Perché fra economia civica e rurale si cela un contrasto naturale: la città ha bisogno di prodotti alimentari, che essa non crea, e che la campagna (per la legge di produttività decrescente del suolo) tende ad offrirle a prezzi rincariti; la campagna ha bisogno di capitali, che essa per i limitati redditi non può risparmiare, e che la città, abituata ai lauti profitti dell'industria e dei traffici, non le fornisce che a condizioni onerose. Il contrasto non è insolubile; ma per il concorso di circostanze particolari esso può divenire acuto e ruinoso. Nella storia dei Comuni in guerra colla feudalità si può in parte scorgere un conflitto fra ricchezza immobiliare e mobile: e al di dietro dell'odierno rivolgimento delle classi lavoratrici e del socialismo, si cela forse una lotta silenziosa e profonda fra ceti fondiari e capitalisti, fra campagna e città (Petrone).
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A molte di queste forme di ingiustizia parve anzi che la società cristiana si fosse talmente abituata da crederle quasi un effetto spontaneo ed irrefrenabile della convivenza umana; ed è argomento di umiliazione per le anime cristiane il vedere che assai spesso la protesta è sorta da gruppi e scuole le quali, lungi dall'attingere la loro aspirazione al cristianesimo, rimproveravano questo di avere, con lunga e supina acquiescenza, lasciato crescere e consolidarsi sotto i suoi occhi tali e sì palesi violazioni del dritto e del giusto. Ed oggi la critica riguardante il cumulo delle ingiustizie che la società accoglie nel suo seno è assai spesso fatta da partiti e da scuole avverse al cristianesimo ed agli ordinamenti sociali che la Chiesa è parsa voler clamorosamente prendere sotto la sua protezione.
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E la Chiesa si era abituata da secoli a ottenere i suoi fini con il mettersi d'accordo, piuttosto che con il popolo sfruttato, con i suoi sfruttatori; con i sovrani e le aristocrazie e le caste militari ed, ora, dopo l'avvento dell'industrialismo, anche, in quanto fosse possibile, con i signori dell'industria. E furono le preoccupazioni destate in questi dai primi moti della democrazia cristiana e dal fervore di quelli che la avevano sinceramente accettata che condussero dalla Rerum novarum alla Graves de communi; un documento senza più slancio e fede. pieno di se e di ma, in cui si cercava di tarpar le ali al movimento senza sconfessare i principi già posti. Era la sorte che era sempre toccata, nella Chiesa, ai movimenti mistici spontanei e profondi; la Curia vaticana ha delle ragioni che non sono le ragioni del cristianesimo originario ed evangelico.
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