Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNIOR

Risultati per: abitudini

Numero di risultati: 17 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Introduzione. La società cristiana

398542
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, X-XVI.
  • Politica
  • UNIOR
  • ws
  • Scarica XML

., il significato è in gran parte storico e formale, e significa che la nostra società ha un certo numero di usi di abitudini di formazioni concrete, di carattere religioso, che risalgono al cristianesimo e che complessivamente si chiamano cristianesimo. Ciò, quindi, non ci dice nulla, per sé, sulla profondità, sull'efficacia, sul valore normativo e direttivo di quei concetti e vedute spirituali e religiose che sono proprie del cristianesimo. Il popolo russo, l'inglese, lo spagnuolo, il tedesco, l'italiano sono egualmente popoli cristiani, benché la vita religiosa di ciascuno di questi paesi ci presenti nell'insieme e nei particolari differenze profonde e notevolissime, allato a simiglianze ed identità egualmente notevoli. Essi convengono tutti in questo che nel complesso di istituzioni sociali, di nozioni, di costumi morali e sociali, di riti e di usi i quali costituiscono la speciale psicologia e il patrimonio spirituale di un popolo, molto di tali cose risalgono al cristianesimo; cioè a quella particolare religione che fu fondata dal Cristo e fa risalire al Cristo storico i suoi insegnamenti ed i suoi riti.

Pagina XII

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400469
Murri, Romolo 13 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
  • UNIOR
  • ws
  • Scarica XML

Ma la grazia, il desiderio permanente di elevazione, avvalorato ed impresso della forza e della soavità della presenza divina, è in noi e ci aiuta: ci aiuta a snodare lentamente questo groviglio di tendenze e di abitudini, a discernere un noi più profondo, e quanto più profondo tanto più puro, nelle acque mutevoli del nostro spirito, ad imprimere al corso di questo una direzione costante.

Pagina 138

Quando io vi parlava, voi sarete facilmente corsi col pensiero a certe vite religiose rigide, chiuse, disdegnanti la bellezza ed i varii innocenti ed umani piaceri della vita, ad un ascetismo in veste di rigido tormentatore; ed avrete ripensato all'antitesi così nettamente posta fra la natura e la grazia, fra il mondo e Cristo, fra la carne e l'anima; e forse l'ideale della vita religiosa vi sarà parso irraggiungibile, appunto perché sentite in voi, senza che la voce della coscienza ve le rimproveri troppo, inclinazioni ed abitudini dalle quali vi pare impossibile liberarvi.

Pagina 143

Garante della bontà della nostra conoscenza delle cose spirituali e delle conseguenti nostre direzioni etiche, la Chiesa è anche responsabile della nostra formazione religiosa, della trasmissione delle nostre anime al loro scopo supremo, per la parte che riguarda sia le norme stabilite per l'azione collettiva, sia anche quel processo di tradizioni e di abitudini d'ordine sociale in cui le anime trovano l'alimento e la vita, come nel corso di questo mese abbiamo sovente avuto occasione di notare.

Pagina 183

Ed è vana pretesa, ispirata ad un ingenuo razionalismo, quella di presumere che al bambino fatto uomo rimanga libero scegliere il suo Dio; egli non sceglierà da sé il suo Dio come non sceglierà le sue idee, le sue abitudini sociali, la sua posizione nel mondo, la sua classe. Ciò che egli vorrà a 21 anni è quello stesso che egli sarà spiritualmente a quella medesima età: ed egli sarà appunto quello che una serie non interrotta di volizioni altrui al suo proposito e di atti altrui lo avrà fatto, dalle prime associazioni suggeritegli dalla madre sino ai professori d'università, ai compagni, ai padroni che egli avrà al momento della supposta scelta: ognuno che ha influito in quel processo di vita interiore, a un certo momento della vita, ha modificato più o meno sensibilmente tutto il suo ulteriore sviluppo.

Pagina 188

Questa educazione è anzi, nella vita religiosa, tanto più necessaria in quanto la religione tende a introdurre nel corso spontaneo dei sentimenti e delle abitudini umane una norma più alta ed una spirituale unità. Ma ciò stesso ci apre la via ad una più radicale risposta all'obiezione precedente. È desiderabile, è giusto che al bambino e al fanciullo non si impongano, abusando dell'autorità che la maggiore esperienza della vita e l'ufficio ci danno su di essi, vincoli ed impacci alla loro libertà spirituale futura, alla piena sincerità della loro vita interiore ed esterna. Ma la religione cristiana è, come abbiamo veduto, o deve essere appunto l'educazione dell'uomo alla piena consapevolezza e quindi al pieno dominio di sé e dei suoi atti; l'educazione cristiana, se ispirata a un giusto e vero concetto del cristianesimo, è dunque educazione alla libertà ed alla personalità piena. Solo dando al cristianesimo un significato e un valore quasi di superstizione e di convenzione umana, solo confondendolo con posizioni storiche in cui la libertà individuale fu, in misura più o meno grande, per condizioni inevitabili dei tempi o per colpa d'uomini, minacciata da una religione politica o da una politica giuseppina e autocratica, solo pensando che il cattolicismo possa essere effetto od oggetto di una coercizione esteriore e violenta si può ancora insistere in simili prevenzioni contro il battesimo dei bambini; uso che noi crediamo anzi, per le ragioni suindicate e per l'esempio perenne ed universale della società cristiana, esprimere quasi più pienamente che il battesimo degli adulti la posizione vera del nuovo cristiano nella società e innanzi al suo Dio.

Pagina 189

Noi dobbiamo, signori, ribellarci un poco contro queste abitudini ingiuste e dannose, far tacere in noi questi rumori vani del tempo, intendere l'orecchio a una musica più tenue e più dolce, cercare, secondo una antica parola ancora ricca di significato, l'anima della Chiesa, o, meglio, la Chiesa vera e vivente dentro ciò che è l''apparato storico e terreno della sua vita esteriore. Io conto, per suscitare in voi quest'idea, su ciò che sino ad ora vi ho detto della vita religiosa nel cristianesimo; e penso che voi siate ora alquanto più familiari con gli elementi nativi e perenni di questa vita e luce delle coscienze che, distendendosi variamente nella comunione di queste e figurando, al di fuori, mista a tutte le altre forme e manifestazioni dell'attività umana nella storia, cerca tuttavia nell'essere umano non ciò che è corporeo ed esterno e caduco, ma l'intima vita di pensiero e di volontà che il tempo registra, in parte, con i suoi poveri istrumenti, ma che svolge la pienezza dei suoi motivi e dei suoi atti nell'interno della storia e della vita, di là dallo spazio e di là dalla successione, dove risiede il divino e dove entra e si affina e si espande, immersa e temprata in questo divino, la coscienza cristiana.

Pagina 244

E la libertà, che sentiamo essere in noi come carattere proprio della vita della volontà, non è già, come alcuni credono, l'irrazionale e il senza motivo, né è data solo dalla sproporzione fra l'atto nostro deliberato ed i motivi di esso presenti alla nostra attenzione, i quali non sono né tutti i precedenti che influiscono sull'atto né forse i più notevoli; libertà è questo rifluire e rispecchiarsi di tutta la nostra precedente attività morale, di tutti i moti e gli impulsi e le abitudini accumulate, in ogni singola mossa in avanti del nostro volere; così che quello che noi vediamo e facciamo reca, quando la reca, quando cioè procede davvero dalla nostra attività interiore desta e operante senza ostacoli, tutta l'impronta della nostra personalità morale e della direzione spirituale che caratterizza lo spirito nostro.

Pagina 271

Le nostre abitudini morali sono l'effetto di sforzi secolari di inibizione, di adattamento, di iniziativa. Le istituzioni sociali, che noi, per la forza del linguaggio e del simbolo esterno, siamo soliti ad oggettivare e concepire come enti a sé, non sono in fondo che stati d'animo ripetentisi quasi uguali in un numero più o meno grande di individui appartenenti ad dato gruppo; spesso questi stati d'animo uguali giacciono nel profondo della coscienza; quando una occasione li risveglia essi provocano quella che è azione collettiva, lo slancio nazionale di una guerra per la difesa del paese, la commozione profonda dinanzi a un disastro improvviso, un senso di legittima fierezza dinanzi a successi ed a trionfi che ciascuno di noi sente e vive come suoi proprii. O vivendo le cose esteriori, o vivendo i beni della cultura e dello spirito, i quali tanto più si avvicinano all'unità quanto più sono alti, noi ci trasformiamo continuamente: e queste forme del nostro essere spirituale, benché vissute da ciascuno di noi, sono tali da associarci e da farci uguali a molti altri che le vivono e se le appropriano ugualmente; di dove appunto una profonda comunione di anime, una circolazione di vita spirituale che unisce i passati e i presenti, coloro che vivono ancora nel campo dell'apparenza e del divenire sensibile e coloro che si sono oramai raccolti di là dalle apparenze, nel mondo degli spiriti e di Dio.

Pagina 273

Ed in ciò che noi saremo spiritualmente nell'attimo della nostra liberazione dalla vita del tempo, nelle accumulazioni di tendenze di vedute di abitudini di atteggiamenti di volere che costituiranno allora nella sua pienezza la nostra coscienza morale, tutto il passato rivivrà;innanzi a noi, e noi ci rivedremo chiaramente, dal giorno in cui la nostra psiche fu solcata dalle prime impressioni del mondo esterno e mossa dal soffio dei primi impulsi, giù giù per tutta la serie di atti nostri ed altrui, di conoscenze, di moti spontanei, di volizioni; e seguiremo la traccia oscillante della nostra consapevolezza del bene e del male, del nostro volere, della spontaneità interiore di quel profondo moto della coscienza che, riflettendo in ogni nuovo atto tutto il nostro passato morale, si apriva la via dominando e dirigendo le conoscenze le emozioni i sentimenti. E nella nostra psiche, rivelata così pienamente a sé stessa, noi vedremo come palpitare un brano della società alla quale appartenemmo; e questa società medesima, con i suoi usi, i suoi istituti, le sue leggi, la sua cultura, ci riapparirà dinanzi, trasfusa nel nostro essere spirituale.

Pagina 282

E la conclusione di tutto quello che siamo venuti dicendo intorno al carattere vero ed originario dei precetti e dei riti cristiani o intorno al giudizio da dare del nostro costume cristiano di oggi, può essere una sola, ma di qualche importanza: che cioè noi non dobbiamo rifarci, ogni età, ogni società, ogni anima per suo conto, un cristianesimo adattato ai gusti ai desiderii ed alle tendenze nostre, ma che il cristianesimo, quale esso è, noi dobbiamo porre nel centro della coscienza e della vita, per riformare e rinnovare secondo esso i gusti, le abitudini e le tendenze nostre; e che delle due maniere di atteggiarsi di fronte alla verità ed al rito cristiano, delle quali l'una consiste nell'adattar questi a sé e l'altra nell'adattar sé ad essi, solo la seconda può condurci ad ottenere quei risultati di vita e di bene che il cristianesimo è nato a portare nelle anime che lo vivono.

Pagina 295

Essi hanno anzi, assai spesso, favoriti in ciò dallo stesso costume circostante, volto ad una via opposta lo sforzo del loro animo; ad adattare cioè la loro fede ad una coscienza morale, cresciuta in gran parte fuori dell'influenza di essa, ad abitudini già fatte, talora anche ripugnanti ad uno spirito vivo di religione. Sicché molti si dicono oggi e si credono cattolici ai quali forse manca persino ciò che in ogni vita religiosa è elementare, vale a dire la religiosità: 1'attitudine, spontanea o formata, a considerare le cose della vita ed il mondo, gli atti e le finalità umane, da un punto di vista religioso. Esaminate ciò che essi amano, desiderano e temono, ciò che essi cercano nella vita, studiate i moventi della loro condotta, l'indole dei loro rapporti con Dio e col prossimo, e voi vedrete nessun vivente principio religioso manifestarsi in ciò: la religione apparisce, al più, quando c'è il mistero da scrutare temerariamente, un giudizio pubblico da affrontare, un piccolo o grande favore terreno da ottenere, un pericolo da scongiurare con mezzi superstiziosi e talora magici. Di tale forma di cristianesimo, così diffusa oggi e così nociva allo sviluppo ed all'influenza della vita cristiana, nel mondo, noi faremo liberamente la critica nei nostri discorsi.

Pagina 5

E la Chiesa, essa stessa, ha realizzato sulla terra il più mirabile esempio di società umana che possa imaginarsi; così pieghevole nelle sue varie membra, così forte nel difetto di mezzi coercitivi e violenti, così salda nella sua compagine, così una di riti di pensiero di costume, anche dopo tanti secoli di vita, anche per tanta differenza di paesi e di abitudini sociali.

Pagina 74

Costoro ignorano interamente il profondo mistero dell'anima umana: né sanno quanta parte dell'attività di questa rimanga nascosta a noi medesimi, in quei densi e profondi strati del subcosciente, di memorie cioè, di desiderii, di abitudini, di rappresentazioni, di affetti, dei quali noi non sappiamo attualmente nulla, ma che pure costituiscono l'intima trama del nostro sapere e del nostro volere; non sanno di quest'anima nostra ignota e profonda, dalla quale sorgono, o potenti come turbini improvvisi o insinuanti come piccola vena d'acqua in un terreno friabile, le volizioni che trascinano la nostra vita. Ed essi non sanno anche come questa più profonda anima viva di fede, e solo di fede; e come questa fede non noi ce la siamo data un giorno bella e fatta, ma altri la siano venuta plasmando a nostra insaputa, e vi abbiano messo le loro idee, le loro abitudini, le loro passioni, le quali oggi fanno parte del nostro essere spirituale ed influiscono su tutta la nostra azione. Essi, questi cristiani e queste cristiane, fanno facile getto di una fede che, almeno, ha per sé il consentimento di milioni di uomini e di tanti secoli, che è forse la fede di coloro che essi amano ed apprezzano di più nella vita; ma forse con ciò si liberano da ogni fede?

Pagina 99

Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

402489
Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

La maggioranza, sodisfatta di sé e della propria ricostituzione, si lasciò guidare docilissimamente, in un periodo di intensa e ordinata attività parlamentare, sino alle vacanze estive; come se lo sforzo fatto per mettere al riparo le più care e viziose abitudini del nostro parlamentarismo le avesse quasi automaticamente restituito un certo vigore, e la coscienza del reato compiuto volesse riscattarsi con un periodo di severa laboriosità.

Pagina 171

Quando fossero stati conosciuti complessivamente gli interessi che agitano e spingono innanzi la vita economica e sociale del nostro popolo, e conosciute insieme più da vicino le rappresentazioni ideali che dirigono l'attività pratica e le concrete soprastruzioni di istituti e di abitudini nelle quali questa si -è via via concretata e normalizzata, converrebbe poi studiare più da vicino il corpo elettorale; gli interessi maggiormente rappresentati in esso e da esso, e quelli che, più o meno, ne rimangono fuori; le sue capacità, i suoi precedenti, le sue abitudini elettorali; la sua organizzazione e la preparazione e l'organizzazione, nel seno di esso, della lotta: i rapporti che lo legano all'eletto e i servigi che esso chiede all'eletto. Per tutto questo sarebbero necessarie, innanzi tutto, dalle statistiche minuziose, delle ricerche monografiche, delle diagnosi ingegnose ed accurate: tutto materiale per ulteriori studi che manca quasi interamente.

Pagina 179

Il bivio della politica ecclesiastica in Italia (colloquio con un giornalista)

403764
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 138-148.
  • Politica
  • UNIOR
  • w
  • Scarica XML

Ella vede quindi perché parecchi miei amici ed io, pur affrontando con dolore tante opposizioni, ma con la coscienza sicura di giovare al cattolicismo e di prevenire i disastri che esso ha subìto in Francia, ci sforziamo di andare incontro a queste anime religiose di entrare in contatto con esse, il cui numero cresce ogni giorno, e di persuaderle che ciò che le allontana dal cattolicismo non sono già gli elementi perenni ed essenziali di questo, ma sono forme storiche e passeggere di sistemi e di abitudini mentali e pratiche delle quali possiamo assegnare l'origine, intieramente distinta dalle origini del cristianesimo, e prevedere la fine. Di queste vecchie abitudini, una è appunto l'opinione, così radicata in certi animi, che la Chiesa non possa vivere ed agire se non sotto la tutela e col consenso del potere civile; e che valga la pena di accettare questo concorso, anche quando, come fu quasi sempre, dalla conversione ufficiale dell'impero romano, e come è oggi, esso dato non per sin¬ cero spirito religioso, ma per ottenere un corrispettivo di servizi politici che la Chiesa sconterà poi con l'avversione profonda di quanti sono sinceri democratici.

Pagina 143

Cerca

Modifica ricerca