mezzo accessibile alla attività umana,in modo da divenire oggetto di essa e ricadere perciò nel suo dominio (appropriazione); e come tale mezzo esterno all'uomo, che non si immedesima colle facoltà umane corporee (distinguendosi così dalla forza organica, dalla salute, ecc.), — e inoltre limitato,per cui essendo pure esteriore, la sua utilità non si può usufruire dai singoli e da tutti senza qualche sforzo di acquisizione (distinguendosi così dalle cose materiali illimitate, come l'aria, il mare, ecc.). Ed invero ciò che ha natura di cosa utile e materiale, ma non è esterno e limitato, potrà essere sussidio e condizione al proficuo esercizio dell'attività umana, ma non mai oggetto di essa, come un bene di cui si abbia la piena disposizione ossia la proprietà. Quale condizione indispensabile e sussidio prezioso è un buon clima per l'agricoltura, specialmente per certe colture! Ma quale produttore direbbe che il clima e i suoi elementi termici, idrometrici, anemometri ecc. sono ricchezza sua propria e la computerebbe nel bilancio del suo patrimonio?
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Non più con teologie esoteriche o chiuse ma col suo Vangelo aperto ad ogni nazione e ad ogni classe, predicato ai poveri prima che ai ricchi, accessibile ai semplici meglio che ai dotti, — il Salvatore divino, subordinando alla giustizia e carità sublimate dal sovrannaturale tutte le relazioni umane e quelle stesse economiche, e facendone applicazione sapiente e pietosa in ragione del merito misurato del sacrifizio personale, e in proporzione del bisogno accresciuto dalla inferiorità sociale, venne a spostare il centro di gravità dell'ordine economico in favore delle classi più numerose.
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Il passaggio dalla semplice raccolta del legno (antichissima l'arte del boscaiolo e del taglialegna, vedi p. e. in Esodo) al dominio della foresta (quale sistema di forze produttrici) è più lento che in altre applicazioni della appropriazione terriera, attesa la natura del bosco, agevolmente accessibile all'universale. La foresta segue tuttavia i caratteristici momenti storici della appropriazione: — dapprima res nullius essa rimane per secoli ad uso comune di tutti, che usufruiscono del legno deciduo, dei prodotti accessori, come funghi, frutici, strame fogliaceo, massime della caccia selvatica; — più tardi diviene una proprietà particolare di enti sociali pubblici;di gruppi collettivi di villaggio (più tardi comuni, distretti), della corona e dello Stato, della nobiltà politica da questo investita, di Chiese e corporazioni, proprietà gravata, come sorvivenza delle consuetudini anteriori, di servitù (di legnatico, di caccia, di strame) in favore delle popolazioni, perdurando in generale simile sistema fino alla rivoluzione francese; — nell'età posteriore (sec. XVIII-XIX) senza cessare di essere patrimonio di Stato, diventa oggetto di libera acquisizione privata.
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L'arte estetica della grande scultura e pittura ripullula così democraticamente con un arte secondaria commerciale,cioè accessibile alle borse dei più, coi quadri di genere, colle incisioni, litografie, fotografie di ogni specie, sculture in legno, immagini e statuine da chiese, da parete, da tavolo. Le antiche arti suntuarie delle oreficerie e gioiellerie, delle porcellane, dei musaici, dei vetri artistici, si ampliano colle imitazioni a buon mercato e colle minute chincaglierie. Vi si aggiunge con nome nuovo un'arte industriale (o industrie artistiche), cioè la produzione di oggetti d'uso ordinario nella vita, abbelliti di qualche spunto artistico. Se la rinata arte dei pizzi di Bruxelles e dei merletti di Venezia adornano la guardaroba della donna borghese, i corredi delle stesse spose popolane ormai si ricamano; e
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E noi cattolici di Italia siamo quindi, per intima necessità umana, agitati e spinti all'azione dal problema politico; il quale ci affatica e ci appassiona in sommo grado, anche sotto il velo di altri problemi, — poiché tante sono presso di noi le maschere, abilmente dipinte, della questione politica, quante sono le questioni particolari che ci commuovono; — e ci interessa quasi esso solo l a vita pubblica del nostro paese nei suoi affari interni, e più interno, direi quasi, di tutti il problema che è a un tempo problema religioso, storico, regionale, costituzionale, il cui punto saliente è la questione Romana, che tiene profondamente divisi noi dagli altri: E su questo problema noi cattolici raccogliamo tutta la nostra attenzione, come anche fanno coloro i quali credevano d'averci debellati per sempre, o in nome della ragione umana, come dice quell'illustre filosofo che è il signor Bovio, o in nome di non so quali altre cose, e che pure non s'occupano che di noi, sacrificando alla questione che si deve decidere fra noi ed essi, i problemi più vitali della patria, la sua amministrazione interna, i suoi rapporti con l'estero, la sua espansione coloniale "Esponente morboso, accessibile alle intelligenze più superficiali, di questo sfruttamento del potere a scopi di classe e di parte è il crispismo"> di una critica molto più vasta ed acuta del regime patriottico-borghese in Italia si hanno dei saggi eloquenti, benché in parte esagerati, nella «Critica Sociale»., e spropositando in tutte queste cose, col non pensarvi o peggio ancora quando vi pensano; mossi sempre dall'unica preoccupazione di stabilire e di difendere e di sfruttare rapidamente il partito che li.ha chiamati al potere Si è esagerato talora dai cattolici, a scopi dì polemica, su questo punto. Ma è certo, e va divenendo ogni giorno più manifesto, che la questione romana entra per molta parte nello spiegare, insieme a tante altre cose, quella manipolazione artificiale dello spirito pubblico, che è la base più solida della decadenza parlamentare e della' cattiva politica commerciale e amministrativa., al quale, non ostanti le spavalde dichiarazioni troppo spesso e affettatamente ripetute, sentono che il paese si va ribellando.
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