Intendesi per bisogno «il sentimento di privazione di un bene accompagnato dalla tendenza a possedere quel bene stesso e di trarne godimento» (C. Supino). Quanti sono i fini umani, altrettanti i bisogni nell'uomo i quali cercano il proprio appagamento; e così bisogni fisiologici per il fine della esistenza fisica, bisogni intellettuali al fine della conoscenza del vero, bisogni morali al fine dell'adempimento del bene.
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Solamente negli ultimi tempi dell'impero occidentale l'esaurimento dei latifondi e la ruinosa decadenza d'ogni ricchezza trassero i romani a liberarsi dal peso di grandi masse di schiavi, riuscendo però a questo risultato: — non già all'abolizione generale della schiavitù ma ad un restringimento del numero degli schiavi, accompagnato dalla moltiplicazione di liberti derelitti e ridotti alla miseria — nonché alla diffusione sistematica per opera di Diocleziano di uno stato di semi-schiavitù imposto anche ai lavoratori liberi, estesissimo e perdurante per secoli, che consisteva nell'adibire gli artigiani ai collega opificum dei municipi (città) e i coltivatori alla terra o zolla dei padroni (nelle province); e ciò colla duplice servitù corporativa e della gleba (servitus glebae),la quale così venne a distinguersi vieppiù dalla antica e piena schiavitù.
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Di qui la corrispondente legge storica: ogni avanzamento materiale cela il germe della propria distruzione,se non è accompagnato ad un progresso più che proporzionale della morale dei popoli e delle analoghe istituzioni civili. E questo l'immane pericolo che sovraincombe alla meravigliosa produzione moderna.
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E nelle monarchie moderne assolute, mentre le «grandi cacce» divennero una regalia sovrana (privilegio fiscale) su tutti i fondi, accompagnato da
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. – Ma le facoltà spirituali lo predominano e informano totalmente; il lavoro è bensì lo sforzo del braccio,ma diretto e accompagnato dal pensiero e dal volere, cosicché il lavoro è un fatto proprio dell'uomo, non già degli animali inferiori. Anzi le facoltà spirituali (a differenza di quelle fisiche) essendo suscettive di un accrescimento e di un perfezionamento estesissimo, il progresso del lavoro dipende massimamente dallo sviluppo indefinito dello spirito.Rispetto all'elemento intellettuale, la distanza fra il lavoro del selvaggio e l'uomo civile è misurata forse dalla possa organica dei muscoli, o piuttosto dalla differenza nella intelligenza e cultura? Perciò quanto più progredisce la civiltà la parte che spetta nel lavoro all'elemento organico scema in ragione inversa dell'elemento intellettuale. E quanto all'elemento morale del lavoro esso pure aumenta indefinitamente; il selvaggio o il lavoratore ineducato lavora soltanto sotto l'impulso della necessità per soddisfare a bisogni fisici elementari ed urgenti; il lavoratore civile vi aggiunge gli impulsi del dovere morale e dei fini progressivi ed elevati, di un benessere squisito, di una posizione economica indipendente, dell'amore della famiglia, dell'amore della patria, ecc. E oggi il lavoro di migliaia di operai in una stessa fabbrica richiede maggior virtù di abnegazione e di disciplina che non dentro alla piccola officina di un dì.
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. ‒ Tali leggi economiche di incremento delle aziende agrarie si avverano a condizione che l'aumento delle aree sia accompagnato da quello proporzionale delle braccia e del capitale di esercizio. Allora piccole, medie e grandi imprese tendono tutte (salvo crisi parziali) ad ingrossarsi fino ai limiti posti dalla propria natura. Ma avvertasi bene che al di là di un massimo di grandezza la legge di incremento areario trova un limite nell'altra legge di intensificazione tecnico-economica. Giova infatti rinunziare ad una superficie troppo estesa e mal coltivata dell'azienda agraria, per coltivare con maggiore intensità di lavoro e capitale la parte rimanente. È una prova di più come il centro statico del sistema è il podere mediano.
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. — Tutto ciò accompagnato da disordini igienici, morali, sociali, inscindibili dall'assembramento della fabbrica.
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Anzi il fenomeno torbido dell'occupazione delle fabbriche nel conflitto metallurgico è stato accompagnato da episodi gravi di sottrazioni di armi, di assalti ad ufficiali e a pubblici agenti, di armamento di guardie rosse, forme queste di deviazione anarchica antistatale, pari agli antichi rivolgimenti medievali.
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E la stampa, strumento potente di vita e di azione sociale, ha accompagnato e favorito in modo decisivo tutte le grandi rivoluzioni politiche ed economiche del nostro secolo. Se paragonate l'Italia di un mezzo secolo addietro ⸺ senza risalire molto più addietro — a quella di oggi, e vi chiedete quale meravigliosa forza nuova abbia potuto far sparire così completamente tante barriere d'ogni genere che avevano per secoli profondamente divisa l'Italia in comuni ed in stati così estranei l'uno all'altro, e che erano sopravvissute a tante vicende storiche: quale forza meravigliosa abbia potuto a questa indefinita varietà di tipi e dì forme sociali, così ricca talora di contrasti violenti, sostituire l'elaborazione rapidissima d'una notevole unità nazionale, voi troverete la spiegazione nella stampa quotidiana, innanzi tutto. Così, per ricorrere ancora ad un altro esempio, se voi cercate in che modo il partito socialista italiano, in soli sette anni, sia riescito ad organizzarsi cosi potentemente in tutta Italia, a far conoscere e discutere per tutto il suo programma, a ottenere vittorie come quelle delle elezioni municipali di Torino e Milano del giugno corrente, a dare una così larga risonanza nel paese alla sua politica parlamentare, voi dovete riconoscere che molte delle forze le quali hanno condotto a questo mirabile risultato preesistevano, che le forze nuove spiegherebbero ben poco senza la stampa, e che solo questa ha potuto in pochi anni creare in moltissimi la coscienza del programma socialista, mettere in rilievo e far quindi agire con intensità raddoppiata le cause di un simile movimento sociale, unire, assimilare, {{7}}dirigere le diverse forze a uno scopo comune, creare, infine, un partito e un tale partito.
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Esso fu preceduto ed accompagnato da altre manifestazioni e correnti. Chi non ricorda, ad es., l'americanismo, con la sua esaltazione delle virtù attive, in opposizione alle passive, sorta di conciliazione cattolico-mistica fra il pessimismo paolino del peccato originale e l'ottimismo romantico della strenuous live? Chi non conosce, almeno per la fine narrazione di Loisy e di Houtin gli sforzi fatti da Mons. d'Hulst e da tanti altri per conci¬liare il concetto tradizionale della rivelazione contenuta nei libri sacri degli ebrei e dei cristiani con talune più umili e decisive conclusioni della critica storica? Chi non sa le buone intenzioni di quei cattolici-sociali di Francia e d'Italia che si affaticarono tanto per conciliare la giustizia proletaria con l'egemonia ecclesiastica e papale, divellendo quella dalle sue origini storiche e dalla democrazia contemporanea per farle un tepido ambiente di serra nell'ovatta del Medioevo comunale e corporativista, scambiando le origini della borghesia con l'avvento del quarto Stato?
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