Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Come devo comportarmi?

172851
Anna Vertua Gentile 1 occorrenze
  • 1901
  • Ulrico Hoepli
  • Milano
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Saranno indispensabili i nostri moderni un po' invecchiati; Gozzi nel suo Osservatore così forbito, temperato, dal disegno corretto e il colorito vivace: nei Sermoni, in cui le gravi riflessioni e morali si abbelliscono di un fine sorriso di esperimentato e umorista; Parini l'uomo dell'anima grande e intera, che non piegò mai la dignità sua alla povertà. O chi non conosce e si piace di rileggere a ristoro del sentimento, la Caduta, la Vita Rustica, la Salubrità dell'aria, l'Educazione, A Silva, Il giorno? Presso a Parini la signora dovrebbe mettere le Liriche, l'Autobriografia, le Tragedie dell'Alfieri; in seguito le opere del Foscolo, le poesie di Monti dalla ricca fluente armonia del verso, il Pindemonte, Leopardi, la cui nera malinconia però non dovrebbe offuscare il sereno sorriso delle lettrici. Di fianco alla cupa disperazione di Leopardi, la signora metta Silvio Pellico con la sua dolcissima rassegnazione. Poi Berchet immortale come il greco Tirteo per l'efficacia morale delle sue poesie; poi il Giusti dall'arguto sorriso, dalla festevolezza toscana, sotto la quale spesso si cela il dolore, come nel Sant'Ambrogio. La signora darà certo sommo luogo a Manzoni, di cui dovrebbe avere tutte le opere, cominciando dai Promessi Sposi, il più grande romanzo sperimentale del nostro secolo, nel quale i nostri monti, il nostro lago, le nostre città, le stesse nostre tradizioni famigliari, ogni nostra reminiscenza infantile, sono stati animati da tanto alito di poesia. Non dimenticherà il Marco Visconti, la Fuggitiva, l'Ildegonda, Ulrico e Ida di Tommaso Grossi, e ne pure, dimenticherà quella bell'indole di artista, pittore scrittore, nobile gentiluomo antico, carattere schietto, retto costante, integerrimo, che è Massimo d'Azeglio. Quel volume de' Miei Ricordi, la signora lo dovrebbe unire con altre narrazioni della vita di quei generosi, che pensarono, scrissero, operarono per la redenzione della patria; e fra questi dovrebbero essere le Memorie di Settembrini e quelle di Federico Confalonieri, eroico prigioniero dello Spielberg. Arricchirà la biblioteca con le opere di Fogazzaro, il poeta, il romanziere che parla a l'anima il dolcissimo, santo linguaggio della virtù e della fede. Se la signora e madre si provveda di libri nobilmente educativi e non tema la lettura di qualche filosofo; come Herbert, Spencer e Ralph Emerson, per non dire di molti altri. Del resto degli scrittori modernissimi, nostri contemporanei, la signora faccia una scelta giudiziosa, secondo la sua mente, il suo sentimento, il suo gusto. Nè basta che nella biblioteca della signora siano le opere italiane. È pure necessario vi sia quanto di buono viene dalla letteratura straniera. Un tempo la preminenza nelle lettere e nelle arti era dell'Italia; ma ora l'ingegno delle altre nazioni s'è fatto grande; francesi, inglesi, tedeschi, tengono la preminenza intellettuale. La signora che conosce le lingue, legga gli autori stranieri: e se non le conosce, li legga nelle traduzioni e vi troverà fantasie nuove, pensieri e sentimenti nuovi. Shakespeare, Goethe, Schiller, Gessner, Auerbach, Victor Ugo, Lamartine, Dickens, devono avere un posto distinto nella biblioteca della signora; la quale, avrà pure una raccolta di libri adatti alle giovinette, alle signorine; i libri additati da persone competenti e conosciuti per buoni e utili; libri italiani e stranieri. E fra questi alcuni che oggi sono quasi dimenticati e che io credo, gioverebbero assai all'educazione. I libri di M.me de Genlis, della Necker Saussure e della signora di Remusat; il libro la Famiglia di Paolo Janet e i molti racconti di Emilio Souvestre, che ebbe tanta rinomanza a suo tempo, e che per la costante onestà dei pensieri e per la nobiltà degli intenti, merita d'essere chiamato l'Aristide della letteratura.

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Come devo comportarmi. Le buone usanze

184880
Lydia (Diana di Santafiora) 1 occorrenze
  • 1923
  • Tip. Adriano Salani
  • Firenze
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Quei denari che, è proprio il caso di dire, vanno in fumo, spendeteli piuttosto in quei mille gingilli che sapete scegliere con tanto gusto, che adornano la vostra toelette, che abbelliscono il vostro salotto; spendeteli in fiori, degno emblema della vostra gentilezza; spendeteli in opere di carità; buttateli via, piuttosto! Di un'altra cattiva abitudine, sempre a proposito di tabacco, ci sbrigheremo in poche parole. C'è ancora qualcheduno che annusa tabacco: sono, in generale, persone di grave età, che presero quel vizio davvero nauseante una cinquantina d'anni addietro, quando tutti pigliavan tabacco e pochi fumavano. Oggi, se Dio vuole, pigliar tabacco da naso non usa più: i giovani, e anche le persone di media età, non conoscono quell'abitudine; sicchè c'è da sperare che fra un'altra ventina d'anni le nostre Regìe non fabbricheranno più nè macubino, nè semolino, nè scaglietta. E sarà quello un bel giorno. L'annusar tabacco, oltre ad offendere il senso dell'olfatto, è causa spesso di spettacoli stomachevoli, sui quali non è neppure decente insistere. Per finire questo capitolo di miserie, resterebbe a parlare di certi atti sconvenienti, ai quali le persone poco fini si abbandonano non di rado: tali sarebbero, grattarsi, pulirsi le unghie in pubblico o mordersele, ficcarsi le dita nel naso, ecc. ecc. Ma noi non ci spenderemo sopra parole inutili. Sono atti, questi, che tutti sanno non esser permessi alle persone per bene; sono atti che si proibiscono perfino ai bambini, all'inizio della loro educazione. Tanto più dunque debbono astenersene i grandi, per i quali non vale la scusa dell'ignoranza o del poco giudizio, che invece vale tanto per i bambini. Del resto, questi ed altri simili atti o cattive abitudini sono ormai così universalmente condannati dal moderno galateo, che non c'è da temere che qualcuno possa innocentemente crederli leciti. Riassumendo, l'uomo civile deve, in ogni circostanza della vita, attenersi rigorosamente a quelle regole di vita sociale, sancite dalla lunga esperienza di secoli e affinate e ingentilite con l'avvento della moderna civiltà. Più egli si atterrà scrupolosamente ad esse, più osserverà le norme universalmente conosciute e approvate, più avrà fama di persona corretta e finemente educata. Sappia egli adattarsi all'ambiente in cui vive, e, se gira il mondo, sappia anche, pur mantenendo intatti i fondamenti della propria educazione, rispettare le abitudini degli altri paesi; accolga le usanze straniere, se è in paese straniero, senza maravigliarsene, senza criticare, senza alterarsi. Si ricordi che, accanto a certe regole fisse, alle quali ogni galantuomo deve sottostare, ce ne sono tante altre, che dipendono dalla moda, dalle diverse abitudini, dal clima, dal carattere, dalla razza, le quali cambiano da paese a paese, da regione a regione, da città a città; e non si può dire quali siano le migliori, quali siano da preferire. Tutte son buone, quando non contraddicono alla legge suprema della morale, della decenza e della civiltà.

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Nuovo galateo

189847
Melchiorre Gioja 2 occorrenze
  • 1802
  • Francesco Rossi
  • Napoli
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Dalle foglie degli alberi e dalle rozze pelli degli animali che sono gli abiti de' selvaggi, sino ai serici ammanti che abbelliscono i popoli inciviliti, v' è una lunga serie di lavori. Questa serie di lavori viene eseguita dalle classi cittadinesche cui mancano altri mezzi di sussistenza. I capricci della moda mantenendo costante variazione ne' suddetti lavori, guarentiscono costanti mezzi di sussistenza alle persone bisognose. Crescendo i capricci della moda crescono le eventualità di guadagno per chi vuole lavorare. Dunque i capricci della moda 1.° Danno valore a materie che resterebbero inutili; Per es., il consumo dell' ambra che succedeva in Roma, indusse alcuni popoli Germanici a raccorla sulle sponde del mare e ricevere in cambio e con sorpresa l'oro de' Romani; dunque il lusso dei Romani ( giacché ciò che dico qui dell'ambra deve dirsi di tutti gli altri oggetti di cui il lusso fa uso) da un lato diminuiva l'ozio delle popolazioni, dall'altro, dando valore a cose che sarebbero rimaste inutili, somministrava loro un mezzo di guadagno. Supponete che in tutto il mondo cessi l'uso dei nastri, de' veli, delle cordelle, de' drappi serici di qualunque specie; e vedrete tosto il prezzo de' bozzoli dalle tre lire alla libbra ridursi a zero o poco meno, e quindi cessare il più lucroso prodotto dell'Italia per conseguenza crescere la miseria dei già miserabili contadini; cioè della massima parte della popolazione. 2.° Sono il mezzo per cui le ricchezze concentrate nelle mani degli uni, sugli altri si distribuiscono, e per cui il ricco alimenta il povero non a titolo di limosina, ma di lavoro. Le numerose forme della moda si possono dunque paragonare ai canali che comunicano con laghi e simili serbatoi d' acqua, e per cui l'irrigazione e la fecondità sui vicini e sui lontani paesi si diffonde. Ed ecco la ragione per cui negli scorsi secoli essendo minori le variazioni della moda, erano maggiori che al presente le fondazioni di pubblica beneficenza, e per cui una parte del popolo veniva alimentata non a titolo di lavoro, ma di limosina. Atteso le variazioni della moda, i tempi moderni sono si preferibili agli antichi, come il lavoro é preferibile all'ozio, la vita alla morte, la floridezza alla sterilita. IV. Un abito che presenta l'apparenza della novità, dell'eleganza, della bellezza, é tosto ricercato dalle persone più ricche, e diviene l'oggetto delle brame di quelle che lo son meno. Per adattarsi a queste brame, gli artisti imitano con materie meno costose e minor finezza di lavoro la prima foggia, dimodoché divenuta questa quasi comune, le persone ricche restano ecclissate. Il desiderio di distinguersi induce allora i ricchi ad abbandonare quella foggia ed a seguire una seconda recentemente inventata. La prima foggia, tuttora atta al consumo, esce dunque dalla circolazione del mondo più elegante, per conseguenza ne decade il prezzo. Decadendo il prezzo diviene proporzionato alle finanze delle persone quasi povere, le quali per ciò vengono messe a parte di piaceri, da cui senza, le variazioni della moda resterebbero escluse. V. La moda, presentandosi sotto nuove forme, eccita nella massa popolare la voglia di parteciparvi; quindi diviene pungentissimo stimolo contro la naturale inerzia che tende all'assopimento: divengono dunque attive alcune forze che ristagnerebbero, sono messi a profitto de' momenti che andrebbero perduti. Le variazioni della moda tendono dunque a diminuire l'impero dell'ozio, che d'ogni specie di vizi è fonte copiosa e inesauribile. VI. I poeti satirici volendo far pompa di zelo, diedero prove d'ignoranza; essi accusarono di finzione i ritrovati della moda, quasi che le arti più ammirate a finzioni non si riducessero. Il pittore riesce a dare rilievo alle cose piane, luce alle scure, lontananza alle vicine, vita ed anima ad una tela inanimata. Il musico con finte imitazioni non solo esprime mirabilmente le passioni tutte e i più delicati sentimenti dell' animo, ma le stesse cose inanimate rappresenta alla fantasia in modo che crediamo di sentire rumoreggiar il tuono, scoppiar il fulmine, garrir gli augelli, calmarsi l' onde. . . Ora le invenzioni della musica e della pittura, per essere finte ed illusorie, lasciano forse d'essere piacevoli? Producono lo stesso effetto le invenzioni della moda. Eccovi ad un giardino d'ospitali ombre ridenti,

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I poeti satirici, che s'arrestarono sui difetti della moda, devono essere paragonati ai raccoglitori di mondiglie, i quali conoscono tutti i viottoli oscuri e fecciosi delle città e non conoscono i palazzi, le chiese, gli archi, le statue, i trofei che le abbelliscono. VII. La natura creò la donna per essere compagna dell' uomo e rendergli più cara e men penosa la vita. In questa associazione il sesso più forte tentò sempre di soggiogare ii più debole e tiranneggiarlo. L' arma con cui la donna si difende é la bellezza. Presso i popoli barbari, ove la naturale bellezza non é spalleggiata dalle arti, la donna é sempre succumbente. Presso i popoli inciviliti, ove le arti prestano mille pregi alla bellezza naturale e la conservano, la donna succumbe meno, e non di rado è vincitrice. Le donne inventarono dunque le cuffie, i nastri, i veli, i ventagli, le pomate, ecc., per la stessa identica ragione per cui gli uomini inventarono i cannoni e i razzi alla Congreve; e allorché io veggo

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Le buone usanze

195562
Gina Sobrero 1 occorrenze
  • 1912
  • Fratelli Treves, Editori
  • Milano
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La moglie di un ufficiale; di un impiegato, i quali cambiano dimora secondo i capricci del Ministero della Guerra o degl'Interni, non può facilmente pretendere di avere tutti i comodi, i bibelots che abbelliscono le residenze stabili. Però per tutti è possibile il non commettere certi errori grossolani, quali per esempio collocare un armadio a specchio in sala, o in camera da pranzo quegli orrendi legni scuri scolpiti, a buon mercato e pretensiosi; assai preferibili i legni chiari purchè si tengano perfettamente puliti. Non sono certo del parere di quelli che riuniscono nella stanza destinata ai ricevimenti tutti i migliori mobili della casa trascurando le altre; ma tuttavia dico che, quando si può avere un salotto, è giusto abbellirlo quanto è possibile, per il piacere dei visitatori i quali si sentono subito in un ambiente ospitale e simpatico. Ammiro i gingilli, ma dichiaro di cattivissimo gusto ingombrarne tutti i mobili, sicchè non si sappia dove posare un oggetto qualunque, e trovo detestabile, per soddisfare la mania dell'ornamento, coprire le pareti di vecchi cenci, di litografie, stampe; ritratti sbiaditi così facilmente dal sole, dal calorifero, dalla polvere; mi pare subito di sentirmi in una portineria rispettabile, sì, sotto tutti i lati, ma certo non imitabile per il gusto. Chi possiede mobili di stile, non li confonda con oggetti di fantasia, a meno di avere uno di quei salotti senza pretesa, fatti proprio per viverci secondo l'uso inglese, e in cui è perdonabile l'accozzaglia più disparata di tinte, di forme, di epoche. In questo caso però bisogna avere un altro salotto, anche se minuscolo, destinato proprio agli estranei e dove lo sguardo si riposi sull'armonia più completa dell'insieme. La rivoluzione nel mobilio inglese ha consistito sopratutto in questo: a far sì che ogni oggetto avesse un fine di praticità, fosse appropriato all'uso, avesse insomma ragione d'essere in ogni parte o nell'insieme. È vero che non sempre si raggiunge il bello, ma si evita la demenza di certa nostra mobilia, e si è sulla via dell'arte. C'è un mezzo semplicissimo per rendere bella e attraente qualsiasi abitazione: empirla di fiori; costano poco, si rinnovano, e col loro profumo e con la loro grazia celebrano le lodi della padrona di casa. I fiori stanno bene nel salotto, sulla tavola centrale della sala da pranzo; stuonano nell'entrata, nei corridoi. Per questi luoghi sono più adatte le piante. Si mettano alle finestre o sui balconi, e siano piante scelte, curate, amate; si ricordi che tener le piante in camera, ambiente chiuso che ad esse riesce sempre malsano, non è amarle: è ucciderle. Il disporre i fiori nelle camere è tutta un'arte in cui si rivela la personalità di chi se ne occupa. Scegliere i fiori, tener conto dei loro colori e delle loro varietà nell'avvicinarli, nel dare ad essi un posto piuttosto che un altro, metterli in un vaso od un altro, è per i giapponesi un'arte ed una scienza: e da ciò risulta la bellezza originale dei vasi che ci vengono dal fecondo impero del Sole Levante. In camera da letto, poi, nè fiori nè piante; nuociono alla purezza dell'aria, e l'igiene è in molti casi una forma dell'educazione. Nelle case eleganti, oltre al gabinetto di toeletta, c'è quello destinato al bagno in tutte le forme dell'idroterapia moderna; ma quando quest'ultimo non si possiede, è indispensabile una vasca nel gabinetto di toeletta, che permetta complete e giornaliere abluzioni. Tornerò ancora sull'argomento della pulizia che mi pare indispensabile; intanto dal semplice lato della mobilia dico che giudicherei subito male una casa nella quale in un posto o nell'altro non scorgessi questa vasca, sia essa di metallo, di marmo, o d'altro. Nell'anticamera, se è possibile, si evitino gli armadi, i cassettoni, le casse, tutto ciò che serve per i comodi della vita; a quelli che ci visitano va riservato ciò che soddisfa la vista. Nell'entrata sono indispensabili un attaccapanni, un posa ombrelli (tanto più adesso che se gli uomini vanno in una casa per rimanervi un pezzetto, a pranzo, od in serata, depongono nell'entrata il cappello ed il bastone), un vassoio per posarvi le carte da visita della giornata, qualche bella pianta o qualche sedia. Tutto ciò poi può essere elegante e ricco quanto si vuole, ma deve serbare un carattere di serietà quasi solenne, perchè ne acquisti dal contrasto maggior gaiezza l'appartamento intimo. In molti appartamenti, o per vanità della padrona, il cui volto forse non può più sfidare la luce sfacciata, o per economia, affinchè il sole non sciupi e scolorisca le stoffe, o per seguire la moda, si mantiene una oscurità così completa che i visitatori corrono il rischio di sedersi sulle ginocchia dei primi giunti, d'incespicare, confondersi nel salutare, e rendersi ridicoli e magari scortesi dicendo cosa spiacevole o dolorosa agli altri ospiti non indovinati nelle tenebre eleganti. Le tende sono un bell'ornamento di ogni camera, ma debbono avere per iscopo di velare, non di escludere l'aria e la luce. La biancheria fa parte della mobilia di una casa, e va curata come cosa essenziale. La finezza, il valore, possono essere relativi, adattarsi alle rendite, ma l'abbondanza è indispensabile, perchè la nettezza è la prima delle eleganze, quella alla quale non rinunzia nemmeno il povero che tende la mano all'angolo della via, se ne ha l'istinto. Sarebbe assurdo dettar cifre per il numero dei vari oggetti; bisogna però pensare che nella casa più modesta la tovaglia e i tovaglioli vanno mutati almeno due volte per settimana, salvo il caso di accidenti; che le lenzuola richiedono il cambio almeno ogni otto giorni, che i servi hanno lo stesso diritto, e che la biancheria di cucina deve essere rinnovata soventissimo, se vogliamo pretendere dalla cuoca, o dal cuoco la pulizia piacevole a noi che ci pretendiamo raffinati. Bisogna prevedere i casi di malattia, in cui la più volgare medicina impone il cambio frequente di tutto ciò che avvicina l'infermo; non che i casi di nascite, giacchè nulla è più indispensabile della biancheria netta durante il puerperio. È molto fuori posto destinare la biancheria un pò sciupata per la cucina; sia ruvida e grezza la tela, ma comprata apposta e usata nuova; le vecchie tovaglie lasciano il pelo sugli oggetti che si asciugano, senza accennare che è molto più bello vedere una tovaglia di quella forte tela detta casalinga, che non di quella di fiandra rattoppata e rammendata. Le vecchie lenzuola, le tele liscie tornano utili per preparare i pannilini al bimbo futuro, per i casi di ferite, di piaghe, di scottature; vi sono poi tanti e tanti poveri, tanti ospizi di carità che giornalmente chiedono il nostro aiuto e ai quali possiamo offrire simili vecchiumi; non manca mai il mezzo di sbarazzarsi di tutti quegli ingombri! La cura della biancheria è affidata alla signora; per quanti servi vi siano in una casa, si può essere certi che essa sarà sempre trascurata da questo lato se non vi sopraintende, vigile e intelligente, l'occhio della padrona.

Pagina 73

Galateo morale

197889
Giacinto Gallenga 2 occorrenze
  • 1871
  • Unione Tipografico-Editrice
  • Torino-Napoli
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Si adonteranno i loro spiriti immateriali delle ferite che tu possa arrecare alle sociali convenienze, agli umani affetti, essi che diedero per sempre al mondo il loro addio, essi che abbandonarono, abbandonando la terra, tutto le soavi emozioni che abbelliscono la vita? — Si, cari miei, anche i morti esigono da noi dei riguardi. Per esempio, non fa d'uopo d'avere un cervello romantico, esser dotato di fibre di poeta per essere convinti che si copre di vituperio un individuo, una nazione che non rispetta i proprii morti. Ma v'ha di più: non è d'uopo che un popolo sia giunto a un grado molto elevato di civiltà, perché esso senta profondamente l'orrore per chiunque o con isfregi o con insulti ne deridesse la memoria o ne violasse le solitarie dimore. A una povera tribù selvaggia (non avrei coraggio di chiamarla barbara) dell'Asia alcuni viaggiatori europei facevano invito di seguirli in altre terre, promettendole agi e piaceri migliori che non le fosse date di godere nel loro desolato paese privo d'ogni comodo e ricchezza. «Vi seguiremmo, si! risposero unanimemente uomini e donne, quando non avessimo qui i nostri morti; possiamo noi dire alle ossa dei nostri padri, delle nostre spose, dei figli nostri: sorgete, venite con noi alle nuove terre, ai nuovi fratelli, ai nuovi gaudii che colà ci aspettano?». Chiedeva Serse a Temistocle esiliato da Atene che cosa egli amasse tanto in quella sua patria, di cui gli tornava così amara la lontananza; ed egli:

Pagina 495

«E ben comincia, osserva il Tommaseo, dalle ceneri degli avi, perché dai sepolcri fiorisce la vita delle memorie che adornando ogni casa, proteggono e abbelliscono la città intiera».

Pagina 496

Eva Regina

204184
Jolanda (Marchesa Plattis Maiocchi) 2 occorrenze
  • 1912
  • Milano
  • Luigi Perrella
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La collera è manifestata dalla contrazione delle sopraciglia, il dolore dalla loro depressione, la gioia dal loro rilasciamento. » Oltre essere una protezione per gli occhi, sopra i quali sono come un piccolo baluardo di difesa, le sopraciglia ne fanno risaltare lo splendore, ne abbelliscono le linee. Le donne tengono molto a questo ornamento naturale e ne correggono volentieri la scarsezza o la interruzione con qualche ingegnoso tratto di matita bruna. Certi tipi forti hanno le sopraciglia foltissime, prolungate, sino quasi a formare una linea non interrotta alla radice del naso. La voce popolare dice che è sintomo di gelosia. Deux longs sourcils noirs qui se fondent ensemble, così celebrò queste sopraciglia un poeta. Altre sopraciglia sono appena indicate da un tratto leggero, elegante; altre fuggono in alto agli angoli e conferiscono alla fisionomia un'espressione strana, che non dispiace. Si dice che le sopraciglia folte vicine agli occhi denotano un temperamento tenace, volonteroso; un po' collerico, anche. È raro che le sopraciglia non abbiano lo stesso colore dei capelli; ma quando sono diverse hanno una gradazione più oscura, mai più chiara. Così le bionde dalle sopraciglia brune sono bellissime, per il contrasto del volto bianco e dei capelli d'oro. Oh bei capelli femminili, degni « di poema magnifico e di storia » ! Come l'uomo ha l' ambizione dei suoi baffi e della sua barba, segnali di virilità, la donna ha l' ambizione dei suoi lunghi capelli, dolce prerogativa della femminilità. Chiome nere, folte, lucide come velluto, dai riflessi d' acciaio; chiome bionde, leggere come un nimbo d'oro ; capelli del candido e fosco colore delle foglie autunnali, ondulati come la sabbia del mare dopo il passaggio dell'onda: capelli fulvi come la fiamma e attorti in capricciose volute com' essa; pallidi capelli color del lino cadenti in treccie languide; capigliature riunite in tutte le gradazioni del bruno, sfuggenti ai piccoli pettini di gemme e d'argento: voi passaste certo nell'ultimo sogno del vecchio don Giovanni come uno dei più acuti rimpianti. Sarebbe uno studio poetico e gentile quello delle capigliature femminili che lasciarono ricordo di sè: dai prolissi capelli di Eva bionda che coprirono come un manto la sua nudità non più casta, alle chiome che i nostri poeti moderni celebrarono in rima nel ricordo delle loro amanti. E non bisognerebbe dimenticare nè i capelli biondi di Maddalena che asciugarono i piedi di Gesù, nè la chioma fulva delle eroine delle cronache cavalleresche, nascoste sotto l'elmo guerriero, nè i lunghi capelli che protessero il pudore di Lady Godiva quando il marito brutale le ingiunse di attraversare ignuda a cavallo la città di pieno mezzogiorno, nè i riccioli della sventurata amica di Maria Antonietta :

Pagina 585

L'uso degli anelli dovrebbe venir sottoposto alla forma della mano: certe mani si abbelliscono con gli anelli, certe altre no. Gioverà più avere pochi anelli ma ricchi, che molti e di poco valore o di gusto comune. Finora la moda delle lunghe maniche non è stata favorevole ai braccialetti, ma ora le maniche corte li rimetteranno in uso. Una signora di buon gusto preferirà i braccialetti leggeri, anche di lusso, ai braccialetti massicci, larghi, troppo sfacciatamente adorni. E una donna che possiede senso d'arte farà in modo di intonare lo stile dei suoi gioielli e il colore delle pietre al genere della propria bellezza. Ma, a questo proposito, ecco il curioso significato che gli antichi attribuivano alle diverse gemme. Servirà alle gentili superstiziose per guardarsi da alcune di esse o per ricercarle. L'agata e la corniola rallegrano. Il topazio consola e domina l' incostanza. Il diaspro guarisce le malattie di languore : la turchese impedisce ed attenua le cadute, è buona anche contro gli svenimenti e le malinconie. L'ametista vince l'ebbrezza. Lo zaffiro rappresenta le aspirazioni elevate dell'anima, conserva il vigore delle membra ed allontana la paura. La calcedonia rappresenta la carità o fa vincere nelle lotte. L'onice significa candore ; il berillo la scienza teologica; il rubino accheta la collera, lo smeraldo rafferma fede, la rende incorruttibile e si spezza non appena chi lo porta non è più casto. Le perle significano lagrime; l' opale parta sventura. La regina d'Inghilterra è la sovrana che possiede i più bei diamanti, fra i quali il kohinoor, che finora è considerato come la più fulgente fra le gemme. La regina Margherita è, come tutti sanno, innamorata delle perle. Ne possiede una collana di centoquaranta dalla quale non si separa mai. Anche l'imperatrice di Germania ha magnifiche perle; e una celebre collana di 186 perle nere fu ereditata dall'arciduchessa Valeria dopo la morte dell'imperatrice Elisabetta. L' imperatrice di Russia ha un tesoro notevole per il valore storico e la lontana provenienza delle sue gemme. Ogni nascita nella famiglia imperiale ne accresce la ricchezza, poichè lo Czar festeggia l'avvenimento col dono di brillanti e smeraldi. Si dicono miracoli dei gioielli delle principesse orientali, ma non è dato ad alcuno di ammirarli, ed essi scintillano nei chiusi harem tra i profumi e i vapori inebrianti, fra i veli del mistero.

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