sul figlio, va dietro il paravento. Si ode cadere a terra il coltello, mentre il gran velo bianco sparisce come tirato da una mano invisibile
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Fra questi ruderi un uomo, nelle tenebre, sta scavando una fossa. È Simon Mago. Sul margine della via un altro uomo guarda, immobile come in vedetta
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Nerone depone l’urna sul suolo, presso la fossa.
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Fanuèl torna a sederlesi a lato. Rubria posa la testa sul petto di Fanuèl.
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Fanuèl esita sorpreso, poi sale anch’esso sul tumulo ov’è Simon Mago. Le trombe continuano a squillare.
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Accorrono sacerdoti a spegnere le fiamme sul corpo di Dositèo e con grande agitazione lo trasportano in parte non vista del sacrario, a destra.
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Tigellino abbassa il cappuccio della lacerna sugli occhi e s’avvicina alla via, ripartendo la sua vigilanza ora sul corteo, ora su Nerone.
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Sul lato destro della via, dalla parte di Roma, s’innalza un grande sepolcro che si prolunga nell’erba; gli si allinea d’accanto, progredendo verso
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Asteria s’avanza come persona esausta e dolorosa. Giunta sul limite dell’uliveto s’appoggia al tronco d’un albero, guardando il casolare. Le sue
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in giro dal tempiere. Un vecchio coi capo coperto da un palliolum che gli ripara anche le spalle, e sorretto da uno schiavo, sale sul basamento dell
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al di là della cortina, sul limitare della cella.
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e i ruderi, le preclude ogni via ed essa rimane come impietrita, col braccio teso, atrocemente pallida e cogli occhi sbarrati e fissi sul tumulo da
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pantomimi colla maschera muta sul viso chiude il corteo.
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gemme. Ha, come Tigellino, un focale di seta annodato intorno al collo, sul petto una collana d’ambra mista a molti amuleti: dalla cintola gli pende un
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pergolato sostenuto da quattro colonne. A destra v’è una fonte rustica sul cui margine di pietra è deposta una ciotola e un’idria. Poco discosto v’è un
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