venire accanto anche allora, perché non mi scorderò mai che m' ascolti. Faremo insieme un viaggio d'istruzione, e farò il possibile perché riesca pure un
dovunque aspetti qualcuno, mi ridico mentalmente dei versi. Ma quello che me li stampò nella memoria in forma incancellabile è l'uso, a cui sempre m
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lei,- finalmente assunta all'onore del Vocabolario. Passa via, svergognata. - O lei, che mille volte m' è entrata e mille volte sfuggita dalla mente
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prova insieme. Pigliamo, per esempio, il Novo dizionario italiano del Petrocchi: una lettera qualunque, la lettera P, e leggiamola tutta. M'ingegnerò
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Credo che avrò detto cento volte uno che pencola o pende camminando, e non dissi nè scrissi mai PENCOLONE , che m' avrebbe fatto risparmiare
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occasion in cui si può spendere quello che s'è guadagnato E non mi dica neppure che è uno studio per giovani, ai quali è stimolo l'idea di ricavarne m
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affettuoso che non m' aspettassi. Forse lo impietosiva i pensiero ch'io m'andavo a stabilire a Torino, poichè a lui, per rispetto alla lingua, Torino doveva
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prova? Desiderate ch'io vi persuada con gli esempi? E io vi contento, nel miglior modo che m' è possibile, così alla lesta. E comincio da te, piccolo
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che fui al bivio, stetti un momento in dubbio se dovessi voltare.... T. - ....Se dovessi voltare a destra o a sinistra. M'arrestai, attendendo che
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I colori esaminati da M. Chaptal (1) furono sette, trovati a Pompei nella bottega di un mercante di colori e indicati con numero progressivo per la
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Il secondo era un’ocria di un bel giallo che sottoposto alla calcinazione passava facilmente al rosso, per cui osserva giustamente M. Chaptal, che il
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Due celebri chimici M. Chaptal e sir Humphry Davy sulle cui analisi si imperniarono tutte le ricerche posteriori riguardanti le pitture antiche di
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M. Chaptal concluse doversi ritenere questo azzurro un composto di ossido di rame, di calce e di allumina somigliante alla cenere azzurra per i suoi
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ammoniaca, M. Chaptal riguardò questo colore come una vera lacca il cui principio colorante fosse fissato sull’allumina, ed analoga perfettamente alla
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, nitrico e solforico produceva una leggera effervescenza, ravvivandosi ad una ebullizione prolungata, ciò che secondo M. Chaptal, esclude potersi trattare
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la base azzurra analizzata con processi analoghi a quelli di M. Chaptal, si mostrò costantemente dovuta a quel prodotto egiziano detto fritta di
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corrisponde a quello consimile di M. Chaptal su di un rosa analogo, soltanto che sir Davy presume di essersi trovato in presenza di un prodotto molto analogo
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un bellissimo e durevole colore di porpora; e si racconta (1) pure che M. de Jussieu e M. de Rèaumur sulle coste occidentali della Francia
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Nel 1829 M. Robiquetet Collin ricavarono dal trattamento della radice della Robbia, con due terzi del suo peso d’acido solforico, una sostanza
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Ingres. Il panneggiamento di una delle principali figure è colorito coll’oltremare Guimet, e M. Mèrimèe, relatore dell’esperimento in nome del Comitato
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Nell’ottimo Manuel des jeunes artistes amateurs en peinture di M. P. L. Bouvier (1) è l’altra ricetta, sulla quale si richiama tutta l’attenzione
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che rovinò un quadro di Aristide che si conservava a Roma nel tempio di Cerere; quadro che dal Pretore M. Junnio si voleva fare ripulire in occasione
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Giovanni da San Giovanni, di sua propria mano a olio sopra tela che fu dato alla G. M. del Serenissimo Cardinale Leopoldo per darle luogo fra gli altri
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consistenza vitrea, M. Ettore Leroux ritiene che si mescolasse del miele alle tempere, poichè è indubitato che la tempera fu usitatissima dagli Egizi
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studi e tentativi di imitazione di Davy, di Darcet, di M. de Fontenay; provandosi in tal modo che si sapevano utilizzare per l’arte le vetrificazioni
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pittura, presentati dal Conte Caylus da M. Bachellière e Cochin figlio, sui vari encausti dei Greci e dei Romani, in un colle loro interpretazioni del
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Sulle esperienze di M. Bachellière che in parte corrispondono colle prime ricerche dello stesso abate Requeno, è così tipico, in fatto di ricette
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Però l’ostacolo insuperabile che incontrò nello sciogliere la cera col sail tartaro di M. Bachellière è vinto, senza avvertirlo, da lui stesso in un
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«Poteva forse vantarmi» prosegue l’abate Requeno «del mio pensiero e credere con più ragione di M. Bachellière, aver ritrovato l’antico encausto a
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encausto, incastrate nel muro, se è vero quanto dice Plinio, che si dovesse a M. Ludio Elotta, pittore dei tempi di Augusto, il metodo di coprire
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Gli amici m’hanno detto: «Tieni un discorso popolare, dell’accademia gli uditori sono stucchi e ristucchi». Ed ho risposto di sì, anche perché io
La relazione del nostro presidente m’ha detto che s’è lavorato anche quest’anno. È vero, ma l’azione pro università, — una questione triste, su cui
2, durò fino alle 6. Interessantissima fu la discussione sulla organizzazione da darsi alla società nelle vallate. Il m. r. don de Gentili raccomandò
Comunicazioni della Presidenza (ringraziamenti delle LL. MM. il Re e la Regina e di S. M. la Regina Madre in occasione del capo d'anno. Telegramma
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Dotazione della Corona durante il Regno di S. M. Vittorio Emanuele III (Giolitti) 493
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di S. M. Vittorio Emanuele III.
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S. M. Vittorio Emanuele III.
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all'orecchio: - Rinaldi ... è un mezz'uomo! - Anche un terzo d'uomo - risposi ridendo. - Che te n'importa? - M'importa - egli riprese - perché non mi
una prima volta ... - Pro bono pacis. - Forse non aveva la coscienza netta neppur lei ... M'inganno? - Questo non vuol dire! Il marito ... è altra
per ciò dovrebbero essere piú arrendevoli, piú facili al compatimento. Ebbene ... M'ero ingannato. «Ma, dunque? ... » insistete voi. La signorina non
vita!» «Belle parole!» esclamò tra i singhiozzi. «Se gli vuole veramente bene ... ». M'interruppe con un'occhiata che non dimenticherò mai e mi tese
vi rientri Berta! - esclamò calorosamente D'Ortes. - Voi mi amate ancora ... Io vi amo quanto prima; credevo di avervi dimenticata ... M'ingannavo
le virtù famigliari, per la noncuranza del danaro. "Mi divertite!" E soggiunse, vôlto all'amico: "Proprio non valeva la pena." "M'intenda bene
«Guardi dove cammina! o 'che 'gli è cieco?». M'erutta in faccia con fetor di vino un popolano dondolando l'anca. In vasta curva costeggiando il fiume
cielo che incombe? M'è straniero l'aspetto d'ogni cosa, m'è nemica questa natura! basta! voglio uscire da questa trama d'incubi! la vita! la mia vita