Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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  • Pagina 4 di 200

Il successo nella vita. Galateo moderno.

174886
Brelich dall'Asta, Mario 3 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Sopra un foglietto di carta rettangolare si scrive una frase e piegato in forma di triangolo, viene messo alla posta, cioè: dentro l'oggetto provvisoriamente destinato a ricevere i biglietti delle giocatrici. Quando tutte le partecipanti al giuoco hanno deposto il loro biglietto alla posta la direttrice del giuoco fa da postino e ne consegna uno a ciascuna giuocatrice, che vi scrive il nome di una compagna per lo indirizzo e lo rimette di bel nuovo in buca. Il postino li porta a sua volta a domicilio ed allora, a turno, ciascuna legge ad alta voce il biglietto ricevuto.

Pagina 293

La penitenza della « a discrezione » è la più piacevole che si possa infliggere da una compagnia cortese a chi fallò nel gioco. Però, può diventare la peggiore delle penitenze. se la comitiva non conosce la misura e... qualche cosa d'altro nell' imporre una mortificazione. « A discrezione » vuol dire che il penitente deve fare tutto quanto gli viene ordinato, volta a volta, da ciascun giocatore.

Pagina 298

Chi è uso a patire è uso a tacere. Chi poco sa tacere, ha poco patito. Tommaseo. Pochi e grandi dolori fanno l'uomo grande, piccoli e frequenti l'impiccioliscono. Tarchetti. Il dolore purifica e ritempra. A. Fogazzaro. Il dolore nell'Arte. La volontà si tempra nel dolore. G. D'Annunzio, Laudi. La scienza non è che dolore, la virtù vera non produce che amarezza. Ma pure son belli questi dolori e queste amarezze. L. Settembrini, Lett. a sua moglie.

Pagina 408

Per essere felici

179250
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
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Le bambine, destinate a restar molto in casa con la mamma, devono essere avvezzate per tempo a prendere a cuore le sorti della famiglia. È bene abituarle fin dai più giovani anni ad amare e a curare la loro casetta. Benchè la scuola assorba molte ore giornaliere alle bambine, pure non si deve far trascurare l'abitudine — se non vi è cameriera in casa e anche se vi è — di riguardarsi la propria guardaroba, tener in bell'ordine il cassettone, accomodare possibilmente la propria biancheria, aiutare ad apparecchiare e insegnar loro a poco a poco a tener conti familiari. Perchè queste bimbe d'oggi saranno donne maritate, un giorno; e non v'è alcuna ragione di pretendere che il matrimonio cambi una signorina inesperta dell'andamento pratico della casa in una donna economa, preveggente, previdente, abile e giudiziosa, come se con il sacramentale "sì„ le si infondessero per miracolo, tutte queste virtù... Siamo logici. Poeti si nasce, ma donnine di casa, educate e capaci, si diventa a poco per volta, con un lungo tirocinio compiuto nella propria famiglia ove c'è la mamma a consigliare e a guidare e a correggere. E in questi tempi difficili in cui per molte la vita è dura, la necessità che la donna sia laboriosa ed economa è sentita come non mai.

Pagina 16

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180568
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Non usa più invitare qualcuno «a prendere il caffè», ma è sempre garbato offrirne una tazza a chi viene a trovarci prima delle 11,30, tra le 14 e le 16 e tra le 21 e le 22,30. Portiamo in salotto il vassoio con le tazze vuote e la caffettiera a parte. Solo se siamo in due è concesso arrivare con le tazzine già riempite dalla macchina a cialde. Non è affatto un obbligo, ma i nostri ospiti potranno gradire dei pasticcini mignon (senza crema o marmellate), ovvero le classiche friandises (così i francesi chiamano la «pasticceria secca» delle nostre mamme), oppure una fetta di torta. Nel qual caso porteremo anche un piattino su cui è già appoggiata la forchettina. Non scimmiottiamo i baristi appoggiando un cioccolatino sul piattino sottotazza: in casa, qualunque cosa va offerta con altro garbo (e altra generosità: se l'ospite ne volesse mangiare due o tre?). Solo nel caso in cui il caffè sia accompagnato da qualcosa da mangiare (cioccolatini compresi!) dovremo provvedere un piccolo tovagliolino per forbirsi le labbra. Un altro aggiornamento del galateo: oggi non è più da maleducati chiedere un'altra tazza di caffè (magari con un complimento per la bontà dell'aroma) sia a fine pasto sia in salotto. Resta invece vietatissima l'idea di avere invitati di serie A, che vengono a cena, e di serie B, che arrivano per il caffè; ma se è l'ospite stesso che, declinando l'invito a cena (magari perché è a dieta), ci propone di raggiungerci invece per il caffè, cerchiamo di non dilungarci troppo a tavola, così da evitargli sgradevoli attese.

Pagina 134

Il Galateo

180995
Brunella Gasperini 2 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Non pretendete che stiano zitti e fermi come mummie, ma abituateli a non cacciare strilli improvvisi, a non imitare a gran voce clacson e motori, a non scalciare, a non fare lagne. E vietate loro di sporgere testa e mani dai finestrini. Molti bambini soffrono il mal d'auto (e non tutti, anzi pochi, sopportano le apposite pastiglie). Fateli viaggiare sui sedili davanti, col finestrino un po' aperto; non incitateli a dormire, spesso è peggio; e non chiedete continuamente: «Stai bene? Stai male?»: è un richiamo pressoché certo al mal d'auto in agguato. Lasciateli stare, parlate d'altro, e se vedete che cominciano a sbadigliare e impallidire, fermate la macchina, fate fare loro un giretto, fategli mangiare qualcosa di solido (mai bere). Può darsi che funzioni e può darsi di no. È comunque conveniente abituare i bambini all'uso dei sacchetti di plastica, come in aereo. Dopo l'uso, aspettate a sbarazzarvi del sacchetto in un posto adatto, non in mezzo alla strada. Chiaro che a questi bambini l'automobile piace pochissimo. In compenso ce ne sono altri a cui piace moltissimo, in modo direi abnorme: piccoli mostri che a sei anni sanno tutto sui motori, le carrozzerie, gli accessori, la guida, riconoscono le marche e la cilindrata di tutte le auto che passano, ne recitano ad alta voce i pregi e i difetti con un linguaggio da tecnici consumati. «Che fenomeno», dicono i padri con orgoglio. Già, un fenomeno dei nostri tempi: a parer mio molto deprimente. Al posto di quei padri non ne sarei affatto fiera, ma piuttosto sgomenta. Va bene che i miti della nostra infanzia sono stati distrutti, ma per piacere non permettiamo che siano sostituiti dal mito dell'automobile: già in via di decadenza anche lui.

Pagina 174

A questo punto Gigi comincia a piangere, sua madre a sculacciarlo, e la signora a desiderare acutamente di essere altrove. Mettetevi in mente, madri, che la principale aspirazione dei vostri conoscenti non è quella di venir salutati dai vostri figlioletti; e che tutti quanti preferiscono di gran lunga rinunciare a questo onore che essere l'involontaria causa di una scena del genere. Le lezioni di saluto, gli insegnamenti, le opere di persuasione vanno fatte (se volete farle) sempre e comunque in privato. Se il vostro bambino, nonostante le lezioni, insiste a non voler «salutare la signora», potrete anche sgridarlo: ma dopo, per piacere, dopo! Per contrasto, ci sono bambini così condizionati che al primo fatidico invito materno «Saluta i signori, Peppino», scattano come fossero caricati a molla, si inchinano, fanno la riverenza o il baciamano (a seconda del sesso) e recitano identici stereotipati convenevoli a tutti i presenti: i quali, lungi dal lusingarsene, vivamente si augurano che gli si rompa quella maledetta molla e che ricomincino a essere bambini, non scimmiette ammaestrate, non fantocci di cui le madri muovono rigidamente i fili. A questi compitissimi Peppini io preferisco di gran lunga i recalcitranti Gigetti. Questione di gusti? Anche. Ma la caratteristica essenziale (e la più amabile) dell'infanzia è la spontaneità: e non mi si venga a dire che è spontaneo per un bambino baciare la mano a vecchie signore e recitare convenevoli a memoria. Nessuna madre aggiornata dovrebbe insegnarglielo. I bambini oggi devono essere naturalmente disinvolti, o timidi, mai saccenti, condizionati, repressi. Fino all'età di un anno circa, possono salutare con la manina se ne hanno voglia o non salutare affatto se non ne hanno: è loro sacrosanto diritto. Fino a quattro o cinque anni possono dire «Ciao» e basta: anche ai vescovi e ai capi di stato. Dopo, si potrà cominciare ad abituarli gradatamente, senza insistenze e pignolerie, a dire «Buongiorno», poi «Buongiorno signora», infine a stringere la mano come si deve.

Pagina 58

Il codice della cortesia italiana

184219
Giuseppe Bortone 2 occorrenze
  • 1947
  • Società Editrice Internazionale
  • Torino
  • verismo
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Qui, a ogni modo, si vuol accennare a quel « ringraziamento tangibile » che si suol dare a chi ci ha reso un servizio. D'altra parte, è giusto che chiunque ha fatto per noi qualche cosa a cui non era tenuto abbia una ricompensa: da chi ci porta un mazzo di fiori a chi ci aiuta a infilare il pastrano; da chi ci serve a tavola, in un ristorante o in una casa d'amici, a chi ci attacca un bottone nell'albergo. Perciò, è tutto detto quando si è raccomandato - a chi può - di non lesinare in fatto di mance; badando solamente che esse non sieno « poco dignitose » per la esiguità o per il modo.

Pagina 55

Ma va, a mano a mano, scomparendo; e senza lasciare rimpianto. Se mai, si pensa con una punta di nostalgia al nostro bel tempo antico, quando mettevamo la letterina augurale, dettataci generalmente dal maestro, sotto il piatto della mamma o del babbo; alla poesiola d'occasione, mandata a memoria, recitata con cugine e cugini, in casa del nonno, che ci ascoltava sorridente e commosso e ci rimunerava con qualche regalino. Ma ora anche i ragazzi pare che abbiano da pensare ad altro! Delle ricorrenze alcune sono di carattere religioso - Natale, Pasqua, onomastico - altre di carattere civile - Capodanno, genetliaco, nozze d'argento e d'oro ; - quindi, si capisce che variano da popolo a popolo, da regione a regione, e quasi da famiglia a famiglia. In realtà, non si comprende perché si debbano far voti di salute, di prosperità, di bene, di gioia, soltanto in alcuni giorni dell'anno. Ma se coloro ai quali li esprimiamo son persone a noi vicine e a cui siamo legati da affetto, espressi o non espressi quei voti, son vivi e fervidi sempre; e lo sanno quelle persone proprio come lo sappiamo noi! Di modo che gli augúri servono, in fondo, a null'altro che a ricordarci a qualcuno, ovvero a far sapere a qualcuno che, in quella speciale circostanza, ci siamo particolarmente ricordati di lui. Perciò, poco male se, avendo tempo e denaro da sprecare, si continua a lanciare augúri in tutte le direzioni. Dal momento che c'è ancora la vana ipocrisia delle visite cosí dette ufficiali, possono benissimo sopravvivere anche gli augúri; tanto piú che, in fondo, essi sono pur sempre « una forza di bene » che si invia. Però, se si è liberi di farli o di non farli, si è in dovere di ringraziare almeno coloro che hanno avuto un pensiero gentile per noi. Può dispensarsene soltanto chi è troppo in alto: e chi, a costo di riuscire scortese, vuole interrompere una tradizione che non gli va a genio. È prudente non fare augúri per il genetliaco a signore e a signorine cui si sa che gli anni cominciano a pesare... Il mezzo piú sbrigativo è, oggi, la cartolina illustrata, ma è un mezzo che suppone familiarità; meglio è adoperare, come ho detto, la carta di visita, con una concisa espressione cordialmente amichevole o devota, secondo la persona cui si scrive e la natura della relazione con lei.

Pagina 69

Il saper vivere

186988
Donna Letizia 5 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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L'abitudine di fumare a tavola a metà pasto è desolante: il gusto della sigaretta si sovrappone a quello delle pietanze e tanto varrebbe servire, anziché un menù prelibato, due uova e un'insalata. Le sigarette non dovrebbero apparire che al momento del dessert. In genere, vengono offerte appunto tra il dolce e la frutta, a meno che non siano già state disposte sulla tavola in apposite coppette. In quest'ultimo caso, la regola vorrebbe che nessuno incominciasse a fumare prima di esserne autorizzato dalla padrona di casa.

Pagina 107

La sera indossa la marsina (senza la striscia sui pantaloni), gilet nero, camicia con sparato inamidato, cravatta a farfalla bianca. Potrà indossare, volendo, un secondo tipo di uniforme meno impegnativo: calzoni a righe come sopra, giacca corta nera, panciotto intonato, camicia morbida e cravatta nera. Il cameriere porta al mattino, per sfaccendare in casa, una giacca accollata di tela rigata. Pantaloni e scarpe nere. Per servire la seconda colazione porta, normalmente, d'estate una giacca bianca, chiusa, e d'inverno una giacca di colore scuro: verde bottiglia, blu, marrone ecc. chiusa fino al collo da bottoni di metallo argentato o dorato, volendo con il monogramma o lo stemma della famiglia. Calze e scarpe nere. Guanti di cotone bianco. La sera, indossa giacca bianca e cravatta. La livrea, che ripete nei propri colori quelli della famiglia, si addice solo a chi ha un tono di vita brillante: giubba in tinta, a coda, pantaloni intonati, panciotto a righe, bottoni con lo stemma o la cifra del cognome della famiglia, camicia a collo rigido, cravatta a farfalla bianca. Guanti bianchi, scarpe e calze nere. La livrea a calzoni corti, calze lunghe bianche, scarpe a fibbia, è di tono formalissimo. La cameriera veste, la mattina, un abito di tela chiaro unito o rigato e un grembiule bianco. Per servire a tavola, all'abito di satinette nero oggi si preferisce quello, meno sgualcitile, di lanetta o popeline blu o grigio chiaro o scuro. Il grembiulino può essere bianco, di organdis o mussola, oppure nero di taffetà. La cresta e il civettuolo nastro d'organza non si addicono a tutte le facce: meglio non imporli a una sgraziata "tuttofare". Si esigerà piuttosto che porti i capelli raccolti in una leggerissima retina. L'autista ha la responsabilità assoluta della macchina ed esegue eventualmente commissioni. Se padroni fanno scarso uso dell'automobile, gli si possono affidare altri compiti in casa, ma è bene mettersi d'accordo su questo punto fin dal principio. Una buona padrona non tiene inutilmente il suo autista ad aspettarla per delle ore, la notte, davanti a un dancing, ecc. Se ha bisogno di lui fino a sera avanzata, il giorno dopo gli concede due o tre ore di riposo. Chi non desidera adottare la classica livrea per il proprio autista, ripiega sul completo a doppio petto grigio scurissimo, camicia bianca, cravatta nera, calze, scarpe e guanti neri. Il berretto a visiera dovrà però completare l'insieme. Il cappotto sarà a due petti e intonato all'abito. Guanti scuri. D'inverno, pastrano a doppio petto intonato al completo. D'estate, la livrea può essere di lanetta, di grisaglia o di tela, con berretto a visiera intonato.

Pagina 143

È doveroso far visita: A un amico ricoverato in clinica. A una puerpera. A una famiglia amica colpita da lutto. A chi ci ha reso un servizio. A una persona cui si è stati annunciati o raccomandati con qualche lettera di presentazione. A un amico promosso a una carica importante. A un'amica che ci ha partecipato il fidanzamento della figlia o del figlio. Le visite ai malati e alle persone colpite da lutto devono essere brevi. Il subalterno che fa una visita di ringraziamento a chi lo ha beneficiato non si trattiene più di dieci minuti. Non si siede, se non ne viene pregato. Una visita di rallegramenti può prolungarsi di più, ma all'amico diventato ministro non si accennerà subito a quella certa pratica che ci sta a cuore, dichiarando che basterebbe una sua parolina perché, eccetera. La signora che desidera essere ricevuta dalla moglie del superiore di suo marito incarica quest'ultimo di chiedere al suo capo in quale giorno e a quale ora la signora gradirebbe una visita. Se il superiore risponde laconicamente e poi non torna più sull'argomento, la proposta non verrà rinnovata. Una volta, prima di lasciare definitivamente la città, era d'obbligo intraprendere un lungo giro di visite. Oggi si dà un cocktail di trenta, cinquanta persone (se le conoscenze sono troppo numerose, se ne danno due), e il problema del commiato è così risolto. Anche gli sposi, tornati dal viaggio di nozze, risolvono il problema della ripresa di contatti con un cocktail (ma alla vecchia zia, all'anziano generale, ai testimoni di nozze, all'amica più cara della mamma faranno una visita). E la puerpera potrà sdebitarsi con le amiche che sono andate a trovarla in clinica, offrendo un tè o un cocktail, appena rimessa e tornata a casa.

Pagina 198

nella sua stanza, a meno che non sia in convalescenza avanzata e sia lui a proporre una sigaretta. Non si parla ad alta voce. A una signora si portano dei fiori, escludendo gardenie, tuberose e tutto ciò che ha un profumo forte. A una puerpera si porta un regalino per il neonato. Ai bambini, libri illustrati, matite colorate, giuochi tranquilli. A un amico si portano libri, riviste, carte da gioco e sigarette. Agli uni e agli altri si possono portare dei frutti non indigesti: grape- fruits, arance scelte, un grappolino bellissimo d'uva, un ananas fresco, ecc.

Pagina 214

Sbaglia chi crede che l'importanza del galateo diminuisca a misura che ci si spoglia, per cui in costume da bagno preoccuparsi delle buone maniere sarebbe assolutamente superfluo. Al contrario: tanto meno una persona è vestita, tanto più dovrebbe sorvegliare i propri atteggiamenti. Una donna in "bikini" che cammina ancheggiando come se entrasse in un salone, è goffa. Seduta, con le gambe buttate di qua e di là, è sconveniente. Le collane, il bocchino, il maquillage pesante, i tacchi alti stonano sulla spiaggia. Questi ultimi, poi, vanno evitati con i pantaloni. Sconsigliabile il costume a due pezzi a qualsiasi donna che abbia l'addome funestato da salcicciotti o da grinze. Il costume a pagliaccetto, a gale, a nastri e altre leziosaggini vanno lasciati alle giovanissime. Non se ne rammarichino quelle che non lo sono: la linea classica del costume a un pezzo ha uno stile sicuramente signorile. Gli uomini, specie se non più giovanissimi, debbono portare costumi decenti, evitare copricapi e accessori stonati.

Pagina 225

Marina ovvero il galateo della fanciulla

193650
Costantino Rodella 1 occorrenze
  • 2012
  • G. B. Paravia e Comp.
  • Firenze-Milano
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. — Lo spirito d'osservazione, che abbonda nelle ragazze, e l'abitudine di mettere in ridicolo, spingono le allieve a contraffare gli atti, i gesti e i difettucci delle compagne ed anco delle maestre, e quindi a sgorbiarne ritratti, farne caricature; senza dire poi del talento di mettersi soprannomi; dal che derivano provocazioni, accuse e risse. Chi il crederebbe? Pure in quell'età v' è una gran tendenza a cavillare, a garrire, a bisticciarsi, a mettersi in dileggio, a imporsi nomignoli; risse belle e buone, che nell'animosità, nell'agognia di vendetta punto non la cedono a quelle de'grandi. Bisogna vederle, rosse in faccia, cogli occhi che schizzan fiamme, riprendersi fieramente, senza bontà, senza moderazione; non sentono che l'odio, che il bisogno crudele di vendetta; ih, che bizza! Guai se avessero il potere uguale allo sdegno! Marina biasimava codesta specie di ferocia, e più ancora quando la trovava tra fratelli e sorelle. E in quell'età quanto sono belli 1' amore, la fratellanza, il compatimento, il perdono!

Pagina 27

Galateo morale

196737
Giacinto Gallenga 2 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Vanno a tutte ore nei fondachi non già per comprare, ma per soddisfare la curiosità, per ammazzare il tempo. Obbligano commessi ed inservienti a vuotar le vetrine, gli scaffali, i magazzeni, a spostare insomma e a sciupare ben anco la mercanzia, chiacchierano un'ora sul gusto, sulla convenienza, sulla moda, espongono il proprio caso al negoziante come farebbero all'avvocato, al medico, per riceverne le istruzioni, i suggerimenti; osservano, toccano, assaggiano... e finiscono per non ispendere un quattrino; e così fan perdere al commerciante un tempo prezioso senza procurargli un soldo di guadagno. Eppure quegli è costretto a non lasciarsi sfuggir moccoli all'indirizzo dell'importuno anzi deve contrarre il viso in modo che sembri sorridente, poiché chi tiene stretti i cordoni della borsa ha slacciata per ordinario la lingua, e il povero negoziante che ci tiene al suo buon nome e ad esser detto cortese, convien che si guardi di dare altrui, a diritto o a torto, occasione di lagnarsi di lui, di menar le forbici addosso a questi accorrenti della mala ventura.

Pagina 157

Accompagnate, per quanto lo potete, a scuola, a passeggio i figliuoli. Se voi vi fermerete qualche volta sulle pubbliche passeggiate, sui giardini nelle ore in cui i bambini vi si sollazzano, e farete di quà e di là qualche ispezione al modo di condursi delle persone di servizio, sui riguardi, sulle attenzioni che le medesime in genere dimostrano verso i ragazzi affidati alla loro custodia, resterete di leggieri persuasi della opportunità della mia raccomandazione. D'altronde i ragazzi abbandonati alle cure dei servitori prendono a non lungo andare i gusti, le tendenze, le usanze di coloro con cui essi convivono: per cui, dal vestito all'infuori, essi finiranno per rassomigliare perfettamente ai servitori. Ed oltre agli esempi d'inciviltà e d'indecenza a cui i vostri figliuoli saran costretti ad assistere, essi correranno anche il rischio di scavezzarsi il collo. Se il poverino dopo essersi slogato un braccio o fiaccato il naso si getta a gridare ed a piangere, arriva dopo un certo tempo la bonne (vedete che sarcasmo di nome!) la quale indispettita di quell'accidente che disturba i suoi interessanti colloquii coll'amica o col conoscente, strapazza di santa ragione il poveretto, e qualche volta per soprammercato lo batte: e per compierne l'educazione e per risparimiare a sé, quando sarà giunta a casa, i rimbrotti dei padroni, gl'insegnerà a schiccherare una bugia. Se non avete tempo o volontà d'accompagnarli, fissate almeno la località, dove hanno a recarsi coi figli vostri la persona di servizio che vi suppliscono in questa bisogna, e recatevi sovente a sorprenderle. La salute, in civiltà, la moralità delle vostre creature ve ne fanno uno stretto dovere. E così non permettete nemmeno che i servi si arroghino il diritto d'ingiuriare con epiteti indecenti e villani i ragazzi di qualunque età essi siano, o di prodigar loro carezze che possano suscitare in essi delle ignobili sensazioni. Inversamente non tollerate che i vostri ragazzi si avvezzino a comandare a bacchetta ai servi, giacché verrebbero così a prendere quelle abitudini di prepotenza che stentano poi, divenuti grandi, a smettere con uguali ad inferiori ed anche talvolta cogli stessi superiori e per cui diventano poi le person più uggiose del mondo; che si rivoltano ad ogni lieve contraddizione, e tengono con tutti quel fare tranchant che non è il più adatto a procacciar loro benevolenza dei loro simili.

Pagina 61

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200523
Simonetta Malaspina 3 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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I genitori superino falsi pudori e rispondano alle domande dei bambini con sincerità, senza ricorrere a incredibili storielle. Non c'è niente di male a spiegare con delicatezza a un bambino il modo in cui è venuto al mondo, ma è logico che le parole si devono adattare all'età e all'intelligenza di chi ascolta per non provocare ingiustificati turbamenti. È meglio che la spiegazione sia graduale: sia cioè una successione di risposte alle domande che il bambino stesso comincia a fare spontaneamente a una certa età, incuriosito da certi fatti. Alla mamma o al papà che si trovassero imbarazzati a parlare ai loro figlioli, vengono in aiuto particolari pubblicazioni a cura di psicologi e pedagogisti.

Pagina 165

I bambini sono la delizia dei genitori, ma non sempre dei loro amici e conoscenti: a volte non lo sono neppure per i parenti più stretti, che non di rado si vedono ridotti al rango di bambinaie e di baby-sitter. Perciò la prima cosa da raccomandare ai papà e alle mamme è questa: non approfittate della gentilezza altrui e della naturale grazia dei vostri bimbi per "scaricare" questi ultimi appena possibile. Se dovete uscire la sera, cercate di organizzarvi in anticipo, senza ricorrere all'ultimo momento all'aiuto di qualche parente generoso e paziente; può darsi che anche lui (o lei) sia impegnato o abbia voglia di andare a dormire o desideri vedere in santa pace un programma alla televisione. Se vi è possibile, evitate di portare i figli piccoli in visita e di imporre la loro turbolenta presenza alle persone che vi vengono a trovare. I bambini, si sa, sono molto carini a vedersi e fanno tenerezza, ma cominciano a diventare noiosi non appena si mettono a giocare tra le gambe degli invitati, a chiacchierare a vanvera, a intromettersi nelle conversazioni dei grandi, a piangere, a scatenarsi. La responsabilità di questa invadenza, logicamente, non è dei piccoli ma dei loro genitori e in particolare delle mamme: quante di loro intrattengono le persone con l'interminabile racconto delle prodezze dei figli? Nella maggior parte dei casi le "prodezze" sono soltanto fatti normali e naturali, e perciò non stupiscono nessuno. Quando i bambini sono molto piccoli e non si ha una persona di servizio, bisogna rassegnarsi a non uscire spesso la sera. Non si può continuare ad affidare i piccoli alla vicina di casa gentile o alla portinaia, oppure costringere una nonna o una zia a fare da baby-sitter ai nipoti. Un rifiuto, in questi casi, non deve offendere i genitori del bambino: il torto è di chi ha approfittato per troppe volte della cortesia altrui, arrivando al punto di considerarla un dovere. Ma parliamo adesso dell'educazione dei bambini, che oggi è diventata un argomento alla moda. Lasciando da parte le teorie dei pedagogisti e degli psicologi, che non interessano il nostro galateo, ci limitiamo a raccomandare ai genitori una sola cosa: che i figli siano "veramente" educati. A volte l'eccessiva indulgenza porta conseguenze spiacevoli: i bambini, quando si sentono troppo importanti e osservati, tendono a diventare saccenti e petulanti. L'educazione di un bambino si concreta, anzitutto, nel rispetto per gli adulti. Per prima cosa la mamma abituerà suo figlio a rispettarla e a rispettare il padre, la nonna, i parenti, dosando nel giusto modo tenerezza e severità. Nessun bambino va picchiato, perché l'educazione non s'impartisce a suon di ceffoni e scappellotti. Ma una buona madre non si arrenderà a un capriccio e non cederà ai piccoli ricatti infantili: la miglior politica, in questi casi, è l'indifferenza. È evidente che non esiste un'età precisa dalla quale scatti l'operazione- educazione. Il bambino deve abituarsi subito a una disciplina, ed è sconsigliabile dargli la sensazione di essere il re della casa: un bambino è un bambino e non bisogna farlo diventare un tiranno.

Pagina 44

Non buttate i piedi a destra e a sinistra come i protagonisti di certe comiche del cinema muto. Non andate a braccetto in tre, sbarrando il cammino agli altri e costringendoli a scendere dal marciapiede per superarvi. Se passeggiate con un amico, non fermatevi di colpo per spiegargli meglio quello che state dicendo. Se camminate con la vostra fidanzata o con una ragazza che vi piace, lasciatela libera nei suoi movimenti e aspettate altre occasioni per abbracciarla. Non guardate sempre per terra, ma fissate un punto davanti a voi: diritti, ma non rigidi e impettiti. Non voltatevi a guardare la gente per la strada. Le donne, in particolare, devono essere disinvolte e sciolte nei movimenti. Per questo motivo è bene preferire scarpe comode, che consentano di camminare con agilità ed eleganza. Si può andare a braccetto con il marito il fidanzato, ma non con un amico. Non si dovrebbe andare a braccetto neppure fra donne. È un'abitudine di tono provinciale che va scomparendo. Assolutamente proibito a andare a braccetto tra uomini. È sempre la donna che si appoggia al braccio dell'uomo, mai viceversa.

Pagina 73

Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

205984
Garelli, Felice 1 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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I lavori sono necessari a rendere il terreno soffice, e netto dalle male piante. Meglio, e più profondamente, si smuove il terreno, e più rigogliosa si fa la vegetazione. I lavori profondi giovano a tutte le terre; risanano le umide, rinfrescano le asciutte. Ma a farli bene, bisogna avvertire alla profondità dello strato coltivabile, e alla natura del sottosuolo. Varia la forma, e anche la frequenza, e il tempo dei lavori, secondo la natura dei terreni. Si lavorano a porche gli umidi, e i sottili; a spianate quelli sani, e di buona pasta. Gli strumenti aratorii son parecchi; quali a mano, e quali a tiro d'animali. A smuovere il terreno, e prepararlo alla coltivazione, si adoperano la vanga, la zappa, e l'aratro. Zappa e vanga fanno buon lavoro, ma lungo, e costoso. Re degli strumenti agricoli è l'aratro: e tu ne esaminasti la particolare struttura. L'aratro chiama dietro sè l'erpice, perchè dia finitezza al lavoro. L'erpice invoca ancora l'aiuto del rullo su terre forti. A questa prima serie di lavori, un'altra ne succede che ha per iscopo di proteggere la vegetazione normale delle piante coltivate, specialmente contro i danni delle male erbe. Queste invadono i seminati, e mandano a male il raccolto, se con zappino, o sarchiello, o zappa a cavallo, o estirpatore, o scarificatore, non si rinetta il terreno. Talora queste sarchiature non bastano a cacciar via le piante parassite, e si ricorre al maggese pieno, o parziale.

Pagina 106

Lo stralisco

208606
Piumini, Roberto 1 occorrenze
  • 1995
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Provò a dimenticare il ritratto che nasceva. Le riapparve l'immagine di sé vista a Firenze: i capelli già raccolti a cestino... Un'immagine non chiara, simile a quella di un fantasma, o di un morto. Tentò di pregare. Chiese a Dio e alla Madre di Gesú di proteggerla da ogni tentazione.

Pagina 184

I miei amici di Villa Castelli

214224
Ciarlantini, Franco 1 occorrenze
  • 1929
  • Fr. Bemporad & F.°- Editori
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
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UNA BUONA AZIONE Una vecchietta che passava sempre a chiedere l'elemosina, era stata al bosco di Cusona a raccogliere legna per riscaldarsi. Nel tornar a casa la strada era lunga e il peso troppo grave, tanto che la povera donna ogni poco lasciava cadere il fascio. Passò vicino alla vecchia Sèrafo, guardò e tirò di lungo. Però non tardò molto a pentirsene e ne fu addolorato per tutta la strada. Ma passò Amalindo ed ebbe compassione della vecchietta. Si caricò sulle spalle la legna e gliela portò a casa, poi riprese la sua via, contento di aver fatto una buona azione.

Pagina 35

Sempronio e Sempronella

214686
Ambrosini, Luigi 2 occorrenze
  • 1922
  • G. B. Paravia e C.
  • Torino - Milano - Padova - Firenze - Roma - Napoli - Palermo
  • Paraletteratura - Ragazzi
  • UNICT
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- Vorrei andare a scuola e non posso. - Perchè non puoi? - Mio padre non vuole. - E perchè tuo padre non vuole? - Dice che la scuola è lontana e perderei troppo tempo fra andare e tornare. - È vero, - disse il Ministro, - la scuola è molto lontana. Se ne fabbricassimo una più vicina, che direbbe tuo padre? - Non mi ci manderebbe, perchè dice che imparare a leggere e a scrivere è un perdere il tempo. E io non posso disubbidire a mio padre. - Tu sei un figliolo ubbidiente, - esclamò il Ministro. - Ma lascia fare a me: troverò il modo di renderti contento. Lo salutò e se ne andò.

IL VOSTRO RITRATTO Ognuno di voi provi a fare il proprio ritratto. Chi vuol disegnarlo a penna o a lapis, avanti, ci si provi! Ma credo che ognuno di voi farà uno sgorbio. Riuscirete meglio se farete, come Sempronio, un ritrattino a parole. Non importa avere gli occhi azzurri o bruni, avere i capelli biondi o castani; importa essere più o meno buoni, più o meno bravi. Fate dunque il ritrattino dei vostri difetti e delle vostre virtù.

Pagina 41

Gambalesta

216211
Luigi Capuana 1 occorrenze
  • 1947
  • Società Editrice Tirrena
  • Livorno
  • paraletteratura-ragazzi
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interminabile, senza che egli riuscisse a capire dove arrivava. E poi, dai discorsi di quei della Squadra, che parlavano di soldati, di fucilate, di morti, di feriti, egli aveva cominciato a intendere che quelli andavano alla guerra e che gli toccava di andarci anche lui... A fare che cosa? Oh, lui sarebbe rimasto lontano, si sarebbe nascosto, si sarebbe buttato per terra turandosi gli orecchi per non sentire il botto delle schioppettate; Intanto, così tornava a dimenticare sua madre, con viva curiosità di vedere come avrebbero fatto la guerra. Oggi stesso? Domani? Dove? Per la strada o più in là? A Catania? E dov'era Catania che non si scorgeva neppure? La Squadra si era fermata a un'osteria. Avevano dato da mangiare e da bere anche a lui... E la sua mamma che attendeva il pane? Il denaro egli lo aveva in tasca: due tarì d'argento. Doveva scambiare quella moneta e portarle resto. La sua mamma non aveva altro denaro!... Cuddu si sentiva stringere il cuore. Nell'osteria aveva trovato altri ragazzi, figli dell'oste, che lo condussero a vedere la nòria, dove l'asino faceva girare la grande ruota con tutti quei secchi attaccati in fila che attingevano l'acqua e la versavano nella vasca. Cuddu osservava meravigliato. Guardava pure due grossi uccelli che pareva stentassero a trascinare la lunga coda. Uno di essi cominciò a rizzarla a poco a poco, ad aprirla come un ventaglio cosparso di occhi, straluccicante di mille colori e di oro. E tutte le penne fremevano, scosse da un tremito lieve, mentre l'animale si aggirava attorno ad un altro uccello simile ad esso pel colore delle penne, ma senza quella gran coda, che becchettava là nascosto, assieme con le galline e con quattro tacchini. Era la prima volta che Cuddu li vedeva; non sapeva neppure che si chiamavano pavoni. E non si sarebbe saziato di ammirarli, se non avesse avuto timore che quelli della Squadra potessero andar via senza badare a lui. Tornò all'osteria. Il sole era vicino al tramonto. Don Carlo il capitano fumava, seduto davanti a la porta. Gli altri, parte, impancati dentro, bevevano ancora; parte, fuori, sdraiati bocconi, coi gomiti appoggiati sul terreno, col mento tra le mani e la pipa in bocca, zitti; qualcuno, in un canto, già dormiva. Cuddu, accostatosi a colui che gli dava a portare il fucile, gli domandò: - Si resta qui? - Se sei stanco, bùttati a dormire su l'erba - quegli rispose. - Partiremo a mezzanotte. - Al buio? - C'è la luna piena. Sei contento di venire a Catania? Farai il soldato anche tu. Quanti anni hai? - Undici anni. Ma io voglio tornare a Ràbbato; mia madre mi aspetta. Dovevo comprarle il pane. - A quest'ora se lo è già comprato. Stava per dirgli: - Ho io in tasca il denaro - ma si trattenne. Se glielo levavano? E lo tastava per assicurarsi che non lo aveva smarrito.

Pagina 102

Quartiere Corridoni

216874
Ballario Pina 1 occorrenze
  • 1941
  • La libreria dello Stato
  • Roma
  • paraletteratura-ragazzi
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Nino corre a sciacquarsi il volto e le mani e siede a tavola. La mamma gli dà un'occhiata e gli domanda perchè non ha spolverato le scarpe. - Fatica inutile, mamma! - risponde l'ometto - tra poco esco di nuovo e mi impolvero un'altra volta. La mamma tace e scodella la minestra. Serve tutti e lascia Nino con il tondo vuoto. Ninetto protesta ed alza il piatto verso la zuppiera: - E a me, mammina? a me? - Fatica inutile - risponde la mamma - tra poco avresti appetito un'altra volta e saremmo da capo. Nino capisce a volo l'osservazione della mamma. Corre a spolverarsi le scarpe e quando torna, trova il suo tondo colmo e fumante.

Pagina 173

I mariti

223573
Torelli, Achille 4 occorrenze
  • 1926
  • Francesco Giannini e Figli
  • Napoli
  • teatro - commedia
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- Oh, sua Eccellenza si leva tutte le mattine all'alba, e va nel bosco a far la posta a qualche beccaccia...

Pagina 25

Ma come mai questi uomini non si accorgono che si fanno prendere a noia da noi quando li vediamo troppo! E poi si lagnano di non riuscire a farsi amare! Ma se non indovinano il buon momento per presentarsi a noi!

Pagina 34

- Sofia voleva andare a Napoli e ne aveva pregato suo marito; e gli aveva persino detto la ragione per cui voleva andare; e suo marito, il mio degnissimo signor fratello, le manda a dire che non può venire a prenderla per accompagnarla... Uh!

Pagina 36

Son salita... son salita... perchè mi seccavo a star sola... Mi secco a star sola... Hai capito? Mi secco!

Pagina 76

Ti ho sposato per allegria

225584
Ginzburg, Natalia 1 occorrenze
  • 2010
  • Giulio Einaudi editore
  • Torino
  • teatro - commedia
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E lei si è messa a ridere, e ha detto: Perché no? Ma prima faccio il bagno. E ha fatto il bagno, e dopo è venuta fuori con l'accappatoio di Manolo, e si è seduta sul tappeto in salotto, vicino a me. E allora le ho raccontato tutto. A un'altra, a quella Topazia che mi ero immaginata, cosí bella, sprezzante, superba, non avrei raccontato niente. Ma a questa qui, a questa ragazzotta mi veniva di raccontare tutto, come faccio adesso con te. E le ho detto: Ma lei perché l'ha piantato? E lei ha detto: Io l'ho piantato? Col cavolo che l'ho piantato! E' lui che ha piantato me. Hai capito? Parlava cosí. Non aveva nessuno stile.

Pagina 18

Parassiti. Commedia in tre atti

229278
Antona-Traversi, Camillo 2 occorrenze
  • 1900
  • Remo Sandron editore
  • Milano, Napoli, Palermo
  • teatro - commedia
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Trovarci fuori...lo vede...ci espone a dei dispiaceri: d'altra parte, vederci qui...senza ricorrere a qualche ingenuo... troppo ingenuo...sotterfugio...

Pagina 136

Non avrebbe che a chiedere un acconto a qualche sua cliente delle più ricche...e tutto sarebbe accomodato!... Fa così...perchè...perchè sono stato uno sciocco, io, a credere che una donna volgare come lei... sarebbe stata capace di capire la nostra condizione!... Che cosa le domando, in fin dei conti?... Le domando quello che marito e moglie hanno tutto il diritto di esigere reciprocamente... cioè, di ajutarsi a vicenda....Ebbene, oggi lei doveva ajutar me col suo commercio: domani, quando io avrò uno stato, sarebbe toccato a me...

Pagina 98

Manon

233425
Adami, Giuseppe 7 occorrenze
  • 1922
  • Edizioni Alpes
  • Milano
  • teatro - commedia
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Voi, che fino a quel momento, mai avete pensato di tentarmi, cominciate in vettura a mancar di rispetto...

Pagina 117

Qui a Chaillot, lo so bene, essa si annoia!... Pur ieri mi parlava d' un ritorno a Parigi...

Pagina 132

Senti che purità c'è intorno a noi... a noi poveri, miseri, sbattuti come rottami inutili nel nulla, alla deriva!...

Pagina 144

L'interno della Locanda della posta, a Saint-Denis. - Nel fondo una grande porta, e due ampie finestre ai lati. - A destra, in primo piano, la porta in comunicazione con la scala e la Cucina. In secondo piano un vasto camino. - Due porte laterali a sinistra. - Tavoli, sedie, panche. Tra le due porte a sinistra una credenza carica di stoviglie. - Un lucernone spento pende dal soffitto affumicato.

Pagina 16

(MANON s'è tutta aggrappata a LAURETTA. E al riflesso della lampada ch'è a terra, il suo volto appare spettrale).

Pagina 205

E perchè quel qualcuno s'è data questa pena, siamo obbligati a crederci?... Mai più! Tanto vale inventarla a nostro comodo... a meno che non sia contemporanea...

Pagina 80

- non tormentarmi, esamina... a Saint-Cloud, - probabilmente Sua Eminenza si sarebbe confuso e l'avrebbe Iicenziato a pieni voti.

Pagina 81

Un letto di rose

237237
Adami, Giuseppe 3 occorrenze
  • 1924
  • Arnoldo Mondadori editore
  • Milano
  • teatro - commedia
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Che merito hai tu - a trent'anni - a possedere tutti i giorni della tua settimana!

Pagina 21

Ti ricordi, Armando, quando eravamo ragazzi, e tu venivi qualche volta a passare le tue vacanze a Juvisy?

Pagina 47

(A poco a poco durante la scena che segue, dalla finestra aperta si intravvede scendere la sera, e la città illuminarsi)

Pagina 68

Come le foglie

239659
Giacosa, Giuseppe 4 occorrenze
  • 1921
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • teatro - commedia
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Stamattina, mi ha tolto il governo della casa, per darlo a mammà! Mi fa sorridere, pensare che ti racconto... Sono tanto lontana da questo. Me lo ha tolto.... e non glie ne faccio rimprovero, ma poi, subito è venuto quasi a scusarsi, e a dirmi piano che sorvegliassi ancora! ... Eh! Eh! Eh!

Pagina 202

Prende la lampada, va a chiudere a chiave la porta comune e poi va precipitoso, in camera di Nennele. NENNELE rimane rigida presso la tavola.

Pagina 216

Guardate che a momenti sarà qui Massimo. Dev'essere arrivato stamattina, e farà viaggio con noi, ben inteso. So che non è nelle vostre grazie, e nemmeno in quelle di Nennele. E si capisce. Ho già detto a Nennele quello che le spetta e dico a voi che non ammetto arie.

Pagina 46

A quest'ora ha già messo a macerare il suo cinquantesimo Monte Bianco di cotone entro il cinquantesimo lago d'anice.

Pagina 78

Malia. Commedia in tre atti in prosa

242376
Luigi Capuana 1 occorrenze
  • 1891
  • Stabilimento tipografico di E. Sinimberghi
  • Roma
  • verismo
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A sinistra, alla parete, altarino. In fondo, finestra e letto; A desera, cassettone e tavolino ZIA PINA e MASSAIO PAOLO, poi IANA.

Pagina 21

La caccia al lupo. La caccia alla volpe

250739
Giovanni Verga 1 occorrenze
  • 1902
  • Fratelli Treves Editori
  • MIlano
  • verismo
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Non ci avrei guadagnato nulla a fare il geloso.... E, perdonatemi, non avrei voluto cominciare a farlo proprio con voi.

Pagina 97