Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbia

Numero di risultati: 1153 in 24 pagine

  • Pagina 4 di 24

Come devo comportarmi?

172678
Anna Vertua Gentile 4 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Il gentiluomo che conosce gli usi del momento e li rispetta, potrà offrire una sigaretta a una signora che abbia visto altre volte fumare. Non la offrirà però mai a una signorina, che sarebbe un atto di libertà. Non fumerà in casa d'altri se non invitato a farlo; si leverà il sigaro di bocca prontamente, incontrando o rasentando una signora, un superiore, un vecchio. Insieme con il sigaro si porge il fiammifero spento quando si invita un amico a fumare. Offrendo una sigaretta ad una signora, si seguirà però la moda austriaca, che è quella di porgere anche il cerino acceso.

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La vera signora, abbia il coraggio di abolire il giorno fisso e sarà imitata da chi ha spirito. Ma cominci lei a dar esempio, senza timori. Una piccola rivoluzione; coraggio !... Una piccola innocua rivoluzione in onore del buon senso, dell'amicizia, della gaiezza, dell'intimità.

Pagina 282

In tutte le corrispondenze poi, si badi che le lettere sieno affrancate a sufficienza, per non incorrere nel pericolo che chi le riceve abbia da pagare la tassa doppia.

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Vada cauta nel disapprovare; non faccia osservazioni che potrebbero essere giudicate presuntuose; non critichi per non darsi l'aria di una che abbia la superbia di giudicare.

Pagina 323

Il successo nella vita. Galateo moderno.

175312
Brelich dall'Asta, Mario 12 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Aprendo una porta, prima di lasciare l'imposta, dobbiamo attendere che la signora che ci segue, ne abbia afferrata la maniglia. Avviene spesso che se due persone cortesi s'incontrano ambidue vogliano lasciar passare prima l'altra e nessuna vuol accettare immodestamente la precedenza; in tal caso, affinchè la gara di cortesie non si protragga troppo a lungo il meglio è, che colui a cui fu offerto il passaggio per la seconda volta, accetti senz'altro ringraziando. Se per caso abbiamo involontariamente urtato o disturbato qualcuno, dobbiamo in ogni caso chieder scusa. Brevi formule di scusa sono, p. e. « Mi scusi! » o semplicemente « scusi », o più cortesemente « La prego di scusarmi » oppure: « Mi perdoni »; molto usata è anche la parola francese « pardon ». La domanda di scusa dell'uno viene accolta dall'altro con un cortese « prego » o con un più gentile « faccia pure » o « si figuri ». E' naturale di chieder scusa nel caso che si debba importunare qualcuno, chiedendogli p. e. di lasciarci passare o interrompendolo nel suo discorso. Le forme più adatte sarebbero: « Scusi se la disturbo » o « mi dispiace veramente di doverla importunare ». Se p. e. a tavola abbisogniamo del sale o di un panino, non conviene passare colla mano avanti al piatto del nostro vicino, o magari allungare il nostro braccio avanti al suo vino. Per lo meno ci si deve scusare, ma in ogni caso più cortese e di chieder l'oggetto che ci occorre, al nostro vicino, senza importunarlo con gesti superflui. Una formula adatta sarebbe: « scusi, signore favorisca passarmi il sale » o « abbia la bontà di passarmi il sale » « per cortesia, mi passi un panino » ecc... L'altro ci passerà l'oggetto chiesto in modo che noi lo possiamo prendere comodamente, p. e. la forchetta o il coltello li dobbiamo prendere sempre dalla parte del manico. In nessun caso è permesso di girare intorno a tutta la tavola per procurarci gli oggetti di cui abbiamo bisogno. Se anche abbiamo il diritto di comandare è preferibile pregare; questo è molto raccomandabile nei rapporti con camerieri, conduttori, portalettere e simile personale pubblico. Comandare si può soltanto a chi ci è sottoposto del tutto, ma anche in tal caso con la cortesia si raggiunge molto più che non con la rudezza. Con persone di rango uguale al nostro siamo deferenti lasciandoli fare o non fare a loro volontà. Se si viene pregato a far qualcosa si risponde con un cortese: « volentieri » o « si figuri, col massimo piacere ». Se non siamo in grado di soddisfare alla preghiera rivoltaci, dobbiamo scusarci motivando ampiamente la causa. P. e. « Mi dispiace, o sono spiacentissimo di non poterle fare questo favore, ma... ».

Pagina 17

Oppure si possono scegliere dei motti come ve ne sono tanti in uso nei giochi da bambini, oppure un verso o farsi un detto da soli che abbia attinenza alla riunione. Scelta la persona la si mette nel centro del circolo, le si bendano gli occhi con un fazzoletto e le si pone in mano un bastone, un cucchiaio di legno di quelli in uso in cucina oppure una bacchettina. E' bene che, dopo bendata la persona, si abbia a far scambiare i posti dei componenti e ciò allo scopo di non lasciare alcun punto di riferimento alla persona bendata che sta nel centro. Anzi il direttore del gioco dopo averla bendata, le fa fare qualche giro su se stessa od intorno al centro del circolo perchè abbia a perdere ogni cognizione della direzione e nel frattempo la istruisce sul gioco press'a poco così: Lei ora deve tenere davanti a sè il bastone ed avanzare dal centro verso il circolo, ma adagio per non fare del male ad alcuno. I componenti del circolo staranno fermi e zitti e non appena lei raggiunge un ostacolo col suo bastone, la persona toccata deve emettere un suono con la voce alterata, mormorare qualcosa od imitare la voce di qualche animale. Rimanendo sempre bendato lei deve dire il nome della persona e se ha indovinato prende il suo posto, se non, pazienza, deve ritornare al centro per cercarsi un'altra vittima. Ad ogni modo prego i componenti del circolo di mormorare abbastanza chiaramente in modo che la persona bendata possa percepire chiaramente il suono, in caso diverso ella potrà richiedere di ripetere il mormorio. Ogni volta che vien indovinata una persona e che viene bendata; è bene che i giocatori si dispongano in ordine diverso nel circolo scambiandosi di posto per rendere più difficile l'identificazione. Questo gioco può avere molti varianti. Se lo si fa nel salotto si può munire la persona bendata di un cuscino che deve posare sulle ginocchia delle persone che siedono in circolo. La persona così... onorata... deve dare un suono da cui la persona bendata deve indovinare chi sia. Naturalmente si deve aver cura che la persona bendata non sbagli e vada a cadere a terra. E' quindi bene che quando sta per sedersi sulle ginocchia la si aiuti un momentino a prendere il giusto posto, facendole evitare di sedere sulle ginocchia di due persone. La si può ingannare anche per esempio stendendo sui calzoni di qualche signore una tela in modo da far ritenere si tratti di persona femminile. Alla persona bendata è naturalmente proibito di tastare con le mani e solo deve fare la sua domanda: Chi sei? o qualche altra domanda: « Come miagola il gatto? o come abbaia il cane?

Pagina 277

L'organizzatore del gioco prende un anello di tendina oppure altro anello prestato da qualcuno dei giocatori ed un pezzo di spago abbastanza lungo e che abbia a fare tutto il giro dei giocatori e che sia possibilmente senza nodi. I due capi dello spago possono essere cuciti insieme, od intrecciati, o legati con un po' di refe o di sottile filo di ferro, per chiudere il circolo dello spago senza l'ingrossamento di un nodo. Se si tratta però di un nodo solo attraverso il quale non passi l'anello, non fa niente, poichè l'anello può esser rimandato nell'altro senso di circolazione. Si infila l'anello nello spago e lo si tiene nascosto con la mano, e poichè tutti tengono lo spago con le due mani protese in avanti, il giocatore che è messo al centro deve indovinare in quale mano sia l'anello. Se indovina egli prende il posto del giocatore scoperto e questi deve mettersi al centro e cercare in quale mano sia l'anello.

Pagina 281

Se capita che qualcuno abbia dovuto ripetere più volte il gioco per non avere indovinato, è consigliabile di cercare qualche vocabolo semplice e di facile definizione e di essere più precisi nelle risposte.

Pagina 283

Chi ha il sospetto che uno abbia imbrogliato deve gridarlo subito appena messa la carta e prima che il giocatore seguente abbia deposta la sua. Allora si scopre la carta e se non corrisponde a quanto dichiarato dal giocatore che la ha deposta, questi deve riprendersi tutto il mazzo che sta sul tavolo se invece corrisponde alla sua dichiarazione è l'altro giocatore, quello che lo ha accusato, che deve riprendersi tutte le carte che sono già state deposte sul tavolo, e si ricomincia il gioco dal giocatore che ha dovuto riprendersi le carte dal tavolo: uno, due e via di seguito. Questo fatto ha pure la sua importanza in quanto sconvolge ogni calcolo che può esser fatto dagli altri giocatori che altrimenti contando le persone ed i giri, potrebbero lasciarsi in ultimo le carte giuste. Va da sè quindi che chi ha poche carte in mano non possa corrispondere al gioco e debba « imbrogliare » ed è perciò più facile a coglierlo in fallo, facendogli prender su tutto un mazzo di carte quando già sperava aver finito. Il primo che finisce ha vinto, poichè sarebbe troppo lungo far attendere fino all'ultimo. Anche questo gioco, se non giocato troppo spesso ha ottimo effetto e l'allegria non mancherà specialmente fra « imbroglioni » di spirito.

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Questi deve affrettarsi ad afferrare il piatto prima che abbia a rovesciarsi in piano per terra. Se non riesce, mette pegno. Ora tocca a lui di far rotare il piatto e chiamare il nome di un altro giocatore che dovrà afferrare il piatto prima che questi si arresti o si rovesci. Il gioco è comico in sè stesso per le mosse dei singoli giocatori chiamati improvvisamente ad afferrare il piatto, che spesse volte sfugge loro di mano. Più di qualche giocatore finità fra le braccia degli altri per lo slancio preso. Mette pegno anche chi si alza o prende il piatto quando non è chiamato. Il gioco è reso più allegro se ad ogni giocatore si dà un nome diverso dal suo ad esempio un nome di animale, il che contribuisce a raggiungere più rapidamente il numero dei pegni voluti.

Pagina 295

E' indifferente con quale pretesto si abbia a ripresentare il mazzo agli spettatori, ma generalmente si domanda se è quella la carta prescelta a cui essi risponderanno in coro di no. Vista la carta si può proseguire il gioco come meglio si ritiene. Sia che si posi il mazzo sulla fronte e fingendo di pensare con tutta intensità, la si nomini; sia che la si presenti subito o che si faccia la ricerca della carta fingendo, sia infine che si finga di fare un'infinità di calcoli cabalistici.

Pagina 325

., fanno passare le minime terze anche se l'avversario ne abbia di più forti, e si accumulano con ciò i punti ch'esse formano, venendo dalla sequenza superiore annullato il giuoco dell'avversario. Se vi è eguaglianza nella più alta sequenza tra i due giuocatori, quello che ne avesse parecchie altre della stessa forza o minima, non ne conterebbe alcuna, essendo eguale la migliore.

Pagina 350

Se, chi riceve le carte, s'avvede che ne ricevette meno di quante ne abbia domandate, e ciò prima che il distributore abbia vedute le sue, si ripara all'errore, ristabilendo l'ordine della distribuzione. Se le carte sono state vedute dai due giuocatori e che il distributore abbia una o due carte di meno, il suo avversario può, a sua scelta, lasciargli prendere la prima o le due prime del tallone; oppure ricominciare il colpo, rifacendo la mano. Se il distributore ne ha una di più, il suo avversario può, a sua scelta, estrarre dal giuoco suo una carta a caso, o ricominciare la giuocata, perdendo la mano. Se il primo che giuoca ha una o due carte di meno, egli può a sua scelta prendere la prima, o le due prime del mazzo; oppure ricominciare il colpo, perdendo la mano; s'egli ha una o due carte di troppo, egli può, a sua scelta, scartarne una o due, oppure ricominciare il colpo, perdendo la mano. Se fosse provato che l'errore non deriva dal distributore, allora il primo a giuocare perderebbe un punto e non potrebbe contare il re. Chi dopo la distribuzione sopra lo scarto giuoca con più di cinque carte, perde un punto, nonchè il diritto di marcare il re. Se chi dà le carte ne scopre due o più in luogo di una, l'avversario può, o ristabilire lo scoprimento della carta come avrebbe dovuto essere, o ricominciare il colpo.

Pagina 354

Però il morto entra a turno nel giuoco in modo che abbia a compagni, sempre a turno tutti gli altri giuocatori.

Pagina 357

Manzoni, Del romanzo storico L'uomo di genio il più equilibrato può degenerare ed impazzire più facilmente di colui che non abbia la facoltà di pensar che terra terra. Il primo cammina sull'orlo di un precipizio, il secondo cammina in una vasta pianura. G. Segantini, Scritti e lettere Un monologo in cui parla tutta una nazione o una razza o parla una voce della natura, ecco il genio. C. Bovio, Il genio Il genio è sommo equilibrio e saviezza grande: apparisce nei periodi luminosi della storia; riceve l'iniziativa dalla nazione e dalla razza e la traduce in proprio stile, e nell'unità del suo stile la sua religione, la sua morale e la sua politica si fondono. Lo stesso, Ivi

Pagina 414

Marselli, Avven. del 1870 La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto che ogni parte abbia soltanto dell'uno. Manzoni, Promessi Sposi

Pagina 415

Per essere felici

179606
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
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Il divorzio è una separazione più terribile della morte istessa; e auguriamoci che questo brutto sistema di dissolvere le famiglie non abbia la forza di superare i confini della nostra patria. Sarebbe troppo facile la vita se non avesse le sue difficoltà da vincere, i suoi silenziosi e grandi sacrifici da compiere; un poco di indulgenza, un poco di pazienza, un poco d'amore coraggioso possono evitare tante tristi vicende familiari, soprattutto quando in tali famiglie vi sono dei bimbi i quali hanno troppo bisogno di protezione e di cure. Se nel pronunciare il "sì„ che li lega per sempre gli sposi pensassero più che alla gioia dell'ora alla sicurezza di domani, e giudicassero la vita non come un prato punteggiato di fiori, sorriso da un perpetuo sole — ma come una lunga ardua via, in cui bisogna camminare ben d'accordo, ben vicini, per non smarrirsi e giungere alla mèta — quanti, quanti pentimenti di meno, quanta gioia di più!

Pagina 201

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180395
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Sempre in tema di spazi personali, anche se non abitiamo nella Reggia di Caserta possiamo far sì che in bagno ciascun familiare abbia il suo armadietto (o almeno una parte di armadietto), così da non allineare sulle mensole creme, perette, rasoi, medicinali vari: le nostre piccole intimità e «miserie» vanno difese, anche perché agli altri danno fastidio.

Pagina 59

Il Galateo

181667
Brunella Gasperini 1 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Intendiamoci: se siete soli in casa, e se l'altra persona è sola in casa, se siete certi che non ha niente da fare, e che nessuno abbia bisogno di telefonare a voi o a lei, non staremo qui a contarvi i minuti. Ma: come fate a esserne certi? Di solito non si tratta di certezza, ma di scarsa considerazione per il resto del mondo in generale, e per le linee telefoniche in particolare. Dunque. Primo, chiariamo cosa si intende, oggettivamente, per «telefonata breve»: si intende una telefonata di pochi minuti, non di pochi quarti d'ora. Secondo, stabiliamo i casi in cui è veramente obbligatorio essere brevi (sotto i cinque minuti): Quando si è a un telefono pubblico. Quando si ha un duplex. Quando si è in casa d'altri o l'altra persona è in casa d'altri. Quando si è certissimi che la persona con cui parliamo abbia tempo (e voglia) di ascoltarci. Quando qualcuno in casa nostra o in casa dell'altra persona ha bisogno del telefono (a questo proposito si scatenano quotidiane risse nelle famiglie con figli in età d'amore: «Sbrigati! Sei al telefono da un'ora! Aspetto una telefonata! Piantala subito o ti spacco il ricevitore in testa!», e l'altro: «Un momento! Fammela almeno salutare! Non si può salutare una persona in questa casa?» Difficile far intendere a un giovane cuore che un saluto dovrebbe durare un po' meno di quaranta minuti). Infine, è obbligatorio essere brevi quando si è in teleselezione e le bollette non le paghiamo noi (in questo caso le risse familiari si scatenano trimestralmente: ma in modo molto più drammatico). È chi ha chiamato, di regola, che deve prendere l'iniziativa di chiudere la comunicazione. Ma se non lo fa o si dilunga oltre i limiti del lecito e della pazienza, il chiamato può dire con tono di rincrescimento: «Scusami, adesso devo andare, ci sentiamo nei prossimi giorni», o qualcosa di simile. Se chiamando un numero, lo si trova lungamente occupato, è lecito farlo interrompere dalla SIP? Si, in casi d'emergenza, o se siete stati autorizzati a farlo. Altrimenti, assolutamente no: è un atto di presunzione (chi vi dice che la vostra telefonata sia più interessante o importante?), di prepotenza, di scarso rispetto per gli altri.

Pagina 227

Il tesoro

181943
Vanna Piccini 1 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Con ciò si vuole ammettere che una persona sopraggiunta in un crocchio di persone non sia totalmente estranea ai presenti e comunque abbia tanto spirito da farsi avanti da sè e rendersi simpatica e gradita spontaneamente. Ma per una padrona di casa le presentazioni sono un dovere ch'ella adempirà con fare disinvolto, togliendo alla formalità ogni intonazione solenne. Si presenta prima l'uomo alla signora, la signorina alla sposa, le persone aventi minor grado a quelle aventi maggior grado sociale, la più giovane alla più anziana. Nella presentazione non è necessario stringersi la mano, può bastare un sorriso, una parola gentile, un lieve inchinare del capo. La presentazione porta con sè il saluto, quando le persone che si sono conosciute s'incontreranno altrove, ma non genera l'amicizia o la confidenza. L'amicizia semmai nascerà in seguito, quando d'ambo le parti si manifesti una certa simpatia e un sincero piacere di stare insieme. Sarà sempre la persona più altolocata o anziana a esprimere per prima il desiderio di rivedersi. Fra i giovani tutto procede più speditamente, e può darsi il caso che dopo la primissima presentazione essi si trattino come amici di vecchia data.

Pagina 610

Galateo popolare

183606
Revel Cesare 2 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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II soffiarsi troppo forte il naso , lo sputare del continuo, il muoversi or a destra or a sinistra, il parlare anche sotto voce mentre si compiono le sacre funzioni, lo sviare in qualsiasi modo l'attenzione degli uditori, sono tutte cose altamente meritevoli di biasimo e non potranno mai che condannarsi da chiunque abbia ricevuto le norme più elementari del civile e dell'onesto. Egualmente noi censuriamo quelle donne che non si vergognano di entrare in chiesa con armi e bagaglio, con cesti, cestoni, e di far vendita delle loro merci entrando o uscendo dal luogo sacro se pur non nell'interno. E ciò dicono fare per comodità, quasicchè per pregare il Signore si dovesse fare a nostro comodo!

Pagina 46

Imitate il grande FRANKLIN nel correggere i vostri difetti se volete sempre essere contenti di voi stessi, e nell'officina vostra essenzialmente praticate le seguenti virtù: Silenzio - Dirai quello soltanto che può bastare agli altri o a te stesso, sfuggi il conversare ozioso: Ordine - Ogni cosa abbia il suo posto, e ogni affare il suo tempo: Risolutezza- Risolviti a fare quello che devi, e fa puntualmente ciò che hai risoluto: Lavoro - Non gettar via il tempo; occupati sempre in qualche cosa che sia utile; astienti da ogni azione che non sia necessaria; Sincerità - Non far mai uso di maligni raggiri; pensa con innocenza e giustizia; parla come tu pensi: Moderazione - Sfuggi gli eccessi; bada di non ti sdegnare delle offese con tanto calore, quando ti sembra che meritano: Tranquillità - Non ti turbare nè per inezie, nè per casi ordinari o inevitabili.

Pagina 57

Il codice della cortesia italiana

184188
Giuseppe Bortone 2 occorrenze
  • 1947
  • Società Editrice Internazionale
  • Torino
  • verismo
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Essendo, poi, impossibile, o quasi, la conversazione, a causa del frastuono dei motori, chi abbia bisogno di distrarsi porti con sé qualcosa di particolarmente interessante da leggere. E se dovessero verificarsi inconvenienti di stomaco, tener presenti le raccomandazioni per i viaggi per mare, servendosi, secondo le prescrizioni, dello speciale ricettacolo (col c, non col g!).

Pagina 213

D'altra parte, è giusto che chiunque ha fatto per noi qualche cosa a cui non era tenuto abbia una ricompensa: da chi ci porta un mazzo di fiori a chi ci aiuta a infilare il pastrano; da chi ci serve a tavola, in un ristorante o in una casa d'amici, a chi ci attacca un bottone nell'albergo. Perciò, è tutto detto quando si è raccomandato - a chi può - di non lesinare in fatto di mance; badando solamente che esse non sieno « poco dignitose » per la esiguità o per il modo.

Pagina 55

Il saper vivere

185890
Donna Letizia 3 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Prima di assumerla, ci si accerta che abbia buone maniere, buona istruzione e non parti in dialetto. Se straniera, si dovrà essere ancora più cauti: le svizzere-francesi e le svizzere-tedesche, per esempio; raccomandabilissime come governanti, sono a volte sconsigliabili come istitutrici per la loro pronuncia regionale. L'istitutrice prende i pasti con il bambino, a tavola o a parte, secondo le consuetudini della famiglia. In nessun caso mangia in cucina. Va trattata con riguardo e si eviterà di farle qualsiasi osservazione in presenza dei bambino o del personale di servizio. Se dimostra cattivo gusto nell'abbigliarsi, la signora le regalerà vestito, soprabito e tutti quegli accessori che desidera sostituire nel suo guardaroba. A tavola l'istitutrice è servita dopo gli adulti, ma sempre prima dei ragazzi. Ci si rivolge a lei chiamandola "Signora" o "Signorina". Non si pretenderà che lavi gli indumenti del bambino, ne che provveda alla pulizia della sua stanza, però si esigerà che la mantenga in perfetto ordine. Se arrivano visite ed ella si trova in salotto, verrà presentata ad ognuno: da parte sua, avrà il buon gusto di non trattenersi troppo, ritirandosi discretamente.

Pagina 24

Per tutti gli altri (e si tratta della maggioranza) il galateo chiude indulgentemente un occhio: la sposina modesta vesta dunque l'abito lungo dei suoi sogni e abbia pure un velo; e lo sposo l'accompagni senza complessi nel suo solito doppio petto blu. Non sarà forse inutile, del resto, ricordare che si possono affittare senza arrossire, dei l tights di buon taglio presso ditte specializzate.

Pagina 73

Sarà lui che provvederà al ritiro dei bagagli, che accompagnerà la coppia alla stazione (dopo essersi accertato che lo sposo abbia i biglietti e i passaporti in tasca), che controllerà il numero dei bagagli e i posti prenotati, ben sapendo che, eccitati e distratti come sono, gli sposi, se abbandonati, potrebbero finire sull'accelerato di Rieti anziché sul rapido di Parigi, con due o tre valigie di meno.

Pagina 81

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188636
Pitigrilli (Dino Segre) 1 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Durante il pasto si deve sganciare il telefono, se non si ha un servo che con una formula precisa, prima che l'interlocutore abbia detto il proprio nome, sappia rispondere che il padrone è a tavola e ha degli amici. Una persona educata non telefona dalle 12 alle 14,30 né dalle 20 alle 22, se non è più che sicura che l'altro abbia un segretario o un maggiordomo. Per nessun motivo il padrone di casa si alzerà da tavola per telefonare, e solamente un ostetrico è autorizzato a dare il numero di telefono della casa dove è invitato. Nemmeno il comandante dei pompieri. Nemmeno il Capo della Polizia. Nemmeno il Ministro degli Interni. All'atto di mettersi a tavola non si aspetterà che il padrone di casa domandi se ci si vuole lavare le mani. Dopo aver stretto tante mani nei saluti e nelle presentazioni, aver guidato l'automobile o toccato i denari per pagare il tassì, o essersi aggrappati alla maniglia del trolleybus, è naturale che le mani debbano essere deterse. Il padrone di casa accompagnerà l'ospite al bagno e gli porgerà l'asciugatoio senza dirgli «lì c'è il sapone». Il sapone lo vede da sè. E l'invitato non si guarderà le unghie prima di adoperare la spazzola. Se le spazzolerà senza preventivamente esaminarle. Se si vuole che le unghie siano costantemente bisogna spazzolarle anche quando pare che non ce ne sia bisogno. Una casa dove non esiste la spazzola per le unghie si guardi dall'invitare a pranzo. Non è nemmeno degna di offrire un té. A proposito di té. Quando è finito, non si chiama la cameriera per dirle di «aggiungere dell'acqua calda». La si chiama per dirle di preparare un altro té. L'acqua calda sulle foglie già sfruttate produce un estratto di tannino che può servire per gargarismi, per conciare le pelli o per fabbricare l'inchiostro, ma non produce del nuovo té. E se offri il té, questa risorsa mondana delle famiglie «economicamente deboli», non domandare se lo prende con limone o col latte. Fai servire latte e limone, senza fare domande. E che non manchi la bottiglia del cognac.

Pagina 62

Nuovo galateo

189720
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Pagina 122

La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato

192039
Tonar, Gozzi, Taterna, Carrer, Lambruschini, ecc. ecc. 3 occorrenze
  • 1888
  • Libreria G. B. Petrini
  • Torino
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In una sufficente quantità di burro liquefatto, anzichè fresco, meglio d'arrosti, stufati, selvaggiumi e simili, insieme ad ottimo cervellato, s'infonda il riso crudo, dove si farà cuocere discretamente, finchè abbia a sè tirata la maggior parte del condimento. Conviene avere già preparata una sufficiente quantità di ottimo brodo, salato a dovere ; e dimenando sempre il riso con cucchiaio, vi si aggiungerà un poco di brodo per volta in proporzione che si asciugherà. A mezza cottura vi si aggiunga formaggio grattugiato abbondante, ed uva passola, avvertendo di ben dimenarlo, perchè non si attacchi al fondo del vaso ; indi si aggiunga sempre brodo in proporzione del bisogno, e si faccia cuocere perfettamente. Si potranno poi ad arbitrio aggiungervi tartufi triti, poca acciuga, od una cipolletta, e riescirà un riso squisito.

Pagina 233

Né vale la ragione che egli ci abbia offeso.Il danno recatoci si può onestamente ripetere, ma l'ingiuria bisogna condonarla. Non vien perdonato a chi non perdona. La carità é paziente, benigna, non si muove ad ira: a tutto si accomoda : tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Essa è il frutto più bello dell'umana vita, condizione dei meriti più eletti e delle gioie più pure : é la chiave de' cuori ed il vincolo più dolce e più forte, onde gli uomini stieno uniti in società. Secondate pertanto, o figliuole, il sentimento della pietà, che Iddio ha messo così potente nel cuore della donna, ed inteneritevi a qualunque sventura del prossimo. Beati i piedi che corrono a chi soffre, e le mani che s'adoprano a lenire i mali di chi piange !

Pagina 42

La vita é il maggior dono che Iddio ci abbia fatto, e la condizione a godere di ogni bene. Essere disposte a farne sacrificio, quando l'adempimento di uno stretto dovere od il bene pubblico lo richieda, é bella fortezza: ma farne strazio, non sapendo sopportare il peso dei dolori, da cui talora è afflitta, cimentarla in inutili pericoli, o soltanto non riguardarla ragionevolmente é colpevole stoltezza, della quale Iddio, la patria ed i figli ci chiederanno giustamente ragione. Giovevoli siam tutti a qualche cosa: chi il tesoro de' suoi giorni non ispende a vantaggio proprio ed altrui, ma lo consuma in vituperosi godimenti, e poi butta la vita come un fardello inutile e pesante, è un codardo, indegno affatto del nome di uomo, e meritevole dei più gravi castighi. Abbiate, figlie, grande stima della vita, e finché ve ne resta un momento, adoperatela ai nobili destini per cui Iddio ce l'ha data. Gran che ! nascendo verme della terra, può l'uomo, dice il poeta,

Pagina 52

Galateo morale

196700
Giacinto Gallenga 3 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Pagina 148

Pagina 207

Finché ci toccherà di leggere delle notizie come queste: «i prigionieri francesi agglomerati nelle fortezze del Baltico, dove la temperatura è rigidissima, sono per la maggior parte vestiti ancora di tela come nei caldi giorni in cui vennero presi; il nutrimento che vien loro fornito è pessimo, ecc.» ovvero «l'ultima lista delle perdite annovera fra i morti un corazziere prussiano, il quale fu trovato coi polsi segati e colle orecchie recise, ecc.» mi pare che non si abbia grande ragione di gloriarsi della mitezza soldatesca dei nostri giorni. Quanto al rispetto in cui si hanno dai combattenti i monumenti delle arti e delle scienze, esso poco dissimile da quello dei barbari dei secoli scorsi. Nel solo bombardamento di Strasburgo, per citare un esempio, venne totalmente abbruciato il museo civico con tutti i quadri che esso conteneva del Correggio, del Tintoretto, del Perugino, del Reni, del Rebeira, del Wan Ostade, del Lorrain e di moltri altri insigni artisti; distrutte le statue di marmo e di bronzo; distrutta la civica biblioteca in cui si accoglievano tesori inestimabili di archeologia, di istoriografia, di paleografia; rovinata la cattedrale co' suoi magnifici dipinti, col suo organo di impareggiabile fattura. Tutto questo venne compiuto da guerrieri civili; come furono guerrieri civili quelli che prendevano in ostaggio i sindaci, gli abbienti, le persone più stimate dei paesi invasi per costringerne gli abitanti a pagare quegli enormi ricatti che in istile di guerra si dicono requisizioni. Un mezzo milione d'uomini uccisi, feriti, mutilati, infermi di orribili malattie; due milioni di persone per cinque mesi in lotta colla fame, costrette a cibarsi dei più schifosi alimenti; innumerevoli famiglie in preda all'inquietudine, al terrore, alla desolazione, alla miseria, immense estensioni di campagne devastate, le abitazioni distrutte, i loro abitanti spogliati e costretti per derisione a trascinare i carri dei vincitori, a migliaia a migliaia le vedove e gli orfani..... ecco un quadro a parer mio sufficiente a dimostrare quanto abbia ragione di vantarsi la civiltà moderna del guerreggiare. Quale differenza, esclamerò colle belle parole del Macé, «fra queste guerre e il lavoro, questa guerra dell'uomo contro la natura, guerra clemente e feconda, nella quale le vittorie non si contano, come le altre, dal numero dei morti; e che spande invece la vita in abbondanza sul suo passaggio!».

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Signorilità

199167
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 2 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Un ufficiale abbia pantaloni corti e stivaloni. Finita la colazione, gli ospiti passano in un salotto accanto a fumare e a chiacchierare, e vi si trattengono una mezz'oretta; quando si congedano dai padroni di casa, dicano una parola semplice e cortese di ringraziamento. Quella che generalmente e poco poeticamente viene chiamata «visita di digestione», continua a essere necessaria nei piccoli centri, ma è abolita nelle grandi città, dove la vita ha assunto un ritmo accelerato. È doveroso, però, che gli uomini invitati lascino, entro gli otto giorni, due carte da visita alla famiglia che li ha ospitati, (e una sola, se il marito fosse lontano, o se la signora fosse vedova), e che la signora invitata telefoni, qualche giorno dopo, due parole cortesi, o mandi per posta due parole cortesi.

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Ma non basta che la padrona di casa abbia preparato bene la tavola, abbia infiorato i salotti ecc. ecc.; bisogna che ella non abbia invitato nè troppe, nè troppo poche persone, e ne abbia curato l'affiatamento. Se si tratta di una cinquantina di persone, ci deve essere della buona musica (veramente buona e limitata a tre o quattro pezzi), oppure ci deve essere l'attrattiva di un personaggio importante; se si tratta di una diecina, bisogna che sieno tutte conoscenze bene affiatate. Sono necessari due o tre uomini brillanti e buoni parlatori per ogni dozzina di signore, allo scopo di animare la conversazione, conversazione che deve, però, venire diretta dalla padrona di casa con garbo e con tatto... cosa non facile... Gli invitati debbono facilitargliene il compito, dimenticando le loro piccole beghe personali, quando sono riuniti presso degli amici, se, per caso, vi trovano delle persone che non vanno loro a genio. In quanto al posto che spetta, in un salotto, alla padrona di casa, ora non si sa bene quale sia, perchè ella è solo e unicamente affaccendata a rimpinzare i suoi ospiti di pasticcini, sandwiches, marroni canditi, ecc. Oppure ella saluta appena le intervenute e le affida a qualcuno per mandarle al buffet, in modo che il salotto si trasforma in pasticceria, e non c'è più tempo per una simpatica e brillante conversazione. Una volta, in tutte le famiglie signorili, si usava come si usò sempre dalla Regina Margherita, quando Ella riuniva intorno a sè delle signore in un ricevimento; cioè il posto d'onore, spettante alla signora che sopraggiungeva, era alla destra dell'Augusta signora. All'arrivare di un'altra, la prima passava al secondo posto a destra della Maestà Sua, e così via. Questa sarebbe la regola buona di seguire; oggi è molto simpatico che la padrona di casa trattenga un momento a sedere alla sua destra l'amica sopraggiunta, e che poi la scorti al thè, tornando al suo posto per l'arrivo di un'altra amica e, definitivamente, quando tutte si saranno rifocillate. Se la signora è molto anziana, allora ella può tenere la destra del sofà. Una signora non si alza mai in piedi quando un uomo entra in salotto, a meno che egli non sia un vecchio illustre, o una spiccata celebrità. Si alzi, invece, sempre, quando entra una signora, ma non quando entra una giovanetta.

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Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200919
Simonetta Malaspina 2 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Non insistete neppure per fare un piacere a una persona: può darsi che questa non abbia la minima intenzione di farsi aiutare. Una raccomandazione particolare alle padrone di casa; non insistete mai perché i vostri ospiti si servano una seconda volta della torta o del tè, o perché restino quando desiderano andar via, assicurandovi che proprio non possono rimanere di più. Non insistete per sapere qualcosa che evidentemente non vi si vuole dire. Se un amico sorvola sui particolari di un fatto, non chiedeteglieli; se poi si tratta di persone, e probabile che egli non voglia citarne i nomi per motivi di discrezione. A vostra volta, non insistete su un particolare sgradevole. L'insistenza va esclusa da qualsiasi rapporto umano. Se un amico insistente può essere semplicemente noioso, un innamorato o un coniuge diventano insopportabili. Quando vi si dice "no" s'intende generalmente "no". Per avere una risposta diversa occorre un'arma meno evidente e meno invadente dell'insistenza: occorre un po' di diplomazia.

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Se però qualcuno si alza per parlare, non assumete un'aria seccata: fate buon viso a cattivo gioco, e restate col bicchiere in mano ad aspettare che l'oratore abbia finito.

Pagina 65

Eva Regina

204284
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Sotto l'indirizzo significa Tenerezza; dietro la busta Segreto d' amore ; collocato di sbieco, in modo che abbia un punta in alto, vuol dire : Volubilità; due francobolli alle parti opposte della lettera, l' uno a destra e l' altro a sinistra esprimono: Il mio cuore è impegnato; ma una fila di francobolli lungo il margine superiore dice: Per sempre tua!

Pagina 615

Otto giorni in una soffitta

204651
Giraud, H. 1 occorrenze
  • 1988
  • Salani
  • Firenze
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. - Ed è il solo che ne abbia avuto davvero. I nove anni di Maurizio, gli undici di Alano, non si erano mai resi conto, come si rendeva conto lui, della loro responsabilità. Quanto a Nicoletta, ha avuto sempre fiducia, ma era talvolta un po' sola.... e consente volentieri a divenire la sorella di Francesco, poichè in tal modo ha una mamma che, così le dice il suo cuore, prenderà il posto della sua. E il tenero bacio che essa riceve, coricata nel suo lettino, glielo conferma. FINE

Pagina 127

Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

205939
Garelli, Felice 2 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Spesso accade che un terreno argilloso, o sabbioso, poco profondo, abbia un sottosuolo di natura contraria. In questo caso, con lieve spesa; lo si può correggere, a poco a poco, con lavori profondi, i quali intacchino il sottosuolo, e ne portino su, ogni volta, una falda sottile a mischiarsi con lo strato superficiale. 2. Pei terreni argillosi è un correttivo comodo, e di poca spesa, la torrefazione, o bruciamento, dell'argilla stessa. Si taglia la terra a fette, che si dispongono a mucchi vuoti internamente; questi si riempiono di legna, e vi si prolunga il fuoco, moderandolo, e aggiungendo zolle al mucchio, per turare i buchi, da cui esce la fiamma. L'argilla va bruciata umida, perchè si polverizzi facilmente; bruciandola secca, s'indurisce, e fa mattone. La polvere che si ottiene si spande sul terreno, e vi si incorpora senza fatica. Essa lo rende più permeabile, e sano. DOMANDE: 1. Come si può correggere il suolo per mezzo del sottosuolo? 2. Un terreno argilloso come si può correggere da sè? - Che cosa è, e come si eseguisce, la torrefazione?

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Suppongo che tu abbia smossa la terra profondamente, rivoltandola bene, rompendone le zolle, ragguagliandone la superficie. Tu avrai così preparato alle piante un'abitazione sana, comoda, e pulita. Suppongo ancora che al magazzino di viveri tu abbia aggiunto concime, per accrescere la fertilità del terreno. Dopo ciò hai seminato. Or bene: per assicurare la buona raccolta, non ti resta più nulla a fare? A questa domanda molti coltivatori rispondono: «più nulla», e lasciano i seminati alla guardia di Dio. Ma tu, che vuoi essere un buon coltivatore, devi rispondere ed operare diversamente. Tu penserai che chi ha fatto il più, deve fare anche il meno, per prevenire i danni che possono colpire la raccolta. Ricorda il proverbio: all'agricoltore trascurato i porci mangiano il seminato. Quindi nell'autunno, e a principio dell'inverno, nei campi seminati sarà tua cura di nettare gli acquai, ossia i solchi che hai aperti, per dare sfogo all'acqua delle pioggie, e delle nevi: altrimenti questa ristagna sul terreno, e fa morire le piante. Nell'inverno la terra gela, e si gonfia; e, a primavera, le pianticelle giovani rimangono quasi scalzate; onde molte si perderebbero, se tu non comprimessi il terreno, per riavvicinarlo alle radici. La terra smossa in breve si assoda; indurita dalla pioggia, fa una crosta spessa, e forte, che minaccia di strozzare le tenere piante, se tu non la rompi con una leggera erpicatura. Giova nell'estate rincalzare la terra attorno al piede di alcune piante, come il granturco, la patata, la barbabietola ecc. E giova, sia per conservar loro un po' di freschezza in tempo secco, sia per difenderle, in tempo piovoso, da soverchio umidore alle radici. 3. Infine c'è da stare in guardia da certi ladri che ti mangiano la raccolta in erba. Questi ladri pericolosi sono le piante cattive che, senza permesso, s'introducono nel tuo campo. Se non vi badi, ti fan più danno che i ladri di due gambe, i quali tentano di rubarti la raccolta, quando è matura. Tu le devi combattere, e sterminare. DOMANDE: 1. Dopo gettate le sementi, non ti resta più nulla a fare, per assicurarti una buona raccolta? 2. Che cosa farai, prima dell'inverno, nei campi seminati? - Come riparerai lo scalzamento delle piante prodotto dal gelo? - Lascierai la crosta dura che s'è fatta intorno ad esse? - Quali piante giova rincalzare nell'estate? 3. Non caccerai le malerbe che infestano i seminati?

Pagina 96

La giovinetta campagnuola

207997
Garelli, Felice 1 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Così si conservano bene, e piacciono molto alle vacche; quantunque la fermentazione le abbia fatte un pochino acide. Anche il fieno bruno, ossia lasciato fermentare, come è uso in molti luoghi, diventa più saporito, nutritivo, di facile digestione, sia per le vacche lattaie, e pei buoi destinati all'impinguamento, sia pei cavalli.

Pagina 127

L'idioma gentile

209140
De Amicis, Edmondo 1 occorrenze
  • 1905
  • Fratelli Treves Editori
  • Milano
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E sebbene Dante abbia detto " lascia dir le genti - è meglio che tu non dica genti in quel senso per non farmi pensare che tu parli di tutti i popoli della terra; e che suoi per " loro - abbia esempi classici, non toglie che sia più corretto il far concordare l'aggettivo col sostantivo; e m'ammetterai che a dire ignorante per " maleducato - si corre pericolo di calunniare dei sapientoni; e una " minestra diaccia - se vuoi esser giusto, non s' è mai portata in tavola da che mondo è mondo. A rivederci, bocca fortunata, e porta un bacio alla torre di Giotto. E ora che giustizia è fatta, tiriamo innanzi.

Pagina 54

Il libro della terza classe elementare

210091
Deledda, Grazia 1 occorrenze
  • 1930
  • La Libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
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Riconosce il padrone dal rumore del passo, sa comprendere subito se chi lo guida o lo cavalca è persona esperta e, cosa stupenda in lui, sa ritornare da solo per una strada che abbia percorso anche una sola volta. E, a proposito di questo, vi dirò che una volta nel tempo antico (simili esempi ce ne sono stati anche durante la nostra vittoriosa guerra) un cavaliere era stato ferito in battaglia: il cavallo lo portò in un boschetto, lo lasciò dolcemente a terra, piegandosi sulle ginocchia anteriori, e poi di gran galoppo ritornò da solo all' accampamento. I capitani, sentendo il suo muso che con insistenza si allungava or su l'una ora sull'altra delle loro spalle, capirono e lo seguirono. Cosa meravigliosa! Li condusse nel luogo ove giaceva il suo padrone. Così fu salvato un egregio uomo.

Pagina 44

La freccia d'argento

212226
Reding, Josef 1 occorrenze
  • 1956
  • Fabbri Editori
  • Milano
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Non ti pare che abbia dato una spinta con la mano a una delle altre vetture? - Davvero?! Io non ho visto niente! Dev'esser stata cosa di un attimo! - Ecco! Ed-mastica-gomma taglia il traguardo per primo, tronfio come un tacchino! È proprio vero. Però non si sa se realmente Ed-mastica-gomma abbia barato. Poiché prove non ce ne sono, il tempo realizzato da lui viene omologato. * * *

Pagina 66

Il giovinetto campagnuolo I - Morale e igiene

215477
Garelli, Felice 1 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
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Così si conservano bene, e piacciono molto alle vacche; quantunque la fermentazione le abbia fatte un pochino acide. Anche il fieno bruno, ossia lasciato fermentare, come è uso in molti luoghi, diventa più saporito, nutritivo, di facile digestione, sia per le vacche lattaie, e pei buoi destinati all'impinguamento, sia pei cavalli.

Pagina 109

Pane arabo a merenda

219806
Antonio Ferrara 1 occorrenze
  • 2007
  • Falzea Editore
  • Reggio Calabria
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A meno che ... tu ... non abbia ...? - Eh, sì. Deve proprio essere lo scarico — risponde la Nasochiuso arrossendo. - Accidenti. Una bella puzza! - Hai ragione — e sospira, fissandosi la punta delle scarpe. - Ti ricordo, mia cara, che in questi casi bisogna subito chiamare l'idraulico! — squittisce nauseata la signora Preziosi mentre infila il paltò e se ne va.

I mariti

223141
Torelli, Achille 1 occorrenze
  • 1926
  • Francesco Giannini e Figli
  • Napoli
  • teatro - commedia
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Pagina 14