Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 393 in 8 pagine

  • Pagina 1 di 8

Come devo comportarmi?

172103
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Bisogna essere amabili e cortesi, non già per vanità ma per generosità; per il debito che abbiamo verso gli altri. La signorina faccia di tutto per meritarsi l'altrui simpatia; e questo non per orgoglio ma per legittimo bisogno naturale; per ubbidienza alla legge divina, che impone un legame di affetto e di concordia. La signorina finamente educata e buona di sua natura, è un raggio di sole, che reca con sè luce e calore; è un fiore che rallegra con la grazia e il profumo; è la primavera ricca di promesse ; e il sorriso ingenuo e vivificante della società, quando a questa cerca piacere e vuole piacere per mezzo della cortesia, che è l' interprete della virtù, o meglio la figlia della delicatezza.

Pagina 124

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180649
Barbara Ronchi della Rocca 4 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Se abbiamo bambini piccoli o molto indisciplinati, portiamoli a passeggio nelle ore della siesta, per lasciar riposare i vicini di stanza. Se il nostro cane viene con noi, consideriamo off limits la sala da pranzo, il bar, la discoteca e tutti i locali comuni, e non permettiamogli di scorrazzare per i corridoi o il giardino dell'hotel senza guinzaglio. Non lasciamolo mai solo in camera: potrebbe abbaiare e ululare, e magari sarebbe portato a «difendere il territorio» dall'intrusione della cameriera che deve fare le pulizie. A quest'ultima eviteremo anche, signorilmente, lo spettacolo della nostra biancheria sporca in giro per la stanza.

Pagina 160

La stessa delicatezza e lo stesso sereno riserbo che spero compaiano nei discorsi della puerpera - e che tutti dovremmo mostrare dopo una malattia grave o un intervento chirurgico: non parliamone continuamente, non dilunghiamoci sui particolari, non raccontiamo per filo e per segno quanto abbiamo sofferto. E cerchiamo di dimenticarcene, noi per primi. A rigor di termini, ai messaggi scritti bisognerebbe rispondere con lo stesso mezzo (quindi cartoncino scritto a mano o telegramma, oppure e-mail), ma va benissimo un'affettuosa telefonata o l'invio di un mazzo di fiori per la neomamma - bianchi, azzurri o rosa, sempre non profumati. Se vogliamo felicitarci di persona, con una visita (mai a sorpresa, però), l'omaggio floreale è un classico, ma andrà benissimo anche un regalo per il neonato: abbiamo solo l'imbarazzo della scelta, tra tutine e bavaglini, creme e oggetti utili e inutili, indispensabili e non. Ma il regalo più bello, ora e nei momenti successivi, è quello di condividere in pieno la gioia dei neogenitori, ma rispettando la loro privacy: domande del tipo «perché non lo allatta al seno?» sono intrusive e maleducate. Il classico fiocco azzurro o rosa va appeso - volendo: non è un obbligo! - sulla porta di casa, non sul portone esterno del condominio, per far partecipare alla gioia della nascita i vicini, non i passanti.

Pagina 172

Significa capire ragioni e mentalità diverse dalle nostre, accettare qualche consiglio, anche se non ne abbiamo alcun bisogno, usare molti sorrisi, molti silenzi, molta buona educazione. Non facciamo domande imbarazzanti o personali («Quanto hai pagato...», «Perchè hai divorziato?») e se le fanno a noi, impariamo a sottrarci con garbo: «Poco, mi pare»; «È una lunga storia». Con il musone oil maleducato irriducibile, l'atteggiamento ideale - molto più producente del «muro contro muro» - è di cordiale indifferenza reciproca. Non chiediamo piaceri, e soprattutto non facciamo richieste che noi per primi non potremmo soddisfare. A chi ci chiede un favore, rispondiamo di sì solo se abbiamo intenzione di farlo, se no svicoliamo con una scusa. Se lo facciamo, non aspettiamoci (né tantomeno sollecitiamo) gratitudine o reciprocità. Ma accettiamo con riconoscenza se ce ne fanno; e non diciamo mai «Ti devo un piacere» perché dimostra che teniamo la contabilità delle buone azioni: sbagliando, perché la gentilezza non è obbligatoria per nessuno, e verso nessuno.

Pagina 218

Da mantenere invece, secondo me, la frase «Per gentile tramite», che significa che abbiamo affidato la lettera o il biglietto a una persona gentile, perché li recapitasse. E mi sembra sempre doveroso far notare alle persone gentili che non le consideriamo alla stregua di schiavetti, o di elettrodomestici.

Pagina 75

Il Galateo

181572
Brunella Gasperini 4 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Se invece vediamo che rallenta e tende la mano, mentre siamo noi che abbiamo fretta, non mostriamoci gelidi o bruschi: fermiamoci un attimo, stringiamogli la mano, spieghiamogli che siamo in ritardo, e con un «ci vediamo» o un «ti telefono» tagliamo la corda. Mai comunque due o più persone dovrebbero fermarsi a lungo a chiacchierare in mezzo al marciapiedi, magari su un angolo strategico. Il meno che possa capitare sono spintoni e anatemi. Mi sembra normale.

Pagina 162

A costo di passare per sconsiderata, devo dire che durante le vacanze noi di famiglia abbiamo spesso dato passaggi a questi variopinti ragazzi con lo zaino e il pollice alzato, maschi o femmine, con o senza bandierina nazionale infilata nello zaino, con o senza chitarre, barbe e capelli fluenti; ci siamo sempre divertiti (spiegandoci in miscugli orripilanti di lingue), abbiamo imparato da loro cose che non sapevamo, e loro da noi; alcuni, a distanza di anni, vengono ancora a trovarci in Italia. Nessuno ci ha mai rapinati, contagiati, drogati, o è stato villano con noi. Qualcuno dirà che siamo dei fortunati incoscienti. Può essere. E infatti siamo i primi a dire che, se non si ha simpatia per gli autostoppisti, o se ne ha paura, è molto meglio lasciarli a terra: anche perché, una volta che si ha un ospite a bordo, bisogna trattarlo con cordialità e fiducia, non con nervosismo o sospetto. Se per qualsiasi motivo un autostoppista non vi ispira fiducia, tirate dritto senza rimorsi: se è arrivato fin lì, se la caverà anche senza di voi. È largamente nel vostro diritto non accogliere sconosciuti nella vostra auto, neanche durante le vacanze: però è inutile che vi giustifichiate dicendo che tutti gli autostoppisti sono pezzenti, tossicomani, delinquenti. Tra quelli che abbiamo raccolto noi ricordiamo, per esempio, un professore universitario (americano), un missionario (francese) e un architetto (svedese) molto ricco, che viaggiava in autostop non già perché fosse tirchio, ma perché voleva fare esperienze nuove e dirette: viaggiando da ricchi, diceva, non si conoscono veramente né i paesi, né la gente, né i loro usi genuini: i grandi aerei e i grandi alberghi sono uguali in tutto il mondo.

Pagina 190

Se nonostante la proliferazione delle riviste e degli inserti di arredamento non abbiamo ancora occhio, gusto, idee di cui fidarci, chiediamo pure, se ne abbiamo i mezzi, il parere e il contributo dell'architetto. Ma mettiamoci dentro anche un po' di noi stessi, della nostra fantasia, delle nostre esigenze pratiche oltre che estetiche, del nostro modo di vedere e sentire la casa come casa e non come vetrina d'esposizione o come altare delle nevrosi domestiche.

Pagina 202

Anche se siamo importantissimi e occupatissimi, non siamo autorizzati a far aspettare in linea per più di due minuti (son già molti) una persona che abbiamo fatto chiamare noi. Fosse pure un «inferiore». E non valgono le giustificazioni tipo: «Scusa, sai, ma sono preso fino al collo». Se è così, aspettate a chiamare la gente quando avete il collo libero.

Pagina 227

Il tesoro

182102
Vanna Piccini 1 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
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Net capitolo « Lutti » abbiamo trattato l'argomento del funerali, qui accenniamo solo che al giungere delle partecipazioni, i conoscenti della famiglia possono mandar fiori, purchè non lo vieti l'estrema volontà della persona defunta. In tal caso si potrà devolvere la somma corrispondente a beneficio di qualche istituzione, quale omaggio alla memoria del proprio caro perduto. Nell'ora del funerale, alla porta della casa visitata dal dolore, vi sarà una persona incaricata di raccogliere i biglietti da visita di coloro che sono intervenuti o si son fatti rappresentare; ovvero vi sarà un registro ove ognuno apporrà la sua firma.

Pagina 673

L'angelo in famiglia

182985
Albini Crosta Maddalena 1 occorrenze
  • 1883
  • P. Clerc, Librajo Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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NEI giorni trascorsi abbiamo considerato i doveri che ci stringono a Dio, e ne abbiamo inferito il debito di rivolgerci frequentemente a Lui per avere ajuto e guida; siamo passate indi a ragionare degli studj che convengono a giovinetta civile, ed abbiamo dato la preferenza agli studj che presentano un'utilità più immediata, avvertendo alla necessità ed all'obbligo di guardarci dai maestri cattivi e dalle loro cattive dottrine: poscia stabilendo che l'eleganza consiste non tanto nel lusso, quanto nella modestia e nella semplicità, abbiamo visto non esserci lecito valerci di alcuna di quelle arti che ci fanno parere differenti da quel che siamo; infine per combattere in noi la vanità e distaccarci dai beni caduchi, abbiamo considerate che appunto sono caduchi ed affidati ad una ruota che or ce li dà, or ce li toglie. Da ciò è spuntata naturalmente la necessità di abituarci ad una saggia economia, di contentarci di quanto possediamo, di non riporre la nostra felicità negli onori, negli averi e neppure nella bellezza, fiore che presto appassisce, e non può essere, nè diventare fragrante se non è illuminato dal sole delle cristiane virtù. Ma le damigelle, che non hanno mai posseduto quel fiore, occupavano il mio pensiero, anzi il mio cuore, e col cuore ho mormorato al loro orecchio quanto veggo scritto nel libro della vita e la parola della fede. Ma fino ad ora temo di essermi occupata quasi esclusivamente, od almeno di preferenza, delle damigelle che si trovano sul mattino della vita, mentre altre ve ne sono, che della vita sono al meriggio ovvero l'hanno varcato: queste hanno pure diritto ch'io mi occupi di esse non solo, ma le tenga a parte del mio affetto, perchè se non per istato, almeno per età sono ad esse più vicina che alle prime. Fra le zitelle che hanno superato la giovinezza, altre lo sono per elezione, altre lo sono o per colpa propria od altrui, od in causa di circostanze più o meno comuni o straordinarie. Credo di dire il vero affermando che il numero delle prime comprende una zona molto ristretta e limitata; questo però è ben lungi dal significare ch'io neghi esservi molte fanciulle le quali fino dall'adolescenza hanno stabilito in cuor loro di non voler maritarsi, e neppure di farsi monache, ed avendo dichiarata più o meno pubblicamente questa loro intenzione, l'hanno poi fedelmente mantenuta. Colla mia usata franchezza premetto che, come regola generale, ritengo sia miglior consiglio per una giovinetta sposarsi a Dio se non vuol sposarsi ad un uomo, e sposarsi ad un uomo se non ha sufficiente virtù per dedicarsi per sempre col corpo, coll'anima, colla volontà, con tutta sè stessa allo Sposo celeste. Chi non ha in dito l'anello di Dio o l'anello dell'uomo (tranne alcuni casi che pajono avvenuti per mostrare che in ogni stato ed è possibile e si dà la perfezione), si trova in certo quale impaccio; non è nè dama, nè damigella; mancando della libertà conceduta a quella, non ha i vantaggi che a questa si accordano; ha solo raramente una casa propria; molto di frequente, sia ricca o no, le tocca di stare a carico di un fratello; la costui moglie la guarda con gelosia e con sospetto, ovvero con qualche altro parente cui teme sempre d'essere di peso, se non di peso materiale, almeno morale. Il Signore ci fa vedere che tutti gli uccelli si fabbricano un nido; perfino gli animali selvaggi si preparano una tana, quasi ad insegnarci che noi pure dobbiamo aver di mira a formarci uno stato... Ma e dove mi trasporti, fantasia agitata? quale campo mi mostri?... Non è questo il mio cómpito; a me non ispetta consigliare quale sia la condizione che più si convenga alle fanciulle; esse su ciò debbono ricevere lumi da quel Dio che all'uopo pregano ogni giorno con insolito ardore, esse debbono consigliarsi col direttore della propria coscienza, coi proprj genitori, ed io non debbo nè voglio essere come quei ciarlatani i quali pretendono offrire un'ampolla in cui sta il rimedio infallibile per guarire ogni male. Oh! non s'inquieti alcuna delle parole mie, le quali non sono in questo caso che l'espressione dell'opinione mia particolare; ma richiegga il consiglio a chi può, a chi deve darglielo, ed il medico sperimentato e saggio saprà prescriverle quel rimedio che specialmente le si conviene. 37

Pagina 573

Galateo popolare

183613
Revel Cesare 4 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
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Eccoci alla fine del nostro scrivere di cui chiediamo venìa, adempiendo noi per i primi al dovere di Galateo che c'incumbe presso i cortesi nostri lettori cui abbiamo, non richiesti, buttato giù alla buona, alcuni suggerimenti per le varie circostanze della vita che dobbiamo cercare di abellire migliorando la propria educazione che ingentilisce i costumi, e aiuta a sopportare con minor sacrificio le sofferenze, le ingiustizie e le malignità altrui che pur troppo s'interpongono nei nostri focolari domestici e nelle nostre relazioni nella vita pubblica e private, valendosi le molte volte nella loro viltà dell'anonimo!. Vedi a nostro riguardo lo anonimo libello di certi cosi detti Soci Anziani del Circolo Torinese da noi fondato e presieduto per tre anni; non vi fu mezzo di conoscere i libellisti vili nello scrivere come nel ricusare la responsabiltà delle loro ingiurie. Avremo fatto bene, e ciò corrisponderà la accoglienza del pubblico a queste disadorne pagine, e se questa edizione avrà il favore che vi ebbe la prima, non potremo certo lagnarci di avere lavorato e dato lavoro.

Pagina 121

Pagina 27

Non abbiamo tutti il diritto di vivere col sudore della nostra fronte?

Pagina 39

Abbiamo perciò sempre condannato quel calessiere che nel momento, in cui incespisce e cade, si permette dargli colpi di frusta e mazzate, prorompendo in imprecazioni: sono così orrende bestemmie da muover a pietà e a sdegno ogni anima gentile, come ogni altro atto crudele. Tutti sanno come a Sparta venisse condannato a morte un fanciullo che infieriva contro un innocente uccello, perchè si giudicò che quel fanciullo dovesse crescere un assai triste uomo, se in così tenera età, piacevasi a tormentare, senza punto ucciderlo, un animaletto innocente. Noi non invochiamo tanta severità, ma insistiamo acchè venga coltivato nel popolo il sentimento dell'umanità. Nel nostro libro dell'Agricoltore che nel 1867 fu pubblicato, abbiamo trattato con ampiezza un tale argomento. Siamo lieti di far conoscere in riguardo la costituzione della Società Torinese protettrice degli animali fondata nel 1871 e tuttora presieduta dal nostro ottimo amico dottore TIMOTEO RIBOLI. Essa progredisce vieppiù e novera fra i suoi soci alti personaggi e nomi illustri. Ne fu promotrice la cara sig. WINTER di Londra e la volle il generale GARIBALDI che ne affidava l'incarico al patriota ricordato: pubblica un giornale per registrarvi gli atti del Sodalizio e riferisce sulle Società consorelle che hanno eguale scopo.

Pagina 58

Come devo comportarmi. Le buone usanze

185111
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
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Quanto abbiamo avuto occasione di dire più sopra ci dispensa dallo spender troppe parole su quest'argomento. È una bella e gentile usanza riconoscere nella famiglia gli onomastici e i compleanni. Le condizioni economiche non floride non giustificano quell'assoluta trascuratezza che alcuni ostentano per simili ricorrenze: se non si possono fare spese superflue, si può sempre dimostrare in qualche modo, a colui o a colei di cui ricorre l'anniversario, il proprio affetto o la propria riconoscenza. Basterà una parola, un augurio affettuoso, un ricordo di poco valore, un piccolo rialto a pranzo. I figli verso i genitori, i giovani verso i vecchi, abbiano cura di non dimenticare questi giorni: i vecchi specialmente, quando vedono i loro figli o nipoti lasciar passare la loro festa del nome o degli anni senza una parola d'augurio, ne provano una profonda tristezza; e non è bene rattristare coloro a cui resta ormai poco da vivere e che hanno rinunziato a quasi tutte le soddisfazioni della vita. A persone di riguardo o ad amici intimi si usa mandare o portare gli auguri per il loro onomastico. Agli auguri giunti per iscritto si risponde ringraziando.

Pagina 185

Il saper vivere

187187
Donna Letizia 2 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
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Abbiamo invitato per domenica il professor Vanzetti che desidera da tempo conoscerla ». Se questa frase non vien capita e il Maestro risponde: « Si rassicuri, non ho nessuna fretta di partirmene », sarà lei a ricorrere al finto telegramma di qualche inesistente parente che si annuncia all'improvviso: « Desolata, Maestro, ma non disponiamo che di una camera per ospiti. » Probabilmente il Maestro non ci crederà e il commiato sarà freddino, ma questa volta tanto peggio per lui. Simili inconvenienti possono facilmente essere evitati con qualche accorgimento al momento dell'invito. "Sarei così felice" scrive la signora prudente all'amica "di ospitarti l'ultima diecina di agosto, visto che in quel periodo non ho la casa piena e potrei disporre di una bella stanza per te." Oppure: "Non so se la vita di campagna, forse un po' monotona, che noi facciamo, ti piace. Tuttavia se tu ci regalassi una settimana, ci faresti tanto felici..." ecc.

Pagina 134

Ida, mia cara, abbiamo saputo or ora del tuo lutto. Non cerco parole di consolazione, non ne troverei. Voglio soltanto dirti che ti sono vicina, che piangiamo con te, che il vuoto che lascia Ugo tra noi, i suoi amici di sempre, è incolmabile...

Pagina 241

Galateo per tutte le occasioni

187861
Sabrina Carollo 1 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
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Questo significa che esiste chi riesce ad avere rapporti idilliaci con i propri familiari, ma anche che spesso ci troviamo a dover sopportare legami - a volte stretti - con persone con cui non abbiamo una vera sintonia. Eppure il legame di sangue è qualcosa di forte, che non si può dimenticare alla stregua di un ragno in soffitta, pena gravi scompensi, come insegna Freud. Dunque è forse più saggio imparare a farci i conti, aiutandosi con un po' di buona educazione (ma non di ipocrisia). Non si tratta (solo o sempre) di egoismo: a volte si preferirebbe trascorrere pomeriggi interi a fare volontariato con estranei piuttosto che dedicare un'ora a quei due brontoloni che ci hanno messi al mondo. Non c'è niente di più complesso della gestione di un rapporto familiare. Tuttavia, riuscirci regala un bonus di serenità enorme.

Pagina 145

Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188122
Pietro Touhar 3 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
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Spero che riuscirà utile alle Lettrici alle quali è destinato; e soddisfarà in parte al bisogno grandissimo che abbiamo di buoni libri che servano di utile lettura alle fanciulle.

L' amicizia Poca fatica, per lo più, richiedesi ad acquistare e conservare le virtù delle quali abbiamo brevemente discorso, purchè ci assuefacciamo ad esercitare fino dall'età più tenere; ma d'altra parte, una leggera dimenticanza dei propri doveri basta per farle perdere e allontanare per sempre. La scelta dunque d'un'amica è cosa di molta importanza per le fanciulle, poichè da questa scelta può spesso dipendere il tenore di tutta la vita. A volere che l'intimo affetto dell'amicizia sia profittevole, deve essere animato e sorretto da virtuosi sentimenti e da completa propensione verso il bene in tutto e per tutto. Una vera amica deve, col suo esempio, ispirare tutte le virtù che sono capaci di condurre alla felicità. Non abbiamo voluto, nè potevamo far qui un trattato di morale; ma soltanto porgere alcuni avvertimenti opportuni a servire d'introduzione a quanto diremo intorno ai doveri delle fanciulle; e porremo fine con una riflessione a cui annettiamo molta importanza. Non basta saper viver bene pel mondo; bisogna anche saper vivere per morire, poichè la vita altro non è che il sentiero della morte. Spesso questo sentiero è pieno d'inciampi e di pericoli; in mezzo a giardini e prati smaltati di fiori si occultano orribili precipizi; tocca a noi ad andar cauti per saperli scoprire e schivare; la temeraria presunzione d'esser capaci a varcarli potrebbe essere cagione di farci soccombere. Quando saremo presso al termine del viaggio Presso al fine della vita. non vi è speranza di tornare indietro. Non è già nostra mente Non è nostra intenzione. di obbligare la gioventù ad avere sempre davanti a sè l'immagine della morte; ma se talora questo pensiero le si presenta, vogliamo esortarla a non spaventarsene, a non respingerlo con terrore, deve anzi accoglierla con serenità e fortezza d'animo, considerarlo qual sentimento sublime, qual ricordo benefico perchè sappia essere sempre pronta a lasciare con intrepida tranquillità la vita breve e tempestosa di questa terra. Per lo più, infatti, la morte sopraggiunge a tutti quando meno l'aspettano; la giovinezza non è usbergo Usbergo, difesa. sicuro contro di essa; ed è savio e prudente colui che sa regolarsi sempre in modo da poter dire a Dio, con fiducia nella divina misericordia:

Pagina 13

Un cattivo libro offende anzitutto la delicatezza dei sentimenti quando è opposto alla religione e ai buoni costumi; e se non abbiamo la forza di gettarlo via con disprezzo, incomincia a dilettare e spesso a corrompere un cuore che sarebbe fatto per serbarsi costantemente illibato. Quanto maggiore è l'artifizio con cui le massime perniciose sono occultate, tanto più grave è il pericolo. Ma le fanciulle educate da madri o da maestre prudenti non hanno da temere simil disgrazia; saranno docili e sommesse, ed ogni loro azione sarà guidata dai consigli dell'esperienza.

Pagina 9

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188726
Pitigrilli (Dino Segre) 3 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Riassumendo: Esèrcitati a coniugare queste frasi: Io ho due piedi Tu, amore mio, hai due piedi Ella, signorina, ha due piedi Noi, signora, abbiamo dei piedi Voi, incantevoli creature, avete dei piedi Certi sporcaccioni confessi hanno «le estremità». Tu che sei una persona pulita e te, li lavi almeno una volta al giorno, chiami i tuoi piedi, «piedi». Se li chiamassi «le estremità», faresti automaticamente pensare che te li lavi a Natale e quando vai dal calzolaio, o in occasione della prima notte di matrimonio o del primo pomeriggio di adulterio.

Pagina 102

Altra storia: Un tedesco dice: «Abbiamo perso la guerra per colpa degli ebrei». «Eh, si, dei generali ebrei», conferma l'altro. «Come, dei generali ebrei? - ribatte il primo dopo un momento di riflessione - Se noi non avevamo generali ebrei». «Già, ma li avevano gli altri». Non perderti nella descrizione del dottore, della cliente, del tedesco, dell'altro e dell'ambiente. Non dire dove l'hai letta nè chi te l'ha raccontata. Nei giornali umoristici, le scene che fanno più ridere, a parità di contenuto umoristico, sono le storie senza parole.

Pagina 161

Ci abbiamo scritto sopra un numero di telefono, vi abbiamo fatto un'addizione, ne abbiamo strappato un pezzo per nettare il bocchino, si sono appallottolate nelle tasche, sono rimaste in un soprabito da inverno o nell'impermeabile, saranno imbalsamate come segnalibro nell'enciclopedia. Rimettere insieme un epistolario è una fatica di archeologo. 2°) Le vostre lettere indirizzate a una donna che vi ama, si trasformano in una cartuccia di dinamite. Il pacco, che lei ha nascosto nell'imbottitura di una poltrona, col rallentarsi delle molle farà salire dalle natiche al cervello la curiosità del marito, che palperà il sedile. E la giustificazione «sono di una mia amica, non posso dirti quale, mi ha fatto giurare di non dirlo», non attacca più. 3°) Ogni lettera che scrivi durante la luna di miele a tua moglie, è un documento che andrà ad appesantire l'incartamento giudiziario nella prossima causa di separazione o di divorzio, e ogni tua parola diventerà un pugnale nelle mani dell'avvocato avversario. Scrivi, se vuoi, ma non impostare. Ogni lettera d'amore che tu invii a quell'angelo è un tratto di corda che tu aggiungi al capestro che ti impiccherà. Non c'è lettera d'amore che, allo stato nascente, non appaia sublime, per quanto stupida, sciropposa e sgrammaticata sia. E non c'è lettera così eccelsa, per valore letterario e per originalità di espressioni, che, letta a freddo, non diventi ridicola. Qualunque pagina d'amore, redatta dai massimi poeti, da Dante a D'Annunzio, qualunque sia l'ispiratrice, Beatrice o Eleonora Duse, diventa grottesca sotto i motteggi a pagamento di un lercio avvocatucolo di paese.

Pagina 238

Nuovo galateo

189355
Melchiorre Gioja 5 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Le altre tre edizioni sono identiche, tranne le differenze che abbiamo sopra discorso. Nella nuova che ora pubblichiamo abbiamo seguita l'ultima dell'Autore; se non che abbiamo restituito a suo luogo i passi mutilati, e ridotti alla primitiva lezione quegli altri che l' autore dovette, contro sua voglia, riformare, notando in margine le differenze tra l'una e l'altra di queste tre edizioni. Quindi tra le altre cose il lettore troverà qui riprodotta l'intiera Appendice in Risposta ai redattori delle Effemeridi di Roma, che trovassi nella 5.ª edizione e non ne fu più permessa la ristampa nella 4.ª In questa quarta il GIOJA aveva distinto con * le numerose addizioni da lui fatte sulle antecedenti. Ora fai segni diventando inutili, gli abbiamo al tutto omessi; bensì notammo fra due * senza altra avvertenza i passi che sono nella 2.ª e 3.ª, e che nella 4.ª edizione furono tralasciati. Abbiamo eziandio data la traduzione italiana di alcuni luoghi latini o francesi, citati dall' autore; parendoci soverchia pretesa in chi scrive l'obbligare i suoi lettori a conoscere altre lingue, oltre quella in cui il libro è scritto; ed è strano che il GIOJA, riprovando quest'uso in altri, ne abbia poi egli stesso in varie sue opere fatto uno smodato abuso. Infatti non è possibile di gustare appieno il suo classico Trattato del Merito e delle Ricompense a chi sia ignaro della lingua francesi ed anche della latina. Per le cure da noi adoperate in questa che osiamo chiamare edizione meglio che ristampa, speriamo di esserci acquistata la benevolenza del Pubblico, e particolarmente di quelli che nella lettura delle opere dei filosofo piacentino più si dilettano. A perfezionarla di vantaggio avremmo volentieri approfittato di certe postille inedite dell'Autore medesimo; ma chi le possiede se n' è mostrato così avaro che abbiamo dovuto accontentarci del desiderio; ciò nulla ostante ci sembra che codesta nostra edizione possa tuttavia aspirare al vanto di essere la più integra, la più compiuta e la più conforme all'originale dell'autore, di quante finora ne furono pubblicate.

Un maire (che noi diremo podestà) di Reims, avendo presentato a Luigi XIV certe bottiglie di vino e pere secche, gli disse: » Sire noi apportiamo a Vostra Maestà » il nostro vino, le nostre pere e i nostri cuori: » è tutto ciò che abbiamo di meglio nella nostra » città ». Il re , battendo graziosamente la spalla al maire, gli disse: » Son questi i complimenti ch'io desidero. »

Pagina 185

Il bisogno generale di conversare co'nostri simili, il bisogno particolare di trastullo dopo la fatica, la noia che tormenta ciascuno allorché mancano sensazioni piccanti, la rinascente necessità di chiedere l' altrui consiglio o soccorso, l'amicizia che ci rende cara la presenza degli amici, l'obbligo di ricordare a' nostri benefattori che non gli abbiamo dimenticati, il rispetto che richieggono le persone in carica di qualunque specie, le vicende della sorte che portano l'afflizione o l' allegrezza alle persone da noi rispettate od a noi care, rendettero necessarie in tutti i tempi le visite.

Pagina 190

Noi abbiamo seguito la seconda. E sebbene nissuno sia obbligato a guarentire ciò che un altro scrive di lui, ciò non ostante l'altrui scritto rende sempre necessari degli schiarimenti, delle apologie, delle proteste che non sempre riescono a cancellare la sinistra impressione da quello scritto prodotta giacché, quando si tratta di rovinare qualche galantuomo, non tutti i governi si vantano di ragionare.

Pagina 206

L'idea de'beni che abbiamo posseduti e possediamo, ci riesce aggradevole :

Pagina 34

Saper vivere. Norme di buona creanza

192955
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
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È da tempo che nelle cronache mondane di Francia, noi vediamo, spesso, spessissimo, una zia, una cugina, una cognata o magari semplicemente un'amica, fare da testimone, in chiesa, alla sua parente, alla sua amica: e abbiamo notato ciò in matrimoni non semplicemente del ceto borghese, ma piuttosto in quello aristocratico. Pare, adunque, che possa avere un carattere di eleganza, questo uso moderno o, forse, rinnovato dall'antico? Pare! Fatta qualche indagine, abbiamo appreso che la Chiesa ammette, ha sempre ammesso che una signora, parente o amica o semplice conoscente, possa fare da testimone, al rito religioso, a una giovane sposa: e che se non si è profittato prima, o non si profitta molto, ancora, di questo permesso, è, talvolta per completa ignoranza di tale facoltà o per non mutare nulla all'uso di aver testimoni uomini. Altre indagini, ci hanno certificato partecipante alle nozze religiose, la madrina, nientemeno, della sposa, che, in questo modo, viene a prendere il posto del padrino o compare di anello: questo noi abbiamo notato in molti matrimoni dell'Alta Italia, specialmente a Milano. E, diciamolo; questa sostituzione è molto chic. Giacché questo affare dei quattro testimoni alle nozze civili - la legge si contenterebbe di due, ma, allora, il canto non tornerebbe - e di quattro testimoni alla Chiesa, otto uomini, da dover cercare, da dover trovare, con grandi difficoltà, con grandi contrasti e con grandi noie, è, sempre, più o meno, il portato di una banale vanità, o, peggio, di una segreta avidità. Si vogliono dei nomi eminenti, impressionanti: e debbono essere otto, più il compare di anello, nove. Si desiderano nove doni, uno più bello dell'altro... E così, vi sono personaggi in vista, personaggi doviziosi, che sono testimoni, sempre, che debbono gittare il loro tempo e il loro denaro, così, fatalmente, data la loro condizione. Non insistiamo! Il testimone - donna, vale tanto meglio, sentimentalmente, poiché si tratta, quasi sempre, di una persona a cui si è molto affezionati, da cui si è avuto delle prove lunghe di affetto: il testimone - donna vale tanto meglio, poiché il suo dono sarà meno ricco, ma più carino, più gentile, più utile: il testimone - donna si sentirà più legato alla novella coppia e vigilerà, come può, sulla sua felicità, il testimone - donna rappresenta qualche cosa di più intimo, di più affettuoso. Esso ci piace. Esso ha un grande avvenire nelle nozze future.

Pagina 35

Nuovo galateo. Tomo II

194169
Melchiorre Gioia 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Swift attribuisce la decadenza della conversazione in Inghilterra all'esclusione delle donne; da ciò nacque una famigliarità grossolana che porta il titolo d'allegrezza e libertà innocente, « abitudine dannosa, » egli dice, ne' climi del Nord, ove la poca » pulitezza e decenza che abbiamo, si è introdotta » per così dire, di contrabando e contro la naturale » inclinazione che ci spinge continuamente » verso la barbarie, e non si mantiene che per » artifizio ».

Pagina 29

Galateo morale

196837
Giacinto Gallenga 3 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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abbiamo fatto, in sostanza, quello che hanno fatto gli altri!». E molti di quegli sciagurati erano stati fino allora operai laboriosi ed onesti. A quel punto li condusse il fare come faceano gli altri!

Pagina 186

Né v'ha chi possa mettere in dubbio i risultati enormi di questo insegnamento a vapore; giacché i frutti che rispondono del vigor della pianta non li abbiamo tutto di sott'occhio nella squisita educazione, nel rispetto alle convenienze, nella riforma giornaliera dei costumi, nel progressivo miglioramento morale insomma che siamo obbligati a riconoscere in quelle classi del popolo a cui sono alimento esclusivo alla mente ed al cuore queste quotidiane letture.

Pagina 337

Abbiamo esempi di ciò fra gli stessi schiavi. Narra Plutarco che nelle prescrizioni ordinate da Mario e da Cinna, i servi di Cornuto, patrizio romano di dolci costumi coi suoi dipendenti, celarono il loro padrone in casa ed avendo poscia con un capestro al collo sospeso in alto uno di quei tanti che erano stati assassinati da quella specie di comitato voluzionario, e postogli in dito un anello d'oro, il mostrarono ai satelliti di Mario che cercavano a morte Cornuto, e quindi in bella forma assettato avendolo come se stato fosse il loro padrone medesimo, lo seppellirono, né ci fu chi se ne accorgesse; e in questa guisa Cornuto dai suoi servi occultato riescì a salvarsi e si trasferì nelle Gallie.

Pagina 406

Signorilità

199179
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 5 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Turati, abbiamo progredito anche in questo ramo e saremo arrivati fra breve a una forma di arte per la casa. Vedremo di sicuro presto grandi artisti disegnare modelli per l'ebanista, lo stipettaio, l'orafo, il fabbro, il vetraio, la ricamatrice, l'incisore, l'intarsiatore, il ceramista... . Intanto, ottimo segno dei tempi è il ritorno graduale alla semplicità della linea, l'abbandono dello sfruttato e odioso «liberty» o stile nuovo, e il ritorno all'antico. È vero che, accanto al ritorno all'antico, abbiamo il cubismo, il quale disegna case simili a grandi cassoni di lavandaia o a immensi «sylos» per deposito di grano, ma appunto questo eccesso riporterà più volentieri alle linee sobrie e signorili dei grandi maestri, i quali avevano studiato a fondo la natura, la poesia e la musica, oltre che il loro mestiere... e tutto avevano tradotto in bellezza...

Pagina 148

Infatti, se ricordiamo la nostra infanzia più o meno lontana, ripensando al Natale, abbiamo la sensazione d'essere «blottis» (che verbo espressivo è quello «se blottir!») in una comoda poltrona davanti al fuoco o, meglio ancora, nel tepore delle braccia materne o paterne, mentre, fuori, cade la neve!...

Pagina 356

La moderna tendenza egoistica e il ritmo accelerato e più laborioso della vita moderna hanno, come abbiamo visto, spesse volte ridotto di molto certe usanze e certe convenienze, quando non le hanno abolite. Ma una signora ben nata e bene educata deve saper distinguere. P. e. non deve obbligare un'amica a stare appositamente a casa per ricevere quella che, con brutto termine volgare, si chiamava un tempo «visita di digestione», ma deve farsi viva con una riga o una telefonata cortese dopo essere stata invitata a pranzo; una signora moderna e bene educata deve adottare il ritmo del tempo presente, unita all'educazione che non potrà mai passare di moda. E ciò in molti rami (corrispondenza, scambio di carte da visita, lettere di circostanza, visite) e anche nel modo di contenersi nei riguardi alla posizione del marito, in tram, per via, a teatro, nell'organizzare feste di beneficenza ecc. ecc... in una parola nell'ingranaggio della vita sociale.

Pagina 399

Noi tutti, che pretendiamo così rigorosamente una parola cortese, un «grazie», un ricordo, forse anche una prova tangibile di gratitudine da persone che abbiamo beneficato,... dobbiamo essere le prime a riconoscere, che al Creatore del mondo e dell'uomo, a Colui che ha creato il sole e la luce, che ci ha dato intelligenza, amore, i nostri diletti figlioli, dobbiamo dare il primo pensiero di gratitudine, riconoscendolo come Padre e come Padrone, adorandolo come l'essere Supremo e sublime.

Pagina 7

Lo abbiamo fatto noi? Lo fanno i nostri figlioli? Se noi non lo abbiamo fatto, incominciamolo subito. In quanto ai nostri figlioli, essi hanno, nonostante la riforma Gentile, un enorme bagaglio di libri, e anche un bagaglio di cognizioni per gran parte ingombranti, e anche perfettamente inutili nella vita di ogni giorno. Ebbene: chiedete loro, non una notizia di pura religione, ma una notizia di coltura generale: per esempio il nome degli Evangelisti. Nessuno lo saprà... Ed è doloroso che, in un paese cattolico, con alte tradizioni culturali come l'Italia, vi si insegni solo in qualche Università quella storia delle religioni (i principali elementi della religione cattolica inclusa ), necessaria a completare una cultura. In molti istituti tenuti da ordini religiosi ed in qualche collegio femminile, una certa infarinatura non manca, ma l'insegnamento non assume quel carattere di praticità, necessaria alla vita interiore di ogni giorno. Le allieve sanno forse a memoria il nome e il numero dei libri scritti da Mosè o da qualche patriarca, ma ignorano «il sermone della montagna» del Vangelo, come si svolge la Messa, i salmi più belli e necessari a chi voglia comprendere il significato delle principalissime funzioni; nè mai hanno letto la commovente narrazione della Passione di Cristo, così efficacemente scritta nel Vangelo di S. Matteo. Oppure studiano certi piccoli e inventati episodi di Gesù bambino, molto carini e commoventi, ma adatti alla mentalità infantile. Il Cristo che deve essere presentato invece alle anime adulte, non deve essere il pargoletto piangente nella stalla di Betlemme, ma Cristo adulto nella sua predicazione magnanima, nella sua vita purissima, nella sua pietosa umanità, nella sua missione di comprensione, di amore e di perdono. E tutte dobbiamo poi essere capaci, quando abbiamo fede sicura e siamo sufficientemente istruite, di proclamare altamente le nostre convinzioni, imponendo il silenzio ai mille sfaccendati, per la massima parte in cattiva fede, che vorrebbero fare propaganda anticristiana o mettere in dubbio il dogma. Di cristiane che sappiano soltanto tacere, chinare il capo e sospirare, di cristiane pavide all'acqua di rose (anzi, oggi, ai più complicati profumi di «Coty»), Iddio non sa che cosa farsene! Sono soldati di pasta frolla, che nessuno buon ufficiale vorrebbe con sè!... A questo proposito, ecco un simpatico episodio vero; le cose accadute interessano maggiormente e maggiormente insegnano. Un giorno, un giovane signore stava entrando in un salotto, quando udì la voce di una fanciulla: voce così fremente di sdegno che aveva fatto tacere la conversazione generale. - No, baronessa; non sopporti che nel suo salotto si parli così, si bestemmi così! Ripetere: «Dio non è giusto, Dio non ci sente, Dio non ci ascolta», è ingiuriare e bestemmiare Iddio, nostro padre amoroso!... è ingiuriarlo peggio di quanto possa fare un ignorante facchino ubbriaco, o una donna perduta. - Brava! - gridò il giovane signore, che aggiunse, rivolto alla padrona di casa: - «Baronessa, ha la compiacenza di presentarmi alla signorina? - ...Due mesi dopo, quei due erano fidanzati, e ora sono marito e moglie da parecchi anni, tutti occupati a educare i loro bei figlioli... Ed egli ricorda sempre con emozione quel giorno, in cui la franchezza e il coraggio cristiano di una giovanetta gli rivelarono la forma fede di lei e il suo temperamento generoso...

Pagina 9

Eva Regina

203104
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 10 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Quando un bambino è vicino a noi, abbiamo sempre autorità e doveri verso di esso, nè possiamo essere esonerati da una responsabilità più o meno seria, anche se diciamo di non volerne alcuna. Facciamo che i nostri fanciulli adempiano a tutti i loro obblighi di cortesia e d' ospitalità coi piccoli amici, ma non si permetta poi da parte di questi la prepotenza e l' abuso. Se non abbiamo bimbi nostri, teniamo quelli degli altri come creature nate da noi - vigiliamo sui loro bisogni, occupiamoci del loro morale, dirigiamo la loro educazione. Questo deve fare qualunque donna di senno e di cuore.

Pagina 201

Non dite che esagero : tutte ne abbiamo conosciute di queste madri colpevoli che profanano la loro missione! Tutte abbiamo provato santi impulsi di sdegno assistendo a scene d' infanzia torturata dalla malvagità, dal vizio, dalla squilibrio morale. E abbiamo udito talvolta con strazio profondo, con vergogna indicibile del nostro sesso, i piccoli martiri stessi ergersi a giudici, narrare storie di vergogna, esprimere propositi truci per quando il loro fisico ne permettesse il compimento, augurarsi la morte per sfuggire all' ingiustizia, alla crudeltà! Oh stringiamoci ai nostri bambini e preghiamo! Preghiamo Dio che non conceda la fecondità a certi seni: che non s' oda più chiamare col sacro nome di madre chi non meriterebbe nemmeno di far parte dell' umanità!

Pagina 209

Delicata compositrice essa pure di versi, abbiamo tra gli altri questo appassionato sonetto che trascrivo nella traduzione d'Enrico Nencioni.

Pagina 38

Che merito abbiamo noi se il destino ci fece nascere in una famiglia che curò tutte le nostre buone tendenze e procurò di estirpare le cattive ? Se fossimo nate in tane luride come quelle vagabonde notturne dagli occhi luccicanti e dipinti nel viso imbellettato, se la nostra adolescenza fosse stata inasprita dalla miseria, dai cattivi trattamenti, contaminata dal cattivo esempio e dal vizio, avremmo avuto noi la forza ch' esse non ebbero di conservarci buone e pure ? E le nostre debolezze, i nostri errori non sono meno scusabili dei loro, anche se meno gravi, noi che abbiamo un ideale di elevazione, noi che i patimenti della miseria non costringe, noi che avemmo intorno nobili esempi, confortanti parole, noi che nella, coscienza non abbiamo offuscato il senso del dovere ? Abbassiamo l' orgoglio! Forse una di quella creature, al nostro posto, sarebbe riuscita meglio di noi...

Pagina 419

Non abbiamo che il sentimento d'una grande ingiustizia, non sentiamo che il nostro dolore, e la preghiera che non può più essere un inno o una supplica ardente, muore sulle nostre labbra.... Ebbene, in queste ore di buio, di annientamento, bisogna imporsi una coscienza vigile, una volontà indomabile. « Preghiamo, diceva il Manzoni, che il nostro capo possa sempre inchinarsi quando la mano di Dio sta per passarvi sopra. » Se abbiamo errato, accogliamo la dura prova come un' espiazione: se non abbiamo nulla a rimproverarci, sforziamo i nostri occhi mortali a vedere in essa più d' una causa comune di sofferenza, qualche cosa di prestabilito, d' utile per il bene del nostro spirito, per il nostro progresso morale. E se avremo la coscienza di sentirci puri, anche fra il martirio una pace arcana, malinconica ma benefica, non tarderà a scendere leggera e non sperata sui tumulti del cuore, sull' acerbità del dolore. Noi dobbiamo imparare inoltre a soffrire in silenzio senza far portare agli altri il peso della nostra croce: dobbiamo sorridere alle gioie degli altri senza funestarli coi fantasmi dei nostri disinganni, dei nostri rimpianti: dobbiamo valerci della nostra esperienza del dolore senza perdere la fede nell'esistenza della bontà e della giustizia, e consolarci consolando....

Pagina 456

Anche il rimpianto si è rivestito di una dolcezza quieta e poetica, come una rovina s' ammanta di museo e d' edera: Buoni e profondi conforti ci scortano nella vita che abbiamo rifatta tutta pazientemente, filo per filo, imitando il ragno quando ricompone la sua tela che la violenza dell' uragano ha lacerato e disperso. Non si è felici — oh no — ma si è in pace perchè nulla si teme più nè si spera dall' avvenire. E così abbiamo la convinzione di dover proseguire fino alla morte. Ma l'imprevisto attende a uno svolto della via. Il cuore che avevamo creduto immerso in un eterno letargo, dà qualche segno di vita, si scuote, palpita ancora di quel palpito affrettato, il palpito antico, ben noto.... È l'incontro di una persona, è una lettera, è una parola, è uno sguardo a cui il cuore non rimane più insensibile. E inconsciamente, nostro malgrado, quasi, proviamo in tutto l'essere il misterioso, profondo, agitatore, divino moto della resurrezione; lo stesso che dopo il sonno invernale serpeggia con le linfe della terra nelle radici segrete delle piante che parevano morte, che si credevano morte. Passa un alito di primavera sul volto e nell'anima, purificato dal gelido battesimo del dolore, e un timido desiderio sboccia finalmente, come una gaia corolla destinata a dar frutto. E la maggior sensibilità che la sventura ci ha dato, ci fa sentire con più raffinatezza il risveglio dei sensi e del sentimento. Si ricominciano ad amare le cose che nella severità del dolore avevamo escluso : la musica tenera, i versi appassionati, le letture amene, i colori lieti, i profumi; e lo specchio, più abilmente interrogato, rivela nuovi fascini di cui eravamo possessori senza saperlo.

Pagina 473

Eppure non abbiamo potuto dimenticarla, mentre abbiamo dimenticato tante altre persone che prendevamo più sul serio di lei. Il ricordo tenace è il vantaggio maggiore della personalità. Una donna che si veste come tutte le altre, che si pettini come tutte le altre, che abbia idee comuni, parole convenzionali, che prenda tutto dalla moda del giorno e dalla sua ricchezza, se anche è bella ed elegante ha molte probabilità di non rimanere in modo speciale nella memoria : mentre una signora che sappia farsi una eleganza personale, che manifesti preferenze per un colore, per una foggia, per uno stile d' arte, per un profumo; che esprima idee consone al suo carattere, apprezzamenti che risultino frutto d'un' esperienza, d'un pensiero, d'una volontà individuale; che abbia per l'amore, per l'amicizia, parole non dette da alcuna, ma zampillanti dal suo vivo cuore come un getto d'acqua naturale che contiene in sè le proprietà del suolo da cui sgorga ; questa donna che si riconoscerà fra mille, la cui casa avrà un carattere particolare, si profilerà nella nostra memoria nettamente, anche se non è bella, nè ricca, nè mondana. Si è affrancata dalla grande massa oscura ed emerge per la forza delle sue linee in rilievo: è una stella che splende di luce propria fra gli altri pianeti che ricevono luce dallo splendore altrui.

Pagina 570

Anche al ventaglio abbiamo appreso un linguaggio : un linguaggio psicologico, amoroso, convenzionale come quello dei fiori, dei colori, dei francobolli... Una lingua di non molte parole, certo, ma così espressive che possono ben tener vece di un lungo discorso. Attente dunque. Il ventaglio tutto aperto e fermo contro il petto significa : « Perchè non vi decidete? il mio cuore è libero ». Il ventaglio agitato lentamente vuol dire : «Vi voglio bene ». Agitato con forzar «Vi amo con passione ». Chiuderlo rapidamente con un colpo solo indica : « Inutile seccarmi, il mio cuore è impegnato ». Chiuso lentamente, stecca per stecca, denota: « Chissà? Sperate.... » Chiuso, contro le labbra significa : « Non posso amarvi ». Passato da una mano all'altra : « Vi aspetto domani». Tutto aperto sulla bocca: « Siate prudente ». Chiuso e abbandonato sulle ginocchia o sul parapetto del palco dice: « Il mio cuore è morto, non vi amo più.... »

Pagina 625

Noi non ne abbiamo colpa alcuna. La nostra responsabilità individuale cessa al limite delle nostre facoltà. Il poeta inglese Roberto Browning lasciò scritto : « All'ultimo non ci verrà domandato che cosa abbiamo fatto, ma che cosa ci siamo sforzati di fare. » Ed è proprio vero. Se ognuna di noi senza guardare lontano si contentasse di compiere scrupolosamente il proprio dovere, di fare tutto il bene che può nella sfera ove la natura e il suo destino l'hanno messa a vivere, basterebbe, e non dovrebbe rammaricarsi di non aver potuto compiere opere d' importanza maggiore. Vi sono delle donne non convinte di questa verità e che si sentono spinte dall' inquietudine a tentare alti voli, ad esercitare la loro attività dove non è necessaria, solamente perchè il campo d' azione è più vasto e visibile e la loro vanità più soddisfatta. Sono queste le mamme che lasciano in abbandono i figli propri per dedicarsi con ardore a qualche beneficenza : le mogli che trascurano la loro casa e lo sposo, per correre a sgonnellare ad ogni congresso e far pompa d'idee umanitarie : le signorine candidate alla gloria che per aver pubblicato un libro di versi si credono emancipate da ogni dovere figliale, da ogni occupazione domestica, e non sognano che la celebrità : Sono spostate morali più dannose che utili, mentre se rimanessero nella loro cerchia potrebbero realmente beneficare. — Dice ancora la nostra buona consigliera, Maria Pezzé Pascolato: « Non soltanto servono alla vita coloro i quali compiono un atto luminoso di eroismo o un' opera di palese utilità generale. Ma ben anco tutti gli umili — ignoti talvolta persino a sè stessi — che si piegano senza lamento e senza viltà al còmpito quotidiano ch' è loro toccato in sorte ; tutti i piccoli che in ogni giorno, in ogni ora della oscura esistenza fanno del loro meglio semplicemente e coraggiosamente. »

Pagina 688

ROSE AVVIZZITE Ma non tutti i matrimoni hanno così un periodo di luminosa, di trionfale ascesa, giacchè l' abbiamo veduto, non tutti i matrimoni si compiono per inclinazione. Molte volte la sposa non è che una rassegnata o una sacrificata. Però siccome il matrimonio è un gioco d'azzardo, accade talvolta che la carta creduta cattiva, dà i risultati migliori e porta fortuna. La navicella che salpa meno carica è quella che più facilmente entra in porto. E allora non vi sono tramonti, non vi sono delusioni. Non piange sulla morte delle rose, colei che non le vide fiorire. Vi sono pertanto dei casi crudeli, dei casi in cui le rose ebbero proprio la vita d' una rosa e durarono l'éspace d'un matin. Poveri sogni di fanciulla bruscamente dissipati! Povere illusioni d' amore barbaramente lacerate, disperse ai venti ! All' indomani delle nozze la giovine sposa piange lagrime amare di vergogna e d' ira : piange il suo destino irrimediabilmente fissato che già le pare insopportabile. E nella sua mente esaltata sorgono pensieri di suicidio, di vendetta, e il divorzio già le sembra una liberazione. Che cosa fu? Talvolta una imprudenza di qualche amica o del marito stesso o il caso che le rivelarono ciò di cui non avrebbe mai sospettato: talvolta l' intimità coniugale che le riserbava terribili e odiose scoperte : e la trivialità dell'uomo fra le pareti domestiche mentre fuori sembrava un damerino, e inganni sulla posizione sociale di lui, sulla verità del suo amore, sulla qualità della sua indole, sul genere della loro vita comune... Momenti davvero terribili nella vita d'una donna, momenti gravi di prova che però s'ella ha nobiltà di carattere e di sentimenti, deve saper superare con eroismo. Eviti più che può gli sfoghi di disperazione che abbattono e scemano le forze, eviti le recriminazioni prolisse che non servono a nulla. Accetti con dignità il suo destino, e speri, sopratutto speri dal tempo, che se molte cose logora molte ne accomoda. Pensi che la felicità vera non è di questo mondo, e che la poesia delle anime gemelle non è che leggenda! Scrive un critico tedesco, l'Ehrhardt, in uno studio sul teatro d' Ibsen, maestro nel ritrarre le tragedie spirituali: « Chi può sperar di trovare il proprio simile sulla terra? Non è la nostra vanità che ci porta a credere che poche persone sono capaci di comprenderci, che pochissime ci equivalgono? Oppure noi siamo preda d' un'illusione contraria. L' amore è cieco; trasfigura agli occhi nostri la persona verso la quale ci trascina, e noi vediamo in lei tutte le perfezioni. L'amore passa, le illusioni dorate svaniscono. Allora essendoci liberamente dati, abbiamo il diritto di riprenderci ? Noi abbiamo fatto un giuramento, ne siamo noi sciolti se l'amore ci ha ingannati ? » Tanto più che nella maggior parte dei casi queste grandi disillusioni improvvise che piombano a tradimento e avvizziscono tutti i fiori della speranza e della gioia sono state preparate da noi medesime per imprevidenza, per voluta cecità, per ostinazione, per debolezza. È difficile che difetti gravi, incompatibili, ruinosi per la serenità della vita coniugale, non si rivelino anche attraverso all'amore più vivo e profondo. Ah ! quante volte abbiamo chiuso gli occhi per non vedere ! Quante volte non abbiamo dato ascolto a un severo consiglio di chi aveva diritto a consigliarci ! Quante volte abbiamo fatto troppo a fidanza sul potere delle nostre qualità, avvalorandole vanitosamente ! Il castigo è crudele, è, forse, superiore alla colpa, ma è sempre castigo, cioè conseguenza, cioè giustizia...

Pagina 83