incanti della sua grande arte, sotto le spoglie di mamam Colibry. Ci eravamo raccolti nell'atrio a commentare le sensazioni dolcissime, Alessandro
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riprendemmo il sentiero scosceso e sassoso che avevamo fatto nella salita, il quale, se era malagevole, era però sicuro e ci riconduceva a casa, dove eravamo
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restare con esso qualche mese. S'intende bene, io partii con essi: eravamo sullo scorcio del settembre, quando ebbra e felice di poter finalmente fare un
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animi nostri, erano pur intime ed innocenti le nostre confidenze, ed i minuti ma relativamente importanti consigli di cui ci eravamo prodighe l'una
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, ed incorrere nella taccia di pedanteria senza aver mai raggiunto il fine che ci eravamo erroneamente proposto. Le giovanette, dal canto loro, si
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, che nè io nè lui avremmo potuto consegnare la nostra anima nelle mani dell'altro. Un pomeriggio d'estate eravamo seduti in una birreria e ciò che egli
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Argentina. Eravamo tutti uomini: ufficiali, marinai, scienziati e io. Nessuna signora né sulla nave, né nei distaccamenti, né sulla banchisa polare. Al
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affezione, noi proviamo pene maggiori de' piaceri di cui ci eravamo formata confusamente l'idea e concepita la speranza. E siccome, al cospetto del
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Eravamo seduti a tavoli rotondi da otto: cena formale. Quella sera si fondava l'ennesima associazione benemerita, con premiazioni e brindisi di rito
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specchi e rimasi scioccata: eravamo noi quei commensali rumorosi in fondo alla sala con le bocche piene e il mento un po' lucido? Ebbene sì. Donne e
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tutti i bambini siano come eravamo le mie compagne ed io. Ma noi mentre nutrivamo un'ammirazione stupida per la ricchezza, come idea astratta e nelle
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Cosa ci resta, mie signore, quando si perde lo sposo a cui eravamo unite per la vita, i genitori che furono il primo dei nostri amori, i figli che
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. Otto anni dopo la rividi; eravamo due giovinette. Sua madre pregò il mio babbo di lasciarmi andare a passar alcuni giorni a Vercelli con sua figlia. La
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fatta nelle rispettive classi anzichè nella cappella comune. Una sera eravamo tutte inginocchiate nel mezzo della scuola, e le nostre personcine
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. «Mio fratello, così il buon Massimo, ed io eravamo condotti dal prete a visitare i poveri ammalati nelle soffitte. Quest'uso è ottimo. Per diversi
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fa, tutte noi eravamo spaventate degli scaldabagni a gas, che, maneggiati male, davano quei «botti» forti...; ora non sappiamo ancora deciderci a
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veneziano - il mondo è cambiato. Guardi un gruppo qualunque - fatte ben poche eccezioni - di signorine che prendono qui il thè (eravamo a Roma nel
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Teatro Reale dell'Opera per cento lire; certamente non poteva farci risalire dal baratro in cui eravamo caduti, (anzi in cui ci avevano fatti cadere
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questo subito per non mentire e per non cadere in odiose adulazioni). Infatti, da remoti secoli, noi eravamo quella che il Carducci chiamò: «Italia
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capitale. Le donne, che non hanno mai il diritto di essere brutte, devono ricordarselo anche nelle circostanze tragiche della vita. Quando eravamo
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costituir un giuoco di spropositi, come questo racconto da me udito: Eravamo sulla costa affamati... - Vuol un po' di pesce? - Nudi... - In verità, basta
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appassionati, le letture amene, i colori lieti, i profumi; e lo specchio, più abilmente interrogato, rivela nuovi fascini di cui eravamo possessori senza
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