Così i poveri,abbandonati all'universale vitupero e alla persecuzione anche nella civiltà ellenica per consenso e testimonianza di Platone, Demostene, Orazio, Giovenale; i quali invece divennero oggetto di venerazione, dacché nel povero fu insegnato a scorgere Cristo stesso e nella povertà accanto alla ricchezza, con sapiente ed ardito concetto, in virtù del ricambio di servici si additarono le due basi dell'ordine provvidenziale civile e dei suoi progressi. Donde per i poveri e per tutti i pazienti e sventurati, — e conviti caritatevoli (agapi) — e aiuti collettivi, dalle prime elemosine organizzate fra i fedeli nella Chiesa d'Asia, alle diaconie di là trasferite in Roma (nel sec. III); — e ricoveri, e spedali, e ospizi (nosocomi, ptocotrofeia) in occidente (fin dal sec. IV); — e difese legali severissime, e gratuito patrocinio, e provvedimenti suntuari: — anzi tutta una fioritura rigogliosa di spontanee istituzioni e opere pie (beneficenza privata), e un nuovo ramo di amministrazione civile (beneficenza pubblica) insieme ad una speciale e ricca letteratura economico-giuridica, riguardante la prevenzione, il sollievo, il rimedio della povertà; letteratura che si protrasse crescendo fino ai dì nostri (Ratzinger, Benigni).
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Viceversa l'assenza abituale dei proprietari (con triste parola inglese «absenteism») sempre fu cagione di decadenza fondiaria, come accadde delle antiche province romane in mano di politicanti e «manieurs d'argent» dell'Urbe, dell'Irlanda quasi mai visitata dai «lords» anglicani, ed oggi ancora dei feudi di Sicilia abbandonati dai signori per la vita delle capitali e dei viaggi; e ciò per la duplice trascuranza del suolo e di chi lo lavora.
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