S'è per domani, sì, zio Brasi. Oggi son venuto a far, la Pasqua a casa mia.
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Sentite! S'è la verità che m'avete detto, allora vi ringrazio, e vi bacio le mani, come se fosse tornata mia madre istessa dal camposanto, comare
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PROPRIETÀ LETTERARIA ROMA — Tipografia dell'Ospizio di S. Michele in esercizio di Carlo Verdesi e C.
che aveva in mano. Quando si dice il destino! Perchè quella eral' ultima notte che doveva stare a Santa Margherita. S'era licenziato a Pasqua dal
scenderle per le belle spalle nude, ancora ansanti per il valzer, sotto la lontra del mantello. Poi s' era messa a letto e non s'ora più levata. Il suo
tremito nervoso. — Buona sera! Un po' tardi! Finisco adesso il mio giro. E questa cara ammalata come è stata ? S'era assiso di contro al letto; aveva
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della fabbrica dei Frati di S. Maria Novella di Firenze
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minaccia di gelare si ricoprono con paglia. Si può anche appenderli al soffitto in un locale ove s’è certi che non gela.
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(nel veder l’impressione terribile sul volto del Re, Elisabetta s’arresta spaventata. Il Re s’alza lentamente, s’avvicina ad un tavolo, ove prende un
Elisabetta entra lentamente assorta nei suoi pensieri, s’avvicina alla tomba di Carlo V e s’inginocchia.
(Filippo, conducendo Elisabetta, appare in mezzo ai Frati. Rodrigo s’è allontanato da Don Carlo che s’inchina innanzi al Re cupo e sospettoso. Egli
(La fiamma s’alza dal rogo. – Cala la tela).
Un sito ridente alle Porte del Chiostro di S. Giusto.
(Don Carlo rimette la sua spada a Rodrigo che s’inchina nel presentarla al Re)
(Rodrigo prende la mano della Principessa d’Eboli e s’allontana con lei parlando sottovoce)
(Il popolo, rimasto silenzioso per un momento, riprende le grida di gioia. I frati s’allontanano. Le campane suonano di nuovo).
(Rodrigo appare nel fondo. Tebaldo s’avanza verso di lui, gli parla un momento a voce bassa, poi torna alla Regina)
(Tutti s’inchinano silenziosi. Filippo scende i gradini del tempio e va a prendere la mano d’Elisabetta per continuare il suo cammino).
(il Re s’incammina dando la mano alla Regina: la Corte lo segue. Vanno a prender posto nella tribuna a loro riservata per l’auto-da-fé. Si vede il
(Le porte della Chiesa nell’aprirsi lascian vedere Filippo con la corona sul capo, incedendo sotto un baldacchino in mezzo ai frati. I signori s
Don Carlo si mostra condotto da Tebaldo. Rodrigo parla sommesso a Tebaldo che entra nel convento. Don Carlo s’ avvicina lentamente ad Elisabetta e s
(Il giorno spunta lentamente. Don Carlo pallido ed esterrefatto erra sotto le vôlte del chiostro. Si arresta per ascoltare, e si scopre il capo. – S
(S’ode la campana dell’Angelus).
(Anna e Roberto s’inginocchiano ai piedi del vecchio; tutti li imitano).
(S’ode la campana dell’Angelus)
S'invoca l'articolo 96 del nostro regolamento. L'articolo 96 parla della polizia della Camera, e la mia opinione è che questa polizia debba essere
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«Il sottoscritto desidera interrogare S. E. il ministro delle finanze e S. E. il ministro d'agricoltura e commercio intorno ai loro intendimenti
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come rapporti puramente e semplicemente commerciali. Onde in lui s' ingenera la persuasione, che egli tanto debba fare e tanto produrre quanto riceve.
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dei giorni interi; e il povero filosofo si morrebbe di fame, se non avesse altro nutrimento, che questo ideale oggetto della sua mente. Perchè s
fine, e quindi racchiudere una trinità in sè medesime e, come dice S. Agostino, devono aver tutte un modo, una specie e un ordine. Le categorie della
Nordau parlando delle case parigine del sobborgo S. Germano, dice: se potessero parlare quali storie racconterebbero. Sarebbero storie degli amori di
in mano da un distributore di foglietti il seguente avviso: - Non buttate mica via questo memorandum, S. V. P. cioè: (S'il vous plait, che è il
o le medesime sono tutte tagliate ad una grandezza, manca lo spicco, il distacco. Così, per riparlare di Roma, il noto S. Pietro nasconde da
a Vienna; dono suo carissimo; che ho letto con tanto piacere e dato a leggere a qualche amico giovane. "S'io non m'inganno, Ella ha da natura la
. Gli Apparatori pubblici hanno allentati i velarli riparatori l'estate di S. Martino penetra allegramente nelle vie a cacciarne le poco salubri
fochi n'erano spenti; solo da una rossa cortina un barlume che andava e venìa, peregrina facella, certamente in mano alla contessa. S'apre una porticina
, guardò la finestra di casa: Susanna vi era affacciata e la guardava. - Oh Dio! - pensò Checchina - ora ha visto che non ho voltato per S. Andrea. Ma
fiori. Seguì con l'occhio quelle rose bianche dal seno rosato, quella mite vainiglia: poi cercò di scuotersi da quel torpore. S'infilò la giacchetta