Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 222 in 5 pagine

  • Pagina 2 di 5

Come devo comportarmi?

172093
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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Non sorgerà mai, mai, una società abbastanza ricca e devota al dovere, che permetta al vecchio povero di morire dove ha vissuto, fra la gente che ama, seguendo le abitudini incontrate, circondato dalì' affetto de' suoi ?... Perchè la società non è costituita in modo da lasciare il povero vecchio nel posto che Dio gli ha assegnato, là ove l'uomo forte e giovine dovrebbe confortarlo, la donna averne cura, i fanciulli sorridergli ?... È pietoso vedere la debolezza sorretta, dalla forza, la infermità alleviata dalla salute fiorente, il capo canuto chino su i riccioli Biondi!.. È invece triste l'ospizio ove sono raccolte tante vecchiaie, ove sono sepolti i ricordi, i desideri, le languide speranze, non di rado il rammarico, qualche volta la sorda, impotente ribellione contro l'ingiustizia! E pure... che sia mille volte benedetto l'ospizio che apre un asilo ai vecchi poveri, che li toglie al freddo alla fame e, pur troppo, all' ingratitudine! Ma che si possa sperare in un tempo in cui cesserà di essere necessaria questa pietosissima e grandiosa opera di beneficenza, in un tempo in cui l'amore e la gratitudine si uniranno insieme per preparare un posto d' affetto e di riconoscenza ai vecchi affraliti e impotenti al lavoro!

Pagina 120

Per essere felici

179562
Maria Rina Pierazzi 2 occorrenze
  • 1922
  • Linicio Cappelli - Editore
  • Rocca San Casciano - Torino
  • paraletteratura-galateo
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Non sarà mai abbastanza accurata ed elegante per l'uomo che l'ama. Ella avrà molto riguardo alla propria persona; non si farà mai vedere nè sciatta, nè spettinata, nè mal vestita da suo marito. I suoi abiti da casa, invece, saranno semplici, chiari, ben fatti; ella si mostrerà inappuntabile ed elegante in ogni ora del giorno. Avrà cura che la casa sia perfettamente in ordine, la tavola linda, i cibi ben preparati e gustosi, in una parola, avrà il dovere di rendere dolce la vita familiare all'uomo che deve starle al fianco fino all'ultimo dei suoi giorni. L'amore è composto di grandi, ma anche di piccole cose; e troppo spesso le famiglie si sfasciano per l'incuria della donna la quale non ha saputo compiere qualche sacrificio, mostrando al suo compagno di aver più a cuore l'esteriorità della sua posizione che l'intima gioia della propria casa. Essere bella e piacente verso il marito, non è civetteria: è dovere. Quale idea, altrimenti, egli si farebbe della sua moglie, vedendola elegantissima in società e sciatta e disordinata in famiglia? Ahimè! Le apparenze hanno purtroppo il loro diritto, e l'uomo per ammirare un bel quadro vuol vederlo in degna cornice.

Pagina 178

Naturalmente ella stessa fornirà queste cuffiette le quali non devono dare alla cuoca l'apparenza di una "pappina„ d'ospedale, ma devono essere abbastanza graziose e ben fatte da essere accettate senza rimostranze anche dalle donne più schizzinose. ln quanto alle governanti dei bimbi piccoli è necessario che sieno provvedute per casa di grembiuli bianchi di una certa eleganza e si pretenderà che vestano di chiaro. Per fuori si farà loro indossare il costume inglese che è così elegante nella sua semplicità. Abito e cappa turchina o grigia; in capo un lungo velo azzurro chiuso attorno alle tempie secondo la foggia dei veli portati dalle Dame della Croce Rossa. Tale costume è preferibile a qualsiasi abito "particolare„ perchè talora, onde sfoggiare una tal quale eleganza, queste governantine si camuffano in mille modi sfoggiando certi copricapo da far venire i brividi...

Pagina 218

Le belle maniere

179889
Francesca Fiorentina 1 occorrenze
  • 1918
  • Libreria editrice internazionale
  • Torino
  • paraletteratura-galateo
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Se poi vi sorprendesse lo zio, al quale non sembrate mai abbastanza serie! All'arrivo d'una visita, tanto più se di persone anziane, scivolereste via volentieri per correre a far confondere la vecchia domestica o per giocare a rimpiattino co' fratellini; e dovete rimanere lì a sorbire le interrogazioni sui vostri studi, sui lavoretti d'ago, sulle vostre inclinazioni più prepotenti. Ufff! Almeno la mamma parla di quel che vuole, rivolge domande e non risponde soltanto, esce quando le garba, va a letto - più o meno - quando le pare, rimprovera senz'essere rimproverata. Sì, l'ho detto è un'età difficile perchè di passaggio; ma se sapeste quanto la rimpiangerete in avvenire! Ora pùllulano in voi i germi che schiuderanno poi nella fioritura da voi stesse preparata; ora s'agitano in voi, mescolate, le inclinazioni cattive e le buone. A voi l'ufficio di prepararvi lo splendido rigoglio, a voi la saggia scelta del bene. Questo per la vita futura; ma, per regolarvi in quella che ora vivete, per risolvere le incertezze sul vostro contegno, bisogna che ricorriate al buon senso, che l'abbiate sempre davanti, come la bussola i marinai. Attorno al vostro buon senso, per raffinarvelo, per ingentilirvelo, molti hanno lavorato prima di voi e con voi:i vostri studi sarebbero ben vana cosa, se non v'avessero condotte alla percezione netta della misura, del confine che non si può oltrepassare. In ciò consiste il buon senso, ch'è maestro accorto e sottile di gentilezza, di bontà, di tatto, che non inganna mai ne' consigli susurrati al vostro orecchio e che, se voi lo seguite, vi sa guidare sicuro nell'intrico delle vostre aspirazioni malcerte, delle vostre facoltà morali, de' desidèri confusi. Date retta agli avvisi dell'esperto direttore, e saprete quando vi tocca di muovervi, quando di frenare la vostra vivacità, quando v'è lecito parlare o tacere, far le sorde o capire per due, con chi contenervi, con chi rilasciarvi liberamente; non v'ingannerete sul significato di certe parole, sull'importanza di certi sguardi, sulla verità di certe lodi, e vi risparmierete umiliazioni e disinganni.

Pagina 70

Il Galateo

181557
Brunella Gasperini 4 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
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. - Non avvicinatevi troppo con la testa ai vostri interlocutori: primo perché è inutile, secondo perché nessuno conosce mai abbastanza il proprio alito. E infine, come diceva Monsignor Della Casa, «molti troverai che non amano sentire il fiato altrui quantunque cattivo odore non ne venisse». - Non toccate le persone con cui parlate (colpetto sulla spalla, tirata di manica, accaparramento di mano) per attirarne o trattenerne l'attenzione. Anche secondo il sullodato Monsignore, non si deve «punzecchiare altrui col gomito, come molti soglion fare a ogni parola, dicendo: "Non dissi io vero? Ehi voi? Eh Messer Tale?", e tuttavia vi frugano col gomito». I tempi cambiano, ma i vizi restano. Ricordatevi che ci sono tuttora persone che detestano esser toccate. Se però siete voi tra queste, cercate di non divincolarvi tipo Laocoonte, ma di sottrarvi con pacata graduale astuzia.

Pagina 112

È uno snobismo idiota, quando non è un vano tentativo di fuga, una ricerca di stimoli artificiali da parte di gente che non ha più abbastanza coraggio e fantasia per vivere senza additivi. Siano questi alcol o canapa indiana o peggio. Ad ogni modo, se siete stati invitati in casa di normale (credevate) gente adulta, che si mette a fumare erba e magari candidamente ve ne offre, i casi sono due: se volete anche voi provare il brivido dell'«esperienza nuova», è affar vostro. Se invece non volete provare, né essere immischiati con chi ci prova, comportatevi come un astemio tra gli sbronzi, e accomiatatevi al più presto: senza comunque mostrarvi indignati o scandalizzati, senza fare prediche, minacce o luttuosi vaticini. Non sta a voi andare in casa d'altri a moralizzare la gente. Se però (può succedere anche questo) è un ospite che i porta hascisc in omaggio a casa vostra come una volta avrebbe portato champagne, o peggio lo porta di nascosto e lo offre misteriosamente in giro (le manovre e l'odore son facilmente riconoscibili), avete tutti i diritti di reagire, senza scene ma con fermezza: l'ospitalità è sacra fino a un certo punto. Potete dire: «No, scusatemi, non fumate questa roba in casa mia, sono contrario». Probabilmente qualcuno vorrà spiegarvi che avete dei pregiudizi, che una sigaretta d'erba ogni tanto fa meno male di una bottiglia di champagne, il che è magari vero, ma non è dal punto di vista sanitario che si vede la faccenda. Perciò, se siete contrari, continuate a essere contrari: senza per questo montare sul pulpito. Dite pressappoco: «Abbiate pazienza, sarò retrogrado, ma non mi va, ecco tutto. Siete liberissimi di fumare la vostra erba, ma non qui. Scusatemi». Se i fumatori d'erba sono persone civili, rinunceranno a fumare. Se non lo sono, se ne andranno. Voi non vi offenderete.

Pagina 134

Rispettate la natura: già abbastanza minacciata e devastata dall'inquinamento senza che vi ci mettiate anche voi coi vostri vandalismi. - Se accendete fuochi, badate alla direzione del vento; non lasciate braci fumanti: versateci sopra un po' d'acqua, e se non basta ricopritele di terra, come ogni boy scout può insegnarvi. - E quando levate le tende, rimettete tutto come prima. Non lasciate tracce di nessun genere; chi arriva dopo di voi non deve trovarne. Solo sull'Everest o al Polo è consuetudine lasciare una bandiera.

Pagina 197

Tra i motivi principali, metterei: 1) il sempre più diffuso e giustificato desiderio dei giovani di allontanarsi in fretta dalla famiglia d'origine; 2) l'avvento non ancora abbastanza maturato della libertà sessuale, per cui molte infatuazioni che in tempi meno permissivi si sarebbero spontaneamente esaurite senza lasciar tracce, oggi, alimentate dall'attrazione e soddisfazione sessuale, vengono urgentemente scambiate per grandi amori e tradotte in urgenti matrimoni; 3) la sensazione, fortunatamente fondata, che il matrimonio non sia più un ferreo legame senza uscita; in fondo, se le cose andassero male, c'è il divorzio, c'è la separazione legale, c'è l'annullamento, ci sono tante scappatoie... un modo di uscirne senza sconquasso c'è sempre: questa è spesso, negli sposi, una riserva mentale a livello inconscio. Ma c'è. È normale che ci sia. Quel che ancora non c'è, o non del tutto, è la consapevolezza che quando un matrimonio fallisce un certo «sconquasso», almeno psicologico, è pressoché inevitabile. Che cosa c'entra questo discorso col galateo? Non c'entra niente, infatti. Ma c'entra molto col nostro controgalateo: che non si preoccupa tanto del comportamento esteriore e formale, quanto della sostanza dei rapporti umani. Sempre più minacciati dall'angoscia, dall'incoerenza e dalla confusione. Su allegri. Volevo solo dire: chi si sposa avventatamente, senza reale conoscenza, senza preparazione, senza maturità, contribuisce al disordine e all'angoscia generale. Anche perché i giovani di oggi, se da una parte sono più liberi, più disincantati, più franchi, se hanno maggior senso critico dei loro coetanei di ieri, dall'altra parte sono più viziati, meno pazienti, meno preparati alle rinunce e alle delusioni. Quando vogliono una cosa, la vogliono subito. Quando una cosa va male, la mollano subito. E solo allora sperimentano, sulla propria pelle, quanto possa costare di logorio, di lotte, di compromessi e di amarezze, uscire da un matrimonio in cui si era troppo leggermente entrati. Crepi l'astrologo? Crepi pure. Ma dopo vent'anni di quotidiano contatto con fallimenti matrimoniali d'ogni genere non potevo esimermi da questa premessa. Sposatevi meno, per piacere, e sposatevi meglio.

Pagina 22

Come devo comportarmi. Le buone usanze

184919
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
  • paraletteratura-galateo
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La camera deve essere abbastanza ampia, specialmente se deve ospitare due persone; deve esser luminosa e, possibilmente, esposta a levante. Non c'è cosa più gaia che alzarsi, d'inverno, col sole in casa; d'estate, l'esposizione a levante preserverà la vostra camera dai calori del pomeriggio e vi concederà notti più fresche. Se dovrete imbiancare le pareti, preferite i colori chiari: purtroppo, si può esser costretti a stare in camera per qualche malattia, e una tinta scura è sempre fonte più o meno latente di malinconia. Il letto sia sempre disposto in modo che la vostra testa non sia vicina a una parete esterna. Se avete l'abitudine di dormire a finestra aperta o socchiusa - ottima abitudine,- disponetelo più che sia possibile lontano dalla finestra, affinchè l'aria esterna non vi colpisca direttamente mentre dormite. Se dormite a finestra chiusa, tenete almeno l'uscio aperto, in modo che l'aria possa rinnovarsi. Avete mai provato ad entrare la mattina nella camera di una persona che dorma a finestra e uscio chiuso? Avete sentito che aria grave e mefitica s'era rinchiusa là dentro? Quell' aria è tutta veleno per i polmoni del dormente, il quale si alza con la testa grave e con le membra indolenzite. Un buon letto non dev'essere nè troppo duro, nè troppo morbido: nel caso, dicono gli igienisti, meglio troppo duro che troppo morbido. Una volta, coi sacconi di foglia e con quelli a molla, si andava da un eccesso all'altro; oggi, con l'uso delle reti metalliche, si è trovato il giusto mezzo. Una buona materassa di lana, delle lenzuola pulite, qualche coperta e un guanciale, ecco quanto è necessario per un sonno piacevole e riparatore. Le coperte non devono esser nè troppe, nè troppo poche. La sensazione di freddo impedisce il sonno, come la sensazione di caldo. Ma sulla misura del coprirsi non si possono dar norme generali: c'è chi ha sempre caldo, e chi ha sempre freddo. Ognuno dunque si regoli secondo i suoi gusti. Chi può concedersi il lusso d'uno stanzino da toelette separato dalla camera da letto è una persona fortunata; ma questa, nelle nostre case di piccoli borghesi, è un'eccezione. Rassegnamoci dunque ad avere, in un angolo della nostra camera, un piccolo lavabo di marmo o un semplice lavamano di ferro, purchè provvisto d'acqua in abbondanza, nel quale si possano fare con comodo le nostre abluzioni giornaliere. Tutti quegli oggetti, così cari alle signore, come spazzole, spazzolini, pettini, lime, ecc., dovranno esser disposti in buon ordine sulla vera e propria toelette, davanti allo specchio mobile. Un armadio a specchio, un cassettone, una poltrona, qualche seggiola, completeranno l'arredamento della camera, la quale dovrà esser semplice nella sua eleganza, senza fronzoli, senza mobili inutili.

Pagina 60

Galateo per tutte le occasioni

187869
Sabrina Carollo 4 occorrenze
  • 2012
  • Giunti Editore
  • Firenze-Milano
  • paraletteratura-galateo
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I panni sporchi si lavano in coppia; ✓ nessuno sarà mai abbastanza per la loro bambina. Mantenere un profilo basso e darci dentro con i fiori; ✓ non pensate mai di potervi intrudere nel rapporto madre-figlia quando è buono. Rispettate i loro spazi; se vi pare che l'ingerenza dei suoceri sia eccessiva, chiaritevi con il vostro compagno/a. È lui/lei che dovrebbe far ragionare i suoi genitori; ✓ se decidete di affidare loro i vostri figli, siate grati e non continuamente critici. Non è un gesto dovuto da parte loro; ✓ Non siate troppo diffidenti, né severi. Un po' di umana comprensione - da parte di entrambi, d'accordo - aiuta sicuramente a condurre il gioco in modo più scorrevole.

Pagina 148

Non semplicemente in modo esplicito, una cafoneria abbastanza rara, ma anche in quello più subdolo nel trovare oggetti o soddisfare richieste a senso unico. ✓ Non regalate oggetti singoli di ciò che può essere venduto in coppia. Per esempio, se volete donare un accappatoio cercatene due, uno per lei e uno per lui; se regalate una tazza per la colazione, fate in modo di scovare quelle appaiate. Non si tratta di stucchevolezze, ma piccoli stratagemmi per affermare che avete chiaro in mente il fatto che loro sono una coppia, con un legame speciale che rispettate e caldeggiate. ✓ Non telefonate troppo spesso. ✓ Siate sempre rispettosissimi degli spazi, anche fisici, della coppia. Non entrate mai in casa se non invitati, offritevi di collaborare in caso di bisogno ma non imponetevi né soprattutto fatevi trovare sul posto. Se vi fa piacere prendervi cura dei nipotini, chiedete prima se c'è qualche preferenza in merito a orari e giorni, in modo da conciliare le soddisfazioni di tutti. ✓ Non comportatevi in casa dei giovani parenti acquisiti come superiori in sopralluogo, analizzando la quantità di polvere sugli scaffali e la disposizione del cibo nel frigorifero. ✓ Non fate domande indiscrete. ✓ Rispettate le scelte della coppia. Potete naturalmente esprimere dissenso o azzardare qualche osservazione, ma sempre entro i discreti limiti del parere aggiunto. ✓ Distribuite il peso delle vostre necessità tra tutti i figli. Cercate di non chiedere sempre e solo a quello di loro che vi asseconda, facendovi odiare dal genero cui salta sempre il fine settimana in montagna. ✓ Se avete la stessa idea di vostra nuora per il regalo di compleanno a vostro figlio, cedete voi. ✓ Fidatevi dei vostri figli. Se hanno fatto la propria scelta con il cuore, ce la faranno.

Pagina 150

Un esempio abbastanza urticante e deprimente è rappresentato dai cosiddetti confronti televisivi tra politici. Prendete esempio su come NON comportarsi. Infine l'umorismo: la variabile di ciò che fa sorridere è talmente elevata da richiedere quantomeno attenzione. Scherzi e battute possono ferire anche se dette con la più innocente delle intenzioni. Sondate bene il terreno. Come ottimamente prescrive Barbara Ronchi della Rocca, «È meglio aver tatto che spirito». Dunque evitate le battute a tutti i costi, soprattutto se rischiate di essere sgarbati. E comunque evitate sempre le battute grevi.

Pagina 27

Stranoto, ma mai abbastanza compreso.

Pagina 96

Il pollo non si mangia con le mani. Galateo moderno

189025
Pitigrilli (Dino Segre) 2 occorrenze
  • 1957
  • Milano
  • Casa Editrice Sonzogno
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Se non lo è, per idiota che sia la nostra poetica prosa, non sarà mai abbastanza idiota. Nel primo caso conviene ridurre al minimo le occasioni di far ridere. Un invito a un concerto, alle corse, a una prima; un cesto di frutti esotici, qualche bottiglia di champagne, un libro dicono meglio che le solite frasi. E non fanno ridere. In più, provocheranno come risposta una telefonata, un incontro. Con una donna di una certa categoria mentale è più delicato «far capire» che «dire». Il «dire» si ridurrà a esprimere il desiderio di vederla, di udirla, di passare mezz'ora nel suo campo magnetico. Se invece è di una categoria scadente, si può tirar fuori la batteria di cucina del cuore, del sentimento, dell'anima, di «tutta la vita», del «la più bella», l'unica, l'eletta, la «differente da tutte le donne». E' questa la linea da seguire quando si tratti di una donna resa indipendente dalla vedovanza, dal divorzio, dal coniuge in alto mare, non sposata, artista, professionista o consorte addivenuta a un accordo col marito, il quale se ne va per gli affari di cuore suoi. Se sopravvive qualche giovanotto retrogado, che per fidanzarsi con una fanciulla all'antica segue la vecchia procedura, sappia che le sue lettere saranno commentate dalla mamma, dai parenti ragguardevoli e dal parroco. Usi quindi le formule convenzionali: «unire il mio destino al Suo», «renderla felice, costruire un focolare», «trovare nei Suoi genitori un babbo e una mamma» e altri fiori secchi dell'immortale erbario romantico. Quest'ultima classe di fanciulle allevate nelle incubatrici di provincia si va rarefacendo. Le signorine d'oggi, laureate, laureande, impiegate, professioniste, hanno eliminato quel retorico vecchiume. Un pomeriggio la signorina torna a casa un po' più radiante del solito, si dà un colpo di pettine e un tocco di rouge nell'ascensore, butta su una sedia la borsa e i guanti, e annuncia: - Sposo il Tal dei Tali.

Pagina 237

Beniamino Franklin, uomo di incontestabile tatto - fu ambasciatore degli Stati Uniti in Francia in un quarto d'ora abbastanza difficile - diceva: «Io non critico nessuno; io dico tutto il bene possibile». Non criticare, non giudicare. Non dire «ingrassi, stai dimagrando, non sei stato bene?». Formule sconsigliabili che gli inglesi chiamano «personal remarks». E non dire nemmeno: «Ma hai la faccia della salute», perchè quel «ma» sembra il grido di protesta di tutti gli impresari di pompe funebri della città. Non consigliare il medicinale che ha fatto bene a te; non è detto che faccia bene a lui; gli stessi lubrificanti non servono per due motori diversi, né per le diverse parti di un motore. Non dare consigli. Un signore carico d'anni e di autorità disse a una giovinetta di non fumare, perchè il fumo... - Mio nonno è morto a novant'anni - rispose la giovinetta. - E che vuoi dire con questo? Tuo nonno è morto a novant'anni e fumava? - E' morto a novant'anni e non si è mai impicciato degli affari altrui.

Pagina 309

Nuovo galateo

190228
Melchiorre Gioja 1 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Allorchè in mezzo ai pericoli pubblici la forza del governo non protegge abbastanza i cittadini, i cittadini si proteggono da sé stessi, associando reciprocamente le loro forze. Il desiderio intensissimo d'uscire illesi dalla burrasca annoda molte amicizie. Diminuite i pericoli pubblici, fate crescere la protezione del governo, e vedrete molte amicizie sciogliersi o raffreddarsi. La debolezza, e scarsità delle amicizie ne' tempi moderni a fronte dei secoli di mezzo non prova dunque decremento di morale privata, ma piuttosto aumento di tranquillità e sicurezza pubblica. Nella gioventù le amicizie sogliono essere calde, ma poco durevoli, perché i desiderii sono nel tempo stesso forti ed incostanti. 4.° Un uomo può conservare degli amici nelle sventure, principalmente se sa soffrirle con coraggio; ma se perde la stima pubblica per azioni infamanti, resta isolato e solo. Tra le persone dotte che non siano rivali, l'amicizia suole essere forte e costante, perchè alta e costante la stima. Si possono avere de'grandi difetti, e ciò non ostante conservare degli amici se si hanno grandi qualità, cioè se si conservano molti diritti alla stima pubblica. 5.° A misura che le persone s'alzano a cariche maggiori, perdono degli amici; giacché scema la confidenza a misura che cresce il rispetto; senzachè l'elevazione trae seco la realtà o l' apparenza dell'orgoglio che offende l'amicizia.

Pagina 233

IL nuovo bon ton a tavola e l'arte di conoscere gli altri

190591
Schira Roberta 2 occorrenze
  • 2013
  • Salani
  • Milano
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Se a questo aggiungiamo qualche elemento di interpretazione del corpo avremo uno strumento di comprensione abbastanza preciso. Anche quando restiamo in silenzio, il nostro corpo rivela quello che pensiamo o proviamo davvero, indipendentemente da quello che affermiamo. Ecco il punto: indipendentemente da quello che affermiamo. Ogni parte del nostro corpo «parla»: pensate che persino la direzione dei piedi o il colorito del collo possono tradire pensieri. In questo caso rimarrete stupiti dalla quantità di informazioni che è possibile raccogliere solo osservando volto, mani e piedi. A tale scopo basterà allontanarsi dal tavolo o far cadere sbadatamente un oggetto personale per perlustrare il mondo sommerso del sottotavola. Una delle prime domande che si sono posti gli studiosi è se esiste una comunicazione non verbale comune a tutti. Pare di sì: è detta analogica. Un gesto come passarsi la lingua sulle labbra è dappertutto un segno di gradimento; sfregarsi il naso, invece, esprime fastidio e imbarazzo dovunque. Anche le espressioni facciali che segnalano paura, gioia, tristezza sembra abbiano una base biologica e non siano frutto di apprendimento. L'esempio più interessante è il gesto che accompagna il no, comune a molte culture. Scuotere la testa sembra abbia origine dal gesto di rifiuto del latte al seno materno del bambino quando è sazio. Anche per quanto riguarda il galateo a tavola non dobbiamo, noi italiani, peccare di presunzione. La più grande lezione di antiprovincialismo me la diede l'ambasciatrice del Brasile, maestra di cerimoniale, quando risiedeva a Milano. Alla mia domanda su quali fossero i peggiori commensali al mondo mi rispose: «Molte regole sono culturali. Basti pensare che nel mondo arabo per esprimere il proprio gradimento a fine pasto si emette un suono roboante che noi italiani consideriamo altamente sconveniente. Ma altre di buona educazione valgono ovunque». Così come a Malta è meglio evitare di unire pollice e indice nel segno dell'OK: significa «sei omosessuale», il che non è affatto un insulto, ma alcuni potrebbero non gradire. Sembra che molti studiosi siano arrivati a questa conclusione: le differenze ambientali e culturali esistono, ma la maggior parte dei segnali corporei sono presenti in tutti gli esseri umani.

Pagina 130

Sì ai segnaposti, ma solo se il tavolo è abbastanza ampio; la padrona di casa dovrebbe comunque invitare e indicare a voce il posto a tutti i commensali spostandosi di volta in volta dietro la sedia di ciascuno. Accade che, per il piacere di invitare tutti, si obblighino le persone a stare strettissime a tavola: cercate di evitarlo, a meno che non siate in grande confidenza, non tutti amano stringersi e mangiare «vicini vicini». Il numero massimo consigliato è di otto commensali, che è considerato il numero limite per seguire la conversazione e per reggere qualsiasi menu. Vi sfido a scolare più di otto porzioni di tagliolini perfettamente al dente e a servirli caldi. Studiare con attenzione le portate in base al numero degli ospiti vi eviterà molti problemi.

Pagina 44

La gente per bene

191565
Marchesa Colombi 2 occorrenze
  • 2007
  • Interlinea
  • Novara
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In quella casa non si avvezzano abbastanza bene i ragazzi. Non voglio che i miei si vizino al cattivo esempio. Questo lo dirà nell'intimità, col proprio marito, e, di comune accordo, troveranno una scusa plausibile per non accettare l'invito senza offendere le persone, cortesi ed ospitali, che l'hanno fatto. Ma guai se un ragazzo indiscreto avesse il cattivo pensiero di ripetere a' suoi piccoli amici quell'osservazione! Basterebbe a far nascere un diavolìo, a mettere la discordia fra due famiglie, a screditare sè stesso e l'educazione che ha ricevuta. Quand' anche dal ripetere una parola udita, non dovessero risultare altri danni che quello di fare un po' ridicolo il piccolo relatore, sarebbe sempre abbastanza per consigliarle a non ripetere mai, se non i discorsi sui quali ha potuto acquistare la certezza che le stesse persone, da cui lì udì, non esiterebbero a farli dove lui li ripete. Anche a questo proposito l'infanzia della piccola Gemma mi offre un esempio. Usciva coll'istitutrice per andar in una famiglia dove spessissimo la trattenevano a pranzo. - Se invitano la Gemma a pranzo, posso lasciarla? domandò l' istitutrice prima di uscire, al babbo della bambina. II babbo che s'annoiava di non averla a tavola, rispose: - Se le fanno molte istanze, la lasci, altrimenti veda di ricondurla. Infatti la signora che andavano a visitare, disse alla bimba: - Mi fai il regalo di rimanere a pranzo, Gemmolina - Il babbo ha detto che se mi fanno molte istanze posso restare, ripetè quella pettegolina, senza saper neppure cosa volesse dire fare delle istanze. Le istanze reclamate a quel modo le furono fatte; sfido io! Ma l'istitutrice rimase male, ed il babbo pure quando lo seppe, al vedere rivelato così, che in famiglia s'era quasi contato su quell'invito, e si erano prese anticipatamente delle disposizioni in proposito. Sono cose che tutti fanno, ma non si dicono mai. Rimanendo ospite in casa d'altri, un bambino educato dovrà mettersi in ischiera coi bambini della famiglia, obbedire come loro, alzarsi, coricarsi, mangiare, studiare, giocare, passeggiare, alle ore fissate pe' suoi piccoli compagni. Soltanto, se quelli si permettono qualche indisciplinatezza o qualche capriccio, allora si guarderà bene dall'imitarli. Andando in giardino, si ricorderà sempre che i frutti ed i fiori non sono proprietà della sua famiglia, e però non gli è permesso toccarli. Trovando qualche mammola, qualche ciclamino, o fragole selvatiche, o altre cose che, siccome vengono naturalmente dalla terra, non si considerano proprietà esclusiva di nessuno, le potrà cogliere ed offrire alla mamma, alla sorella, alla zia, all'istitutrice de' suoi ospiti. Ma deve ricordarsi pure che le persone educate e gentili, accolgono con apparente soddisfazione e con ringraziamenti anche una cosa di cui non sanno che farne, per puro riguardo a chi l'offre. Per cui si guarderà bene dall'insistere sulla stessa offerta, com'è pur troppo una noiosa abitudine dei bambini, che, se vedono una signora gradire un fiore, seguitano a portargliene piene le mani, pieno il grembiulino, obbligandola a caricarsi d'un fascio di fieno. A tavola poi dovranno osservare le stesse regole che ho indicate pel pranzo in casa propria; ed anche con maggior scrupolo, perchè una sconvenienza commessa in casa d'altri, acquista maggior gravità. Fuori dalla loro famiglia, se appena non sono più piccolissimi, non saranno serviti nel piatto dalla mamma nè da altri. Passerà il piatto di mezzo davanti a loro come davanti agli altri commensali, e dovranno servirsi da sè. Prendano un po' di tutto, accettando il pezzo che vien più comodo, e non istiano a fare una scelta accurata da piccoli ghiotti, facendo aspettare il vicino. E si servano sempre con misura, in modo da non lasciare avanzi sul piatto. Dimentichino addirittura le parole: «Non mi piace» come se non esistessero, perchè, con quelle; sembra che vogliano fare un rimprovero ai padroni di casa d'aver fatto servire una cosa che non ha la fortuna d' incontrare il loro gusto. Se vi sono bambini di casa, i piccoli invitati si ritireranno da tavola quando si ritirano loro, altrimenti aspetteranno di riceverne un ordine diretto. Uscendo da una casa dove sono stati a pranzo, i bambini, come tutti gli invitati, sono tenuti ad un ringraziamento ai padroni di casa. Ma sono caldamente pregati di non cercare di fornir complimenti imitati da qualche signore o signora, per far il ragazzo di spirito ed attirar l'attenzione. Riescirebbero soltanto ad apparir pedanti, pretenziosi e ridicoli. Si limitano a dire: Tante grazie e buona sera, o qualche cosa di simile; ma molto simile, perchè i bambini, nuovi al mondo, non si rendono ben conto del valore delle parole, non sanno quello che va detto, e quello che non va, e facilmente sbagliano. Conosco un ragazzino di sette anni e mezzo che, uscendo da una casa dove era stato a pranzo, disse al padrone di casa, coll'aria di un giudice supremo che decreta un'assolutoria: - Votre diner a été bon. Je vous remercie. - Aveva la cattiva abitudine di parlar francese anche in compagnia. Tutti risero di quello strano complimento, e lui si credette il bambino più spiritoso dei due mondi, mentre l'ilarità generale era nata dalla grottesca figura che faceva erigendosi lui, così piccino, a giudice culinario; e dichiarando implicitamente, che non avrebbe ringraziato se il pranzo non gli fosse sembrato buono.

Pagina 33

Era una buona signora, ed abbastanza amena in compagnia. Ma quel maledetto appellativo di Tota l'aveva demolita coll'immagine primaverile che me ne aveva suggerita, e le raddoppiava ai miei occhi tutti gli anni che aveva in più, di quei tanti di meno che le avevo dati. Se è ammissibile un consiglio contrario agli usi del paese dove si vive, io consiglio le signore nubili piemontesi a non permettere mai che le chiamino Tote quando hanno passata la quarantina....

Pagina 89

Saper vivere. Norme di buona creanza

193226
Matilde Serao 8 occorrenze
  • 2012
  • Mursis
  • Milano
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Quei leggeri edifizii o quei pesanti edifizi ricciuti, e adesso già abbastanza complicati, non reggono in estate: qualunque leggiadra pettinatura, opera di mani pazienti, dopo due ore, è un ammasso informe. Il calore disfà i ricci, e le ondulazioni non naturali, ed esercita la sua azione demolitrice, anche su i ricci naturali. Vorreste voi, in estate, portare i capelli molto bassi sulla fronte? E non vi darebbero un fastidio enorme? Ed ecco, che l'estate consiglia la pettinatura bassa, a radici diritte, libera la fronte, libere le tempie, libera la nuca, e rialzati, questi capelli, sul sommo della testa. Prendete, per esempio, i guanti: vorreste voi, in estate, portare l'elegantissimo guanto glacé dell'inverno, che modella la perfetta mano, e non preferite voi il guanto largo, la pelle di Svezia, che si leva e si mette ogni minuto, di cui si può gittarne un paio anche ogni due giorni? Prendete, per esempio, le calze: vorreste voi portare, in estate, la indispensabile ineluttabile calza nera dell'inverno, quella calza nera, che è la civetteria egualmente delle gambe troppo sottili e delle gambe troppo grosse? Quella calza nera, che è la più profonda delle illusioni umane? Voi sapete bene che l'estate discaccia la calza nera, e permette ai piedini femminili di adornarsi dei colori più delicati e più estetici, che si intravvedono dalla scarpa di bulgaro, alla scarpa bianca, che bene si vedono dalla scarpetta nera. E voi sapete, sopra tutto, che l'estate rende immortale la fine, morbida, sottile calzetta di filo, la calza da viaggio o da escursioni, la calza da spiaggia e da montagna. Vorreste voi, come nell'inverno adornarvi di molti, di moltissimi gioielli? Essi vanno d'accordo con le stoffe pesanti, coi drappi serici, con le pellicce esotiche, e sono troppo grevi, troppo ricchi, troppo di lusso, per le trasparenti vesti dell'estate. Qua e là, un fermaglio, una barrette, un sottile filo d'oro, da cui pendono gli oggettini delle escursioni estive, ecco quello che l'estate vi consiglia: cioè, un completamento di toilette più semplice, più disinvolto, che quasi sempre ringiovanisce e rende più gaie le fisonomie.

Pagina 115

Ma rimane un piccolo gruppo, da tre a quattro persone; molto interessanti, molto simpatiche, abbastanza importanti, con cui si ha desiderio e necessità sociale di restare in rapporti, in città. E ci si resta! Ci si resta! Talvolta, care donne, cari uomini, persone, è una sola. Su questo, nulla debbo soggiungere. Quando si è ritornati in città, bisogna dividere in due categorie parenti e amici che si debbono rivedere: parenti e amici a cui si tiene molto, di riguardo e a cui si va a far visita: parenti e amici che tengono, essi, molto, a voi e voi, molto meno a loro e, allora, sono essi che vi debbono venire a salutare al vostro ritorno della villeggiatura. Vi è gente di riguardo a cui avete dimenticato di mandare anche una sola cartolina: con finezza, con grazia, bisogna riparare a quest'oblio. Vi è gente che vi ha dimenticato: bisogna aspettarne le scuse e accettarle con disinvoltura. Dopo di che badare molto, a non commettere la indelicatezza di esaltare la villeggiatura, a tutti coloro che non si son potuti muovere dalla città.

Pagina 131

Infine, deve prepararsi a essere signorina, imparando a esser cortese, piacevole, giustamente colta, con qualche arte coltivata particolarmente, imparando ciò, ma non facendone sfoggio, se non più tardi, abbastanza più tardi.

Pagina 162

Bella figura, per una signorina che si è portata dietro il fidanzato, dappertutto, e che, a un tratto deve apparire senza costui, abbastanza compromessa, in fondo, da tutta quella troppo prolungata ed esagerata convivenza! E se anche il matrimonio si fa, non è desiderabile che tutta la poesia della intimità, della convivenza, delle uscite insieme, di tutta la vita comune, venga dopo, e non prima? Non è desiderabile che tutte queste piccole gioie - poesia del matrimonio - dello andare dappertutto insieme, dello stare insieme lunghe ore, del comunicarsi ogni impressione, vengano dopo, dopo le nozze, e non prima? Il riserbo, la correttezza, una certa fierezza, l'amore represso dalla educazione, la passione dominata dal rispetto a se stessa, non sono, forse, le qualità più belle di una fidanzata e di una futura moglie? Non è una migliore speculazione - chiamiamola così - far molto desiderare la presenza di una fidanzata, e tutte le piccole grazie dell'amore, e tutto ciò che è l'incanto tenero dell'amore, anzi che sciuparlo, ogni giorno, prima delle nozze? Non è meglio... ma questa è una predica che seccherà moltissimo i fidanzati, abituati, oramai, a spadroneggiare in casa della fidanzata. O genitori, pensateci e pensateci voi, ragazze, perché io ho ragione!

Pagina 22

Quando si deve esser cortesi, non si è mai abbastanza cortesi!

Pagina 29

La signora limita la conversazione; quando ne ha abbastanza, saluta, l'uomo s'inchina ed ella passa avanti. Il giorno seguente, o, al più, dopo due o tre giorni, bisogna portarle due carte, piegate per metà, portarle personalmente e lasciarle al portinaio. Non si va a fare una visita, in casa, se non si è invitati. Per lo più, è scorretto farsi presentare a signorine, senza conoscere i genitori, o i parenti; ma, in un ritrovo, in un ballo, può accadere. Senza por tempo in mezzo, bisogna, immediatamente, farsi presentare dallo stesso amico, dalla padrona di casa, ai genitori o ai parenti della signorina: mai è permesso ballare con lei, senza essere stato presentato dai suoi. Alle signorine non si lasciano carte: ma ai loro genitori o parenti sì, come al solito. Mai presentarsi in casa, senza esservi chiamato. Appena si è conosciuta una signora, per correttezza, bisogna cercare di conoscerne il marito: egli non deve trovare le carte di un ignoto, dal portiere, né deve ricambiare le sue carte ad un ignoto. Se la signora è vedova, non restituisce carte al presentato: per le maritate, sempre il marito le deve ricambiare, negli otto giorni. I genitori di una signorina, o i suoi parenti, a colui che fu loro presentato, e che ha portato le carte, debbono restituirle, anche negli otto giorni. Ho io detto, che non si dà mai la mano, né prima, né dopo, nelle presentazioni? Un gentiluomo non dà mai la mano a una signora, se non dopo averla vista otto o dieci volte: con le signorine, poi, questo termine è anche più lungo. Il parlare in terza persona, è del più assoluto rigore. Chi dà del voi, per la prima volta, a una signora o a una signorina, fa la figura di un ignorante e di un malcreato.

Pagina 52

Piccola o grande che sia, essa costa più o meno denaro, ma ne costa sempre molto, troppo; essa costa molte cure, molte fatiche, molti fastidi e molte noie; essa vi può procurare molti invidiosi e molti nemici: e bisogna vedere bene, se valga la pena di affrontare tutto ciò, se la ragione di convenienza, di obbligo morale, di decoro, d'interesse, che v'induce a dare questa festa, piccola o grande, sia abbastanza possente, da compensare tutto questo. Io so di un principe, mio grande amico, uomo d'intelligenza, di spirito, pieno di chic, che dette una splendida e simpaticissima festa da ballo: cinque giorni dopo, uno dei suoi più importanti coloni, gli scrisse una lettera, dichiarandogli di non poter pagare l'affitto, e domandando una dilazione, tanto più - diceva il colono - che Vostra Eccellenza ha dato una ricca festa, e non ha bisogno di denaro! Or dunque, pensarci un poco. Un altro inconveniente delle grandi feste o piccole, è che esse vi espongono alle critiche più amare, più aspre, più crudeli dei vostri invitati. Per uno strano fenomeno psicologico, i vostri invitati, coloro che voi avete chiamati a divertirsi, in casa vostra, a cui avete offerto un appartarmento sfarzosamente adorno di piante e di fiori, illuminato a meraviglia, una raccolta di persone elette, di belle donne, di gaie signorine, dei rinfreschi squisiti, una cena sontuosa, tutti costoro vi diventano acerrimi nemici. Tutto è pessimo, per essi, da voi; i fiori odorano troppo; le piante, ve le siete fatte prestare; i gelati puzzano di petrolio; la luce elettrica è volgarissima; il the sa di paglia; la cena è meschina e scarsa; e le donne, poi, le donne, tutte brutte, tutte mal vestite, che orrore! Una sera, in un ballo, poco prima di andare a cena, io ho udito, inavvertita, due perfetti gentiluomini, correttissimi, sorridenti, profferire, a voce sommessa, tali infamie sul conto del padrone e della padrona di casa, da far arrossire qualunque ingenuo: e, dopo, avviarsi placidamente a mangiare la squisita cena. È scoraggiante! Ma, naturalmente, vi è chi, per onorare il proprio nome e il proprio censo, per celebrare un anniversario, un compleanno, un onomastico, una promessa di nozze, deve dare una festa; vi è chi ama tanto poco se stesso e tanto il proprio prossimo, da voler, assolutamente, esercitare la ospitalità; vi è chi, infine, ha bisogno, per suoi interessi, per suoi fini, di farsi vedere ricco e ospitale.

Pagina 77

Antico costume abbastanza cafonesco e che, man mano, si è venuto illanguidendo: antico costume che dovrebbe completamente sparire, nelle grandi città. Si comprende, questo costume, fra gli abitanti dello stesso villaggio - o Ventaroli, di Sessa Aurunca, o terra della mia stirpe, di voi parlo! -che hanno bisogno di stringersi insieme, di prestarsi amicizia, assistenza, soccorso, in qualunque circostanza; si capisce, fra gli abitanti della stessa piccola città di provincia, per le medesime ragioni: si capisce, in estate, ai bagni, in villeggiatura, in albergo, per farsi compagnia, per formare una côterie: si capisce, dovunque la gente è poca, dove molte case mancano, dove la solidarietà umana è più necessaria. Ma in una grande città, dove tutto vi è, a portata di mano, di voce, di passo: in una grande città, dove basta escire dal portone per trovare anche la pietra filosofale, che, si dice, non fu mai trovata; in una grande città, a che può servire di conoscere i propri vicini? A che aumentare le proprie relazioni, inutilmente, quando quelle che si hanno, d'ordinario, sono soverchianti? A che mettersi in rapporto con gente nuova, ignota, forse estranea a ogni proprio gusto, forse antipatica, forse equivoca? Perché conoscere, proprio i vicini, quando il più savio consiglio è di restringere alle persone più note, più simpatiche e più utili, le proprie relazioni? E, veramente, esiste una vicinanza, in una grande città, in una grande strada in un grande palazzo, o non si è, veramente, anche gli inquilini di questo medesimo palazzo, completamente estranei, l'uno all'altro? E in tanto lavoro, in tanti pensieri, in tanti svaghi, in tanti affanni, chi mai s'incarica del proprio vicino? Il vicino non esiste, in un ambiente di metropoli. E non dovrebbe esistere, quindi, la profferta di servigi, barocca e inutile; non dovrebbe esistere l'offerta della visita, che, quasi sempre, è inopportuna e mal gradita; a rigore, non dovrebbe esistere neanche lo scambio dei biglietti da visita. Per questi, passi. Ma non oltre! Non parlo, poi, qui, dei danni delle nuove conoscenze, quasi sempre pericolose, fra nuovi e vecchi inquilini: pensateci voi, o genitori, voi, o mariti, voi, o fidanzati, a questi danni, calcolateli, essi possono essere irreparabili!

Pagina 89

Le buone usanze

195422
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Non mi parrebbe di insistere mai abbastanza su ciò che riguarda la nettezza personale dei fanciulli: un bimbo sporco potrà forse riuscire pittoresco per il quadretto di genere, ma in realtà egli a un bimbo che ripugna e allontana da sè. lo vorrei che fosse possibile insegnare un undicesimo comandamento:"Dopo il prossimo ama l'acqua più di te stesso,,. Gli Inglesi che hanno il culto della bellezza e della salute fisica più assai di noi che pure ci compiaciamo come d'un ritornello di queste parole altosonanti, oltre al bagno mattutino danno ai loro figliuoli un lavacro completo prima di avvolgerli nelle tiepide coltri del lettuccio; ma da noi c'è ancora chi crede, lavando i figliuoli prima di coricarli, di turbarne i loro sonni e di sciupar loro la pelle.

Pagina XII

Galateo morale

196456
Giacinto Gallenga 5 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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E così non saranno mai abbastanza diffuse nel popolo le cognizioni che riguardano certi commestibili, come i funghi a cagion d'esempio, cui importa saper distinguere e conoscere per bene e con prudenti norme ammettere fra i nostri alimenti, onde non recar danno alla salute e mettere a tremendo rischio la vita istessa. E a quest'uopo è utilissima cosa il popolarizzare quelle tavole in cui vengono separatamente disegnati i funghi mangerecci e velenosi: importa che nelle famiglie si oda sovente ripetere la necessità di far istagnare le pareti interne dei vasi ed attrezzi di rame adoperati alla cottura dei cibi, e di non lasciar entr'essi raffreddare questi ultimi. Con tale sistema, che richiede più buona volontà che dispendio, le autorità di polizia renderebbero eminente servigio alla società cui vengono da coteste istruzioni risparmiate molte disgrazie, dovute alla ignoranza ed incuria delle più elementari regole di sicurezza e d'igiene. In Francia da gran tempo si mettono in pratica queste provvidenze. Il prefetto di polizia di Parigi, per citarne un esempio, nei primordii della illuminazione a petrolio fece pubblicare e distribuire gratuitamente una istruzione concernente quel combustibile, per mezzo della quale venivano resi noti i pericoli che ne accompagnavano impiego, le precauzioni da mettersi in opera onde premunirsene, i metodi per riconoseere il petrolio infiammabile, la scelta delle materie e delle forme da preferirsi nei recipienti per la conservazione del liquido e nelle lampade, il sistema da tenersi per riempire, accendere, spegnere queste ultime; le disposizioni da osservarsi nel caso di scoppio dello medesime; e finalmente i rimedi per le scottature riportate in quegli accidenti. L'abbondanza e la chiarezza di quelle istruzioni e il favore con cui vennero accolte e messe in pratica, segnano un grado di civiltà a cui siamo ancora lungi, noi altri, dall'essere arrivati. Né minori provvidenze, né con minore sollecitudine vennero emanate dallo stesso prefetto di Parigi all'epoca dell'invasion del choléra, giacché per sua cura venivano giornalmente diffuse le precauzioni da adottarsi onde rimaner preservati dal suo attacco, le istruzioni per conoscere i sintomi del morbo, allorché alcuno se ne sentiva colpito.

Pagina 112

Quando i popoli saranno davvero civili, vale a dire quando la moralità sarà la base delle loro azioni; quando essi vedranno di poter bastare a se stessi col lavoro e di trovarsi felici abbastanza senza le conquiste, state pur certi che ogni soldato tornerà all'officina e alla campagna, che i ferri si adopreranno non più a lacerare i corpi umani ma a squarciare gli incolti terreni, e il danaro che sprechiamo per ucciderci gli uni cogli altri verrà dedicato a promuovere l'istruzione e la fratellanza dei popoli; le navi da guerra, deposto l'inutile fardello dei cannoni, si trasformeranno in pacifici legni mercantili destinati a portare non più la rovina e la strage, ma i prodotti dell'industria e del suolo in ogni parte del mondo. Moralità e lavoro; ecco i veri fattori della civiltà, ecco i veri abolitori degli eserciti, ecco la vera via, e non ce n'è altra (le declamazioni, le arguzie, gli epifonemi s'è visto che non servono a diminuire le armate d'un sol uomo; anzi!) di guarire per sempre da questa che è piaga, non d'Italia soltanto, ma dell'Europa e pressoché direi del mondo tutto: dal militarismo.

Pagina 391

Quando vedo le sepolture dei Protestanti, degli Israeliti e assisto a quel lungo sfilare di carrozze e di pedoni dietro il funebre carro dei loro congiunti, e paragono questa pietosa e civile consuetudine all'isolamento in cui i parenti cattolici lasciano i loro poveri defunti, credendo di sdebitarsi abbastanza dei loro pii doveri col pagare a contanti il corteo di sacerdoti e di donne, che precedono, indifferenti, il feretro del loro amato congiunto, davvero mi sento stringere il cuore e mi sento il rossore salire al viso pensando a quella fede che noi andiamo superbamente vantando, senza accompagnarla con quella carità che sola è capace di vivificarla. No, non lasciate la casa allorché un de'vostri muore; non lasciate ad altri il compito di comporne le reliquie; il coraggio che voi spiegherete in tale circostanza, coraggio che il vostro affetto dovrebbe essere sufficiente ad ispirarvi, vi risparmierà in parte lo strazio che vi attende al rientrare dopo alcuni giorni in quella stanza deserta; né sentirete al cuore quello schianto che voi dovreste provare dando uno sguardo a quel vuoto letto; né vi stringerà il rimorso di aver vigliaccamente abbandonato colui al quale era debito vostro sacrosanto, prima che lasciasse per sempre la vostra casa, porgere l'estremo saluto.

Pagina 502

L'uno è quello di Coriolano che avrete udito nominare molte volte nelle scuole e lodare da'vostri maestri; ma i grandi uomini e le belle azioni non sono mai citati e commendati abbastanza. Caio Marzio Coriolano amava ottenere la gloria pel contento che ne provava la madre sua; per dire de'suoi alti e nobili sensi, egli non volle mai accettare, delle spoglie dei nemici da esso vinti, fuorché un cavallo donatogli dal console in segno d'onoranza, e, libero di scegliere nella distribuzione delle prede, chiese per sua parte che non fosse come schiavo venduto il suo ospite che era stato fatto prigioniero dai Romani. Volendo egli adunque vendicare l'oltraggio ricevuto da'suoi ingrati concittadini che lo avevano costretto ad esulare, spinti da invidia delle sue glorie e dal dispetto che egli non avesse giammai voluto né in Senato né in piazza adulare la plebe, egli non volle, accerchiata Roma, ascoltar le preghiere né degli ambasciatori, né dei sacerdoti a lui inviati dal popolo atterrito onde distoglierlo dal suo fiero proposito di entrare coll'esercito in città. Ma veduta poi avanzarsi al suo incontro la vecchia madre Veturia, non poté altrimenti in quel cuor generoso reggere la concetta ira. «Madre, hai vinto, le disse, ed abbracciatala teneramente dismesse ogni idea di vendetta e ritornossene in esiglio». Vediamo ora ciò che potesse in un altro romano la reverenza al proprio genitore. Tito Manlio era stato cacciato di casa dal padre avaro e crudele ed obbligato a ridursi in villa ov'era tenuto come servo a'più umili e faticosi servigi. Avendo egli un giorno udito, essere stato accusato da alcuni nemici il proprio padre, dimenticò immediatamente i torti da lui ricevuti e partitosi di soppiatto andò verso Roma e si recò difilato all'abitazione di uno de' principali accusatori; quivi, tratto fuori un pugnale, minacciollo di morte, qualora non si fosse obbligato con solenne giuramento di ritirare nella seguente mattina l'accusa prodotta contro suo padre.

Pagina 69

Per tutto quello che si è detto non sarà mai raccomandato abbastanza agl'inquilini di mantenersi, anche a costo di qualche sacrifizio pecuniario o di amor proprio, in buone relazioni coi portinai. Ci va della loro tranquillità e sicurezza; senza esagerazione la portinaia tiene nella sua mano o per dir meglio nella sua lingua il riposo, il buon nome, la fortuna delle famiglie. Essa vi fa e disfa le riputazioni. Quanto gioie avvelenate, quanti successi attraversati dall'opera sua! frugate i misteri, rovistate le memorie dei portinai e delle loro mogli e troverete, non ne dubito, in quelle nerissime pagine che più d'un'eredità, più d'un impiego, più d'un matrimonio che avrebbero coronate le vostre speranze e che voi eravate in diritto di aspettarvi andarono in fumo, passarono ad altre mani, resero felici altre persone, pel solo motivo della vostra imprudenza nell'esservi inimicati i portinai.Amicatevi costoro, e voi crescerete del 50 p. % le probabilità, delle vincite nella grande lotteria della vita.

Pagina 95

Signorilità

199160
Contessa Elena Morozzo Della Rocca nata Muzzati 2 occorrenze
  • 1933
  • Lanciano
  • Giuseppe Carabba Editore
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Per le prime, basta un abito nero per gli uomini (e non frac e thigt), e un vestito anche modestissimo, purchè decente, con maniche lunghe, abbastanza lungo e accollato, per le signore. È concesso portare anche un mantello nero, e va sempre il velo nero. Nelle altre udienze di pellegrinaggi e comitive, il Santo Padre dispensa dal nero, ma la sua Corte esige vestiti puliti e decorosi. Gli ufficiali stranieri sono ricevuti in alta uniforme; d'or innanzi gli ufficiali del nostro glorioso esercito lo saranno del pari. Nelle funzioni in S. Pietro (beatificazioni e altre a cui presiede il Pontefice) nelle tribune dell'aristocrazia e della diplomazia, sono di rigore frac e vestito elegante come per le udienze private. Nelle altre tribune e recinti sarebbe di obbligo il nero e il velo in testa, però il Papa, padre tenerissimo, si preoccupa per i non abbienti e non vuole escludere dalla casa di Dio quelli che non posseggono un guardaroba ben fornito. Parecchie invitate spesso approfittano di questa bontà, vestono in rosso o in giallo, e vanno beatamente con cappelli variopinti, dando prova di poca convenienza e di poca educazione... Una veletta modesta costa poche lire, un vestitino scuro è presto rimediato, un mantello nero può essere chiesto ad un'amica...

Pagina 350

Una di queste suore possedeva, un giorno, un palazzo nell'aristocratico quartiere Ludovisi, dove ora viene a chiedere la carità; altra conduceva la sua «victoria» nei viali di Villa Borghese, dove, ora, passa chiusa nella carrettella nera; entrambe sono ancora abbastanza giovani, fresche e belle. Ebbene: nei loro visi intelligenti c'è una espressione di serenità e di gioia perfetta, che non è simulata a beneficio del vecchio negoziante di verdura...

Pagina 5

Come si fa e come non si fa. Manuale moderno di galateo

201070
Simonetta Malaspina 6 occorrenze
  • 1970
  • Milano
  • Giovanni de Vecchio Editore
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Molto spesso questo atteggiamento è soltanto un modo poco onesto per nascondere la propria incapacità: se il bambino non rende a scuola non significa necessariamente che l'insegnante non è all'altezza del suo compito, ma il più delle volte vuol dire che lo scolaro non studia abbastanza, è distratto, e non fa i compiti a casa come dovrebbe. Non aiutate il bambino a fare i compiti. Se non ce la fa, pazienza. Deve imparare a cavarsela da solo, e da solo risolvere i suoi primi problemi di lavoro. Ai genitori non tocca altro dovere che quello di esortarlo, incoraggiarlo, pretendere che tutti i compiti siano fatti (un controllo serale è sempre opportuno) e parlare periodicamente con gli insegnanti per stabilire con loro un rapporto di intelligente collaborazione. Il bambino, cioè, deve sentirsi seguito ma non aiutato. È la sua intelligenza, non la sua pigrizia, che dev'essere stimolata. Altra raccomandazione importante: non fate regali all'insegnante. Può darsi che nel corso dell'anno scolastico (per esempio a Natale o a Pasqua) sia gentile e opportuno offrire fiori all'insegnante: ma solo se lo faranno anche altri scolari. I fiori, poi, vanno portati esclusivamente a scuola, mai a casa: qualsiasi dono può essere giustamente rifiutato dall'insegnante che se lo vedesse recapitare al proprio indirizzo di casa. Nessun regalo, quindi. Anche nei rapporti con i compagni di scuola il piccolo scolaro deve imparare a tenere bene in mente le prime basi del saper vivere. Insegnategli quindi a essere modesto, a non vantarsi della professione del padre e tanto più a non pavoneggiarsi per cose come l'automobile, la villa al mare, la barca. E’ brutto ascoltare un bambino che si vanta con coetanei meno fortunati di lui: se scoprite che vostro figlio si dà delle arie, non esitate a punirlo come si merita. Un bambino dev'essere gentile con gli adulti. Nel caso particolare della scuola, deve rispettare l'insegnante. Per nessun motivo incoraggerete un suo tentativo di ridicolizzare la maestra o riderete per una frase spiritosa contro di lei. Si sa che in tutte le epoche gli alunni hanno sempre preso in giro gli insegnanti: ma non devono avere (come spesso hanno oggi) l'approvazione divertita dei genitori. Gli scolari non si devono mai sedere prima che si sieda l'insegnante. Se sono già seduti, si alzeranno non appena arriva in classe l'insegnante e rimarranno in piedi fino a quando quest'ultimo non li avrà invitati a sedere. I bidelli devono essere rispettati. Le mance non devono essere date dai bambini, ma dai genitori. Anche se non vi piacciono, per qualche motivo, i metodi didattici dell'insegnante di vostro figlio, non date mai un giudizio negativo in presenza di quest'ultimo. Il bambino deve avere fiducia nei suoi maestri, comunque essi siano, altrimenti il suo rendimento diminuirà, e a suo danno. Guardatevi bene dal coltivare in lui la convinzione di essere la vittima innocente di una persecuzione sistematica e premeditata. Non create antagonismi Se proprio ritenete necessario che il bambino cambi scuola, o classe, dategli una spiegazione che lo soddisfi senza rivelargli la verità. Per nessuna ragione potete telefonare a casa agli insegnanti di vostro figlio. Come abbiamo detto ci sono ore prestabilite per i colloqui e rivolgersi ai maestri direttamente sarebbe una grave indelicatezza. Nel caso aveste bisogno di un colloquio straordinario per motivi particolari, potete chiederlo attraverso la segreteria della scuola. Per lo stesso motivo non fermate per strada l'insegnante che incontrate per caso, per chiedere notizie sul profitto del vostro bambino. Limitatevi a salutare cortesemente. Se un ragazzo ha bisogno di ripetizioni i genitori non devono dipingerlo al nuovo insegnante come la vittima di svariate ingiustizie da parte dei professori. E nemmeno criticare per altri motivi l'insegnante del figlio. L'unico vero motivo delle lezioni sta nel fatto che vostro figlio non ha studiato abbastanza: accettate questa realtà e non recriminate inutilmente addossando ad altri una colpa che è soltanto del ragazzo. Il pagamento delle lezioni è un problema che riguarderà esclusivamente voi e l'insegnante: il ragazzo non dovrà assolutamente intervenire e tanto meno provvedere direttamente alla consegna del denaro. Il compenso dovrà essere pattuito prima dell'inizio delle ripetizioni. Non pretendete di assistere alle stesse: avreste l'aria di non aver abbastanza fiducia nelle capacità dell'insegnante. Nei rapporti con i genitori dei compagni di scuola di vostro figlio siate cauti. Un giudizio espresso innocentemente potrebbe essere frainteso e riferito distorto a chi non vorreste lo sentisse. Non vantate le doti intellettuali dei vostri figli, i loro successi scolastici e qualsiasi altra qualità: così facendo, attirereste su di loro soltanto antipatia. Cercate di conoscere i compagni di scuola preferiti dei vostri figli invitandoli qualche volta in casa e osservandoli senza averne l'aria. Insegnate ai vostri ragazzi a essere cordiali e gentili con tutti e a non darsi arie qualora fossero più bravi degli altri. In conclusione, l'insegnamento dei genitori dev'essere parallelo a quello scolastico, senza contrasti e senza malumori. Attraverso la collaborazione, genitori e insegnanti potranno veramente trasformare qualsiasi ragazzo e farne un uomo capace di vivere serenamente.

Sarà apparecchiata con una tovaglia bianca e abbastanza grande da poter toccare terra. Coprire le gambe del tavolo serve anche a fornire un nascondiglio per bottiglie vuote e altri oggetti ingombranti, senza costringere chi serve a continui spostamenti. Sulla tavola, fin dal giorno prima, si possono già preparare le posate, i bicchieri, i piatti (i cibi saranno portati dal fornitore poche ore prima dell'arrivo degli ospiti). Alla decorazione floreale si penserà il giorno del ricevimento, evitando composizioni troppo alte che darebbero fastidio a chi serve. Gli invitati di solito si servono da soli. I camerieri (o l'unica cameriera, o la sola padrona di casa) si preoccuperanno soltanto di servire le bevande. Se la padrona di casa, però, vede che qualche ospite troppo timido non prende niente, interverrà con garbo per aiutarlo a servirsi. Se gli invitati sono numerosi, per evitare assembramenti davanti al buffet, si possono far circolare i vassoi. Quando il buffet consiste in una vera e propria cena in piedi, non preparate cibi che esigano l'uso del coltello; consigliabili, invece, quelli che si possono agevolmente mangiare con la sola forchetta. Per questa ragione, anche quando si serve un piatto caldo, sarà opportuno ricorrere al tradizionale ma sempre graditissimo risotto. Minestre in brodo e pasta asciutta sono da scartare categoricamente. Gli ospiti devono fare onore al buffet e servirsi senza sciocche e inopportune timidezze, ma non devono neppure dare il penoso spettacolo di chi piomba su un buffet come una cavalletta affamata. La padrona di casa farà sempre buon viso a cattivo gioco e non si scandalizzerà visibilmente: ma è autorizzata, al prossimo invito, a scegliere diversamente i suoi ospiti. Un'ultima raccomandazione per le padrone di casa: non adoperate piatti e posate di carta se non siete in rapporti di stretta amicizia con gli invitati.

La cuccetta di seconda classe vi permette di distendervi durante tutto il percorso e di dormire abbastanza tranquillamente. Vi saranno dati anche un cuscino e una coperta. In uno scompartimento a cuccette possono dormire sei persone: è evidente che bisogna stare un po' stretti e avere un minimo di organizzazione. Non scambiate una cuccetta per il letto di una camera d'albergo: è una sistemazione provvisoria alla quale dovete adattarvi con un po' di spirito sportivo. Non è ammissibile che vi spogliate e vi infiliate un pigiama: si viaggia vestiti; si tolgono solo le scarpe. Di solito si coricano per prime le persone che hanno le cuccette superiori, poi quelle nelle cuccette di mezzo e infine chi ha quelle in basso. Sei persone dovrebbero mettersi d'accordo con una certa facilità, tanto più che le cuccette sono già prenotate in precedenza. Ciononostante a volte sorgono problemi: il controllore interverrà per rimettere le cose a posto. Dormire in sei persone può essere un po' soffocante. La soluzione del problema finestrino è sempre nelle mani della persona che ha freddo, e molto spesso con ragione. Bisogna avere un po' di comprensione. Dopotutto si tratta di sacrificarsi una notte soltanto, mentre un'influenza può durare più di una settimana. A una certa ora bisogna spegnere la luce. Chi ha l'abitudine di leggere a letto non deve tenere accesa la lampada centrale dello scompartimento perché potrebbe infastidire gli altri viaggiatori. Del resto ogni cuccetta ha la propria illuminazione che permette una certa indipendenza. Se dormite in cuccetta dovete rassegnarvi ad andare a letto più o meno quando vanno gli altri. È scorretto stare in corridoio fino a quando tutti si sono messi a letto e addormentati, per poi entrare, accendere la luce e svegliare tutti. In questo caso è legittimo il diritto di protestare. Molte volte succede che una donna abbia una cuccetta in mezzo a cinque uomini, o viceversa. In questo caso si può benissimo chiedere un cambio al controllore: se è possibile vi accontenterà. Se invece non è possibile, non c'è bisogno di dare troppa pubblicità al proprio imbarazzo. La donna si coricherà per prima qualunque sia la sua cuccetta. Se durante la notte doveste recarvi in toletta, vi alzerete con la massima discrezione, senza svegliare nessuno. Due o più persone parenti o amici, si guarderanno bene dal tenere sveglia tutta la compagnia con le loro conversazioni serali o addirittura notturne. Chi la mattina si alza di buon'ora non ne approfitterà per fare il gallo dello scompartimento. Lascerà che gli altri dormano tranquillamente e non darà in smanie mattutine aprendo e chiudendo in continuazione la porta dello scompartimento. La mattina, naturalmente,è necessario un minimo di toletta, ma questo non autorizza a tenere occupato il gabinetto troppo a lungo.

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Sia che riceviate spesso, sia che no, è bene che abbiate sempre un bar abbastanza fornito di bottiglie. Come minimo consigliamo: una bottiglia di cognac, una di whisky, una di liquore dolce per le signore e almeno una bottiglia di buon aperitivo. A questo minimo indispensabile si possono aggiungere una bottiglia di gin (necessario per certi cocktail), una di vodka, una di grappa, una di rum, una di maraschino, e altre a vostra scelta. Come accessori sono necessari un secchiello per il ghiaccio, uno shaker per preparare i cocktail (e amalgamare liquori di diversa intensità), uno spremilimoni, un coltellino per tagliare la scorza degli agrumi. Se non vi piace il mobile-bar, potete mettere le bottiglie su un vassoio o su un carrello a portata di mano. Di solito è il padrone di casa che serve i liquori: si presuppone che egli se ne intenda più della moglie. Non è mai la cameriera a servire i liquori. I bicchieri non vanno riempiti fino all'orlo, soprattutto nel caso particolare del cognac che viene servito in bicchieri a pallone molto grandi, o del whisky che si beve in bicchieri simili a quelli da bibita. La bottiglia non va messa sul tavolo: lasciatela a disposizione degli ospiti su un tavolino a parte, su un vassoio, o su un carrello. Non si beve un liquore in un sorso solo, nemmeno se volete darvi le arie di grande bevitore; e neppure dovete centellinare il liquido con aria leziosa. Non trattenete il liquido in bocca, e non schioccate la lingua. Non umettatevi le labbra come un gattone che si pulisce i baffi dopo aver bevuto il latte. Se il padrone di casa vi rinnova l'offerta, potete rifiutare senza offenderlo. Non lasciate il vostro bicchiere a destra o a sinistra col solo risultato di confonderlo con quello degli altri. Non abusate dell'ospitalità dei vostri amici. Bevete sì, ma con moderazione, e se non siete abituali all'alcool, o non vi piace, o semplicemente non lo reggete, chiedete una bevanda analcolica. I liquori dovrebbero essere sempre di ottima marca. Anche chi non ama bere, ha l'obbligo di essere informato sulla qualità dei liquori che offre agli amici, riservando ad altre cose il desiderio di risparmiare. Non si bevono liquori di mattina. Il liquore si offre dopo il caffè a colazione, nel pomeriggio o al termine di un pranzo la sera. I bambini non devono bere liquori, neppure per assaggiarli. Agli adolescenti è permesso bere, ma in circostanze eccezionali e in quantità limitatissima.

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Si, se con la persona alla quale lo si regala si hanno rapporti abbastanza confidenziali. Quindi non si regala profumo a una conoscente, ma solo a una parente o a un'amica molto intima. Si può profumare la casa? No. Il profumo in bombole è intollerabile, qualunque esso sia. Lasciate poi l'incenso o altri odori esotici ai romanzi di stile dannunziano e concedete alla vostra casa l'unico profumo che merita e che piace a tutti: un sano profumo di pulizia.

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La differenza di prezzo tra l'una e l'altra è abbastanza forte. I vantaggi della prima sono i seguenti: a) migliore collocazione dei posti; b) vitto migliore; c) bevande alcooliche gratuite. Con i compagni di viaggio abbiate la stessa riservatezza raccomandata per i viaggi in treno. Non pretendete di fissare i posti in aereo. Chi arriva prima sceglie la poltroncina che vuole. Di solito, al primo volo, il posto preferito è quello vicino al finestrino: ve lo sconsigliamo, in quanto potreste impressionarvi osservando il paesaggio sottostante e qualora soffriste di mal d'aria, vi sarebbe più difficile raggiungere in tempo la toletta. È meglio quindi scegliere un posto che dia sul corridoio, anche perché la hostess potrà assistervi prontamente nel caso aveste bisogno di lei. In aereo si può fumare. Ma quando appare sullo schermo luminoso la scritta "vietato fumare" l'ordine è perentorio e bisogna osservarlo. Di solito esso precede il decollo e l' atterraggio.

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Eva Regina

203620
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 8 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Non avrò mai raccomandato abbastanza alle signore che recitano, la superiorità, la disinvoltura per la scelta delle parti. Le vanità, i ripicchi, i puntigli, le gare invidiose, sono crittogama da palcoscenico che si attacca solo ai comici di mestiere. Tra persone raffinate non si deve badare all'effetto di questa o di quella parte, ma procurare di mettersi d'accordo perchè il divertimento non degeneri in dispiacere. Anche una parte secondaria, se portata con grazia e ben curata, può fare onore e rivelare le buone attitudini dell'attrice; mentre le prepotenze, gli sdegni, i permali, attirano il ridicolo e alienano tutte le simpatie.

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Oh Ninetto e Maria Bonmartini, piccoli grandi martiri d'unione male assortita, possa la vostra immagine innocente e luttuosa apparire con profitto, sempre, innanzi a coloro che non ricordano abbastanza....

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Certi matrimoni male assortiti per l' età, recano in loro il germe del dissolvimento o peggio di un lungo martirio, quindi la prudenza, nel contrarli non sarà mai raccomandata abbastanza a coloro cui l' amore momentaneamente fa velo. Si sono dati, bensì, dei casi d' unioni che risultarono felicissime nonostante la differenza degli anni fra i due, ma le doti fisiche o morali necessarie ad un buon risultato, sono tutt'altro che facili a rinvenirsi. È vero, certe giovinette non troppo belle, molto buone, molto docili e ignare della vita, desiderose, più che d' amore, di tenerezza e d' appoggio, vissero in tranquilla e dolce serenità accanto al marito dai capelli grigi, che aveva però salute ben conservata, e molta finezza di modi, molto tatto di contegno. Oppure qualche giovine che s' innamorò perdutamente di una donna sulla quarantina e s' ostinò a sposarla, non ebbe a pentirsene e l' amò ancora e gli rimase fedele: ma quella donna era rimasta malgrado gli anni, affascinante e graziosa od aveva doti d' animo e intelletto superiori. Uno dei più grandi esempi d' amore rimasti nella storia è appunto quello fra Musset e la Sand che aveva quindici o vent' anni più di lui ; ed uno dei più grandi esempi di fedeltà si riscontra in Roberto Browning, il poeta inglese, verso la sua compagna Elisabetta, maggiore a lui di tre lustri. Ma viceversa non abbiamo o non ricordo, esempi speciali di felicità e di costanza nell'altro caso, nel caso del marito vecchio e della moglie giovane. Questo indurrebbe a credere che grande elemento di buona riuscita risiede nell' esperienza della donna, nella sua forza di volontà, nella coscienza della sua individualità e nel pieno sviluppo delle sue energie mentali e sentimentali, evoluzione che avviene solamente con l' età, quando non sia stata preparata (e si dovrebbe !) con un' educazione speciale.

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Il governo d'una casa, si sa, comprende noie, difficoltà, piccole disgrazie, e colei che la regge deve avere abbastanza energia, abbastanza disinvoltura per provvedere da sola, evitando, finché può, di far pesare sulle spalle del suo compagno che ha già la parte più grave della responsabilità e dei pensieri, anche le molestie e gli ostacoli minori. Certo fra due sposi che si amano e vivono d'accordo e tendono entrambi al benessere e alla prosperità della famiglia, nulla deve essere taciuto di quanto riguardi l' andamento generale o qualche riforma importante, o alcuna determinazione seria da prendere. È bello anzi, ed è giusto che si consiglino a vicenda, che insieme riflettano e risolvano. Sono insieme per questo. Ma è inutile dire al marito che si è rotto un piatto o un bicchiere, che la serva ha risposto male, che ha litigato con la donna di servizio dei vicini, che il bambino ha fatto uno strappo alla tenda e il gatto ha rubato una porzione di arrosto. Come pure è inutile che la signora affligga il marito chiedendogli di consigliarla nella scelta d'una foggia o d'un colore per i suoi abbigliamenti. Ogni donna ha il dovere di saper già quello che le si addice e quello che le conviene: il marito giudicherà dell'insieme di un vestiario, ma non dovrà subire la penitenza di assistere alla sua composizione ed esaminare i dettagli. Certo che nel scegliere, la signora deve pensare anche al gusto del suo compagno, ricordarsi quale modello preferisce e quale colore per lei. Può anche, in via di discorso, o trovandosi egli presente, interpellarlo, ma brevemente e senza insistere, senza annoiarlo. Gli uomini amano di vederci ben vestite, apprezzano anche i dettagli dell' eleganza, ma non amano sapere particolarmente di che cosa questo fàscino dell'abbigliamento muliebre si compone. Evitiamo quindi di farli assistere ai nostri convegni con le sarte, con le modiste; di farci accompagnare da essi nei negozî di mode, di fermarci, quando sono con noi, davanti alle vetrine. Quando una signora capisce che una spesa personale, un divertimento, un oggetto, costerebbe sacrifizio a suo marito e minaccerebbe di alterare l' equilibrio del bilancio, non ne faccia nemmeno vedere il desiderio o la necessità : compia tra sè e sè la rinunzia senza render palese la sua privazione. Pensi che più d'una volta si è veduto che le piccole e persistenti economie, sono il segreto del benessere sicuro delle famiglie: sono un rimedio pronto, una difesa efficace. E senza lesinare su quel tanto che il marito le passa per le spese di casa, guardi di farvi entrare anche le spese imprevedute, così se qualche guasto accade, può ripararvi senza frastornare il suo sposo. I denari per le spese eventuali, sono sempre quelli che gli uomini dànno meno volontieri. Molte signore hanno una somma fissa mensile per le loro spese personali: ed io ne conosco che si fanno un dovere di spendere fino all' ultimo centesimo per l' abbellimento della propria persona. Ne hanno il diritto, ma dimostrano però molto egoismo. Una donna di sentimento delicato e di coscienza severa dovrà fare in modo di risparmiare sempre nelle sue spese particolari per offrire al marito qualche regaluccio, per aiutarlo in un momento di bisogno, per ornare la casa ch'essi abitano in comune, o concorrere in parte al necessario per l'educazione dei bambini e il loro vestire. Così facendo ella diviene proprio quale un nobile scrittore — il de Gubernatis — la designa: « La donna deve essere nella sua casa il più diretto rappresentante di Dio, con le sue aspirazioni, come con le sue ispirazioni; coi suoi consigli, col suo esempio, con l'opera sua intera.

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E questa nobile attività che per la prima ha fatto uscire la donna dalle tranquille pareti della sua dimora non sarà mai encomiata e incoraggiata abbastanza, anche fra le signorine che hanno forse più tempo a loro disposizione. Vorrei anzi che in ogni città d'Italia le signorine si stringessero in sodalizio e sotto l'egida di qualche nome gentile cooperassero in qualche modo a migliorare le condizioni delle classi indigenti, o per mezzo di Biblioteche popolari o di qualche piccola Agenzia di collocamento per le giovinette povere, di un Comitato di soccorso per i bambini malati: secondo il bisogno della città in cui risiedono e la sua importanza.

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Non si sarà mai, dunque, abbastanza cauti e pronti, quando si tratta della salute, ch' è il supremo dei beni della vita, la cui conservazione è un dovere. E non solo quando si tratta di noi, bisogna essere solleciti, ma anche quando si tratta degli altri. Non bisogna pensare subito che sia affare di sensitività eccessiva, di esagerazione, di insofferenza, di falsità; e, nei bambini, di malessere passeggero o di capriccio. Pensiamo piuttosto quale sarebbe il nostro rimorso se quei mali di cui l'adulto o il bimbo si lagna, quel malessere che dimostrano, dovessero essere i prodromi d' un' infermità grave, dovessero mutarsi, per la nostra imprevidenza, in lutto per noi ! Attente dunque ai sintomi, agli araldi di malaugurio.

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E per qualche altra può essere la giovinezza perduta irrimediabilmente e non apprezzata abbastanza, o un amor vero sempre sognato, non posseduto mai. Vi è una malinconica ma giusta filosofia che vuol dimostrare come solo nel sogno, cioè in quello che non si ha e non si può ottenere, risieda la vera bellezza, la felicità perfetta. Infatti molte cose vedute di lontano sembrano senza difetti, datrici della massima gioia, mentre se potessimo possederle e conoscerle da vicino, vedremmo che anch'esse sono soggette, come tutto al mondo, a qualche macchia, a qualche deficienza. Meglio dunque sognare ciò che ci piace piuttosto che vedere il nostro idolo infrangersi al primo tocco della mano. Sentite quello che scrisse un poeta a proposito del sogno e dell'amore :

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LA NUOVA FAMIGLIA Sebbene ai giorni nostri si tenda alla disgregazione delle famiglie, e la famiglia patriarcale divenga sempre più rara, è ancora abbastanza frequente il caso in cui la nuova sposa entra, in via provvisoria, o stabile, nella famiglia del marito della quale deve assumere le abitudini, le conoscenze e il grado sociale. È questa la prova più penosa e più grave alla quale il suo amore viene sottoposto, poichè è quasi impossibile che in una famiglia composta di molti individui, non ve ne sia uno che urti e dispiaccia, per la sua indole o i suoi gusti, o i suoi modi di contenersi, o le sue opinioni. Nè cogli altri la sposina è tenuta a quel rispetto, a quella deferenza, che deve ai suoceri, quindi più facili i dissapori, gli attacchi, i permali. Ma non è quasi mai con gli individui maschi che la sposa si mette facilmente in disaccordo, o per un sentimento di cavalleria che le risparmia le offese, o perchè la vita virile, affatto diversa della sua, le evita le occasioni. Per solito lo suocero ama paternamente la giovinetta sposa che gli ricambia un affetto filiale i cognati sono per lei come fratelli, scherzosi, cordiali. Il male viene dal gineceo: dopo la suocera, le cognate.... Oh, le cognate sono come i satelliti della suocera : aggravano tutte le circostanze, moltiplicano le pene. Talvolta la suocera sarebbe dolce, tollerante e tollerabile, ma le altre spose, o le figliuole, le soffiano negli orecchi, la montano, la esasperano : fanno l'ufficio dei pungoli e del mantello rosso innanzi al toro. E la casa diventa un inferno : lamenti di qua, recriminazioni di là, dispetti, prepotenze, piccoli ricatti, piccole vendette, punture, ironie... non c' è educazione nè modernità che tenga. Fino alla separazione, che equivale ad una rottura, non v' è più speranza di pace. E chi scapita e soffre più di tutti è il marito, messo fra le correnti opposte dei suoi affetti più profondi : il marito che se ha la generosità di non dirlo, non può a meno di non pensare che la discordia è entrata in casa sua appena la sua compagna vi ha messo il grazioso piedino. Quindi grave minaccia anche per la felicità coniugale, per l'avvenire dell'amore. In riguardo a questo la giovane signora deve contribuire con tutte le energie del suo spirito e del suo cuore a mantenere la stima e l'armonia. Una parola detta a tempo in un momento difficile, una celia pacificatrice, il coraggio d'un nobile riconoscimento d'errore, d' una franca scusa, d' una tolleranza gentile, può essere la salvezza, può soffocare in germe la pianta velenosa della discordia dai frutti mortali. «L'amour véritable — scrisse Federico Amiel — est celui qui ennoblit la personne, qui fortifie le coeur et qui sanctifie l'éxistence. » Con la sua condotta virtuosa, con le più gentili manifestazioni d'elevatezza d'animo, la novella sposa darà quindi la prova massima della verità e della grandezza del suo amore.

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