Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbia

Numero di risultati: 1153 in 24 pagine

  • Pagina 2 di 24

Come devo comportarmi?

172305
Anna Vertua Gentile 3 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Uno scapolo può invitare a pranzo una signora sola, quando abbia già invitato altre persone e specialmente qualche vecchia amica di casa; o pure quando abbia avuta l'avvertenza di estendere l'invito ad un parente o un amico comune. La può anche invitare in campagna senza comprometterla, quando vi riunisce altre persone e una signora d'età a cui sia affidato incarico delicato di tutelare, senza parere, il buon nome della invitata. Il giovinotto artista può invitare una signora sola, sia essa anche giovine, a visitare il suo studio, ad ammirare un'opera d'arte. Il gentiluomo è sempre puntuale. Egli sa che chi non è puntuale manca di rispetto verso i propri simili. Ora, quello che i nostri simili perdonano meno è di mancar loro di riguardo, di trascurarli. Nulla crea piu nemici dell'inesattezza; essa è una delle forme dell'inciviltà perche è una dimostrazione di noncuranza. Qualche volta un'ora di ritardo, danneggiò una vita intera. La puntualità è virtù regale, ebbe a dire un re.

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Quando il gentiluomo in una festa sia stato presentato ed abbia ballato più volte con una signora, non già con una signorina, trova opportuno di andarle poi il suo biglietto di visita. E manda pure il biglietto di visita alla signora alla quale gli .amici l'abbiano presentato, nel palco a teatro. Del biglietto si serve per fare inviti o partecipazioni; per condoglianza, congratulazione: per accompagnare un regalo, che non porta in persona. Quando una signora, cui fosse stato presentato, avesse marito, il gentiluomo deve portare in porteneria o a l'abitazione, due carte da visita; non mai mandarle per la posta. È tollerato di poter mandare la carta piegata d'angolo, dal proprio domestico, quando vi e portiere alla casa. È però sempre meglio recarla in persona. È bene che la carta di visita porti indirizzo, per facilitare al marito della signora il ricambio della carta. Tale ricambio però non si deve mai interpretare come un invito a frequentare la casa. Per andare in una casa bisogna esservi apertamente invitati. Il gentiluomo non scrive mai cartoline ad una signora ne ad un superiore. Usa carta da lettera liscia senza monogrammi, senza corone quand'anche abbia dei titoli. La corona la può avere sul biglietto di visita nel quale deve essere il nome, il cognome, la professione con la precedenza del cav. o cay. uff. o comm. quando uno sia insignito di tali onorificenze. Ai professionisti è lecito aggiungere l'indirizzo in fondo al biglietto.

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Un libro compagno, ognuno che abbia un briciolo di criterio e di interesse legittimo per sè e generoso per gli altri, giunto che sia dei ricordi, se lo trova alla mano; e sfogliandolo, si ferma or qua ed ora là, a quei punti che rispondono al desiderio ed alla necessità del momento. lo, del mio libriccino, interrogo ora alcune pagine, che si riferiscono al matrimonio, anzi ai mariti; e trascrivo qui, a insegnamento tuo, ciò che mi va rispondendo. Sono cose meritevoli di qualche attenzione per la ragione che sono tolte dal vero e ripetute senza fronzoli. Sono verità che metto sotto i tuoi occhi, mio caro figlio. Mi guarderei bene di presumere, che altri giovani sposi o mariti, volessero interessarsi di quanto io vado dicendo. Figurarsi!... le idee di una donna!... sia pur essa madre, quasi nonna; abbia essa vissuto più di loro, studiato più di loro, e forse chi sa ?... capito meglio di parecchi fra di loro!...

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Il successo nella vita. Galateo moderno.

174852
Brelich dall'Asta, Mario 9 occorrenze
  • 1931
  • Palladis
  • Milano
  • Paraletteratura - Galatei
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Tutti i partecipanti siedono intorno al tavolo nel cui mezzo l'organizzatore pone un grande piatto sul quale vi versa della farina, adagio, adagio, in modo che abbia a disporsi a mo' di montagna il più aguzza possibile. Proprio sulla cima l'organizzatotore pone un anello, meglio se è una vera matrimoniale liscia e bassa, oppure uno stuzzicadenti sul quale sia stato fissato un pezzettin di carta per farne una bandiera. Ed ora attenti! L'organizzatore comincia il gioco. Prende un coltello e spiega: « Ciascuno di Voi deve tagliare via una fettina della montagna di farina spingendola col coltello a margine del piatto. Ma, adagio ed attenti! Poichè chi fa cadere l'anello o la bandiera, deve estrarlo con la bocca. In principio ognuno taglierà con coraggio, non essendovi pericolo che l'anello abbia a cadere tanto presto, ma un po' alla volta ognuno diventa più cauto ad attento, poichè l'anello comincia già a slittare. La sua caduta è seguita da una grande risata, poichè il giocatore che l'ha provocata deve estrarre l'anello con la bocca dalla farina, infarinandosi la faccia, o sbruffando la farina con qualche risata incapace di trattenersi. In ogni modo la pesca dell'anello darà occasione di allegria per tutti.

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Col quarto di fiammifero si sposta leggermente il cavalletto formato dai due fiammiferi fissati tra di loro in modo che il terzo fiammifero appoggiato contro abbia a cadere sul quarto

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sollevata verso l'alto e che il fiammifero abbia a galleggiare. Poi si accende il fiammifero servendosi di un altro e si pone sopra il sottobicchiere il bicchiere rovesciato. Non potendo penetrare aria nel bicchiere per effetto dell'acqua che ne chiude l'orlo il fiammifero ardendo consuma l'aria del bicchiere ed aspira così l'acqua del sottobicchiere.

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In caso contrario, anche se si abbia già cominciato una conversazione,

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Chi prende più carte di quante ne abbia scartate, o si trova giuocando di averne più di quante deve averne, non conta nulla, e non può impedire al suo avversario di contare tutto ciò che ha nel suo giuoco anche se ciò che ha sia di molto inferiore al giuoco di chi ha tredici carte o più. La giustizia impone ciò, perchè spesso, una carta basta a far valere un giuoco. 4. Chi prende, o si trova meno carte, può contare tutto ciò che ha nel suo giuoco, non essendo un errore il giuocare con meno carte; ma l'avversario conta sempre la ultima, poichè il contrario non gli fornisce la risposta, e per conseguenza non sarebbe cappotto; mentre chi ha meno carte lo darebbe, se il suo avversario facesse le undici prime levate, non avendo di che fornire la dodicesima. 5. Chi incomincia a giuocare e dimentica di contare le carte bianche (il punto e gli assi, i re, le dame, ecc.) ch'egli può avere di buono nel suo giuoco, non gli vengono più calcolate. Questa regola è severa; ma chi cade in tanta dimenticanza fa un errore, che ha da essere punito. 6. Quando, prima di gettare la prima carta, non si mostra il punto che si ha più forte dell'avversario, o qualche terza, quarta, ecc., non si può più tornare indietro, e si perdono i punti non accusati a tempo. Si ammette che debba ricontare i suoi punti, il giuocatore a cui venisse detto che il suo giuoco non è buono, perchè non lo mostra sulla domanda dell'avversario. Questi, essendo in mala fede, potrebbe sempre dire: non vale, nel caso si dimenticasse di mostrarlo prima di giuocare. 7. La distribuzione delle carte deve continuare nel modo col quale incominciò, e sia per due o per tre durante tutta la partita, a meno che prima di mischiare le carte, non siasi avvertito che si danno per due o tre. Allora si può mutar sistema, senza avvertire, al cominciare di ogni partita. 8. Non è permesso di scartare due volte, vale a dire: Dal momento in cui fu toccato il mazzo, dopo avere scartato il numero delle carte voluto, non si può più riprenderlo, e questa regola riguarda egualmente i due giuocatori. 9. Non è permesso ai giuocatori di guardare le carte che devono prendere, esponendole prima di scartare; gli è perciò, che quando un giuocatore, che è di mano, non prende le sue cinque carte dal mazzo, deve dire all'avversario. Non ne prendo che tante, o: ne lascio tante. Questa regola fu stabilita onde togliere al giuocatore che rimane ultimo, di dire che non sa il numero delle carte che rimangono nel mazzo; avendo il primo potuto lasciarne. 10. A chi scartò meno carte di quante ne prende, e si accorge dell'errore prima di averne voltata alcuna, o messa tra le sue, è concesso di rimettere nel mazzo quelle eccedenti, senza incorrere in nessuna pena, purchè l'avversario non abbia già preso le sue. Se questi le avesse prese o vedute, gli sarebbe permesso di fare la giuocata o di rifare le carte, e se la giuocata venisse fatta, la carta superflua verrebbe messa nell'uno degli scarti, dopo essere stata veduta dai due giuocatori. 11. Se chi dà due volte di seguito riconosce il suo errore prima di aver veduto le sue carte, l'avversario sarà obbligato di rifare le carte, anche se abbia veduto il suo giuoco. 12. Quando il primo accusa il suo punto, o che l'altro abbia risposto: è buono, si avvegga di essersi ingannato, purchè non abbia giuocato gli è concesso di contare ciò che ha di buono e di cancellare ciò che il primo ha accusato, quantunque il primo giuocatore abbia incominciato a giuocare. 13. Se avviene che il mazzo di carte sia falso, vale a dire che vi si trovassero due dieci, o due carte di uno stesso genere, o che contenesse una carta di più o ne avesse una di meno, la giuocata soltanto sarebbe annullata. 14. Se, dando le carte, se ne trova una voltata, bisogna rifare le carte. 15. Se nel mazzo si trova una carta voltata, la giuocata è buona, purchè non si tratti della carta di sopra; oppure della prima delle tre che l'ultimo deve prendere; ma, se ve ne sono due di voltate, si devono rifare le carte. 16. Chi accusa falso, vale a dire: tre o quattro assi, re, dame, fanti o dieci, che potrebbero anche avere, ma che non ha, non conta nulla di tutto ciò che ha nel suo giuoco, a meno che non si corregga avanti di gettare la prima carta. S'egli ha giuocato soltanto una carta, e il suo avversario si avvede prima, o durante, od alla fine del giuoco, ch'egli ha contato falso, gl'impedisce non soltanto di contare le carte, ma egli conta ancora tutti i punti che si trovano nel giuoco di chi accuso falso. Lo stesso dicasi pel giuocatore che, invece di contare quattordici d'asso, o di re, ecc., o tre di altra specie, contasse ciò che non avesse, come: invece di assi, contasse dei re. 17. Una carta giuocata che tocca il tappeto non si riprende più. Se però si fosse secondo a giuocare, e che si avesse coperta una carta dell'avversario con una di seme diverso, pur avendo nel proprio giuoco quello domandato, è permesso di riprenderla per cambiarla con quella dovuta. 18. Chi, per vedere le carte lasciate dall' ultimo, qualora ne lasci, dice: Giuocherò tal colore, e che di poi giuocando, non getta il colore detto, può essere obbligato dall' avversario a giuocare il colore che a lui più piace. 19. Chi, per inavvertenza, volgesse o vedesse una carta del mazzo, deve giuocare nel colore che l'avversario vorrà, altrettante volte quante le carte vedute. 20. Chi, avendo lasciata una carta sola del mazzo, la unisce al suo scarto prima di averla mostrata all'avversario, può da questi essere obbligato (dopo che egli nominò il colore col quale incomincia il giuoco) a mostrargliela. Può non essere veduta, nè mostrata, quando non sia stata mischiata allo scarto. 21. Chi riprende le carte dallo scarto, od è sorpreso a cambiarle, perde la partita. 22. Chi lascia la partita prima della fine, perde; a meno di fortissime ragioni; in tal caso si tira la rimessa, dopo mutuo consenso. 23. Chi credendo di aver perduto, getta le carte che vengono frammischiate al tallone, perde la partita, anche se si avvegga d'essersi sbagliato; ma se le carte si trovano intatte ancora, senza esserci mischiate ad altre, può riprenderle, purchè l'altro abbia ancora intatte le sue. Se alla fine di una giuocata, un giuocatore, avendo in mano due o tre carte, e nella credenza che l'avversario le abbia più alte, le getta tutte insieme, e l'avversario lo imita, il primo non può retrocedere, e perde le carte che gli rimangono. 24. Chi, essendo ultimo, scarta e prende le carte prima che il primo abbia avuto il tempo di fare il suo scarto, e le abbia mischiate al suo giuoco, perde la partita, se giuoca ai cento; ed il gran colpo, se giuoca in partita; ma se il primo ha avuto il tempo di scartare, ed ha atteso che l'ultimo, abbia perso le sue carte, credendosi essere l'ultimo, il colpo diviene buono, e chi è per diritto il primo, incomincierebbe a giuocare. 25. Quando si ha in mano un quattordici solamente, che deve valere, non si è obbligati di dire: E' di asso, di re, di dama, ecc.; si dice soltanto: « quattordici »; ma potendone aver due nel proprio giuoco, e non avendone che uno, dopo scartata una carta o due che riduce ad averne uno solo, allora si è obbligati di nominare il quattordici che si ha.

Pagina 352

Supponendo che il distributore abbia dichiarato senza atout e che il giuocatore seduto alla sua sinistra sia passato e così il compagno del dichiarante, si chiamerà la propria lunga, cioè quel colore dove si desidera che il compagno faccia la prima uscita, e ciò nella speranza di fare qualche presa. La dichiarazione, peraltro, è pericolosa, potendo il primo dichiarante doppiare il giuoco.

Pagina 359

Il maldicente è ascoltato da tutti, abbia ragione o abbia torto, con quella deferenza benevola della quale tutti sanno d'aver bisogno ad ogni momento. E. De Amicis. Gli amici.

Pagina 406

Un signore attento toglierà sempre il cappello con la mano opposta alla persona che vuole salutare per non sbarrare la vista, a meno che non ci si trovi a fianco una signora o si abbia una mano occupata. L'ombrello, il bastone, la borsa o altri ingombri del genere non devono mai occupare tutte e due le mani, non solo per essere sempre pronti al saluto, ma anche per non rendersi goffi. Il cappello duro o il cilindro si prendono alla tesa, mentre il cappello molle si prende a sommo del cappello.

Pagina 92

Per essere felici

179728
Maria Rina Pierazzi 1 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
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Ed è compito dei padroni di casa vegliare a che la festa si svolga nella più piacevole armonia, in modo che ciascun convitato abbia a riportarne il più grato ricordo. Negli otto giorni che seguono la festa devono farsi le visite di ringraziamento, oppure ringraziare con una lettera se un'improvvisa indisposizione vietasse di compiere personalmente tale dovere.

Pagina 263

Galateo popolare

183628
Revel Cesare 1 occorrenze
  • 1879
  • Vinciguerra
  • Torino
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Non possono contrarre matrimonio l'uomo prima che abbia compiuto gli anni diciotto, la donna prima che abbia compiuto gli anni quindici. Non può contrarre nuovo matrimonio la donna, se non decorsi dieci mesi dallo scioglimento o dall'annullamento del matrimonio precedente. Cessa questo divieto dal giorno che la donna abbia partorito. II figlio che non ha compiuto gli anni venticinque, la figlia che non ha compiuto gli anni ventuno non possono contrarre matrimonio senza il consenso del padre e della madre. Se i genitori sono discordi è sufficiente il consenso del padre. Se uno dei genitori è morto o nell'impossibilità di manifestare la propria volontà basta il consenso dell'altro. Al matrimonio del figlio adottivo che non ha compiuto gli anni ventuno, è necessario oltre il consenso dei genitori il consenso dell'adottante. Se il padre o la madre fossero morti o nella impossibilità di manifestare la loro volontà, i minori degli anni ventuno non possono contrarre matrimonio senza il consenso degli avi e delle avole; se l'avo e l'avola della stessa linea sono discordi, basta il consenso dell'avo. - II disparere tra le due linee equivale a consenso. Se non esistono genitori, nè adottanti, né avi, nè avole, o se niuno di essi è nella possibilità di manifestare la propria volontà, i minori degli anni ventuno non possono contrarre matrimonio senza il consenso del consiglio di famiglia. Il Re, quando concorrano gravi motivi, può dispensare dai seguenti impedimenti di matrimonio, tra gli affini nel medesimo grado, tra lo zio e la nipote, la zia ed il nipote.

Pagina 65

Galateo ad uso dei giovietti

183795
Matteo Gatta 1 occorrenze
  • 1877
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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così facili ed onesti ; e l'esperienza quotidiana dimostra che molti colle piacevoli e graziose maniere sanno cattivarsi la simpatia, la benevolenza di persone autorevoli, e mercè il loro aiuto salgono ad alti e onorevoli gradi ai quali il solo merito non gli avrebbe portati, giacchè pur troppo il merito in società non è sempre il titolo che abbia la preminenza.

Pagina 18

Il saper vivere

187193
Donna Letizia 6 occorrenze
  • 1960
  • Arnoldo Mondadori Editore
  • Milano
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Dopo un pranzo, circa un'ora e mezzo o due ore, a meno che la padrona di casa non abbia organizzato delle tavole da gioco, il che prolungherà la serata oltre la mezzanotte. La padrona saluta gli ospiti in salotto. Il padrone di casa li accompagna nell'ingresso e aiuta le signore a indossare i mantelli, mentre il cameriere aiuta i signori. A Milano, e in generale nelle città del Nord Italia, è consuetudine dare una mancia al cameriere (o alla cameriera), alla fine di un ricevimento. A Roma e nel Sud Italia quest'abitudine è assai meno diffusa.

Pagina 103

Se appare l'inevitabile fioraia, e non riesce, fulminandola con un'occhiataccia, a dirottarla verso altri tavolini,faccia buon viso a cattivo gioco: anziché accoglierla con un secco « no » che, per un attimo almeno, raggelerebbe anche la signora, compri il mazzetto che viene offerto e abbia, nel pagarlo, la forza di sorridere. E quando si avvicinerà il solito canzonettista, capitoli ancora, con buona grazia, e chieda alla signora qual è la canzone che preferisce. Il conto verrà esaminato con assoluta impassibilità. Se è esagerato o inesatto, non si discuterà davanti alla signora. Tutt'al più, si farà chiamare il maître e gli si dirà: « Abbia la cortesia di esaminare il conto: ci deve essere un errore ». Il maître capirà a volo e quasi certamente il conto tornerà debitamente smorzato.

Pagina 146

Chi va in un posto di cura abbia il buon senso di non recarvisi come certi ragazzi si recano a scuola, e cioè con l'intenzione di farla in barba al professore. Chi trasgredisce alla dieta imposta dal medico reca danno solamente a se stesso e avrà buttato via, al momento di tornarsene a casa, parecchie decine di biglietti da mille per nulla. Nei posti di cura ci si veste come in qualsiasi luogo di villeggiatura, secondo il tono dell'albergo. In generale, abiti sportivi fino all'ora del tè o dell'aperitivo serale, poi vestiti da pomeriggio elegante. In certe circostanze, abito da mezza sera.

Pagina 157

Prima di intraprendere al telefono il racconto di un pettegolezzo-fiume, la signora farà bene ad assicurarsi che l'amica, all'altro capo del filo, abbia tempo da perdere e che nessuno, in casa, abbia urgenza di telefonare. Se viene chiamata da un'interurbana tenga a mente che non toccherà a lei pagarne l'importo: lasci quindi a chi ha chiamato l'iniziativa di raddoppiare o no la comunicazione. Il signore non coprirà di contumelie le signorine del telefono se la comunicazione viene interrotta e ripresa. Per loro questi sfoghi sono un diversivo, mentre per il suo interlocutore sono una manifestazione di villania. Chi ha bambini piccoli non creda di far cosa gradita incaricandoli di rispondere all'apparecchio. Oltre a tutto, correrebbe il rischio di sentirli dire: « Chi è? La signora Rossi? quella che il babbo dice che ha la parrucca? », o qualcosa di altrettanto raccapricciante. Alla domestica si raccomanderà di non rispondere che « la signora è uscita » dopo aver chiesto il nome di chi parla. Facendo così lascerebbe l'interlocutore con il sospetto che la signora sia uscita solo per lui. Ecco un esempio di queste "telefonate sbagliate": Cameriera: Pronto, casa dell'avvocato Bianchi. Voce: C'è la signora? Cameriera: Chi parla, prego? Voce: L'ingegner Rossi. Cameriera: Mi dispiace, ma la signora non è in casa. E il povero ingegner Rossi riaggancerà il ricevitore, covando il sospetto che la signora Bianchi non sia in casa, solo per lui.

Pagina 202

Chi preferisce presentarsi con dei fiori abbia cura di sceglierli poco profumati e preferibilmente chiari. La puerpera svolge il pacchetto in presenza dell'amica. Ringrazia commossa, anche se si tratta del ventesimo bavaglino della giornata.

Pagina 22

Temo di averti offesa e che tu abbia preso sul serio tutte le sciocchezze che mi sono uscite di bocca. Non so darmene pace e ti prego di perdonarmi, considerando che simili bisticciate avvengono solo tra... sorelle, o tra persone che si vogliono bene come sorelle. Aspetto qualche tua parola che cancelli tutto, e intanto ti abbraccio con un affetto più vivo che mai!

Pagina 243

Galateo per tutte le occasioni

188089
Sabrina Carollo 1 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
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Pagina 249

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

188801
Pitigrilli (Dino Segre) 3 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Il mio codice della discussione è composto di due articoli: 1°: Non discutere, perchè la discussione presenta due casi: che tu abbia torto o che tu abbia ragione. 2° e ultimo: Aver ragione non serve a niente. E così finisce il mio codice della discussione. Se il tuo contradittore sostiene un'idea clamorosamente insensata, non ricorrere all'arbitrato di un terzo, con la speranza che dia ragione a te. Data la stragrande maggioranza degli idioti, dopo che ne hai trovato uno come avversario, puoi trovarne un secondo come arbitro.

Pagina 136

Qualora tu abbia moglie o qualcosa di equivalente, non fartela sedere accanto e non permetterle di collocarsi in piedi, di fronte, a farti una pantomima di Cassandra quando perdi, nè ténere esortazioni di sirena a ritirarti con lei, quando hai raggranellato qualche guadagno. Se anche lei ama la roulette o il trente et quarante, giocate a due tavoli diversi. Per esempio, tu nel casino di San Sebastiàn (Spagna) e lei in quello di Knokke-Le-Zoute (Belgio).

Pagina 156

Non so che uso abbia poi fatto del bidé, né se la Corte d'Assise locale lo abbia condannato a una piccola pena o assolto con tutti gli onori. Nel 1546 in Favale di Basilicata la delicata poetessa Isabella di Morra fu uccisa all'età di 25 anni dai fratelli, per la scoperta della sua corrispondenza col poeta Diego Sandoval di Castro. Non dire che nella loro regione la statistica dei cornuti non è inferiore a quella degli altri paesi, perchè non so se lo nascondano o se non se ne siano ancora accorti.. Comunque, questa verità non vogliono sentirsela dire.

Pagina 226

Nuovo galateo

190121
Melchiorre Gioja 4 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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L'uso vuole che la lettera nel caso accennato abbia una sopraccoperta, a fine d'allontanare dal personaggio distinto le marche di sucidume che la lettera contrasse nella censegna e nel trasporto.

Pagina 207

Se non fossero note le contraddizioni umane, farebbe maraviglia come la nazione più galante della terra, la francese, abbia escluso le donne dal trono, mentre queste vi sono chiamate in Inghilterra ove il marito ha il barbaro diritto di condurre sua moglie sul mercato colla corda al collo, e venderla come una pecora o una giumenta: vi sono chiamate in Russia ove sono tuttora schiave.

Pagina 232

» Oltraggio chiamo io l'alterigia, i modi » Superbi, usati a me dagli insolenti » Ministri, o amici, o consiglieri, o schiavi, » Ch' io ben non so come a nomar me gli abbia » Quei che intorno ti stanno. E oltraggi chiamo » Quanti ogni giorno a me si fan; del nome » Appellarmi di re, mentre mi é tolto, » Non che il poter, per fin la inutil pompa » Apparente di re; vedermi sempre » Più a servitù, che a libertà, vicino ; » E i miei passi, i miei detti, opre e pensieri » Tutto esplorarsi, e riferirsi tutto; » E ogni dolcezza togliermi di padre; » E il mio figliuol, non che a mio senno il possa » Educar, né il vederlo essermi dato » E a me solo vietarsi ».

Pagina 57

.° » Sono alcuni che in andando levano il piede » tanto alto come cavallo che abbia lo spavento, » e pare che tirino le gambe fuori d'uno stato. Altri » percuotono il piede in terra si forte, che poco » é maggiore il rumore della carra ». In somma si debbono evitare tutti que'movimenti che essendo straordinari, ci espongono all'altrui, ridicolo, perché dimostrano o eccessiva pretensione o non comune negligenza.

Pagina 78

La giovinetta educata alla morale ed istruita nei lavori femminili, nella economia domestica e nelle cose più convenienti al suo stato

192742
Tonar, Gozzi, Taterna, Carrer, Lambruschini, ecc. ecc. 2 occorrenze
  • 1888
  • Libreria G. B. Petrini
  • Torino
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Per amare la patria con vero ed alto sentimento, dobbiamo incominciare a darle in noi medesime tali figlie, di cui non abbia ad arrossire mai, abbia anzi da gloriarsi. Venir su ignoranti, sciatte, poco riguardose della religione e d'altro sentimento gentile ed amar degnamente la patria, è cosa incompatibile, come esser degne estimatrici d'una persona amata, e non riputare che sia nostro obbligo renderci meritevoli di essa. Chi vilipende gli altari, la decenza, la probità, e grida: Patria!Patria! non gli credere. Egli è un ipocrita del patriottismo, un pessimo cittadino. Il vero patriota s'adopera, secondo il suo stato, di far onore al suo paese. E noi donne possiamo in molti modi giovare alla patria, facendo che i figli crescano migliori dei padri, ed a questi ricordando che solo è degno d'amore chi gode la stima de' suoi concittadini. Un gran poeta, Giacomo Leopardi, espresse assai bene quello che la patria ha diritto d'aspettarsi da noi donne.

Pagina 20

Se ti imbatti in uno colpito del mal caduco, primamente sbottonagli gli abiti che, lo stringessero troppo, e specialmente al collo, e impedisci che colle violente contrazioni delle membra abbia ad offendersi, percuotendo contro qualche corpo duro. Quindi gli applicherai sulla fronte qualche pezzuola bagnata, e gli farai fiutare aceto o qualche altra sostanza spiritosa.

Pagina 324

Galateo morale

197013
Giacinto Gallenga 1 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Non abbia sdegni

Pagina 245

Signorilità

198944
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 3 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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I comitati dovrebbero mettere a capo di essi una signora che abbia tatto e cortesia, e che abbia, possibilmente, anche un bel nome e buone conoscenze. Anche qui vanno rispettate tutte le norme di cordialità e di buona educazione, che si rispettano in un salotto ben frequentato; nessun giovanotto deve chiedere a una signorina di ballare con lui, se non è stato regolarmente presentato, e nessuna signorina deve accettare!

Pagina 136

Quando la padrona di casa abbia una buona cuoca, invece di offrire una colazione di nozze fredda, può offrirla con piatti caldi e freddi, su queste basi: brodo in tazza, un piatto di pesce con salsa d'accompagno, un piatto freddo, un arrosto con insalata, torta di nozze, gelato, frutta. Ed ecco due distinte: Brodo con pasta reale; Filetto di sogliola alla diplomatica; Medaglioni di fegato in bella vista; Polli arrosto con insalata ricca; Coppe di gelato principessa; Torta di nozze, frutta. Brodo alla primaverile; Salmone del Reno con salsa tartara; Spuma di prosciutto con gelatina; Tacchino arrosto con crescione e insalata di primizie; Gelato. Torta di nozze; Canestri di frutta.

Pagina 274

.: la camera da letto abbia un bel S. Francesco dorato su sfondo turchino e un servizio da toilette, candelieri, scatole per cipria, per gioielli, vaschette portafiori a fiorami su sfondo azzurro; la cucina abbia dei piatti istoriati, dei boccali con scritte bene auguranti, i vasi contenenti sali, spezie ecc. a ornati tipo antico; l'anticamera abbia un caratteristico orcio giallo per ombrelli, il portalampada dalla forma di vecchio fiasco friulano con quattro anse, color arancione, e un grande portafiori color mordoré. La camera da pranzo abbia in ceramica il servizio da tavola e da thè, i portabiscotti, le bottiglie per l'acqua (che, nella terracotta, si manterrà fresca); il salotto dalle poltrone di vimini o impagliate, unisca alla festosità dei vecchi scialli e fazzoletti friulani, la caratteristica lum (lucerna a olio) decorata a colori vivi, colla catenella in ottone, e la festosità dell'argilla, foggiata a oggetti ornamentali.

Pagina 302

Eva Regina

203678
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 2 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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In qualunque condizione sociale Dio abbia collocato la donna, ella può avere una missione simpatica e benefica da adempiere: la contadina, l' operaia, la massaia, la gran dama, la regina, ognuna secondo la propria condizione, ha i suoi piccoli e grandi doveri di fronte alla società, ma il sapremo dovere per tutte è quello d' essere amabili, d' amare e di farsi amare. » A. DE GUBERNATIS.

Per la piccola operaia come per la giovine principessa, l'amore è il pensiero dominante, e quando vien meno, pare che la vita non abbia più appoggio, più direzione, come una barca che abbia perduto i remi, appunto. E la piccola operaia come la principessa, impazzisce, s'uccide, si chiude in un chiostro, si getta nel vortice della dissolutezza. Ma bisognerà che le madri e le educatrici dell'avvenire diano un altro indirizzo all'educazione femminile ed eviteranno così le grandi catastrofi e forse anche i grandi delitti. La vita non può essere tutta o idillio, o romanzo, o tragedia. La vita è storia, ed ha le sue pagine gloriose come le sue pagine oscure, ha le sue vittorie come le sue sconfitte. Anche fuori del regno d' amore si può essere felici, utili, e farsi voler bene.

Pagina 678

Una famiglia di topi

205122
Contessa Lara 1 occorrenze
  • 1903
  • R. Bemporad &Figlio
  • Firenze
  • paraletteratura-ragazzi
  • UNICT
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Forse pensava: - Non capisco come la Rita abbia così poca voglia d'imparare il piano, quando gli è tanto facile, ch'io lo suono senza avere imparato mai.... - Nello portò trionfalmente Moschino al padre. - Ecco chi sonava, babbo! - diss' egli ridendo come un matto. - Ma, signor Moschino, lei una ne fa e due ne pensa! - esclamò il conte prendendo in mano il topo, e tenendolo in piedi sur una tavola in atto di fargli una ramanzina co' fiocchi. E soggiunse, volgendosi a Rita, che era felice di veder il suo grave babbo occuparsi dei sorcetti con tanta bontà: - Come gli dici tu, Rita, quando lo fai star in piedi? - - La bambina ripetè, ridendo:

Pagina 71

Il giovinetto campagnuolo II - Agricoltura

205911
Garelli, Felice 1 occorrenze
  • 1880
  • F. Casanova
  • Torino
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Ma badi che un aratro, qualunque forma abbia, deve essere semplice nella sua costruzione; saldo nelle parti che lo compongono; facile al tiro; e obbediente a chi lo guida.

Pagina 90

Angiola Maria

207428
Carcano, Giulio 1 occorrenze
  • 1874
  • Paolo Carrara
  • Milano
  • Paraletteratura - Ragazzi
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- Chi sa, dissi fra me, ch'egli stesso, il buon prete, non abbia insegnato a quella montanina codesti semplici versi, modulati su qualche poetica tradizione dell' Alpi! E il mio pensiero, raffigurando la sembianza dell'Assunta, ricordò ancora la fine della povera Angiola Maria, alla quale parevami quasi compiangere quel malinconico canto.

Pagina 379

I miei amici di Villa Castelli

214307
Ciarlantini, Franco 1 occorrenze
  • 1929
  • Fr. Bemporad & F.°- Editori
  • Firenze
  • Paraletteratura - Ragazzi
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Gennaio caldo, Dio ci abbia in misericordia. Quando gennaio mette erba, se tu hai grano, e tu lo serba. Gennaio secco, villan ricco. Gennaio mite, primavera tarda.

Pagina 58

le straordinarie avventure di Caterina

215706
Elsa Morante 1 occorrenze
  • 2007
  • Einaudi
  • Torino
  • paraletteratura-ragazzi
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. — Sono contenta che la brava Grigia abbia trovato marito, — dichiarò appena Tit le ebbe detto la ragione della visita. E chiamò: — Grigia! Si sentirono dei passettini, ma non si vide nessuno. — O Grigia, non essere cosí modesta, — disse la buona Regina, — e cosí paurosa. Non mi riesce di vedere che uno dei tuoi occhietti rossi, che fa capolino dall'uscio. Avanti, avanti, Grigia! Si udí uno strano borbottio. — Ma su, Grigia, — seguitò la Regina. — È possibile che tu abbia paura di mostrare qualche cosa di piú di un occhio e di una ciabatta? Coraggio, Grigia. Grigia si avanzò, nascondendosi la faccia. Aveva il solito grembiule grigio e il solito fazzoletto rosso. Tutta tremante, andò dinanzi a Caterí.

Pagina 61

I mariti

224507
Torelli, Achille 2 occorrenze
  • 1926
  • Francesco Giannini e Figli
  • Napoli
  • teatro - commedia
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Bada che tu non abbia a ricordarti del tempo felice nella miseria! Vorrei che tu potessi intendere la rabbia che mi fai!

Pagina 49

Una povera infelice ha paura e si attacca a te, perchè sei il solo che abbia vicino, e tu, tu non le usi nemmeno la pietà di restare... E quando ci sposammo ti fecero ben capire il dovere d'essere il mio appoggio, la mia difesa; e queste cose sono persino scritte nel contratto che firmasti...

Pagina 54

Ti ho sposato per allegria

226240
Ginzburg, Natalia 1 occorrenze
  • 2010
  • Giulio Einaudi editore
  • Torino
  • teatro - commedia
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Non voglio che abbia spese, povera Virginia. Si trova in condizioni economiche proprio non buone. Deve vendere la sua casa. Che pena! Una casa bellissima sull'Aventino. Ci stavano da piú di trent'anni. Per lei, a occhio, per un cappotto, ci vorranno almeno tre chili di lana.

Pagina 59

Un eroe del mondo galante

227422
Alberti, Luigi 1 occorrenze
  • 1876
  • Successori Le Monnier
  • Firenze
  • teatro - commedia
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Aprile francamente l'animo tuo, non le nascondere i tuoi sospetti, o una volta che tu abbia saputa tutta intiera la verità.... disponi di me come meglio ti piace. Ah! ecco la Contessa che torna. Due parole schiette, franche, risolute, e che finalmente si sappia come le cose stanno. Coraggio!

Pagina 61

Casa di bambola

236981
Ibsen, Eric 2 occorrenze
  • 1894
  • Maz Kantorowicz
  • Milano
  • teatro - commedia
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Tu non credi forse che io ti abbia già perdonato? Eppure è così, Nora; te lo giuro: ti ho già perdonato! Lo so bene, tu hai agito così per amor mio...

Pagina 105

Durante questo tempo è stato picchiato all'uscio di entrata, senza che nessuno abbia udito. Krogstad si affaccia all'uscio e attende un momento. Il gioco continua).

Pagina 38

Come le foglie

239522
Giacosa, Giuseppe 1 occorrenze
  • 1921
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • teatro - commedia
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Pagina 64

La ballerina (in due volumi) Volume Primo

247130
Matilde Serao 1 occorrenze
  • 1899
  • Cav. Niccolò Giannotta, Editore
  • Catania
  • Verismo
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Non vi è punto del mondo dove egli non sia stato, e dopo non abbia pubblicato le sue notevoli impressioni. Quest'ultimo volumetto è pieno di tante buone osservazioni sulla Sardegna e sulla Spagna, che ne rendono piacevolissima la lettura. (Il Risveglio di Palermo, 14 maggio 1899).

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