Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accettare

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Gesù contemporaneo

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 179-211.
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Il Gesù in cui noi crediamo è venuto perché le anime nostre abbiano la vita — non delle formule, dei precetti, dei riti da accettare e applicare passivamente e quasi meccanicamente — ma la vita, e l'abbiano con più abbondanza. Tocca alle Chiese aggiustarsi con Lui.

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Il Partito Popolare Italiano

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Murri, Romolo 6 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 92-127.
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Il 3 febbraio del 1902 furono pubblicati i nuovi Statuti dell'Opera dei Congressi con istruzioni annesse; e ai democratici cristiani si imponeva di entrare nel secondo gruppo della nuova Opera, di dipendere gerarchicamente da esso e di accettare nelle Sezioni l'assistente ecclesiastico nominato dai vescovi. Era la morte della nostra autonomia politica. Il Vaticano schiacciava un partito politico, di non confessionale.

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Il 9 febbraio il Domani d'Italia pubblicava una breve dichiarazione redatta da me, ma non recante la mia firma, in cui, in termini molto rispettosi, si annunziava di non poter accettare il nuovo Statuto e la presentazione alla Santa Sede di un memorandumEcco alcuni brani di quella memorabile dichiarazione «Abbiamo letto il nuovo statuto dell'opera dei congressi fatto conoscere ora ai cattolici, insieme a istruzioni emanate dalla S. Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari: e più specialmente la parte che riguarda la riorganizzazione della democrazia cristiana in Italia.«Cattolici sinceri e devoti alla Santa Sede, amanti sopra ogni altra cosa 1' unione sincera e costante con essa, ma gelosi altresì dei diritti e delle esigenze della attività civile e sociale dei cattolici italiani, e pieni di sollecitudine per l'avvenire delle nostre giovani associazioni operaie, noi ci sentiamo in dovere di osservare che nuove disposizioni statutarie dell'opera dei congressi contengono norme pratiche e regolamentari le quali ci sembrano non diradare un equivoco che in questo momento era necessario veder evitato — quello che vela la distinzione, necessaria a farsi, fra il compito religioso e i compiti civili e sociali delle organizzazioni popolari — e creano un pericolo serio per lo sviluppo ulteriore delle giovini forze operaie».Seguiva l'annuncio di un memorandum da sottoporre alla approvazione delle associazioni d.c. di tutta Italia per esser poi presentato alla Santa Sede.Fra i firmatari, tutti laici, era anche 1' avv. Mattei Gentili, oggi direttore del Corriere d'Italia.. Per non compromettere io sacerdote, la resistenza dei miei amici, feci annunziare la mia partenza da Roma e rimasi per più giorni nascosto in casa, non vedendo che qualche fedelissimo collaboratire. Il Vaticano ebbe paura. Se, come ho detto sopra, il laicato cattolico, che aveva oramai un numeroso stato maggiore, in cui erano già quasi tutti gli antesignani di oggi, fosse stato meno vile, la causa era vinta sin da allora e costituito, diciassette anni fa, il partito popolare italiano.

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Nel 1908, quando chi scrive, già colpito dalla sospensione a divinis, trattava con l'autorità per la revoca del provvedimento e si dichiarava disposto a ritirarsi da ogni attività pubblica, trovò la via della riconciliazione sbarrata da due pretese che non ritenne di poter accettare: impegnarsi a non aver più alcuna corrispondenza privata con i suoi antichi amici e collaboratori ed aderire formalmente al principio della assoluta obbedienza al pontefice anche in materia politica e sociale. Per difendere, adunque, il diritto dei cat tolici a una loro politica non ufficialmente regolata e diretta dalle autorità ecclesiastiche, egli fu escluso dalla Chiesa e colpito di scomunica maggiore, nominalmente. Se non avesse avuto la strana pretesa di possedere una coscienza propria, nel cattolicismo, egli sarebbe oggi il segretario politico del partito, fondato diciotto anni fa in un modesto appartamento di Piazza Torretta Borghese, in Roma.

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In questo scartare la tesi ed accettare l'ipotesi, in questo mettersi sul terreno delle libertà ieri deprecate, sta l'importanza grande del partito — noncattolico — popolare italiano, per la politica e per la religione del nostro paese.

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Dopo il 20 settembre 1871, vinta questa sul terreno politico, non volendo accettare il nuovo stato di cose, impose ai cat tolici italiani di non accettarlo neanche essi, e di associarsi durevolmente e fedelmente alla sua protesta. Espressione di questa fedeltà religiosa, che diveniva solidarietà politica fra il papato e i cattolici italiani, fu il nonexpedit, che Leone XIII fece interpretare come nonlicet. I cattolici rifiutavano di dar la loro adesione allo Stato unitario, di entrare a costituirlo, astenendosi dalle elezioni politiche, l'atto tipico della sovranità popolare sulla quale riposava il nuovo Stato. Cattolici prima che cittadini, devoti alla dottrina cattolica dei diritti e dell'autorità della Chiesa, essi stavano per questa. contro lo Stato anticattolico ed usurpatore.

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Col fatto stesso del costituirvi in partito politico aconfessionale e nazionale, voi cattolici sancite l'apprezzamento che fra i modi di questa libertà non c'è più per voi quello che vi impedì così a lungo di esistere come partito, di accettare la nazione e il suo Stato e il diritto fondamentale su cui questo riposa e l'unità nazionale. E voi stesso, infatti, avete cura di aggiungere che l'antico dissidio fra Stato e Chiesa si è venuto attenuando e l'esito della guerra ha «eliminato molti tramestii internazionali ai quali fu a scopi politici spesso ritenuta (sic) mescolata la Santa Sede, e «il problema dell'indipendenza della Chiesa è un problema spirituale al quale i cattolici italiani si interessano come si interessano i cattolici di tutto il mondo».

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La Democrazia Cristiana in Italia

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1920
  • Murri, Dalla Democrazia Cristiana al Partito Popolare Italiano, Firenze, Battistelli, 1920, 62-90.
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Il Domani d'Italia dichiarò fermo e rispettosamente di non poter accettare le nuove disposizioni; e la commozione fu grande. Era l'ora del laicato. Non si seppe afferrarla. Dopo pochi giorni, durare nella resistenza apparve impossibile, per la timidezza della maggior parte dei giovani; e il Vaticano, impaurito, si mostrava blando e pieno di condiscendenza. Si cedette. Il movimento, nella sua fase ufficiale, ebbe una nuova effimera fioritura; e nel congresso di Bologna del novembre 1903 parve oramai padrone, in un ultimo scontro decisivo fra le due tendenze, della stessa Opera dei congressi.

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Lo Stato, o meglio Giovanni Giolitti che, dopo la reazione allo sciopero generale del sett. 1904, piegava a destra, si affrettò ad accettare la collaborazione politica dei cattolici conservatori e ad offrire in cambio la sua solidarietà al pontefice, secondando la repressione e l'isolamento dei novatori. Il giornalismo liberale che aveva spesso e volentieri, negli anni prece¬denti, accolto scritti di giovani cattolici e talora favorito apertamente la causa di questi, fu richiamato su migliore via, o con minacce aperte di proibizione da parte dell'autorità ecclesiastica — e se ne ebbe anche qualche esempio ammonitore, — o mediante accordi con i redattori e corrispondenti di quei giornali per le cose vaticane. Sicché in breve tempo tutta la stampa liberale (i piccoli giornali seguono sempre l'esempio dei maggiori, il che semplifica assai l'opera di...persuasione) o tacque o incominciò contro la democrazia una campagna di denigrazione e di scherno.

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