Certo, se essa vi fosse, e se acquistasse una più diretta efficacia sulla nostra vita pubblica ed un più grande valore politico, se una democrazia industriale potesse formarsi a democrazia di governo, essa sarebbe atta a volere un programma di politica di lavoro, di iniziativa, di risveglio delle energie nazionali, un programma radicale assai simile a quello tracciato dal Nitti; e l'energia spiegata prima nel creare sé stessa, impiegare vigorosamente a promuoverne 1'attuazione. Ma questa democrazia radicale non c'è, o non si occupa di politica, o non è concorde: essa è assenteista o clericale a Bergamo, moderata a Milano, affarista in Liguria, camorrista nel mezzogiorno; in molta parte maneggia denaro non italiano ed è non italiana di origine; ed è, anche essa, poco colta e poco battagliera. La classe nuova, che crei nel nostro mondo una situazione politica nuova, crediamo si debba ancora attenderla per un pezzo; il cavalierato del lavoro non l'ha rivelata.
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Un breve accenno, ora, alla Chiesa protestante francese. Essa è divisa in due rami, la Chiesa luterana, e la Chiesa libera riformata; in comune, hanno in Parigi una facoltà ed un seminario teologico, dove insegnò, sino alla fine della vita, Augusto Sabatier e dove 1'altro Sabatier, l'autore della Vita di S. Francesco di Assisi, ha fatto i suoi studi. I protestanti hanno accettata la legge di separazione: le loro comunità avevano già, del resto, delle associazioni cultuali, e la sola differenza consiste, per essi, nel controllo finanziario dello Stato, controllo del quale alcuni si lamentano, come di un peso grave, altri invece sono contenti, poiché ciò forzerà, dicono, i loro fedeli ad una maggiore regolarità amministrativa.
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