Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 643 in 13 pagine

  • Pagina 2 di 13

Come devo comportarmi?

172330
Anna Vertua Gentile 7 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Pagina 158

Abbia dunque l'avvertenza di non trascurare nulla , per riuscire a conoscere la qualità della carne, dei pesci, ecc.; il loro prezzo, e la loro cucinatura. Sicuro; anche' di cucina dovrebbe sapere qualche cosa la signorina. Le figlie e le nipoti della Regina d'Inghilterra, non furono parecchie volte trovate con le maniche rimboccate intente a comporre i loro puddings!... La signorina per bene e seria, non sdegna di stare ai fornelli quando occorra, nè fa la schifiltosa quando la necessità le impone di badare alle casseruole. Tocca a la signorina a tenere in ordine la biancheria da tavola; a riempire le ampolle, le saliere, le zucche- riere; a misurare la quantità del caffè necessaria per il giorno, ad apprestare il thè. E lei che deve disporre con gusto, la frutta, i fiori, i dolci, i piattellini degli antipasti, delle salse. I gingilli, i mobilucci eleganti e preziosi, devono essere spolverati e spazzolati dalla signorina. Se ha dei fratelli grandi, tocca a lei ad aver cura del loro guardaroba. Lo tenga in ordine; abbia cura della biancheria; faccia trovare ogni tanto qualche fazzoletto con le cifre ricamate, qualche nonnulla che possa far piacere. Il fratello ne sarà riconoscente per certo, ed a sua volta cercherà di usare a lei qualche gentilezza. Se ha dei fratelli e delle sorelline piccoli, faccia in modo di proteggerli, sorvegliarli, educarli, se fosse il caso; alleviando la mamma d'una cura, confortandola d'un aiuto. In casa ci sono dei vecchi?... il nonno ?... la nonna?... Sia essa il loro sorriso e Dio la benedirà. Il babbo è un uomo politico, d'affari, uno scienziato?... Ella gli prepari in casa un nido di riposo, di soddisfazioni; un centro di affetti. Si renda cara, preziosa, indispensabile; faccia dire e meglio sentire di se, che è un angelo, un vero angelo del focolare domestico !

Pagina 168

Si stende su un uscio aperto, un lenzuolo o una copertina bianca: al di qua dell'uscio sta, al buio, chi deve riconoscere nelle ombre la persona vera: di là sono gli altri; e passano uno ad uno, fra l'uscio e un lume acceso, di modo che la loro ombra viene proiettata di profilo su la tela, fino a che chi deve indovinare, abbia riconosciuto la persona, la quale allora prende il suo posto. Si intende che ciascuno si camuffa come può meglio, per non essere riconosciuto. Nel gioco della parola nascosta, il giovane educato, non scelga una parola troppo difficile o superiore a la coltura della società. Lo stesso riguardo abbia nel gioco degli omonimi, in quello degli enigmi, delle sciarade, dei rebus e monoverbi. Accompagnando la sera a casa le signore, il giovane a modo offre il braccio alla maggiore di età. Dopo una festa, il giovane ha l'obbligo di visitare la signora che lo ha invitato, prima che sieno passati otto giorni.

Pagina 199

Il gentiluomo che conosce gli usi del momento e li rispetta, potrà offrire una sigaretta a una signora che abbia visto altre volte fumare. Non la offrirà però mai a una signorina, che sarebbe un atto di libertà. Non fumerà in casa d'altri se non invitato a farlo; si leverà il sigaro di bocca prontamente, incontrando o rasentando una signora, un superiore, un vecchio. Insieme con il sigaro si porge il fiammifero spento quando si invita un amico a fumare. Offrendo una sigaretta ad una signora, si seguirà però la moda austriaca, che è quella di porgere anche il cerino acceso.

Pagina 203

La vera signora, abbia il coraggio di abolire il giorno fisso e sarà imitata da chi ha spirito. Ma cominci lei a dar esempio, senza timori. Una piccola rivoluzione; coraggio !... Una piccola innocua rivoluzione in onore del buon senso, dell'amicizia, della gaiezza, dell'intimità.

Pagina 282

In tutte le corrispondenze poi, si badi che le lettere sieno affrancate a sufficienza, per non incorrere nel pericolo che chi le riceve abbia da pagare la tassa doppia.

Pagina 305

Vada cauta nel disapprovare; non faccia osservazioni che potrebbero essere giudicate presuntuose; non critichi per non darsi l'aria di una che abbia la superbia di giudicare.

Pagina 323

Per essere felici

179606
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
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Il divorzio è una separazione più terribile della morte istessa; e auguriamoci che questo brutto sistema di dissolvere le famiglie non abbia la forza di superare i confini della nostra patria. Sarebbe troppo facile la vita se non avesse le sue difficoltà da vincere, i suoi silenziosi e grandi sacrifici da compiere; un poco di indulgenza, un poco di pazienza, un poco d'amore coraggioso possono evitare tante tristi vicende familiari, soprattutto quando in tali famiglie vi sono dei bimbi i quali hanno troppo bisogno di protezione e di cure. Se nel pronunciare il "sì„ che li lega per sempre gli sposi pensassero più che alla gioia dell'ora alla sicurezza di domani, e giudicassero la vita non come un prato punteggiato di fiori, sorriso da un perpetuo sole — ma come una lunga ardua via, in cui bisogna camminare ben d'accordo, ben vicini, per non smarrirsi e giungere alla mèta — quanti, quanti pentimenti di meno, quanta gioia di più!

Pagina 201

Si fa non si fa. Le regole del galateo 2.0

180395
Barbara Ronchi della Rocca 1 occorrenze
  • 2013
  • Vallardi
  • Milano
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Sempre in tema di spazi personali, anche se non abitiamo nella Reggia di Caserta possiamo far sì che in bagno ciascun familiare abbia il suo armadietto (o almeno una parte di armadietto), così da non allineare sulle mensole creme, perette, rasoi, medicinali vari: le nostre piccole intimità e «miserie» vanno difese, anche perché agli altri danno fastidio.

Pagina 59

Il Galateo

181667
Brunella Gasperini 1 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
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Intendiamoci: se siete soli in casa, e se l'altra persona è sola in casa, se siete certi che non ha niente da fare, e che nessuno abbia bisogno di telefonare a voi o a lei, non staremo qui a contarvi i minuti. Ma: come fate a esserne certi? Di solito non si tratta di certezza, ma di scarsa considerazione per il resto del mondo in generale, e per le linee telefoniche in particolare. Dunque. Primo, chiariamo cosa si intende, oggettivamente, per «telefonata breve»: si intende una telefonata di pochi minuti, non di pochi quarti d'ora. Secondo, stabiliamo i casi in cui è veramente obbligatorio essere brevi (sotto i cinque minuti): Quando si è a un telefono pubblico. Quando si ha un duplex. Quando si è in casa d'altri o l'altra persona è in casa d'altri. Quando si è certissimi che la persona con cui parliamo abbia tempo (e voglia) di ascoltarci. Quando qualcuno in casa nostra o in casa dell'altra persona ha bisogno del telefono (a questo proposito si scatenano quotidiane risse nelle famiglie con figli in età d'amore: «Sbrigati! Sei al telefono da un'ora! Aspetto una telefonata! Piantala subito o ti spacco il ricevitore in testa!», e l'altro: «Un momento! Fammela almeno salutare! Non si può salutare una persona in questa casa?» Difficile far intendere a un giovane cuore che un saluto dovrebbe durare un po' meno di quaranta minuti). Infine, è obbligatorio essere brevi quando si è in teleselezione e le bollette non le paghiamo noi (in questo caso le risse familiari si scatenano trimestralmente: ma in modo molto più drammatico). È chi ha chiamato, di regola, che deve prendere l'iniziativa di chiudere la comunicazione. Ma se non lo fa o si dilunga oltre i limiti del lecito e della pazienza, il chiamato può dire con tono di rincrescimento: «Scusami, adesso devo andare, ci sentiamo nei prossimi giorni», o qualcosa di simile. Se chiamando un numero, lo si trova lungamente occupato, è lecito farlo interrompere dalla SIP? Si, in casi d'emergenza, o se siete stati autorizzati a farlo. Altrimenti, assolutamente no: è un atto di presunzione (chi vi dice che la vostra telefonata sia più interessante o importante?), di prepotenza, di scarso rispetto per gli altri.

Pagina 227

Il tesoro

181943
Vanna Piccini 2 occorrenze
  • 1951
  • Cavallotti editori
  • Milano
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Questa briga generalmente se la prende l'uomo, ma una donna se è sola dovrà far da sè, e c'è da augurarle che nella scelta abbia la mano felice. Fortunatamente di professionisti coscienziosi ve ne sono, e se le circostanze lo impongono occorre lasciarsi guidare per contestazioni o per interessi patrimoniali da chi ha esperienza, capacità e autorizzazione a occuparsene. La prima cosa è di prendere un appuntamento, evitando così di fare anticamera o di muoversi per nulla. Ottenuto il colloquio, si esporrà sobriamente la ragione della visita, senza dilungarsi nei particolari che verranno successivamente precisati, parlando unicamente del nocciolo della questione e non divagando su circostanze e su persone che non hanno attinenza col proprio affare. Si pensi che fuori dell'uscio vi sono altri clienti che aspettano, che l'avvocato o il notaio ha il suo tempo impegnato per altri appuntamenti e i suoi minuti sono contati. Egli non vorrà con il nuovo cliente mostrare impazienze e nervosità, ma questi dal canto suo sarà così discreto da non approfittarne. Mai come con tale categoria di professionisti, il motto che il tempo è denaro può essere applicato.

Pagina 567

Con ciò si vuole ammettere che una persona sopraggiunta in un crocchio di persone non sia totalmente estranea ai presenti e comunque abbia tanto spirito da farsi avanti da sè e rendersi simpatica e gradita spontaneamente. Ma per una padrona di casa le presentazioni sono un dovere ch'ella adempirà con fare disinvolto, togliendo alla formalità ogni intonazione solenne. Si presenta prima l'uomo alla signora, la signorina alla sposa, le persone aventi minor grado a quelle aventi maggior grado sociale, la più giovane alla più anziana. Nella presentazione non è necessario stringersi la mano, può bastare un sorriso, una parola gentile, un lieve inchinare del capo. La presentazione porta con sè il saluto, quando le persone che si sono conosciute s'incontreranno altrove, ma non genera l'amicizia o la confidenza. L'amicizia semmai nascerà in seguito, quando d'ambo le parti si manifesti una certa simpatia e un sincero piacere di stare insieme. Sarà sempre la persona più altolocata o anziana a esprimere per prima il desiderio di rivedersi. Fra i giovani tutto procede più speditamente, e può darsi il caso che dopo la primissima presentazione essi si trattino come amici di vecchia data.

Pagina 610

Galateo popolare

183606
Revel Cesare 2 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
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II soffiarsi troppo forte il naso , lo sputare del continuo, il muoversi or a destra or a sinistra, il parlare anche sotto voce mentre si compiono le sacre funzioni, lo sviare in qualsiasi modo l'attenzione degli uditori, sono tutte cose altamente meritevoli di biasimo e non potranno mai che condannarsi da chiunque abbia ricevuto le norme più elementari del civile e dell'onesto. Egualmente noi censuriamo quelle donne che non si vergognano di entrare in chiesa con armi e bagaglio, con cesti, cestoni, e di far vendita delle loro merci entrando o uscendo dal luogo sacro se pur non nell'interno. E ciò dicono fare per comodità, quasicchè per pregare il Signore si dovesse fare a nostro comodo!

Pagina 46

Imitate il grande FRANKLIN nel correggere i vostri difetti se volete sempre essere contenti di voi stessi, e nell'officina vostra essenzialmente praticate le seguenti virtù: Silenzio - Dirai quello soltanto che può bastare agli altri o a te stesso, sfuggi il conversare ozioso: Ordine - Ogni cosa abbia il suo posto, e ogni affare il suo tempo: Risolutezza- Risolviti a fare quello che devi, e fa puntualmente ciò che hai risoluto: Lavoro - Non gettar via il tempo; occupati sempre in qualche cosa che sia utile; astienti da ogni azione che non sia necessaria; Sincerità - Non far mai uso di maligni raggiri; pensa con innocenza e giustizia; parla come tu pensi: Moderazione - Sfuggi gli eccessi; bada di non ti sdegnare delle offese con tanto calore, quando ti sembra che meritano: Tranquillità - Non ti turbare nè per inezie, nè per casi ordinari o inevitabili.

Pagina 57

Il saper vivere

187051
Donna Letizia 7 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
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Il cappello è ammesso, purché abbia proporzioni ragionevoli. Se il cappello di chi siede davanti disturba, si potrà chiedere con gentilezza che venga tolto. Se la signora rifiuta di levarselo, è meglio non sollevare una questione, mettendo a disagio i reciproci accompagnatori i quali si sentirebbero costretti a intervenire, ma avvertire piuttosto la "maschera" che dovrà provvedere al da farsi. Alla "maschera" che accompagna gli spettatori ai posti viene data una mancia. Lo stesso vale per la signorina del guardaroba.

Pagina 150

Abbia un cuoco francese, elargisca laute somme alle Opere benefiche capeggiate da dame autorevoli; inviti spesso qualche nobile, decaduto ma à la page, disposto a consigliarla e a pilotarla in cambio di un posto sempre disponibile a tavola. Abbia una casa arredata da un decoratore di gusto sicuro e piuttosto tradizionale (quadri moderni se crede, ma mobili antichi) e quando riuscirà a riunire nel suo salotto un mazzetto di marchese e contesse non imiti di colpo i loro modi di parlare; non inserisca a vanvera parole straniere nella conversazione; non inauguri un'aria annoiata e blasée; si dimostri invece felice di riceverle, di stare fra loro, dia a ognuna l'impressione che è quella, fra tutte, che lei ammira di più. Non evochi i "pensionnats svizzeri" della sua infanzia, "la collezione di porcellane cinesi" di suo padre, la "classe" che aveva sua nonna. Perderebbe di colpo la loro benevolenza. Meglio, piuttosto, inserire frasi di questo genere: « Io che non ho avuto un'infanzia privilegiata come tutte voi... », « Mio padre, che si è fatto da sé... » ecc. Si dirà di lei che ha l'orgoglio di essere quello che è, e il coraggio di non rinnegare le sue origini. Non si associ troppo presto ai pettegolezzi delle nuove amiche, non dichiari che « il cenino della duchessona era una barba ». Per molto tempo ancora questo linguaggio e queste malignità le sono vietate. Se qualcuno pronuncia in sua presenza un commento del genere, potrà tutto al più rispondere: « Può darsi, ma in tutti i casi io invidio alla duchessa i due Tiepolo del salone... », che non c'entra nulla, è vero, ma deporrà per la sua discrezione e per il suo amore dell'arte. Per concludere, se un giorno si accorgerà che nel mondo della "crema", non è tutto oro quello che riluce, non si atteggi a Grande Disillusa; dimostrerebbe solo leggerezza e malafede. In quel mondo lei ha voluto entrare non per cercarvi delle amicizie profonde, ma delle conoscenze brillanti. Non per riempire il vuoto dell'animo, ma per riempire il suo salotto. E' tutto sommato ha avuto quel che ha voluto.

Pagina 176

Se è costretta a presentarsi da sola e se il professore che la esamina non si comporta correttamente, per esempio esigendo che si spogli da capo a piedi senza necessità, lei non si lasci intimidire: abbia la presenza di spirito di dichiarargli chiaro e tondo che non ritiene affatto necessario mettersi nuda per un foruncolo nel naso.

Pagina 215

Sconsigliabile il costume a due pezzi a qualsiasi donna che abbia l'addome funestato da salcicciotti o da grinze. Il costume a pagliaccetto, a gale, a nastri e altre leziosaggini vanno lasciati alle giovanissime. Non se ne rammarichino quelle che non lo sono: la linea classica del costume a un pezzo ha uno stile sicuramente signorile. Gli uomini, specie se non più giovanissimi, debbono portare costumi decenti, evitare copricapi e accessori stonati.

Pagina 225

Prima di assumerla, ci si accerta che abbia buone maniere, buona istruzione e non parti in dialetto. Se straniera, si dovrà essere ancora più cauti: le svizzere-francesi e le svizzere-tedesche, per esempio; raccomandabilissime come governanti, sono a volte sconsigliabili come istitutrici per la loro pronuncia regionale. L'istitutrice prende i pasti con il bambino, a tavola o a parte, secondo le consuetudini della famiglia. In nessun caso mangia in cucina. Va trattata con riguardo e si eviterà di farle qualsiasi osservazione in presenza dei bambino o del personale di servizio. Se dimostra cattivo gusto nell'abbigliarsi, la signora le regalerà vestito, soprabito e tutti quegli accessori che desidera sostituire nel suo guardaroba. A tavola l'istitutrice è servita dopo gli adulti, ma sempre prima dei ragazzi. Ci si rivolge a lei chiamandola "Signora" o "Signorina". Non si pretenderà che lavi gli indumenti del bambino, ne che provveda alla pulizia della sua stanza, però si esigerà che la mantenga in perfetto ordine. Se arrivano visite ed ella si trova in salotto, verrà presentata ad ognuno: da parte sua, avrà il buon gusto di non trattenersi troppo, ritirandosi discretamente.

Pagina 24

Per tutti gli altri (e si tratta della maggioranza) il galateo chiude indulgentemente un occhio: la sposina modesta vesta dunque l'abito lungo dei suoi sogni e abbia pure un velo; e lo sposo l'accompagni senza complessi nel suo solito doppio petto blu. Non sarà forse inutile, del resto, ricordare che si possono affittare senza arrossire, dei l tights di buon taglio presso ditte specializzate.

Pagina 73

Sarà lui che provvederà al ritiro dei bagagli, che accompagnerà la coppia alla stazione (dopo essersi accertato che lo sposo abbia i biglietti e i passaporti in tasca), che controllerà il numero dei bagagli e i posti prenotati, ben sapendo che, eccitati e distratti come sono, gli sposi, se abbandonati, potrebbero finire sull'accelerato di Rieti anziché sul rapido di Parigi, con due o tre valigie di meno.

Pagina 81

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188636
Pitigrilli (Dino Segre) 1 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Durante il pasto si deve sganciare il telefono, se non si ha un servo che con una formula precisa, prima che l'interlocutore abbia detto il proprio nome, sappia rispondere che il padrone è a tavola e ha degli amici. Una persona educata non telefona dalle 12 alle 14,30 né dalle 20 alle 22, se non è più che sicura che l'altro abbia un segretario o un maggiordomo. Per nessun motivo il padrone di casa si alzerà da tavola per telefonare, e solamente un ostetrico è autorizzato a dare il numero di telefono della casa dove è invitato. Nemmeno il comandante dei pompieri. Nemmeno il Capo della Polizia. Nemmeno il Ministro degli Interni. All'atto di mettersi a tavola non si aspetterà che il padrone di casa domandi se ci si vuole lavare le mani. Dopo aver stretto tante mani nei saluti e nelle presentazioni, aver guidato l'automobile o toccato i denari per pagare il tassì, o essersi aggrappati alla maniglia del trolleybus, è naturale che le mani debbano essere deterse. Il padrone di casa accompagnerà l'ospite al bagno e gli porgerà l'asciugatoio senza dirgli «lì c'è il sapone». Il sapone lo vede da sè. E l'invitato non si guarderà le unghie prima di adoperare la spazzola. Se le spazzolerà senza preventivamente esaminarle. Se si vuole che le unghie siano costantemente bisogna spazzolarle anche quando pare che non ce ne sia bisogno. Una casa dove non esiste la spazzola per le unghie si guardi dall'invitare a pranzo. Non è nemmeno degna di offrire un té. A proposito di té. Quando è finito, non si chiama la cameriera per dirle di «aggiungere dell'acqua calda». La si chiama per dirle di preparare un altro té. L'acqua calda sulle foglie già sfruttate produce un estratto di tannino che può servire per gargarismi, per conciare le pelli o per fabbricare l'inchiostro, ma non produce del nuovo té. E se offri il té, questa risorsa mondana delle famiglie «economicamente deboli», non domandare se lo prende con limone o col latte. Fai servire latte e limone, senza fare domande. E che non manchi la bottiglia del cognac.

Pagina 62

Nuovo galateo

189530
Melchiorre Gioja 2 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Pagina 122

E se la leggiadria si apprezza » negli animali e amo nelle cose che anima non » hanno né sentimento, come noi veggiamo che due » cose egualmente buone e agiate non hanno però » uguale prezzo, se l'una avrà convenevoli misure, » e l'altra le abbia sconvenevoli, quanto si dee ella » maggiormente procacciare e apprezzare negli uomini ? »

Pagina 68

La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato

192039
Tonar, Gozzi, Taterna, Carrer, Lambruschini, ecc. ecc. 3 occorrenze
  • 1888
  • Libreria G. B. Petrini
  • Torino
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In una sufficente quantità di burro liquefatto, anzichè fresco, meglio d'arrosti, stufati, selvaggiumi e simili, insieme ad ottimo cervellato, s'infonda il riso crudo, dove si farà cuocere discretamente, finchè abbia a sè tirata la maggior parte del condimento. Conviene avere già preparata una sufficiente quantità di ottimo brodo, salato a dovere ; e dimenando sempre il riso con cucchiaio, vi si aggiungerà un poco di brodo per volta in proporzione che si asciugherà. A mezza cottura vi si aggiunga formaggio grattugiato abbondante, ed uva passola, avvertendo di ben dimenarlo, perchè non si attacchi al fondo del vaso ; indi si aggiunga sempre brodo in proporzione del bisogno, e si faccia cuocere perfettamente. Si potranno poi ad arbitrio aggiungervi tartufi triti, poca acciuga, od una cipolletta, e riescirà un riso squisito.

Pagina 233

Né vale la ragione che egli ci abbia offeso.Il danno recatoci si può onestamente ripetere, ma l'ingiuria bisogna condonarla. Non vien perdonato a chi non perdona. La carità é paziente, benigna, non si muove ad ira: a tutto si accomoda : tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Essa è il frutto più bello dell'umana vita, condizione dei meriti più eletti e delle gioie più pure : é la chiave de' cuori ed il vincolo più dolce e più forte, onde gli uomini stieno uniti in società. Secondate pertanto, o figliuole, il sentimento della pietà, che Iddio ha messo così potente nel cuore della donna, ed inteneritevi a qualunque sventura del prossimo. Beati i piedi che corrono a chi soffre, e le mani che s'adoprano a lenire i mali di chi piange !

Pagina 42

La vita é il maggior dono che Iddio ci abbia fatto, e la condizione a godere di ogni bene. Essere disposte a farne sacrificio, quando l'adempimento di uno stretto dovere od il bene pubblico lo richieda, é bella fortezza: ma farne strazio, non sapendo sopportare il peso dei dolori, da cui talora è afflitta, cimentarla in inutili pericoli, o soltanto non riguardarla ragionevolmente é colpevole stoltezza, della quale Iddio, la patria ed i figli ci chiederanno giustamente ragione. Giovevoli siam tutti a qualche cosa: chi il tesoro de' suoi giorni non ispende a vantaggio proprio ed altrui, ma lo consuma in vituperosi godimenti, e poi butta la vita come un fardello inutile e pesante, è un codardo, indegno affatto del nome di uomo, e meritevole dei più gravi castighi. Abbiate, figlie, grande stima della vita, e finché ve ne resta un momento, adoperatela ai nobili destini per cui Iddio ce l'ha data. Gran che ! nascendo verme della terra, può l'uomo, dice il poeta,

Pagina 52

Saper vivere. Norme di buona creanza

193412
Matilde Serao 2 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
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Lavori, per modo di dire, lettrici mie, giacché è impossibile che una villeggiante, abbia quindici anni o ne abbia settanta, lavori, sul serio, quando può chiacchierare con un'amica, fare la partita col cappellano, flirtare con un giovanotto: è impossibile che l'uncinetto, o l'ago di ricamo, o i ferri da far maglie, o la tappezzeria, possano troppo andar d'accordo con la conversazione, col giuoco, col flirt. Se voi siete sola, solissima in un villaggio, in un'isola abbandonata (e non si è mai assolutamente soli, anche in un deserto e anche in un'isola, esempio Robinson Crusoè), allora potrete anche fare una intera coltre al filet, potrete ricamare un intero mobile di un salotto, a punto antico, potrete, persino, fare degli arazzi di alto liccio; ma, se appena siete in tre, in quattro, in cinque, sarà una gran cosa, se metterete cinquanta punti nel vostro ricamo, se potrete fare due quadrettidi filet, se potrete dare una sola stella di colori argentei alla vostra bizzarra tappezzeria, che imita l'antico. Non lo sperate, i vostri lavori domestici ritorneranno in ottobre, quasi intatti, alla città. Eppure, dovete portarli con voi! Vi sono momenti, vi sono ore, in cui un lavoro fra le mani, sotto gli occhi, è di una necessità assoluta: esso è una scusa, un pretesto, un diversivo, un derivativo; esso è una salvezza, per esso gli occhi possono abbassarsi o alzarsi come vogliono, le mani sono occupate, la persona sembra scomparsa: esso calma i nervi, regola la voce, mette delle pause sapienti nella conversazione. Una donna che ricama, è venti volte più padrona di se stessa, accanto a un uomo, che una donna, la quale non fascia nulla: una donna, che fa l'uncinetto, è molto più la padrona di suo marito, che non una donna disoccupata... Io non approfondisco il soggetto, perché voi già lo avete tutto inteso, care lettrici: il lavoro è, dunque, un'arma di difesa e di offesa, in villeggiatura. E chi di voi vorrebbe andare alla guerra, senza corazza e senza spada?

Pagina 128

Appena appena si abbia una posizione modesta, si può e si deve offrire qualche cosa alle amiche e agli amici, quando si ricevono le loro visite, nel giorno. Tre etti di cioccolattini; quattro etti di biscotti fini. Basta mettere questi dolci, i primi o i secondi, in un bel piatto del Giappone, in una bella coppa di cristallo, oggetti che sempre si possiedono e offrire questi cioccolattini, questi biscotti con buona grazia: e si ha subito l'aria ospitale. Chi può offrire dell'altro, tanto meglio! Viene in prima linea il the: si può offrire nel modo più semplice, cioè per mezzo del cameriere che, appena una signora è seduta, arriva con un vassoino dove sono una tazzina col the, la piccola lattiera e il recipientino con l'acqua calda, per allungare il the, se si vuole: immediatamente, si offrono dei biscotti inglesi, dei wafers delle pasterelle secche, insieme. Per far questo, basta un cameriere molto svelto; e non grandi arnesi, come tazze, cucchiaini, salviettine, ecc. Ma se si vuole offrire il the, prendendolo da un tavolino, in fondo al salotto, allora l'organizzazione deve essere larga e il lusso pretende mille elegantissime cose. La table à the, imbandita, q uando si riceve nelle ore pomeridiane, implica bellissimi servizi di tazze, di piccoli e grandi piatti, di coppe, di vassoietti: implica teiere e lattiere elegantissime: implica un corredo di dolci, di paste, di bonbons, di biscotti, completissimo: implica biancheria finissima, ricavata, con merletti antichi e moderni: implica argenteria di coltellini, di cucchiaini, squisita. Chi lo può fare, tanto meglio! Ora è in moda il servizio di the alla russa: cioè in bicchieri che hanno il piede di argento cesellato, intagliato, traforato: con argenteria dello stesso stile. Ma è un capriccio. Intorno alla table à the, vi è sempre un servitore: e qualche signorina di casa o un'amica offre le tazzine, le fette di baba, di gâteaux Margherita, i dolci. Qualche signora offre del cioccolatte, invece del the: tutto il servizio deve essere intonato come tazze, argenterie, biancheria, come dolci. Quando si va verso l'aprile, si offrono delle granite, dei parfaits di cioccolatte, di crema: si adoperano bicchieri di cristallo opaco, colorato, col manico: assai più elegante, il bicchiere con piede di argento. Sulla table à the vi sono sempre delle bottiglie di acqua ghiacciata, di limonata, di aranciata, per chi abbia sete: e bicchieri alti, senza piede, colorati, adattati a ciò. D'altronde il giorno è dedicato alle signore che non bevono liquori e neanche rosolii. La eleganza, la ricercatezza delle signore, nelle mille cose che rendono squisito ciò che offrono: dai cento oggetti di porcellana, di cristallo, di argento, alla qualità del the, del latte, alla finezza e alla varietà dei biscotti, delle paste, dei dolci. Per lo più, una signora ricercata, si occupa lei, personalmente, di questo servizio, ogni settimana.

Pagina 57

Galateo morale

196833
Giacinto Gallenga 6 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Pagina 148

Pagina 184

Pagina 207

Che valore volete voi che abbia contro gli eccessi del potere, contro gli abusi delle amministrazioni, contro gli scandali dei partiti, contro i pregiudizi della plebe un giornalismo che non si vergogna di mettere in celia un galantuomo perché fu vittima delle altrui frodi o un povero diavolo perche è zoppo o guercio? un giornalismo che si crede spiritoso allorché lancia i suoi epigrammi sull'onor delle mogli e dei mariti, sul candor delle vergini, sull'innocenza dei giovanetti? che credito pensate voi possa avere, allorché sferza i vizi, le prepotenze dei grandi quel giornalismo che adula ed accarezza i vizi, le prepotenze della piazza! che prende argomento de' suoi dileggi le religiose credenze? che razza di conforto e d'insegnamento è questo che si offre a coloro ai quali si cerca di togliere la fede in un avvenire migliore perché ridere di ciò che forma la consolazione del derelitto, del misero? saprebbero essi, allorché saranno riusciti a soppiantare da quelle anime la rassegnazione, la fiducia, qual cosa sostituirvi che ne possa fare le veci? perché seminare il dubbio nei campi di quei che sperano? Udite le parole di un umorista, lo Sterne. «Nel novero di coloro che sberteggiano la religione credete voi che ve ne abbia uno su mille al quale le convinzioni, la logica, la ragione, le sobrie ricerche dell'antichità abbiano fornite queste celie irreligiose? No, la loro vita è quella che potrà, spiegarvi la loro passione. La religione che prescrive tante privazioni è un'importuna compagna per coloro che non vogliono contenersi; e si osserva generalmente che questi miserabili sofismi ragunati dagli uomini contro la religione, per quanto importanti possano sembrare attraverso alle passioni e ai pregiudizi che danno loro una apparenza di corpo, finiscono nondimeno, allorché la forza dei loro appetiti è smorzata, ch'è calmato il fuoco dei loro desideri, per arrendersi alla ragione ed al buon senso; questi due amici degli uomini non tardano a ricondurre queste pecore smarrite al loro ovile».

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Finché ci toccherà di leggere delle notizie come queste: «i prigionieri francesi agglomerati nelle fortezze del Baltico, dove la temperatura è rigidissima, sono per la maggior parte vestiti ancora di tela come nei caldi giorni in cui vennero presi; il nutrimento che vien loro fornito è pessimo, ecc.» ovvero «l'ultima lista delle perdite annovera fra i morti un corazziere prussiano, il quale fu trovato coi polsi segati e colle orecchie recise, ecc.» mi pare che non si abbia grande ragione di gloriarsi della mitezza soldatesca dei nostri giorni. Quanto al rispetto in cui si hanno dai combattenti i monumenti delle arti e delle scienze, esso poco dissimile da quello dei barbari dei secoli scorsi. Nel solo bombardamento di Strasburgo, per citare un esempio, venne totalmente abbruciato il museo civico con tutti i quadri che esso conteneva del Correggio, del Tintoretto, del Perugino, del Reni, del Rebeira, del Wan Ostade, del Lorrain e di moltri altri insigni artisti; distrutte le statue di marmo e di bronzo; distrutta la civica biblioteca in cui si accoglievano tesori inestimabili di archeologia, di istoriografia, di paleografia; rovinata la cattedrale co' suoi magnifici dipinti, col suo organo di impareggiabile fattura. Tutto questo venne compiuto da guerrieri civili; come furono guerrieri civili quelli che prendevano in ostaggio i sindaci, gli abbienti, le persone più stimate dei paesi invasi per costringerne gli abitanti a pagare quegli enormi ricatti che in istile di guerra si dicono requisizioni. Un mezzo milione d'uomini uccisi, feriti, mutilati, infermi di orribili malattie; due milioni di persone per cinque mesi in lotta colla fame, costrette a cibarsi dei più schifosi alimenti; innumerevoli famiglie in preda all'inquietudine, al terrore, alla desolazione, alla miseria, immense estensioni di campagne devastate, le abitazioni distrutte, i loro abitanti spogliati e costretti per derisione a trascinare i carri dei vincitori, a migliaia a migliaia le vedove e gli orfani..... ecco un quadro a parer mio sufficiente a dimostrare quanto abbia ragione di vantarsi la civiltà moderna del guerreggiare. Quale differenza, esclamerò colle belle parole del Macé, «fra queste guerre e il lavoro, questa guerra dell'uomo contro la natura, guerra clemente e feconda, nella quale le vittorie non si contano, come le altre, dal numero dei morti; e che spande invece la vita in abbondanza sul suo passaggio!».

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Tu non hai a dolerti di essere in odio ai malvagi: né a questi porterà onore di essere da te sprezzati e sfuggiti, quando tu abbia fama di galantuomo. Vi sono delle inimicizie che onorano: e l'esser nemico de'virtuosi vuol dire essere amico del vizio. Omero volendo significare la malvagità di Tersite, si espresse dicendo che era nemico d'Achille e nemicissimo di Ulisse.

Pagina 85

Signorilità

198816
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 4 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Un ufficiale abbia pantaloni corti e stivaloni. Finita la colazione, gli ospiti passano in un salotto accanto a fumare e a chiacchierare, e vi si trattengono una mezz'oretta; quando si congedano dai padroni di casa, dicano una parola semplice e cortese di ringraziamento. Quella che generalmente e poco poeticamente viene chiamata «visita di digestione», continua a essere necessaria nei piccoli centri, ma è abolita nelle grandi città, dove la vita ha assunto un ritmo accelerato. È doveroso, però, che gli uomini invitati lascino, entro gli otto giorni, due carte da visita alla famiglia che li ha ospitati, (e una sola, se il marito fosse lontano, o se la signora fosse vedova), e che la signora invitata telefoni, qualche giorno dopo, due parole cortesi, o mandi per posta due parole cortesi.

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Per finire la serata, egli abbia fissato in antecedenza un palco, a teatro, oppure chieda le preferenze degli amici. Naturalmente stia attento di non lasciare che questi mettano mano alla borsa sotto forma di mezzi di trasporto, mancie ecc. Le persone invitate abbiano la delicatezza, conoscendo di quale potenzialità finanziaria è il loro amico, di non permettere spese eccessive da parte sua, e di tenersi in un giusto limite nell'esprimere le loro preferenze. Se quella che invita è una signora, si faccia trovare pronta all'albergo (una signora sola o delle signore sole non invitano mai al ristorante o in trattorie, sieno pure caratteristiche). Ella abbia di sua mano posti dei fiori sulla tavola, e curato che in tutto si riveli la cura femminile di offrire un'ora lieta a delle amiche o a degli amici.

Pagina 265

Ma non basta che la padrona di casa abbia preparato bene la tavola, abbia infiorato i salotti ecc. ecc.; bisogna che ella non abbia invitato nè troppe, nè troppo poche persone, e ne abbia curato l'affiatamento. Se si tratta di una cinquantina di persone, ci deve essere della buona musica (veramente buona e limitata a tre o quattro pezzi), oppure ci deve essere l'attrattiva di un personaggio importante; se si tratta di una diecina, bisogna che sieno tutte conoscenze bene affiatate. Sono necessari due o tre uomini brillanti e buoni parlatori per ogni dozzina di signore, allo scopo di animare la conversazione, conversazione che deve, però, venire diretta dalla padrona di casa con garbo e con tatto... cosa non facile... Gli invitati debbono facilitargliene il compito, dimenticando le loro piccole beghe personali, quando sono riuniti presso degli amici, se, per caso, vi trovano delle persone che non vanno loro a genio. In quanto al posto che spetta, in un salotto, alla padrona di casa, ora non si sa bene quale sia, perchè ella è solo e unicamente affaccendata a rimpinzare i suoi ospiti di pasticcini, sandwiches, marroni canditi, ecc. Oppure ella saluta appena le intervenute e le affida a qualcuno per mandarle al buffet, in modo che il salotto si trasforma in pasticceria, e non c'è più tempo per una simpatica e brillante conversazione. Una volta, in tutte le famiglie signorili, si usava come si usò sempre dalla Regina Margherita, quando Ella riuniva intorno a sè delle signore in un ricevimento; cioè il posto d'onore, spettante alla signora che sopraggiungeva, era alla destra dell'Augusta signora. All'arrivare di un'altra, la prima passava al secondo posto a destra della Maestà Sua, e così via. Questa sarebbe la regola buona di seguire; oggi è molto simpatico che la padrona di casa trattenga un momento a sedere alla sua destra l'amica sopraggiunta, e che poi la scorti al thè, tornando al suo posto per l'arrivo di un'altra amica e, definitivamente, quando tutte si saranno rifocillate. Se la signora è molto anziana, allora ella può tenere la destra del sofà. Una signora non si alza mai in piedi quando un uomo entra in salotto, a meno che egli non sia un vecchio illustre, o una spiccata celebrità. Si alzi, invece, sempre, quando entra una signora, ma non quando entra una giovanetta.

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Data la violenza dei movimenti richiesta da un gioco serrato, una ragazza che voglia restare corretta e «signora», porti sempre almeno un accenno di manica, ben chiusa sotto l'ascella, e abbia la camicetta (o l'indumento che la sostituisce) ben chiuso alla scollatura. E anche, in previdenza di una eventuale tombola, abbia molta cura dei suoi «dessous». Il costume classico maschile (pantaloni di flanella bianca, camicia finissima chiara, nello speciale tessuto bucherellato a nido d'ape, giaccone bianco, scarpe bianche), subisce qualche modificazione, secondo la moda del momento. Ora, la camicia è coperta da un sweater, o da un pullower preferibilmente bianco, con una racchetta ricamata; vanno molto anche le camicie grigio chiaro o beige con pantaloni su flanella della stessa tinta. E, in era fascista, nessuno più ricorre solo e esclusivamente all'estero per procurarsi racchette, palle, ecc. Esiste un'ottima racchetta italiana: la S. A. I. L - fabbricata a Lanzo d'Intelvi da un'italianissima fabbrica di giuochi sportivi. E non complicate preparazioni estere, ma il buon strutto paesano, sia adoperato per conservare le corde della racchetta. La padrona di casa che ha un giardino o un tennis o un golf, o un croquet, possiede un mezzo molto simpatico e signorile per far divertire la gioventù e anche l'età matura, dato che lo sport si può praticare anche con i capelli bianchi. Ma, quando ella ha invitati, deve caper sacrificarsi e non giocare che di rado, deve ricevere amabilmente, rendersi spassionatamente e cortesemente arbitra di qualche questioncella sorta tra i giocatori, accompagnare le signore e le signorine nella camera da «toilette» (posta il più vicino possibile al tennis), dove siano sempre pronti aghi, spilli, sapone intatto e asciugamani puliti, e infine sappia preparare una lieta cornice al suo piccolo campo sportivo. Le poltrone di vimini e quelle a sdrajo sieno adorne di cuscini multicolori; sui tavolini ci sieno giornali freschi e belle riviste illustrate, sigari e sigarette, mazzi di carte, il gioco della dama o degli scacchi, o altri di moda.

Pagina 64

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

201151
Simonetta Malaspina 4 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Se sul piatto, insieme con le posatine, è stata portata anche la coppetta lavadita contenente acqua tiepida e un petalo di rosa (o una fettina di limone), egli la metterà alla sua sinistra col relativo salviettino (a meno che non abbia già pensato a mettercela la persona che serve a tavola). Alla fine del pranzo immergerà la punta delle dita nell'acqua profumata e l'asciugherà col tovagliolo. Questo gesto e simbolico poiché si presume che nessuno si sporchi le mani a tavola. Tuttavia resiste ancora per tradizione, e conclude spesso alcuni pranzi di una certa importanza. Chi non dispone di un servizio adeguato può farne benissimo a meno. Non servite il caffè a tavola. (V. la voce Caffè.)

Non insistete neppure per fare un piacere a una persona: può darsi che questa non abbia la minima intenzione di farsi aiutare. Una raccomandazione particolare alle padrone di casa; non insistete mai perché i vostri ospiti si servano una seconda volta della torta o del tè, o perché restino quando desiderano andar via, assicurandovi che proprio non possono rimanere di più. Non insistete per sapere qualcosa che evidentemente non vi si vuole dire. Se un amico sorvola sui particolari di un fatto, non chiedeteglieli; se poi si tratta di persone, e probabile che egli non voglia citarne i nomi per motivi di discrezione. A vostra volta, non insistete su un particolare sgradevole. L'insistenza va esclusa da qualsiasi rapporto umano. Se un amico insistente può essere semplicemente noioso, un innamorato o un coniuge diventano insopportabili. Quando vi si dice "no" s'intende generalmente "no". Per avere una risposta diversa occorre un'arma meno evidente e meno invadente dell'insistenza: occorre un po' di diplomazia.

Pagina 241

Possibile dunque che il galateo abbia a che fare anche con lo zoo? Possibile che disciplini perfino i nostri rapporti con gli animali? Sì, è così. Anzitutto bisogna tener conto che il rispetto degli animali. È un segno di civiltà e non di dabbenaggine come a torto credono alcuni. In secondo luogo bisogna non trascurare il regolamento che impone di lasciare in pace le bestie. Se poi il regolamento dice di non dare da mangiare agli animali, non trasgreditelo. Insegnate ai vostri bambini l'amore per gli animali, ma anche a trattarli con prudenza. Non tollerate che diano loro fastidio. Una visita allo zoo, sotto questo aspetto, è utile e istruttiva.

Pagina 387

Se però qualcuno si alza per parlare, non assumete un'aria seccata: fate buon viso a cattivo gioco, e restate col bicchiere in mano ad aspettare che l'oratore abbia finito.

Pagina 65

Galateo della borghesia

201615
Emilia Nevers 1 occorrenze
  • 1883
  • Torino
  • presso l'Ufficio del Giornale delle donne
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Chi abbia in palco un forestiero di grado ragguardevole, od attempato, può anche insistere perchè stia davanti. Vedendo degli amici in platea non si deve interpellarli, nè far loro dei segni: bisogna limitarsi ad un cenno del capo. I visitatori si trattengono (a meno d'esser intimi) una diecina di minuti: però non si deve mai entrare, nè uscire dal palchetto altrui (nemmeno dal proprio, potendo evitarlo) nei momenti di più alto interesse. In Francia, le signore vanno talvolta nella sala del ridotto, detta foyer: da noi no, toltene le sere di veglia in maschera. Un uomo che scorti delle signore a teatro offrirà loro dei rinfreschi; non le lascierà mai sole per far delle visite in altri palchi, meno il caso in cui ci fossero parecchi visitatori: ma anche allora la sua assenza dev'essere brevissima, perchè non restino abbandonate. Una signora che non abbia cavaliere, se attempata, può, andando a teatro con un'amica, farsi scortare dal servitore. Ma non deve mai apparir sola in palco, se non vuol esser confusa con persone di condotta dubbia. Un uomo che abbia una signora a braccio non saluterà mai una donna notoriamente disonesta e respinta dalla buona società. Se una sinora incontra, a teatro, un uomo di sua conoscenza con persone di tal genere, non deve guardarlo, nè mai alludere, nemmeno scherzosamente, a quell' incontro. È lecito ad una signora valersi del canocchiale; le signorine però non guarderanno col canocchiale in platea, nè fisseranno gli attori. Le signore non applaudono: gli uomini non dovrebbero fischiare in nessun luogo: comunque, non si fischia mai in palco. Molti considerano il venir tardi a teatro come indizio di superiorità; secondo loro dà l'impronta del chic. Invece il veder i palchetti vuoti fa sfigurare il teatro; e venir alla fine dello spettacolo è un'esagerazione; ma ciò che è più biasimevole si è l'entrare rumorosamente quando tutti ascoltano con attenzione un cantante di vaglia, ed il chiasso quindi disturba l'intero pubblico. Nell'uscire da teatro le ragazze vanno insieme se sono due, lasciando il cavaliere alla mamma: se non c'è che una ragazza, questa uscirà a braccio della madre col babbo per scorta; se oltre il babbo v'hanno altri cavalieri, darà lei il braccio al babbo, lasciando il cavaliere, che non fosse di famiglia, alla madre. Se tutti i cavalieri sono estranei, uscirà con la madre. Prima di chiudere toccherò un argomento delicato. Molte signore hanno il debole di scollacciarsi troppo. Secondo loro è colpa la sarta, è il vestito che scivola... non se ne accorgono... Ad ogni modo le prego di accorgersi in tempo e di credere che quell'uso è molto reprensibile e non piace ad alcuno. La verecondia è sempre apprezzata, anche da chi ostenta di amar il vizio. Galateo della Borghesia. - 6.

Pagina 79

Eva Regina

204438
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 6 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Per questo bisogna che l' educazione abbia un po' di fondo spartano : che i bambini sappiano sopportare la sete, la fame, e reagire contro il sonno e la stanchezza. Incoraggiamoli a queste piccole vittorie sulla parte materiale del loro organismo, facciamone veder loro la bellezza e l' utilità.

Pagina 203

Se si accorge che qualche signorina è trascurata, preghi con garbo qualche signore, col quale abbia una certa confidenza, d' invitarla: se qualcuna vuol ritirarsi prima delle altre, faccia in modo che la società non se ne avveda considerandosi obbligata a sciogliersi. Provveda che ognuno dopo il ballo trovi da rinfrescarsi o da rifocillarsi : faccia star pronta la cameriera nel gabinetto di toilette o in qualche stanza attigua, nel caso che alle danzatrici abbisognasse il suo aiuto: non si mostri stanca nemmeno se è esausta, e trattenga per dieci minuti gli invitati a sera finita perchè abbiano modo di rimettersi se accaldati, prima d'uscire nella via. Vegli che ogni signora abbia quanto le occorre e l' accompagni sino all' anticamera.

Pagina 304

Una donna che si veste come tutte le altre, che si pettini come tutte le altre, che abbia idee comuni, parole convenzionali, che prenda tutto dalla moda del giorno e dalla sua ricchezza, se anche è bella ed elegante ha molte probabilità di non rimanere in modo speciale nella memoria : mentre una signora che sappia farsi una eleganza personale, che manifesti preferenze per un colore, per una foggia, per uno stile d' arte, per un profumo; che esprima idee consone al suo carattere, apprezzamenti che risultino frutto d'un' esperienza, d'un pensiero, d'una volontà individuale; che abbia per l'amore, per l'amicizia, parole non dette da alcuna, ma zampillanti dal suo vivo cuore come un getto d'acqua naturale che contiene in sè le proprietà del suolo da cui sgorga ; questa donna che si riconoscerà fra mille, la cui casa avrà un carattere particolare, si profilerà nella nostra memoria nettamente, anche se non è bella, nè ricca, nè mondana. Si è affrancata dalla grande massa oscura ed emerge per la forza delle sue linee in rilievo: è una stella che splende di luce propria fra gli altri pianeti che ricevono luce dallo splendore altrui.

Pagina 570

Sotto l'indirizzo significa Tenerezza; dietro la busta Segreto d' amore ; collocato di sbieco, in modo che abbia un punta in alto, vuol dire : Volubilità; due francobolli alle parti opposte della lettera, l' uno a destra e l' altro a sinistra esprimono: Il mio cuore è impegnato; ma una fila di francobolli lungo il margine superiore dice: Per sempre tua!

Pagina 615

I PICCOLI FIORI DEI MARGINI Non vi è sentiero per quanto remoto e immerso nell'ombra che non abbia sui margini qualche fiore. Non vi è vita per quanto sventurata ed oscura che non conti qualche conforto d'affetto o di simpatia, che non abbia qualche abbellimento spirituale. La pace che segue un periodo di tragiche sciagure e che ha una soavità stanca e profonda : il compianto sincero dei buoni e le manifestazioni della loro simpatia; un'occupazione provvidenziale che viene a distogliere dall' inutile rimpianto ; la distrazione di un viaggio, d'un invito, di qualche bel dono; il ritrovarsi impensato con una cara amica d'infanzia nel cui cuore fedele possiamo versare tutto il dolore dell'anima nostra, il compiersi di qualche avvenimento desiderato — ecco i piccoli fiori che la vita non nega nemmeno ai più grami e che bisogna saper apprezzare. Vi sono delle persone morbosamente sensibili ad ogni male, ad ogni contrarietà, e cieche e sorde ad ogni concessione della sorte. Invece non bisogna essere ingrati verso i piccoli fiori dei margini, e non fare loro una colpa se non sono fiori di serra. Si rifletta che senza quei fiori che non si vogliono avvertire e si calpestano sbadatamente, la nostra vita sarebbe ancora più squallida, più deserta, più triste. Avvezziamoci invece a opporre al dolore la fortezza e la rassegnazione e a tendere l' anima verso ogni conforto, sia pure il più piccolo e il più lontano. Ognuno di quei semplici fiori può nascondere tanta bontà di profumo e vaghezza di colore da bastare alle nostre aspirazioni. Non dimentichiamo che molte volte la felicità e la fortuna amano prendere forma umile e venire a noi nascostamente e che domani potremmo pentirci di non avere indovinato il grande valore celato nella modestia d' un involucro comune. Dai fiori più appariscenti non si distillano che essenze odorose per la vanità; ma dalle umili erbe e dai modesti fiori del prato si ricava il farmaco che ritorna alla salute e salva la vita.

Pagina 679

Abbia il tatto supremo della discrezione, si allontani, anche, per poco, se occorre, affinchè la sposa non abbia a mutare bruscamente così i suoi atti di riservatezza ; non debba rinunziare ad un tratto alle sue pure abitudini di fanciulla. Io so di una giovinetta che la sera delle nozze s' inginocchiò per recitare la solita preghiera della sera ; ebbene, lo sposo, non pio, non praticante, s' inginocchiò accanto a lei per pregare insieme. Sono tratti di squisitezza di sentimento, di rara intuizione, che possono divenire le basi d'un' unione perfetta, e che una donna non potrà più dimenticare.

Pagina 68