotte in vari modi), salsicce, bacon, tè o caffelatte, pane con burro e marmellata. In pratica è un vero e proprio pasto. Gli inglesi lo consumano con calma, prima di andare in ufficio, e la tavola è apparecchiata come per una colazione del mezzogiorno. In Italia quasi nessuno segue quest'abitudine, ma molti italiani che si sono recati in Inghilterra se ne sono dichiarati entusiasti. Non ci si presenta mai al breakfast in vestaglia e con gli occhi ancora appannati dal sonno. La famiglia inglese che vi ospita potrebbe offendersi.
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Le persone che soffrono facilmente di emicrania congestionale faranno bene a dormire con la testa rialzata in modo da evitare un troppo abbondante flusso di sangue al cervello. Vi è anche l'emicrania proveniente da anemia, che è per solito accompagnata da un senso di debolezza nervosa e di vertigine. È utile il massaggio della testa, ma si dovrà curare sopratutto l'intero organismo.
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Nella stagione fredda far uso abbondante di cibi produttori di calorico. Le persone soggette a tossi ed infreddature dovrebbero prender ogni giorno un po' d' olio di fegato di merluzzo. 2. Badate di non cambiare le ore dei pasti, specialmente se dovete star esposti al freddo o alle inclemenze del tempo. È più facile prendersi un raffreddore quando si è digiuni, che quando il corpo ha ricevuto il necessario alimento. 3. Evitate i cambiamenti repentini di temperatura; come per esempio quello di passare da una stanza calda a un'altra fredda ; oppure di mettervi al fuoco, poi di lasciarlo spegnere. Evitare pure gli appartamenti mal ventilati e quelli troppo riscaldati. 4 Prendete dell'aria fresca e fate dell' esercizio, ma non eccitate troppo il corpo. I vetturali, i portalettere, i macchinisti ferroviari ed altri che sono esposti ad ogni sorta d'intemperie, sono meno suscettibili al raffreddore, perchè vivono sempre al-l' aria aperta. 5. Non portare mai fazzoletti od altro intorno alla gola. 6. Tenere i piedi asciutti. Lo stesso medico consiglia di curare il raffreddore con una passeggiata di alcune ore, di giorno, all'aria aperta: con pediluvio lievemente senapato, la sera, prima di coricarsi, e una tazza di latte con lichene o tiglio per provocare la traspirazione. Egli raccomanda pure di non aver riguardo di lasciare la finestra aperta un poco, in alto, nella stanza, affermando che l'aria fresca, purchè non vi siano correnti, non ha mai fatto male a nessuno.
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Ma viene un momento doloroso in cui qualche filo bianco comincia a serpeggiare fra il bruno ed il biondo; e poi il bianco cresce cresce, fino a dominar tutta la massa ancora abbondante. Che fare ? Inutile negarlo: i capelli grigi invecchiano terribilmente, precipitano giù per la china della maturità nella vecchiaia. Vi sono oggi dei preparati innocui per ridonare ai capelli il colore primitivo, e non so perchè una signora non ne dovrebbe approfittare. Soltanto che la consiglierei a farsi fare l'applicazione da un parrucchiere nei gabinetti appositi, dove si possano digrassare i capelli, asciugarli con maggior prontezza e miglior risultato che in casa, dove una mano inesperta può danneggiare. In Francia le signore d' una certa età adottano il biondo, ma chi non è nata bionda difficilmente evita la stonatura fra il colore dei capelli e il proprio tipo. Le bionde hanno una carnagione speciale: la pelle delle brune appare sempre o troppo pallida o grossolana a confronto dei capelli biondi. Meglio dunque serbare il proprio colore naturale. Alcune signore sfoggiano una finissima capigliatura candida che le fa somigliare alle leggiadre figurine dell'epoca di Luigi XVI. Ma è molto difficile arrivare a far diventare i capelli di un candido perfetto: inoltre bisogna che siano di qualità assai fine e soffice. Coi capelli bianchi gioveranno le sopraciglia nere e il volto un po' roseo.
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Dopo la colazione di Nicoletta, colazione così abbondante che ha durato fatica a finire, Francesco le mostra un grande alfabeto, ma rimane sorpreso di vedere « sua figlia» ridergli sul naso. - Oh, - esclama essa ridendo di tutto cuore - tu hai creduto che non sapessi nemmeno questo! Conosco tutte le lettere e le sillabe, ma non so leggere correntemente, nè leggere i caratteri troppo piccoli. - Occorre dire che Francesco è rimasto un po' deluso? Sperava di avere la gioia completa d' insegnare a leggere a « sua figlia». - Ebbene, - dice però in tono allegro - sarà più facile. Ci vuole il primo libro dì lettura: eccolo! - Oh, Francesco, - esclama Alano - speravi che dopo la prima lezione Nicoletta avrebbe imparato l'alfabeto?! - Ma Francesco non è perfettamente in buona fede quando risponde: - Come vedi, ho fatto bene, poiché ne abbiamo bisogno. - Io, - dice Alano - propongo di far leggere Nicoletta quando
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Non si tema che la spesa di questi lavori sia troppa: essa viene largamente compensata dalla raccolta, bella ed abbondante, che se ne ricava. Avviene delle cattive erbe, come dei nostri difetti: finchè son tenere, le strappi con facilità; se già son ferme sulla radice, lo estirparle è più difficile. Vi son dei coltivatori, i quali ritardano il nettamento del terreno, credendo di guadagnar tempo, e di distruggere una maggiore quantità di malerbe. Costoro s'ingannano. Il lavoro riesce più faticoso, e meno efficace. Molte erbe restano con le radici nella terra, e rimettono presto; altre hanno già fatto il seme, e ricompaiono più tardi. DOMANDE: 1. Come si dà la caccia alle malerbe? 2. Che cos'è la sarchiatura? - Come si eseguisce? - Quali effetti produce? 3. La sarchiatura quando va fatta? - Quando ripetuta? - A ritardarla si guadagna?
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Le cure del coltivatore pel letame debbono essere rivolte prima ad ottenerlo buono, ed abbondante; poi a conservarlo bene; quindi ad applicarlo con giudizio alle terre. 2. Per ottenere un buon concime, bisogna nutrir bene gli animali che lo producono. «La buona greppia fa la buona bestia, e fa pure il buon concime.» Se tu porti della segala al mulino, il mugnaio non ti dà farina di grano. Gli animali fanno come il mugnaio: ti dànno un concime buono, mediocre, o cattivo, secondo la qualità del fieno, o dell'erba che mangiano. 3. Produrrai molto concime, se dài agli animali la quantità di foraggio che loro abbisogna, e se li nutrisci alla stalla. Un bue da lavoro, il quale stia metà del tempo fuori della stalla, produce meno d'un terzo del concime di un bue all'ingrasso. Una vacca nutrita continuamente al pascolo ne produce poco più della metà di una vacca da latte mantenuta alla stalla. 4. Anche la lettiera concorre ad accrescere il mucchio del letame, e a farlo buono. La migliore è quella di paglia, ma conviene che sia tagliata, perchè tanto più raccoglie gli escrementi, quanto più è divisa. Dove scarseggia la paglia, si adoperano per lettiera foglie di piante, i gambi del gran turco, e anche la terra secca, preferibilmente l'argillosa, perchè meglio assorbente. DOMANDE: 1. Le cure del coltivatore pel letame quale scopo debbono avere? 2. Con quali mezzi si ottiene un buon concime? 3. Come se ne produce molto? - Qual differenza si ha nella quantità del concime, secondo che il bestiame è nutrito alla stalla, od al pascolo? 4. Influisce la lettiera sulla quantità del letame? - Quali materie si adoperano per lettiera?
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Così nel concime per le viti è più abbondante la potassa; in quello pei cereali l'acido fosforico, e l'azoto, ecc. 3. Questi concimi, al pari del guano, hanno molta efficacia sotto piccolo volume; e si sostituiscono interamente, od in parte, allo stallatico dove questo manca, e si produce in troppo scarsa misura. DOMANDE: 1. A quali concimi si dà il nome di chimici? 2. Come si preparano i concimi speciali per le singole piante? 3. Quale ne è l'efficacia, e l'utilità?
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Dopo una rugiada abbondante, le piante si tengono fresche, anche nelle ore più calde. Ma la rugiada, se fa ancora un passo, divien brina; non ha che a provare un freddo abbastanza vivo per gelare. E le brine, specialmente tardive, fan gravissimo danno a tutte le piante, particolarmente a quelle di vegetazione precoce. La neve nei paesi freddissimi ripara il terreno, e i seminati. Le piante, coperte da questo mantello, sono assicurate dal freddo. «Sotto neve, pane». Ma il troppo nuoce; se fonde, e poi il freddo rincrudisce e l'agghiaccia, allora fa danno. Quanto alla gragnuola, tu sai la strage che mena sui raccolti: è una desolazione. Dio ne scampi le tue terre! DOMANDE: 1. Quando l'acqua si dice viva? - Morta? - Quando fa bene? - E quando fa male? 2. L'acqua dell'aria fa sempre bene alle piante? - A quali piante giovano, e a quali fan danno le nebbie? - Le pioggie primaverili? - Le estive? - Le autunnali? - Come giova la rugiada? - A quali piante fa più danno la brina? - La grandine? La neve fa bene? - Sempre?
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La pioggia cade abbondante specialmente in primavera e in autunno. D'inverno cade la neve. D'estate cade la grandine che fa tanto male. L'uomo, lavandosi bene, si mantiene sempre in buona salute.» Com'era contenta la signorina! E anche Giulio era molto contento. Che cominci a metter giudizio? Speriamolo.
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Se la perdita è troppo abbondante, la arresti alzando, per alcuni minuti, le due braccia in aria; immergendo le mani in acqua freddissima, e poi stropicciandole con forza; applicando sul fronte pannilini inzuppati d'acqua pura, od acetata.
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I contadini faticano molto; hanno dunque bisogno di un nutrimento abbondante, e sostanzioso. Più lavorano, più hanno bisogno di mangiare. Perchè lavorino bene, bisogna che mangino anche bene. Chi mangia bene è più forte, e fa maggior lavoro. Ma il mangiar bene non vuol dire mangiare a crepapelle. Tutt'altro. Gli eccessi, e le indigestioni, non fan bene a nessuno. Il mangione si scava la fossa coi denti. Mangiar bene vuol dire mangiare cibi sani e quanto basta, non di più, e non di meno. In ciò consiste la virtù della sobrietà, o temperanza. Chi pratica questa virtù, unita a quella del lavoro, vive bene, e lungamente.
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La falciatura era stata abbondante e i coloni avevano mescolato il sudore ai canti, e nei canti le cicale sembrava volessero sfidarli. Preparati i covoni e lasciatili qualche giorno al raggio del sole per meglio disseccarli, furono poi innalzati con le forche in un cumulo ben compatto, perchè il vento non rovinasse le spighe. I contadini, padroni, coloni, garzoni, a sera stanchi mangiarono una grande minestra, tutti uniti su di una stessa tavola, bevvero chi acqua del fresco e sano pozzo, chi vino dai boccali variopinti.
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Il contadino ha dunque bisogno di un nutrimento abbondante e sostanzioso. Più lavora, più ha bisogno di mangiare. Perchè lavori bene, bisogna che mangi anche bene. Chi mangia bene è più forte, e fa maggior lavoro. Ma il mangiar bene non vuol dire mangiare a crepapelle. Tutt'altro. Gli eccessi, e le indigestioni, non fan bene a nessuno. Il mangione si scava la fossa coi denti. Mangiar bene vuol dire mangiare cibi sani e quanto basta, non di più, e non di meno. In ciò consiste la virtù della sobrietà, o temperanza. Chi pratica questa virtù, unita a quella del lavoro, vive bene, e lungamente.
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Riflettendo alle fatiche del mestiere, ti sei convinto che il coltivatore abbisogna di una nutrizione buona ed abbondante; e che questa si può avere nella varietà dei prodotti della terra. Il mangiare cibi sani, nutritivi, e in quantità sufficiente, non è golosità, ma vera economia. Il buon lavoratore più mangia, e più lavora. Al contrario ti fu raccomandato di bere poco vino, e di astenerti dai liquori, mettendoti sott'occhio il brutto quadro dei mali, che la passione del vino, e dei liquori, trascina dietro a sè. - Ti venne parimenti consigliata l'astensione dal tabacco, nocivo agli adulti, e particolarmente ai ragazzi. Hai rilevato quanto pericolo si corra a mangiar funghi; quali siano i buoni, i velenosi, e i sospetti; come si debbano preparare; e quali le prime cure da usarsi per arrestare i terribili effetti dell'avvelenamento. Infine hai posto mente ai pericoli che derivano dall'uso di recipienti in rame.
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I ragazzi non conoscono il significato di questa parola, ma sanno che da quando la mamma va a «scuola» l'orto produce di più, le galline fanno più uova, non muoiono di malattia, i conigli danno carne più saporita e le api miele più abbondante. Non si nasce sapienti e, semmai, c'è sempre chi ne sa più di noi. Le massaie rurali devono sfruttare al massimo la terra e farla rendere. Le vicine di casa, i primi tempi, ridevano della mamma che andava a scuola. Poi hanno visto che il raccolto migliore era il suo, i polli più grassi i suoi, i conigli più belli quelli della sua conigliera, e ora vengono da lei per consiglio.
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Tutto era già mutato, prima della guerra, nel corredo di biancheria di una sposa, importantissimo elemento di un buon matrimonio: l'antico abbondante, abbondantissimo, solidissimo, pesantissimo corredo, sessanta camicie da giorno, sessanta da notte, dodici dozzine di paia di calze, eccetera, eccetera, era già trasformato in un molto minor numero di capi, ma molto più fini, molto più leggeri e molto più costosi.... Ma dopo la guerra! La trasformazione è anche più profonda: la tela di Olanda, fondo antichissimo del corredo, o non esiste più o è costosissima: la battista, non si chiama più battista: la mussolina, non si chiama mussolina: e i corredi di biancheria si fanno, oramai, di linon, di nansouk, e di crespo della Cina, tutto à jour, ricamato, ricamatissimo, con merletti finissimi, con applicazioni pompadour. Un corredo molto ricco, è fatto da trentasei parures complete, camicia da giorno, camicia da notte e copribusto con pantaloncini: dodici parures di linon, dodici di nansouk, dodici di crespo della Cina: un po' meno ricco, ma sempre molto chic di trenta parures, limitando a sei quelle di crespo della Cina. Un corredo buono, diciamo così, di ventiquattro parures, cioè dodici di linon e dodici di nansouk, senza le sei di seta, salvo qualche parure, una o due di seta. E in questi corredi così evanescenti, ogni madre prudente, deve introdurre un po' di biancheria seria, diciamo così, camicie da notte con colletto chiuso e le maniche lunghe, camiciuole accollate, per quando la figliuola sia sofferente o puerpera; e unirci delle calze di lana, allo stesso scopo e dei grandi fazzoletti di tela, per quando si ha il raffreddore! Su tutta la biancheria della sposa si ricama l' iniziale del suo nome di battesimo: è roba sua: lei la deve indossare e il suo nome di battesimo non cambia, in casi funesti di separazione, di vedovanza. Qualche sposa, per convenzione di famiglie, porta anche la biancheria da letto e da tavola; non è suo obbligo, ma, certe volte, si stabilisce così. Allora bisogna far ricamare, sulla biancheria da letto e da tavola, la iniziale del cognome dello sposo. Bisogna considerare che egli è il capo della casa; che tutta la roba di casa gli appartiene; che, in caso di separazione o di vedovanza, egli lascia alla sposa o restituisce alla famiglia della sposa, solo il corredo personale di biancheria, mai quello di casa; che in caso di morte dello sposo, egli può disporre della biancheria di casa, come crede! Quindi, iniziale del nome della sposa, sul corredo personale di lei: iniziale del cognome dello sposo, sulla biancheria di casa. Quando il corredo di biancheria della sposa, è molto importante, se ne inserisce il valore di costo e la nota, nella scritta nuziale, dove s'inserisce anche il valore e la nota dei gioielli che porta la sposa e che sono suoi.
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