Infine si può parlare di società cristiana, in quanto in essa abbondano ancora individui i quali professino la religione cristiana, ne accettino gli usi e le tradizioni, obbediscano ai legittimi superiori e rappresentanti del cristianesimo; individui i quali quindi vivano in qualche modo una vita religiosa, e questa nel cristianesimo, ed accettino le dottrine ed i precetti di questo: esercitando con ciò una influenza maggiore o minore intorno a sé e in tutta complessivamente la società politica della quale fanno parte. In questo senso, e non nei due precedenti, noi ci occupiamo, in questi discorsi, della società cristiana.
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I popolari invece (con questo nome comprendo anche le altre denominazioni a carattere politico-costituzionale dei cattolici come cristiano-sociali, democratici-cristiani, popolari-sociali e simili) sostengono il regime costituzionale democratico, in quanto rappresentanza politica del popolo e partecipazione diretta alla vita amministrativa statale; senza che per questo riconoscano e accettino la concezione razionalista dello stato moderno, detto anche stato liberale. La nostra concezione statale, si rifà alla tradizione del pensiero scolastico; per noi, lo stato è l'organizzazione politica della società umana, ai fini naturali della convivenza, e presuppone i limiti del diritto di natura. Ha quindi funzioni etiche (non vi è diritto senza morale), ma non è un primo-etico-sociale;ed ha fini collettivi, ma non è un assoluto-collettivo.
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Da alcuni anni, tuttavia, c'è fra i cattolici stessi una tendenza vigorosa a contestare alla curia romana questa direzione della loro attività politica; e su questo fondamentale problema va nettamente delineandosi una profonda divisione fra di essi. Dall'una parte sono tutti quelli che, pur dissentendo in parte dalla politica vaticana, accettano tuttavia, o per principio (e sono i clericali nerissimi rappresentati dall'Unità, dalla Difesa, dalla Civiltà Cattolica, ecc. ecc.) o per necessità di fatto e come minor male, come la Lega Lombarda, l'Osservatore Cattolico, (oggi fusi nell'Unione, in base a un accordo elettorale riguardante tutta la Lombardia) il Momento, ecc., di agire di concerto con il Vaticano e con l'autorità ecclesiastica; e si mostrano favorevoli a ogni tentativo di riordinare e riallacciare le file dì una organizzazione clericale politica più o meno ufficiale e confessionale. Dall'altra parte, con la Lega democratica na¬zionale, sono quelli i quali vogliono che i cattolici italiani provvedano da sé stessi, come han fatto i tedeschi in Germania e poi in Austria, alla formazione di un loro partito politico, indipendente come tale dal Vaticano nell'apparenza e nel fatto, autonomo, non confessionale, aperto tutti coloro i quali accettino la posizione e il programma politico e sociale della Lega stessa. Il conflitto tra la Curia romana e la L. d. é aperto ed acuto, come tutti sanno; ed é conflitto, non solo fra due tendenze e due tattiche, ma fra due principi.
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