escluso dal nostro Consesso il professore Ducati che sederebbe tanto bene fra noi per le sue qualità personali, e perchè egli rappresenterebbe per di più l'incarnazione, la personificazione del programma del nostro completamento nazionale avvenire; se ciò accadesse, da qual dolore, pensate, non sarebbero elleno comprese le popolazioni del Veneto, le quali vedrebbero che in forza di una soverchiamente letterale interpretazione della legge, sarebbe impedita l'attuazione di uno dei loro più deliberati ed accarezzati propositi, che, cioè, potesse il Trentino avere qui fra noi un suo naturale rappresentante.
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Attesta una maggiore abitudine di previdenza e di risparmio diffusa in tutti gli ordini di cittadini; attesta che oggi si tengono in cassa da ognuno di noi somme di danaro oziose in misura assai minore che non accadesse nel 1866.
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Io mi faccio una ipotesi, perchè in politica bisogna sempre farle tutte, e mi domando: nello stato presente delle cose, se accadesse una rivoluzione a Roma e fosse rovesciato il Governo, il Governo sarebbe in pericolo? In nessun pericolo. Quando, invece, Roma sarà una città di un milione d'abitanti, di 500 o 600,000 abitanti, può accadere come accade in Francia: che i cambiamenti di Governo che avvengono nella capitale sono accettati da tutta la nazione. Dunque qui si tratta di un vero e proprio indebolimento dell'ente Stato. Mentre oggi noi abbiamo la nazione configurata in modo che qualunque movimento alla capitale non mette in pericolo la esistenza del Governo, si vorrebbe configurarla diversamente, per cambiare questo stato di cose, che è oltremodo vantaggioso?
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Indi si volle venire innanzi con un fatto compiuto che stabilisca un qualche cosa di esistente, e che non lasci il Parlamento in quella piena libertà in cui sarebbe se questo non accadesse. Ed io non nego che il fare questa spesa non porti utilità. La scienza quanto più si diffonde, tanto più è cosa che riesce vantaggiosa. Ma siccome noi dei milioni non ne abbiamo molti, e siccome le condizioni delle nostre finanze non sono molto prospere, io credo che per le somme le quali si spendono per l'insegnamento, occorre guardare quale ne è la distribuzione, onde siano vantaggiose alla scienza. Citerò un esempio. Noi abbiamo la Università di Napoli che è la più grande Università del regno, la più grande Università dell'Europa, perchè in Europa non vi è nessuna Università che abbia tanti scolari quanto quella di Napoli. Ebbene in quella città, questi gabinetti di queste tre scienze non corrispondono affatto ai bisogni ed ai portati della scienza attuale. Il tetto minaccia rovina con evidente pericolo del professore e degli scolari. Il professore insiste perchè si ripari questo tetto, il ministro dell'istruzione pubblica risponde che non vi sono denari.
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Io non vorrei che accadesse ancora, dovendo imprendere una campagna, di dover ricorrere a quello sciagurato treno borghese, il quale fece pessima prova. Non credo che saremo nella necessità di ricorrervi; ma per aver tutti i cavalli necessari per il treno, abbiamo un progetto dell'onorevole Ricotti che consisteva nel requisire in pace e tenere a disposizione del Ministero della guerra il numero necessario di cavalli: cioè esigeva una spesa annua per indennizzare i proprietari privati dei cavalli tenuti a disposizione per le occorrenze dell'esercito.
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abbia a finire come ha finito l'onorevole Asproni; ma se accadesse, proporrei io stesso questa dimostrazione.
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Io l'ho voluto dire, perchè se più tardi (noti bene l'onorevole presidente del Consiglio, non è una profezia, nè una minaccia, ma io conosco cosa sono i piccoli paesi), se più tardi, dico, accadesse qualche cosa di disgustoso, non vorrei assumerne io nè farne assumere ad altri la responsabilità. Questa è una semplice preghiera che valuterà come meglio crede, nell'interesse del servizio e della pubblica amministrazione; e sono sicuro che, appurati i fatti, provvederà energicamente.
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Io so (se mi fu detto il vero) che anche prima che il fatto accadesse, per ragione di servizio era stato disposto che quella stazione di carabinieri dovesse avere un altro personale; ma che sopravvenuta questa circostanza, non fu creduto utile di levare subito quei carabinieri da quel posto, ma aspettare qualche altro giorno. Sottometto questa circostanza all'onorevole presidente del Consiglio; e poichè questi carabinieri dovevano per ragione di servizio lasciare quel comune, potrebbero lasciarlo ora se all'autorità sembrasse momento opportuno. Si tratta di un paese ove la popolazione è esasperata; un brigadiere e quattro carabinieri si trovano soli in un comune che si crede offeso. Anche stando con gli occhi bassi, la popolazione può credere di essere insultata. Veda l'onorevole presidente del Consiglio, ministro dell'interno, a cui la pubblica sicurezza deve stare a cuore, se non fosse il momento oggi o domani, o al più presto…
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Se accadesse poi che in fine d'anno se ne fosse stralciata una somma maggiore di quella che occorrerà per pagare questi fondi agli appaltatori, l'amministrazione potrebbe trovarsi nell'imbarazzo, trattandosi di provvedere alle spese veramente ordinarie.
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Ecco il gran beneficio che io gli farei: quando accadesse che un prefetto fosse messo in aspettativa per motivi di salute accadrebbe che, secondo l'articolo 5° della Commissione, dovrebbe essere vacante quel posto, quindi dovrebbe quest'impiegato trovarsi in condizioni identiche a quelle in cui si trovano gli altri impiegati; laddove se la Camera consentisse a ristabilire l'ultimo alinea di quest'articolo, che cosa accadrebbe? Accadrebbe che se quest'impiegato prima dello spirare del biennio risana, egli sarebbe esposto a non trovar più il suo posto vuoto. Quindi accadrebbe che per virtù dell'articolo 3, il quale da quest'alinea non è menomamente vulnerato, egli potrebbe trovarsi ad essere senza impiego e senza assegnamento di aspettativa o di disponibilità.
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