Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Numero di risultati: 94 in 2 pagine

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Il Galateo

180927
Brunella Gasperini 6 occorrenze
  • 1912
  • Baldini e Castoldi s.r.l.
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Se siete del tipo avventuroso, potete sperare di fermarne uno in corsa: ma guardate che abbia il segnale libero, prima di sbracciarvi, correre forsennatamente, lanciare grida superacute: «Taxi! Taxi!», e poi restare lì con aria stupida a guardare il taxi che vi sfreccia incurante davanti al naso, con a bordo un passeggero piccolissimo e sogghignante. Gli autisti del taxi dovrebbero aprire la portiera al cliente: a Roma lo fanno, a Milano stanno imparando a farlo; non spetta comunque a voi insegnarglielo. Se lo esigete, l'autista è tenuto a seguire il percorso che voi gli indicate. Tenete comunque presente che in genere l'autista conosce le strade, il traffico e i sensi vietati meglio di voi, e che, dato il sistema vigente, non ha nessuna convenienza ad allungare proditoriamente il percorso. Quindi, di solito, è meglio lasciar fare a lui, senza dire continuamente: «Ma perché gira di qui? Perché non è andato di là? Guardi che di lì era più corta...» Meglio non innervosire gli autisti. In taxi ci si comporta come ospiti: non si appoggiano sui sedili borse sporche, pacchi infangati, ombrelli zuppi. Non si fuma se c'è il cartello che lo vieta; anche se non c'è divieto, non si sparge cenere dappertutto, non si spengono le cicche per terra. Non si sbattono troppo forte le portiere. Se l'autista non vuol prendere a bordo il vostro cane, è nel suo diritto. Non fate discussioni: aspettate un autista cinofilo. Non è obbligatorio conversare con l'autista: ma se questo vi rivolge la parola, non rispondetegli con secchi monosillabi o grugniti. Date risposte concise, ma cortesi. Se al contrario siete voi che avete voglia di parlare, ed è l'autista che grugnisce, non prendetevela; forse è stanco, forse è nervoso, forse è scorbutico, pazienza: non soffocherete se starete zitti per un quarto d'ora. Se invece l'autista è un tipo estroverso, loquace e ricettivo, non lasciatevi trascinare a parlare di faccende personali. E mai di politica, come succede malauguratamente a me. Alla fine del percorso, pagate senza discutere (il tassametro non è un commerciante di tappeti), arrotondando la cifra.

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Non solo: ma chi lavora bene ha probabilità di migliorare le sue condizioni professionali, sociali, umane, più di quante non ne abbia chi lavora male, boicottando sterilmente quello che fa. Però non esageriamo nel senso opposto. Si deve lavorare per vivere, ed già triste; ma è ancora più triste che si viva per lavorare. Abbiamo una vita sola, dopotutto. Amare il proprio lavoro è una bella cosa, amare solo il lavoro è da squilibrati. Chi fa del lavoro l'unica ragione di vita, a scapito di ogni altro interesse, stimolo, curiosità, sentimento, è destinato a diventare un nevrotico coi fiocchi, professionalmente arrivato (forse) ma umanamente fallito: generalmente un marito fantasma, un padre mediocre, un uomo che cavalca la tigre e non può più scenderne perché non vuole, perché scendere vorrebbe dire vivere, e lui non è più capace di vivere. Solo di lavorare. Dopo questa apocalittica premessa, passiamo a meno gravi argomenti.

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Intendiamoci: se siete soli in casa, e se l'altra persona è sola in casa, se siete certi che non ha niente da fare, e che nessuno abbia bisogno di telefonare a voi o a lei, non staremo qui a contarvi i minuti. Ma: come fate a esserne certi? Di solito non si tratta di certezza, ma di scarsa considerazione per il resto del mondo in generale, e per le linee telefoniche in particolare. Dunque. Primo, chiariamo cosa si intende, oggettivamente, per «telefonata breve»: si intende una telefonata di pochi minuti, non di pochi quarti d'ora. Secondo, stabiliamo i casi in cui è veramente obbligatorio essere brevi (sotto i cinque minuti): Quando si è a un telefono pubblico. Quando si ha un duplex. Quando si è in casa d'altri o l'altra persona è in casa d'altri. Quando si è certissimi che la persona con cui parliamo abbia tempo (e voglia) di ascoltarci. Quando qualcuno in casa nostra o in casa dell'altra persona ha bisogno del telefono (a questo proposito si scatenano quotidiane risse nelle famiglie con figli in età d'amore: «Sbrigati! Sei al telefono da un'ora! Aspetto una telefonata! Piantala subito o ti spacco il ricevitore in testa!», e l'altro: «Un momento! Fammela almeno salutare! Non si può salutare una persona in questa casa?» Difficile far intendere a un giovane cuore che un saluto dovrebbe durare un po' meno di quaranta minuti). Infine, è obbligatorio essere brevi quando si è in teleselezione e le bollette non le paghiamo noi (in questo caso le risse familiari si scatenano trimestralmente: ma in modo molto più drammatico). È chi ha chiamato, di regola, che deve prendere l'iniziativa di chiudere la comunicazione. Ma se non lo fa o si dilunga oltre i limiti del lecito e della pazienza, il chiamato può dire con tono di rincrescimento: «Scusami, adesso devo andare, ci sentiamo nei prossimi giorni», o qualcosa di simile. Se chiamando un numero, lo si trova lungamente occupato, è lecito farlo interrompere dalla SIP? Si, in casi d'emergenza, o se siete stati autorizzati a farlo. Altrimenti, assolutamente no: è un atto di presunzione (chi vi dice che la vostra telefonata sia più interessante o importante?), di prepotenza, di scarso rispetto per gli altri.

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Quindi: a meno che una donna non abbia una casa grande, comoda, organizzata, con assolute garanzie di igiene, con attrezzature adatte, con levatrice e ginecologo a disposizione, a meno che insomma non abbia molti mezzi e molti aiuti, la soluzione della clinica è preferibile: e a conti fatti meno costosa. Prima di precipitarsi fuori nel cuor della notte con la valigia e il marito stravolto, la partoriente sia ben certa che si tratti di doglie, e non di indigestione o di suggestione. Ma neanche aspetti troppo, come fanno certe partorienti sportive o veterane, che rischiano di partorire in taxi o nei corridoi della clinica.

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Solo nelle occasioni ufficiali o comunque molto importanti oggi si diramano gli inviti su cartoncini stampati: per esempio in caso di matrimonio (ne parliamo a parte), o in caso di ricevimenti in grande stile, pranzi d'etichetta, inaugurazioni ufficiali, anteprima di gala, lanci di prodotti o di personaggi, e così via: e di questi non parliamo per niente, presumendo che chi organizza ricevimenti siffatti sappia, o abbia sottomano chi sa, come si redigono questi inviti. Che sono comunque tanto più eleganti quanto più semplici e chiari. Oggi il buonsenso e il buongusto inducono a ridurre al minimo le sfilate di titoli nobiliari, accademici, onorifici, a evitare espressioni come «hanno l'onore e il piacere di invitare», «la Signoria Vostra» (illustrissima o meno) e altre assurde ridondanze. La disinvoltura è più elegante della pompa. Solo se il cartoncino dell'invito porta in calce la classica sigla RSVP (Répondez s'il vous plaît: internazionalmente, «si prega di rispondere»), l'invitato civile è tenuto a far noto, sia pure per telefono, se può o non può accettare l'invito: chi invita ha evidentemente bisogno di sapere a quante e quali persone, così a un dipresso, dovrà offrire da sedersi, da mangiare, da bere e, chissà mai, da divertirsi.

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Ancora più stupido è pretendere che l'ospite che ha paura degli animali in genere, non ne abbia dei nostri. «Ma dài, non avrai paura di Dober! Abbaiare è il suo mestiere, e poi non vedi che lo tengo? Se ti metti seduto e non ti muovi e non lo guardi e parli d'altro, lui si acquieta e non ti fa niente.» E per tutto il tempo del soggiorno ci si immagina l'ospite immobile sulla sedia, le mani aggrappate ai braccioli, il collo rigido, gli occhi fissi sulla parete di fronte, a far finta di non vedere il mostro ringhiante lì presso, e a chiedersi se e quando potrà mai uscir salvo di lì. E i gatti? Be' i gatti non vociferano, non ringhiano, non leccano la faccia agli ospiti; in genere se ne stanno acquattati in un angolo, oppure saltano in cima a un mobile e di là guardano l'intruso con distacco e palese ironia. Ma qualche volta, non si sa se per cortesia o per dispetto, càpita che il gatto di casa vada a strusciarsi contro le gambe dell'ospite o addirittura gli salti in grembo con un sordo ronzio, che è musica per le orecchie dei padroni, ma non per quelle, dell'ospite non zoofilo: il quale, nel migliore dei casi, pensa che il suo abito blu si riempirà di maledetti peli (e infatti così sarà). Su, portate il gatto in un'altra stanza. Un po' di buon senso, amici zoofili. L'ospite, dicono, è sacro. Se il vostro cane o il vostro gatto lo sono di più (non che non vi capisca) non ospitate persone non zoofile.

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Le buone usanze

195716
Gina Sobrero 5 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
  • paraletteratura-galateo
  • UNICT
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Non credo si possa imporre il dolore quando non c'è, nè consiglierei certo una finzione; ma trovo molto di cattivo gusto che un uomo od una donna parlino male del consorte perduto, per quanto esso non abbia saputo farsi rimpiangere. "Oltre il rogo non vive ira nemica,, ; e qualunque rancore deve cedere davanti al mistero della morte. Una vedova non si rimarita prima che sia finito il tempo del lutto impostole dalle convenienze sociali; la legge specifica una aspettativa di 300 giorni almeno. Dei matrimoni delle vedove ho già parlato; tuttavia le norme che devono regolarli si possono riassumere in questa frase: non abbiano pompa. Una vedova e un vedovo che hanno contratto seconde nozze, hanno verso i figli del compagno gli stessi doveri che verso i propri, anzi forse maggiori; quei fanciulli hanno già sofferto, sebbene forse ancora incoscienti, la maggiore delle sventure, ed un'anima fine non iscorda la triste circostanza. Manca assolutamente di riguardo il vedovo o la vedova che ha contratto nuovi legami, se al primo leggero urto ricorda la virtù ed i meriti del defunto o della defunta: se nutriva un così tenero affetto, doveva rimanervi fedele, e non ha il diritto di affliggere il nuovo coniuge coll'evocazione continua di quel pallido spettro. Parlando del defunto una vedova rimaritata non dice più: mio marito, ma lo chiama col suo nome o col titolo; sui biglietti da visita mette il nome di fanciulla ed il nuovo che ha accettato. Un vedovo non offre alla donna di cui ha ottenuto la mano, i doni che hanno appartenuto alla prima moglie; se si tratta di gioielli, li fa smontare e rimontare con una nuova disposizione. Se ha figli, ne sono essi i possessori, e quindi non è delicato darli, come in usufrutto, alla loro matrigna. Ora è in uso che una vedova riprenda il suo nome di fanciulla; non so proprio approvarla, e se ha figli mi pare che essa manchi di riguardo, a loro e alla memoria del marito. Ho osservato, forse malignamente, che commettono questa sconvenienza, specialmente le signore che maritandosi perdettero il diritto al titolo nobiliare della famiglia d'origine. Evidentemente è un uso creato dalla pura vanità, quindi sconsigliabile.

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Una signora non dà il proprio ventaglio, a questo scopo, ad un uomo di cui non abbia avuto campo di conoscere la educazione e i sentimenti; può correre rischio di averne scritta una frase volgare, un nome di dubbia onoratezza, ed attirarsi serie noie; un uomo, se non ha spirito, scriva solo il proprio nome, una data, ma non si esponga a compromettere una signora, o a farsi beffare. Meglio di tutto è evitare questo scambio di cortesie che, generalmente, rimangono semplicemente banali. L'ombrellino di merletto nero non si porta al mattino, assolutamente, e stuona con un abito semplice, di disimpegno. L'ombrellino di poco valore, di uso pratico, segue i capricci della moda. Una signora tiene sempre l'ombrellino entrando in un salotto; tiene anche l'ombrello se è chiuso e asciutto. Un uomo che ha pretese di eleganza, non adopera l'ombrellino, che lo renderebbe ridicolo; le signore preferiscono certo vedergli il volto abbronzato dalle sane e corroboranti carezze del sole, piuttosto che contemplarlo sotto lo stupido baldacchino. Una signora educata non dà mai il proprio ombrellino, o il ventaglio, a portare ad un uomo: facendo il contrario troverà qualche cortese che accetterà il carico, ma questi non gliene sarà grato, e probabilmente un'altra volta esiterà ad accompagnarla.

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Tutte queste stoffe di fantasia non reggono all'azione del bucato; ora è inammissibile e inconciliabile colla pulizia non solo, ma coll'igiene il rimettere una camicia che non abbia subìto l'azione del benefico lavacro. Le calze invece debbono essere nere, tanto per gli uomini quanto per le signore. Una signora che vuole essere squisitamente vestita, avrà molta cura di ciò che i francesi chiamano il dessous. È meglio avere un abito di poco prezzo e una sottana di seta, assortita per colore; ma anche non potendo permettersi questo lusso, bisogna che la sottana di lana o di cotone, bianca o colorata, sia nettissima, non sfrangiata, non sbiadita. È brutto veder per la strada una signora, che, sollevando la gonna, lascia scorgere una sottana di dubbia tinta, o di discutibile nettezza. Non parliamo per le donne, ma anche per gli uomini non sono affatto eleganti i colletti e i polsini di celluloide; portino tela fina secondo i loro mezzi; è ciò che v'ha di meglio. Al mattino, in campagna, si possono permettere le camicie colorate; mai in visita, nè di sera, neanche nella propria casa. Le camicie da notte lasciano il campo libero a tutto le varietà, anche un uomo può permettersi allora il jabot del nostri nonni, l'ampio colletto pieghettato, ecc.

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Invece vi abbia posto una piccola scrivania; e per scrivania sappiate che non intendo letteralmente il mobile cui diamo questo nome; un tavolo può benissimo farne le veci, purchè messo in buona luce, purchè ad esso la giovinetta abbia posto ampio e comodo. Sul tavolo ella disporrà in ordine le sue carte, gli oggetti di cancelleria, le lettere a cui dovrà rispondere, agli appunti e simili. Abbia a portata di mano i dizionari, ed i libri che più spesso le occorre di consultare. Senza l'abitudine di un metodo per istruirsi delle cose che si studiano e per precisare le idee non si lavora, o, per lo meno, il lavoro non riesce proficuo. Si preoccupi sopratutto della sua vita interiore, stabilisca un'ora nel principio della giornata per l'alimento intellettuale, scelga essa stessa un libro serio, dopo aver letto il quale si senta migliore, più attiva, più serena, e quest'ora la trascorra come se compiesse un dovere religioso. Anche gli spiriti più equilibrati hanno bisogno di queste ore di solitudine; figuriamoci poi le fanciulle moderne, così sovente surmenées dalla febbrile attività della vita odierna: queste ore di solitudine riescono una specie di bagno spirituale necessario quanto la doccia o la corroborante spugnata fredda. Così la nostra fanciulla si assicura per la giornata la compagnia di qualche pensiero serio che l'assista a sopportare gli inevitabili attriti del vivere sociale in qualunque campo questo si svolga. Può naturalmente permettersi anche altri libri, di genere più leggero, di quelli che senza retorica o vani squarci di eloquenza parlano delle cose belle e buone che sono nel mondo, che sono patrimonio di tutti. I cassetti della scrivania o del tavolo non devono aver chiave; le nostre mamme d'oggi non sono tiranne, ma hanno il diritto, e debbono conservarlo, di poter leggere quanto le loro figliuole scrivono, o quanto ad esse si scrive. Uno scaffale con pochi libri scelti: i premi avuti a scuola, i classici, qualche romanzo, fra cui, pur troppo, figureranno pochi autori itallani; ma badate, vi consiglio parsimonia anche negli inglesi e in quelli tradotti da questa lingua; è una ubbia il credere che quella letteratura sia fatta proprio per le fanciulle; quasi tutti i libri che ci vengono dal regno della compianta graziosa maestà, hanno almeno un caso di bigamia, due o tre elopements ossia fughe col proprio innamorato, quando non é con quello di un'altra; mi par dunque inutile, se non dannoso, grazie a certi pudori della lingua, mettere fra le mani di una giovinetta libri di questo genere. Piuttosto libri tedeschi, originali o tradotti; nel regno del biondo imperatore si serba ancora intatto il sentimento della famiglia, ed è il solo che io vorrei impresso in questi cuori giovanili. Ad ogni modo, tanto l'Inghilterra che la Germania sono ricche di libri pieni di una filosofia semplice, morale, che quadra lo spirito e lo tempra alla vita; tutto sta nel saper scegliere e scegliere bene. Il pianoforte, il cavalletto per la pittura, stanno bene accanto alla scrivania; sarà cura della piccola padrona disporli con arte. In camera sua la fanciulla non riceve che le proprie amiche, e se i suoi mezzi non le permettono di avere uno studio, naturale che accolga nel suo nido particolare gli oggetti che la occupano nelle ore di tregua dalle faccende domestiche A capo del letto trionferà una Madonna, un Crocefisso, tanto meglio se di autore, altrimenti una stampa, un semplice intaglio di legno; io non sono affatto bigotta: ma ho la convinzione che una donna senza religione è come un fiore senza profumo, una cosa incompleta, un'anomalia; essa ha bisogno di questo sentimento che la sostiene nelle ore difficili della lotta. Capisco che l'immagine non dà la misura del sentimento stesso, ma avrei cattiva impressione di una fanciulla che non potessi supporre, a certe ore, prostrata davanti ad un umile volto di Vergine o ad una severamente dolce figura del Cristo. Per i gingilli che coprono il canterano, il comò e la caminiera, è difficile dettar leggi; dipendono tanto dalle circostanze! Sempre però debbono essere pochi e di buon gusto; piuttosto oggetti di fantasia che d'arte. Sulla toeletta la moda ha ammesso l'argento come rivestimento delle spazzole, del vasetto della cipria, ecc.; ma io lo disapprovo; che cosa prenderà la signora che s'è abituata da fanciulla a maneggiare scintillanti gingilli? E la fanciulla abbozza le qualità che spieglierà la donna. Dal santuario della giovinetta sono banditi assolutamente: divani, chaises longues, dormeuses; per i giorni di malessere, c'è la stanza della mamma o il lettuccio tutto candido e semplice; e poi oggi non si capiscono più e sopratutto non si compatiscono le fanciulle nervose e sentimentali. La moda ha introdotto le sedie a dondolo, rocking chairs, che non incontrano affatto le mie simpatie; esse permettono certe posizioni rilassate e un non so che di poco conveniente al carattere di semplicità e di serietà che noi esigiamo nello nostre future spose e madri. Una certa austerità, una certa disciplina sono qualità pregevoli in tutti, specialmente nelle giovani. In conclusione: io sento che non insisterò mai abbastanza sulla necessità del buon gusto, quel buon gusto che consiste nell'appropriata convenienza di ogni oggetto al suo uso, nell'eliminare quelli inutili, quelli, cioè, che non hanno scopo. Eliminate i molti gingilli, sopratutto se non vi sono regalati; cercate che non ve li regallno dichiarando la vostra antipatia per simili superfluità, e allorquando il piccolo disastro vi accada, mettete in armi il vostro cervello per trovare ad essi un impiego qualunque e, non riuscendovi, radunateli affettuosamente in un cassetto od in un armadio che io battezzerei magari il tempio del ricordi. Pensate, sì, con gratitudine al donatore, ma non aggiungete ingombri di cattivo gusto, e fatica a chi deve ripulire la stanza; non diminuite lo spazio necessario al lavoro ed al respiro.

Pagina 15

Nel saluto fatto per via, è indispensabile la maggiore uguaglianza, la più grande cortesia: l'uomo non abbia paura di scoprirsi il capo anche se piove o tira vento, la signora non tema di chinarlo. Tutti abbiamo sentito dire della tale o tal'altra persona, magari anche sconosciuta: è così cortese! ha un saluto così cordiale! Gli è che non tutti posseggono quest'arte, che i napoletani immaginosi dicono privilegio degli angeli. I militari hanno leggi disciplinari per questo atto, nè io so che tale disciplina indichi loro una forma speciale per salutare un inferiore e un'altra per i superiori; purtroppo alcuni fanno distinzioni, ma sono i meno educati. È certo che un ufficiale distinto nei modi e fino nell'anima risponde al saluto tanto di un compagno quanto di un allievo, o di un inferiore colla stessa dignità e buona grazia colla quale saluta il colonnello, il generale, e magari il ministro della guerra. Nel mondo borghese dove esistere la stessa legge. - Chi salutando non riceve risposta, non se ne offenda; una vista debole, un po' di distrazione abituale o momentanea, una preoccupazione insolita possono far commettere una svista, e mostra poco spirito chi se ne adombra. Un uomo che, per errore, ha salutato parecchie volte una signora, anche se si ravvede, continua a salutarla; alla prima occasione si fa presentare e chiede scusa dell'equivoco; ma avrebbe torto se smettesse ad un tratto la involontaria cortesia. La signora deve a sua volta rispondere e senza mostrarsi affatto offesa. Bisogna gradire e corrispondere cortesemente anche al saluto di chi ci è inferiore per condizione; è prova di educazione e di bontà d'animo, e più di tutto è un dovere. È ineducato chi per istrada mostra di non riconoscere una persona, o perchè questa sia malvestita, o perchè egli stesso si trovi in compagnia di tale da cui creda innalzati il proprio merito e la propria importanza; costui mostra semplicemente di non pregiare abbastanza la sua individualità. La stretta di mano non va data con soverchia prodigalità. I nostri moderni principii di eguaglianza hanno però resa questa forma di saluto molto popolare, e i nostri sovrani ne dànno l'esempio, tanto che Sua Maestà il Re non sdegna di stringere colla sua mano regale la destra bruna e callosa di un operaio. Però ciò che è lodevole atto di cortesia nei sovrani può essere assai sconveniente in una signora, sicchè essa farà bene ad essere prudente prima di stendere la mano, specialmente ad un uomo. Sono ugualmente ineducati quelli che col pretesto della stretta all'inglese vi rompono le dita, e gli altri che posano nella vostra una mano inerte, glaciale. Non ci vuole soverchio calore nè indifferenza; sia nella stretta di mano una espressione di franchezza, di cordialità, che faccia giudicar bene del nostro carattere. L'uso di abbracciarsi in istrada è molto sconveniente; le espansioni di affetto debbono essere riserbate nell'intimità; ma qui piuttosto che di educazione è questione di carattere, sicchè non saprei condannare due amici, due amiche, che rivedendosi dopo vario tempo si gettano affettuosamente le braccia al collo dovunque si trovino. Gli uomini non hanno gran che questa abitudine; le donne fanno bone a non manifestarla troppo. Accade purtroppo, non di rado e per ragioni varie, di essere costretti a troncare le nostre relazioni con amici e parenti; ciò si faccia senza strepiti, senza scandali; è sconveniente di parlare a terze persone dell'accaduto, dicendo male di quelli che abbiamo dovuto eliminare dal circolo delle nostre relazioni. Incontrando questi individui in società, in visita, si fa un lieve cenno di saluto, tanto da non mettere nell'imbarazzo i presenti. Incontrando per via le stesse persone è scortese di volgere la faccia o mostrare un'espressione di noia. Le rotture tra uomini sono sempre più gravi, e finiscono talora col codice cavalleresco. Perciò è meglio essere molto cauti prima di stringere amicizia; è questa la parola più sfruttata di tutto il vocabolario, ma sono così rari i veri amici! Coi vicini di casa, in città e in campagna, bisogna usare i massimi riguardi; non disturbarli con rumori di nessun genere, non usurparne i diritti, non annoiarli. I regolamenti di tutti i Municipi stabiliscono le ore in cui è lecito battere i tappeti; è dunque un dovere farlo a tempo debito. Chi suona uno strumento, qualunque esso sia, abbia pietà delle orecchie dei vicini, e non faccia i suoi esercizii in ore troppo mattutine, o troppo tardi la sera. Non si ha affatto l'obbligo di far relazioni cogli inquilini della stessa casa, ma, fatta che si abbia, non li si annoino con visite troppo frequenti, con continue richieste d'imprestiti, lavori od altro. Ognuno ama la propria libertà e vi sono ore e giorni in cui è possibile che anche la migliore amica ci riesca importuna. Se un inquilino muore, si manda l'annunzio a tutti gli abitanti della stessa casa, i quali sono obbligati ad intervenire al funerale, ed a mandare il proprio biglietto di condoglianza, anche se non v'è relazione tra le famiglie. Se si dà un ballo o, per una ragione qualunque, si fa chiasso la notte, si chiede scusa ai vicini del disturbo arrecato. Oramai fumano tutti; e se l'abitudine è in sè poco elegante, si può aggraziarla con un poco di educazione. Bisogna badare, fumando, di non gettare il fumo in faccia ai vicini. Un uomo non fuma se non è autorizzato dalla signora che è presente; non si getta la cenere in terra col rischio di bruciare tappeti o strascichi di vestito. Se la sigaretta ed il sigaro sono già poco eleganti, la pipa è insopportabile, e un uomo che ha il difetto di servirsene, lo fa solo nella propria camera e mai in pubblico, a meno che ne sia autorizzato. Non si saluta una signora, un superiore, nè si parla loro, col sigaro in bocca; entrando in un luogo pubblico, o in una casa privata, si getta il sigaro, anche se appena incominciato: non è pulito, nè elegante metterlo in tasca spento o lasciarlo in anticamera. L'uso delle sigarette per le signore è una delle questioni più discusse oggi: è un male che le signore fumino? Io non credo: se hanno un marito, un padre cui non piace tale abitudine, se ne astengano per compiacenza; ma in caso diverso non parmi esse vengano meno all'educazione nè commettano cosa che debba celarsi come una colpa. Non dovranno però mai fumare in un caffè, o nella via; nè eccedere nel darsi a questo capriccio: e sempre apportarvi la grazia eletta che è la caratteristica della donna.

Pagina 194

Il galateo del contadino

202979
Miles Agricola 1 occorrenze
  • 1912
  • Casalmonferrato
  • Casa agricola F.lli Ottavi
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Chi non si sente coraggioso a resistere, chi non abbia lena a durare nell'amicizia, chi non si sente forte a sostenere i sacrifici che qualche volta l'amicizia impone, è meglio che rinunzi preventivemente a questo dolce nome, poichè l'amicizia, senza queste sublimi qualità, può convertirsi in odio feroce e può essere seguita da tragici avvenimenti! Certo i contadini, più di tutte le altre classi sociali, abusano spesso dell'amicizia che molte volte per quanto confortata dalla parentela spirituale del compare, si scambia in inimicizie atroci e sanguinose. Torto, torto marcio di questa classe che pure ha nel suo attivo tante altre qualità positive e tante altre virtù!

Pagina 15

Eva Regina

203678
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 38 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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In qualunque condizione sociale Dio abbia collocato la donna, ella può avere una missione simpatica e benefica da adempiere: la contadina, l' operaia, la massaia, la gran dama, la regina, ognuna secondo la propria condizione, ha i suoi piccoli e grandi doveri di fronte alla società, ma il sapremo dovere per tutte è quello d' essere amabili, d' amare e di farsi amare. » A. DE GUBERNATIS.

Ogni signorina intorno ai vent'anni, nel suo segreto, vagheggia il gran giorno che la vedrà sposa; il gran giorno in cui proverà più emozioni e più turbamenti che non ne abbia provati in tutto il suo ancor breve passato d'esistenza. Ed entrambi i giorni — il giorno mistico ed il giorno tumultuoso — restano fissi nella nostra memoria e inalterabili, come i due poli della nostra primavera, come la prima e l'ultima nota del preludio alla sinfonia, appassionata o dolce, drammatica o pastorale, della nostra vera vita muliebre. E la corona dei fiori d'arancio va a riposare accanto a quella dei gigli; e i veli bianchi, confusi nello stipo, si susurrano i loro segreti, e i due libri di preghiere, d'avorio semplice l' uno, di ricca madreperla l' altro, vengono custoditi con la cura stessa, con la medesima religiosità. Fede e amore — le due forze più possenti dell'anima, le fonti di tutta la vita morale della donna e della sua luce intellettuale — sono riassunte in queste allegoriche reliquie dei suoi giorni passati: e come amuleti ideali io vorrei che ogni madre potesse passarle alle figliuole con serenità invitta, con fronte altera.

Se è una signorina, abbia a fianco la mamma, o una parente o un'amica matura; se è una signora anche il marito dovrà far parte del comitato, e nel suo abbigliamento, nel suo contegno, non perda di mira quella elevatezza che deve esserle di guida in ogni atto, anche il più semplice, della sua vita. Si badi: quando parlo di serietà, di modestia, di riserbo, non intendo persuadere la donna alla rinunzia dei suoi fàscini fisici e spirituali. Una signora può essere elegantissima, vivace, arguta ; può tenere lo scettro della bellezza e della grazia senza uscire dai limiti che separano la donna rispettabile da quella che non si rispetta più. Molte signore invece confondono l' onestà con la rigidezza e la musoneria, e in società si fanno un dovere di mostrarsi dure, fredde, sgarbate : oppure scambiando la sguaiataggine per spirito e la licenza per disinvoltura, appariscono volgari e sboccate. La signora dei nostri tempi non dovra più cadere in questi errori. Nel suo senno, nella sua coscienza, ella deve tracciarsi una barriera, ben definita, infrangibile, oltre cui rinchiudere i suoi affetti, i suoi doveri : ma purchè questa barriera non venga assalita (ed ella saprà ben difenderla) sia senza preoccupazioni, lieta, semplice, sincera; sparga senza parsimonia il suo profumo d'anima e di giovinezza, doni la sua attività, il suo ingegno, il suo aiuto, alle imprese a cui s'interessa e che nella donna intelligente, buona ed operosa, hanno la loro più valida protettrice.

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Una signora che non abbia la conoscenza morale e artistica d'un autore non dovrà sceglierne, quindi, l' opera senza averne chiesto prima informazioni, proprio come nell' ammettere in casa una persona nuova. Dovrà chiederne al marito, o se questi non è in grado di guidarla nella scelta, a qualche vecchio e colto amico di famiglia, a qualche insegnante dei suoi figliuoli. Poichè non è vero che una donna quando è maritata possa leggere tutto. Vi sono dei libri che non può leggere mai senza venir meno di rispetto a sè stessa: senza degradarsi intimamente, anche se nessuno lo sa. Solamente le letterate di professione, le scrittrici, sono costrette a legger tutto per ragione di mestiere, e non possono indietreggiare dinanzi a nessuna ripugnanza. Ma esse divertono poi come i medici: nessuna procacità le impressiona più, giacche la vedono sotto tutt'altro punto di vista del comune. Per occupata che sia, una signora ha l' obbligo di trovare un' ora, una mezz'ora ogni giorno da dedicare alla lettura. Un po' di tempo rubato allo specchio, un altro po' alla sarta, un altro poco alle chiacchiere oziose, o alla dolce pigrizia del letto, o agli allettamenti dei negozi di novità, ed ecco la mezz' ora, l' ora, magari le due ore trovate, senza che le cure della famiglia e della casa abbiano a risentirne danno. Vi sono intanto due libri da cui una donna pratica non dovrà mai fare, a meno, e sono: un piccolo trattato d'igiene e d' economia domestica e un buon manuale di cucina. Questi le sono necessari come la bussola al pilota. Tra i libri utili, può entrare anche qualche moderno galateo che la diriga e sciolga i suoi dubbi quando le si presenta un' occasione di agire in società. La sua bibliotechina dovrà in oltre essere fornita di un vocabolario e di una piccola enciclopedia da consultare all' occorrenza. Dia poi il posto d' onore ai quattro poeti classici Dante, Ariosto, Petrarca, Tasso, e vi aggiunga quegli autori di cui una donna, anche mediocremente colta non può ignorare almeno le opere principali : Parini, Foscolo, Manzoni, Leopardi, Alfieri: abbia qualche libro di coltura generale, come una storia dell' arte : qualche vecchio libro educativo che le servirà per fare più vigoroso il suo spirito e a plasmare l' anima dei figliuoli: il Manzoni, il Tommaseo, Massimo d'Azeglio. Nè le manchino due tra i grandi libri consolatori: il Vangelo e l' Imitazione di Cristo, libri d' eterna verità e di severa saggezza, che sono i soli che la mano cerca nell' ora del dolore. Tra i libri moderni preferisca quelli che dànno alla sua mente idee nobili, propositi virtuosi, che afforzano l'anima sua e la forniscono di più agili ali. Siano libri ch' ella non debba nascondere arrossendo se alcuno entra nel suo salotto, e che la ridonino serena e pura anche nel pensiero, alla tenerezza del marito. Se la sua coltura le consente di leggere la produzione letteraria delle nazioni straniere, ne approfitti, ma anche fra quella scelga il fiore che non contiene veleno. Per fortuna di chi può fare una selezione, gli editori ci dànno oggi volumi in tale abbondanza che non è punto difficile prendere l' alimento spirituale che conviene e rifiutare il resto. « Leggere e sognare, l'uno e l'altro è un mondo » scrive il poeta inglese Wordsworth : ed è infinitamente dolce, infinitamente consolante, nelle ore della solitudine, qualche volta della tristezza, poter varcare la soglia di questo regno senza confini che ci fa dimenticare gli affanni della vera vita.

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Sii eroica e taci, e cela la tua ferita almeno finchè tu non abbia qualche prova inconfutabile del tuo danno. E allora... Allora ricordati del tuo amore ; piangi ma non offendere, soffri ma non disamare. « Aimer par le coeur c'est avoir d'avance tout pardonné à ce qu'on aime » scrisse Bourget, e tu sii misericordiosa, perdona! Comprendi, scusa la fragilità del tuo compagno che ha deviato e se lo vedi dolente, se lo vedi pentito, perdona! Pensa che l'irreparabile fra due anime è quasi sempre messo da quella che fu colpita, non dall'altra che colpisce, appunto perchè non ebbe l'eroismo della prudenza e dell'indulgenza : perchè non seppe aspettare. Prima o poi tornerà a te che hai sul suo cuore i diritti più santi, che sarai o sei la madre dei vostri figliuoli, a te che puoi curarlo, consolarlo, incoraggiarlo, a tutte le ore : a te che vedrai i suoi capelli incanutire e gli resterai, ultimo e fedele conforto quando tutti gli altri dilegueranno. Rimani, amica, ferma al tuo posto, anche col dardo conflitto nel cuore, dà l' esempio magnanimo e aspetta e spera e perdona....

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Un' infinita tenerezza l' assale nel vedere le due creaturine così simili nella loro fragilità, nei loro bisogni, nelle loro manifestazioni di vita: ed ecco che la sua trepida sollecitudine si accresce, la sua vigilanza si aumenta perchè nè l' una nè l'altra abbia a mancare della sua protezione. Solo l' idea che l' una avesse a morire, la sgomenta, e si moltiplica presso di esse, e compie quei miracoli d' abnegazione e di amore che soltanto una madre può compiere. Vegliando alla culla, ella pensa al loro avvenire, e se i neonati sono di sesso uguale, lo vede identico, questo avvenire, per una lunga serie d' anni : insieme moveranno i primi passi, insieme apprenderanno utili cose, insieme si dedicheranno a qualche arte o a due arti affini per completarsi a vicenda: insieme le vedrà, se sono bimbe, sotto il bianco velo di comunicande, e si sposeranno lo stesso giorno. Anche i loro nomi sono stati scelti per essere uniti, dalla delicata fantasia materna : Bianca Rosa; Rosa Lia; Maria Anna; e sebbene le distingua benissimo e noti perfino (a tre mesi!) diversità di gusti e di carattere, pretende di confonderle, di scambiarle, e per riconoscerle mette all' una i nastrini rosa, celesti all' altra. Eppure non è raro, purtroppo, che certi fatali preferenze che sono come la crittogama dell' amor materno, si sviluppino appunto in questi casi in cui l'imparzialità del sentimento e delle azioni che ne derivano sembrerebbe assolutamente naturale e facile. Triste nota da rilevare! Triste e ripugnante depravazione morale che la donna deve vincere ad ogni costo e con ogni mezzo, facendo appello al suo cuore, alla sua coscienza, alla sua fede religiosa: riflettendo incessantemente alle conseguenze pericolose e spesso tremende che può avere nell' avvenire questa sua attrazione piuttosto verso l'uno che l' altro figliuolo. Io spero che fra le mie lettrici non ve ne sarà una sola di queste madri riprove-voli, ma se una vi fosse che avesse a rimproverarsi d'ingiustizia nel segreto del suo cuore, possa provare alle mie parole quel sentimento di confusione e di turbamento che prelude al benefico rimorso...

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Dominatevi in modo che la santità della casa dov'essi sono nati, dove si preparano alla vita, non abbia a subire profanazioni... Oh Ninetto e Maria Bonmartini, piccoli grandi martiri d'unione male assortita, possa la vostra immagine innocente e luttuosa apparire con profitto, sempre, innanzi a coloro che non ricordano abbastanza....

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Per questo bisogna che l' educazione abbia un po' di fondo spartano : che i bambini sappiano sopportare la sete, la fame, e reagire contro il sonno e la stanchezza. Incoraggiamoli a queste piccole vittorie sulla parte materiale del loro organismo, facciamone veder loro la bellezza e l' utilità.

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TENTAZIONE Quando una donna ha cessato d' amare suo marito, sia che le abbia procurato grandi delusioni, sia che il suo temperamento impressionabile ed impulsivo non le consenta la stabilità dei sentimenti; od anche per la lunga consuetudine della vita comune che finisce per lo più col togliere all'amore ogni carattere di passione e lo fa rientrare nella tranquilla categoria degli affetti; allora ella si trova nel momento più pericoloso della sua vita di donna onesta. Un penoso senso di vuoto, d' insufficenza, invade a poco a poco il suo cuore : tutto pare impallidire in lei e fuori di lei come dopo il tramonto di un sole ; fantasia, anima e sensi tacciono in un silenzio grave e mortale. Ma è nell' ombra appunto e nel silenzio che l' antico e leggendario serpente della tentazione striscia, subdolo e maligno. Una frase d' ammirazione per la sua persona espressa da labbra virili in forma più calda e più elegante delle consuete; uno sguardo congiunto ad una musica eccitatrice: un' assiduità fedele; preferenze rivelatrici, e talvolta una lettera audace, una seducente visione fatta balenare con astuzia; ed ecco che il serpentello velenoso è già entrato nel cuore e vi annida. E il più pericoloso è che il male, l' illecito, entra in noi sotto le vesti allettanti della virtù. La sposa disamata è persuasa che quegli omaggi speciali, quelle preferenze non siano che conforti spirituali che qualche nobile anima virile presa di pietà pel suo stato, desidera darle. La moglie che non ama più, crede intravedere nella manifestazione di simpatia, in un' affinità intellettuale e morale, un rifugio, un compenso allo squallore del suo isolamento intimo e vi si abbandona convinta di non mancare a nessuno dei suoi doveri. Poi quelle manifestazioni sono così timide! è così poco quello che le si chiede! e questo nuovo sentimento che già le intiepidisce l' anima come un alito di primavera è così puro, si manterrà sempre così alto, così superiore, che solo un dubbio le pare profanazione. E nuovamente illusa porge gli orecchi ai canti delle eterne Sirene, mentre dovrebbe come il saggio Ulisse tapparseli con la cera e proseguire il suo cammino. Dice Fénélon: « Il faut laisser la tentation gronder autour de nous, comme un voyageur surpris par un grand vent dans une campagne s' enveloppe dans son manteau et va toujours malgré le mauvais temps. »

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Però, abbia una mezza dozzina di servi a propria disposizione, ne abbia due, o debba contentarsi d'un' unica domestica, una padrona di casa che tenga al decoro, al rispetto, al buon andamento del servizio, dovrà guardarsi dalla troppa severità come dalla troppa benevolenza. L' esiger più di quello che è lecito, cioè la perfezione, è assurdo: e le signore troppo esigenti finiscono a esser costrette a mutar spesso i domestici e ad avere sempre un servizio provvisorio, mentre si fanno detestare e non avranno mai persone veramente fedeli intorno. D' altra parte la troppa bonarietà genera inesattezza, poltroneria, e abusi. Bisogna, nel distribuire il servizio, guardare che non manchi la possibilità materiale per disimpegnarlo; essere equi per tutti ; intransigenti per un palese strappo al dovere, ma indulgenti se la mancanza provenne da ragioni fisiche, da inesperienza, da qualunque motivo involontario. Non dare troppa confidenza ai domestici, non metterli a parte di segreti e di scherzi, ma trattarli con bontà, con affettuosità cordiale, anche, se lo meritano, interessarsi alle loro condizioni, alla loro vita privata, proteggerli e aiutarli quanto è possibile, consigliarli, ammonirli. Non dimenticare ch' essi sono i nostri uguali, giacchè se noi diamo ad essi il nostro pane e il nostro danaro, essi danno in ricambio a noi l' opera delle loro braccia: e che la nostra superiorità di posizione, di educazione e d'intelligenza non deve servire se non a considerarci i loro naturali protettori ed educatori : il loro esempio.

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Comprendo che una signora che non sia ricca, che abbia dei bimbi piccini, non possa passare in salotto tutte le sue giornate : ma potrebbe rimanervi, però, quella mezz' ora che dedica a qualche lettura, a qualche lavoruccio ornamentale, a scrivere qualche lettera. Un libro, un giornale, un nécessaire da ricamo, una scrivania e qualche vasetto di fiori, ravvivano un salotto col riflesso della vita vissuta, gli dànno subito un aspetto più intimo e dolce. Inoltre vorrei mettere in guardia le signore, che non possono possedere dei costosi oggetti d'arte, contro certi gingilli che vorrebbero farne le veci; certi gingilli antiestetici, dozzinali, che sono all' arte e al buon gusto la più atroce offesa. Fiori di carta, portaritratti, cestelline, bomboniere, giocattoli da cotillon, vorrei banditi per sempre anche dal salotto più modesto. Del resto la moda, per fortuna, tende alla semplicità, tende con la grazia delle linee e l' armonia tranquilla delle tinte a diffondere il gusto del bello. Procurino le signore che non si sentono in grado di scegliere e di giudicare da sè, di farsi dirigere da qualche artista per la disposizione dei mobili e gli oggetti d' ornamento. Molte volte un gingillo elegante e grazioso costa come un ninnolo volgare: qualche volta costa anche meno e non lo si sceglie perchè non sembra abbastanza decoroso, abbastanza d' effetto. Si preferiscano più che è possibile le cose autentiche : una terracotta uscita dalle mani di un artista varrà più d'un ricco bronzo di fabbrica; un acquarello firmato da un buon pittore, sarà da preferirsi mille volte alle grandi oleografie dalle fastose cornici dorate, di nessun valore estetico. E non sarà mai consigliata abbastanza la sobrietà nell' arredamento. Poche e belle fotografie qua e là invece di una esposizione da stabilimento fotografico; fiori freschi in qualche vasetto di sagoma elegante, anzichè le goffe giardiniere ; qualche bel libro rilegato, invece degli album di cartoline illustrate: tende leggere che velino la luce e non la intercettino, come i pesanti cortinaggi. La moda d' oggi è avversa alle morbidezze, ai tappeti, alle imbottiture : pare intenda dare anche alla vita domestica un indirizzo più austero, più igienico, più semplice, direi più sereno. Per questo l' arte nuova mi è simpatica e la raccomando.

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Una signora che abbia un quartiere ristretto o poco riscaldabile, potrà anche rimanere tutto il giorno in camera da letto e ricevervi le persone amiche, purchè un cortinaggio, un paravento, nasconda il letto, e il resto della stanza abbia un po' il carattere d' un salottino. L'arte nuova, però, vuole che la camera da dormire resti ciò che è, e sia sopratutto conforme alle regole dell' igiene. Banditi i cortinaggi, i tappeti : mobili dagli angoli arrotondati, a vernici chiare, scarse imbottiture, forme sobrie, pareti lucide invece che rivestite di carta. E le stanze da bagno e da toilette sono oggi quanto di delizioso si possa desiderare, con tutti gli accessori in marmo, ferro e cristallo, acqua a profusione; grosse stuoie, vetri smerigliati : la frescura d' estate, d' inverno il tepore. Avendo la fortuna di possedere una casa tutta per sè, o di abitare un vasto appartamento, mi sembrerebbe preferibile, per due sposi, avere ciascuno la propria stanza, anzichè una camera comune. Il letto matrimoniale è antiestetico, ridicolo, incomodo, offensivo al pudore. Nessuna giovine sposa accoglie senza arrossire una visita nella sua stanza, a motivo di quel gran letto impuro che fa fare alle fanciulle ignare le più strane considerazioni, ed eccita la fantasia e i sensi delle altre. Molte poesie, molti delicati riguardi che avrebbero potuto durare, si sono dissipati nel matrimonio a motivo di questa camera comune che abbassa l' amore alla sua semplice funzione di riproduttore della vita. Vi sono certi pudori che una donna di fine educazione non può sacrificare nemmeno al proprio marito; vi sono promiscuità ripugnanti, specialmente fra esseri il cui organismo è così diverso e dà abitudini e necessità così differenti. E poi l' indipendenza individuale è offesa continuamente dai gusti e dalle consuetudini spesso opposte : al signore piacerà dormire al buio, alla signora tenere il lume ; il marito avrà l' abitudine di fumare una sigaretta prima di prender sonno, alla moglie darà noia l' odor del fumo; l' uomo soffrirà il caldo e non sopporterà che coltri leggere, la donna sarà freddolosa e vorrebbe addosso una montagna ; qualche volta l' uno o l' altra vorrebbe leggere un poco ; il coniuge che non capisce questo gusto si lamenta. Poi l' uno rincasa tardi e sveglia l' altra ; lei vorrebbe alzarsi presto e si sacrifica per non svegliar lui; insomma, a pensarci bene, è un conflitto continuo, preludiante spesso a divergenze più gravi. E la vita ha già tante noie, costringe già a tanti sacrifizi, che non mi pare giusto nè ragionevole che si debba fabbricarne apposta quando si potrebbe farne a meno.

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., ne faccia partecipi gli altri : diriga la conversazione in modo che ognuno abbia campo di emergere ; non insista mai troppo sugli stessi argomenti. Se ha un pianoforte e fra gli intervenuti si trovano dei musicisti può chiedere a qualcuno di suonare, ma senza costringere, e quando alcuno suona o canta dia per la prima l'esempio dell' attenzione. A musica finita faccia qualche elogio, esprima la sua impressione, ma con garbo, senza esagerare. Se conosce la musica anche lei ed è pregata di suonare e di cantare aderisca subito e faccia in modo di non mettersi troppo in evidenza o continuando a lungo, o soverchiando gli altri. La parte della padrona di casa è quella dell'abnegazione: essa non deve mai dimenticarlo. Più una signora che riceve si studia di rimanere nell' ombra e di far figurare i suoi ospiti, di renderli paghi e soddisfatti in casa sua, e più riesce simpatica e dà prova di educazione fine e di gentilezza vera. Anche nel suo abbigliamento procurerà di non eccedere per non mortificare quelle signore che per la loro posizione non fossero in caso di competere in lusse con lei; vestirà di bianco o di nero, con eleganza più o meno ricercata secondo l'entità del ricevimento, ma senza sfarzo e senza capriccio. Farà servire i rinfreschi dal servo ma si occuperà a distribuirli, specialmente fra le persone di riguardo.

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Se si accorge che qualche signorina è trascurata, preghi con garbo qualche signore, col quale abbia una certa confidenza, d' invitarla: se qualcuna vuol ritirarsi prima delle altre, faccia in modo che la società non se ne avveda considerandosi obbligata a sciogliersi. Provveda che ognuno dopo il ballo trovi da rinfrescarsi o da rifocillarsi : faccia star pronta la cameriera nel gabinetto di toilette o in qualche stanza attigua, nel caso che alle danzatrici abbisognasse il suo aiuto: non si mostri stanca nemmeno se è esausta, e trattenga per dieci minuti gli invitati a sera finita perchè abbiano modo di rimettersi se accaldati, prima d'uscire nella via. Vegli che ogni signora abbia quanto le occorre e l' accompagni sino all' anticamera.

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Un dono di frutta è più confidenziale che un'offerta di fiori, e non può esser fatto a tutti : però possedendo qualche specialità è permesso farne omaggio in una canestra elegante, accompagnando con un biglietto che abbia un' intonazione un po' scherzosa. Sarà poi sempre atto gentile da parte d' una signora che abiti in campagna o possieda un orto, quello d' offrire alcune primizie alle sue amiche e di farne loro parte quando si recano a visitarla.

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La moglie leggera e civetta, sperpera e si diverte : il figlio è un ozioso, disutile, senza volontà e senza carattere : la figliuola Nennele, sebbene abbia un fondo di rettitudine e di sentimento, è trascinata dalla corrente. Vanno in Svizzera per economia, ma l'una continua a farsi corteggiare e domani accetterà denaro dai suoi galanti cavalieri, ma il giovane si dà al gioco e si vende a una vecchia avventuriera; ma Nennele, per rimaner pura, Nennele che ha lasciato cadere le sue mani inerti, vinta dalla prima difficoltà che le presentava il lavoro, corre alla morte... Il quadro è vero e triste, infinitamente triste. Serva almeno d' ammonimento!

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Vergine era la fiera selvaggia Brunhilde, la Walkiria che proteggeva con le fiamme il suo sonno e la sua castità : era vergine la Pulzella d'Orléans, celebre nelle cronache guerriere: vergini dovevano essere le poetiche Vestali custodi del fuoco sacro, e vergini sono le pie monachelle che vanno in giro pel mondo sotto le fluttuanti ali bianche d' un' acconciatura che esprime carità e coraggio : o quelle che nei lunghi silenzi del chiostro pregano per chi non sa più pregare.La verginità dunque è sinonimo d'ideale superiore, einfatti la vista d'una bella fanciulla pura dà lo stesso piacere, lo stesso senso di freschezza e di forza gloriosa della vista d'un fiore non ancora colto, d'una cima coperta di neve intatta, di un' anfora nuova, di qualunque forma naturale o creata dall'uomo, sulla quale la vita non abbia ancora lasciata la sua orma. E in una verginità semplice e sincera si contiene sempre un po' di alterezza, quasi ell'avesse in sè, senza saperlo, la coscienza del suo fascino dominatore. Mai, infatti, la femminilità esercita seduzione più vera che in questo periodo in cui ella non è ancora completa, ma in cui racchiude in sè tutte le speranze, tutte le promesse, tutto l' incanto dell' Iside velata e del mistero.

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Nè altre obbiezioni : quella che gli studi giuridici non siano omogenei all'ingegno muliebre : quella che la donna non abbia la resistenza fisica che si richiede all'oratore ; quella che la sua presenza in un luogo insolito per sostenervi una parte nuova, tolga ad essa e all' ambiente serietà nè queste obbiezioni mi sembrano inconfutabili. Noi abbiamo esempi che quando la donna ha ingegno e serietà di propositi, riesce a trattare di materie ben più complicate, ardue e vaste che non sia lo studio del Diritto in cui, bene o male, riescono anche uomini di media levatura. Matematiche, scienze sociali, chimica, medicina, filosofia, religione, ebbero ed hanno seguaci esperte e vittoriose. Nè la resistenza fisica occorrente ad una peroratrice mi sembra debba essere maggiore di quella che occorre alla maestra, alla cantante, all'attrice drammatica. E nemmeno mi pare si possa trovar troppo singolare o umoristica la donna che parla al pubblico da un banco di tribunale, mentre l'ascoltiamo tutti i giorni come educatrice, e spesso nei congressi e nelle conferenze. Angelo Mosso in un interessante studio sull'educazione della donna agli Stati Uniti, ci narra del-l' impressione ricevuta quando vide per la prima volta all' Università di Michingam — forse una delle migliori dell' Unione — una fanciulla con la toga : « Sentii un fruscio alle spalle e voltandomi, vidi una bella fanciulla con la toga e il tocco, ossia quella sorta di berretto nero e quadrato che portano gli studenti inglesi. Come ad Oxford e Cambridge, i professori e gli studenti indossano la toga ed attraversano le vie per andare all'Università col loro costume medioevale, così anche nell'Università di Michingam si vedono per le strade della piccola città di Ann Artar, passeggiare le toghe che le studentesse sanno portare con grande eleganza. Anche il berretto quadrato, sebbene a prima vista sembri strano, si finisce per ammirarlo portato da quelle teste senza sussiego, intelligenti ed audaci, sopra l'ondeggiare di folte capigliature bionde. Le grandi maniche della toga e le pieghe sottili che scendono giù dal bavero, aggiungono qualche cosa di jeradico al profilo della donna e vi danno un fàscino speciale. Esse ci passano dinnanzi con lo sguardo raccolto come vestali che entrassero nel tempio per tener acceso il fuoco sacro della scienza ». L'unico motivo serio che può impedire alla donna l'esercizio dell'avvocatura è d'ordine morale. L'ambiente delle aule di giustizia dove passa quanto la società ha di più corrotto, di più vergognoso, di più infame, è troppo malsano per essa. Che alle donne sia concesso l' esercizio dell' avvocatura, mi par dunque cosa giusta, civile, degna di tempi evoluti : ma sta alla donna, vigile custode del proprio decoro e della propria elevatezza morale, di non approfittarne.

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E questo fatto mi pare possa stabilire un bel récord e non abbia bisogno d'altri commenti.

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Una donna nubile ha la giovinezza più prolungata di una donna che abbia marito e figliuoli. Una sposa senza figli resta più a lungo giovine di una madre ; e la madre di un maschio invecchia più tardi della madre di una femmina. Intendo non nel fisico, ma nella posizione famigliare e sociale. E questo per la legge dei contrasti: giacchè gli sforzi di mantenersi giovane appariranno più palesi e quasi meno giustificati in colei che ha già intorno la corona della sua discendenza che non in colei che sola vigila alla sua conservazione: e il confronto d' una figliuola diciottenne nuoce assai più alla maturità materna di quello del figliuolo a cui la virilità conferisce caratteri diversi. Le ragazze da marito mettono risolutamente la mamma fuori di questione, sebbene vi siano mamme giovani ancora e ben portanti, tali da vincere la concorrenza. Io ebbi una parente che si maritò a sedici anni. A diciassette anni ebbe una figlia la quale pure si maritò a sedici anni ed ebbe subito un figliuolo. La nonna aveva trentatrè anni. Una nonna da burla ! Eppure quella doppia carica materna non poteva a meno di renderla più matura. La mamma che accompagna a passeggio le sue ragazze, che le conduce a teatro e alle feste, non può senza fare una stonatura ed esporsi a commenti poco benevoli, sfoggiare le ultime mode capricciose, se anche il suo fisico le consente di adottarle. In Francia, nel paese dove la donna tiene alla sua bellezza e alla sua conservazione più che in ogni altro, non si distinguono le mamme dalle figliuole, poichè l' arte dei cosmetici, delle tinture e dei capelli finti soccorre i guasti della natura. Alcuno mi diceva di recente che in Francia non esiste più la vecchiaia femminile francamente accettata. Tutte le signore si fermano al tramonto, che ha pure le sue civetterie e le sue grazie seduttrici. In Italia, però, le signore dimostrano maggior serietà; e per fortuna di chi ama l'esperienza della vecchiaia, la maternità dolce della sua carezza protettrice, il soccorso della sua parola che incuora, mamme autentiche dagli abiti oscuri, dalle capotes ornate di modeste violette sulle bande dei capelli d'argento ne esistono ancora.

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Recandoci a visitare una signora colpita da grave sventura, faremo in modo che la visita, per l'ora, per il nostro abbigliamento, per l'intonazione dei nostri discorsi non abbia nessun carattere di etichetta. Meglio prevenire prima con un biglietto per informarci se la dolente è in grado di ricevere chicchessia e se la nostra visita non le arrecherà troppo dolore. Se si farà scusare di non poterci ricevere, non le serberemo rancore e alla prima occasione le dimostreremo il nostro sentimento fedele. Dal giorno luttuoso le proferiremo i nostri servigi ma dovremo lasciarle ogni iniziativa d' invito. Se verrà nella nostra casa, le faremo un' accoglienza intima e affettuosa, e se si troveranno da noi altre persone, la riceveremo sola in un' altra stanza, giustificandoci coi primi visitatori. La maestà del dolore ha tutti i diritti di privilegio senza che alcuno possa offendersene. Ci ricorderemo di lei quando compie il mese dalla morte, e nell' anniversario, con un piccolo ricordo pio, se ci è legata d' amicizia : un libro religioso o di severi insegnamenti morali, un' immagine sacra, un rosario, una medaglietta, dei fiori da recare al cimitero,accompagnati da qualche parola d' affetto e di conforto, sono dimostrazioni che è bello e pietoso dare a chi ha bisogno d' esser consolato.

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Se poi la sposa è costretta alla commedia dell' abito nuziale e dei fiori d'arancio perchè il suo fallo è segreto, allora abbia coraggio e reciti la sua parte meglio che può. Ma solo con gli estranei, con chi non sa. Con lo sposo si mostri quello che è : si commuova, esulti, gli si getti nelle braccia, gli dica una di quelle parole che riabilitano ogni colpa, che non si possono più dimenticare. Non commetta leggerezze, non ostenti ingenuità fuori di posto, né fierezze inutili. Avvolga sè e lui in una calda onda di passione purificatrice e affidi al tempo e alla sua vita futura l'incarico di ricomporle un'aureola di castità.

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Accarezzi, supplichi, pianga, rassicuri : non si lasci mai trasportare dall'impazienza, dallo sdegno; e non abbia mai, poi, anche nel caso in cui il secondo marito non fosse geloso, la poca delicatezza di alludere all' altra sua vita coniugale, alle virtù dell'estinto, nè per ottenere, nè per rimproverare. Ad una donna che sposi un vedovo, consiglio pure il massimo rispetto per la memoria di colei che l'ha preceduta. Se nella casa trova dei ricordi ne abbia cura, se al marito sfugge qualche parola di doloroso ricordo o di rimpianto, compassioni, aderisca, dimentichi in quei momenti d' essere la moglie per rimanere l'amica: ma non tormenti mai e poi mai il suo compagno con recriminazioni, lagni, confronti fuori di posto, che sarebbero indizio d' animo duro oltre che di volgarità.

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Se è laica, l' infermiera abbia compenso adeguato al suo incarico non facile, cibo nutriente, luogo acconcio a riposarsi e a rinfrescarsi. Sia aiutata e rispettata. Se è suora, il riguardo sia maggiore, non si tolleri che nessuno osi uno scherzo, un discorso irriverente in presenza sua: si procuri che possa avere gli alimenti che desidera, le si assegni una stanza in libertà : le si evitino i servizi più bassi, per quanto è possibile. Non si discuta di religione con lei, non dimostrino curiosità indiscrete a suo riguardo: il pio mistero delle bende va rispettato.

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Una donna che si veste come tutte le altre, che si pettini come tutte le altre, che abbia idee comuni, parole convenzionali, che prenda tutto dalla moda del giorno e dalla sua ricchezza, se anche è bella ed elegante ha molte probabilità di non rimanere in modo speciale nella memoria : mentre una signora che sappia farsi una eleganza personale, che manifesti preferenze per un colore, per una foggia, per uno stile d' arte, per un profumo; che esprima idee consone al suo carattere, apprezzamenti che risultino frutto d'un' esperienza, d'un pensiero, d'una volontà individuale; che abbia per l'amore, per l'amicizia, parole non dette da alcuna, ma zampillanti dal suo vivo cuore come un getto d'acqua naturale che contiene in sè le proprietà del suolo da cui sgorga ; questa donna che si riconoscerà fra mille, la cui casa avrà un carattere particolare, si profilerà nella nostra memoria nettamente, anche se non è bella, nè ricca, nè mondana. Si è affrancata dalla grande massa oscura ed emerge per la forza delle sue linee in rilievo: è una stella che splende di luce propria fra gli altri pianeti che ricevono luce dallo splendore altrui.

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Una creatura vissuta sempre nella tristezza e che un giorno, finalmente, abbia la sua parte di sole, si rinnova anche nell' aspetto fisico. È un fenomeno che ci avviene non di rado d'osservare : ed è così che molte donne già al tramonto hanno una nuova primavera; che molte donne ancora nel mattino della vita furono precipitate nella notte dalla decadenza da qualche immenso dolore. Vi sono donne soggette ad una maggior variabilità d'apparenza : e questo accade sopratutto alle nature nervose, impressionabili, irritabili. Altre sono più belle vedute tra le pareti della casa che all'aria aperta. Altre più belle di sera che di giorno. Talvolta il colore di un paralume sapientemente scelto, la trasparenza d' una veletta, il riflesso delle tende, la foggia d' una pettinatura, il taglio d'una veste giungono a correggere i difetti di un viso o d'una figura. Molte signore per modificarsi giungono sino ad infliggersi dei veri tormenti di fascette rigide, di scarpe piccine, di pettinature complicate. Ma c'è un vecchio proverbio che dice: « Chi bella vuol comparire, qualche dolor l'ha da patire ». A Parigi e a Londra sono state istituite di recente delle case di cura « estetica ». Col massaggio, con l'elettricità, con incisioni sotto-cutanee si pretende di correggere la natura. E si assicura che gli effetti sono soddisfacenti e che le clienti vi accorrono.

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Si pretende che la caratteristica pettinatura à la vierge di Cléo de Mérode non abbia altro motivo che quello di nascondere due orecchie bruttissime. Almeno così dicono le sue amiche.... Dalle orecchie al collo il passo è breve. Altro e più pericoloso scoglio dove spesso s'infrange la bellezza femminile. O troppo lungo, o troppo corto, o troppo magro, o troppo grasso. Sono rare le donne dal bianco collo di cigno, svelto e ben proporzionato, a cui ogni colletto torna bene e che esce vittorioso da una piccola come da una grande scollatura. Vi sono certi colli ai quali non si adattano che colletti bassissimi e che guadagnano a essere veduti scoperti, cinti da un filo di perle o da una leggera catenella d' oro. Altri, al contrario, quando sono nudi appaiono troppo esili e lunghi, ma cinti da un severo colletto inamidato con cravattina su un vestito tailleur dànno a tutta la persona un aspetto slanciato e aristocratico. Il collo è la parte che prima reca le tracce dell'età : bisogna quindi abbandonare prestissimo le fogge che lasciano di giorno il collo scoperto, o almeno sostituire il colletto con qualche sciarpa di velo, qualche nastro di velluto o di seta. Per la sera sono veramente provvidenziali quei cosidetti collier de chien in piccole perle sostenuti da barrette di pietre dure, che lasciano alla scollatura la sua grazia e nello stesso tempo adornano un collo un po' magro o non più fresco.

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Giacchè non è assolutamente necessario che un piede per esser bello abbia la proporzione del piede di Cenerentola. Il piede deve esser proporzionato alla statura; ma in ogni modo bisogna che sia snello, e ché si assottigli molto nel principio della gamba. Le parigine sono ammirabili per la grazia e l' eleganza della loro calzatura sempre assortita all'abito e appropriata secondo l'ora della giornata. Nel mattino infilano i piccoli piedi coperti di calze di seta rosa o celeste, a seconda del colore dell' abito da camera, in un paio di pianelline ricamate d'oro, intessute d'argento e di porpora, simili a quelle di qualche profumato harem d'oriente. Più tardi la signora esce; e allora sono severe scarpette nere, che salgono un poco sul malleolo e non spiccano dalla calza di seta nera o bruna. Nel pomeriggio la signora riceve o esce in carrozza a prendere il thè da qualche amica, e sulle calze ricamate del colore dell'abito, indossa un paio di scarpine ad alto tacco Louis XVI con una fibbia di strass. E alla sera per il teatro, per le riunioni, avrà calze traforate, finissime, e scarpine a larga scollatura, di raso ricamato in perline o in oro. A Parigi, ed anche nelle principali città italiane, adesso vi sono pedicuri, ossia persone che esercitano la professione di curare i piedi, tenerne in ordine le unghie, ammollirne gli indurimenti, vigilare che non si formino i dolorosi calli o gli ancor più dolorosi occhi di pernice. Si vuole che questi siano un regalo della civiltà. Infatti un selvaggio li ignora. Per impedirli bisogna evitare le scarpe strette o dure. Anche i geloni ai piedi sono un male comune e fastidioso. Il miglior preservativo è portare calze di lana e fare del moto. Un buon rimedio sono le frizioni con l'unguento di jodio. Vi sono alcune persone i cui piedi trasudano facilmente in estate mandando un odore nauseabondo. Chi soffre di questo penoso incomodo dovrà portare scarpe leggere e fare frequentissimi bagni ai piedi con acqua calda aggiungendovi un po' di sale ammoniaco o di cloruro di calce.

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Tutte le sarte sono però d' accordo nel dire che è assai più facile vestire una signora di forme abbondanti di una che le abbia troppo scarse. Basterà tendere bene la stoffa, far pieghe ed incavi, perchè l'abito stia a pennello. Infatti, solo che la signora sia un po' alta, certi abiti tailleurs, succinti, attillati, sono sul suo corpo una perfezione. Sono gli abiti che una signora « forte » dovrà preferire : scuri, con pochi ornamenti, nessuno vistoso. Da casa porti i vestiti principessa ed anche gli « impero » purchè le disegnino le linee della persona. E il trionfo la aspetta con le toelette di sera, dagli arditi décolletés, dalle spalle che s' intravvedono sotto il velo; le braccia che mostrano il loro modello scultorio sotto la pelle del guanto che non fa una grinza. Lo strascico che le allunga la figura, le dà imponenza regale : i gioielli hanno bel risalto sul suo collo pieno, sul suo seno ricolmo. Con quale sguardo di giusto orgoglio la signora forte può allora guardare le donnine dalla vita di vespa che alla passeggiata le fanno tanta invidia e che nella sala da ballo si difendono male in una nuvola di veli! Ad ogni modo è una compiacenza di breve durata: al mattino dopo, tornano a invidiarle. Pensano ai tormenti del busto, del caldo, e si trovano molto infelici. Un igienista inglese afferma che la causa prima della corpulenza è il troppo mangiare: consiglia quindi un regime di sobrietà. Mangiare, bere, dormire il meno possibile; fare molto moto, in bicicletta, a cavallo, al remo, a piedi, in montagna, per promuovere la traspirazione e il sudore. Astenersi dai cibi grassi, dai dolciumi, dai farinacei, dal latte, dalla cioccolata, dalla birra e dai vini pesanti. Mangiare carne la più asciutta possibile.

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Una delle più belle giovinette ch' io m' abbia conosciute, bionda e bianca e spirituale come un angelo del beato Angelico, era alta appunto un metro e settantacinque centimetri — la statura d'un uomo piuttosto alto : e un' altra ricordo, un' artista dagli occhi d' ondina, la cui figura di Walkiria raggiunge l' altezza rara di una donna, di un metro e settantasette.... Per le donne piccole c'è la consolazione dei dannati.... ossia quella di trovarsi in molte; poi c' è un altro conforto più efficace che viene dal calzolaio, quello dei tacchi alti, tanto da guadagnare qualche centimetro, che talvolta basta a far raggiungere la media comune. La modernità ha pure inventato gli « elevatori automatici», specie di tappi che si applicano alle scarpe e che mi si dice ottengano ottimi effetti. E l' igienista inglese che ho più volte citato, insegna un regime atto a raggiungere l'altezza della statura. La luce del sole, l'aria fresca, l'esercizio regolare, l'andare presto al riposo, il lungo sonno, sono, secondo lui, mezzi favorevolissimi per crescere. Anche i farinacei portano un grande contributo allo sviluppo del corpo umano. Si afferma che la bella statura degli Scozzesi sia da attribuirsi in gran parte al loro nutrimento favorito : « oat-meal porridge » una polenta di farina d'orzo. Del resto la bellezza della figura più che nell'altezza è nell'armonia. Una donna piccola ma ben proporzionata vale più d'una donna alta dalle gambe troppo lunghe o dalle spalle troppo strette. Si dice che un corpo umano per essere ben proporzionato deve misurare sei volte la lunghezza del piede. La faccia, misurata dall'alto della fronte al mento, deve essere un decimo dell'altezza: e l'altezza dal tallone alla sommità del capo, dovrà essere uguale alla lunghezza delle braccia distese, da un medio all'altro, passando attraverso il petto.

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Sotto l'indirizzo significa Tenerezza; dietro la busta Segreto d' amore ; collocato di sbieco, in modo che abbia un punta in alto, vuol dire : Volubilità; due francobolli alle parti opposte della lettera, l' uno a destra e l' altro a sinistra esprimono: Il mio cuore è impegnato; ma una fila di francobolli lungo il margine superiore dice: Per sempre tua!

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Ogni donna, io credo, che abbia un poco vissuto trova, risalendo il corso delle sue memorie, l' eloquenza di uno di questi nonnulla che recano il suo nome e il suo profumo. Ella ne pensa alcuno, rimasto reliquia discreta nella tomba di qualche amore sepolto in esso come un sudario : qualche altro perduto, ma forse raccolto da una segreta devozione : pensa a quelli che ricevettero le sue più cocenti lagrime e seppero le sue ansie più vive, i suoi tormenti più sottili, le sue delusioni più profonde. E pensa anche, ahimè ! alle lagrime future che qualche ancor ignoto fazzolettino accoglierà...

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Additategli una donna che non abbia gusti comuni, che sia personale, che viva diversamente dalle altre, dirà: « E' una posatrice ». Con quale entusiasmo, con quale ammirazione essi parlano invece di quelle che non conoscono se non l' arte di piacere : le donne egoiste, le donne leggere, le donne stupide, le donne volgari, le donne crudeli ! Con quali sguardi le seguono per la via, con quale umile ossequio le salutano, quali sacrifizi fanno per loro, quali prodigi di volontà, quali miracoli di dedizione! Mentre quali ricompense hanno la modestia, la superiorità, l'abnegazione, la fedeltà femminile? Se la donna fosse creata per l'uomo sino ad annullare la propria individualità di essere umano, visto la preferenza che essi hanno, dovrebbe tenere un indirizzo solo, e molto, oh, molto pedestre... Ma la donna prima di essere compagna dell'uomo nel senso fisiologico, lo deve essere nel senso spirituale: non ne dovrà quindi secondare le debolezze e gli istinti meno nobili, ma lo dovrà persuadere coll'esempio, con la sua forza d' attrazione che lo stesso bene di lui non è dove crede, ma altrove.

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Per la piccola operaia come per la giovine principessa, l'amore è il pensiero dominante, e quando vien meno, pare che la vita non abbia più appoggio, più direzione, come una barca che abbia perduto i remi, appunto. E la piccola operaia come la principessa, impazzisce, s'uccide, si chiude in un chiostro, si getta nel vortice della dissolutezza. Ma bisognerà che le madri e le educatrici dell'avvenire diano un altro indirizzo all'educazione femminile ed eviteranno così le grandi catastrofi e forse anche i grandi delitti. La vita non può essere tutta o idillio, o romanzo, o tragedia. La vita è storia, ed ha le sue pagine gloriose come le sue pagine oscure, ha le sue vittorie come le sue sconfitte. Anche fuori del regno d' amore si può essere felici, utili, e farsi voler bene.

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I PICCOLI FIORI DEI MARGINI Non vi è sentiero per quanto remoto e immerso nell'ombra che non abbia sui margini qualche fiore. Non vi è vita per quanto sventurata ed oscura che non conti qualche conforto d'affetto o di simpatia, che non abbia qualche abbellimento spirituale. La pace che segue un periodo di tragiche sciagure e che ha una soavità stanca e profonda : il compianto sincero dei buoni e le manifestazioni della loro simpatia; un'occupazione provvidenziale che viene a distogliere dall' inutile rimpianto ; la distrazione di un viaggio, d'un invito, di qualche bel dono; il ritrovarsi impensato con una cara amica d'infanzia nel cui cuore fedele possiamo versare tutto il dolore dell'anima nostra, il compiersi di qualche avvenimento desiderato — ecco i piccoli fiori che la vita non nega nemmeno ai più grami e che bisogna saper apprezzare. Vi sono delle persone morbosamente sensibili ad ogni male, ad ogni contrarietà, e cieche e sorde ad ogni concessione della sorte. Invece non bisogna essere ingrati verso i piccoli fiori dei margini, e non fare loro una colpa se non sono fiori di serra. Si rifletta che senza quei fiori che non si vogliono avvertire e si calpestano sbadatamente, la nostra vita sarebbe ancora più squallida, più deserta, più triste. Avvezziamoci invece a opporre al dolore la fortezza e la rassegnazione e a tendere l' anima verso ogni conforto, sia pure il più piccolo e il più lontano. Ognuno di quei semplici fiori può nascondere tanta bontà di profumo e vaghezza di colore da bastare alle nostre aspirazioni. Non dimentichiamo che molte volte la felicità e la fortuna amano prendere forma umile e venire a noi nascostamente e che domani potremmo pentirci di non avere indovinato il grande valore celato nella modestia d' un involucro comune. Dai fiori più appariscenti non si distillano che essenze odorose per la vanità; ma dalle umili erbe e dai modesti fiori del prato si ricava il farmaco che ritorna alla salute e salva la vita.

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Abbia il tatto supremo della discrezione, si allontani, anche, per poco, se occorre, affinchè la sposa non abbia a mutare bruscamente così i suoi atti di riservatezza ; non debba rinunziare ad un tratto alle sue pure abitudini di fanciulla. Io so di una giovinetta che la sera delle nozze s' inginocchiò per recitare la solita preghiera della sera ; ebbene, lo sposo, non pio, non praticante, s' inginocchiò accanto a lei per pregare insieme. Sono tratti di squisitezza di sentimento, di rara intuizione, che possono divenire le basi d'un' unione perfetta, e che una donna non potrà più dimenticare.

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L'esempio vivo, pratico, che quasi sempre è più efficace della parola, giacchè noi dimenticheremo il discorso più eloquente, l' esortazione più ingegnosa, ma non sapremo dimenticare un fatto, una condotta, una regola di vita che abbiamo avuto sott'occhi e che ci abbia impressionati come una lezione, come un modello da imitare. E in questo, quante volte gli umili possono essere di specchio ai favoriti dalla sorte ; i poveri ai ricchi ! Quale esempio di pazienza ci dà quella misera inferma, a cui l'indigenza non può dare nessuno di quei conforti che accettiamo senza calcolarli dalla nostra posizione agiata e che pure mitigano le sofferenze fisiche e morali. Non stazioni climatiche per la poverella, non sanatorî di lusso, non cibi delicati e cure tenere e assidue. In casa le privazioni, e fuori di casa un letto d'ospedale ; eppure essa è paziente e grata a chi la soccorre, e confida in Dio. E quest'altra, cui la morte e l' emigrazione fecero la dimora deserta e costrinsero a ramingare per le case degli altri, offrendo i propri servigi, spesso non equamente ricompensati e che si mantenne onesta, volonterosa, mansueta, e seppe rassegnarsi al suo triste destino. E quell'altra, che lavora eroicamente per provvedere ai suoi bimbi o ai suoi vecchi, da mattina a sera, in una fabbrica, in un laboratorio, senza mai chiedere o sperare nulla per sè, contenta quando ha il necessario, diligente e amante del lavoro, sprezzante la fatica, incapace dell' ozio, e che solo chiede al Signore la salute per continuare così. Sono belli e proficui esempi per chi è insofferente delle proprie sventure e si ritiene l' essere più infelice del mondo, mentre guardandosi intorno si vede che il dolore e l' infelicità formano una scala infinita, di cui non si scorge l' ultimo gradino. Spesso l' entità d' un danno dipende dal modo col quale vi facciamo fronte o tentiamo di ripararlo. Quindi più che la somma dei mali, avvezziamoci ad enumerare i rimedi e i conforti che possiamo opporre. Maria Pezzé Pascolato, scrive : « Uomo o donna, nessuno di noi può, il più delle volte, scongiurare gli avvenimenti della vita o alterarne le vicende ; ma il punto di vista dal quale consideriamo questi avvenimenti, queste vicende, il modo in cui li sopportiamo, sono scelti da noi della vita non possiamo mutare il corso, ma è in nostra facoltà l'accettarla serenamente o no ; è in nostra facoltà il modo di prenderla, che può illuminarne ogni gioia, mitigarne ogni dolore. »

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