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L'abbiamo fatto senza odii e senza passione, sine ira et studio; l'abbiamo fatto con calma e riflessione, e ne abbiamo esposte le ragioni al cospetto del mondo, nelle celebri discussioni che precedettero le leggi di soppressione del 1855 e 1868; le quali ragioni sono quelle stesse che hanno consigliato altre nazioni, anche cattoliche, a darci l'esempio o a seguire il nostro nella abolizione delle corporazioni religiose. Nè in ciò siamo trascorsi menomamente oltre il campo dell'azione propria e civile dello Stato, poichè è di competenza esclusiva del potere sociale il negare o concedere il carattere di persona civile ad un'istituzione qualunque, ed era ed è per conseguenza di sua ragione il decidere se quella stabilità rigida e morta che la persona giuridica attribuisce alle associazioni religiose, sia di nocumento e d'intoppo al moto intellettuale e morale della società.
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Se si trattasse di un'imposta alla cui abolizione si potesse provvedere in occasione della legge sulla perequazione amministrativa, io rimetterei a quell'occasione il discutere codesta questione; se si trattasse di un'imposta, la quale non avesse un carattere generale, un carattere relativo ai servizi prestati indubbiamente dallo Stato e che non sono in nessun luogo a carico delle provincie, io non pronuncierei alcuna parola; se finalmente quest'imposta non avesse il più evidente carattere d'imposta fondiaria, anche in questo caso io tacerei. Io ammetto adunque, come testè diceva, la definizione data dall'onorevole Saracco, quanto alle imposte che debbono essere in quest'occasione abolite, poichè egli diceva ieri, come leggo nel rendiconto ora distribuito:
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E nemmeno leggendo la circolare 20 febbraio prossimo passato dell'onorevole ministro, io avrei creduto che egli avrebbe proposto la soppressione degli stalloni, perchè, se da tutta la circolare traspare il pensiero e, dirò anzi, il proposito di stralciare dalla pubblica amministrazione il servizio ippico, alcune parole della circolare stessa mi erano cagione a sperare che la proposta di abolizione non sarebbe portata in Parlamento, se prima le autorità elettive alle quali egli si era rivolto per consiglio, non l'avessero fatto persuaso che l'ufficio del Governo, che era quello di ravvivare le degenerate propagini con nuovi innesti, non si fosse potuto compiere dall'industria privata senza danno della pubblica cosa.
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Le società ippiche, le società delle corse, il Consiglio ippico e tutti quelli che hanno studiato questa questione sul libro dei libri, voglio dire sull'esperienza e sui fatti, deplorano la proposta abolizione. Ciò nullameno il ministro l'ha portata in Parlamento; e la Commissione del bilancio, eco ed anima della quale è in questa parte l'onorevole Torrigiani, il più fiero, il più ostinato, e, se non gli spiace la lode sul mio labbro, il più abile avversario che abbiano avuto gli stalloni, fa buon viso alla proposta del Ministero; anzi fa qualche cosa di più, poichè si trova fra mano un'altra somma destinata ai premi, la Commissione dà di frego anche a questa…
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Invece il presente disegno di legge dichiara senza altro che le decime corrisposte ai ministri del culto o agli enti morali aventi per scopo un servizio religioso, alle chiese, alle fabbricerie o ad altri simili corpi morali, corrisposte al presente, ovvero originariamente a queste persone, si presumono sacramentali agli effetti dell'articolo primo della legge 14 luglio 1887 cioè agli effetti della loro abolizione. E qui appunto cominciano a nascere le questioni.
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Considerando il disegno di legge dal lato finanziario, in un momento nel quale è stato abolito il macinato potenzialmente, ma che questa abolizione in realtà non avrà luogo fino al 1884, dopo di aver abolito il corso forzoso, dopo che, avendo abolito il corso forzoso, abbiamo un grande interesse a che il credito pubblico sia elevato, quando ci si presenta un progetto per esonerare i contribuenti dalle quote minime, quando si sa che dovremo discutere disegni di legge per ingenti spese militari, quando è evidente che bisogna efficacemente e presto provvedere alle condizioni finanziarie dei comuni, quando da un lato vi sono molte popolazioni, e specialmente agricole, che si trovano in grande sofferenza, quando il prezzo del sale è in Italia ad un saggio I quale non è in nessun paese del mondo, nemmeno
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Io, ripeto, mi compiaccio che siano queste le conseguenze della riforma del giuoco del lotto perchè mi compiaccio semprechè veggo un passo fatto verso la abolizione di questo giuoco, e quindi verso la moralità delle popolazioni, ma però io non so comprendere come compiacendoci di un progresso morale noi possiamo conciliare con questo progresso morale un progresso finanziario. Per conseguenza, parlando finanziariamente, discutendo ora di cifre, e nel fissare le presunzioni dell'attivo dovendo allontanarci il meno possibile dalla realtà, io proporrei, se la Commissione non crede diversamente, che la cifra da stanziarsi in bilancio riguardo al lotto fosse di due milioni di meno di quello che è previsto nella relazione.
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Ora, dal momento che noi vogliamo dare a ciascun potere ciò che gli appartiene, dare a Cesare quel che è di Cesare, è evidente che non possiamo andare più oltre di quel che si è andati colla legge di abolizione del contenzioso amministrativo e di quello che si fa colla legge attuale che vuole fare decidere in ultima sede quello che sia di competenza amministrativa.
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Io credo che, votando questo progetto di legge, voi coronerete l'edifizio costituzionale; apporterete il necessario compimento alla liberale e benefica riforma operata nel 1865 della abolizione delle giurisdizioni del contenzioso amministrativo; impedirete che quella riforma, incompleta come oggi è, addivenga un pericolo alla giustizia ed alla libertà, fonte continua di vizioso accrescimento di potestà più o meno arbitrarie del Governo a danno dei diritti privati; rialzerete la magistratura, mettendola nel pieno possesso della sua indipendenza e dell'esercizio di quelle facoltà preziose ed importantissime che ad essa, ed a nessun altro potere, sono dallo Statuto riservate e concesse.
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Io da mia parte osservo che la Camera prescrisse doversi dal Governo del Re presentare un progetto sopra il modo con cui debbono essere riformate le confraternite, ma non proclamò il principio della loro abolizione. Mi giova poi far notare che nelle provincie meridionali, delle cui istituzioni io posso avere la debita conoscenza meglio che delle altre che possono essere in altre parti d'Italia, non vi hanno in generale confraternite esclusivamente dedite al culto, ma fra i loro scopi vi ha quello di mutuo soccorso, come sarebbe soccorrere i confratelli poveri ed ammalati. Sono insomma delle istituzioni di beneficenza alle quali quelle popolazioni sono grandemente devote.
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Si parla di discentramenti promessi sempre: si parla di circoscrizioni diverse, di abolizione di sotto-prefetture, di fusione di territorio in varie provincie, ed alla vigilia di tutto ciò o almeno di qualche cosa di tal genere, che deve di necessità avvenire per dare un assetto meno irrazionale alla macchina nostra amministrativa, si viene ora ad una perturbazione senza niun pratico risultamento.
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Altro che abolizione del macinato!
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Sta bene, sono otto milioni ora, a cagione della seguita abolizione di tutti gli uffici de' vari Governi antichi d'Italia, ma questo non è lo stato normale. Se omai costantemente si fosse praticato quello che ora s'è proposto di fare il Ministero, cioè che non si fossero impiegati che coloro che erano in disponibilità, se egli, il signor Sella e gli altri che furono ministri con lui, ed i loro antecessori avessero seguito questa norma, a quest'ora gli impiegati in disponibilità sarebbero molto meno numerosi di quel che sono e non si pagherebbero otto milioni. Questa somma dunque si paga per colpa vostra e dei vostri colleghi e de' vostri predecessori.
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