Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

UNICT

Risultati per: abbondanza

Numero di risultati: 14 in 1 pagine

  • Pagina 1 di 1

Il Galateo

180854
Brunella Gasperini 2 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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.); se una volta, per un caso che non si ripeterà, siete costretti a farlo, restituite il tutto con abbondanza e rapidità. Rumori. Non fate correre l'acqua nel bagno dopo mezzanotte. Non tenete il televisore o il giradischi al massimo volume. Non camminate avanti e indietro, con gran batter di tacchi, sulla testa degli inquilini di sotto. Se una sera ricevete amici e prevedete un po' di baccano, chiedetene preventivamente scusa ai vicini; moderate comunque il chiasso dopo la mezzanotte. Se siete voi a essere disturbati da vicini chiassosi, non pestate nei muri. Non urlate: «Andate a dormire, incoscienti!» Men che meno presentatevi, magari in vestaglia e bigodini, a fare scene drammatiche che ai bigodini non si addicono. Le prime volte, portate pazienza. Indi pregate, con molte scuse, di limitare il chiasso, perché avete da lavorare, perché siete stanchi, perché soffrite di mal di testa, eccetera. Se non ottenete niente, fate una discussione più approfondita, ma sempre pacata, qualche giorno dopo. Se gli schiamazzi notturni continuano, non vi resta che avvertire il padrone di casa, o il consiglio dei condomini: senza ottenere niente lo stesso. E allora? E allora, si spera che non abbiate vicini così. Finestre e balconi. Potete affacciarvi alla finestra o sostare sui balconi per godervi il sole (non nudi), per innaffiare i fiori (senza sgocciolare di sotto), per battere i tappeti (solo nelle ore lecite); non per sbirciare nelle finestre dei vicini, per chiamare a squarciagola chi passa di sotto, per intrecciare altisonanti conversazioni con altre signore o cameriere del casamento. Scale. Non fermatevi a chiacchierare sui pianerottoli o per le scale. Ma salutate sempre tutti quelli che incontrate; rivolgete un cenno o un buongiorno anche a quelli che non conoscete. Ascensore. Se l'ascensore non arriva alla chiamata, non arrabbiatevi subito, pestando pugni e calci nella porta e urlando «Ascensore! Ascensore!», come gridereste al fuoco in caso di incendio. Non fate gare con l'inquilino di sotto o di sopra per arrivare primi a schiacciare il bottone e soffiargli la baracca. Se, entrando in ascensore, vedete qualcuno che arriva, aspettatelo civilmente. Non sbattete fragorosamente la porta: specialmente di notte. Non tenetela abusivamente aperta per comodo vostro o dei vostri familiari: nascerebbero rappresaglie scomode per tutti. Portinai. Ricordatevi di dar loro la mancia a Natale, Pasqua, Ferragosto: è fatale. Salutateli sempre per primi, fermatevi pure un momento a scambiare qualche parola; ma non parlate dei fatti vostri e assolutamente mai di quelli dei vicini. Bambini. Non lasciateli urlare, scorrazzare e saltare in casa per troppe ore filate, con scarso gaudio del vicino di sotto. Insegnate loro a non scendere le scale a rompicollo facendo rimbombare la casa, a non cantare, a non gridare, a non giocare per le scale. A non seminare cartacce e cicche americane usate. A salutare le persone che incontrano. A non usare l'ascensore per divertimento; a non decorarlo di scritte e disegnini. Cani. In quasi tutte le case cittadine il regolamento vieta di tenere cani, e in quasi tutte le case cittadine ci sono inquilini che hanno il cane. Se voi siete tra questi, fate in modo che il cane assolutamente non disturbi. Se un cane è maleducato, la colpa non è sua, è dei suoi padroni. Non entrate col cane in ascensore, se ci sono altre persone. Insegnategli a non abbaiare sconsideratamente, a non far festa saltando addosso alla gente, a non rompere le calze della vicina, a non addentare le caviglie ai postini, a non fare pazzi caroselli per le scale, e così via. Per insegnargli tutto questo non occorre picchiarlo (picchiare un cane è sempre stupido e ingiusto): basta sgridarlo con voce severa e dito alzato ogni volta, ma proprio ogni volta che fa una cosa sbagliata (sbagliata per voi, ovviamente, non per lui). La sgridata diventerà più efficace se lo minaccerete agitando un giornale: tutti i cani, in questo più saggi di noi, hanno paura della carta stampata.

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Fate i preparativi con un sensato margine d'anticipo, con abbondanza di annotazioni e se occorre di tranquillanti. Non fatevi prendere dall'ansia e dalla confusione, che ancora oggi trasformano spesso i giorni precedenti le nozze in una specie di assurda corvée, corse, contrattempi, battibecchi, malintesi, sposa bisbetica e con le occhiaie, sposo immusonito e assalito da tentazioni di fuga, padri inviperiti e vociferanti, madri querule e confusionarie, tutti sull'orlo del collasso nervoso («Non hai controllato le partecipazioni? Non hai ritirato i documenti? Ma se doveva pensarci lei... Lei chi? Io? Ma voi volete farmi diventar matta... O Dio Dio mi va insieme la testa»). Le belle vigilie! È anche per queste cose che tanti sposi d'oggi, coi quali siamo energicamente solidali, preferiscono eliminare del tutto i «vani orpelli»: niente partecipazioni, niente bomboniere, niente abito bianco, niente inviti, niente ricevimento, niente chiesa: un salto in municipio con due testimoni, un'allegra bicchierata con pochi intimi, al massimo qualche manciata di riso in testa e via, senza orpelli di sorta, verso una vita matrimoniale che non potrà essere sempre allegra come quel giorno, ma che ci si augura altrettanto libera e schietta. Documenti. Questo argomento mi annoia profondamente, Quindi me la cavo così: per le nozze civili, in comune vi dicono tutto; per le nozze religiose, in chiesa vi dicono tutto. Non vi resta che eseguire. Divisione delle spese. Questo argomento non solo mi annoia, ma mi disturba. Oggi, più che in base a regole superate, la divisione delle spese si fa secondo il buonsenso. Metti: se la famiglia della sposa non ha una lira e la famiglia dello sposo ne ha una barca, o viceversa, sarà la famiglia danarosa a sobbarcarsi la maggior parte delle spese, Senza farlo pesare, ma come fosse una cosa ovvia: e infatti lo è. Nessuno deve sentirsi mortificato, o ferito nel suo orgoglio: questi orgogli oggi non hanno senso. Non è un merito essere ricchi. Non è una vergogna essere poveri. Bisogna essere realisti. E invece, in queste occasioni, molti tirano fuori le «questioni di principio». Ma quali principi? Non bariamo. Non sono i principi che sono in ballo, qui: sono i quattrini. Prima tutto andava bene, l'atmosfera tra le due famiglie era idilliaca: ma appena si comincia a parlare di spese, ecco che l'atmosfera si raffredda, si fa puntigliosa, diffidente, ironica, ostile, e si arriva alle nozze in un fatale crescendo di «tocca a noi tocca a voi». Per piacere, non fatelo. Siate civili. A prezzo di qualsiasi sacrificio pecuniario o psicologico, evitate queste odiose discussioni di carattere economico, che potrebbero lasciare nella memoria degli sposi tracce nefaste. Ogni famiglia faccia quello che può e che vuole, e non pretenda che gli altri facciano quello che non possono e non vogliono fare. In caso contrario, si consiglia agli sposi di tagliare la corda e vivere a modo loro: conosciamo più d'una coppia che l'ha fatto, e più d'una che lo farà.

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Le buone usanze

195562
Gina Sobrero 3 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
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Questo libro non è fatto essenzialmente per i milionari, onde è bene accennare a certe situazioni, che certo non sorgerebbero se quelli che vivono nella così detta società, nuotassero tutti nella ricchezza e nella abbondanza. Così, per esempio, può capitare ad un giovanotto che porta la sua carta da visita, di trovarsi, aperto l'uscio, faccia a faccia, colla padrona di casa, la quale sia stata costretta da una combinazione qualunque ad esercitare per un momento le funzioni della sua cameriera o del suo domestico; come dovrà regolarsi? Dirà subito lo scopo della sua venuta e, dopo avere cercato con uno scherzo, una parola graziosa di distruggere l'imbarazzo reciproco della situazione, rimetterà in tasca la carta; anzi, in vista di questo caso possibile, è prudenza che egli non la tenga in mano. Se la signora ha dello spirito, non sarà mortificata affatto della circostanza, e lo inviterà ad entrare o venirla a visitare "nel suo giorno,,. Un giovanotto non visita mai una signora senza esserne autorizzato dal marito o da lei stessa, nè a casa sua, nè in palco al teatro. Entrando nel palco di una signora sola, si siede davanti a lei, tiene in mano il cappello e discorre con garbo, ma non troppo forte da disturbare quelli che vanno a teatro per lo spettacolo, ed evita di pigliare quegli atteggiamenti languidi che compromettono una donna; se vi è il marito questi gli cederà il posto; se vi sono più signore e molti visitatori, egli cede il posto suo ai nuovi venuti per non obbligare tutti a stare a disagio. Può applaudire gli attori, ma non con troppo entusiasmo, altrimenti sarebbe una mancanza di riguardo alla dama che lo ospita e che ha diritto per il momento a tutta la sua attenzione. Può offrirle dei dolci, dei fiori, ma non si offre di accompagnarla al foyer, se c'è il marito od una persona di età più avanzata, a cui spetta questo diritto; se rimane sino alla fine dello spettacolo può aiutarla a mettersi il mantello e le offre il braccio, che ella autorizzata anche a rifiutare. Il giovane si mostra assai scortese se, ricevuto da una signora, insiste nel fissare coll'occhialetto un altro palco, scherza sulla ingenua ammirazione della sua ospite, o si compiace di contraddirla in virtù di una sua maggiore conoscenza dell'arte interpretata. Egli può avere la maggiore simpatia per un'altra spettatrice o per una attrice, ma dal momento che entra in un palco, deve dimenticarla per occuparsi intieramente di quella che accetta la sua compagnia. Per fare le sue visite nei palchi è meglio che scelga gli intermezzi. Se sta in poltrona, si dimostra il più grande in educato tenendo il cappello in testa, appoggiando il capo in atto di noia o di sonno sulla spalliera della sua sedia, o posando i piedi sulla sedia della persona che gli sta davanti, sia pur questo un uomo e magari un amico. È assai di cattivo gusto l'abitudine che hanno alcuni di mostrarsi assonnati e indifferenti davanti all'esecuzione di una produzione artistica, come è altrettanto di cattivo gusto un entusiasmo esagerato quando una ballerina prova l'agilità delle sue gambe, la perfezione delle sue membra; coloro che si comportano così, fanno semplicemente la figura di sciocchi, perchè, mentre anche un contadino è capace di apprezzare il trionfo della plastica e della destrezza, soltanto una persona intelligente sa apprezzare un'opera d'arte e d'ingegno. Un giovanotto che accompagna delle signore al teatro, deve addossarsi tutte le spese della serata e, senza mostrarsi importuno, provare che non gli è di peso il favore che gli fu concesso. Finito lo spettacolo le accompagna a casa a piedi o in vettura, e le ringrazia del privilegio accordatogli. In America egli è quasi obbligato di offrire alle sue compagne la cena; le nostre signore sono più discrete, egli quindi si accontenterà di esprimere il desiderio che esse accettino un rinfresco. Ho detto che entrando in una tranvia chiusa egli saluta quelli che lo hanno già preceduto; nelle carrozze aperte non è tenuto a questa cortesia; spegne però sempre il suo sigaro, e, se dopo di lui, entra una donna, giovane o vecchia, bella o brutta, ben vestita o dimessa, cede il proprio posto salutando con un leggiero inchino la persona a cui si usa riguardo. Uscendo si scopre nuovamente il capo e può, senza ledere la sua dignità, far fermare il veicolo: tutti i suoi compagni di viaggio gli saranno grati di non esporli alla possibilità di uno dei tanti e troppo comuni spettacoli di cadute e altri accidenti. In ferrovia è uguale la legge: l'uomo entra nello scompartimento salutando; depone le sue valigie e non accende il sigaro o la sigaretta senza chiederne il permesso, se vi si trova una signora. È vero che esistono, per comodità di tutti, gli scompartimenti pei fumatori, ma molte volte una signora, o per far compagnia al marito, al fratello, o per errore, vi sale essa pure, e un uomo dà prova di educazione non prevalendosi del diritto che gli concede la società ferroviaria e che nessuno gli contesta. La stessa regola va osservata sul ponte di un battello a vapore, in una diligenza, dovunque infine egli può urtare la giusta pretesa altrui alla comodità, ai proprii agi. Un uomo non viaggia mai in abito nero, nè in cappello a cilindro; correrà il rischio di essere scambiato per un deputato o per uno di quei forastieri che vengono in Italia ad imporci la musica dei dollari o delle piastre, e che, molto accurati nei loro paesi, si permettono tutte le libertà quando hanno passato le nostre Alpi, due classi di ugualmente spiacevoli compagni in viaggio. Vi sono particolari della moda che hanno avuto il privilegio di rimanere sempre immutati, così un uomo non fa visita ad una signora coll'abito col quale attende ai proprii affari; prima delle sei veste l'abito chiuso, redingote; dopo, se vuole essere elegante, l'abito a coda, anche se il pranzo a cui è invitato è famigliare, se la serata è intima. La padrona di casa gli sarà grata del riguardo, ammesso pure che per cortesia mostri di dolersi del disturbo che si è preso. Per i militari vi sono misure disciplinari che tolgono la necessità di consigli; essi però faranno bene mostrandosi cortesi anche coi borghesi, perchè sono in parte dovuti alla loro albagia gli urti troppo frequenti e altrettanto spiacevoli. Invitato ad un ballo, un giovanotto si presenta con tutta l'eleganza che consiglia la moda; saluta la padrona di casa, che è obbligato di invitare per un giro, se ella balla ancora, e se vi sono delle signorine, è tenuto di farle ballare a qualunque costo; anche se sono brutte, o se non conoscono perfettamente l'arte di Tersicore. Può servirsi al buffet, mangiare alla cena col bell'appetito della sua gioventù, ma eviti le volgarità che commettono alcuni, di giungere proprio per la cena e di dire apertamente che quello è il più bel momento della serata. Non ho bisogno di consigliarli a non eccedere; non siamo in Inghilterra, dove un giovane non si sente elegante se non ruzzola, alla fine di un simposio, sotto la tavola. Non commetta la scortesia di dimenticare la signora o signorina che ha impegnato per un ballabile, ma se a questa succede di dimenticarlo non si mostri troppo offeso, rischiando di procurarle un rimprovero dai suoi, o i tristi effetti di un chiasso prodotto per causa di lei. Egli ha l'obbligo di visitare la signora che lo ha invitato, prima che siano passati otto giorni. In un ballo privato può, durante il cotillon, invitare anche una signora che non conosce, ma dopo deve, o presentarsi a lei per mezzo del marito, del padre o della madre, oppure, ed è più corretto, deve pregare la padrona di casa a presentarlo. Ad un ballo di beneficenza, di sottoscrizione, di circolo, non deve assolutamente invitare una signora che non conosce; si esporrebbe ad un rifiuto giustificato per quanto mortificante. Conosciuta una signorina, le chiede il favore di essere presentato alla madre o a chi l'accompagna; trattandosi di una signora può fare a meno di intermediario profferendo in persona il proprio nome al marito di lei; fortunata combinazione questa che hanno gli uomini per bandire le difficoltà dalle relazioni sociali. Del resto il fatto delle presentazioni, che è pure un capitolo della vita di società, si va semplificando, tant'è vero che si generalizzano assai quelle abitudini che altra volta erano solo prerogativa dei militari, e uno studente può oggi farsi conoscere dal professore che incontrò in un ballo, una festa, in una riunione qualunque; e un impiegato si presenta al suo capo senza ledere per nulla i doveri disciplinari, il rispetto dovuto ai superiori. Per regola generale, se il giovane non balla, dia retta a me, non accetti inviti; glie ne saranno grate la padrona di casa, di cui non ingombrerà le sale, le ballerine, che potranno scusare colla mancanza di cavalieri la parte di tappezzeria che tocca sovente a loro di fare; senza contare poi che l'ozio delle sue gambe gli permetterebbe una serie di osservazioni poco benevole; di critiche dannose a quelle a cui egli deve sempre, se non altro, del rispetto. A questa regola fa eccezione chi possiede qualche talento naturale che gli permette di rendersi utile in qualche modo, e chi ha una speciale vocazione di distrarre e divertire le signore che non ballano. Un giovanotto, ballando anche nella più stretta intimità, non si toglie mai i guanti; posa il cappello; non stringe troppo la ballerina, per non sciuparle il vestito, nè la tiene lontana fino ad obbligarla ad una fatica per seguire il ritmo della danza. Ora è in voga il minuetto che richiede un po' di leziosaggine e molta sdolcinatura; i nostri uomini, per l'indole dei tempi, non sono più i muscadins che ci immaginiamo in parrucca incipriata, e abito ricamato, debbono quindi supplire alla favorevole cornice che altra volta offriva loro la moda, con una grande abilità e con una straordinaria dose di grazia. In massima però io consiglio l'uomo che non sa ballare molto bene, a non invitare mai una signora, per non farsi una nemica. Se ha la fortuna di saper suonare, cantare e accompagnare col piano od altro strumento, ne usi senza troppa parsimonia, ma non ne abusi; trattandosi di accompagnare una signora sappia farme emergere l'abilità, ecclissando la propria. Se si fanno i pochi simpatici giuochi di società, abbia i maggiori riguardi, tanto più se vi sono signorine, e rinunzii pure a fare sfoggio di spirito per mostrarsi, anzi tutto, compito cavaliere. Se fuma sigari o, disgraziatamente, la pipa, abbia molta cura di risciacquarsi bene la bocca prima di recarsi ad un ritrovo mondano; sono antipatiche le signore che cadono in deliquio per simili inezie, ma sono villani gli uomini che non le evitano. Parlando con signorine sia molto riguardoso nei suoi discorsi, non le esponga o ad arrossire, o a far pompa di teorie e di idee poco adatte a loro. Se, dopo un ricevimento serale, accompagna a casa delle signore, offra sempre il braccio alla maggiore di età; di giorno non è d' uso questa galanteria e di sera nemmeno è un obbligo, è però una delicatezza di cui gli si terrà conto. In chiesa, un giovanotto si comporta in modo adatto alla solennità del luogo; io non scrivo della morale; quindi non gli do consigli; però, sia egli scettico o credente, quando entra in un tempio, rispetti le convenienze, si scopra il capo, faccia insomma tutto quello che impone il rito della religione propria o dell'altrui, ed eviti di disturbare con stupide pretensioni gli altri. Se la sua visita ha uno scopo puramente artistico, eviti l'ora delle funzioni sacre; accanto alla sua indifferenza, vera o apparente, vi sono sincere credenze che hanno il diritto di essere rispettate. Sono assai sconvenienti quei giovanotti che vanno in chiesa solo per attrarre l'attenzione di una donna o delle donne; tanto ampio il mondo tanto vasto il dominio riservato all'amore e alla galanteria, che non mi pare necessario invadere e turbare la solennità di un luogo sacro. Un uomo che accompagna una signora a messa le porta il libro, se è molto intimo; le offre, se è credente, l'acqua benedetta; poi l'aiuta a trovar posto; cede il suo in ispecie ad una persona d'età avanzata; verso una donna è sempre tenuto a questa cortesia. All'uscita dalla funzione segue la sua via; niente di più indiscreto che quelle schiere di bellimbusti sfaccendati che stanno aspettando la sfilata delle devote all'uscir dalla chiesa. Presso altri popoli limitrofi, come per esempio in Francia, un giovinotto ha doveri mondani, dirò, relativi a certe funzioni religiose; riceve le signore alla porta del tempio, le accompagna a posto; alla questua, ecc., ma da noi, che siamo in certe cose molto più semplici, questi usi sono sconosciuti, quindi è inutile parlarne. Adattarsi sempre all'ambiente è il mezzo di vivere bene, e un giovinotto, trasportato per differenti vicende della vita fuori patria, se è educato, se ha spirito d'osservazione, sa in pochi giorni uniformarsi alle usanze che trova.

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Una volta i pranzi erano interminabili; ora le proporzioni sono diminuite assai, e si preferisce una portata di meno ed un po' d'eleganza di più: badi però l'anfitrione, che di ogni piatto ci sia abbondanza per tutti, affinchè non tocchi, per esempio, ad uno dei suoi ospiti la testa del pesce; ella non sa se ha da fare con un ittiofago, e non a tutti piace questa parte, che certi buongustai ritengono la migliore. Non è necessario offrire primizie, ma chi si permette questo lusso, deve procurare che ce ne sia per tutti, senza che si debba lesinare sul boccone. È meglio evitare di dar pranzi i giorni di magro; è più difficile la combinazione di cibi, senza contare che non si ha il diritto di imporre agli ospiti il sacrificio delle loro opinioni. Nei pranzi in campagna molte cose si semplificano; non sempre si trova tutto il necessario per comporre un pranzo o una colazione secondo le norme stabilite; ma se la padrona di casa è una donnina fine, intelligente, può colle più modeste risorse dare alla sua tavola un aspetto di ricchezza, di benessere, di buon gusto, che tengono luogo di tutte le delizie. L'industria moderna ha trovato modo di conservare nelle scatole tutte le verdure e le carni più fine; io non le ammiro e preferisco sempre un pollo arrosto, una frittata di uova fresche, al salmone, a tutte le golosità conservate; ma con la scienza culinaria si può ottenere un grande aiuto dalle piccole scatole di conserve. Il pesce, il gelato, le fritture, i pasticcini grassi e dolci, il formaggio, vanno posti sopra una piccola tovaglia ricamata, guarnita di trine o di frangie. Ho detto che nei pranzi in campagna lecita una maggior libertà, però anche in una colazione fatta sull'erba, all'ombra fresca, di un boschetto, è obbligo di una donna fina, di un uomo bene educato, il condursi come in casa propria. Qualche volta si fa a meno di posate, ma anche un'ala di pollo può essere presa e tenuta fra le dita con grazia, quando chi la mangia possiede questo preziosissimo fra i doni. Del resto, è tanto facile mettere nel paniere qualche posata, qualche tovagliolo; si evita così di veder le smorfie di qualche raffinato o la grossolanità di altri, che, colla scusa della libertà campestre, si permettono qualunque licenza. Poichè ho parlato di posate, voglio accennare ad un fatto disgustoso che pur troppo accade in molte case: le posate sono male lavate, ed esalano un fetore che par fatto apposta per togliere l'appetito. In Francia, per economia, non cambiano le posate ad ogni portata; e mettono una stanghettina di cristallo, d'argento, o d'un metallo qualunque accanto al piatto di ciascuna persona, sulla quale stanghettina si appoggia la posata dopo essersene serviti, per non macchiare la tovaglia; uso davvero non troppo simpatico, al quale mi pare assai preferibile il nostro di cambiare posate ad ogni portata, non lavando però male e in fretta la posata, ma tenendone in serbo la quantità necessaria, quando è possibile. Nei caffè e nelle trattorie sovente si tengono molto male le posate, ed io non saprei immaginare un fetore più disgustoso ed ingrato di quello come di pesce crudo o d'olio rancido, che esala il metallo mal lavato. Sono ora molto in voga i five o' clock teas, ossia il tea, offerto alle cinque; ci si va in toeletta da visita molto elegante, e anche, se il tea non è che una scusa per fare i quattro salti, si tiene il cappello. La tavola per il tea deve essere presieduta dalla padrona di casa, e messa con tutta la cura possibile, più che mai ornata di graziosi gingilli, di fiori, di buon gusto. Non vi si mettono coperti, ma ognuno deve avere la posatina completa, il piccolo tovagliolo, il piatto. Si mangiano dolci, sandwiches, si beve il tea, il cioccolatte nelle tazze di porcellana fine: se si balla sono necessarie varie qualità di vino bianco, se si può, e rinfreschi in abbondanza. È un lusso esotico, questo ricevimento diurno, e per imitarlo, bisogna adoperare tutta l'eleganza che vi sfoggiano gli stranieri, se non si vuol riuscire ridicoli. Tocca agli uomini occuparsi delle signore, giacchè, molte volte, per dare alla festa un carattere di maggiore intimità, i servi non vi compaiono neppure. A questi ricevimenti si va vestiti come per le visite; gli uomini, in stifelius o frac con cravatta bianca: le signore, eleganti quanto vogliono, ma mai scollate, poichè non debbono deporre il cappello.

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Eva Regina

204474
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 9 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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Le feste di famiglia vi si rispecchiano nell' abbondanza maggiore delle provviste, nell' indicazione di un regalo: nascite e morti vi lasciano la loro traccia: così un matrimonio, un viaggio, il crescere in età dei fanciulli, il declinare dei vecchi. Passioni e virtù vi si riverberano nel loro carattere assoluto, nelle loro conseguenze dirette, senza attenuanti o senza ingrandimenti. La vanità della signora, la ghiottoneria del signore, i capricci della signorina, la cattiva educazione dei bambini, sono scolpiti là dall' efficacia d'un' indicazione e d'una cifra, come in una concisa epigrafe di qualche lapide imperitura. Un esame coscienzioso del libro delle spese, equivale ad un esame di coscienza, può dare intime soddisfazioni e salutari vergogne: indica il peccato in cui si ricade di più e in pari tempo fa nascere il desiderio di emendarsi. Qualche raffronto coi libretti degli anni antecedenti è pure utilissimo per mantenere l'equilibrio o rimetterlo a tempo nell'amministrazione domestica. Amiamo dunque l' umile libro dimesso, come un confidente e un consigliere: rispettiamolo come il termometro della nostra prosperità: sorridiamogli come al raccoglitore fedele di tradizioni, di abitudini della nostra famiglia, a lui che qualche volta nella sua prosa laconica ci conserva la traccia viva di qualche frammento di vita che ebbe per noi grande importanza, e che ci è doloroso e dolce ricordare.

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Per fortuna di chi può fare una selezione, gli editori ci dànno oggi volumi in tale abbondanza che non è punto difficile prendere l' alimento spirituale che conviene e rifiutare il resto. « Leggere e sognare, l'uno e l'altro è un mondo » scrive il poeta inglese Wordsworth : ed è infinitamente dolce, infinitamente consolante, nelle ore della solitudine, qualche volta della tristezza, poter varcare la soglia di questo regno senza confini che ci fa dimenticare gli affanni della vera vita.

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E poi gli altri indumenti di prima necessità che la mammina moderna sceglie secondo le ultime regole dell' igiene e prepara in grande abbondanza ; il ricco abito battesimale, a trine, a ricami, ma tutto bianco : la culla, infine, la beata navicella dalla candida vela vaporosa alla cui ombra essa si assiderà. Dolci ore di tranquilla opera nell' attesa sacra ! Stanno forse tra le più belle della vita. I disturbi dei primi mesi sono passati : il piccolo essere incognito dà già segni della sua esistenza nel grembo materno con sussulti lievi` a cui ella risponde con altrettanti sorrisi. Egli pare dire : « Son io, mi senti ? io, informe ancora, che tu nutrisci e completi col tuo sangue e col tuo respiro : io, che morrei se tu morissi, e che ho bisogno di te ! » Ed ella risponde : « Sei tu ? tu, misteriosa anima, accesa in me da misteriose origini: sei tu che non conosco ancora, figlio o figlia ? Sei tu, che assorbi ora tutta la mia vita, tu che non vedo ma che già così profondamente amo ? » La giovane mamma cuce il corredino, intanto, e le giornate scorrono in una monotonia piena di dolcezza : ogni scossa le vien risparmiata, ell' è l' oggetto di tutte le cure ognuno ha sul labbro per lei un augurio, una benedizione, una parola gentile, e tutti i suoi pensieri, tutti i suoi disegni, tutte le sue opere sembrano avvolti in un profumo mistico, circonfusi da un' aureola d'oro.

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In questi ultimi casi si consigliano farinate di latte con burro, latte con biscotti, carni grasse, cibi di farine, preparati con burro o con olio, verdure e legumi freschi in abbondanza. Utilissimo lo zucchero. Nella rachitide il cibo deve essere specialmente variato e sempre fresco: il succo di frutta, aranci, uva, è assai indicato. I legumi che contengono del ferro, tanto necessario all' organismo dei rachitici, recheranno vantaggi. Invece dell'enumerazione dei rimedi, che nessuna mamma vorrebbe certo somministrare senza l' ordinazione del medico, ho creduto far cosa più utile ad esse indicando il modo di coadiuvare, di completare la cura che solo il medico ha diritto di prescrivere. Infatti in ogni caso di malattia infantile, sia semplice o grave, congenita o causale, il primo, l' unico dovere di una mamma tenera e intelligente è quello di mettere la sua creatura nelle mani della scienza e secondarne l'opera con fiducia, energia e abnegazione.

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Le finestre siano fornite di un telaio a rete fittissima per impedire il passaggio alle mosche ; abbia un buon lume a gaz o a petrolio, e un orologio a muro per esigere l'esattezza dalla cuoca : sia provvista in abbondanza di strofinacci e di asciugamani, e si sostituiscano di frequente. Utile può essere in cucina un termometro, un calendario e una piccola lavagna per annotazioni.

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L' importante è di dare acqua al nostro corpo, in abbondanza e con frequenza. Il bagno freddo è buono per rendere l'organismo resistente all' azione dell' atmosfera, ma non serve per la pulizia, mentre il bagno tiepido, saponoso, è eccellente sotto tutti i riguardi per la conservazione della pelle, per l' igiene e per la nettezza. All'acqua si può associare della crusca, dell'amido, del borace, o della gelatina. Il bagno di gelatina, per cui occorrono 500 gr. di glicerina neutra per bagno, si consiglia alle pelli rugose, alle carnagioni che invecchiano, a quelle che sono la sede di pluriti o che hanno tendenza alla congestione. I bagni acidi, alcalini, solforosi, dissipano le efflorescenze cutanee, le desquamazioni superficiali, ma l'uso di questi bagni deve essere strettamente subordinato alle prescrizioni mediche. I bagni di piante aromatiche, di acqua di Colonia, di tintura di benzoino, di essenza di timo, di borato di soda, sono eccellenti per combattere igienicamente le secrezioni esagerate e nauseanti della pelle. Il bagno di tiglio, poi, ha fama di essere un calmante ideale. Viene consigliato in particolare alle persone nervose ed è uno dei più piacevoli. Si impiega circa un chilogramma di tiglio che si lascia in fusione per un'ora in dieci litri di acqua bollente. Le frizioni e il massaggio debbono sempre seguire il bagno tiepido per facilitare la reazione generale. Inoltre eccitano il buon funzionamento della pelle e la normale nutrizione del tessuto cellulare. I bagni caldi, i bagni russi, bagni di vapore, l'idroterapia, l'abuso dei bagni di mare, sono piuttosto sfavorevoli alla bellezza femminile. Anticamente le dame dell'impero romano e della Grecia usavano bagni d' olio, di vino e di latte. Madame Tallien faceva, bagni di fragole e di lamponi ; qualche altra bellezza celebre s' immergeva nello Champagne : ma questi pretesi segreti di forza e di seduzione sono affatto privi d' ogni importanza scientifica che ne giustifichi il valore.

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La Dalia bianca: Sterilità, la rossa: Abbondanza; l' Edera, ognuno lo sa: Attaccamento eterno. L' Elianto o girasole : Adulazione; l' Eliotropio : Abbandono, infatti il suo profumo è lieve come un sospiro. L' Erica significa : Sciocchezza; il Fioraliso: Vera amicizia; la fucsia rossa: Cordialità; la bianca : Tenerezza; la Gaggia bionda come la testina d'un bimbo esprime: Ingenuità. Ecco i Garofani, i forti e bei figliuoli d'estate; il roseo significa Amor delicato, il bianco : Amor puro, il rosso: Amor vivo, il garofano screziato: Poesia, il garofano cupo: Amor concentrato, il giallo: Amor bizzarro. Il Gelsomino indica : Gentilezza; il Geranio sanguigno: Presunzione, il Geranio screziato : Orgoglio, il Geranio edera : Troppo sentir di sé. Il Giacinto semplice significa: Umanità; doppio: Gelosia. Il Giglio, è noto: Castità; la Ginestra: Amor della famiglia; la Giunchiglia : Lunguore; il Gladiolo : Spontaneità; l' Iris fiorentina : Sensibilità; il fior di lino : Vittoria, e il fior di lavanda: Silenzio. L' Oleandro rosso esprime; Antipatia, bianco: Insofferenza; il Lilla, dal soave odore dice : Prime agitazioni d'amore. Il Luppolo : Antipatia; la Miosotide: Ricordati di me; la Maggiorana: Consolazione; la Magnolia: Bellezza superba; la Malvarosa: Fecondità; il Mandorlo che apre spesso troppo presto le sue fragili corolle: Mente stordita. La Margherita di giardino dice: Giovinezza, e quella dei prati : Bontà. Il fior di Melograno indica : Il burbero benefico; la Menta: Saggezza; il Mirto : Amore; il Mughetto : Ritorno al bene; il Narciso : Vendetta d'amore; il Nasturzio : Fiamma d'amore; la Ninfea: Sterilità. L'Ortensia rosa significa: Freddezza, l'Orchidea comune: Ingegno; l'Orchidea macchiata : Intelligenza superiore; il Papavero : Scempiaggine; il fior di passione, o Passiflora : Tortura dell'anima. La Peonia indica: Vergogna; la Pervinca: Amicizia durevole; la Primula: Adolescenza; il Ranuncolo: Malinconia; il Reseda : Inesperienza. Eccoci alla regina dei fiori, alla rosa. Muschiata dice : Amor capriccioso; gialla o the : Amor ingrato; incarnata : Bellezza senza orgoglio; rossa: Amore ardente; selvatica: Piacere. Il ranuncolo esprime: Poca sincerità; la Scabbiosa o Vedovella: Abbandono; la sensitiva: Pudore; la tuberosa: Ebbrezza voluttuosa; il Tulipano: Amore violento; la Verbena significa : Sincerità d'affetto; la Veronica: Compatimento; la Viola del Pensiero: Pensate a me; la Violaciocca, se bianca: Cuore instabile; se rossa: Volubilità; se gialla: Poca fermezza d'affetti, una variazione della stessa triste cosa. La Viola mammola, come tutti sanno, indica : Modestia; doppia : Bellezza modesta; bianca: Candore; la Zinia dice la cosa più crudele a chi ama : Lontananza.

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Ma specialmente delle prime si fece una tale abbondanza che persuase la giovinetta a scegliersi altre vie. Venne la volta allora degli impieghi governativi al telegrafo e al telefono, nei quali, ad ogni concorso, sboccano decine e decine di ragazze. Ma anche qui l'abbondanza formò presto un ristagno ; e la donna allora tentò le porte degli uffici privati e del commercio : divenne cassiera, computista, dattilografa : occupazioni che oltre rispondere alle sue naturali attitudini d' ordine, di precisione, di dettaglio, le procurano un guadagno discreto, la collocano in una posizione decorosa e in ambiente ove in generale è rispettata e sicura. Vi sono però altre professioni adatte alla donna e ancora non sfruttate come quelle che ho riferito. Per esempio la stenografia che si impara in breve ed è benissimo compensata : la pittura ornamentale e la miniatura, per quelle che hanno tendenze artistiche; il disegno per lo svariatissimo assortimento di ricami in bianco, oggi tanto in voga ; il rilegare libri, dalle semplici legature alle legature di lusso; provare i pianoforti per gli acquirenti nei magazzini di musica ; o suonare nei tea-room ; fare da guida nelle gallerie e nelle chiese agli stranieri invece dei volgari e ignoranti ciceroni, ed anche tenersi, nei grandi alberghi, a disposizione di quelle signore che desiderassero conoscer bene la città ove si trovano e i dintorni. Nel ramo delle scienze, la donna potrà dedicarsi con profitto allo studio della chimica e della farmaceutica, alla medicina, specializzandosi per i fanciulli. Anche la professione d' infermiera, esercitata con coscienza e sapienza, è affatto femminile poichè richiede una base d'abnegazione e di pietà. Non mancano quindi, ai giorni nostri, i modi di occuparsi proficuamente e decorosamente, qualunque sia il grado d' intelligenza e d'istruzione d'una donna che voglia davvero crearsi una posizione indipendente nel suo avvenire e vivere senza preoccupazione gli anni della maturità. E se nessuna delle occupazioni citate corrispondesse al suo temperamento o alle sue possibilità materiali, io consiglierei sempre una fanciulla a mettersi senza falso amor proprio a un mestiere manuale, a far la sarta, la modista, la pettinatrice, la cucitrice, la merlettaia, la commessa, piuttosto che intristire nell' inazione, vivere del piccolo e insufficente risparmio e della generosità altrui. Dice ancora Maria Pezzé Pascolato, consigliando l' operosità alle fanciulle ed esortandole a vincere dinnanzi alla bontà e alla dignità del lavoro ogni rispetto umano : « Se, purificata l' anima dalla vanità e dall' ambizione, credete vostro dovere di cercarvi un impiego o di abbracciare una professione : se avete bisogno di guadagnarvi la vita, o se, lavorando, potete alleggerire la vostra famiglia di un peso, amate il vostro lavoro e siatene fiere ».

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La donna ha l'intuizione più fine, spetta a lei di scorgere il pericolo e di allontanarlo ; ora non voglio dire con questo che per rispettare l'accordo domestico la moglie debba sacrificare senz' altro le sue opinioni, i suoi gusti, e divenire una cosa inanimata, una schiava senza volontà: vorrei però raccomandarle, nel difendere le idee e le abitudini a cui tiene, di evitare gli urti che inaspriscono la divergenza più tenue: le parole imprudenti che possono scavare un abisso insormontabile anche fra due persone che s'adorano: d' usare, infine, a profusione, nelle questioni più importanti come nelle più lievi, di quella diplomazia femminile, di quel tatto, di quel discernimento di cui pare che la natura ci abbia fornito in abbondanza, appunto perché sono elementi utili e necessari alla nostra vita morale. Tutte le donne dovrebbero essere un poco psicologhe : ma purtroppo fra tante cose che si insegnano alle ragazze, non si insegna a studiare, a interpretare la varietà dei temperamenti. Abbiamo visto che il tempo della promessa, per la superficialità dei rapporti, é insufficiente a conoscersi bene : bisogna quindi che la giovine sposa si applichi a questa scienza essenziale per la sua felicità, dal domani delle sue nozze. Se ama con tenerezza, l'amore faciliterà il suo compito : se è soltanto affezione tranquilla che la lega al suo compagno, la calma del suo spirito può aiutarla nell' indagine proficua. L' anima virile si rivela facilmente nelle sue luci e nelle sue ombre tra le pareti della casa, e colei che ama, colei che vuol es-sere amata, non ha che accordarsi con quella. Si vede tante volte una coppia di sposi di carattere consimile essere infelice per mancanza di reciproca conoscenza intellettuale e morale : e molte volte invece due sposi d' indole opposta furono felicissimi perchè seppero regolarsi in guisa da compensarsi a vicenda. Certo che quest'opera d'accordo non è scevra di sacrifici da parte nostra, ma la vita femminile è tutta tramata su questa idealità severa e gloriosa. Però l' armonia sarà alquanto facilitata se l' intelligenza dell' uomo e della donna destinati a vivere insieme potrà equivalersi. Due sposi possono amarsi ed avere gli stessi gusti, ma se v' è troppa disparità d' intelligenza e di coltura, le più grandi gioie d' un' unione d' anima saranno loro negate, e si troveranno sempre in disaccordo e sull'educazione dei figli, e nelle opinioni, e in ogni grave decisione da prendere nella loro vita comune. La migliore educazione della donna moderna, la sua istruzione più completa, lo sviluppo più ampio della sua individualità morale, certo può assai contribuire all' armonia coniugale, all' adempimento della missione muliebre di grazia, di conforto, di tenerezza buona e alta. Qualunque sia l'opera che affatica il suo compagno: opera d'ingegno, opera di meditazione, opera d' attività materiale o responsabilità, sia come un angelo e una fata presso di lui, lo prevenga, lo comprenda, lo giustifichi sempre; sia la sua ispirazione, il suo riposo, il suo premio, la sua fede. Alla donna dei tempi nostri, ben conscia della sua potenza spirituale, è riservato il benefico compito di ridare all'istituzione del matrimonio, abbassata ed avvilita dalla cupidigia e della leggerezza, la sua nobiltà soave e forte, la sua superiorità su ogni altra alleanza, in modo da rendere inutile ogni provvedimento contro la sua indissolubilità. Ed io vorrei qui, se mi fosse concesso dallo spazio, poter citare il vivo esempio di molte coppie d'amanti-sposi la cui vita non fu che una eterna luna di miele, appunto perchè vollero e seppero interpretarsi e comprendersi : Roberto ed Elisabetta Browning, Giulio e Adele Michelet, Tommaso e Giovanna Carlyle, e ai giorni nostri Rossane Rostand che insieme al noto autore del Cyrano di Bérgérac ci dà una consolante prova che l'amore e l' armonia coniugale non sono un sogno...

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