Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbiate

Numero di risultati: 192 in 4 pagine

  • Pagina 2 di 4

Il successo nella vita. Galateo moderno.

177007
Brelich dall'Asta, Mario 1 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Abbiate dunque, o miei fratelli, sì come santa la Famiglia. Abbiatela come condizione inseparabile della vita, e respingete ogni assalto che potesse venirle mosso da uomini imbevuti di false e brutali filosofie o da incauti che, irritati di vederla sovente nido d'egoismo e di spirito di casta, credono come il barbaro, che il rimedio stia nel sopprimerla. La Famiglia è concetto di Dio, non vostro. Potenza umana non può sopprimerla. Come la Patria, la Famiglia è un elemento della vita. Mazzini, Doveri degli Uomini La carriera delle tue azioni comincia nella famiglia: prima palestra di virtù è la casa paterna. Pellico, Doveri degli Uomini La casa è come la cella del monaco, lo studio del letterato, l'officina dell'artigiano, il tempio del lavoro, il nido delle intime gioie: ma solo l'abitudine può renderla gioconda. C. Cantù, Attenzione .... riveriamo, conserviamo, consacriamo la famiglia, questa culla della società civile, questoaccordo fisico e morale, che di molte persone costituisce un solo spirito, un'anima sola, quasi un solo corpo. Lo stesso, Ivi . . . . non basta andar illustre nella città, col nome scritto sulla colonna! Non bastano i meriti in faccia alla patria, quando in faccia ai domestici lari oblii la santità delle sue leggi. F. Cavallotti, La sposa di Menecle Le famiglie sono le radici che elaborano l'elemento morale della società. C. Belgioioso, Scuola e Famiglia In casa sua l'uomo si tiene sicuro, come il bambino sotto la mamma: la casa è cara come la mamma e sono quelli i migliori affetti. Giusti, Proverbi Questa civile società ha radice e incremento nel seno delle famiglie e non nelle teste dei dotti. Il cittadino è un utensile necessario, il dotto è un mobile di lusso. Vi può essere città senza dotti, come Sparta: città senza buone famiglie non mai. Tiratene la conseguenza. Lo stesso, Ivi

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Le belle maniere

180135
Francesca Fiorentina 4 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Abbiate per loro tutte le premure, preparate la modesta bevanda preferita, o l'occorrente per fumare, o il mazzo di carte per una partita, nella quale, sebbene con un po'di sacrifizio, farete il quarto, se occorre. Non sfoggiate la vostra cultura; non vi date delle arie; dite pure il vostro parere, quando si tratta di cose attinenti alla famiglia, alla casa; ma non prendete parte alle conversazioni non adatte a giovinette; del resto sarà facile per voi isolarvi, pur rimanendo nella stessa stanza, con un semplice lavoretto. Non c'è bisogno, si sa, di mettere in mostra toppe e rammendi:un ricamo, una trina, un grembiulino saranno più adatti.

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Ebbene, abbiate compassione dell'angosciosa melanconia che ogni persona priva di simpatiche attrattive deve sentire; compensatela voi con la vostra benevolenza. Non vi consiglio di fingere, perchè non è finzione, sotto qualunque suo aspetto, la carità; e voi siete caritatevoli nell'atto d'offrire un sorriso, una parola buona a chi ne soffre la miseria, come sareste porgendo il vostro borsellino al mendico che non ha da sfamarsi. Forse più ancora! E, d'altra parte, non tutti i momenti della nostra vita sono quali noi li vorremmo, non tutti i bocconi adatti al nostro palato; ma anche a quelli che non ci gustano noi non dobbiamo fare boccacce. Non c'è merito a sorridere ai visi belli, freschi, simpatici, a trattenersi in conversazione con chi ha la voce melodica e la pronuncia gradevole:il merito sta nel far buon viso a chi non ci attira con alcuna grazia d'aspetto o di maniere, con chi è brutto, sciancato, disprezzato dagli altri; il dovere nostro è di dare a chi ne manca un po' dell'amore che noi riceviamo. Perchè dovremmo anche noi concorrere a commettere un'ingiustizia? E grande ingiustizia è quella di schierarsi tutti dalla parte di chi è lieto e sereno o per natura o per circostanze favorevoli, e lasciare sole nell'ombra le creature disprezzate, senza gioia, senza sorriso. Badate, figliole mie, che vi potrà accadere, se voi non avrete compatimento, di divenire un giorno voi stesse antipatiche e di non ottenere dagli altri quella benevolenza ch'io vi consiglio.

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E allora abbiate la pazienza di starmi a sentire. Quanto allo scolparmi di trattare un argomento estraneo, sono súbito pronta. Parlando del contegno che dovete tenere in istrada, accennerò alla tentazione delle vetrine. Vedete? C'è un punto di contatto:e ve lo dimostro. La nonnina o lo zio compiacenti una mattina hanno regalato a Renza una lira:è sua dunque, e Renza non deve renderne conto a nessuno. La via è aperta per le tentazioni, che scivoleranno giù giù fino al cuoricino palpitante di riconoscenza e di gioia. Eccola in istrada; non una vetrina passa inosservata. Guarda, guarda! Qui c'è tutta una profusione di ninnoli; quanti! C'è un bel fermacapelli ricamato e rotondo, proprio come lo desidera lei; un cerchietto per trattenere le ciocche sulle tempie, semplice ma grazioso; un giro di perline leggermente crema, che rassomigliano molto alle vere. Ecco, questo le farebbe comodo con la camicetta scollata. Costa un franco, più venticinque centesimi che toglierà dai denari dati dalla mamma per la spesa: a farsi perdonare penserà lei. Oh, che respiro! Li ha proprio impiegati bene quei soldi. Ne aveva bisogno:quale giovinetta non possiede neppure un gingillo per il collo? Ma, tornando a casa, guarda altre vetrine, prima di sfuggita, poi più attentamente. Le pare che quel vezzo sia ben misero in confronto ad altri, che al posto di quel nonnulla avrebbe potuto comprare una dozzina di forcine, un golettino bianco per casa, un bello spillo per appuntare la sottana che dietro le pende sempre un poco; s'accorge, ora, che facendosi anticipare o. . . regalare due lire e ottanta centesimi, sempre dalla nonna o dallo zio, si sarebbe arricchita del taglio d'una bella camicetta di mussola. Peccato che non fosse passata prima da quella parte! Le avrebbe súbito dato nell'occhio lo sfoggio di quelle stoffe vaporose. Ce n'è una, color paglierino, ch'è un amore. Che rabbia! E stringe nel pugno l'innocente giro di perle a rischio di stritolarle. Ebbene, la signorina ch'è uscita di casa con una lira tutta sua e una folle smania di spenderla, che cosa s'è comprata? Un pentimento. Quella lira poteva starsene tranquilla nel cantuccio d'un cassettino chiuso a chiave, ad aspettarne altre, che sarebbero venute più facilmente sapendo di trovar compagnia:e presto Renza si sarebbe veduta crescer sott'occhio un bel gruzzoletto, frutto di qualche minuscola lotta, di qualche lieve sacrifizio, ma prova palpabile d'altrettante piccole vittorie e causa d'una grande, completa sodisfazione.

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Il Galateo

181329
Brunella Gasperini 3 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Dite pressappoco: «Abbiate pazienza, sarò retrogrado, ma non mi va, ecco tutto. Siete liberissimi di fumare la vostra erba, ma non qui. Scusatemi». Se i fumatori d'erba sono persone civili, rinunceranno a fumare. Se non lo sono, se ne andranno. Voi non vi offenderete.

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Ricordate solo che per i su citati intenditori di vino, posto che ne abbiate invitati, è un'empietà bere vino rosso e bianco (e magari acqua) nello stesso bicchiere. Ma non è poi strettamente necessario inchinarsi a tutte le esigenze, o fisime, degli intenditori. I tovaglioli possono essere, in pranzi confidenziali, anche di carta. Non sono eleganti, ma sempre preferibili a tovaglioli magari di lino purissimo che non siano perfettamente puliti e stirati. Mai la minima ombra o piega deve far sospettare a un convitato che il suo tovagliolo possa essere stato usato, magari per sbaglio, da altri: ancora oggi, non è un sospetto piacevole. La tovaglia ha un'infinità di variazioni, dalla romantica alla rustica alla futurista. Per noi vanno bene tutte, purché siano, come i tovaglioli, pulite. Possibilmente, col mollettone sotto: senza mollettone tutto è scivoloso, pericolante e rumoroso. Infine: con la crisi del personale domestico e il crescere della fretta collettiva, si sono rapidamente diffuse anche in Italia le tovaglie di plastica, in molte versioni spesso gradevoli alla vista (non al tatto). Non sarò certo io, autrice di un controgalateo, a proibirne l'uso. Vi dico solo una cosa: io odio le tovaglie di plastica. Peggio, se usate, come capita di vedere, con vasellame di pregio. Di gran lunga preferibili, posti direttamente sul legno, i sottopiatti di paglia colorata, altrettanto comodi e tanto meno squallidi e artificiali. Si dirà che anche qui è questione di gusti. Ma la plastica è sempre di cattivo gusto. E, per di più indistruttibile, maledetta lei. Insomma la odio, va bene? In tutte le sue forme. È un simbolo di tante cose che mi fanno soffrire e indignare, dall'inquinamento al consumismo alla falsa e manovrata civiltà di massa. Ho divagato, chiedo scusa, rientro.

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Non abbiate sempre l'aria schifata o sufficiente: anche se siete dei gran signori decaduti o dei geni incompresi, costretti dalla sorte a lavorare in un ufficio tanto al di sotto del vostro livello, siete pregati di non darlo a vedere. Confidenza. Non usate il turpiloquio corrente, ma se i colleghi o le colleghe a volte lo usano, rassegnatevi: è la moda. Non esibite tendenze da erotomani, ma neanche da sanluigi o santemariegoretti: nell'uno come nell'altro caso, sono atteggiamenti da sessuorepressi. Non fulminate il collega che racconta storielle pesanti, ma non incoraggiatelo. Non respingete né troncate bruscamente le confidenze di un collega, ma non sollecitatele mai. Non fate i misteriosi, ma neanche buttate in pasto all'ufficio la vostra vita privata, completa di particolari. Amicizie e flirt. Anche se il manuale del perfetto-capo-del-personale dice che non va bene, l'amicizia tra colleghi va invece benissimo: basta che non si formino clan, alleanze che nuocciano agli altri, favoritismi e trame mafiose. Su tutto dovrebbe prevalere lo spirito di gruppo: ma sia fucilato sul posto colui che pronuncia, se non per scherzo, la frase: «Dobbiamo essere come una grande famiglia». In quanto ai rapporti sentimentali, non sono affatto proibiti e non è affatto necessario nasconderli: ma, per molte ragioni, è meglio coltivarli a fondo fuori dall'ufficio. Il tu e il lei. Problema elastico e comunque di scarsissima rilevanza: ma c'è ancora chi ci fa caso o se ne fa un problema. In genere tra colleghi giovani dello stesso sesso, e oggi anche di sesso diverso, ci si da del tu. Molto dipende comunque dal tipo di ambiente e di persone. Chi è nuovo dell'ufficio aspetti di acclimatarsi e si regoli sulle abitudini degli altri. Coi subalterni, è sempre meglio usare il lei: a meno che non si sia disposti al tu reciproco, che non è sempre opportuno; un giovane impiegato può sentirsi imbarazzato a dover dare del tu a un anziano funzionario, e l'anziano funzionario non creda di sembrare più giovane o più democratico facendosi dare del tu dalle ultime leve. Siate tolleranti. Se uno o più vostri colleghi fumano e voi no, non brontolate ogni volta che accendono una sigaretta, non tossite ostentatamente, non correte a spalancare la finestra. Potete però chiedere che fumino un po' meno. Se siete voi i fumatori, moderatevi senza farvelo dire, non appestate l'aria, non imponete il vostro vizio a chi non ce l'ha. Poi c'è la temperatura: nascono negli uffici faide oscure tra i fautori del caldo e del freddo, si ingaggiano sorde guerriglie per una finestra aperta o chiusa, un calorifero acceso o spento. Siate collettivisti e aperti al compromesso. Sopportate amabilmente i vizi e i difetti altrui, se volete che gli altri tollerino i vostri. Voi non ne avete? No?! Allora avete il difetto più grosso che si possa avere in un ufficio e dovunque: quello di credere di non averne.

Pagina 218

Il tesoro

182034
Vanna Piccini 2 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Lungi dal divenire trascurata e sciatta nel vestire, abbiate della vostra persona una cura minuziosa e scrupolosa. Dacchè inevitabilmente questo stato rispettabile, altera temporaneamente anche le donne più belle, cercate di compensare ogni deficienza estetica col buon gusto l'ingegnosità del vestire, nell'acconciarvi. Anche le vesti da camera più comode e casalinghe, possono avere la loro eleganza e la loro leggiadria relativa. Non trascurate alcuna delle risorse che può offrirvi la toletta per rimediare alle forme poco aggraziate che va prendendo la vostra persona, al colorito opaco che assume il vostro viso.

Pagina 641

Se volete esser felici nei vostri figli, abbiate di mira nell'educarli, non il soddisfacimento delle loro vanità o della vostra, ma il loro perfezionamento, il loro merito reale. Occupatevi sempre; studiate per sapere, non per mostrarvi colti. Lavorate; il lavoro è dovere, è risorsa, è conforto, è fonte di consolazioni dolcissime. Leggete; i vostri libri favoriti siano quelli che dopo letti vi lasciano un po' migliori di prima. Verso la Patria siate tutto un amore ardente, e questo amore si tramuti in una prontezza sincera a ogni sacrificio. Inculcate nei figli devozione incondizionata alla Patria loro. Inculcate nei figli devozione incondizionata alla Patria loro. Non vi gettate fuori della vostra sfera naturale; studiatevi di conoscerla questa sfera, e di adempierne tutti i doveri.

Pagina 652

Galateo ad uso dei giovietti

183915
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Nè avete a mangiare con troppa fretta, perchè ciò dinota avidità e fa anche male allo stomaco; nè troppo lentamente, per non recar noia agli altri, i quali, per pulitezza, dovranno attendere che abbiate finito il vostro tagliuolo prima di distribuire altra vivanda. Non rimpinzate la bocca di troppo cibo: e se mai inavvertitamente vi accade di farlo, guardatevi bene dal parlare a bocca piena, per non disgustare chi vi guarda e chi vi ascolta. È inciviltà, anche in casa propria, pigliare il sale o il pepe colle dita: quel pizzico che vi ùoccorre prendetelo col piccolo cucchiaino adatto a tal uso; e se in tavola non ci fosse, colla punta del vostro coltello, dopo di averlo ben ripulito. Nè metterete il naso sul bicchiere o sul piattello d'altri o vostro per fiutare; nè terrete il viso inchiodato sulla vivanda senza mai levarlo; e parimente avrete cura di non lordare le mani, la tovaglia, il tovagliolo, come fanno alcuni, i quali con questo non si vergognano di asciugare il sudore e di nettarsi il naso. Non toccate vivanda che col coltello o colla forchetta. Non prendete bocconi troppo grossi che gonfino le gote e deformino il volto; nè sorbite brodo o vino in modo che ne senta il gorgoglio; nè divorate, come suol dirsi, a quattro ganasce, con pericolo anche di offrir l'apparenza d' uomo che affoghi e di dover buttar fuori gli occhi dall' orbita pel soverchio cibo accumulato nell'esofago: cose tutte indegne di persona educata e che destano schifo e ribrezzo, Non dite mai nulla intorno alla qualità dei cibi, se sieno buoni o cattivi o mal preparati, eccetto che dal padrone foste richiesti del vostro parere; nel qual caso avrete sempre a rispondere in modo che gli sia gradevole. Se vi accadesse di trovar nelle vivande qualche sporcizia, come capelli o carboncini, traeteli fuori con tanta destrezza che nessuno abbia ad avvedersene, e non come in atto di mostrarli ai vicini. Non dovrete gittar per terra cosa alcuna, nè ossi, nè gusci d'uova, nè scorze di frutta, ma riporrete tutto quello che non si mangia sulla estremità del vostro tondo. Niente v'ha di più disgustoso che il vedere una persona, la quale, mangiando, si lorda le mani, che tocca la vivanda o la salsa colle dita, e poi se le accosta alla bocca per leccarle. Schivate adunque tutte queste cose che sono disdicevoli al sommo; e badate altresì che non vi si vegga colle labbra unte e bisunte, ma abbiate cura di asciugarle e pulirle di spesso, anzi ogni volta che ciò vi parrà conveniente, non che necessario. Non bevete mai colla bocca piena e senza averla prima pulita, ciò che pur farete subito dopo bevuto; nè riempite il vostro bicchiere in guisa che vi sia pericolo di spanderne il vino. Non bisogna bere nè troppo adagio nè troppo in fretta, nè sorseggiando, nè facendo colle labbra uno strepito simile a quello dei bambini che poppano. E, mentre bevete, non girate gli occhi di qua e di là sopra le vivande e molto meno sopra i commensali, ma tenete fisso lo sguardo sul vostro bicchiere. Se siete invitati a bere alla salute di alcuno, a fare un brindisi, toccando vicedevolmente le tazze, conformatevi alla costumanza, facendo prontamente e lietamente quel che fanno gli altri. Sarebbe inurbanità e grettezza il restar muto, immobile, in mezzo a questo slancio generale di allegria, tanto più se oggetto del brindisi è il padrone o la padrona che vi ha gentilmente convitato; ed io vi ho ripetuto più d'una volta che la vera pulitezza consiste nel far ciò che torna gradito agli altri. Durante il pranzo, non guardate mai, neppur colla coda dell'occhio, ciò che il vostro vicino ha sul piattello, quasi per sapere se egli fu meglio servito di voi. Nè dovrete manifestare il vostro desiderio di aver piuttosto quel pezzo che l'altro della vivanda, salvo il caso che ne foste richiesti, e che la vostra età e la gran dimestichezza coi padroni non vi dessero la permissione di rispondere in conformità al vostro gusto particolare. Ma ricordatevi di non ricever mai nulla da chicchessia senza ringraziarlo, inchinandovi, più o meno, secondo il grado della persona, col capo. Ponete poi la massima cura nel tagliar la vivanda sul vostro piattello, per non imbrattare il vicino o voi medesimi colla salsa o con qualche pezzetto di cibo o con altro. Ma in un convito non basta guardarsi dagli atti incivili: fa d'uopo essere disinvolti; mostrare educazione finita, gentilezza, buon umore; prevenire i bisogni dei nostri vicini, e maggiormente se sono signore; offrire e versare acqua, vino; accostar la saliera, sporgere un piatto; rispondere prontamente alle domande, farne alcuna, condire il discorso con qualche opportuna celia ; insomma comportarsi in guisa che la nostra compagnia riesca piacevole e ai commensali vicini e a tutti gli altri. L'ultima cosa che vi raccomando su questo soggetto della maniera di starvene a tavola è la sobrietà, cioè di non mangiare nè bere fuor di misura, a segno di dar nell' occhio ai convitati e risentirne incomodo. La natura, che ha bisogno di rinfrancarsi col cibo, mise in noi un sentimento di soddisfazione nell' atto di mangiare, anche per stimolarci a non trascurare questo bisogno essenziale dell'esistenza; ma insieme ne avvisa colle malattie prodotte dall'intemperanza, cioè dall' eccesso del mangiare e del bere, che noi dobbiamo essere sobrii. Vi ho testè spiegato il senso della parola sobrietà. Le indigestioni pel troppo mangiare portano gravissimi incomodi al nostro corpo, e, causa le relazioni che passano tra il fisico e il morale, anche lo spirito si trova in uno stato di abbattimento e di prostrazione. Dunque, regola generale: comandare alla gola e non lasciarsi vincere dalla tentazione di odorose leccorníe e di squisite delicature. Vi raccomando altresì di non bere oltre il bisogno. Già conoscerete il proverbio che dice: « Il vino è il latte dei vecchi e il veleno dei giovani. » Vino e liquori in troppa quantità mettono il fuoco nel corpo, infiacchiscono l'animo. ùChi nell'età giovanile ne abusa, coll'andare degli anni si fa beone, e diventa per lui un'abitudine quel turpe vizio dell' ubbriachezza, in cui l'uomo affoga la facoltà sublime che lo distingue dal bruto, la ragione. Guardatelo: non ha peranco varcata la virilità, ed è già rotto di salute, ottuso di mente, paralitico. Osservate invece quell'altro che conta più anni di lui, ma ebbe sempre a regola indefettibile la sobrietà; esso gode di verde vecchiezza, robusto di corpo, sereno di spirito, contento di sè, utile e caro ai concittadini, agli amici. La maggiore difficoltà nel resistere alle tentazioni della gola voi la incontrerete in un pranzo d' invito, ove tutto abbonda, dove le molte o varie vivande sono condite in maniera da aguzzar l'appetito, o dove la letizia dei commensali, ravvivata dalla eccellenza dei vini, può far dimenticare le abitudini di sobrietà e di temperanza. Ma la vostra moderazione sarà ancor più lodevale al cospetto di tante e così forti attrattive. E poi tenete ben fisso nella memoria che so la nostra ragione qualche volta è facile ed indulgente, la natura non lo è mai: e quando taluni ci dicono: « Oggi ci è permesso di stare allegri oltre il solito », e noi abusiamo di questa, imprudente, o meglio, chimerica permissione, la natura ci castiga con quelle malattie che sono la conseguenza degli abusi. Non fraintendete però i miei consigli, nè tirate le mie parole a un senso falso. Raccomandandovi la sobrietà, non intendo dirvi che in un giorno di comune allegrezza abbiate a camuffarvi da anacoreti, trasformandolo, per quanto è da voi, in un giorno di penitenza e di malinconia. Tale contegno sarebbe in aperta contradizione coi più elementari insegnamenti del galateo. Delle molte cose dette nella precedente lezione alcune sono generali e applicabili a qualsiasi mensa, altre riguardano specialmente i pranzi d'invito. Ma, quantunque sembri ch' io abbia in certo modo posto il suggello a codesta materia colla soluzione intorno alla sobrietà, mi nasce il sospetto di aver lasciata qualche lacuna. E i tanti e diversi atti d' inciviltà che tuttogiorno, colpa in gran parte la trascuranza o la troppa indulgenza dei genitori, si veggono commessi da fanciulli e da giovinetti in buone famiglie, mi persuadono della necessità di soggiungere, a guisa di appendice e come giunta sulla derrata, poche altre avvertenze che valgono per tutti i casi ; alcuna delle quali dirette particolarmente ai più teneri di età fra i miei ascoltatori e a quelli che per la prima volta sentono parlare di siffatti doveri. Ed eccomi all'opera. Rompete sempre il pane colle mani o col coltello, nè mettetene mai alla bocca tal pezzo che abbiate a distaccarlo coi denti. Non istritolate coi denti nè ossi nè nocciuoli, chè ciò fa ribrezzo e ricorda il mangiare dei cani. Non succhiate gli ossi per estrarne il midollo, nè addentateli per istaccarne la poca carne che vi rimane. Ciò s'ha a fare sul proprio tondo, colla forchetta e col coltello. È gran villania anche al desco di famiglia, l'intingere nella saliera un boccone che si vuol condire a proprio gusto. Guardatevi dal mettere il vostro cucchiaio o la forchetta nel piatto comune o d'altri che vi offra parte di vivanda non tocca. Non porgete mai a nessuno ciò che voi avete assaggiato. Non riponete sul piatto comune quello che fu sul vostro. Non lasciate cader d'alto alcun che di bocca, nè sputate fuori acini d'uva succhiati o altro; ma tutto va preso colle dita e posto sul piattello. Se per vostra negligenza o per la qualità delle vivande vi trovate unte le dita, non le pulite colla tovaglia, sibbene col tovagliolo o con mollica di pane, che porrete sul vostro tondo. Fate il possibile per astenervi a tavola da sputare, da tossire e più da starnutire, onde alla mente d'alcuno non si affacci l'idea di qualche spruzzo, giusto il proverbio che «mai vento non fu senz'acqua.» Anche grattarsi il capo a tavola sta male. Che dire poi di que' malcreati che si fregano colle dita o col tovagliolo i denti, e per pulirli adoperano forchetta e coltello? A quest' uopo serve l'apposito stecco: però non vuolsi usarne dinanzi a persona di riguardo, nè tenerlo sempre in bocca a somiglianza d'uccello che faccia il nido. Non porgete mai ad altri quel bicchiere di vino al quale avrete posto la bocca, salvo che egli non fosse con voi più che domestico. E molto meno si deve porgere pera o altro frutto nel quale avrete dato di morso. Abbiate cura a mensa di masticare senza strepito, cosa molto spiacevole ad udire e contraria ad ogni gentil costume. Nè in palese sta bene risciacquarsi la bocca; e la sconcia moda introdotta, or fa qualche anno, alle tavole signorili di portare ad ogni commensale una ciotola d'acqua tiepida a quest'uso è ormai smessa quasi del tutto per generale riprovazione. Non può essere lecito che intingere nell'acqua le estremità delle dita, e con quelle passar sulle labbra. In quanto all'ora opportuna per recarvi alla casa dove siete invitati a pranzo o ad altro qualsiasi convegno, guardatevi bene, o giovinetti, dall'imitare quegli ineducati che si fanno sempre aspettare e sono l' indugio, lo sconcio, il disagio di tutta la compagnia. Rispetto ai discorsi poi, ricordatevi che nè a festa nè a tavola si vogliono raccontare malinconiche istorie, nè far menzione di malattie, di pestilenze, di morti, nè di altra dolorosa materia: anzi, se alcuno fosse sbadatamente caduto in siffatte rammemorazioni, è bene scambiarli per acconcio modo la materia e mettergli per le mani più lieto è più convenevole soggetto. In certe famiglie di città, e più ancora del contado, i padroni, nei calori dell' estate, insisteranno, con una cordialità schietta, sebbene un po' spinta, perchè abbiate a spogliarvi del soprabito innanzi di mettervi a tavola. Io vi consiglio di ringraziarli della premura, ma non di arrendervi mai a cotesto invito. Siffatta libertà, a mio giudizio, è appena permessa tra amici, e soli uomini, in un'osteria di campagna, sotto il bel verde di una pergola o di un frascato. Nè venite a dirmi che anche in città, e non in bettola ma in buone osterie, avete visto persone della classe civile in manica di camicia. Eh, miei cari, in società se ne vedon di crude e di cotte. Vi hanno certuni che all'osteria, in sala comune e presenti signore, non solo si cavano il soprabito, ma si tolgono la cravatta, il panciotto, rimboccando le maniche della camicia fino al gomito, e mostrando le braccia nude e il petto irsuto, come operai che sudano alla fucina o contadini sotto la sferza del sole. E v'hanno altri che non si accontentano di ciò, ma usano del tovagliuolo per quell'indecente ufficio di tergere il sudore del quale abbiamo toccato più sopra, e se ne servono come di pezzuola pel naso e di spazzola per le scarpe polverose e per nettare il bocciolo del sigaro. Vedete che sporcizie! Eppure ne avrei molte ancora da mettervi innanzi, e potrei dirvi come alcuni puliscono le unghie in pubblico collo stecco e commettono altri atti villani e ributtanti a chiunque abbia dramma di educazione. Ma usciamo da questo fango, e il saggio recato basti a persuadervi che della società non hassi a imitare che il buono e l'onesto. Io vi ho ragionato a lungo sul modo di contenersi a mensa, specialmente in casa altrui, e su questo punto il mio cómpito sarebbe finito. Tuttavia, per le ragioni più volte allegate, non credo fuor di proposito dir quattro parole anche intorno ai doveri di quei che convitano; e sarà, come tante altre, una lezioncina da tenere in serbo per l'avvenire. Anzitutto sarebbe mancare ad ogni principio di pulitezza e di convenienza raccogliere alla stessa tavola persone che si veggono di mal occhio, che sono in aspra lite, oppure divise da freschi rancori o da vecchi dissidii. Ciò non è da farsi che nell'idea di suggellare una riconciliazione già preparata, e in questo caso il pensiero meriterebbe le lodi di tutti gli animi onesti e gentili. Nè il riunire al medesimo desco uomini di opinioni politiche diametralmente opposte è senza pericolo: stantechè nelle quistioni che valgono su tali argomenti anche le persone più gravi e più educate si lasciano talvolta trasportare fuori dai confini della calma e dignitosa discussione. Non è conveniente far aspettare troppo tempo i commensali già raccolti per la ragione che ne manchi alcuno. L'incivile in ritardo non dev'essere causa d'incomodo altrui. Voglionsi però eccettuare due casi: l'uno, quando si aspettano forestieri pei quali è dato il pranzo; l' altro, quando un convitato ragguardevole abbia fatto sapere alla padrona il grave motivo del suo involontario ritardo, e questa ne presenti le scuse alla compagnia. Però non è mai lecito oltrepassare i limiti della convenienza e della discrezione, e chi è sorpreso da subito impedimento può con bel garbo scusarsi del suo non intervenire al convitto, senza recar noia e disagio a nessuno. Sarebbe stranezza peccare di parsimonia, ma non potrebbe piacere neanche una sontuosità esagerata a paragone del censo di chi invita. Sfoggiare un lusso principesco con una rendita non corrispondente gli è un mettersi in ridicolo, fare il passo, come suona il motto popolare, più lungo della gamba. Spiacciono poi sommamente certi padroni strani, bizzarri, meticolosi, che non trovano mai nulla fatto a loro modo, e non rifinano di lagnarsi del cuoco, di sgridare fanti e fantesche al cospetto altrui e a mensa, che è luogo di allegria. Tu chiami gli amici a letizia, e invece li rattristi: poichè come gli agrumi che altri mangia alla tua presenza a te pure allegano i denti, così il vedere che altri si adira, turba anche noi. Il padrone dev'essere il primo a mostrarsi di buon umore, a diffonderlo come corrente elettrica nei convitati; e la padrona dee spandere intorno il tesoro delle sue grazie e del suo spirito. Colle sole persone molto famigliari e domestiche, o con inferiori visibilmente troppo timidi può correre il costume di stuzzicarli a mangiare, quando però si faccia con discrezione; chè altrimenti sarebbe una cortesia ben incomoda quella di costringere un galantuomo a rimpinzarsi di cibi contro sua voglia e a buscarsi una buona indigestione. Siffatta insistenza notasi principalmente nella campagna, in quei banchetti per nozze, per messe nuove, per sagre, nei quali la moltiplicità e la quantità enorme delle imbandigioni ricordano i pranzi degli eroi omerici e renderebbero necessarii i loro stomachi di ferro. Per chiusa di questa lunga lezione, volgo una parola speciale a voi, mie buone fanciulle: prestatemi dunque orecchio. Delle tante rac comandazioni, dei tanti suggerimenti, che avete udito testè dalla mia bocca, io sono persuaso che una parte sia quasi superflua per voi giacchè l'istinto della decenza e del pudore che si sviluppa così precocemente nell'animo vostro è come una salvaguardia che vi rattiene dal commettere non pochi atti contrarii alla buona e bella creanza nei quali cadono facilmente i maschi. Ma, per converso e quasi a bilanciar le partite, certe mancanze che con più larga indulgenza si perdonano a questi, non si vogliono vedere nelle fanciulle, e sono con assai maggiore severità giudicate. Qual'è la causa di tale diversità di pesi e di misure ? È forse una ingiustizia del sesso forte contro il più debole? Nemmeno per celia. La ragione è questa: che siccome il sesso gentile ha diritto ad ogni delicato riguardo, così ha pure l' obbligo di serbar sempre il sentimento d'ogni delicatezza e di non fare il minimo atto che anche impercettibilmente offenda la dignità femminile. Eccovene un esempio: dopo un pranzo, spiace il vedere un giovinetto che, avendo ascoltato più i consigli della gola che quelli della moderazione, si sente aggravato il ventricolo, non dice parola, o pallido e sofferente si lascia cadere sur una seggiola, se pur non gli avviene di peggio...; ma quanto non dispiace di più una fanciulla che si trovi in simile stato! Lo lascio dire a voi stesse, mie care. Un ragazzo che in un dì di festa e d'allegria si mostri un tantino brillo potrà venire scusato pel caso eccezionale, per non essere abituato a vini generosi, e spandere anche il buon umore nella brigata. Ma d'una fanciulla io non vorrei che in nessuna circostanza si possa dire: « Ha bevuto un po' troppo, il vino le ha fatto male. » Anzi il mio consiglio sarebbe di non bere che acqua pura o vino corretto. Dunque, mie buone ascoltatrici, imprimete nella memoria quegli insegnamenti che fanno per voi come pei maschi, e tenete conto di queste ultime osservazioni che in modo particolare vi riguardano.

Pagina 76

Il codice della cortesia italiana

184256
Giuseppe Bortone 1 occorrenze
  • 1947
  • Società Editrice Internazionale
  • Torino
  • verismo
  • UNICT
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Pagina 82

Come devo comportarmi. Le buone usanze

185003
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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Abbiate cura che i vostri figliuoli si trattino fra loro cortesemente: nulla spiace più che vedere due fratelli azzuffarsi, nulla è più bello della concordia, della gentilezza tra fratelli. Soprattutto non permettete mai che un vostro figliuolo manchi di riguardo verso sua sorella; inculcategli fin da piccolo quel rispetto cavalleresco verso la donna, di qualunque condizione essa sia, di qualunque età, di qualunque grado di parentela. La cortesia, la gentilezza su tutti i rapporti di famiglia sono il miglior segno di educazione perfetta. Una persona cortese in famiglia è cortese anche fuori; chi non sa attenersi in casa alle regole del galateo, non le osserva a lungo andare neppur fuori di casa. In famiglia si forma l'uomo e il cittadino; e la moralità delle famiglie è arra di moralità dello Stato.

Pagina 118

Il saper vivere

185985
Donna Letizia 1 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Abbiate il buon senso di ricordare che fino a poco tempo prima vi sareste ritenuti offesi se avessero azzardata la più lieve critica contro l'uno o l'altra di voi.

Pagina 88

Galateo per tutte le occasioni

187943
Sabrina Carollo 4 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
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Siate puntuali: non è una festa in cui apparire sul più bello, quindi abbiate rispetto anche dell'ora. Così come non è carino allontanarsi prima della fine delle esequie, sgattaiolando via furtivamente. Affrontare simili momenti è faticoso per tutti, ma abbiate il coraggio di andare fino in fondo. Non trattandosi di un momento di gioia, è meglio evitare gli abbigliamenti chiassosi e i colori sgargianti. Da quando il nero è stato sdoganato dalla moda siete facilitati nel compito. Comunque anche le altre tonalità più scure andranno bene. Se siete facili alle lacrime cercate di piangere il più sommessamente possibile; ma se siete soliti nascondere le vostre emozioni, non giudicate chi secondo tradizione usa il fazzoletto. Il momento delle condoglianze è quello più difficile: si tratta di trovare validi argomenti in poche frasi, capaci di esprimere quanto vorreste. La cosa migliore è riportare alla memoria un ricordo piacevole della persona scomparsa, per aiutarvi a trasmettere ai suoi cari la sua vicinanza attraverso ciò che ha fatto e detto. Più facile è redigere un biglietto di condoglianze per scritto. Farete piacere a chi lo leggerà se ricorderete con stima e affetto chi non c'è più e aiuterete a mantenere viva la sua persona nel cuore di chi è stato vicino al defunto. Cercate dunque di evitare le solite formule che sanno di abitudine e di poca sincerità, e sforzatevi di trovare in voi un sentimento autentico. Se i familiari vogliono pubblicare un necrologio, scelgano per tempo il quotidiano cittadino più diffuso e adoperino una formula asciutta, in cui annunciare il giorno del decesso e quello del funerale, con l'orario e il luogo. Gli amici e i conoscenti che vorranno pubblicare il proprio cordoglio, potranno scegliere la formula che preferiscono, sempre nell'ambito della sintesi. Lasciate la fantasia correre in altri ambiti. Una gaffe in simili occasioni è più difficile da tollerare. Sempre necessario, da parte dei familiari, ringraziare per scritto le persone che hanno partecipato al dolore della famiglia. Che disponiate di biglietti personalizzati o vi affidiate alla fornitura delle società che si occupano delle esequie, rispondete ai messaggi di cordoglio anche solo con un saluto, ma sempre necessariamente a penna.

Pagina 138

. ✓ Se volete mangiare, abbiate pietà e rimanete nella carrozza ristorazione. Nemmeno l'acqua sarebbe ammessa, a meno che non vogliate tenervi la bottiglia rigorosamente in mano fino alla fine del viaggio. Non sono infatti previsti spazi dove appoggiarla. ✓ Se volete ascoltare della musica, ricordatevi di tenere il volume basso anche con cuffie o auricolari, perché si sente praticamente tutto lo stesso. ✓ Se volete leggere un libro, sceglietevi uno di taglia piccola. ✓ Se volete leggere un quotidiano, scordatevelo. ✓ Quando si scende, si saluta e si augura buon viaggio a chi prosegue.

Pagina 175

Abbiate accortezza di non fare molto rumore specialmente se nel palazzo abitano persone anziane o malate, bambini piccoli o persone che fanno turni di notte. Comunque almeno nelle prime ore del pomeriggio dovrebbe essere rispettato un periodo di silenzio, così come dopo le 9.00 di sera fino alla stessa ora la mattina. Capita poi l'occasione in cui, per ristrutturazioni o lavori di manutenzione, è inevitabile infastidire i vicini con rumori, a volte anche forti. Fate in modo che i lavori durino il meno possibile - mai nel fine settimana - scusatevi con le persone che abitano accanto e fate loro sapere con esattezza la durata dell'incomodo.

Pagina 191

Non se ne può fare una colpa a nessuno, pertanto abbiate la pazienza di aspettare. È consentito interrompere solo nel caso in cui la persona che vi parla stia cominciando a raccontare un episodio o un concetto che vi aveva già esposto in precedenza. Con atteggiamento di chi è concentrato ad ascoltare, annuite aggiungendo un generico "certo, come mi dicevi l'altra volta". In questo modo darete a intendere di aver colto nella ripetizione l'intenzione di sottolineare il concetto e non l'arteriosclerosi di chi parla. Eviterete di dover scegliere tra lo sgradevole imbarazzo del vostro interlocutore e una noiosa ripetizione dettagliata a voi stessi. Quasi banale ricordarlo, in qualunque caso non bisogna mai e poi mai sbadigliare in faccia al prossimo che parla, a nessuna ora del giorno e della notte. Attenzione alle domande: sono un'arma a doppio taglio. Se dimostrano interesse e possono aiutare ad aumentare il grado di confidenza, approfondendo la conoscenza interpersonale, è anche vero che possono essere sgradevolmente indiscrete. Usate sempre molto tatto, procedete per piccoli passi e cercate di capire il limite. In generale se domandate per sincero interesse verso l'altro - e non per gratuita curiosità o peggio per cercare difetti e frustrazioni - il limite da non superare vi apparirà naturale. Evitate comunque di immischiarvi nelle conversazioni altrui, se non vi vengono fatti palesi inviti a intervenire. Un'ultima fondamentale attenzione, spesso e volentieri sgradevolmente disattesa: guardate chi vi parla. Sono decisamente detestabili e cafoni quelli che si guardano in giro come a cercare qualcun altro mentre si sta conversando con loro.

Pagina 26

Dei doveri di civiltà ad uso delle fanciulle

188198
Pietro Touhar 2 occorrenze
  • 1880
  • Felice Paggi Libraio-Editore
  • Firenze
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Non abbiate paura dell'acqua fredda, qualora non vi sia stato impedito di farne uso a cagione di qualche incomodo di salute. Sono generalmente giudicati utilissimi a custodire la sanità i bagni frequenti e le giornaliere lavande di tutto il corpo ; e molti, oggidì specialmente, raccomandano di preferire anche in ciò l'acqua nella sua naturale temperatura; ma anche in questo dipendete dal consiglio del medico, e uniformatevi ai desiderii dei vostri genitori. In generale poi le faccende che si riferiscono alla cura della persona vogliono essere sbrigate con sveltezza e con diligenza. A niuna età, e molto meno alla gioventù, s'addice concedere ad esse troppo tempo; il che potrebbe facilmente essere indizio o fomite di mollezza, di svogliatezza e d'ozio pericolosissimo. Procurate poi che le vostre vesti o da casa o per fuori, siano quali si convengono alla vostra età e alla vostra condizione, ma sempre pulitissime, semplici, ordinate; la nettezza scrupolosa, anche nelle vesti, assuefa all'ordine ed alla economia sì di roba che di tempo, qualità necessarie a ciascuno; le vesti sudicie, macchiate, in disordine, sono indizio di trascuratezza e di infingardaggine. Non è lecito ad una donna farsi veder fuori o ricever visite in casa sua, nemmeno a buon'ora, con vestiario d' in-tera confidenza; e sarebbe tacciata di cattiva educazione e di negligenza se non sapesse essere sollecita a darsi pensiero della sua modesta acconciatura. Chiunque riceve una visita non può scusarsi della trascuratezza delle vesti incolpandone il caldo o il freddo della stagione; poichè il caldo, per quanto eccessivo, non vi può obbligare a star per casa fino a tardi in veste di camera o in maniche di camicia, o scalza e senza cuoprirvi le spalle; nè i rigori del verno vi permettono di presentarvi in ciabatte e col capo camuffato in una berretta da notte. Se non è buona creanza mostrarsi così discinta, e come suol dirsi, cialtrona in casa, peggio sarebbe farsi vedere in tale arnese fuori di essa. Il rispetto è necessario verso degli altri e verso di noi. Dobbiamo: Stare in letto sollanto il tempo necessario al riposo; levarci sempre a buon'ora; volgere prima a Dio i noslri pensieri; cuoprire decentemenle e lavare accuratamente la persona; mutare spesso la biancheria di dosso e fare uso di vesti decenti e semplici. Non dobbiamo: Essere trasandate quanto all'acconciatura e alle vesti, nè occultamente, nè palesemente; ricever visite prima di vestirsi e di pettinarsi od in mezzo al disordine della camera.

Pagina 22

La buona creanza talora deve raffrenare eziandio la curiosità lecita; che se vi fosse recata una lettera quando siete in compagnia di qualche persona estranea alla vostra famiglia, non potete aprirla per leggerla senza domandarne licenza, qualora si tratti di persona a voi eguale o con cui abbiate alquanta dimestichezza; altrimenti converrebbe aspettare d'essere rimasta sola, od almeno che l'altra avesse ripetutamente insistito per darvi libertà di conoscere il contenuto della vostra lettera. Se andate a fare una visita, e la persona di cui cercate indugiasse alquanto a presentarsi a voi nel suo salotto, o fosse momentaneamente distratta da qualche faccenda, non vi ponete a stuzzicare indiscretamente gli oggetti che sogliono essere tenuti per ornamento sul caminetto o sui mobili. Quando siete in più d'una, e che venga mandato in giro non so che di ragguardevole per rarità, prezzo o merito intrinseco, aspettate discretamente che giunga fino a voi, e non fate a gara per esser la prima ad averlo; e giunto che sia nelle vostre mani, fate di non tenerlo più a lungo degli altri; se poi qualche indiscreto ve lo levasse di sott'occhio prima che abbiate potuto vederlo a vostro bell'agio, non converrebbe farne lagnanza, chè sarebbe lo stesso che rispondere ad un malgarbo con un'altra sgarbatezza. La discretezza nella società è forse uno dei doveri di maggiore importanza. In grazia di essa ci acquistiamo stima; non diveniamo mai importuni, e meritiamo la fiducia di coloro coi quali viviamo. Nelle cose di gran conto la discretezza può essere anche virtù; in quelle spettanti al comun vivere è essenziale parte di civiltà. Del primo caso non è qui luogo a trattare, bastando l'averla ricordata: quanto al secondo poi non dobbiamo stancarci di raccomandarla, perchè invero può spesso avere conseguenze importanti pel nostro bene avvenire e per quello delle persone di nostra attinenza o conoscenza; talchè è necessarissimo assuefarci per tempo ad essere discrete in tutto e per tutto: e badiamo bene, tra le altre, di non offendere anco la carità, narrando, per sola smania di discorrere, quei fatti dei quali la conoscenza possa recar nocumento o rammarico a qualcuno dei nostri simili. È assai malagevole riparare agli effetti di un'indiscretezza; pensate sempre a questa difficoltà, al allora il vostro buon cuore vi premunirà abbastanza da tali errori. Nel conversare con questo e quello udiamo una quantità di cose per le quali non viene imposto segreto; e nondimeno se fossero ricordate, ridette, potrebbero cagionare pregiudizio alle persone a cui spettano; e per questo giova assuefarci a tacere ogni volta che la prudenza, la discretezza e la carità lo comandano; giova premunirci dal vergognoso difetto di addivenire l'eco di tutti; e una volta che avremo acquistato così utile riservatezza, saremo sicuri di poterla vantaggiosamente e facilmente osservare finchè vivremo. Non sarà fuor di proposito rammentar qui alle fanciulline alcuni di quei casi nei quali la loro inesperienza potrebbe farle peccare d'indiscretezza. Primieramente gioverà studiarsi di conoscere le abitudini delle persone con le quali avete maggiore o minore dimestichezza, a fine di non le molestare nelle loro faccende. Se loro sopraggiungesse in vostra presenza il bisogno di accudire a qualche affare, siate sollecite a ritirarvi; e qualora vi fosse fatta preghiera di rimanere, chiedendovi il permesso di sbrigare qualche cosa di premura, non ve ne date pensiero, se non richieste; volgete ad altro la vostra attenzione, e riprendete il colloquio sol quando vi venisse rivolta la parola; ed anche allora contentatevi di cortesi e brevi risposte. Quando siete in procinto d'entrare in una stanza, e udite esservi più persone a colloquio, fatevi sentire, battete all'uscio, e in tal modo avvisatele che siete lì, qualora non vi fosse un servo per avvisarle della vostra venuta. Se in una comitiva, più persone paressero occupate da qualche particolare negozio, non istarà bene unirvi a loro senza esserne invitata, imperocchè non solo vi addimostrereste indiscreta, ma potrebbe anco venirvene una tacita mortificazione se tosto ciascuno interrompesse il dialogo, e momentaneamente si discostassero tra di loro per poi riunirsi alquanto dopo. Se, di mezzo al crocchio di cui fate parte, due persone si allontanano e vanno a discorrere tra di loro, non dovete seguirle, ed aspetterete che abbiano finito il loro colloquio prima di rivolgere nuovamente ad esse le vostre parole. Quando la persona con cui passeggiate ne incontra un'altra a voi sconosciuta, e si forma a parlare con quella, tiratevi alquanto in disparte, fino a che non vi sia fatto cortese invito di assistere liberamente al loro colloquio. A volte anche sopra il tavolino d'un salotto da conversazione trovansi libri, fogli, stampe, e simili altre cose; non siate avide di frugare, di guardar tutto, a meno che la padrona di casa non vi dica o non vi faccia cenno che appunto quelle cose son lì schierate per chi volesse dilettarsi di esaminarle. Talune, forse per vanità, vi tengono in mostra i biglietti di visita ornati di titoli e di armi gentilizie; altre li lasciano impensatamente o sol quanto convenga per mostrare di farne quel conto che si meritano; comunque siasi non istà bene mettersi a leggerli ad uno ad uno, poichè o non importa che lusinghiate una vanità alquanto ridicola, o non dovete mostrarvi curiosa di sapere quali siano le conoscenze della padrona di casa. Ove nella stanza di conversazione fosse qualche uscio aperto, sarebbe grossolana indiscretezza lo spingere uno sguardo curioso per vedere che cosa vi sia al di là di quell'uscio. Finalmente, in qualsivoglia congiuntura, tenetevi dentro i limiti di savia riservatezza, a fine di non riuscire moleste agli altri, e di non esporvi a qualche mortificazione, a qualche spiacevole incontro, a recar alcun danno involontario a chiunque siasi. Abbiamo forse detto abbastanza per far capire quanto importi rammentarsi di questi consigli; e porremo fine a questo capitolo ripetendo, che se la curiosità può talvolta essere scusabile, l'indiscretezza è imperdonabile sempre. Dobbiamo: Scrupolosamente rispettare il segreto delle lettere, considerandole qual deposito inviolabile ancorchè siano dissigillate; usar discretezza quando ci venga dato a leggere e ad esaminare qualche cosa, ritenendolo sol quanto basti all'uopo; non essere d'impedimento a chi si sia, rispetto alle sue abitudini; ritirarci o assentarci al sopraggiungere di improvvise faccende. Non dobbiamo: Tentar di conoscere un segreto; svelarlo a chi si sia quando ci è stato confidato; Non sarà necessario avvertire che questo precetto non ha luogo ove si tratti dei doveri de' figliuoli verso i genitori, imperocchè nè ai fanciulli sogliono confidarsi segreti, e nulla aver possono i figliuoli da tener celato ai genitori. soddisfare la propria curiosità in faccia a persona estranee, aprendo una lettera od un involto senza chiederne loro licenza; toccare alcun che senza il permesso della padrona di casa; intromettersi fra le persone che fanno crocchio da sè; ove non siamo chiamate da una di esse, ec.

Pagina 70

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

189047
Pitigrilli (Dino Segre) 1 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Abbiate sulla fronte quel segno indescrivibile che secondo gli antichi il Dio dell'Amore incideva fra i sopraccigli degli innamorati. Eviterete che si incida fra i sopraccigli quell'altro segno orribile l'«omega della malinconia». La tecnica insegna a eseguire il massaggio dalle estemità della bocca verso gli orecchi, con una leggera deviazione verso l'alto, per evitare la formazione di quelle parentesi tipiche delle donne cattive, che trasformano la bocca e le due rughe laterali discendenti in una « M » maiuscola. Il massaggio, o signore, non va fatto con le mani bensì con l'anima e con la volontà, non con le pomate ma col continuo autocontrollo. La faccia della ragazza malvagia, della signora pestifera, della vecchia strega come è consacrata nei libri di fisiognonomia, è un prodotto dei cattivi pensieri, e non viceversa. Non confondiamo! Non è che una donna «con quella faccia» non possa non pensare e non parlare altrimenti che così; ma è pensando e parlando e agendo così che le si è formata quella faccia. C'è uno scultore invisibile dentro di noi che modella un po' per giorno la nostra fisionomia. Se è vero che l'angelo, secondo la definizione di George Auriol, è la prima fase della megera, abbiate l'abilità di mantenervi sempre nella prima fase del processo evolutivo. Conservatevi angelo nell'interno, e rimarrete angelo nel di fuori. Abituatevi a sorridere più col cuore che con le labbra dinanzi alle apparenti ingiustizie. Imparerete a sorridere anche con le labbra, e non si formeranno le rughe. Per esprimere il malumore si mettono in movimento sessantasette muscoli del viso, e per sorridere se ne fanno lavorare appena tredici. Bisogna sorridere per essere belle per tutta la vita.

Pagina 249

Nuovo galateo

190307
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Cessate di lodarmi, diceva Giuliano a'suoi cortigiani, abbiate il coraggio di biasimarmi quando lo merito. 4.° Un re saggio si persuade facilmente che gli onori renduti al genio lo fanno nascere e ne diffondono le scintille; e che la gloria degli uomini illustri si riflette sul trono che li protegge. Francesco I (re di Francia), allorché gli veniva presentato un illustre scienziato od artista, faceva tre passi verso di lui. Nelle braccia di Francesco spirò il celeberrimo Leonardo da Vinci' e quando i cortigiani si mostravano sorpresi per le dimostrazioni d'affezione e di stima che il re dava a questo uomo di genio, ei rispondeva: Dio solo può fare un uomo come questo; i re possono fare degli uomini come voi. All'opposto un tiranno ridondante, d'orgoglio, credendo detratta a se quella gloria che s'acquistano i suoi sudditi, tenta di privarneli o di offuscarla. Domiziano, dopo che Agricola ebbe conquistata l'Inghilterra, lo ricevette a Roma con assai freddo accoglimento: Brevi osculo et nullo sermone turbae servientium immixius est. (Tacito) » Con asciutto bacio e nessuna parola lo lasciò confuso fra la turba de'servili ». 5.° Sostituendo ai titoli fastosi vuoti di sentimenti e di idee, il titolo si espressivo e si rispettabile di padre del popolo, un principe saggio non crede di degradare la sua dignità partecipando all'allegrezza popolare e mostrando con segni esteriori ch'ella passa al suo animo. Federico IV re di Danimarca, andando a vedere il modello della sua statua fatta dal celebre Saly, si ritrovò circondato dal suo popolo che lo adorava ed esclamava: Viva il re, viva il nostro padre. Federico discese precipitosamente di carrozza, si gettò, per così dire tra le braccia dei suoi sudditi che s'affollavano intorno a lui, quindi a destra volgendosi ed a sinistra, e gettando in aria il suo cappello per imitare il loro sincero giubilo, gridò Viva il mio popolo, vivano i miei figli; si, voi sieti tutti miei figli.

Pagina 253

La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato

192125
Tonar, Gozzi, Taterna, Carrer, Lambruschini, ecc. ecc. 5 occorrenze
  • 1888
  • Libreria G. B. Petrini
  • Torino
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Disossate il vostro pezzo di bue, legatelo collo spago rotolando in pezzo riquadro ; cogli ossi si formerà un ottimo brodo, purchè lo abbiate a tenere d'occhio con ogni cura, sia schiumandolo che moderandogli il fuoco, come si è detto, all'uopo di ottenere ad un tempo un brodo nutritivo e un allesso tenero e saporito. Guarnite il vostro pezzo di bue sia di una salsa di pomi d'oro, sia di cavoli tagliati in quarti, passati prima in acqua bollente e cotti poscia nel brodo grasso della pentola d'allesso, da cui caverete le carote intiere; quindi tagliatele in due parti. Attorniate il vostro pezzo di bue allesso con un cuoricino di cavolo e una fetta dì carota alternatamente. Potrete aggiungere eziandio un grosso salsicciotto, che avrete fatto cuocere coi cavoli, riducendolo a fette e soprapponendo ad ognuna di esse un cuoricino di cavolo.

Pagina 237

Le carni fresche si corrompono, se particolarmente d'estate le conservate più d'un giorno, e spessamente per causa del moscone che su esse depone le sue uova, da cui si schiudono vermini; epperciò se v'occorrerà di doverne serbare pel giorno appresso, dovete chiuderle e custodirle quindi al fresco in una moscaiuola; se dovete poi insalare carni per conservarle abbiate cura di disossarle, perché, non potendo il sale penetrate nel midollo delle ossa, si corrompe e guasta il rimanente. Le carni salate sono di difficile digestione; e meno salubri delle fresche. La gelatina va conservata al fresco, imperciocchè si altera facilmente, e quando è corrotta, produce gli stessi effetti delle carni corrotte : così dite delle uova, de' pesci, delle salsiccie. Il latte, specialmente di vacca, nutre assai ed è piacevole. Quello di capra e di pecora è più denso, ed aggrava lo stomaco. Il burro fresco non salato è un alimento dolce, emolliente, ed anche di facile digestione ; ma questa sostanza facilmente inrancidisce: se volete conservarne a dilungo senza che prenda alcuna cattiva qualità, fatelo fondere al fuoco ad un grado vicino all'ebollizione onde svapori la parte sierosa, precipiti al fondo la caseosa; quindi, raccolta e chiusa ben bene la parte butirrosa in un vaso di terra ben verniciato e netto, riponetelo in luogo fresco. Quando il burro ha preso di rancio potete ancora medicarlo, eccovi come : prendetelo e fatelo bollire con carbone vegetale, cioè di legno, quindi lavatelo ed impastatelo in acqua fresca : per liberarlo poi dal carbone fatelo bollire un'altra volta e filtratelo in istraccio o simile. Il formaggio fresco senza sale è altrettanto più nutritivo quanto più contiene crema; il salato non è così dolcificante, ma più digeribile. Il formaggio fermentato non è molto sano, quello che è di colore verde, grigio, di odor forte ed acre è dannoao: in generale il fermentato va mangiato con molta moderazione, e què che sono di temperamento delicato devono astenersene affatto. Le uova sono nutritive e di facile dggestione, purchè sieno fresche, e mangiasi non indurite: le viete sono di peso allo stomaco e causano flusso di ventre.

Pagina 252

Bisogna perciò che abbiate la cura di raccorla di mano in mano che ve n'è, di riporla in luogo asciutto, per averne in quella maggior quantità che potete, imperciocchè, lasciandola lungamente all'azione del fuoco, consuma. Giova qui avvertirvi d'una cosa, ed è, che certe famiglie sogliono concedere la cenere alla serva; questa è una cattiva massima di economia, imperciocchè mettono la serva nella tentazione di bruciare molta legna per aversi più cenere che può; sarebbe molto più vantaggioso a queste famiglie se dessero alla medesima una lira alla fine del mese, quando avesse risparmiato maggior quantità di combustibile.

Pagina 261

Abbiate cura pertanto della vostra salute, figliuole ; essa é come il sole della vita, tramontato il quale nulla più ride al mondo. E vivrete sane, se vi manterrete sobrie ed operose. Non piglia ruggine il ferro che lavora. Mentre che sano però vedete che il corpo cresca agile e forte : sono queste le condizioni a fare buona prova nella lotta incessante per la vita. Come sareste madri di degna prole, se veniste su floscie, accasciate ed infermiccie? La facilità in compiere le cose giovevoli alla vita costituisce l'acquisto dell'arte nelle svariate sue gradazioni, mestiere, professione, arte nobile o bella. Voi imparatela l'arte, e mettetela da parte : potreste averne grande necessità nella vita. È un braccio di più che uno acquista allora che impara a fare una cosa utile: e più se ne sanno delle cose, più una persona è stimabile e cercata. Ponete mente, non vi sono arti servili, tutte sono degne dell'uomo libero, e conferiscono alla sua dignità ed indipendenza, anche le meccaniche e manuali. Quelle poi necessarie al buon governo della casa sono le più adatte all'indole della donna, e le più pregiate in essa. Nessuno apprezza una ragazza che non sa adoperare i ferri e l'ago, ovvero maneggiare al bisogno la granata, la mestola ed il ramaiuolo. Regina della casa, può la donna restare straniera alle occupazioni di essa? Nessuno vi veda mai, figliuole, colle mani in mano, scioperate, ciondoline e solo buone a mettere lingua nei fatti altrui. Nulla di peggio. Accudite anzi sollecite il tempo, e moltiplicatelo con incessante operosità nelle cose convenienti ed utili al vostro stato. Acquisterete così facilità e grazia in esse, rinvigorirete la fibbra, e tenendola in moto non vi prenderà contagio di malattia. L'essere sane, vigorose, sciolte nell'operare, credetelo a me costituisce tale grazia, a cui nessuna regge in confronto. - Ma ecco un esempio di ragazza molto bene allevata, dalla quale parecchie cose avete da imparare, anche per quello che riguarda la cura delle facoltà vostre esteriori.

Pagina 54

Non prendete il cucchiaio e la forchetta come se aveste da imbrandire una spada ; ma tenete l'uno col pollice e coll'indice, sostenendolo col medio, e l'altra col pollice e col medio premendola coll'indice: non colmate il cucchiaio, nè colla forchetta infilzate troppa roba, ancorchè fosse appetitosa molto e tale da farvi correre l'acquolina in bocca, perchè non abbiate fa rendere le labbra lucide per untume, a spalancare la bocca ed a gonfiare le gote, imperciocchè le son queste sconcie cose. Non toccate le pietanze colle mani, ma col coltello e colla forchetta, né col dosso di esse o col dito tergetevi le labbra, ma sì al tovagliuolino, che è fatto per questo: rompete il pane colle mani o tagliatelo col coltello. Invitate a pranzo fuori di casa, non mettetevi a tavola prima degli altri, ma aspettate, che il padrone vi collochi; non ispiegate il tovagliuolino, nè mettetevi a mangiare prima che il padrone o la persona più distinta v'abbia dato l'esempio ; non fate le smorfie; non mostrate predilezione più per una vivanda che per un'altra; lasciate sul tondino la vivanda che non volete più mangiare, che non è necessario di sforzarvi quando n'avete abbastanza ; astenetevi dal tossire, dallo sputare, dal soffiarvi il naso più che potete, e nel bisogno abbiate quei riguardi che abbiamo detto più sopra. Non soffiate sulla minestra, non fiutate le vivande, che ciò fa nausea; non mangiate con troppa fretta nè con troppa lentezza; non succhiate le ossa per trarvi il midollo, nè rosicchiatele per ispolparle, ma staccate la carne col coltello, altrimenti lasciatele; non toccate colla forchetta o col cucchiaio il piatto comune, nè rimettete nel piatto comune ciò che fu già nel vostro ; non presentate ad altri ciò che voi già gustaste, non fregatevi i denti col tovagliuolino, nè con esso asciugatevi il sudore. Quando prendete il bicchiere dove v'hanno mesciuto vino od acqua, procurate d'avere le mani pulite, onde non insudiciarlo, non prendetelo con due mani, nè votatelo in bocca come il votereste in un imbuto, ma bevete con bel garbo, guardandovi dal fare gorgoglio nella gorgia ; tergetevi col tovagliuolino la bocca prima e dopo. Non riempite troppo il bicchiere, nè lasciatelo pieno sulla tavola,onde evitare il pericolo di versarlo, chè questa sarebbe una sgarbatezza. Guardatevi, bevendo, dal tossire. Non porgete altrui il vino che voi avete già gustato, meno che la persona sia domestica. Non fate la zuppa secreta, cioè non bevete con la bocca piena di pane od altro, perchè vi mettereste nel pericolo di sbruffare in faccia ad alcuno, sopra i piatti o di fare altre sconcezze. Non bevete nè a tondini nè a piatti.

Pagina 86

Donnine a modo

194019
Camilla Buffoni Zappa 1 occorrenze
  • 1897
  • Enrico Trevisini - Editore
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Siate ordinate in tutto, vale a dire abbiate un posto fisso per ogni oggetto che vi appartiene, e quando ne togliete alcuno rimettetevelo senza indugio, appena ve ne siete servite L'affastellare le varie cose delle quali usiamo da persona disordinata, fa perdere un tempo prezioso a ricercar quanto ci occorre in un dato momento, ci espone a perdere oggetti che ci sono necessari e magari cari. 9. Siate ordinate anche nelle vostre azioni, e cioè abbiate una specie di orario del vostro tempo e non derogate. 10. Non immagino neppure che le mie lettrici possono prendersi il gusto di dar soprannomi a nessuno, dovrei pensar male della loro educazione. 11. Se dovete nominare un israelita non dite nèEbreo nèGiudeo,sono appellativi da lasciarsi alla gente di piazza; direte invece unisraelita. 12.È brutto veder un fanciullo che dorme in pubblico, ma veder una giovanetta addormentata, cioè dimentica di ogni riguardo è cosa che fa pena. 13. Passando dinnanzi a una persona chiedetene il permesso, ma se è possibile evitate di farlo. 14. Conosco fanciulle che hanno il malvezzo di parlare all'orecchio d'alcuno, cosa contro la quale non fa bisogno di insorgere ora, poichè i più vecchi galatei la stigmatizzano. 15. Non giurate mai, il giuramento è forma solenne da lasciarsi al Tribunale dove i fanciulli non mettono piede. 16. Non dite bugie, e vi guadagnerete la fiducia nella vostra parola. 17. Talvolta non si deve dire nemmeno tutta la verità, e da ciò forse venne l'adagio:un bel tacere non fu mai scritto. Quindi se la verità che vorreste dire fosse per offendere o addolorare chicchessia, tacete. 18. Se incontrate sulle scale una signora, un vecchio o qualsiasi altra persona di riguardo fermatevi un momento dalla parte del muro e lasciatela passare chinando il capo. 19. Se un uomo o un fanciullo usa a voi questa deferenza passate lesta, senza guardare in viso chi vi fa largo, e salutate con un cenno della testa. 20. Non v'immischiate nei discorsi degli altri, non interrompete chi parla. 21. Se conoscete qualche lingua straniera, qualche dialetto non li parlate dinnanzi a persone che non potrebbero capire quanto dite. 22. Se doveste parlare con chi è un po' duro di orecchio alzate la voce e parlate lentamente. 23. Fatevi un precetto di mantenere alla vostra parola, qualunque sagrificio vi dovesse costare. 24. Una fanciulla ben educata non dice mai p.e. la mia casa, i miei cavalli, i miei servi, ma bensì la nostra casa, i nostri cavalli, i nostri servi. 25. Non perdete tempo, e non lo fate perdere agli altri ricordandovi il motto inglese:il tempo è moneta. 26. Se siate in compagnia e vi prende il singhiozzo allontanatevi un momento finchè vi sia passato. 27. Non vi abbandonate ad atti di rabbia o d'ira, non scattate come molle inglesi, siate sempre calme padrone di voi stesse per non diventare zimbello degli altri. 28. Tenete la testa diritta, non troppo alta come cavalli restii, nè troppo bassa come se cercaste sempre qualche oggetto smarrito. Del resto tenetelo a mente, più il contegno di una ragazza è modesto e più riesce simpatica a chi l' avvicina. 29. Non vi mordete le labbra, non parlate con voi stesse. 30. Se parlate con persone titolate, ricordatevi di rivolger loro la parola accompagnandola del titolo a cui hanno diritto. 31. Se vi trovate con persona che sapete in rapporti piuttosto freddi con la vostra famiglia regolatevi come se lo ignoraste, e misurate la vostra cortesia al grado di parentela o conoscenza che vi lega. 32. Non siate curiosi di vedere, nè di sapere cose delle quali vi accorgete che si vuol lasciarvi ignorare. 33. Non siate permalose, a rischio di diventare antipatiche a chi vi conosce. 34. Non chiedete un consiglio se non siete decise a seguirlo. 35. Parlando con alcuno tenete gli occhi alzati verso chi vi parla, sfuggire lo sguardo di colui col quale conversiamo risente d'ipocrisia. 36. Se entrate in un luogo pubblico o privato chiudete la porta con garbo in modo che non sbatta e non resti socchiusa. 37. Se siete innanzi a persone che leggono cessate ogni sorta di chiasso, e non parlate neppure sottovoce. 38. Affaciandovi alla finestra non mettete nulla in testa; ma ricordatevi che meno ci state e meglio è. In ogni modo non parlerete mai dalla finestra. 39. Non parlate in coro, per carità. 40. Non riferite mai cose che abbiate potuto vedere o sentire. 41. Se foste portate della mamma in visita salutate con garbo, non toccate alcun oggetto, non parlate se non siete interrogate, non contraddite mai un racconto che facesse chi vi accompagna, state composte, trattenete ogni segno di noja, ecc. 42. Se vi fossero offerti dolci accettate con moderazione e ringraziate. 43. Non è permesso, fanciulle mie, di mettersi in tasca dolci o altro, che ci fossero stati regalati durante una visita; si mangiano seduta stante, senza sporcarsi. 44. Se si volesse proprio che li accettassimo, se quasi ci si facesse forza cacciandoceli in tasca, fa duopo rinunciare anche ad assaggiarli: si mangiano a casa. 45. A chi vi interroga dovete rispondere con grazia con semplici monosillabi sìenoma dovrebbe accompagnare l'affermazione o negazione con la parola signore, e signora; e nel caso aveste a parlare con persona titolata dite anche il titolo qualunque esso sia: per esempio: con piacere, signora contessa; no, signor barone; si, signor capitano, volentieri, signor generale, ecc. 46. Vi potrebbe accadere d'incontrarvi per via o in un negozio con una compagna di scuola di condizione assai inferiore alla vostra; non è necessario, è vero, vi dica, che darete prova di buona educazione salutando cordialmente, e che sarebbe un vero atto inurbano se fingeste di non conoscerla? 47. Con gli operai che potessero venire a lavorare in casa vostra siate anche cortesi, e ricordatevi che sono anch'essi uomini come voi; con le cucitrici, le sarte siate graziose, ma non date loro confidenza. 48. Ho veduti ragazzine guardare sopra le spalle di chi scrive o leggere quanto si va tracciando sul foglio. Sono cose contrarie a ogni nobile sentimento e contrarie ad ogni cortesia. 49. Non tenete le mani sotto il grembiale, nè in tasca sebbene faccia freddo, se non volete esser giudicate senza educazione. 50. Ne è più lecito mettersi le mani in bocca e nelle orecchie, nè pulirsi i denti in nessun modo fuori dalla propria stanza, nè sciaquarsi la bocca, nè tagliarsi le unghie in presenza altrui. 51. In presenza altrui è vietato, sotto pena di sentirsi dare il titolo di zotiche, levarsi i stivaletti, e peggio le calze. 52. Non parlate mai male di nessuno, meno ancora degli assenti, la maldicenza in bocca a una fanciulla diventa una vera sconcezza. 53. Dovendo accennare a una persona presente per dire che ha fatto, ha detto qualche cosa, non dite è stata lei, è stato lui, ma a seconda della persona con la quale parlate, dite è stato il signor tale, e qui nome o grado. 54. Solo trattandosi di una parente, di un'amica dite è stata: è stata Lucia, l'ha fatto Maria. 55. Quando ringraziate non ditelmille grazie,che puzza volgarità dite solo grazie e chinate un pochino il capo. 56. Fanciullette care, conosco un bravo avvocato che d'inverno è la disperazione delle signore con le quali parla, poichè spennacchia loro tutto il manicotto, o qualsiasi altro oggetto di pelliccia la signora rechi in dosso. Finì col sentirsi dire che era veramente un legale che spenna i clienti. Fu una scherzosa lezione che il mio buon amico si era meritata; fate voi di non incorrere nello stesso rischio, e se anche parlate con una sorella, una compagna, non le tirate i bottoni dell'abito, non le aggiustate il golletto, ecc. 57. Non dite mai a chi vi parla.Che ha detto? che cosa? che?Bisogna prestar attenzione a chi vi parla perchè è scortesia far ripetere due volte la frase stessa. Ma se si dà il caso che non abbiate capito domandate scusa, e pregate vi si ripeta quanto vi era stato detto. 58. Se davanti a voi si ferma, e vi parla un estraneo, o un parente maggiore di voi, alzatevi in piedi,e ritte e ferme ascoltate quanto vi si vuol dire. 59. Incontrando una compagna di scuola insieme a qualcuno della sua famiglia, a qualsiasi persona civile chinate il capo, senza segni amichevoli per lei; se è accompagnata da un domestico salutatela come si usa tra fanciulle educate. 60. Camminando non urtate le persone con i gomiti. 61. Se salite in una vettura con vostra madre, col babbo, o qualsiasi altra persona adulta lasciatele loro la destra; se queste persone sono più d'una occupate il sedile davanti; ma non insistete per stare davanti se è un uomo che occuperebbe uno dei posti d' onore, e se vuole cedervelo. Dovendo salire in una vettura lasciate prima passare la mamma, qualsiasi altra signora che accompagnaste; scendendo, siate le prime, e porgete la mano a colui che è con voi. 62. Gli ordini al cocchiere dovete lasciarli dare dai vostri maggiori, o fratelli. 63. Se vi trovate in ferrovia state molto composte; brutto vedere un fanciullo indisciplinato, ma per una C. BUFFONI-ZAPPA 5 ragazza la cosa è ancora meno lecita. Bambini e ragazzi sono lo spauracchio dei viaggiatori, fate di togliere d'addosso alla vostra classe questa prevenzione che vi vuole male educate. 64. In ferrovia non pretendete di tenere i vetri chiusi od aperti ad ogni costo, nemmeno se vi trovate voi stesse allo sportello; e poichè l'igiene vuole che da un solo lato del vagone si tengano aperte le finestre, in modo da evitare le correnti d'aria, così dopo un po' di tempo chiudete la vostra finestra per mettere gli altri nella possibilità di aprire la loro. 65. So che quando viaggiate, o quando semplicemente vi trovate intramvi affacciate alla finestra dimenticando così uno dei più elementari insegnamenti del galateo che è quello di non voltare il dorso alle persone. 66. Sarà difficile, ma forse dovrete viaggiare di notte: in questo caso non è lecito togliervi le scarpe nemmeno se i piedi vi dolessero. 67. Se dormite badate di non recare incomodo agli altri; è una pena quando in un vagone completo una persona si addormenta; dondola da tutte le parti; casca addosso ora al vicino di destra ora a quello di sinistra. 68. Se abitualmente russate, evitate di dormire di giorno. 69. Sdrajarsi in modo da mettere i piedi addosso a qualcuno è villania. 70. Appoggiare i piedi sul sedile di faccia non è meno brutto. 71. Ridere di alcuno che in ferrovia, o su un battello a vapore potesse sentirsi male, è cosa da persona volgare, come l'ostinarsi a stare in pubblico sentendosi male. 72. Se andate in un albergo e non vi è permesso spassarvi nei corritoi, affacciarvi alla soglia delle stanze d'altri viaggiatori, far chiasso, chiamare con la voce i camerieri, farvi vedere nei corritoj mezzo svestite. 73. In treno la fanciulla ben educata non sale in piedi sui sedili, perchè oltre esser questo un atto scomposto disdicevole a una signorina, oltre il portare ad essi un guasto inevitabile, mette gli altri viaggiatori a rischio di insudiciarsi gli abiti. 74. Non s'imbrattano le pareti dei vagoni con sgorbi di matita, nè con qualsiasi altra cosa. 75. Non si strappano le tende dei finestrini, nè le frangie dei sedili. 76. Non si prende d'assalto un finestrino per tenerlo sino all'arrivo. 77. Passando in vista di paesaggi bellissimi non si nasconde ai compagni di viaggio la visuale. 78. So di certe signorine che se fanno appena un viaggio un po' lungo, giunte in vicinanza della stazione d'arrivo si sciolgono i capegli se li ravviano col pettine, e ciò è brutto, brutto, brutto. 79. Anche facendo un viaggio lungo non è permesso, mettersi, come si dice, in libertà, cioè, slacciarsi gli stivaletti, togliersi i guanti, allentarsi abito, ecc. Solo si può senza incorrere in una scorrettezza togliersi il cappello. 80. Le mie lettrici hanno passato tutte gli otto anni quindi se viaggiano, i loro genitori possono ammetterle alla tavola rotonda; vi rinnovo in questo caso tutte le raccomandazioni che vi feci per la tavola di famiglia, più, siccome a questa tavola la regola esige che vi serviate da voi stesse (questo vi avviene anche ogni volta che siete invitate a pranzo) mi raccomando, gli aveste anche appena appena toccati quei cari sette anni, non vi servite in modo che gli altri possano criticarvi. Con ciò voglio dirvi di non scegliere questo o quel pezzo, tasteggiando con la forchetta gli altri pezzi, nè prendere molta roba, perchè si tratta di cosa di vostro gusto, non toccare le frutta per prendere quelle più mature, se vi versate da bere non empite il bicchiere. Il vostro contegno a tavola rotonda sia tale da non permettere ai vostri vicini, nè di rivolgervi la parola, nè di versarvi da bere. 81. Entrando in una sala da pranzo d'albergo, avrete lasciato in camera vostra il cappellino. 82. Se avete occasione di fare il bagno in pubblico non spruzzate d'acqua i vicini, non vi aggrappate a chi nuota, non fate scherzi con l'acqua; non andate nuotando al largo se non è con voi alcuno della vostra famiglia. 83. Le mie lettrici potranno talvolta far parte dei così detti giuochi di società, è inutile ch' io dica loro che anche in queste occasioni la fanciulla per bene si distingue per il suo contegno corretto, senza musoneria, ma senza sguajataggine. 84. Non origliate mai alle porte, non guardate dai buchi delle chiavi. 85. Se avete ricevuto un beneficio serbate in cuore sempre viva la gratitudine, e quando se ne presenta occasione ricordate il bene ricevuto; se invece avete avuto occasione di rendere alcun servigio ad altri non rinfacciategli mai la vostra buona azione, nemmeno se lo vedeste ingrato. 86. Giuseppe Giusti, un poeta che fra poco imparerete ad amare scrisse

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Galateo morale

197788
Giacinto Gallenga 4 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Abbiate in presenza dei servi i massimi riguardi alla moglie, ai figlioli; evitate in loro presenza i diverbi, le rivelazioni di fatti che richiedono la massima segretezza; onde non venga meno in loro la reverenza a voi, alle donne vostre, ai vostri figli, amici, congiunti; e non diasi occasione a dispiaceri e a danni di cui possono rendersi autori quei servi che non fossero modelli di discrezione. Marito, non prender parte coi servitori contro la moglie; moglie, non contro il marito; figli, non contro il padre e la madre vostra, contro le sorelle, contro un vostro superiore o compagno, qual ch'esso sia. Non permettete, genitori, in soverchia famigliarità dei servi verso di voi o verso i vostri; ciò non conferisce al rispetto che avete diritto e dovere di esigere per voi e per gli altri da loro.

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Date il vostro nome chiaro e preciso ai servitori che vi debbono annunziare; ed abbiate sempre in tasca qualche carta di visita da consegnare in assenza dei padroni per non obbligare i servi a fare degli sforzi per ricordarsi il vostro nome, e i padroni a torturarsi il cervello per indovinarlo dietro le imperfette indicazioni delle persone di servizio. Non insistete, allorché vi vien detto che i padroni non si trovano in casa; ciò è come dar ad intendere che voi sospettate il contrario. Vi sono tanti casi in cui un'occupazione importante, una indisposizione, un colloquio con altre persone non permette loro di ricevervi in quell'istante. Non avvi in ciò pur l'ombra di un affronto; giacché non havvi modo più civile di liberarsi da una visita che sarebbe causa di ritardo al disbrigo di un affare importante, il cui differimento potrebbe recar grave danno. Ciò non esclude la stima e l'affezione verso il visitatore; e si dimostrerebbe davvero stupido ed indiscreto chi ne traesse pretesto di offendersi e di tenere il broncio. Per altro chi fa dire di non essere in casa non deve parlare in modo da essere udito dal visitatore; né tanto meno deve farlo attendere e mandargli a dire dopo un certo tempo da colui che glielo ha annunziato, che il padrone non c'è; sarebbe lo stesso come dirgli: c'è, ma non per lei! e s'avrebbe ragione, in tal caso, di risentirsene. Alcuni si permettono entrare in casa altrui senza farsi annunziare ove accada che essi trovino aperta la porta dell'abitazione. Non v'ha inciviltà maggiore di questa. Si deve fare ogni sforzo per farsi udire da qua di dentro; e qualora non possiate, farete meglio ad andarvene e non penetrare nell'appartamento col rischio di farvi sorprendere ed accusare, per lo meno, d'indiscrezione. E nemmeno, giunti in anticamera od altro luogo, dietro invito dei padroni o dei servi, dovete insinuarvi nelle sale più riservate prima di esserne sollecitati (né origliare, sopratutto, alle porte). Ad un'umile fortuna non è sempre data di arredare con egual lusso e proprietà tutto l'alloggio, o forse la camera in cui vi si riceve non è decentemente ammobigliata fuorché a spese di tutte le altre. La povertà non è delitto, ma il gentiluomo cerca onestamente di dissimularla; a nessuno per quanto famigliare, è lecito di violare dei misteri sotto i quali si nascondono talora durissime privazioni e sofferenze ineffabili.

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Procurate di eliminare l'inquietudine dalla vostra faccia, dai vostri discorsi, insomma non abbiate l'aria di temere per lui, di fargli i conti dei dì che gli restano, poiché sarebbe lo stesso che allearsi colla malattia per precipitare l'ammalato. E se questi viene per disgrazia a mancare, non è d'uopo, qualunque sia la vostra convinzione, di affannarvi a convincere quei di casa che ne fu carnefice il medico colla sua ignoranza. Questo si chiama mettere ad altrui la disperazione, il rimorso nell'anima. Aspettate per fare queste confidenze che il dolore siasi calmato e soltanto per ovviare ad ulteriori disgrazie che potessero derivare dall'incuria o dall'inettezza riconosciuta nel curante. E bisogna poi avere molti riguardi e andar come si dice col calzare di piombo prima di metter odii e sospetti attorno a una persona che non ha il più delle volte veruna colpa dello sfortunato esito della sua assistenza.

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Non abbiate paura d'un filo d'aria che vada a colpire i vostri bambini: non vi spaventi un piccolo mal di capo, una leggera infreddatura: insomma non opprimeteli di cure soverchie che avranno per effetto di renderli timidi, cagionevoli, inetti. Avvezzateli dai loro teneri anni alle privazioni, ai sacrifizi; avvezzateli a soffrire, avvezzateli insomma alla vita quale si presenta poi nel corso degli anni. «Ma non basta — è sempre il D'Azeglio che vi parla — avvezzateli a soffrire il caldo e il freddo, le intemperie, perchè sapete che inevitabilmente dovranno esporsi in appresso a soli ardenti, a nevi, a pioggie, ecc.: e, poi non potendo ignorare che i figli saranno esposti ugualmente a delusioni, a sventure, pensate anche da questo lato ad avvezzarli a soffrire. Insomma i bambini hanno diritto di non essere sacrificati ad inopportune e dannose tenerezze. Bisogna avvezzarli a patire, ed ubbidire quando il dovere e la necessità lo impongono». Non s'hanno quindi a soddisfare tutte le voglie, tutti i capricci dei fanciulli, e conviene anzi qualche volta lasciarli alle prose coi disinganni e coi dispiaceri. Né ciò vuol mica dire contrariarli sistematicamente, poiché ciò servirebbe unicamente ad irritarli, e predisporli alla ribellione. Guai se essi s'accorgono che voi siate dalla parte del torto, che le vostre opposizioni sono guidate, piuttosto che dalla ragione e dall'affetto, dal capriccio e dall'ostinazione. Non seguite la moda ridicola e dannosa di mandare in volta, i ragazzi colle gambe nude per far pompa delle loro carni morbide, bianche, rigogliose, come fareste di una poppatola, a costo di far guadagnare a quei poverini delle costipazioni; non fate dei figli vostri, dei soggetti da esposizione; avvezzateli anche da fanciulli alla dignità e al riserbo. A qualunque condizione essi appartengano, sia il vestir loro decente e modesto, onde non abbiano ad inorgoglirsi osservando la differenza tra i loro abiti costosi e brillanti con quelli dei fanciulli delle classi inferiori; poichè ciò farebbe nascere in loro un sentimento di disprezzo per la mediocrità e povertà, mentre voi sapete che il disprezzo voi non dovete in quei teneri cuori ispirarlo fuorché per il vizio.

Pagina 60

Signorilità

199494
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 1 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Amate i vostri genitori, abbiate fede in loro, e, quindi, non accusateli in cuor vostro d'indifferenza e peggio, se vi negano un thè danzante o una volpe azzurra!... Credete che, se voi otteneste di recarvi a un ballo quotidiano, dopo qualche mese non sapreste più che significhi divertimento... E state pur sicure che, quando avreste la volpe, desiderereste qualche cosa d'altro... la giacca intera di pelliccia, l'ermellino ecc. La vita è fatta così, che quando si ha dieci, ci si contenta di dieci... mentre, quando si ha cento, si vorrebbe mille!... Poi... noi mamme desideriamo indubbiamente per voi, figliole, un onesto e buon matrimonio. Se vi diamo abitudini modeste, specie dal lato lusso di vestiario, noi facilitiamo il vostro collocamento e la vostra felicità coniugale, basata sullo spirito di adattamento e di serena rinuncia. Quante ragazze potrebbero sposare bene, se, invece dei quattro o cinque vestiti per stagione, che attirano i giovanotti fannulloni, e che allontanano i ben pensanti, ne avessero soltanto uno... e avessero in dote il danaro buttato dalla finestra in un lusso sciocco... quando non è immorale, in un lusso destinato soltanto a dare polvere negli occhi al prossimo!... Molto spesso, nelle famiglie, il padre, arrivato ad un'alta posizione, guadagna bene, può mantenere le figliole eleganti, ma non può dare loro una dote che oggi conti. Il giovane pretendente si illude sulle apparenze, su mezze parole della madre, si innamora di quella bella figliola così ben vestita, così raffinata, - la sua anima e il suo cuore sono tutti nei suoi abiti! - fonda delle speranze... infondate su lauti guadagni, sulla generosità di quel padre, su felici combinazioni ecc. e va a nozze. Ma, dopo il viaggio relativo, quando è necessario stabilire un po' di bilancio preventivo, ecco cominciare le difficoltà, le delusioni, i dissapori, i dissensi, e poi i rimpianti, i rimproveri, i musi lunghi del marito, che si scopre ingannato sul capitolo «finanze» e che pensa, in ritardo, che se tutto è, nel mondo, relativo, nulla è più relativo della dote, in rapporto alle abitudini, alle esigenze della sposa e, specialmente, al lusso del vestiario. Poi vengono i musi lunghi di lei, che pretende continuare la vita passata, poi è la felicità coniugale che se ne va..., per quattro stracci! (Infatti le costosissime stoffe moderne, fra un anno, sono nè più nè meno di quattro stracci...). Figliole, pensateci!

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Come presentarmi in società

200410
Erminia Vescovi 1 occorrenze
  • 1954
  • Brescia
  • Vannini
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Abbiate pazienza con costoro, o gentili lettori e lettrici, che mi avete seguito fin qui. Della loro scortesia la colpa può essere una educazione trascurata, una indole infelice: perciò non sarebbe generoso, e forse nemmeno giusto, esiger da loro quello che invece dovremo esigere rigorosamente da noi. Anch'essi, colla frequentazione assidua di persone ben educate, col ricever da loro prove costanti di cortesia, posson pian piano essere indotti a far un esame di coscienza, ed esser punti dalla buona e nobile volontà di fare altrettanto. Ognuno nella società faccia tutto quanto può di meglio, colla parola e coll'esempio, per diffondere la vera gentilezza, e come il progresso si mostra sempre più confortante nello sviluppo della cultura e nella mitezza dei costumi (nonostante le querimonie di certi brontoloni!) così si giungerà anche, e forse fra non molto, a far sì che universalmente regni anche la correttezza dei modi, l'arte di ben trattare, in qualsiasi ceto sociale. E in questo, come in tutto il resto, l'Italia nostra, gentil sangue latino, deve stare al primo posto!

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

200579
Simonetta Malaspina 11 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Mettete nel frigorifero qualche bottiglietta di succo di frutta ma abbiate anche una buona scorta di arance e limoni con i quali preparerete, il mattino dopo, un'ottima bevanda da mettere in un paio di caraffe di cristallo (o- vetro). Gil invitati non gradiranno soltanto liquori ma accetteranno con piacere qualche bibita fresca. Terzo consiglio: non fate in casa pasticcini e torte, a meno che non siate cuoche abilissime. Ordinate tutto dal vostro fornitore, calcolando tre o quattro dolci a persona e altrettanti salatini. Nei buffet, specialmente se si tratta di un cocktail, è preferibile offrire tartine di piccolo formato, stuzzichini in genere, piccoli panini farciti. Le esigenze cambiano secondo l'ora, il tipo di ricevimento e l'età degli invitati. Per un buffet destinato ai ragazzi, bisogna calcolare il maggiore

Non abbandonatevi sulle poltrone e sui divani con l'intento di restarci a lungo e in pose sconvenienti: riposate, se volete riposare, ma abbiate un po' di considerazione per il luogo che vi ospita. In un museo non si fuma. Se siete in compagnia e volete scambiare qualche parere con gli amici, parlate sempre a bassa voce per non dare fastidio agli altri.

Se accogliete in casa vostra una persona "alla pari" abbiate chiarissimo il significato del termine e chiaritelo a tutti gli altri membri della famiglia: la nuova venuta non è una domestica stipendiata, ma un'ospite che va ricevuta in casa esattamente come fosse una parente o un'amica. Non create equivoci: la ragazza alla pari è quasi sempre una studentessa che non va relegata in cucina mentre voi aspettate in salotto che lei serva il caffè. È giusto che pretendiate un aiuto in casa, e che non diate la vostra ospitalità senza avere nulla in cambio: ma tra questo e una pretesa di servizio c'è differenza. La giovane straniera che arriva in casa vostra chiede un trattamento familiare e la possibilità di un soggiorno in Italia. A vostra volta le chiederete di ricambiare l'ospitalità "dandovi una mano", facendo cioè quello che ogni ragazza fa (o dovrebbe fare) normalmente in casa sua. Non solo, com'è logico, terrà in ordine la sua camera e le sue cose, ma presterà una mano nelle faccende di casa e si dedicherà ai bambini se ce ne sono. Non è lecito che pretendiate da lei un lavoro superiore o un orario da impiegata. Essa deve avere il tempo e la possibilità di uscire, di andare eventualmente a scuola, di studiare: potrete concordare con lei mansioni e orari. A volte la ragazza pretende una piccola somma settimanale, che le servirà per le piccole spese. Attenzione ai malintesi: la somma non è un compenso, ma soltanto il minimo indispensabile per la ragazza onde non pesare sul bilancio della propria famiglia. In altre parole è quello che le darebbe sua madre se fosse rimasta a casa. Se la ragazza che accogliete in casa è minorenne, avrete una responsabilità maggiore nei suoi confronti. Pur tenendo conto che le giovani straniere godono di un'indipendenza superiore a quella generalmente concessa alle ragazze italiane, bisogna considerare che l'ospite alla pari non conosce il paese ed è quindi più sprovveduta rispetto a una ragazza che vi è nata. Dovete anche tener conto della sua età, del suo carattere, della sua famiglia, senza farle sentire il peso di un controllo, aiutatela con un buon consiglio. Per questo motivo è bene che tra la padrona di casa e la sua ospite si crei una certa cordialità che sicuramente faciliterà ogni rapporto ed eviterà qualunque controversia. Se in casa ci sono giovani, più o meno della stessa età della ragazza alla pari, spiegate loro di trattare la giovane straniera come un'amica e non chiederle favori che somigliano un po' troppo a ordini. I bambini, in particolare, non devono tiranneggiare l'ospite e approfittare del fatto che conosce poco l'italiano per prenderla in giro o farle brutti scherzi. E prima di affidare un bambino alla sorveglianza di una ragazza alla pari, assicuratevi che essa abbia un opportuno senso di responsabilità. Fate in modo che l'adattamento della giovane alla vostra casa sia graduale, non spaventatela con una mole di cose da fare, non trattatela con sussiego. Non esprimete mai giudizi negativi sul paese dal quale viene o sul popolo al quale appartiene. Non criticate le sue abitudini. Inutile dire che anche la ragazza avrà il buon gusto di non esprimere critiche o ridicolizzare certi aspetti della vita italiana che non approva. Questa comprensione e questa discrezione fanno in fondo parte della normale educazione di qualsiasi turista che si rechi all'estero e di qualunque persona abbia come ospite uno straniero. Presentate la ragazza ai conoscenti come fosse un'amica di famiglia, e quando ricevete ospiti di riguardo non chiedetele di rimanere in camera sua. Se proprio non desiderate ricevere amici in sua presenza, offritele una distrazione-regalo: un concerto, un film, uno spettacolo.

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E abbiate cura di adoperare gli appositi posacenere (che devono essere puliti spesso): non si buttano mozziconi accesi dal finestrino. Accettare una sigaretta a una reazione cortese a un gesto cortese. Ma non tutti hanno lo stesso tipo di sigarette, e non c'è proprio niente di male nel rispondere alla persona che vi offre il pacchetto "grazie ma preferisco le mie". In questo caso non bisogna proprio insistere. Chi fuma la pipa il sigaro deve essere particolarmente sensibile ai gusti degli altri. In un salotto è meglio astenersi dall'accendere un sigaro. Quanto alla pipa, riconosciamo che essa è una vera compagnia per il fumatore: per questo è meglio fumarla quando si è soli. Come si fuma? Nell'estrarre una sigaretta dal pacchetto non bisogna farla saltar fuori come una molla: né batterla sul tavolo o sul dorso della mano; non bisogna tenerla fra l'indice e il pollice; non fumarla fino alle unghie; non accenderla con quella di un'altra persona (gesto scusabile soltanto in caso di emergenza). E non parlate con la sigaretta in bocca, né gettate la cenere sul pavimento (o, peggio ancora, sul tappeto). Se non c'è un posacenere in vista chiedetelo alla padrona di casa. Non mettete mai la cenere sul piattino della tazza da caffè o da tè, e tanto meno spegnetevi il mozzicone, che va sempre spento nel posacenere. In un salotto, devono esserci molti posacenere, che vanno spesso cambiati e puliti, per evitare che cenere e mozziconi si ammucchino sgradevolmente. Chi non ha l'accendino e usa i fiammiferi, ricordi che il fiammifero va spento con un leggero soffio e non agitando la mano.

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Sia che riceviate spesso, sia che no, è bene che abbiate sempre un bar abbastanza fornito di bottiglie. Come minimo consigliamo: una bottiglia di cognac, una di whisky, una di liquore dolce per le signore e almeno una bottiglia di buon aperitivo. A questo minimo indispensabile si possono aggiungere una bottiglia di gin (necessario per certi cocktail), una di vodka, una di grappa, una di rum, una di maraschino, e altre a vostra scelta. Come accessori sono necessari un secchiello per il ghiaccio, uno shaker per preparare i cocktail (e amalgamare liquori di diversa intensità), uno spremilimoni, un coltellino per tagliare la scorza degli agrumi. Se non vi piace il mobile-bar, potete mettere le bottiglie su un vassoio o su un carrello a portata di mano. Di solito è il padrone di casa che serve i liquori: si presuppone che egli se ne intenda più della moglie. Non è mai la cameriera a servire i liquori. I bicchieri non vanno riempiti fino all'orlo, soprattutto nel caso particolare del cognac che viene servito in bicchieri a pallone molto grandi, o del whisky che si beve in bicchieri simili a quelli da bibita. La bottiglia non va messa sul tavolo: lasciatela a disposizione degli ospiti su un tavolino a parte, su un vassoio, o su un carrello. Non si beve un liquore in un sorso solo, nemmeno se volete darvi le arie di grande bevitore; e neppure dovete centellinare il liquido con aria leziosa. Non trattenete il liquido in bocca, e non schioccate la lingua. Non umettatevi le labbra come un gattone che si pulisce i baffi dopo aver bevuto il latte. Se il padrone di casa vi rinnova l'offerta, potete rifiutare senza offenderlo. Non lasciate il vostro bicchiere a destra o a sinistra col solo risultato di confonderlo con quello degli altri. Non abusate dell'ospitalità dei vostri amici. Bevete sì, ma con moderazione, e se non siete abituali all'alcool, o non vi piace, o semplicemente non lo reggete, chiedete una bevanda analcolica. I liquori dovrebbero essere sempre di ottima marca. Anche chi non ama bere, ha l'obbligo di essere informato sulla qualità dei liquori che offre agli amici, riservando ad altre cose il desiderio di risparmiare. Non si bevono liquori di mattina. Il liquore si offre dopo il caffè a colazione, nel pomeriggio o al termine di un pranzo la sera. I bambini non devono bere liquori, neppure per assaggiarli. Agli adolescenti è permesso bere, ma in circostanze eccezionali e in quantità limitatissima.

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Se dopo questa prima tappa desiderate spostarvi da un posto all'altro e approfittare dell'occasione per visitare altre località, abbiate cura di organizzare l'itinerario con buon senso. Fate in modo di rimanere in ogni posto almeno due o tre giorni per poter visitare le cose interessanti con una certa calma: non siate sempre in lotta con il programma e con l'orario. Inoltre, il pensiero di fare e disfare continuamente le valigie può smorzare molto l'entusiasmo degli sposi-turisti. A proposito di valigie, vi raccomandiamo di non lasciarvi trascinare dalla vanità. È vero che avete tanti abiti nuovi; ma se non siete certi che si presenti l'occasione d'indossarli, è inutile portarli con voi: le valigie sono pesanti in tutti i sensi! Fate in modo che in esse non manchi nulla, ma non ci sia niente di troppo. Trattandosi di un'occasione specialissima, nessuno si offenderà se, voi dimenticate di fare avere vostre notizie. Ma il buon senso e l'educazione consigliano di mandare almeno un telegramma ai rispettivi genitori per rassicurarli; poi, con il passare dei giorni, cercate di trovare due minuti per scrivere due parole alle vostre famiglie e una cartolina ai parenti più affezionati. Se improrogabili impegni di lavoro vi trattengono in città e non vi permettono che una luna di miele brevissima, non commettete l'errore di rinunciare a questa sia pur rapida parentesi con la scusa che non vale la pena... Accettate per il momento il breve viaggio, ripromettendovi di ripeterlo appena potrete disporre di maggior tempo. La luna di miele, in realtà, potrebbe durare una vita intera se solo voi lo voleste. Non importano gli anni; ciò che veramente conta per prolungare la luna di miele sono l'affetto e la comprensione reciproci, la volontà di aiutarsi a vicenda, la generosa sopportazione degli inevitabili umani difetti, il rispetto e l'educazione vicendevoli. L'educazione senza affetto, logicamente, serve a poco; ma l'affetto senza la buona educazione non resiste a lungo. Tornando a casa, nella nuova casa, proponetevi di iniziare la nuova vita su quelle regole del vivere comune dettate dal buon senso e dalle buone maniere: così il matrimonio potrà dirsi riuscito.

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Se siete amico del vostro paziente, non abbiate alcun imbarazzo nel mandargli la parcella. Sarà vostro dovere impostare i rapporti in termini chiari: l'amico non coverà illusioni e nemmeno si troverà imbarazzato al momento di disobbligarsi con voi; probabilmente egli spenderebbe per un regalo più di quanto voi gli chiedete. E adesso qualche consiglio di ordine generale. Presentatevi davanti al medico in condizioni decorose: egli non è disposto ad aver comprensione per chi non tiene in debito conto l'importanza dell'igiene. In secondo luogo, siate sempre coerenti. Se vi fa male la gola o vi siete rotto piede andate dallo specialista, e non limitatevi alle cure generiche del medico di famiglia. Le specializzazioni, nel campo della medicina, esistono apposta per questo.

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Non respingete la proposta di una comitiva che vuole organizzare un pic-nic per il giorno dopo a meno che non abbiate motivi particolari o personali che ve lo impediscano. E se accettate di andare, siate puntuali: non presentatevi con mezz'ora di ritardo all'appuntamento generale solo perché dovete fare una levataccia. È logico che, se non siete troppo sportivi o molto pratici di escursioni, non dovete assolutamente avventurarvi in imprese rischiose. Informatevi sempre sulla natura e sulla durata della gita per non avere brutte sorprese e per non infastidire gli altri. Se non siete abituati a camminare per molte ore, non potete improvvisamente sperare di tenere il passo con gli altri. Se poi si tratta addirittura di un'escursione alpinistica, siate sicuri al cento per cento delle vostre possibilità: potreste mettere a repentaglio la vita vostra e quella degli altri. In ogni caso assicuratevi che il gruppo sia guidato da una persona esperta e competente. Se vi recate in un rifugio, ricordate che questo è a disposizione di tutti e di conseguenza non pretendete l'impossibile. È necessario arrangiarsi nel vero senso della parola e collaborare con gli altri in qualunque faccenda: dall'accendere il fuoco al provvedere allo spuntino. Le persone che si incontrano in un rifugio vanno salutate con cordialità. Se non vengono fatte le presentazioni, pazienza. D'inverno, poi, la montagna è piacevolissima e molto più simpatica ai giovani che d'estate. La possibilità di sciare e di praticare altri sport divertenti, grazie alla neve, attira di solito nelle stazioni di montagna molte persone, soprattutto durante i week-end. Prima di cimentarvi in discese difficili è meglio che facciate pratica. Se le vostre nozioni di sci sono un po' elementari, prendete qualche lezione dal maestro (che non manca mai). Non costringete un amico di buona volontà a sacrificarsi per voi, chiedendogli di aiutarvi: lo privereste di tempo prezioso che egli potrebbe impiegare meglio. Quali vestiti possono indossare le donne in montagna? D'estate vanno benissimo i pantaloni anche se non si è più molto giovani, ma insieme con camicette, golf, giacche, scarpe col tacco basso e molto comode. Se si alloggia in un albergo elegante, occorre anche qualche abito un po' impegnativo. D'inverno dominano a maggior ragione i pantaloni per sci, per dopo-sci e perfino da sera. E ancora: maglioni, passamontagna, camicie di flanella e di lana, giacche a vento, e insomma tutti quei capi indispensabili a un corredo semplice e adatto all'ambiente. L'abbigliamento femminile, in sostanza, non è molto diverso da quello degli uomini. Chi fa vita d'albergo porterà anche un abito da sera (gli uomini, uno smoking). Chi non possiede né scarponi né sci o semplicemente ha dimenticato di portarseli, sappia che gli uni e gli altri possono essere presi in affitto: ne troverete di qualsiasi misura e per poco prezzo. Non dimenticate di portare i guanti da sci, che sulla neve e col freddo sono veramente indispensabili. I bambini vestiranno anch'essi da piccoli sciatori.

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Se gli auguri vengono fatti per iscritto, non abbiate timore di apparire convenzionali. Molto spesso le frasi più ovvie sono le più adatte alle varie occasioni. Non tentate di esprimervi in termini aulici, non è affatto necessario. Ai biglietti di auguri non è obbligatorio mandare una risposta, anche se il farlo risulta più garbato. Ma a una lettera si dovrebbe rispondere sempre, e il tono della risposta sarà quello stesso, affettuoso, dell'augurio. Gli auguri si possono mandare anche su un cartoncino stampato o illustrato. Le nostre cartolerie sono fornite di biglietti per tutti i gusti e per tutte le occasioni. Niente di male, se è il caso, servirsene. Ma il nostro consiglio è quello di andare un po' cauti. Alcuni cartoncini sono un po' troppo spiritosi, e come tali poco graditi a chi li riceve. Può darsi che la battuta o il disegno facciano ridere voi, ma non la persona alla quale sono destinati. In linea di massima suggeriamo l'uso dei cartoncini stampati solamente ai più giovani. Tra persone adulte vale un criterio più rigoroso e tradizionalista; molto meglio un biglietto scritto a mano, senza fronzoli né allusioni falsamente umoristiche. Non tutti sono dotati dello stesso senso di humour. Oggi si fanno gli auguri per molte altre occasioni un tempo sconosciute: per esempio per la festa della mamma, per San Valentino (festa degli innamorati); ecc. Non è necessario seguire la corrente, tuttavia sua sempre gentile ricordare una festa in più che una in meno. Si possono mandare gli auguri a una persona in lutto? Certamente, ma con tatto e discrezione, adeguandosi alle circostanze.

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Nel soffiarvi il naso abbiate un po’ di moderazione. Cercate di non farvi notare. A tavola non dovreste mai soffiarvi il naso, perché è considerato maleducato: è evidente però che in caso di necessità non potrete fare diversamente. Allora vi volterete da una parte e cercherete di dare all'atto la minima notorietà. Una volta soffiato il naso, non aprite il fazzoletto per guardarci dentro: è un gesto che suscita repulsione ed è decisamente volgare. E neanche aprite il fazzoletto pulito sotto il naso di altri: è un fatto solamente vostro e non interessa nessuno. Il fazzoletto sporco non deve formare un antiestetico rigonfiamento nelle vostre tasche, ne turbare l'ordine di una borsetta femminile. Se il fazzoletto è sporco, prendetene uno pulito. Non tenete nella tasca o nella borsa più di un fazzoletto sudicio. Ma poiché tutto questo è praticamente impossibile quando si è molto raffreddati, accettate il nostro migliore consiglio: in casi del genere, smaltite a casa il vostro raffreddore. E parliamo adesso degli starnuti. C’è chi proprio non è capace di trattenerli e si libera dell'inconfondibile pizzicorino al naso con un clamoroso "eccì". Male. Si starnuta piano o quasi impercettibilmente. In ogni caso lo starnuto deve essere riparato o dalla mano o meglio ancora dal fazzoletto. Non starnutate letteralmente in faccia alla gente: oltre ad aumentare il pericolo del contagio, compireste un atto molto ineducato. Se qualcuno starnuta, non ditegli "evviva", "salute", "felicità" e altre sciocchezze simili, costringendo l'altro a dire "grazie", al che voi dovreste rispondere "prego", e praticamente non la finireste più se l'amico raffreddato starnutasse più volte. A vostra volta non aspettatevi che gli altri vi dicano "salute" quando starnutate. È una formalità di gusto paesano (come dire "buon appetito" prima di mangiare) e come tale decisamente volgare. In effetti si vorrebbe che lo starnuto passasse inosservato. Non starnutate con la bocca aperta.

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Con i compagni di viaggio abbiate la stessa riservatezza raccomandata per i viaggi in treno. Non pretendete di fissare i posti in aereo. Chi arriva prima sceglie la poltroncina che vuole. Di solito, al primo volo, il posto preferito è quello vicino al finestrino: ve lo sconsigliamo, in quanto potreste impressionarvi osservando il paesaggio sottostante e qualora soffriste di mal d'aria, vi sarebbe più difficile raggiungere in tempo la toletta. È meglio quindi scegliere un posto che dia sul corridoio, anche perché la hostess potrà assistervi prontamente nel caso aveste bisogno di lei. In aereo si può fumare. Ma quando appare sullo schermo luminoso la scritta "vietato fumare" l'ordine è perentorio e bisogna osservarlo. Di solito esso precede il decollo e l' atterraggio.

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Le buone maniere

202935
Caterina Pigorini-Beri 1 occorrenze
  • 1908
  • Torino
  • F. Casanova e C.ia, Editori Librai di S. M. il re d'Italia
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Siate sorridenti e benevoli fin dove e quanto potete: salutate quando entrate e quando uscite dai luoghi pubblici: corrispondete al saluto dei piccini, dei poveri, degli oppressi; rispettate l'altrui dignità in ogni tempo e modo; se non potete o non credete di fare la limosina che vi chiedono, abbiate almeno la carità di rispondere una buona parola; e anche nel far valere il vostro diritto, rispettate non solo quelli degli altri, ma anche quelli che essi credono tali in buona fede. La lotta pel diritto è una lotta filosofica e morale che non esclude la cortesia e l'urbanità; più che essere una guerra anche incruenta, è lo scambio di due idee, di due impulsi, di due dignità e di due principii. Il diritto dà la forza, ma la forza senza modo per farsi valere è ancora al di sotto dell'accortezza di giovarsi di tutti quei mezzi, che possono farlo prevalere praticamente. L'accortezza non è l'astuzia o la furberia; l'accortezza è un'altra virtù che ci fa padroni del nostro ambiente morale e che, come la circospezione, ci rende facile di camminare anche fra le ova senza romperle, o fra i rovi senza lasciarci nessun lembo delle nostre vesti. Un'ultima osservazione si potrebbe aggiungere alle molte altre che si saranno fatte intorno alle massime esposte in questo libro per la gioventù che va a scuola: vale a dire come possa essere possibile che tutte le piccole cose della vita esteriore riescano a fortificare il nostro carattere di cittadini. Le risposte sarebbero in questo caso due: ricominciare a leggere il perchè del libro, e richiamare il detto di Egidio Romano: Nella scienza dei buoni costumi, l'uomo dee parlare leggiermente et per esempli.

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Eva Regina

203381
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 1 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
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E non abbiate paura di rattristarlo narrandogli che al mondo non tutti i bimbi sono fortunati come lui, additandogli miserie che potrà lenire, bisogni che potrà soccorrere, ingiustizie che potrà riparare. Così facendo gli elargirete il seme del più puro e del più durevole dei beni, il solo che allieta veramente l'anima e la può consolare: quello dell' idealità degli intenti e della nobiltà delle azioni.

Pagina 183

Cipí

206588
Lodi, Mario 1 occorrenze
  • 1995
  • Edizioni E. Elle
  • Trieste
  • paraletteratura-ragazzi
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Forse lui potrebbe accontentarvi: non abbiate timore se fischia, se scompiglia le piume o urla nei camini; un piacere non lo rifiuta mai. Addio! — E scomparvero all'orizzonte. Ed ecco che un giorno il vento, ansante per avere spinto sin lí dalla montagna una pigra nuvola nera, riprese fiato sopra il tetto e Cipí e Passerì gli gridarono: — O buon vento, aiutaci a svelare il mistero del signore della notte ai nostri amici che non ci credono, abbi pietà di tante mamme che piangono! Il vento si asciugò il sudore, scrollò il capo e brontolò: — Quel mascalzone se la merita davvero una lezione! — Ci aiuti dunque? — chiesero trepidanti Cipí e la passeretta. — Ora non posso perché ho molto da fare ma appena finito il mio lavoro vi prometto che vi aiuterò —. Poi si buttò nel cortile per vedere se era pulito e poiché da tanto tempo il custode non lo scopava, buttò in aria la polvere, i pezzi di carta e le foglie secche, brontolando. E se ne andò spingendo la nuvola nera. — Com'è buono il vento! — sussurrò Passerì felice al suo compagno. — Chissà però fin quando dovremo aspettare. — Ci vuole pazienza, — rispose Passerì, — chi è nel giusto deve saper attendere.

Pagina 104

C'era una volta...

218791
Luigi Capuana 1 occorrenze
  • 1910
  • R. Bemporad e figli
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
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— Maestà, non abbiate paura. Avrà un dente soltanto, un dente d' oro. — C era una volta.... 15 Infatti la Regina partorì un bel serpentello verde-nero, che subito, appena nato, sguizzò di mano alla levatrice, attaccossi alla poppa della mamma e si mise a poppare. Quando fu addormentato, il Re gli aperse la bocca e vide che avea davvero un dente soltanto, un dente d' oro. Però, siccome non voleva che quella loro disgrazia si risapesse, fece dire che la Regina avea partorito una bella bimba, ed era stata chiamata Serpentina. Serpentina cresceva rapidamente, e quando apriva la bocca, il suo dente d' oro straluccicava. Un giorno ripassò quella zingara, e il Re la fece chiamare: — Dimmi la ventura di Serpentina. — Buona o cattiva, Maestà? — Buona o cattiva. — La zingara prese in Mano la coda di Serpentina e si messe ad osservarla attentamente. Scrol- lava la testa. — Zingara, che cosa vedi da farti scrollare la testa? — Maestà, veggo guai! — E non c' è rimedio? — Maestà, bisognerebbe interrogare una più sapiente di me: la Fata gobba. — O dove trovare questa Fata gobba? — Prendete del pane e del vino per otto giorni e camminate sempre diritto, badiamo! senza voltarvi in dietro. All'ottavo giorno vi troverete davanti a una grotta: la Fata gobba abita lì. — Va bene, — disse il Re — partirò domani. - Prese le provviste per otto giorni, e si mise in cammino. Quando fu a mezza strada: Maestà! Maestà! — Stava per voltarsi, ma si ricordò della raccomandazione della zingara, e tirò diritto. Un altro giorno, ecco dietro a lui un urlo di creatura umana: — Ahi! m' ammazzano! ahi! — Il Re si fermò, irresoluto; quel grido strappava l' anima!... E stava per voltarsi; ma si ricordò della raccomandazione, e tirò diritto. Un altro giorno, ecco alle sue spalle un gran rumore, come di cavalli che corrano di galoppo. — Bada! bada! — Spaventato, stava per voltarsi; ma si ricordò della raccomandazione della zingara, e tirò diritto. Giunto davanti alla grotta, cominciò a chiamare: — Fata gobba! Fata gobba! — Gobbo sarai te! — rispose una voce. E il povero Re, sentitosi un po' di peso sulle spalle, si tastò. Gli era proprio spuntata la gobba.

Pagina Titolo

Mitchell, Margaret

221111
Via col vento 1 occorrenze
  • 1939
  • A. Mondadori
  • Milano
  • Paraletteratura - Romanzi
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. - Intanto non so che idea abbiate avuto fin dal principio di riceverlo. Ma dopo il pomeriggio di oggi non vi sarà in tutta la città una casa onorevole che voglia accoglierlo. Abbiate un po' di abilità e proibitegli di venire in casa vostra. Volse alle ragazze un'occhiata penetrante. - Spero che voi due farete tesoro delle mie parole - continuò - perché in parte è colpa vostra. Siete state troppo gentili con lui. Ora dovete dirgli cortesemente, ma decisamente che la sua presenza e i suoi discorsi antipatriottici sono per voi ugualmente spiacevoli. Rossella si stava agitando internamente, pronta a reagire come un cavallo che sente la propria briglia toccata da un estraneo. Ma non osò parlare per timore che la signora Merriwether scrivesse un'altra lettera a suo padre. «Vecchia bufala!» pensò rossa d'ira repressa. «Che gioia sarebbe poterti dire quello che penso di te e del tuo modo di fare!» - Non avrei mai creduto di udire simili parole contro la nostra Causa - proseguí la signora Merriwether. - E se dovessi credere che voialtre due parlerete ancora con lui... per l'amor di Dio, Melly, che hai? Melania era pallida e aveva gli occhi sbarrati. - Continuerò a parlargli - disse a bassa voce. - Non sarò scortese con lui. Non gli proibirò di venire in casa. La signora Merriwether sembrò soffocare; zia Pitty spalancò la bocca e zio Pietro si voltò a guardare. «Perché non ho avuto io il coraggio di dir questo?» pensò Rossella con un senso di gelosia mista ad ammirazione. «Come fa questo piccolo coniglio ad avere il coraggio di ergersi contro la vecchia Merriwether?» Le mani di Melania tremavano, ma ella continuò in fretta come se avesse paura che l'ardire le venisse meno. - Non sarò scortese con lui a causa di ciò che ha detto, perché... ha avuto torto a dirlo forte... è stato sconsigliato... ma... è la stessa cosa che pensa Ashley. Ed io non posso vietare la mia casa a un uomo che la pensa come mio marito. Sarebbe un'ingiustizia. La signora Merriwether aveva ripreso fiato ed esplose. - Melly Hamilton! Non ho mai udito una simile menzogna! Nessuno dei Wilkes è mai stato un codardo... - Non ho detto che Ashley è un codardo - e gli occhi di Melania cominciarono a fiammeggiare. - Ho detto che egli pensa le stesse cose che pensa il capitano Butler, soltanto le esprime con parole diverse. E non va in giro a dirle nelle riunioni, spero. Ma a me lo ha scritto. La coscienza di Rossella si scosse mentre ella cercava di ricordare che cosa aveva scritto Ashley; ma la maggior parte di ciò che aveva letto le era uscito di mente. Quindi credette che Melania avesse smarrito il cervello. - Ashley mi ha scritto che non dovremmo combattere contro gli yankees e che siamo stati ingannati dagli uomini di Stato che ci hanno raccontato una quantità di bubbole - continuò Melly rapidamente. - E ha detto che nulla al mondo vale il danno che ci produrrà questa guerra. «Ah!» pensò Rossella. «È quella la lettera...!» - Non ci credo - replicò la signora Merriwether. - Tu hai frainteso le sue parole. - Io capisco perfettamente Ashley - ribatté Melania tranquilla, benché le sue labbra tremassero. - Egli intende esattamente dire quello che dice il capitano Butler, ma detto in altro modo. - Dovresti vergognarti di paragonare un uomo come Ashley Wilkes a un farabutto come il capitano Butler! Forse anche tu pensi che la Causa non valga nulla! - Io... non so che cosa penso - cominciò Melania incerta, mentre il suo ardore l'abbandonava e una specie di panico s'impadroniva di lei. - Morirei per la Causa... ed anche Ashley. Ma... voglio dire... che questi pensieri vanno lasciati agli uomini. - Non ho mai sentito una cosa simile! Fermo, zio Pietro, siamo a casa mia! Zio Pietro occupato ad ascoltare la conversazione, stava oltrepassando la casa dei Merriwether. La signora Merriwether discese, coi nastri della sua cuffia che si agitavano come vele al vento. - Te ne pentirai - disse. Zio Pietro frustò il cavallo. - Tu, signorina, vergognarti di mettere Miss Pitty in questo stato, - sgridò. - Non sono affatto agitata - rispose Pitty con stupore di tutti, perché generalmente sveniva per molto meno di questo. - Melly, tesoro, so che hai voluto difendermi, e sono stata veramente contenta di vedere che qualcuno ha umiliato Dolly. Come ha avuto tanto coraggio? Ma credi di aver fatto bene a dire ciò cli Ashley? - Ma è vero! - esclamò Melly e cominciò a piangere piano. - E non mi vergogno di dire che egli la pensa cosí. Egli crede che la guerra sia un errore, ma è pronto a combattere e a morire, e per questo occorre assai piú coraggio di quando si combatte per qualche cosa che si crede giusto. - Zitta, Miss Melly, non piangere in Strada di Albero di Pesco - borbottò zio Pietro affrettando il passo del cavallo. - Gente subito pronta a fare chiacchiere. Aspettare di essere a casa. Rossella non parlò. Non strinse neanche la mano che Melania aveva messo nella sua per cercare conforto. Ella aveva letto le lettere di Ashley per un solo scopo; per assicurarsi che egli l'amava ancora. Ora Melania aveva dato un nuovo significato a certi punti delle lettere che Rossella aveva appena scorso. La urtava il pensare che qualcuno cosí perfetto come Ashley, potesse avere dei pensieri in comune con un reprobo come Rhett Butler. Disse fra sé: «entrambi vedono la verità in questa guerra; ma Ashley è pronto a morire e Rhett no. Mi pare che questo dimostri il buon senso di Rhett». Si fermò un attimo, colpita dall'orrore di avere avuto un simile pensiero sul conto di Ashley. «Entrambi vedono la stessa spiacevole verità; ma Rhett ama guardarla in faccia e irritare il pubblico parlandone; mentre Ashley non può sopportarne la vista.» E questo la stupiva molto.

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