Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: accettare

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Teogonie clericali

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Murri, Romolo 2 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 108-137.
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Combattere il socialismo come si fa oggi in Italia, senza distinguere, prendendo parte per i moderati o per i padroni, ostacolando o spezzando l'organizzazione proletaria, combattendo sempre e per partito preso i così detti sovversivi, fra i quali sono pure parecchi che potrebbero meglio essere chiamati ricostruttici, èun errore del quale i moderati che lo commettono non tarderanno ad avvedersi; è una politica dalle corte vedute, che si limita a numero delle posizioni guadagnate o perdute, senza preoccuparsi punto del futuro andamento della lotta: è un logorare le proprie riserve, lasciando agli altri il vantaggio di rafforzarsi di sempre nuove reclute per gli scontri di domani: è, in una parola, un accettare, nella lotta, la posizione della grassa e gaudente borghesia capitalistica, invece di prendere la posizione più adatta all'indole ed alle condizioni delle forze e delle energie delle quali dispone la Chiesa.

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Dall'altra parte, poi, essi dichiarano di accettare pienamente la costituzione italiana e l'orientamento dato allo Stato italiano da una possente e non interrotta tradizione, e l'unità d'Italia così come essa è ora costituita, cioè con Roma capitale; "Nell'agosto 1907, poco dopo la lotta di Bergamo, l'on. Cameroni, al consiglio comunale di Treviglio, esclamava" Viva Roma capitale d'Italia. E l'Osservatore romano ne lo rimproverò aspramente. e con ciò si sbrigano assai leggermente e del Sillabo e delle rivendicazioni non abbandonate su Roma e della enciclica Vehementer e di tutta l'attività politica della Santa Sede; e fanno, nella realtà, come l'on. Cornaggia fa anche a parole, tenendo lunghi discorsi politici senza neppur mostrare di ricordarsi che a Roma, oltre il Quirinale, c'è anche il Vaticano. Infatti i cattolici italiani che partecipano senza restrizioni alla vita pubblica del loro paese sopprimono ed annullano, senza forse addarsene, tutta l'attività politica della Santa Sede, dal 29 aprile 1848 ad oggi.

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La crisi religiosa in Francia (Lettere al "Corriere della Sera")

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Murri, Romolo 6 occorrenze
  • 1908
  • Murri, R., La politica clericale e la democrazia, I, ne I problemi dell’Italia contemporanea, Ascoli Piceno-Roma, Giuseppe Cesari–Società Naz. di Cultura, 1908, 207-245.
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L'accusa era falsa e, per ognuno che conosca da presso il cattolicismo, evidentemente ingiusta; essa aveva tuttavia, agli occhi di un pubblico che conosce oramai troppo poco la Chiesa e che ha molti pregiudizi contro di essa, una certa verosimiglianza che l'ha fatta accettare e menar per buona senza troppe proteste.

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Comunque, questo aspetto più profondo ed importante della questione è stato velato dal primo; e la Chiesa cattolica paga in Francia il fio di una condotta politica alla quale i suoi interessi sostanziali erano estranei ed anche contrari, e che una classe di uomini, reclamanti un dominio politico perduto oramai per sempre, è riescita, purtroppo, a far accettare da molti del clero secolare e regolare, ed a presentare al pubblico come la politica stessa del cattolicismo. E per questo è anche vana la speranza di quelli che, sul ricordo di quel che avvenne in Germania, sperano che anche la Repubblica francese vada a Canossa. Quello che un governo imperiale poté fare, per ragioni di politica interna, allo scopo di avere nei cattolici un valido e durevole appoggio, la republica francese non potrà farlo, almeno per molti anni, senza mettere in pericolo la sua propria esistenza. E si direbbe che appunto per rendere la separazione più definitiva, essa ha proceduto, nella legge e nella applicazione di essa, con uno spirito di liberalità e di sincerità, almeno esteriore, che non è spiegato dalle esigenze parlamentari, le quali anzi avrebbero permesso una più violenta condotta. Può darsi che, dal punto di vista parlamentare, l'innegabile abilità di Briand l'abbia avuta vinta, e che la questione religiosa non si ripresenti per qualche tempo alla Camera, con una certa gravità. Se dovesse risorgere, ciò creerebbe certamente al Governo la necessità di fare un passo innanzi in senso anticlericale, mirando alla soppressione od almeno alla limitazione dell'insegnamento libero. E se Briand e Clemenceau non si sentissero di farlo, Combes si è messo di nuovo, per l'eventualità, a disposizione degli anticlericali.

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I ventitre, accademici di Francia per la massima parte, detti cardinali verdi dal colore del loro abito accademico, che avevano firmato la nota petizione a Pio X, supplicandolo di accettare la legge di separazione, e con essi molti cattolici intelligenti si vanno sempre più disinteressando delle cose della Chiesa: anche nel laicato più modesto un senso di sfiducia e di sgomento si diffonde rapidamente. La gioventù laica, in particolar modo, si va, per opera della scuola laica (1'insegnamento libero universitario non ha prodotto effetti notevoli) sempre. più staccando dalla Chiesa; e non è dubbio che alle venture elezioni i cattolici avranno ancora minore vantaggio che nelle ultime scorse. La Repubblica si è consolidata ed ha messo radici profonde nell'anima francese; e l'idea repubblicana è così strettamente legata (per colpa, in gran parte, dei cattolici) a un concetto laico ed areligioso della vita che non fa meraviglia vedere le due cose crescere e diffondersi insieme.

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Quando, più tardi, si trattava di accettare o respingere la posizione fatta al cattolicismo dalla nuova legge, ancora una volta i cattolici francesi ebbero fiducia nel numero di seguaci che credevano di poter raccogliere per una politica di resistenza, e ne ebbero invece troppo poca nelle risorse delle quali potevano disporre per modificare gradualmente a loro vantaggio lo spirito pubblico francese. Della solenne disillusione che provarono, quanto a quella prima fiducia, ho già detto: il difetto di questa seconda non ha meno contribuito a rendere la loro condizione presente difficilissima.

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Se, imitando questo prete sincero ed attivo, i cattolici francesi potessero smettere il loro odio per la Repubblica, ritirarsi dal terreno delle violente competizioni di partito e darsi ad un lavoro sereno e fervido di educazione religiosa e sociale, dividere la loro causa da quella di noti avventurieri della politica, ed accettare senza riserve il diritto comune e la libertà, nessuno più oserebbe attaccarli, ed essi riacquisterebbero rapidamente il rispetto e la stima del popolo: di molta parte, anche, del popolo che, non crede più e non frequenta più le chiese.. Ma purtroppo, la speranza è, per ora, vana.

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