Atto primo
Collina presso Nagasaki.
Casa giapponese, terrazza e giardino.
In fondo, al basso, la rada, il porto, la città di Nagasaki.
Pinkerton e Goro.
Goro fa visitare la casa a Pinkerton, che passa di sorpresa in sorpresa.
Pinkerton
E soffitto… e pareti…
Goro
(godendo delle sorprese)
Vanno e vengono a prova
a norma che vi giova
nello stesso locale
alternar nuovi aspetti ai consueti.
Pinkerton
(cercando intorno)
Il nido nuzïale
dov’è?
Goro
(accennando a due locali)
Qui, o là!… secondo…
Pinkerton
Anch’esso a doppio fondo!
La sala?
Goro
(mostra la terrazza)
Ecco!
Pinkerton
(stupito)
All’aperto?…
Goro
(mostrando il chiudersi d’una parete)
Un fianco scorre…
Pinkerton
Capisco! Un altro…
Goro
Scivola!
Pinkerton
E la dimora frivola…
Goro
(protestando)
Salda come una torre
da terra, infino al tetto…
Pinkerton
È una casa a soffietto.
Goro
(batte tre volte le mani palma a palma: entrano due uomini ed una donna e si genuflettono innanzi a Pinkerton)
Questa è la cameriera
che della vostra sposa
fu già serva amorosa.
Il cuoco – il servitor. Sono confusi
del grande onore.
Pinkerton
I nomi?
Goro
(presentando)
Miss Nuvola leggiera. –
Raggio di sol nascente. – Esala aromi.
Pinkerton
Nomi di scherno o scherzo.
Io li chiamerò: musi!
(indicando)
Muso primo, secondo, e muso terzo.
Suzuki
(fatta ardita)
Sorride Vostro Onore? –
Il riso è frutto e fiore.
Disse il savio Ocunama:
dei crucci la trama
smaglia il sorriso. Schiude alla perla il guscio,
apre all’uom l’uscio
del Paradiso.
Profumo degli Dei…
Fontana della vita…
(Goro accorgendosi che Pinkerton comincia ad essere infastidito dalla loquela di Suzuki, batte le mani. – I tre si alzano e fuggono rapidamente rientrando in casa).
Pinkerton
A chiacchiere costei
mi par cosmopolita.
(a Goro andato in fondo ad osservare)
Che guardi?
Goro
Se non giunge ancor la sposa.
Pinkerton
Tutto è pronto?
Goro
Ogni cosa.
Pinkerton
Gran perla di sensale!
Goro
(ringrazia con profondo inchino)
Qui verran: l’Ufficiale
del registro, i parenti, il vostro Console,
la fidanzata. Qui si firma l’atto
e il matrimonio è fatto.
Pinkerton
E son molti i parenti?
Goro
La suocera, la nonna, lo zio Bonzo
(che non ci degnerà di sua presenza)
e cugini! e cugine…
Mettiam fra gli ascendenti
ed i collaterali, un due dozzine.
Quanto alla discendenza…
(con malizia ossequiosa)
provvederanno assai
Vostra Grazia e la bella Butterfly.
(si ode la voce di Sharpless il Console, che sale il colle)
La voce di Sharpless
(un po’ lontano)
E suda e arrampica!
e sbuffa e inciampica!
– Erta letale!
Goro
(che è accorso al fondo, annuncia a Pinkerton)
– Il Consol sale.
Sharpless
(appare sbuffando: Goro si prosterna innanzi al Console)
Ah!… quei viottoli
irti di ciottoli
m’hanno sfiaccato!
Pinkerton
(va incontro a Sharpless – i due si stringono la mano)
Bene arrivato.
Sharpless
Ouff!
Pinkerton
Presto, Goro,
qualche ristoro.
(Goro entra in casa frettoloso).
Sharpless
(guardando intorno)
Alto.
Pinkerton
(mostrandogli il panorama)
Ma bello!
Sharpless
(contemplando il mare e la città sottoposti)
Nagasaki, il mare!
il porto…
Pinkerton
(accennando alla casa)
e una casetta
che obbedisce a bacchetta.
Sharpless
Vostra?
Pinkerton
La comperai
per novecento novantanove anni,
con facoltà, ogni mese,
di rescindere i patti.
Sono in questo paese
elastici del par, case e contratti.
Sharpless
E l’uomo esperto ne profitta.
(Goro viene frettoloso dalla casa, seguito dai due servi: portano bicchieri, bottiglie e due poltrone di vimini: depongono bicchieri e bottiglie su di un piccolo tavolo e tornano in casa)
Pinkerton
(invitando a sedersi)
Certo.
Dovunque al mondo il yankee vagabondo
si gode e traffica
sprezzando i rischi.
Affonda l’àncora alla ventura
finché una raffica…
(Pinkerton s’interrompe per offrire da bere a Sharpless)
Milk-Punch, o Wiskey?
(riprende)
…scompigli nave, ormeggi, alberatura.
La vita ei non appaga
se non fa suo tesor
le stelle d’ogni cielo
i fiori d’ogni plaga,
d’ogni bella gli amor.
Sharpless
È un facile vangelo
che fa la vita vaga
ma che intristisce il cuor.
Pinkerton
(continuando)
Vinto si tuffa e la sorte riacciuffa.
Il suo talento
fa in ogni dove.
Così mi sposo all’uso giapponese
per novecento
novantanove
anni. Salvo a prosciogliermi ogni mese.
«America for ever!»
Sharpless
Ed è bella
la sposa?
Goro
(che ha udito, si affaccia al terrazzo premuroso ed insinuante)
Una ghirlanda
di fior freschi. Una stella
dai raggi d’oro.
E per nulla: sol cento
yen.
(al Console)
Se la Grazia Vostra mi comanda
ce n’ho un assortimento.
(il Console ridendo, ringrazia)
Pinkerton
(con viva impazienza)
Va, conducila Goro.
(Goro corre in fondo e scompare discendendo il colle)
Sharpless
Quale smania vi prende!
Sareste addirittura
cotto?
Pinkerton
(impaziente si alza e Sharpless anch’esso)
Non so! Dipende
dal grado di cottura!
Amore o grillo – donna o gingillo
dir non saprei. – Certo colei
m’ha colle ingenue – arti invescato.
Lieve qual tenue – vetro soffiato
alla statura – al portamento
sembra figura – da paravento.
Ma dal suo lucido – fondo di lacca
come con subito – moto si stacca,
qual farfalletta – svolazza e posa
con tal grazietta – silenzïosa
che di rincorrerla – furor m’assale
se pure infrangerne – dovessi l’ale.
Sharpless
(seriamente e bonario)
Ier l’altro, il Consolato
sen’ venne a visitar!
Io non la vidi, ma l’udii parlar.
Di sua voce il mistero
l’anima mi colpì.
Certo quando è sincero
l’amor parla così.
Sarebbe gran peccato
le lievi ali strappar
e desolar forse un credulo cuor.
Quella – divina
mite – vocina
non dovrebbe dar note di dolor.
Pinkerton
Console mio garbato,
quetatevi! Si sa,
la vostra età è di flebile umor.
Non c’è gran male
s’io vo’ quell’ale
drizzar ai dolci voli dell’amor!
(offre di nuovo da bere)
Wisky?
Sharpless
Un altro bicchiere.
(Pinkerton colma anche il proprio bicchiere)
Bevo alla vostra famiglia lontana.
Pinkerton
(leva il calice)
E al giorno in cui mi sposerò con vere
nozze, a una vera sposa… americana.
Goro
(riappare correndo, venendo dal basso della collina)
Ecco! Son giunte al sommo del pendìo.
(accennando verso il sentiero)
Già del femmineo sciame
qual di vento in fogliame
s’ode il brusìo.
(Su dal sentiero si avvicina un confuso e gaio gridìo. Pinkerton e Sharpless si recano in fondo al giardino osservando verso il sentiero della collina)
Voce di Butterfly
Ancora un passo or via.
Altre voci
Come sei tarda.
– Ecco la vetta. –
– Aspetta. –
– Guarda, guarda.
Voce di Butterfly
Spira sul mare e sulla
terra un primaveril soffio giocondo.
Io sono la fanciulla
più lieta del Giappone, anzi del mondo.
Dalle vie, dalle ville
la città colle mille
sue voci mi saluta.
Amiche, io son venuta
al richiamo d’amor
nelle gaudiose soglie
ove tutto s’accoglie
il bene di chi vive e di chi muor.
Le Amiche
Gioia a te sia
dolce amica, ma pria
di varcare la soglia che ti attira
volgiti indietro e mira
le cose tutte che ti son sì care.
Quanti fior! Quanto cielo! Quanto mare?
Sharpless
O allegro cinguettar di gioventù!
(Appaiono, superato il pendìo della collina, Butterfly colle amiche, tutte hanno grandi ombrelli aperti, a vivi colori).
Butterfly
Siam giunte.
(vede il gruppo dei tre uomini e riconosce Pinkerton. Chiude subito l’ombrello e pronta addita Pinkerton alle amiche)
B. F. Pinkerton. Giù.
(si genuflette)
Le Amiche
(chiudono gli ombrelli e si genuflettono)
Giù.
(poi tutte si alzano e si avvicinano a Pinkerton, cerimoniosamente)
Butterfly
Gran ventura.
Le Amiche
Riverenza.
Pinkerton
(sorridendo)
È un po’ dura
la scalata?
Butterfly
(compassata)
A una sposa
costumata
più penosa
l’impazienza.
Pinkerton
(un po’ derisorio)
Molto raro
complimento.
Butterfly
(ingenua)
Dei più belli
ancor ne so.
Pinkerton
(rincalzando)
Dei gioielli!
Butterfly
(volendo sfoggiare il suo repertorio di complimenti)
Se vi è caro
sul momento…
Pinkerton
Grazie – no.
Sharpless
(ha osservato prima curiosamente il gruppo delle fanciulle, poi si è avvicinato a Butterfly che lo ascolta con attenzione)
Miss Butterfly. Bel nome che vi sta a meraviglia.
Siete di Nagasaki?
Butterfly
Signor sì. Di famiglia
assai prospera un tempo.
(alle amiche)
Verità?
Le Amiche
(approvando premurose)
Verità!
Butterfly
Nessuno si confessa mai nato in povertà,
e non c’è vagabondo che a sentirlo non sia
di gran prosapia. Eppure senza millanteria
conobbi la ricchezza. Ma il turbine rovescia
le quercie più robuste – e abbiam fatto la ghescia
per sostentarci.
(alle amiche)
Vero?
Le Amiche
(confermano)
Vero!
Butterfly
Non lo nascondo,
né mi adonto.
(vedendo che Sharpless sorride)
Ridete? Perché?… Cose del mondo.
Pinkerton
(ha ascoltato con interesse e si rivolge a Sharpless)
(Con quel fare di bambola quando parla m’infiamma).
Sharpless
(anch’esso interessato dalle chiacchiere di Butterfly, continua a interrogarla)
E ci avete sorelle?
Butterfly
Non signore. Ho la mamma.
Goro
(con importanza)
Una nobile dama.
Butterfly
Ma senza farle torto
povera molto anch’essa.
Sharpless
E vostro padre?
Butterfly
(si arresta sorpresa – poi secco secco risponde:)
Morto.
(Le amiche chinano la testa. Goro è imbarazzato. Silenzio. Tutte si sventolano nervosamente coi ventagli – poi Butterfly, per rompere il penoso silenzio, si rivolge a Pinkerton)
Ma ho degli altri parenti:
uno zio Bonzo.
Pinkerton
(con esagerata ammirazione)
Senti!
Le Amiche
Un mostro di sapienza.
Goro
(incalzando)
Un fiume d’eloquenza!
Pinkerton
Grazia, grazia, mio Dio!
Butterfly
Ci ho pure un altro zio!
Ma quello…
Le Amiche
Gran corbello!
Butterfly
(volendo bonariamente mitigare)
Ha un po’ la testa a zonzo.
Le Amiche
Perpetuo tavernaio.
Pinkerton
Capisco – un Bonzo e un gonzo. –
I due mi fanno il paio.
Butterfly
(mortificata)
Ve ne rincresce?
Pinkerton
Ohibò!
Per quel che me ne fo!
Sharpless
(a Butterfly)
Quanti anni avete?
Butterfly
(con civetteria quasi infantile)
Indovinate.
Pinkerton
Dieci.
Butterfly
Crescete.
Sharpless
Venti.
Butterfly
Calate.
Quindici netti, netti;
sono vecchia diggià.
Sharpless
Quindici anni! L’età
dei giuochi…
Pinkerton
e dei confetti.
(a Goro, che batte le mani, chiamando i tre servi, i quali accorrono dalla casa: Goro impartisce loro gli ordini, man mano che li riceve da Pinkerton)
Qua i tre musi. Servite
ragni e mosche candite.
Nidi al giulebbe e quale
è licor più indigesto
e più nauseabonda leccornìa
della Nipponerìa.
(Goro nel seguire i servi che rientrano in casa si accorge che altre persone salgono il colle: osserva; poi corre ad annunciare a Pinkerton e a Sharpless:)
Goro
(con importanza)
L’imperial Commissario e l’Ufficiale
del registro – i congiunti.
Pinkerton
(a Goro)
Fate presto.
(Goro corre in casa).
Dal sentiero in fondo si vedono salire e sfilare i parenti di Butterfly: questa va loro incontro, insieme alle amiche: grandi saluti, riverenze: i parenti osservano curiosamente i due americani, chiedendo spiegazioni a Butterfly. Ultimi arrivano il Commissario imperiale e l’Ufficiale del registro, che si fermano in fondo. Pinkerton ha preso sottobraccio Sharpless e, condottolo da un lato, gli fa osservare il bizzarro gruppo dei parenti.
Pinkerton
(osserva commentando)
Che burletta la sfilata
della nova parentela,
tolta in prestito, a mesata.
Certo dietro a quella vela
di ventaglio pavonazzo,
la mia suocera si cela.
E quel coso da strapazzo
che fa salti di rannocchio
è lo zio briaco e pazzo.
Manco male anche il marmocchio,
lustro giallo e grassottino. –
Or complottan, stretti a crocchio,
e mi ponzano l’inchino.
Sharpless
(a Pinkerton)
Pinkerton fortunato
che in sorte v’è toccato
un fior pur mò sbocciato!
Non più bella e d’assai
fanciulla io vidi mai
di questa Butterfly.
How-exiting! Giudizio:
o il pseudo sposalizio
vi mena al precipizio.
E se a voi sembran scede
il patto e la sua fede
badate!… Ella ci crede.
(accenna a Butterfly)
Alcuni Parenti
(con molta curiosità a Butterfly)
Dov’e? dov’è?
Butterfly
(indicando Pinkerton)
Eccolo là!
I.ª Cugina
In verità
bello non è. –
Butterfly
(offesa)
Bello è così
che non si può
sognar di più.
La Madre di Butterfly
Mi pare un re!
Lo Zio
Vale un Perù.
I.ª Cugina
Goro l’offrì
pur anche a me.
Ma s’ebbe un no!
Butterfly
(sdegnosa)
Sì, giusto tu!
Alcuni Amici ed alcune Amiche
Ecco, perché
prescelta fu,
vuol far con te
la soprappiù.
Altre Amiche
La sua beltà
già disfiorì.
Cugini e Cugine
Divorzierà.
Altri
Spero di sì. –
Goro
Per carità
tacete un po’…
chi v’insegnò
la civiltà?
La Madre di Butterfly e alcune Cugine
Oh quella lì
non smette più.
Goro
Stoltezza fu
condurla qui.
Lo Zio
Vino ce n’è?
La Madre e la Zia
Guardiamo un po’.
Alcune Amiche
Ne vidi già
color di thè,
e chermisì!
Lo Zio
Se ne berrò!
Il Bambino
E chicche?
Sua Madre
Sì.
Il Bambino
(gongolante)
Curucucu!
Butterfly
(a sua madre)
Mamma, vien qua.
(agli altri)
Badate a me:
attenti, orsù,
uno – due – tre
e tutti giù.
(e tutti si prosternano innanzi a Pinkerton, tranne il Commissario e l’Ufficiale).
(Intanto Goro ha fatto portare dai servi alcuni tavolini, sui quali dispongonsi varie confetture, pasticcietti, liquori, vini e servizi da thè; si portano alcuni cuscini e un tavolino a parte, coll’occorrente per scrivere. Parenti, amici guardano con molta soddisfazione i dolciumi portati. Butterfly presenta i parenti a Pinkerton).
Butterfly
Mia madre.
Pinkerton
Riverenza.
La Madre
La Grazia Vostra ha lo splendor del giglio.
Butterfly
Mia cugina e suo figlio.
Pinkerton
(dando un buffetto al bambino, che si ritrae pauroso)
È ben piantato – promette.
La Cugina
(salutando cerimoniosamente)
Eccellenza!
Butterfly
Lo zio Yakusidé.
Pinkerton
È quello?… Ah! ah!
Yakusidé
Eh! eh!
Salute agli avi e gloriose gesta.
Alcuni Parenti
Buona vista ai tuoi occhi.
Altri
Buone pianelle ai piedi e il cielo in testa.
Pinkerton
(ringrazia tutti e per liberarsene indica loro le ghiottonerie servite, poi si rivolge a Sharpless)
Dio, come sono sciocchi!
(I parenti e gli amici si precipitano ai tavolini; i servi distribuiscono saki, dolci, pasticcietti, vino e liquori: esclamazioni acute delle amiche e parenti. Butterfly ha fatto sedere sua madre presso di sé e ne modera la ghiottoneria. Sharpless invita il Commissario e l’Ufficiale ad avanzarsi: presenta loro Pinkerton e viceversa).
Sharpless
Sir Benjamin Franklin Pinkerton,
Sua Grazia il Commissario Imperïale.
Commissario
Takasago.
(grandi saluti)
Sharpless
Dello Stato Civil l’Ufficiale.
Ufficiale
Hanako.
(altri saluti – e dopo i convenevoli, Goro accompagna il Console, il Commissario e l’Ufficiale presso un tavolino coll’occorrente per scrivere. Il Console rivede le carte e fa preparare la scritta. Pinkerton si avvicina a Butterfly e le offre graziosamente confetti)
Pinkerton
All’amor mio!
(vedendo che Butterfly rimane impacciata)
Vi spiacciono i confetti?
Butterfly
(alzandosi)
Signor B. F. Pinkerton, perdono…
(mostra le mani e le braccia che sono impacciate dalle maniche rigonfie)
Io vorrei… pochi oggetti
da donna…
Pinkerton
Dove sono?
Butterfly
(indicando le maniche)
Sono qui – vi dispiace?
Pinkerton
(un po’ sorpreso, sorride… poi subito acconsente, con galanteria)
O perché mai,
mia bella Butterfly!?
Butterfly
(a mano a mano cava dalle maniche gli oggetti e li depone sopra uno sgabello)
Fazzoletti. – La pipa. – Una cintura. –
Un piccolo fermaglio. –
Uno specchio. – Un ventaglio.
Pinkerton
(vede un vasetto)
Quel barattolo?
Butterfly
Un vaso di tintura.
Pinkerton
Ohibò!
Butterfly
Vi spiace?…
(lo getta)
Via!
Pettini.
(trae un astuccio lungo e stretto)
Pinkerton
E quello?
Butterfly
(molto seria)
Cosa sacra e mia.
Pinkerton
E non si può veder?
Butterfly
(supplichevole e grave)
C’è troppa gente.
Perdonate.
(e depone l’astuccio con gran rispetto)
Goro
(intanto si è avvicinato e dice all’orecchio di Pinkerton:)
È un presente
del Mikado a suo padre… coll’invito…
(fa il gesto di chi s’apre il ventre)
Pinkerton
(piano a Goro)
E… suo padre?
Goro
Ha obbedito.
(s’allontana, mescolandosi agli invitati)
Butterfly
(leva dalle maniche alcune statuette e le mostra a Pinkerton)
Gli Ottoké.
Pinkerton
(ne prende una e la esamina con curiosità)
Quei pupazzi?… Avete detto?
Butterfly
Son l’anime degli avi.
Pinkerton
Ah!… il mio rispetto.
(e depone la statuetta presso le altre)
Butterfly
(trae Pinkerton in disparte e con tenera e rispettosa confidenza gli dice:)
Ieri sono salita
tutta sola in secreto alla Missione.
Colla nuova mia vita
posso adottare nuova religione.
Lo zio Bonzo nol sa,
né i miei lo sanno. Io seguo il mio destino
e piena d’umiltà
al Dio del signor Pinkerton m’inchino.
Per me spendeste cento
yen, ma vivrò con molta economia.
E per farvi contento
potrò quasi obliar la gente mia.
(va a prendere le statuette)
E questi: via!
(li nasconde. Intanto Goro si è avvicinato al Console, e ricevutone gli ordini, grida con voce tonante da banditore:)
Goro
Tutti zitti!
(cessano le chiacchiere: tutti tralasciano di mangiare e di bere e si avanzano in circolo ascoltando con grande raccoglimento: Pinkerton e Butterfly stanno nel mezzo)
Il Commissario Imperiale
(legge)
È concesso al nominato
Sir Benjamin Franklin Pinkerton,
Luogotenente nella cannoniera
Lincoln, marina degli Stati Uniti
America del Nord:
ed alla damigella Butterfly
del quartiere di Omara-Nagasaki,
finor non maritata e in conseguenza
non divorziata mai,
di unirsi in matrimonio, per diritto
il primo, della propria volontà,
ed ella…
(Lo zio Yakusidé e il bambino sono sorpresi a far man bassa sui pasticcini: scandalo dei parenti)
I Parenti
Hou! hou! hou! hou!
La Cugina
(sgridando il bimbo)
Non ti conduco più.
Il Commissario Imperiale
(seccato, continua alzando la voce)
…ed ella per consenso dei parenti
qui testimonî all’atto.
(porge l’atto per la firma)
Goro
(cerimonioso)
Lo sposo.
(Pinkerton firma)
Poi la sposa.
(Butterfly firma)
E tutto è fatto.
Le Amiche
(circondano Butterfly festeggiandola)
Madama Butterfly!
Butterfly
(le corregge)
Madama B. F. Pinkerton.
(L’Ufficiale dello Stato Civile ritira l’atto e avverte il Commissario che tutto è finito)..
Il Commissario Imperiale
(congedandosi da Pinkerton)
Augurî molti.
Pinkerton
I miei ringraziamenti.
Il Commissario Imperiale
(al Console)
Il signor Consol scende?
Sharpless
L’accompagno.
Ufficiale
(congedandosi da Pinkerton)
Posterità.
Pinkerton
Mi proverò.
Sharpless
(stringendo la mano a Pinkerton)
Giudizio!
Ci vedrem domattina.
Pinkerton
A meraviglia.
(Pinkerton accompagna i tre sino al sentiero che scende alla città e li saluta di nuovo quando già sono fuori di vista: sono passati prima fra due schiere di parenti e di amiche che li hanno salutati con molti cerimoniosi inchini. Butterfly si è recata presso sua madre. Pinkerton ritorna, e si capisce che è deliberato di sbarazzarsi dei parenti e delle amiche).
(Ed eccoci in famiglia.
Sbrighiamoci al più presto – in modo onesto).
Qua, signor Zio.
(mesce, ridendo, del Wiskey a Yakusidé)
Il bicchier della staffa.
Yakusidé
Magari due dozzine!
Pinkerton
(dandogli la bottiglia)
E allora la caraffa.
Yakusidé
(sentenzioso)
Bevi il tuo Saki e a Dio piega il ginocchio.
Pinkerton
(vuol mescere alla madre di Butterfly)
La suocera…
Butterfly
(impedisce di versare)
Non beve.
Pinkerton
(volgendosi intorno)
Le cugine,
le amiche – due confetti ed un bicchiere
di Porto.
Yakusidé
(avanzandosi premuroso)
Con piacere!
Le Amiche
(scacciandolo)
Il beone, il beone!
Goro
(a Pinkerton perché non incoraggi troppo quel beone)
Piano, signore, piano!
ch’egli berrebbe il gran padre oceàno!
Pinkerton
(al bambino)
A te marmocchio;
spalanca le tue maniche ed insacca
chicche e pasticci a macca.
(leva il proprio bicchiere)
Ip! Ip!
Tutti
(brindando)
O Kami! o Kami!
Pinkerton
E beviamo ai novissimi legami.
Tutti
O Kami! O Kami!
(Grida terribili dal sentiero della collina interrompono i brindisi: ad un tratto appare dal fondo uno strano personaggio, la cui vista fa allibire tutti. È il Bonzo che si fa innanzi furibondo e vista Butterfly, stende le mani minacciose verso di lei, gridando:)
Il Bonzo
Cio-Cio-San!… Cio-Cio-San!…
Abbominazione!
Goro
(infastidito dalla venuta del Bonzo)
Un corno al guastafeste!
Chi ci leva d’intorno
le persone moleste?!…
(fa cenno ai servi di asportare tavolini, sgabelli, cuscini e prudentemente se ne parte adiratissimo, borbottando)
Tutti
(impauriti, si raccolgono in un angolo balbettando)
Lo zio Bonzo!
(Pinkerton guarda la strana figura e ride)
Il Bonzo
(a Butterfly, che s’è scostata da tutti)
Che hai
tu fatto alla Missione?
Pinkerton
Che mi strilla quel matto?
Il Bonzo
Rispondi, che hai tu fatto?
Tutti
Rispondi Cio-Cio-San!
Il Bonzo
Come, hai tu gli occhi asciutti?
Son questi dunque i frutti?
(urlando)
Ci ha rinnegato tutti!
Tutti
Hou! Cio-Cio-San!
Il Bonzo
Rinnegato, vi dico,
degli avi il culto antico.
Tutti
Hou! Cio-Cio-San!
(Butterfly si copre il viso vergognosa)
Il Bonzo
(gridando sul viso a Butterfly)
All’anima tua guasta
qual supplizio sovrasta!
(La madre s’interpone per difendere Butterfly, ma il Bonzo la respinge brutalmente. – Pinkerton infastidito, si alza e grida al Bonzo:)
Pinkerton
(infastidito)
Ehi, dico: basta, basta!
(alla voce di Pinkerton il Bonzo si arresta stupefatto!… poi con subita risoluzione invita i parenti e le amiche a partire)
Il Bonzo
Venite tutti – Andiamo!
(a Butterfly)
Ci hai rinnegato e noi…
Tutti
Ti rinneghiamo!
Pinkerton
(autorevolmente)
Sbarazzate all’istante. In casa mia
niente baccano e niente bonzeria.
(Tutti, parenti, amiche, il Bonzo, partono in gran fretta, scendendo la collina e continuando a strillare e imprecare contro Butterfly. – Le voci a poco a poco si allontanano. – Butterfly che stette sempre immobile e muta colla faccia nelle mani, scoppia in pianto infantile. – Comincia poco a poco a calare la sera: poi notte serena e stellata).
Pinkerton
(va presso Butterfly e con delicatezza le toglie le mani dal viso)
Bimba, bimba, non piangere
per gracchiar di ranocchi.
Butterfly
(udendo ancora le grida dei parenti, si tura colle mani le orecchie)
Urlano ancor!
Pinkerton
(rincorandola)
Tutta la tua tribù
e i Bonzi tutti del Giappon non valgono
il pianto di quegli occhi
cari e belli.
Butterfly
(sorridendo infantilmente)
Davver? Non piango più.
E quasi del ripudio non mi duole
per le vostre parole
che mi suonan così dolci nel cuor.
(si china per baciare la mano a Pinkerton)
Pinkerton
(sorpreso a quell’atto, dolcemente lo impedisce)
Che fai?… la man?
Butterfly
Mi han detto
che laggiù fra la gente costumata
è questo il segno del maggior rispetto.
Pinkerton
(sente un sordo bisbiglio)
Chi brontola lì fuor?
Butterfly
È Suzuki che fa la sua preghiera
seral.
Pinkerton
(attirandola)
Viene la sera…
Butterfly
e l’ombra e la quiete.
Pinkerton
E sei qui sola.
Butterfly
Sola e rinnegata!
Rinnegata e felice!
Pinkerton
(ha battuto le mani, ed i servi sono accorsi)
A voi – chiudete.
Butterfly
(i servi chiudono le pareti che danno sul terrazzo poi si ritirano)
Sì, sì, noi tutti soli…
E fuori il mondo.
Pinkerton
(ridendo)
E il Bonzo furibondo.
Butterfly
(a Suzuki, che è venuta coi servi e sta aspettando gli ordini)
Suzuki, le mie vesti.
(Suzuki fruga in un cofano di lacca, mentre Pinkerton guarda i servi che stanno tramutando parte del terrazzo in una camera)
Suzuki
(dopo di aver dato a Butterfly gli abiti per la notte ed un cofanetto coll’occorrente per la toeletta, si inchina innanzi a Pinkerton)
Buona notte.
(aiutata da Suzuki, Butterfly si reca in un angolo al fondo e fa cautelosamente la sua toeletta da notte, levandosi poi la veste nuziale ed indossandone una tutta bianca. Pinkerton dondolandosi sulla poltrona e prendendo una sigaretta guarda Butterfly che è intenta ad acconciarsi)
Butterfly
Quest’obi pomposa
di scioglier mi tarda…
si vesta la sposa
di puro candor.
Tra motti sommessi
sorride… mi guarda.
Celarmi potessi!
ne ho tanto rossor!
E ancor dentro l’irata
voce mi maledice…
Butterfly… rinnegata –
Rinnegata… e felice.
Pinkerton
Con moti di scojattolo
i nodi allenta e scioglie!…
Pensar che quel giocattolo
è mia moglie. Mia moglie!
Se ne ricerco piena
la forma, in lei ravviso
quanto di donna appena
basta a fare un sorriso.
Ma tale mulïebre
grazia dispiega, ch’io
mi struggo per la febre
d’un subito desìo.
Pinkerton
(andando verso Butterfly, la solleva e si avvia con essa sul terrazzo esterno)
Bimba dagli occhi pieni di malìa
ora sei tutta mia.
Sei tutta vestita di giglio.
Mi piace la treccia tua bruna
fra i candidi veli…
Butterfly
(scendendo dal terrazzo)
Somiglio
la piccola Dea della luna,
la Dea della luna che scende
la notte dal ponte del ciel…
Pinkerton
(la segue)
E affascina i cuori…
Butterfly
E li prende,
li avvolge nel bianco mantel.
E via se li reca al diletto
suo nido, negli alti reami.
Pinkerton
Ma intanto finor non m’hai detto,
ancor non m’hai detto che m’ami.
Le sa quella Dea le parole
che appagan gli ardenti desir?
Butterfly
Le sa. Forse dirle non vuole
per tema d’averne a morir!
Pinkerton
Stolta paura, l’amor non uccide
ma dà vita, e sorride
per gioie celestiali
come ora fa nei tuoi lunghi occhi ovali.
(avvicinandosi a lei e prendendole la faccia)
Butterfly
(come per ritrarsi dalla carezza ardente di Pinkerton, e allontanandosi)
Pensavo: se qualcuno mi volesse…
(s’interrompe)
Pinkerton
Perché t’arresti? Andiamo… su, racconta.
Butterfly
…pensavo: se qualcuno mi volesse
forse lo sposerei per qualche tempo.
Fu allora che il nakodo
le vostre nozze ci propose. Ma,
vi dico in verità,
a tutta prima le propose invano.
Un uomo americano!
Un barbaro! una vespa! mi dicevo.
Scusate – non sapevo…
Pinkerton
Amor mio dolce! E poi?
Racconta.
Butterfly
Adesso voi
siete per me l’occhio del firmamento.
E mi piaceste dal primo momento
che vi ho veduto. – Siete
alto, forte. – Ridete
con modi sì palesi!
E dite cose che mai non intesi.
Or son contenta. – Vogliatemi bene,
un bene piccolino,
un bene da bambino
quale a me si conviene.
Noi siamo gente avvezza
alle piccole cose
umili e silenziose,
ad una tenerezza
sfiorante e pur profonda
come il ciel, come l’onda
lieve e forte del mare.
Pinkerton
Dammi ch’io baci le tue mani care.
(prorompe con grande tenerezza)
Mia Butterfly!… come t’han ben nomata
tenue farfalla…
Butterfly
(a queste parole si rattrista e ritira le mani)
Dicon che oltre mare
se cade in man dell’uom, ogni farfalla
da uno spillo è trafitta
ed in tavola infitta!
Pinkerton
(riprendendole dolcemente le mani e sorridendo)
Un po’ di vero c’è.
E lo sai tu perché?
Perché non fugga più.
(abbracciandola)
Io t’ho ghermita…
Ti serro palpitante.
Sei mia.
Butterfly
(abbandonandosi)
Sì, per la vita.
Pinkerton
Vieni, vieni.
Butterfly
(titubante)
Un istante…
Pinkerton
Via dall’anima in pena
l’angoscia paurosa.
(indicando a Butterfly il cielo stellato)
Guarda: è notte serena!
Guarda: dorme ogni cosa!
Butterfly
(estatica)
Dolce notte! Quante stelle!
Non le vidi mai sì belle!
Trema, brilla ogni favilla
col baglior d’una pupilla.
Oh! quanti occhi fisi, attenti
d’ogni parte a riguardare!
Lungi, via pei firmamenti,
via pei lidi, via pel mare
quanti fiammei sguardi pieni
d’ineffabile languor!
Tutto estatico d’amor
ride il cielo…
Pinkerton
(con cupido amore)
Vieni, vieni!…
(Butterfly e Pinkerton entrano nella camera nuziale).
Atto secondo
Interno della casetta di Butterfly.
Parte prima
Suzuki prega, raggomitolata davanti all’immagine di Budda: suona di quando in quando la campanella della preghiera.
Butterfly sta ritta ed immobile presso un paravento.
Suzuki
(pregando)
E Izaghi ed Izanami
Sarundasico e Kami…
(interrompendosi)
Oh! la mia testa!
(suona la campanella per richiamare l’attenzione dei Numi)
E tu
Ten-Sjoo-daj!
(guardando Butterfly)
Fate che Butterfly
non pianga più, mai più, mai più, mai più.
Butterfly
Pigri ed obesi
son gli Dei Giapponesi.
L’americano Iddio son persuasa
ben più presto risponde a chi l’implori.
Ma temo ch’egli ignori
che noi stiam qui di casa.
(rimane pensierosa, poi si rivolge a Suzuki che si è alzata in piedi ed ha aperto la parete verso il giardino)
Suzuki, è lungi la miseria?
Suzuki
(apre un piccolo mobile e vi prende poche monete mostrandole a Butterfly)
Questo
l’ultimo fondo.
Butterfly
Questo? Oh! Troppe spese!
Suzuki
(ripone il denaro e chiude il piccolo mobile, mentre sospirando dice:)
S’egli non torna e presto,
siamo male in arnese.
Butterfly
(decisa)
Ma torna.
Suzuki
(crollando il capo)
Tornerà!
Butterfly
(indispettita a Suzuki)
Perché dispone
che il Console provveda alla pigione,
rispondi, su!
Perché con tante cure
la casa rifornì di serrature,
s’ei non volesse ritornar mai più?
Suzuki
Non lo so.
Butterfly
(meravigliata a tanta ignoranza)
Non lo sai?
(con orgoglio)
Io te lo dico. Per tener ben fuori
le zanzare, i parenti ed i dolori
e dentro, con gelosa
custodia, la sua sposa
che son io: Butterfly.
Suzuki
(poco convinta)
Mai non s’è udito
di straniero marito
che sia tornato al nido.
Butterfly
(furibonda)
Taci, o t’uccido.
(insistendo nel persuadere Suzuki)
Quell’ultima mattina:
tornerete signor? – gli domandai.
Egli, col cuore grosso,
per celarmi la pena
sorridendo rispose:
(cerca imitare Pinkerton)
– O Butterfly…
piccina mogliettina,
tornerò colle rose
alla stagion serena
quando fa la nidiata il pettirosso. –
(calma e convinta)
E tornerà.
Suzuki
(con incredulità)
Speriam.
Butterfly
(insistendo)
Dillo con me:
Tornerà.
Suzuki
(per compiacerla ripete)
Tornerà…
(poi si mette a piangere)
Butterfly
(sorpresa)
Piangi? Perché?
Ah la fede ti manca!
(poi continua fiduciosa e sorridente)
Senti. – Un bel dì, vedremo
levarsi un fil di fumo sull’estremo
confin del mare.
E poi la nave appare.
E poi la nave è bianca.
Entra nel porto, romba il suo saluto.
Vedi? È venuto!
Io non gli scendo incontro. Io no. Mi metto
là sul ciglio del colle e aspetto, aspetto
gran tempo e non mi pesa
la lunga attesa.
E… uscito dalla folla cittadina
un uomo, un picciol punto
s’avvia per la collina.
Chi sarà? chi sarà?
E come sarà giunto
che dirà? che dirà?
Chiamerà Butterfly dalla lontana.
Io senza far risposta
me ne starò nascosta
un po’ per celia, un po’ per non morire
al primo incontro, ed egli alquanto in pena
chiamerà, chiamerà:
«Piccina – mogliettina
olezzo di verbena»
i nomi che mi dava al suo venire.
(a Suzuki)
Tutto questo avverrà, te lo prometto.
Tienti la paura – io con sicura
fede lo aspetto.
(congeda Suzuki)
(Suzuki esce dalla porta di sinistra. Butterfly la segue mestamente collo sguardo).
Nel giardino compaiono Mr. Sharpless e Goro; Goro guarda entro la camera, scorge Butterfly e dice a Sharpless:
Goro
C’è. – Entrate.
(introduce Sharpless: poi torna subito fuori, e spia di quando in quando dal giardino)
Sharpless
(affacciandosi, bussa discretamente contro la porta di destra)
Chiedo scusa…
(vede Butterfly che udendo entrare alcuno si è mossa)
Madama Butterfly…
Butterfly
(senza volgersi, ma correggendo)
Madama Pinkerton.
Prego.
(si volge, riconosce il Console e giubilante batte le mani)
Oh il mio signor Console!
(Suzuki entra premurosa e prepara un tavolino coll’occorrente per fumare, alcuni cuscini ed uno sgabello)
Sharpless
(sorpreso)
Mi ravvisate?
Butterfly
(facendo gli onori di casa)
Benvenuto in casa
americana.
Sharpless
Grazie.
Butterfly
(invita il Console a sedere presso il tavolino: Sharpless si lascia cadere grottescamente su di un cuscino: Butterfly si siede dall’altra parte e sorride con malizia dietro il ventaglio vedendo l’imbarazzo del Console; poi con molta grazia gli chiede:)
Avi – antenati
tutti bene?
Sharpless
(sorride ringraziando)
Ma spero.
Butterfly
(fa cenno a Suzuki che prepari la pipa)
Fumate?
Sharpless
Grazie.
(e desideroso di spiegare lo scopo per cui è venuto, cava una lettera di tasca)
Ho qui…
Butterfly
(gentilmente interrompendolo)
Signore – io vedo
il cielo azzurro.
(dopo aver tirato una boccata dalla pipa che Suzuki ha preparata, l’offre al Console)
Sharpless
(rifiutando)
Grazie…
(e tenta riprendere il suo discorso)
Ho…
Butterfly
(depone la pipa sul tavolino e assai premurosa dice:)
Preferite
forse le sigarette?
(ne offre)
Americane.
Sharpless
(ne prende una)
Ma grazie.
(si alza e tenta continuare il discorso)
Ho da mostrarvi…
Butterfly
(porge un fiammifero acceso)
A voi.
Sharpless
(accende la sigaretta, ma poi la depone subito e presentando la lettera si siede sullo sgabello)
Mi scrisse
Sir Benjamin Franklin Pinkerton…
Butterfly
(premurosissima)
Davvero!
È in salute?
Sharpless
Perfetta.
Butterfly
(alzandosi, lietissima)
Io son la donna
più lieta del Giappone. – Potrei farvi
una domanda?
(Suzuki è in faccende per preparare il thè)
Sharpless
Certo.
Butterfly
(torna a sedere)
Quando fanno
il lor nido in America
i pettirossi?
Sharpless
(stupito)
Come dite?
Butterfly
Sì,
prima o dopo di qui?
Sharpless
Ma… perché?…
(Goro sale dal terrazzo del giardino ed ascolta, non visto, quanto dice Butterfly)
Butterfly
Mio marito m’ha promesso
di ritornar nella stagion beata
che il pettirosso rifà la nidiata.
Qui l’ha rifatta ben tre volte, ma
può darsi che di là
usi nidiar men spesso.
(Goro scoppia in ridere)
Butterfly
Chi ride?
(vede Goro)
Oh, c’è il nakodo.
(piano a Sharpless)
Un uom cattivo.
Goro
(ossequioso, inchinandosi)
Godo…
Butterfly
(a Goro)
Zitto.
(a Sharpless)
Egli osò… No, prima rispondete
alla domanda mia.
Sharpless
(imbarazzato)
Mi rincresce, ma… ignoro…
Non ho studiato l’ornitologia.
Butterfly
(tenta di capire)
Ah! l’orni…
Sharpless
…tologia.
Butterfly
Non lo sapete
insomma.
Sharpless
No.
(ritenta di tornare in argomento)
Dicevamo…
Butterfly
(lo interrompe seguendo la sua idea)
Ah, sì – Goro,
appena B. F. Pinkerton fu in mare
mi venne ad assediare
con ciarle e con presenti
per ridarmi ora questo, or quel marito.
Or promette tesori
per uno scimunito…
Goro
(per giustificarsi, spiega la cosa a Sharpless)
Il ricco Yamadori.
Ella è povera in canna. – I suoi parenti
l’han tutti rinnegata.
(il Principe Yamadori attraversa il giardino seguìto da due servi che portano fiori)
Butterfly
(vede Yamadori e lo indica a Sharpless sorridendo)
Eccolo. Attenti.
(Yamadori entra con grande imponenza, fa un graziosissimo inchino a Butterfly, poi saluta il Console. I due servi consegnano i fiori a Suzuki e si ritirano nel fondo. Goro, servilissimo, porta uno sgabello a Yamadori, fra Sharpless e Butterfly, ed è dappertutto durante la conversazione. Sharpless e Yamadori siedono)
(a Yamadori)
Yamadori – ancor… le pene
dell’amor, non v’han deluso?
Vi tagliate ancor le vene
se il mio bacio vi ricuso?
Yamadori
(a Sharpless)
Tra le cose più moleste
è l’inutil sospirar.
Butterfly
(con graziosa malizia)
Tante mogli omai toglieste,
vi doveste abituar.
Yamadori
Le ho sposate tutte quante
e il divorzio mi francò.
Butterfly
Obbligata.
Yamadori
(premuroso)
A voi però
giurerei fede costante.
Sharpless
(sospirando, rimette in tasca la lettera)
(Temo assai che il mio messaggio
a trasmetter non riesco).
Goro
(con enfasi indicando Yamadori a Sharpless)
Ville, servi, oro, il retaggio
d’un palazzo principesco!
Butterfly
(con serietà)
Già legata è la mia fede.
Goro e Yamadori
(a Sharpless)
Maritata ancor si crede.
Butterfly
(con forza)
Non mi credo: sono – sono.
Goro
Ma la legge…
Butterfly
(interrompendolo)
Io non la so.
Goro
(continua)
…per la moglie, l’abbandono
al divorzio equiparò.
Butterfly
(crollando vivamente il capo)
La legge giapponese…
non già del mio paese.
Goro
Quale?
Butterfly
(con forza)
Gli Stati Uniti.
Sharpless
(Oh, l’infelice!)
Butterfly
(nervosissima, accalorandosi)
Si sa che aprir la porta
e la moglie cacciar per la più corta
qui divorziar si dice.
Ma in America questo non si può.
(a Sharpless)
Vero?
Sharpless
(imbarazzato)
Vero… Però…
Butterfly
(lo interrompe rivolgendosi a Yamadori ed a Goro, trionfante)
Là un bravo giudice
serio, impettito
dice al marito:
«Lei vuole andarsene?
Sentiam perché?» –
«Sono seccato
del coniugato!»
E il magistrato:
«Ah, mascalzone,
presto in prigione!»
(e per troncare si alza ed ordina:)
Suzuki, il thè.
(va anche lei presso Suzuki)
Yamadori
(sottovoce a Sharpless, mentre Butterfly prepara il thè)
L’udite?
Sharpless
Mi rattrista una sì piena
cecità.
Goro
(sottovoce a Sharpless e Yamadori)
Segnalata è già la nave
di Pinkerton.
Yamadori
(disperato)
Quand’essa lo riveda…
Sharpless
(pure sottovoce ai due)
Egli non vuol mostrarsi. – Io venni appunto
per levarla d’inganno. – Ho qui una lettera
di lui che la riflette…
(vedendo Butterfly che si avvicina per offrire il thè, tronca il discorso)
Butterfly
(con grazia, servendo a Sharpless una tazza di thè)
Vostra Grazia permette…
(poi apre il ventaglio e dietro a questo accenna ai due, ridendo)
Che persone moleste!
(offre il thè a Yamadori, che rifiuta)
Yamadori
(sospirando si alza e si inchina a Butterfly, mettendo la mano sul cuore)
Addio. Vi lascio il cuor pien di cordoglio:
ma spero ancor.
Butterfly
Padrone.
Yamadori
(s’avvia, poi torna presso Butterfly)
Ah! se voleste…
Butterfly
Il guaio è che non voglio…
(Yamadori sospira di nuovo: saluta Sharpless, poi se ne va, seguito dai servi. Butterfly fa cenno a Suzuki di spreparare il thè: Suzuki eseguisce, poi va in fondo alla camera. Goro segue premurosamente Yamadori).
Sharpless
(assume un fare grave, serio, però con gran rispetto e con una certa commozione invita Butterfly a sedere, e torna a tirar fuori di tasca la lettera)
Ora a noi. – Qui sedete.
(Butterfly, tutta allegra, siede vicino a Sharpless, che gli presenta la lettera)
Legger con me volete
questa lettera?
Butterfly
Date.
(prende la lettera, la bacia e poi se la mette sul cuore)
Sulla bocca, sul cuore…
(rende la lettera a Sharpless e gli dice graziosamente:)
Siete l’uomo migliore
del mondo. – Incominciate.
Sharpless
(legge)
«Amico cercherai
quel bel fior di fanciulla…»
Butterfly
(interrompendolo con gioia)
Dice proprio così?
Sharpless
Sì, così dice,
ma se ad ogni momento…
Butterfly
(rimettendosi tranquilla)
Taccio, taccio – più nulla.
Sharpless
(riprende)
«Da quel tempo felice
tre anni son passati.»
Butterfly
(non può trattenersi)
Anche lui li ha contati.
Sharpless
(continua)
«E forse Butterfly
non mi rammenta più.»
Butterfly
(sorpresa)
Non lo rammento?
(rivolgendosi a Suzuki)
Suzuki, dillo tu.
(ripete come scandolezzata le parole della lettera)
«Non mi rammenta più!»
(Suzuki accenna affermando, poi entra nella stanza a sinistra)
Sharpless
(fra sé)
(Pazienza!)
(seguita a leggere)
«Se mi vuole
bene ancora, se mi aspetta…»
Butterfly
(assai commossa)
Oh le dolci parole!
(prende la lettera e la bacia)
Tu benedetta!
Sharpless
(riprende la lettera e seguita a leggere imperterrito, ma con voce commossa)
«A voi mi raccomando
perché vogliate con circospezione
prepararla…»
Butterfly
(ansiosa e raggiante)
Ritorna…
Sharpless
«al colpo…»
Butterfly
(salta di gioia e batte le mani)
Quando?
Presto! presto!
Sharpless
(rassegnato piega la lettera e la ripone in tasca)
(Benone.
Qui troncarla conviene…
(crollando il capo indispettito)
Quel diavolo d’un Pinkerton!)
(si alza e seriissimo, guardando negli occhi Butterfly, le dice:)
Ebbene,
che fareste Madama Butterfly
s’ei non dovesse ritornar più mai?
Butterfly
(immobile, come colpita a morte, china la testa e dice con sommessione infantile:)
Due cose potrei fare:
tornare a divertire
la gente col cantare
oppur, meglio, morire.
Sharpless
(vivamente commosso passeggia agitatissimo, poi torna verso Butterfly, le prende le due mani e con paterna tenerezza le dice:)
Di strapparvi assai mi costa
dai miraggi ingannatori.
Accogliete la proposta
di quel ricco Yamadori.
Butterfly
(ritirando le mani)
Voi, signor, mi dite questo!
Sharpless
(imbarazzato)
Santo Iddio, come si fa?
Butterfly
(batte le mani; Suzuki accorre)
Qui, Suzuki, presto presto
che Sua Grazia se ne va.
Sharpless
Mi scacciate?
(e fa per avviarsi, ma Butterfly corre a lui singhiozzando e lo trattiene)
Butterfly
Ve ne prego,
già l’insistere non vale.
(congeda Suzuki, la quale va nel giardino)
Sharpless
(scusandosi)
Fui brutale, non lo nego.
Butterfly
(dolorosamente, portandosi la mano al cuore)
Oh, mi fate tanto male,
tanto male, tanto, tanto!
Sharpless
(commosso)
Poveretta!
(Butterfly vacilla; Sharpless fa per sorreggerla)
Butterfly
(subito dominandosi)
Niente, niente!
Ho creduto morir. – Ma passa presto
come passan le nuvole sul mare…
Ah!… mi ha scordata?
(corre nella stanza di sinistra, rientra trionfalmente tenendo il suo bambino seduto sulla spalla e lo mostra a Sharpless gloriandosene)
E questo?… e questo?… e questo
dite che lo potrà pure scordare?…
(depone il bambino a terra e lo tiene stretto a sé)
Sharpless
(con emozione)
Egli è suo?
Butterfly
(indicando mano, mano)
Chi mai vide
a bimbo del Giappone occhi azzurrini?
E il labbro? E i ricciolini
d’oro schietto?
Sharpless
(sempre più commosso)
È palese.
E… Pinkerton lo sa?
Butterfly
No. È nato quando già
egli stava in quel suo grande paese.
(accarezza il suo bambino)
Ma voi gli scriverete che lo aspetta
un figlio senza pari!
e mi saprete dir s’ei non s’affretta
per le terre e pei mari!
(fa sedere il bimbo sul cuscino e lo bacia teneramente)
Sai tu cos’ebbe cuore
(gli indica Sharpless)
di pensar quel signore?
Che tua madre dovrà
prenderti in braccio ed alla pioggia e al vento
andar per la città
a guadagnarti il pane e il vestimento.
Ed alle impietosite
genti, ballando de’ suoi canti al suon,
gridare: – Udite, udite,
udite la bellissima canzon
delle ottocentomila
divinità vestite di splendor.
E passerà una fila
di guerrïeri coll’Imperator,
cui dirò: – Sommo duce
ferma i tuoi servi e sosta a riguardar
(mostrando il bimbo e carezzandolo)
quest’occhi, ove la luce
dal cielo azzurro onde scendesti appar.
(si accoscia presso il bambino e continua con voce carezzante e lacrimosa)
E allor fermato il piè
l’Imperatore d’ogni grazia degno,
(mette la sua guancia presso la guancia del bimbo)
forse farà di te
il principe più bello del suo regno.
Sharpless
(non può trattenere le lagrime)
(Quanta pietà!)
(poi, vincendo la propria emozione, dice:)
Vien sera. Io scendo al piano.
(Butterfly si alza in piedi e con atto gentile dà la mano a Sharpless che la stringe con ambo le mani con effusione)
Sharpless
Mi perdonate?
Butterfly
(al bimbo)
A te, dagli la mano.
Sharpless
(prende il bambino in braccio)
I bei capelli biondi!
(lo bacia)
Caro: come ti chiamano?
Butterfly
Rispondi:
Oggi il mio nome è: Dolore. Però
dite al babbo, scrivendogli, che il giorno
del suo ritorno
Gioia, mi chiamerò.
Sharpless
Tuo padre lo saprà, te lo prometto.
(mette il bambino in terra, fa un saluto a Butterfly, ed esce rapidamente)
Butterfly
(battendo le mani)
Suzuki.
Suzuki
(di fuori grida)
Vespa! Rospo maledetto!
(poi entra trascinando con violenza Goro che tenta inutilmente di sfuggirle)
Butterfly
Che fu?
Suzuki
Ci ronza intorno
il vampiro! e ogni giorno
ai quattro venti
spargendo va
che niuno sa
chi padre al bimbo sia!
(Suzuki lascia Goro, il quale tenta di giustificarsi)
Goro
Dicevo solo
che qui i vostri parenti
non han pietà;
che quel figliuolo
padre non ha.
Che stolto è lo sperare…
(Butterfly, furente, corre al reliquiario e prende il coltello che servì per l’hara-kiri (suicidio per condanna) di suo padre, gridando:)
Butterfly
Ah! menti! menti!
(afferra Goro, che cade a terra, e minaccia d’ucciderlo: Goro grida disperatamente)
Dillo ancora e t’uccido!…
Suzuki
(intromettendosi)
No!
(spaventata a tale scena prende il bimbo e lo porta nella stanza a sinistra)
Butterfly
(presa da disgusto, respinge Goro col piede)
Va via!
(Goro fugge: poi Butterfly si scuote, va a riporre il coltello e volgendo il pensiero al suo bambino, esclama:)
O mio piccolo amore,
mia pena e mio conforto,
il tuo vendicatore
ci porterà lontan nella sua terra
dove…
(un colpo di cannone)
Suzuki
(entrando affannosamente)
Il cannon del porto!
(corre verso il terrazzo: Butterfly la segue)
Una nave da guerra.
Butterfly
(giubilante, ansante)
Bianca… bianca… il vessillo americano
delle stelle… Or governa
per ancorare.
(prende sul tavolino un cannocchiale e corre sul terrazzo: tutta tremante per l’emozione, appunta il cannocchiale verso il porto e dice a Suzuki:)
Reggimi la mano
ch’io ne discerna
il nome, il nome, il nome. Eccolo: Abramo
Lincoln.
(dà il cannocchiale a Suzuki, poi in preda a grande esaltazione scendendo dal terrazzo, esclama:)
Tutti han mentito!
tutti!… tutti!… sol io
lo sapevo – io – che l’amo.
(a Suzuki)
Vedi lo scimunito
tuo dubbio? È giunto! è giunto!
proprio nel punto
che mi diceva ognun: piangi e dispera.
Trionfa il mio
amor, trionfa la mia fede intera.
Ei torna e m’ama. –
(e in preda ad una esaltazione giubilante va al terrazzo, dicendo a Suzuki:)
Scuoti quella fronda
e dei suoi fior m’innonda. –
Nella pioggia odorosa io vo’ tuffare
l’arsa fronte.
(singhiozzando per tenerezza)
Suzuki
(calmandola)
Signora
quetatevi: quel pianto…
Butterfly
No: rido, rido! Quanto
lo dovremo aspettare?
Che pensi? Un’ora?
Suzuki
Di più.
Butterfly
(giudiziosa)
Certo di più.
Due ore forse. Tu
va per fiori. Che qui tutto sia pieno
di fior, come la notte è di faville.
Sfronda tutto il giardin come fa il vento.
(Suzuki si avvia per andar nel giardino, ma Butterfly la trattiene)
E accenderem mille lanterne almeno
e forse più di mille.
(vedendo che Suzuki tace, riflette e dice:)
No?… Siam povere?… Cento…
Dieci… Il conto qual sia
la maggior fiamma è nell’anima mia.
(accenna a Suzuki di andare nel giardino)
Suzuki
(dal terrazzo)
Tutti i fior?…
Butterfly
Tutti. Pesco, vïola, gelsomino,
quanto di cespo, o d’erba, o d’albero fiorì.
Suzuki
Uno squallor d’inverno sarà tutto il giardino.
(scende nel giardino)
Butterfly
Tutta la primavera voglio che olezzi qui.
Suzuki
(appare sul terrazzo e sporge un fascio di fiori e di fronde)
A voi signora.
Butterfly
(prendendo il fascio)
Cogline ancora.
(Butterfly sparge i fiori nella stanza, mentre Suzuki ritorna nel giardino)
Suzuki
(dal giardino)
Soventi a questa siepe veniste a riguardare
lungi, piangendo nella deserta immensità.
Butterfly
Giunse l’atteso, nulla ormai più chiedo al mare;
diedi pianto alla zolla, essa i suoi fior mi dà.
Suzuki
(appare nuovamente sul terrazzo con un altro gran fascio di fiori)
Spoglio è l’orto.
Butterfly
(prendendo i fiori)
Qua il tuo carco.
Vien, m’aiuta.
(spargono fiori ovunque)
Suzuki
Rose al varco
della soglia.
Butterfly
Il suo sedil
di convolvi s’inghirlandi.
Suzuki
Gigli?… viole?…
Butterfly
Intorno spandi.
Butterfly e Suzuki
Seminiamo intorno april.
(con leggero ondulamento di danza spargono ovunque fiori)
Gettiamo a mani piene
mammole e tuberose,
corolle di verbene,
petali d’ogni fior!
(Butterfly, aiutata da Suzuki, va a prendere il necessario per la toeletta)
Butterfly
(a Suzuki)
Vienmi ad ornar…
No. Pria, portami il bimbo.
(Suzuki va nella stanza a sinistra e porta il bambino che fa sedere vicino a Butterfly, la quale, intanto, si guarda in un piccolo specchio e dice tristamente:)
Ahimè, non son più quella!
Troppi sospiri la bocca mandò,
e l’occhio riguardò
nel lontan troppo fiso.
(si getta a terra, appoggiando la testa sui piedi di Suzuki)
Suzuki, fammi bella, fammi bella!
Suzuki
(accarezzando la testa di Butterfly, per calmarla)
Gioia e riposo accrescono beltà.
Butterfly
Chissà! Chissà!
(si alza, torna alla toeletta e dice a Suzuki:)
Dammi sul viso
un tocco di carmino…
(prende un pennello e mette del rosso sulle guancie del suo bimbo)
ed anche a te piccino
perché la veglia non ti faccia vote
per pallore le gote.
Suzuki
(a Butterfly)
Ferma che v’ho i capelli a ravviare.
Butterfly
(seguendo una sua idea)
Che ne diranno
ora i parenti!
E che dirà lo zio
Bonzo? Qual cicalìo
faranno in coro
le comari con Goro,
già del mio danno
tutti contenti!
E Yamadori
coi suoi languori!
Beffati,
scornati,
spennati
gl’ingrati!
Suzuki
(ha terminato la toeletta)
È fatto.
Butterfly
L’obi che vestii da sposa.
(Suzuki va ad un cassettone, vi cerca la veste bianca e l’obi, mentre Butterfly attira a sé il bambino)
Cara faccia pensosa!
(se lo pone sulle ginocchia e canta cullandolo)
È Roje un bimbo biondo
simile a sole dopo la tempesta;
l’azzurro occhio profondo…
Suzuki
(torna con due vesti: ne dà una coll’obi a Butterfly)
Ecco l’obi nuzial.
Butterfly
(depone il bimbo)
Qua ch’io lo vesta.
(mentre indossa la veste, Suzuki mette l’altra al bambino, avvolgendolo quasi tutto nelle pieghe ampie e leggiere)
Vo’ che mi veda indosso
il vel del primo dì.
E un papavero rosso
nei capelli…
(Suzuki, che ha finito d’abbigliare il bambino, cerca il fiore e lo punta nei capelli di Butterfly che se ne compiace, guardandosi nello specchio)
Così.
(poi fa cenno a Suzuki di abbassare lo shosi)
Nello shosi or farem tre forellini
per riguardar,
e starem zitti come topolini
ad aspettar.
Porta il bambino presso lo shosi, nel quale fa tre fori: uno alto per sé, uno più basso per Suzuki e il terzo ancor più basso pel bimbo, che fa sedere su di un cuscino, accennandogli di guardare attento fuori del foro preparatogli. Suzuki si accoscia e spia essa pure all’esterno. Butterfly si pone innanzi al foro più alto e spia da quello. Dopo qualche tempo Suzuki ed il bambino si addormentano. Intanto si è fatta notte ed i raggi lunari illuminano dall’esterno lo shosi. Butterfly rimane immobile, rigida come una statua.
Parte seconda
Passa la note angosciosa. – Dal porto all’alzarsi della collina salgono voci confuse di marinai e rumori diversi. – All’alzarsi del sipario è già alba: Butterfly spia sempre al di fuori.
Suzuki
(svegliandosi di soprassalto)
È l’alba.
(si alza e batte dolcemente sulla spalla a Butterfly)
Cio-Cio-San!
Butterfly
(si scuote e fidente dice:)
Verrà col pieno
sole.
(vede il bimbo addormentato e lo prende sulla braccia)
Suzuki
Salite a riposar, sì affranta
e sì pallida siete! Al suo venire
tosto vi chiamerò.
Butterfly
(cantando dolcemente s’avvia per la scaletta)
Dormi amor mio
dormi sul mio cor.
Tu sei con Dio
ed io col mio dolor.
A te i rai
degli astri d’or:
dormi tesor!
(entra nella camera superiore)
Suzuki
(la guarda salire e dice con gran pietà:)
Povera Butterfly!
(Suzuki si inginocchia innanzi al simulacro di Budda, poi va ad aprire lo shosi).
Pinkerton e Sharpless picchiano lievemente all’uscio d’ingresso.
Suzuki
Chi sia?…
(va ad aprire e rimane grandemente sorpresa)
Oh!…
Sharpless
(facendole cenno di non far rumore)
Zitta! zitta!
(Pinkerton e Sharpless entrano cautamente in punta di piedi)
Pinkerton
(premurosamente a Suzuki:)
Dorme? Non la destare.
Suzuki
Ell’era tanto stanca! Vi stette ad aspettare
tutta notte col bimbo.
Pinkerton
Come sapea?…
Suzuki
Non giunge
da tre anni una nave nel porto, che da lunge
Butterfly non ne scruti il color, la bandiera.
Sharpless
(a Pinkerton)
Ve lo dissi?!…
Suzuki
(per andare)
La chiamo…
Pinkerton
(fermandola)
Non ancora…
Suzuki
Ier sera,
lo vedete, la stanza volle sparger di fiori.
Sharpless
(commosso)
Ve lo dissi?…
Pinkerton
(turbato)
Che pena!
Suzuki
(sorpresa)
Pena!
(sente rumore nel giardino)
Chi c’è là fuori
nel giardino?
(va a guardare fuori dallo shosi e con meraviglia esclama:)
Una donna!!…
Pinkerton
(la riconduce sul davanti)
Zitta!
Suzuki
(agitata)
Chi è? chi è?
Sharpless
Meglio dirle ogni cosa.
Pinkerton
(imbarazzato)
È venuta con me.
Sharpless
(deliberatamente)
Sua moglie!
Suzuki
(sbalordita, alza le braccia al cielo, poi si precipita in ginocchio colla faccia contro terra)
Anime sante degli avi!… Alla piccina
è spento il sol!
Sharpless
(calmando Suzuki e sollevandola da terra)
Scegliemmo quest’ora mattutina
per ritrovarti sola, Suzuki, e alla gran prova
un aiuto, un sostegno cercar con te.
Suzuki
(desolata)
Che giova?
(Sharpless prende a parte Suzuki e cerca colla preghiera e colla persuasione di averne il consenso: Pinkerton, sempre più agitato, si aggira per la stanza ed osserva)
Sharpless
(a Suzuki)
Io so che alle sue pene
non ci sono conforti!
Ma del bimbo conviene
assicurar le sorti!
La pïetosa
che entrar non osa
materna cura
del bimbo avrà.
Suzuki
E volete ch’io chieda
a una madre…
Sharpless
(insistendo)
Suvvia,
parla con quella pia
e conducila qui – s’anche la veda
Butterfly, non importa.
Anzi – meglio se accorta
del vero si facesse alla sua vista.
Vieni, vieni!…
Suzuki
Oh me trista!
(spinta da Sharpless va nel giardino a raggiungere la signora Pinkerton)
Pinkerton
Oh! l’amara fragranza
di questi fiori
velenosa al cor mi va.
Immutata è la stanza
dei nostri amori…
ma un gel di morte vi sta.
(vede il proprio ritratto, lo osserva)
Il mio ritratto! – Svanita è l’imagine
qual foglia in chiuse pagine.
(lo depone)
Tre anni son passati – e noverati
ella n’ha i giorni e l’ore
nell’immobile fede…
(agitatissimo a queste rimembranze, si rivolge a Sharpless che è ritornato a lui vicino)
Non posso rimaner. – Sharpless vi aspetto
per via. Datele voi… qualche soccorso…
(consegna danari al Console)
Mi struggo dal rimorso.
Sharpless
Non ve l’avevo detto?
Pinkerton
Sì. Tutto in un istante
vedo il mio fallo e sento
che di questo tormento
tregua mai non avrò.
Sempre il mite sembiante
vedrò, con strazio atroce,
sempre la dolce voce
lamentosa udirò.
Addio fiorito asil
di letizia e d’amor.
Non reggo al tuo squallor!
Fuggo, fuggo – son vil.
Sharpless
Vel dissi… vi ricorda?
quando la man vi diede:
«Badate, ella ci crede»
e fui profeta allor.
Sorda ai consigli, sorda
ai dubbi – vilipesa
nell’ostinata attesa
tutto raccolse il cor.
Ma ormai quel cor sincero
forse presago è già.
Andate – il triste vero
da sola apprenderà.
(Pinkerton, strette le mani al Console, esce rapidamente, mentre Kate e Suzuki vengono dal giardino)
Kate
(a Suzuki)
Glielo dirai?
Suzuki
Prometto.
Kate
E le darai consiglio
di affidarmi?…
Suzuki
Prometto.
Kate
Lo terrò come un figlio.
Suzuki
Vi credo. Ma bisogna ch’io le sia sola accanto…
Nella grande ora – sola! – Piangerà tanto tanto!
Butterfly
(dall’interno della camera superiore)
Suzuki, dove sei… parla…
(appare in cima alla scaletta)
Suzuki!…
Suzuki
(fa cenno agli altri di tacere, poi risponde:)
Son qui… pregavo e rimettevo a posto…
(Butterfly scende: Suzuki si precipita verso la scaletta per impedire a Butterfly di scendere)
No… non scendete…
Butterfly
(discende precipitosa, svincolandosi da Suzuki che cerca invano di trattenerla, poi si aggira per la stanza con grande agitazione, ma giubilante)
È qui… dov’è nascosto…
(vede Sharpless)
Ecco il Console… e… dove? dove?…
(cerca dietro ai paraventi)
Non c’è.
(si volge e vede Madama Pinkerton)
Chi siete?
Perché veniste?… Nessuno parla!… Perché piangete?
No: non ditemi nulla… nulla – forse potrei
cader morta sull’attimo. – Tu Suzuki che sei
tanto buona – non piangere! – e mi vuoi tanto bene,
un Sì od un No – di’ piano – Vive?
Suzuki
Sì.
Butterfly
Ma non viene
più. Te l’han detto!…
(irritata al silenzio di Suzuki)
Vespa! Voglio che tu risponda.
Suzuki
Mai più.
Butterfly
Ma è giunto ieri?
Suzuki
Sì.
Butterfly
(guarda Kate, quasi affascinata)
Quella donna bionda
mi fa tanta paura! Mi fa tanta paura!
Kate
Son la causa innocente d’ogni vostra sciagura.
Perdonatemi.
(fa per avvicinarsi a Butterfly, ma questa, imperiosa, le fa cenno di starle lontano)
Butterfly
No – non mi toccate.
(lungo, penoso silenzio; poi Butterfly riprende con voce calma:)
Quanto
tempo è che vi ha sposata – voi?
Kate
Un anno, soltanto!
(Butterfly tace)
E non mi lascerete far nulla pel bambino?
Io lo terrei con cura affettuosa…
(Butterfly non risponde: Kate, impressionata da questo silenzio, insiste commossa:)
È triste, triste cosa!
ma fatelo pel suo meglio…
Butterfly
(dopo lungo silenzio)
Chissà!?
Tutto è compiuto ormai!
Kate
(dolcemente)
Potete perdonarmi, Butterfly?
Butterfly
(con aria grave)
Sotto il gran ponte del cielo non v’è
donna di voi più felice.
Siatelo sempre felice
e non vi rattristate mai per me.
Mi piacerebbe pur che gli diceste
che pace io troverò.
Kate
(stendendo la mano)
E la mano… la man… me la dareste?
Butterfly
(ritraendosi un poco, ma rispondendo con dolcezza)
Vi prego – questo… no…
Andate adesso.
Kate
(avviandosi, dice a Sharpless:)
Povera piccina!
Sharpless
(assai commosso)
È un’immensa pietà!
Kate
(sottovoce a Sharpless)
E il figlio lo darà?
Butterfly
(che ha udito)
A lui lo potrò dare
se lo verrà a cercare.
Fra mezz’ora salite la collina.
(Suzuki accompagna Kate che esce dalla porta di destra, poi sale al piano superiore: Sharpless si avvicina a Butterfly, dandole i danari di Pinkerton)
Sharpless
(interrompendosi per la commozione)
L’amico mio mi diede…
per voi… non so spiegarmi… Egli provvede…
Butterfly
(lo interrompe)
Non piangete, signore, io sono avvezza
ad ogni peggior cosa. – E poi riposa
pur tanto una certezza.
La speranza ed il sogno,
quelli no, non dan pace. – Or se vi piace…
rendete…
(porge i danari a Sharpless)
Sharpless
(rifiutando)
Oh no.
Butterfly
Non me ne fa bisogno.
(Suzuki rientra dalla porta di sinistra e rimane in disparte ad osservare)
Sharpless
(cercando persuaderla con scherzoso rimprovero)
Com’è caparbia quella testolina!
Butterfly
(risolutamente rende i danari)
Lo voglio.
Sharpless
(riprendendoli)
Obbedirò.
Butterfly
Addio.
Sharpless
Si può rivedervi?
Butterfly
Si può:
fra mezz’ora salite la collina.
(Sharpless all’udir queste parole è preso da un triste presentimento, saluta ed esce frettoloso. Butterfly si regge a stento: Suzuki si affretta a sorreggerla)
Suzuki
(mettendo una mano sul cuore a Butterfly)
Come una mosca prigioniera
l’ali batte il piccolo cuor!
Butterfly
(si è riavuta e vedendo che è giorno fatto si scioglie da Suzuki dicendole:)
Troppa luce è di fuor,
e troppa primavera.
Chiudi.
(Suzuki chiude porte e tende: la camera rimane quasi in completa oscurità)
(a Suzuki)
Il bimbo ove sia?
Suzuki
Giuoca. Lo chiamo?
Butterfly
Lascialo giuocar.
(congedandola)
Va. – Fagli compagnia.
Suzuki
Non vi voglio lasciar.
(si getta ai piedi di Butterfly piangendo)
Butterfly
(affettuosamente accarezzando la testa a Suzuki)
Ieri mi hai detto una savia parola:
che il buon riposo accresce la beltà.
Suzuki
Vero.
Butterfly
Lasciami sola
e la tua Butterfly riposerà.
(Suzuki rifiuta di allontanarsi)
Sai la canzon? «Varcò le chiuse porte,
prese il posto di tutto – se ne andò –
e nulla vi lasciò,
nulla, fuor che la morte.»
Suzuki
(piangente)
Resto con voi.
Butterfly
(risolutamente batte le mani)
Va – va. Te lo comando.
(fa alzare Suzuki e la spinge fuori dell’uscio di sinistra. – Poi Butterfly accende un lume davanti al reliquiario, si inchina e rimane immobile assorta in doloroso pensiero: va allo stipo, ne leva un gran velo bianco che getta sul paravento: prende il coltello che, chiuso in un astuccio di lacca, sta appeso alla parete presso il simulacro di Budda, lo impugna e ne bacia religiosamente la lama tenendola colle due mani per la punta e per l’impugnatura: quindi legge le parole che sono incise sulla lama:
Con onor muore
Chi non può serbar vita con onore.
si appunta il coltello alla gola: s’apre la porta di sinistra e si vede il braccio di Suzuki che spinge il bambino verso la madre: il bimbo entra correndo colle manine alzate: Butterfly lascia cadere il coltello, si precipita verso il bambino, lo abbraccia soffocandolo di baci)
Tu, tu, piccolo Iddio!
Amore, amore mio,
fior di giglio e di rosa,
qui la tua testa bionda
qui, ch’io nasconda
la fronte dolorosa
ne’ tuoi capelli. Non saperlo mai
per te, per i tuoi puri
occhi, muor Butterfly
perché tu possa andare
di là dal mare
senza che ti rimorda ai dì maturi,
il materno abbandono.
O a me, sceso dal trono
dell’alto Paradiso,
guarda ben fiso, fiso
di tua madre la faccia!…
che te’n resti una traccia,
sia pur pallida e poca.
Che non tutto consunto
vada di mia beltà l’ultimo fior.
(guarda lungamente il suo bimbo e lo bacia ancora)
Addio! piccolo amor!
Va. Gioca, gioca.
(Butterfly prende il bambino, lo mette su di una stuoia col viso voltato verso sinistra, gli dà in mano una banderuola americana ed una puppattola e lo invita a trastullarsi mentre delicatamente gli benda gli occhi. Poi afferra il coltello, chiude la porta di sinistra e collo sguardo sempre fisso sul figlio, va dietro il paravento. Si ode cadere a terra il coltello, mentre il gran velo bianco sparisce come tirato da una mano invisibile. Butterfly scivola a terra, mezza fuori del paravento: il velo le circonda il collo. Con un debole sorriso saluta colla mano il bambino e si trascina presso di lui, avendo ancora forza sufficiente per abbracciarlo, poi gli cade vicino. In questo momento si ode fuori, a destra, la voce affannosa di Pinkerton che chiama ripetutamente:
[Pinkerton]
Butterfly! Butterfly!
poi la porta di destra è violentemente scossa ed aperta: Pinkerton e Sharpless si precipitano nella stanza, accorrendo presso Butterfly che con debole gesto indica il bambino e muore. Pinkerton si inginocchia, mentre Sharpless prende il bimbo e lo bacia singhiozzando).