Da principio, adunque, la democrazia è accettata dai d.c. con tutto il fervore di un cattolicismo ingenuo e precritico. Essi credono di non far con ciò che accogliere docilmente il programma stesso del papa, di Leone XIII; di attuarne le direttive e svolgere le conseguenze di queste. Quando le cose si complicano, e l'autorità piega a una interpretazione e a una pratica nelle quali si rispecchiano interessi economici e politici ostili alla ascensione delle masse, contro questo programma restrittivo e mortificante l'accordo è cercato e affermato fra democrazia e cristianesimo; e, per persuadersi di esso e dimostrarlo agli altri, si impone una critica più penetrante e severa dell'una e dell'altro. E la critica è poi sollecitata e provocata anche dalla polemica con i socialisti. Contro di questi, i d.c. ripigliano la posizione di Mazzini; e cercano del moto rivoluzionario — borghesia contro le classi privilegiate — e del socialismo — proletariato contro borghesia — l'intima sostanza e il valore, che deve essere ed è, per essi, di natura essenzialmente religiosa. Trovare nella -democrazia e nel socialismo stesso, come moto di una classe nuova assetata dì libertà e di giustizia, una derivazione diretta dello spirito cristiano, contro le degenerazioni di una società ecclesiastica alleata al vecchio regime, interpretare e rivivere l'una e l'altro come moti intimamente ed essenzialmente religiosi, è oramai l'assunto dei d.c. Con che essi appartengono già alla storia ed al processo di autocritica dei moti e delle dottrine sociali contemporanee. E la loro posizione viene ad essere di primissima importanza nella storia dello sviluppo di queste in seno alla civiltà latina.
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E furono le preoccupazioni destate in questi dai primi moti della democrazia cristiana e dal fervore di quelli che la avevano sinceramente accettata che condussero dalla Rerum novarum alla Graves de communi; un documento senza più slancio e fede. pieno di se e di ma, in cui si cercava di tarpar le ali al movimento senza sconfessare i principi già posti. Era la sorte che era sempre toccata, nella Chiesa, ai movimenti mistici spontanei e profondi; la Curia vaticana ha delle ragioni che non sono le ragioni del cristianesimo originario ed evangelico.
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