Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: abbandonano

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Una conferenza dell'on. Degasperi a Merano. Il contraddittorio coi socialisti

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Alcide de Gasperi 1 occorrenze

In Austria, in Germania, nel Belgio i cristiano-sociali in questi due ultimi paesi, anche altri partiti democratici accettano di collaborare coi socialisti nell’amministrazione dello Stato per trasformare il regime capitalistico; ma tale concorso è possibile solo perché i socialisti abbandonano la concezione marxistica della storia, o per lo meno sospendono il loro giudizio in riguardo. Si vedrà ora se anche in Italia finirà col prevalere tale indirizzo. L’oratore crede che ciò avverrà non tanto per volontà degli uomini quanto perché le cose ve li costringeranno. Intanto però i socialisti italiani, e con loro i compagni nostrani, si entusiasmano per i soviet e per la dittatura del proletariato. Essi sono ammiratori sconfinati del regime di Lenin e di quello tentato a Budapest da Bela Kun. L’oratore non vuole occuparsi di quello che sia avvenuto di fatto in questi due paesi. Le notizie sono così contraddittorie, che avrebbero dovuto consigliare ai nostri socialisti un certo riserbo. Tornata la pace e la libertà dei commerci, ci sarà la possibilità di studiare serenamente che cosa abbia portato l’esperimento comunista in Russia. Se ci sarà vero progresso, chi potrà negarlo o impedire che si attui in altri paesi? Ma intanto quello che certamente non si può accettare è il sistema generale che si è voluto colà introdurre, cioè l’espropriazione violenta mediante la dittatura politica e militarista del governo dei soviet. Il sistema ha portato alla guerra civile. Abbiamo bisogno in Italia di una altra guerra, più sanguinosa e più crudele, perché fratricida? Ha bisogno il nostro paese semidevastato che l’Italia, a cui è appena congiunta, si lanci nel caos dell’esperimento comunista, mentre c’è tanta urgenza che si riprenda il lavoro, si riordinino le finanze, si aumenti la produzione, affinché noi stessi possiamo uscire dalla crisi in cui ci ha lasciato il conflitto mondiale?

La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi

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Murri, Romolo 4 occorrenze
  • 1907
  • Murri, La vita religiosa nel cristianesimo. Discorsi, Roma, Società Nazionale di Cultura, 1907, 1-297.
  • Politica
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A questa scuola di anime che è, nello spirito del Cristo, la Chiesa, alcuni si abbandonano semplici e confidenti come fanciulli, contenti di obbedire e di fare docilmente e semplicemente il bene: noi, anime moderne agitate da tanto inquieto desiderio di vita, dobbiamo essere discepoli più curiosi e più acutamente indagatori, ma pur docili sempre allo Spirito; tener vive e deste in noi le voci della coscienza, non come risposte che ci vengano da noi stessi ai nostri dubbii, che sarebbe il camminar di un cieco, ma come interrogazioni rivolte all'occulto e presente volere misterioso che ha, ed è pronto a dirci, il segreto del Bene e della Vita, interrogazioni umili di figli che cercano la sapienza liberatrice, quella che fiorisce nelle opere e che discende attraverso alla coscienza in tutti i rami dell'attività umana per assommarla nel possesso pieno di sé.

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Altri invece, per un eccesso opposto, si abbandonano ad elementi fantastici, il cui effetto è di determinare ed impiccolire la figura di Gesù e di mutare l'amore vivente di lui nella devozione, minuziosa ed ansiosa di grazie, alle piaghe, alla spalla, alla colonna, alla cuna, alla veste: buone devozioni, ma quando raccolgono la sovrabbondanza di un affetto che si sia prima esercitato nell'imitare Gesù e nel compiere la volontà di lui e del Padre.

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Quale forza, vien subito fatta di pensare, per una causa, questi uomini che dimenticano ed abbandonano tutto per dedicarsi intieramente al servizio di essa! E quale immensa efficacia di bene, nel mondo, una causa che ha, come la Chiesa, un così elevato e divino programma di pace di purificazione di bene di amore, che ha energie spirituali così poderose, e che dovunque, sino nel più remoto dei nostri villaggi, conta di questi uomini che le si sono dedicati intieramente, per la vita e per la morte, trascurando ogni cura ed ogni interesse terreno loro proprio e di quelli che amano per i vincoli della carne! Osservate solo l'Italia nostra. Chi conta il numero dei suoi preti e dei suoi frati? Nelle nostre città italiane le chiese ed i campanili si sollevano numerosi al disopra dei più umili tetti sottostanti. All'ombra di ognuno di essi abitano sacerdoti. Essi hanno locali vasti per le riunioni dei fedeli, arredi sacri, oggetti d'arte ricchissimi, rendite di benefici, seguaci e fautori molti; tutti mezzi incredibilmente efficaci di azione. E fuori della città, non solo dovunque si aggruppino, spesso intorno all'antichissima pieve, case d'umani, ma su per i colli, nelle pianure fertili, nelle gole dei nostri monti, di quando in quando un campanile, una chiesa, un prete; e le anime degli umili abitatori dei luoghi intorno nelle sue mani. E tutti questi preti e frati sono organizzati mirabilmente; ad essi è vietata ogni occupazione che non sia di ministero spirituale o non giovi a questo; una voce li chiama ed essi accorrono alle riunioni; una parola viene dai gradi più alti della gerarchia e domani, da tutte le chiese d'Italia, quella parola è ripetuta e spiegata a tutte le comunità dei fedeli.

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La colpa di ciò, tolta la parte che ne ricade sulle generazioni passate, è di molte categorie di persone; ne hanno i governanti che non provvedono, ne hanno coloro i quali agiscono su di essi e sull'opinione pubblica, che non se ne occupano, ne hanno i proprietarii che abbandonano i loro fondi, le signore le quali logorano e disperdono spensieratamente un denaro che fu bene chiamato gelatina di fame e di lacrime oscure, ne hanno coloro che non predicano il precetto cristiano con lo spirito vivo di amore e di giustizia sociale che dovrebbe aprire gli animi all'osservanza di esso; responsabilità varie e complesse, e pur sempre gravi, delle quali ricade un poco su ciascuno di noi.

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La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

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Murri, Romolo 1 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
  • Politica
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Si contano oramai a diecine, ogni anno. i preti di qualche valore e notorietà che abbandonano la Chiesa; ed assai maggiore è il numero di quelli che, pure avendo perduta la fede, vi rimangono, per non andare incontro ai giudizii del mondo ed alle difficoltà del rifarsi una posizione nella vita; ad età già avanzata.

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