Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonato

Numero di risultati: 7 in 1 pagine

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La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

400818
Murri, Romolo 4 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
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I cattolici, per la prima volta forse dacché il regime costituzionale fu stabilito in Italia, fecero sentire la loro voce, nella vita pubblica del paese, nettamente contraria al progetto, e questo fu, per allora, abbandonato. Tuttavia non conviene illudersi molto; l'introduzione del divorzio sembra essere quasi fatalmente sulla via di quella che chiamano laicizzazione dello Stato; precisa dal campo dei fini di civiltà e di cultura che esso persegue ogni considerazione e finalità religiosa, questo sente venirsi meno la forza di imporre ai coniugi, dei quali la legge civile riconosce l'unione maritale, l'onere di rimaner vincolati l'uno all'altro per tutta la vita; mentre quest'onere sembra, d'altra parte, nella costituzione presente della famiglia, divenire sempre più grave e più difficile a portarsi ad un grande numero di contraenti.

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L'uno è quello che dichiara morta la fede senza lo opere: ora la fede è appunto conoscenza; ed una conoscenza è morta quando essa rimane come una semplice concezione od affermazione astratta senza valore pratico nella vita, come uno strumento di attività spirituale messo da parte ed abbandonato. L'altro passo, di profondo significato, ci dice che noi dobbiamo fare la verità, per andare alla vita: non specularla, non apprenderla a memoria, non curarne i concatenamenti ideali, ma farla: e cioè cercarla nel bene, raccogliere su di essa lo sforzo di tutta quanta la nostra attività interiore, per tradurla in volizioni buone, e così sentirla via via crescere, divenire più intensa, rampollar misteriosamente dalle più profonde radici del nostro essere spirituale, avvalorate dalla grazia, e così vedere il suo raggio estendersi ed illuminare sempre più chiaramente le vie della nostra vita.

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Da principio furono povere comunità d'uomini che avevano abbandonato tutto e fuggivano nel deserto, più che l'odio dei persecutori, le seduzioni della vita pagana; poi furono monaci, legatisi a vita comune nel seno della società stessa, e pei quali il monastero fu scuola chiesa patria, e contenne in germe e svolse e propagò la cultura l'arte la civiltà di un mondo nuovo sorto dalle società barbariche. Più tardi, quando quel mondo cominciava a disciogliersi e la corruzione del clero e la sete di dominio e le passioni di parte selvagge e violente minacciavano la cultura e la civiltà latina, furono torme di umili fraticelli lanciate pel mondo a dare esempio di povertà e di rinunzia, predicare agli uomini la semplicità, le gioie pure della vita, le gioie divine della pace, del perdono, dell'amor fraterno. E poi ancora, in questa stessa società medioevale, con una fecondità meravigliosa, il cristianesimo e la Chiesa sono stimolo motivo segnacolo presidio ad ogni forma di associazione economica o politica o più largamente umana e sociale; la Chiesa, sinché non le sorga accanto la casa del popolo, ricopre della sua ombra e assemblee civili, municipio, tribunale, parlamento; e nelle campagne, quando la tirannide del signore feudale infuria e quando poi essa rallenta, attorno alla pieve e al convento la piccola comunità politica si costituisce e sorge il villaggio.

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Io ho pietà del marito che ha un salario insufficiente, perché percuoterà la sua donna, trascurerà i figli e passerà le sere all'osteria; ho pietà della fanciulla di genitori miseri, perché so che essa è quasi sicuramente votata al disonore ed all'infermità; ho pietà del bambino che cresce abbandonato sulla via, perché so che egli sarà un pessimo uomo; ed ho pietà del cencioso, dell'affamato, del derelitto, perché so che in tali stati alla miseria esterna si accompagna la depressione dello spirito e quindi l'abbrutimento. La pietà cristiana non può arrestarsi a lenire i mali fisici; per essere realmente pietà cristiana essa deve sempre mirare alla rigenerazione morale e spirituale del beneficato; l'elemosina gettata passando a un ignoto è solo scusabile quando altre e più adatte forme di beneficenza non appariscano possibili. Con ciò essa mostrerà anche di vedere nel beneficato un uguale, un essere che essa aiuta a riconquistare il suo posto nella società, e farà grato il dono che, altrimenti, provocherebbe dispetto ed odio.

Pagina 84

Il Mezzogiorno e la politica italiana

401349
Sturzo, Luigi 1 occorrenze
  • 1923
  • Opera omnia. Seconda serie (Saggi, discorsi, articoli), vol. iii. Il partito popolare italiano: Dall’idea al fatto (1919), Riforma statale e indirizzi politici (1920-1922), 2a ed. Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2003, pp. 309-353.
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Agricoltura del latifondo abbandonato dal proprietario, agricoltura di rapina del gabellotto o del subaffittuario, agricoltura afflitta dal brigantaggio di campagna, dalla mafia, dall'abigeato, dalla malaria e dal disboscamento. Chi avrebbe affidato i capitali a un tale mezzogiorno senza istruzione e senza volontà, i cui mezzi finanziari non potevano rispondere al ritmo rigoglioso e orgoglioso della economia moderna? Intervenga lo stato e faccia quel che può; faccia strade, faccia scuole, faccia acquedotti, porti un po' di civiltà; e poi il mondo finanziario accorrerà in aiuto del mezzogiorno.

Pagina 320

La stampa quotidiana e la cultura generale

402052
Averri, Paolo 1 occorrenze
  • 1900
  • Averri, La stampa quotidiana e la cultura generale, Roma, Società Italiana Cattolica di Cultura, 1900, IV-70.
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E per questo il giornalismo richiama ogni giorno più l'attenzione dei sociologi e degli uomini pubblici: e mentre esso era abbandonato sinora liberamente all'esercizio di chiunque volesse improvvisarsi giornalista, oggi s'incomincia a riconoscere ed a predicare che questa importantissima funzione pubblica richiede attitudini e studi preparatori determinati: sicché, per esempio, proprio di questi giorni a Parigi si è decisa la fondazione di una facoltà universitaria speciale per i giornalisti.

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Il Parlamentarismo in Italia e la funzione del partito socialista

402482
Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1907
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 166-191.
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Così è nella vita politica: essa risulta di numerosi e complessi elementi fisici, fisiologici e psichici che in varie maniere concorrono al risultato collettivo; e, via via, sulle singole classi di questi varii elementi la consapevolezza umana, che è in questo caso la scienza, ha fatto e va facendo la luce: ma più considerandoli staticamente, nel passato e nella memoria che li conserva, che non osservandone il giuoco continuo nella vita; più cercando di esagerare l'importanza di ciascuno di essi separatamente, che tentando di risalire da essi alla più complessa realtà, la quale di essi si giova ed in essi si manifesta. Questa inettitudine risponde, del resto, alla tendenza così acutamente illustrata dai critici dei principii delle scienze naturali (Bergson, Poincaré, Duhem, Le Roy, Mach, ecc.) di cogliere delle cose solo i momenti isolati e le forme vuote, fissandosi poi, scolasticamente, in questi quasi fossero entità per sé stanti, e lasciandosi sfuggire la complessa realtà del flusso della vita. Cosi oggi, se è possibile parlare con linguaggio scientifico — profittando di un metodo di indagine e di classificazioni che è in uso già da vario tempo — di finanza pubblica, di contabilità di Stato, di diritto amministrativo e costituzionale e via dicendo, nel considerare l'insieme, in opera, di tutti questi frammenti od aspetti della realtà sociale in moto e nel parlarne, prevale ancora, accanto al formalismo scolastico di professionisti della scienza, l'empirismo più grossolano ed approssimativo. La politica corrente non è nel suo insieme, oggetto di scienza; il trattar di essa è quasi abbandonato ai giornalisti, dei quali appena uno su cento porta al suo mestiere una seria o solo non risibile preparazione: e, dai giornali, l'equivoco, l'incertezza, le confusioni dilagano anche spesso nelle menti degli studiosi.

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